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Document 32017H0809(01)

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 del Belgio e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 del Belgio

OJ C 261, 9.8.2017, p. 1–6 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/1


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 del Belgio e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 del Belgio

(2017/C 261/01)

IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 5, paragrafo 2,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (2), la relazione sul meccanismo di allerta, in cui il Belgio non è stato annoverato tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito. Lo stesso giorno la Commissione ha anche adottato una raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro, che è stata approvata dal Consiglio europeo del 9-10 marzo 2017. Il 21 marzo 2017 il Consiglio ha adottato la raccomandazione sulla politica economica della zona euro («raccomandazione per la zona euro») (3).

(2)

In quanto Stato membro la cui moneta è l’euro e considerate le strette correlazioni fra le economie nell’Unione economica e monetaria, il Belgio dovrebbe assicurare l’attuazione piena e tempestiva della raccomandazione per la zona euro, come riflessa nelle raccomandazioni di cui ai punti da 1 a 2.

(3)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese 2017 relativa al Belgio. Nella relazione sono stati valutati i progressi compiuti dal Belgio nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020.

(4)

Il 28 aprile 2017 il Belgio ha presentato il suo programma nazionale di riforma 2017 e il suo programma di stabilità 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle relative correlazioni.

(5)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(6)

Il Belgio è attualmente nel braccio preventivo del patto di stabilità e crescita ed è soggetto alla regola del debito. Nel suo programma di stabilità 2017 il governo prevede un graduale miglioramento del saldo nominale che passa da un disavanzo pari al 2,6 % del PIL nel 2016 al -0,1 % del PIL nel 2020. L’obiettivo di bilancio a medio termine, fissato a una posizione di bilancio in pareggio in termini strutturali, dovrebbe essere raggiunto entro il 2019. Tuttavia, il saldo strutturale ricalcolato (5) continua a indicare un disavanzo pari allo 0,3 % nel 2019. Secondo il programma di stabilità 2017, dopo aver raggiunto il picco di quasi il 107 % del PIL nel 2014 ed essere sceso a circa il 106 % del PIL nel 2015 e nel 2016, il rapporto tra debito pubblico e PIL dovrebbe diminuire per attestarsi al 99 % entro il 2020. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano tali proiezioni di bilancio è plausibile. Allo stesso tempo, non sono state illustrate in modo dettagliato le misure necessarie per sostenere gli obiettivi di disavanzo pianificati a partire dal 2018; secondo le previsioni di primavera 2017 della Commissione questo fattore contribuisce, a politiche invariate, al previsto deterioramento del saldo strutturale nel 2018.

(7)

Il 22 maggio 2017 la Commissione ha pubblicato una relazione a norma dell’articolo 126, paragrafo 3, del TFUE, perché nel 2016 il Belgio non ha compiuto progressi sufficienti verso la conformità con il parametro per la riduzione del debito. La relazione traeva la conclusione, in esito alla valutazione di tutti i fattori significativi, che il criterio del debito doveva ora essere considerato soddisfatto. Allo stesso tempo, nel 2017 dovevano essere prese ulteriori misure di bilancio per garantire la sostanziale conformità con il percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di bilancio a medio termine nel periodo 2016-2017.

(8)

Il programma di stabilità 2017 indica che l’impatto sul bilancio dell’afflusso eccezionale di rifugiati e delle relative misure di sicurezza nel 2016 e nel 2017 è considerevole e fornisce elementi adeguati a dimostrazione dell’entità e della natura di questi costi aggiuntivi per il bilancio. Secondo la Commissione, le spese aggiuntive ammissibili ammontano nel 2016 allo 0,08 % del PIL per l’afflusso eccezionale di rifugiati e allo 0,05 % del PIL per le relative misure di sicurezza. L’impatto aggiuntivo del 2017 rispetto al 2016 delle misure inerenti alla sicurezza è attualmente stimato pari allo 0,01 % del PIL. Questa spesa aggiuntiva rientra nell’ambito di applicazione delle disposizioni dell’articolo 5, paragrafo 1, e dell’articolo 6, paragrafo 3, del regolamento (CE) n. 1466/97, dato che l’afflusso di rifugiati e la gravità della minaccia terroristica sono eventi inconsueti che hanno rilevanti ripercussioni sulle finanze pubbliche del Belgio e visto che la sostenibilità non sarebbe compromessa se si consentisse una deviazione temporanea dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di bilancio a medio termine. Pertanto, per il 2016 l’aggiustamento richiesto verso l’obiettivo di bilancio a medio termine è stato ridotto per tener conto dei costi aggiuntivi per i rifugiati e per la sicurezza. Per quanto riguarda il 2017, la valutazione finale, che verterà anche sugli importi ammissibili, sarà effettuata nella primavera del 2018 sulla base dei dati osservati forniti dalle autorità belghe.

(9)

Il 12 luglio 2016 il Consiglio ha raccomandato al Belgio di realizzare nel 2017 un aggiustamento annuo verso l’obiettivo di bilancio a medio termine di almeno lo 0,6 % del PIL. Sulla base delle previsioni di primavera 2017 della Commissione, vi è il rischio di una qualche deviazione da tale requisito nel 2017. Tuttavia, permane il rischio di una deviazione significativa dal percorso di aggiustamento raccomandato nell’insieme del periodo 2016-2017. Questa conclusione non cambierebbe anche se da tale requisito venisse scalato l’impatto sul bilancio dell’eccezionale afflusso di rifugiati e delle misure di sicurezza.

(10)

Nel 2018, alla luce della sua situazione di bilancio e in particolare del livello del debito, il Belgio dovrebbe continuare l’aggiustamento verso il suo obiettivo di bilancio a medio termine pari ad una posizione in pareggio in termini strutturali. Secondo la matrice comune di aggiustamento concordata nel quadro del patto di stabilità e crescita, il predetto aggiustamento si traduce in un requisito pari ad un tasso di crescita nominale della spesa pubblica primaria netta (6) non superiore all’1,6 % nel 2018, il che corrisponderebbe ad un aggiustamento strutturale annuo pari almeno allo 0,6 % del PIL. A politiche invariate, vi è il rischio di una deviazione significativa da tale requisito nel 2018. Non si prevede, prima facie, che nel 2017 e nel 2018 il Belgio rispetti la regola del debito. In generale, il Consiglio è del parere che a decorrere dal 2017 saranno necessarie ulteriori misure per ottemperare alle disposizioni del patto di stabilità e crescita. Tuttavia, come previsto dal regolamento (CE) n. 1466/97, la valutazione del programma di bilancio e dei relativi risultati dovrebbe tener conto del saldo di bilancio dello Stato membro alla luce delle condizioni del ciclo. Come ricordato nella comunicazione della Commissione sul semestre europeo 2017 che accompagna le presenti raccomandazioni per paese, la valutazione del documento programmatico di bilancio 2018 e la successiva valutazione 2018 dei risultati di bilancio dovranno tenere debitamente conto dell’obiettivo di conseguire una situazione di bilancio che contribuisca sia a rafforzare la ripresa in corso sia ad assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche del Belgio. In tale contesto, il Consiglio prende atto che la Commissione intende effettuare una valutazione complessiva in linea con il regolamento (CE) n. 1466/97, in particolare alla luce della situazione del ciclo del Belgio.

(11)

Il coordinamento efficace del bilancio è fondamentale in uno Stato membro a struttura federale come il Belgio, dove gran parte delle competenze di spesa è stata devoluta alle amministrazioni subnazionali. Nel tentativo di migliorare il coordinamento interno e di recepire il trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell’Unione economica e monetaria (il «patto di bilancio»), nel 2013 il governo federale ha concluso con le regioni e le comunità un accordo di cooperazione, con l’obiettivo di definire su base pluriennale percorsi di bilancio generali e individuali, sorvegliati dal Consiglio superiore delle finanze. Questo processo non è tuttavia sfociato in un accordo formale sulle tendenze di bilancio, né ha istituito sufficienti garanzie per quanto concerne il ruolo di controllo del Consiglio superiore delle finanze. Tale mancanza di coordinamento sulla condivisione dell’impegno compromette la sostenibilità della traiettoria generale del paese verso l’obiettivo a medio termine fissato nel programma di stabilità 2017.

(12)

Nonostante il loro potenziale di stimolo della crescita sul lungo periodo, gli investimenti pubblici sono molto bassi rispetto agli standard europei, in particolare in rapporto alla spesa pubblica totale. Non solo è limitato lo stock di capitale pubblico, è stata erosa anche la qualità delle infrastrutture pubbliche. Dati i rigidissimi vincoli di bilancio imposti a tutti i livelli di governo, per mantenere un sufficiente margine per gli investimenti è necessario ristrutturare la composizione della spesa pubblica complessiva migliorando l’efficienza dei servizi pubblici e delle politiche e frenando il rapido aumento di talune voci di spesa.

(13)

Il Belgio ha conseguito notevoli progressi nella riforma del sistema di fissazione dei salari. La revisione della legge del 1996 che disciplina la contrattazione salariale mira a salvaguardare gli incrementi di competitività di costo realizzati a seguito del recente sforzo di moderazione salariale. Le proiezioni di riferimento più prudenti e gli adeguamenti già incorporati nel calcolo della norma salariale fanno sì che il quadro riformato dia un contributo significativo al miglioramento della competitività di costo del Belgio rispetto ai principali partner commerciali della zona euro. Inoltre, la riforma dà maggiori garanzie che le misure adottate dal governo per ridurre i costi non salariali del lavoro vadano effettivamente a beneficio della competitività di costo, e amplia il ruolo statale nell’evitare tendenze dannose per la competitività di costo a causa dell’eccessiva inflazione. Il quadro della contrattazione collettiva prevede l’attento monitoraggio, a opera delle organizzazioni delle parti sociali rappresentate nel Consiglio centrale dell’economia, dell’andamento dei salari e della produttività e delle altre determinanti della competitività di costo e non di costo. Poiché la prassi di collegare l’evoluzione salariale all’inflazione è ancora diffusa in molti settori, e nel contesto del crescente divario di inflazione tra il Belgio e i paesi limitrofi, le variazioni dei costi unitari del lavoro continueranno a essere oggetto di attento monitoraggio nell’ambito del semestre europeo.

(14)

Sono stati compiuti alcuni progressi riguardo al funzionamento del mercato del lavoro. L’innalzamento dell’età pensionabile e altri limiti al prepensionamento incoraggiano le persone più anziane a rimanere al lavoro o a ritornarvi. Le progressive riduzioni del cuneo fiscale hanno contribuito a stimolare i tassi di occupazione. La creazione di posti di lavoro è stata forte, alimentata dalla crescita economica e dal miglioramento della competitività di costo, anche in conseguenza della riduzione del carico fiscale sul lavoro e della moderazione salariale, che hanno migliorato la competitività in termini di costo del lavoro delle imprese belghe. Permane tuttavia una serie di carenze strutturali. I tassi di transizione dalla disoccupazione/inattività all’occupazione sono bassi, e il tasso di occupazione complessivo è mantenuto basso dalle prestazioni insoddisfacenti di gruppi specifici: i lavoratori poco qualificati, i giovani, i lavoratori più anziani e le persone provenienti da un contesto migratorio, come ad esempio i lavoratori nati al di fuori dell’UE, ma anche i migranti di seconda generazione. I risultati occupazionali delle persone provenienti da un contesto migratorio, anche al netto di altre caratteristiche individuali, sono tra i peggiori dell’Unione. In particolare, il divario occupazionale dei nati al di fuori dell’UE è il più alto dell’Unione: per la fascia di età 20-64 anni, nel 2016 il tasso di occupazione di queste persone era del 49,1 %, a fronte del 70,2 % degli autoctoni, e ancora più basso (39,1 %) per le donne nate al di fuori dell’UE. Nel 2015 il rischio di povertà e di esclusione sociale era del 50,7 % per i residenti nati al di fuori dell’UE, a fronte del 17 % per gli autoctoni. Queste notevoli differenze in termini di occupazione tra gruppi specifici della popolazione continuano a determinare una sottoutilizzazione cronica della manodopera. Nonostante le riforme in corso a livello regionale dei regimi di incentivazione dell’occupazione finalizzate a razionalizzare e specificare il sistema, occorre sottoporre a monitoraggio periodico il rapporto costo/efficacia delle scelte politiche compiute. Alcuni elementi delle politiche progettate per gruppi specifici potrebbero generare vantaggi indebiti e avere effetti distorsivi. Affinché le politiche specifiche siano efficaci sono inoltre fondamentali il coordinamento e la comunicazione tra i diversi livelli della politica e al loro interno. Le imposte, compresi i contributi sociali sui salari più bassi e la revoca delle prestazioni sociali in concomitanza dell’ingresso nel mercato del lavoro o dell’aumento delle ore lavorate, possono determinare inattività e bassi salari.

(15)

Sono stati compiuti alcuni progressi in materia di riforme dell’istruzione e della formazione finalizzate a migliorare l’equità, le competenze chiave e la qualità dell’istruzione. Tuttavia, nonostante i buoni risultati medi se raffrontati a livello internazionale, è diminuita la percentuale di studenti quindicenni che si colloca nella fascia di prestazione più alta, mentre è aumentata quella degli alunni con risultati scadenti. Inoltre, le disuguaglianze nell’istruzione legate al contesto socio-economico sono sopra la media dell’Unione e dell’OCSE. È notevole anche il divario di prestazioni riconducibile alla provenienza da un contesto migratorio e la seconda generazione ha risultati appena migliori della prima, pur tenendo conto del contesto socioeconomico. Per risolvere le disuguaglianze nell’istruzione sarà pertanto necessaria una risposta politica di ampio respiro che vada al di là del sistema educativo. La forte crescita della popolazione scolastica, soprattutto tra gli alunni provenienti da un contesto migratorio (la cui percentuale è passata dal 15,1 % del 2012 al 17,7 % del 2015), inasprisce la sfida per l’equità. Inoltre, il Belgio si trova di fronte a una carenza emergente di insegnanti, i quali non sono sempre adeguatamente preparati o sostenuti per far fronte alla crescente eterogeneità della popolazione scolastica. Ciò è dovuto principalmente alla difficoltà di attrarre gli studenti e i candidati più idonei alla professione, all’elevato tasso di uscita degli insegnanti all’inizio della carriera e all’indisponibilità all’insegnamento di una quota di insegnanti. Va considerato anche che il corso di formazione iniziale degli insegnanti in Belgio ha durata relativamente ridotta (attualmente 3 anni). Le riforme dell’istruzione e della formazione sono fondamentali per migliorare la partecipazione al mercato del lavoro dei giovani poco qualificati e per sostenere il passaggio a un’economia basata sulla conoscenza.

(16)

È tuttora necessario migliorare la dimensione non di costo della competitività. A tal fine sono essenziali maggiori incrementi della produttività e più ampi investimenti nel capitale basato sulla conoscenza, in particolare per adottare le tecnologie digitali. Nonostante la qualità elevata del sistema pubblico della ricerca, per avere prestazioni migliori in termini di innovazione è necessaria una maggiore diffusione delle conoscenze nei settori meno produttivi. Tutte le entità federate riconoscono questa esigenza e negli ultimi anni hanno adottato varie strategie e misure per promuovere l’innovazione. Tuttavia, per incoraggiare tali sviluppi, si potrebbe fare di più per migliorare le condizioni quadro per l’innovazione. Inoltre, in Belgio sembra esistere un certo margine di miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia del sostegno pubblico alla ricerca e all’innovazione, in particolare per quanto riguarda la valutazione degli eventuali effetti di spiazzamento e l’ulteriore semplificazione del sistema nel suo complesso.

(17)

Sono stati compiuti progressi limitati nell’eliminazione delle restrizioni operative e di stabilimento gravanti sul commercio al dettaglio. A seguito della sesta riforma dello Stato, che ha trasferito alle regioni le competenze in materia di stabilimento dei punti vendita al dettaglio, sono state adottate nuove leggi regionali che semplificano la procedura amministrativa di autorizzazione. Tuttavia, esiste un ampio margine di interpretazione di talune disposizioni, che rischia di determinare barriere ingiustificate all’ingresso nel mercato. I prezzi al consumo continuano a essere più alti che negli Stati membri limitrofi, e si collocano oltre il livello che potrebbe essere giustificato dai maggiori costi del lavoro. Sarebbe necessaria una strategia globale che affronti tali questioni, affinché i consumatori possano trarre vantaggio da un mercato competitivo e da prezzi più bassi.

(18)

L’elevata regolamentazione nelle industrie di rete e in alcuni servizi professionali sta limitando la concorrenza in Belgio, in particolare per gli agenti immobiliari, gli architetti e i contabili. Tra gli ostacoli si annoverano le restrizioni in materia di partecipazione e forma societaria per gli architetti, oltre ad altri requisiti, il regime di incompatibilità che vieta l’esercizio simultaneo di qualsiasi altra attività economica per tutti i tipi di professioni contabili, le limitazioni dell’accesso alla professione di agente immobiliare e le restrizioni in materia di partecipazione azionaria e diritti di voto. La riduzione di tali ostacoli potrebbe determinare un rafforzamento della concorrenza, e di conseguenza permettere a un numero maggiore di imprese di entrare sul mercato e ai consumatori di avvantaggiarsi di prezzi più bassi. La Commissione ha presentato nel gennaio 2017 un pacchetto di misure volte ad affrontare gli ostacoli nei mercati dei servizi. Il pacchetto comprende varie raccomandazioni di riforma rivolte al Belgio per affrontare queste sfide.

(19)

La rete di trasporto è uno dei settori in cui è più urgente colmare la carenza di investimenti. Va acuendosi il problema della congestione del traffico nelle ore di punta, il che rende il paese meno attraente per gli investitori stranieri e causa notevoli costi economici e ambientali. Inoltre, il Belgio presenta gravi problemi di inquinamento atmosferico e si prevede che non raggiungerà l’obiettivo di ridurre le emissioni non ETS del 15 % nel 2020 rispetto al 2005, sebbene vi sia l’elevata probabilità che rispetti gli impegni nell’ambito della legislazione in materia di clima dell’Unione ricorrendo alle esistenti disposizioni in materia di flessibilità. Le sfide più urgenti riguardano l’ammodernamento delle infrastrutture di base del trasporto ferroviario e stradale e la realizzazione dei collegamenti mancanti tra i principali centri economici. Al contempo è importante affrontare il problema della congestione nelle ore di punta migliorando i servizi di trasporto pubblico, ottimizzando la gestione del traffico nonché eliminando le distorsioni del mercato e gli incentivi fiscali controproducenti, quali il trattamento favorevole riservato ai veicoli aziendali. Un’altra sfida riguarda l’adeguatezza della produzione interna di energia elettrica e la sicurezza dell’approvvigionamento in generale. Le interruzioni impreviste di vari impianti nucleari avevano suscitato preoccupazioni quanto all’equilibrio da trovare tra domanda e offerta di energia elettrica, mentre la revisione ripetuta del calendario per la progressiva eliminazione del parco nucleare continua a creare un clima poco propizio all’adozione di decisioni di investimento a lungo termine. Anche se i rischi per l’approvvigionamento a breve termine sono stati ridotti, in particolare grazie all’aumento della riserva strategica, e sono stati compiuti alcuni progressi riguardo all’aumento delle interconnessioni, rimane un notevole fabbisogno di investimenti a più lungo termine. Oltre a ulteriori aumenti delle interconnessioni, occorre mettere a punto reti intelligenti per sviluppare la gestione della domanda. Tenuto conto dei tempi lunghi necessari per realizzare progetti nel settore dell’energia e dell’elevato fabbisogno di capacità di sostituzione nel prossimo decennio, sarà necessaria un’azione rapida, in particolare per istituire un idoneo quadro giuridico che promuova anche lo sviluppo di capacità flessibili (ossia di produzione, stoccaggio e gestione della domanda).

(20)

Il Belgio ha realizzato qualche progresso nella riforma del sistema fiscale, in particolare trasferendo l’imposizione fiscale dal lavoro ad altre basi imponibili, il che ridurrà gradualmente il cuneo fiscale che grava sul lavoro. Il carico fiscale sul lavoro, compresi i contributi sociali, sono in corso di riduzione in varie tappe tra il 2016 e il 2020. Gli effetti della riforma fiscale in atto cominciano a concretizzarsi. Tuttavia, il sistema tributario resta complesso, con basi imponibili erose da specifiche esenzioni, detrazioni e aliquote ridotte, il che comporta in alcuni casi perdite di entrate, distorsioni economiche e un pesante onere amministrativo. Il trasferimento dell’onere fiscale non sembra essere neutro dal punto di vista del bilancio poiché il taglio delle tasse sul lavoro è stato solo in parte compensato dall’aumento delle altre imposte, comprese le imposte sui consumi. Rimane un ampio margine per migliorare l’impostazione del sistema fiscale mediante l’ulteriore ampliamento delle basi imponibili, permettendo così di ridurre sia le aliquote previste per legge che le distorsioni. Vi è inoltre un grande potenziale per un trasferimento favorevole all’ambiente del carico fiscale derivante, tra l’altro, del trattamento fiscale favorevole riservato ai veicoli aziendali e alle carte carburante, che impedisce di compiere ulteriori progressi nell’affrontare le problematiche della congestione, dell’inquinamento atmosferico e delle emissioni di gas a effetto serra. Il governo prevede modifiche del regime dei veicoli aziendali, ma il beneficio ambientale apportato da questa riforma sarà probabilmente limitato.

(21)

Nell’ambito del semestre europeo 2017, la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica del Belgio, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di stabilità 2017, il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte al Belgio negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica del Belgio, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(22)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio ha esaminato il programma di stabilità 2017 e il suo parere (7) trova riscontro, in particolare, nella raccomandazione di cui al punto 1,

RACCOMANDA che il Belgio adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

perseguire un consistente sforzo di bilancio nel 2018, in linea con i requisiti del braccio preventivo del patto di stabilità e crescita, tenendo conto della necessità di rafforzare la ripresa in corso e di assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche del Belgio, sfruttare le entrate straordinarie, ad esempio i proventi della vendita di attivi, per accelerare la riduzione del rapporto debito pubblico/PIL, concordare una distribuzione degli obiettivi di bilancio tra i vari livelli di governo, con forza esecutiva, garantire il monitoraggio indipendente dei conti pubblici, abolire le agevolazioni fiscali distorsive e migliorare la composizione della spesa pubblica per creare un margine per gli investimenti infrastrutturali, comprese le infrastrutture di trasporto;

2.

garantire ai gruppi più svantaggiati, comprese le persone provenienti da un contesto migratorio, pari opportunità di partecipazione a un’istruzione di qualità, alla formazione professionale e al mercato del lavoro;

3.

promuovere gli investimenti nel capitale basato sulla conoscenza, in particolare con misure volte ad aumentare l’adozione di tecnologie digitali e la diffusione dell’innovazione, aumentare la concorrenza nei mercati dei servizi professionali e del commercio al dettaglio, nonché potenziare i meccanismi di mercato nelle industrie di rete.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  Regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25).

(3)  GU C 92 del 24.3.2017, pag. 1.

(4)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(5)  Saldo corretto per il ciclo al netto delle misure una tantum e temporanee, ricalcolato dalla Commissione utilizzando la metodologia concordata.

(6)  La spesa pubblica netta si compone della spesa pubblica totale al netto della spesa per interessi, della spesa relativa a programmi dell’Unione interamente coperta da entrate provenienti da fondi dell’Unione e delle modifiche non discrezionali nella spesa per le indennità di disoccupazione. Gli investimenti fissi lordi finanziati a livello nazionale sono spalmati su un periodo di 4 anni. Rientrano nel calcolo le misure discrezionali in materia di entrate o gli aumenti delle entrate obbligatori per legge, mentre sono escluse le misure una tantum sia per quanto riguarda le entrate che per quanto riguarda la spesa.

(7)  A norma dell’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.


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