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Document 52016IE1190

Parere del Comitato economico e sociale europeo su «L’energia e le cooperative energetiche dei prosumatori: opportunità e sfide negli Stati membri dell’UE» (parere d’iniziativa)

OJ C 34, 2.2.2017, p. 44–52 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

2.2.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 34/44


Parere del Comitato economico e sociale europeo su «L’energia e le cooperative energetiche dei prosumatori: opportunità e sfide negli Stati membri dell’UE»

(parere d’iniziativa)

(2017/C 034/07)

Relatore:

Janusz PIETKIEWICZ

Decisione dell’Assemblea plenaria

21/01/2016

Base giuridica

Articolo 29, paragrafo 2, del Regolamento interno

 

Parere d’iniziativa

 

 

Sezione competente

Trasporti, energia, infrastrutture, società dell’informazione

Adozione in sezione

06/10/2016

Adozione in sessione plenaria

19/10/2016

Sessione plenaria n.

520

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

225/4/3

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il CESE è dell’avviso che l’ampio sviluppo della prosumazione diffusa di energia debba costituire un elemento importante e sostenibile della politica energetica dell’Unione europea. Una soluzione di questo tipo, infatti, è senz’altro vantaggiosa, e può persino risultare indispensabile ai fini della sicurezza energetica e alla luce di considerazioni ambientali e sociali.

1.2.

La misura in cui la prosumazione di energia contribuisce alla produzione energetica complessiva dovrebbe essere calibrata in funzione delle caratteristiche specifiche del singolo Stato membro. Il CESE propone pertanto che la Commissione europea elabori una disciplina quadro sulla prosumazione di energia, mentre la regolamentazione specifica in materia dovrà rimanere di competenza dei singoli Stati membri.

1.3.

L’energia prodotta da prosumatori può essere ricavata da un’ampia gamma di fonti energetiche rinnovabili e tale modo di produzione funziona in modo adeguato in qualsiasi sito, indipendentemente dalle condizioni climatiche.

1.4.

L’avvento su larga scala dei prosumatori sul mercato è stato possibile grazie alle nuove tecnologie e alla rivoluzione digitale, che consentono di soddisfare le aspettative dei consumatori in termini di partecipazione diretta ai processi economici.

1.5.

Per favorire una migliore comprensione del concetto di prosumazione negli Stati membri, si raccomanda alla Commissione di elaborare una definizione quadro di tale concetto, che copra aspetti essenziali comuni, come ad esempio le dimensioni e la proprietà dell’impianto, il carattere individuale o collettivo della generazione di energia e le eccedenze di produzione energetica.

1.6.

Chiunque può diventare un prosumatore, indipendentemente dal titolo di proprietà di un dato immobile, impianto o macchinario. Prosumatore, infatti, può essere ad esempio sia il proprietario di una casa unifamiliare che il locatario di uno degli appartamenti di un edificio.

1.7.

I benefici economici derivanti dalla prosumazione di energia, dovuti principalmente alla riduzione dei costi di trasmissione dell’energia, a un migliore utilizzo delle fonti di energia locali e all’implicazione delle comunità locali, dovrebbero, in un futuro non troppo lontano, far sì che questo sistema di produzione energetica possa funzionare senza ulteriori meccanismi di sostegno.

1.8.

I risparmi economici, ma anche i benefici sul piano sociale, di un consumo più consapevole e attivo, dell’impiego decentrato di fonti di energia rinnovabili, della limitazione delle perdite di rete e della maggiore efficienza derivante dalla cooperazione, possono risolversi rapidamente in un rendimento positivo degli investimenti negli impianti di prosumazione energetica e nello sviluppo delle reti di trasmissione e distribuzione, anche locali, e del relativo sistema di gestione, nonché nello sviluppo dello stoccaggio di energia.

1.9.

I regimi di sostegno per i prosumatori non dovrebbero in alcun caso distorcere la concorrenza sul mercato energetico o estromettere altri operatori; occorre altresì tener presente che, in tale mercato, esistono consumatori di energia che non possono o non vogliono diventare prosumatori.

1.10.

Le misure finanziarie suscettibili di influire sui prosumatori, come ad esempio quelle fiscali, tariffarie e relative ad altri oneri, dovrebbero favorire questi soggetti. In nessun caso, sul mercato dell’energia, i prosumatori dovrebbero risultare discriminati.

1.11.

Un presupposto per lo sviluppo dinamico della prosumazione energetica è la creazione di validi partenariati tra prosumatori, altri produttori di energia e imprese attive nel campo della trasmissione e distribuzione di energia. È necessario creare le condizioni affinché tutti gli attori del mercato dell’energia traggano beneficio dallo sviluppo del prosumerismo e il CESE suggerisce alla Commissione di effettuare degli studi allo scopo di elaborare soluzioni in questo campo.

1.12.

È necessario prevedere delle soluzioni per tutelare i diritti dei prosumatori dalle pratiche monopolistiche delle imprese che operano nel settore della trasmissione e della distribuzione energetiche nonché dei grandi produttori di energia.

1.13.

In generale, i prosumatori producono energia per uso proprio (sia che si tratti di singoli o gruppi di cittadini, famiglie, aziende agricole o piccole imprese). Non è possibile garantire una precisa corrispondenza tra la capacità degli impianti e il fabbisogno energetico del prosumatore. Pertanto, è di cruciale importanza trovare una soluzione al problema di come gestire le eccedenze di energia. Una questione che diviene ancora più importante se si vuole — come sempre si dovrebbe — incitare i prosumatori a ridurre il consumo di energia.

1.14.

I processi di ottimizzazione del consumo energetico da parte dei prosumatori dovrebbero essere sostenuti da sistemi di smart living e il CESE propone di tenerne conto nelle soluzioni sistematiche predisposte dalla Commissione europea.

1.15.

Data la piccola scala della produzione dei singoli prosumatori di energia, questi non devono incontrare limitazioni nell’accesso alla rete.

1.16.

Lo sviluppo della prosumazione energetica esige che le reti di distribuzione e trasmissione e il loro funzionamento siano adeguati di conseguenza. I prosumatori devono contribuire a coprire i costi che ne derivano, ma tale partecipazione ai costi dovrebbe essere disciplinata da norme trasparenti.

1.17.

Condizione necessaria per lo sviluppo della prosumazione nel campo dell’energia è il parallelo sviluppo di reti intelligenti in prossimità dei siti di produzione. Il CESE considera la diffusione dei contatori intelligenti come parte integrante dello sviluppo dell’infrastruttura di rete, ragion per cui i relativi costi finanziari non dovrebbero essere sostenuti direttamente dai consumatori. Richiama anche l’attenzione sulla necessità di garantire la protezione dei dati raccolti.

1.18.

I benefici derivanti dalla prosumazione energetica aumenteranno fortemente in seguito allo sviluppo di piccoli impianti di stoccaggio dell’energia. Il Comitato suggerisce pertanto che la ricerca scientifica continui a concentrarsi sul miglioramento delle tecnologie di stoccaggio energetico esistenti e sullo studio di nuove tecnologie in questo campo.

1.19.

Un modo di accelerare lo sviluppo della prosumazione energetica consiste nel costituire raggruppamenti di prosumatori che assumano la forma di cooperative o altre forme giuridiche. I prosumatori, infatti, sono più efficienti se operano in gruppo, dato che ciò consente loro, tra l’altro, di abbassare i costi di produzione dell’energia, rafforzare la loro posizione sul mercato dell’energia e contribuire direttamente a migliorare la sicurezza energetica locale.

1.20.

I gruppi di prosumatori possono bilanciare meglio la loro produzione con il loro fabbisogno di energia, il che a sua volta consente loro di limitare ulteriormente la trasmissione di energia, riducendo in tal modo i costi dell’energia per i membri del gruppo; e, grazie alle minori fluttuazioni nell’offerta e nella domanda, i gruppi di prosumatori hanno sulla rete di distribuzione e trasmissione un impatto migliore rispetto ai prosumatori singoli.

1.21.

Il CESE raccomanda alla Commissione europea di attribuire la massima importanza allo sviluppo della prosumazione energetica nelle attività connesse alla realizzazione di edifici il cui consumo energetico sia quasi nullo («edifici a energia quasi zero»).

1.22.

Il Comitato propone alla Commissione di tener conto delle questioni della prosumazione energetica nell’ambito di due iniziative già in corso: la proposta sull’assetto del mercato dell’energia elettrica e il riesame del pacchetto sulle rinnovabili.

1.23.

Il CESE reputa che i benefici derivanti dalla prosumazione energetica debbano trovare applicazione ai fini di una politica attiva di riduzione della povertà energetica e di tutela delle categorie sociali vulnerabili, nonché ai fini della soluzione dei problemi legati all’«economia d’argento» (silver economy) e all’invecchiamento della popolazione. Fondamentale sarà, in questo campo, il contributo delle organizzazioni della società civile.

1.24.

Lo sviluppo diffuso del prosumerismo rappresenta altresì un’opportunità di dare impulso all’imprenditoria locale, e in particolare di creare nuovi posti di lavoro nel settore dell’indotto per la produzione delle apparecchiature e dei servizi necessari.

1.25.

Un impatto enorme sull’ulteriore sviluppo della prosumazione energetica lo avrà l’implicazione in questo processo degli enti locali e regionali. Il CESE raccomanda alla Commissione di tenere conto di questo aspetto nelle attività che essa svolge in relazione al Patto dei sindaci.

1.26.

Considerato che il livello di sviluppo della prosumazione energetica differisce da uno Stato membro all’altro, è opportuno organizzare varie forme di condivisione delle esperienze in questo campo. Il CESE suggerisce alla Commissione di monitorare lo sviluppo del prosumerismo negli Stati membri e di riferire in merito nelle sue relazioni annuali nel quadro dell’Unione dell’energia. I dati raccolti saranno molto utili per gli sforzi compiuti dagli Stati membri.

1.27.

La diffusione del prosumerismo è un processo complesso, che presenta molteplici aspetti e richiede tempi lunghi. È quindi importante che le misure volte a stimolare lo sviluppo della prosumazione nel campo dell’energia abbiano carattere stabile in un orizzonte temporale di lungo termine.

2.   Contesto

2.1.

L’accesso alle fonti di energia, la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, e una politica dei prezzi che tenga conto degli interessi dei gruppi sociali vulnerabili e dei consumatori che si trovano in situazioni difficili rappresentano sfide fondamentali per le società e per ogni amministrazione politica, nonché per i singoli consumatori.

2.2.

Fino a poco tempo fa, l’umanità non era in grado di ottenere efficacemente energia in modi diversi dalla combustione, con la sola possibile eccezione dell’energia idraulica. I progressi tecnologici hanno reso possibile produrre energia su vasta scala senza dover bruciare alcunché. Abbiamo appreso a produrre energia nella forma più pulita dalla luce solare, senza inquinare l’ambiente. Inoltre, questa fonte di energia è gratuita e inesauribile, e i soli costi sono quelli degli impianti.

2.3.

In maniera altrettanto efficace si può produrre energia elettrica dalla forza del vento, ossia dalla stessa fonte, il sole, che, riscaldando la terra, provoca lo spostamento di masse d’aria. Questo vale anche per la biomassa, dato che la fotosintesi è il fattore principale del suo rinnovo.

2.4.

La produzione di energia da fonti rinnovabili è necessariamente destinata a svilupparsi, a causa della ridotta disponibilità dei combustibili fossili, che vanno progressivamente esaurendosi, della dipendenza di molti paesi dalle importazioni, del riscaldamento globale e dell’inquinamento atmosferico. Problemi, questi, che hanno fatto sì che l’Europa, e con essa la maggior parte delle economie più importanti, iniziasse ad investire nelle FER.

2.5.

Nel corso del vertice sulla Terra svoltosi nel 1992 a Rio de Janeiro sono stati adottati principi fondamentali di politica socioeconomica che impongono di proteggere l’ambiente, ad esempio con la convenzione quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici.

2.6.

Nel settembre 2015, l’Assemblea generale dell’ONU ha adottato gli obiettivi di sviluppo sostenibile, uno dei quali consiste nel garantire a tutti l’accesso all’energia sostenibile (obiettivo 7). Attualmente nel mondo 1,2 miliardi di persone non hanno accesso all’elettricità.

2.7.

Più di 120 milioni di cittadini dell’UE sono a rischio di povertà o di esclusione sociale. Il 10 % degli europei vive in famiglie in cui nessuno ha un lavoro, e il numero dei cittadini senza casa è in aumento. Queste cifre significano al tempo stesso povertà energetica.

2.8.

Le società civili danno prova di enorme sostegno nei confronti delle fonti energetiche rinnovabili. Ciò ha trovato conferma nel 2015 nell’enciclica di Papa Francesco sull’ambiente e nelle dichiarazioni di leader religiosi islamici, induisti e buddisti sui cambiamenti climatici, nelle quali si esortano le comunità dei fedeli a impegnarsi per un futuro a basse emissioni di carbonio.

2.9.

La necessità di abbandonare gradualmente le fonti energetiche fossili è stata sottolineata ulteriormente in occasione della COP 21 svoltasi a Parigi nel 2015, alla quale hanno partecipato quasi 200 paesi, quando si è assunto soprattutto l’impegno a mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al disotto di 2 oC rispetto ai livelli preindustriali e a proseguire gli sforzi volti a limitare l’aumento della temperatura a 1,5 oC.

3.   La rivoluzione digitale L’impulso allo sviluppo del prosumerismo

3.1.

Negli ultimi cinquant’anni, la popolazione della terra è triplicata. La fragilità del sistema finanziario globale minaccia una stagnazione a lungo termine dell’economia mondiale. Gli alti tassi di disoccupazione e l’aumento dei costi dell’energia hanno causato instabilità in molti paesi: sono aumentati i costi operativi per le imprese e i costi aggiuntivi per i consumatori.

3.2.

Il mondo deve confrontarsi con la necessità di un mutamento di paradigma economico e di una trasformazione dei modelli dell’attività economica, anche nella sfera sociale. Strumenti del nuovo sistema sono emersi con la rivoluzione digitale mondiale e l’Internet degli oggetti.

3.3.

Entro il 2020, sul mercato i dispositivi collegati alla rete saranno oltre 50 miliardi, ossia sette volte più numerosi della popolazione mondiale. Uno smartphone, e non più un personal computer, è ormai la «finestra» più importante per comunicare con il mondo; e nel 2020 sul mercato ve ne saranno circa 6,1 miliardi.

3.4.

L’Internet degli oggetti ha permesso a milioni di persone di partecipare a reti sociali (social network). È emerso il modello dell’«economia della condivisione» (sharing economy), più adatto a un’organizzazione sociale orientata alla coesione sociale. L’economia inizia a passare da strutture centralizzate, gestite «dall’alto», all’idea della condivisione, e molte categorie sociali escluse si vedono offerta un’opportunità di partecipare attivamente alla vita economica.

3.5.

Grazie alle piattaforme online, i consumatori possono trasformarsi in produttori, creando e diffondendo essi stessi informazioni e prodotti realizzati con l’ausilio di stampanti 3D. Tali piattaforme rendono così possibile condividere automobili, abitazioni, capi d’abbigliamento e altri beni. Il consumatore/produttore stesso può intraprendere una formazione online, ottenere un consulto medico o trovare un artigiano per farsi ristrutturare la casa. Gli imprenditori sociali possono, ricorrendo non agli istituti bancari ma al finanziamento collettivo (crowdfunding), finanziare le loro attività economiche nella giovane economia della condivisione.

3.6.

In un mondo di opportunità digitali, il capitale sociale è altrettanto importante di quello finanziario, l’accesso diventa più importante della proprietà, e il «valore di scambio» sui mercati capitalistici lascia sempre più spesso il posto al «valore di condivisione» nella comunità cooperativa.

3.7.

Lo sviluppo della tecnologia digitale e i nuovi modelli commerciali nel settore energetico, compreso il modello di distribuzione dell’energia, fanno sì che le zone rurali, le aree periurbane, i quartieri e sobborghi di case unifamiliari, i condomini e le cooperative edilizie si possano considerare come grandi centrali elettriche con un enorme potenziale. E ciò vale anche per la nube (cloud) di fonti diffuse che danno luogo a una nuova dottrina della sicurezza energetica costruita «dal basso», ossia a partire dalle famiglie, dalle aziende agricole, dalle piccole imprese o dalle microcooperative.

3.8.

Nel settore dell’energia, Internet ha reso possibile, nel quadro dell’economia della condivisione, partecipare a social network di milioni di persone che producono energia elettrica nelle case, negli edifici adibiti a uffici e sui tetti dei magazzini e poi la condividono grazie all’«Internet dell’energia», proprio come oggi creiamo e scambiamo informazioni nella rete. Gli elementi di tale sistema che devono ancora svilupparsi in misura considerevole sono lo stoccaggio dell’energia, l’«internetizzazione» delle reti energetiche e gli autoveicoli elettrici.

4.   Verso fonti di energia rinnovabili diffuse

4.1.

Per produrre energia pulita che integrasse il mercato e rimpiazzasse i combustibili fossili, si è reso necessario trasformare i sistemi energetici e introdurre disposizioni che consentissero a nuovi attori di entrare nel mercato.

4.2.

Conformemente alle disposizioni del trattato di Lisbona (articolo 2, paragrafo 3), lo sviluppo sostenibile in Europa ha luogo in un’economia sociale di mercato. I partner della società civile svolgono un ruolo importante in questo senso, e l’accettazione pubblica della trasformazione dei nostri sistemi energetici, soprattutto a livello locale, riveste un’importanza cruciale.

4.3.

L’UE si è prefissa di riuscire, entro il 2030, a creare un’Unione dell’energia e a fare dell’Europa un’economia altamente efficiente e a basse emissioni di CO2. In tale contesto, due degli obiettivi principali sono la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 40 % e l’aumento della quota dell’energia da fonti rinnovabili al 27 %, senza peraltro che sia specificato un indicatore per ogni Stato membro. Un’economia a basso consumo di energia garantirà la sicurezza energetica e la crescita economica con bassi livelli di emissioni di CO2 e, a più lungo termine, l’aumento della produzione e del consumo di energia generata localmente. In base agli ultimi dati disponibili, nel mondo nel 2014 le FER hanno consentito di ridurre le emissioni di CO2 di 380 Mt.

4.4.

Uno degli obiettivi specifici fissati dall’UE per il 2030 consiste nel ridurre la spesa energetica per le famiglie e le imprese, le quali potranno partecipare attivamente al mercato dell’energia grazie alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie.

4.5.

Il bilancio energetico dipende dagli scambi commerciali. Oltre la metà del consumo energetico interno annuo lordo dell’UE, pari a 400 miliardi di euro, proviene dalle importazioni. Alcuni studi indicano che, entro il 2030, la dipendenza dell’UE dalle fonti di energia esterne potrebbe arrivare al 70 %. Si stima che, in tutto il mondo, il ricorso alle FER abbia permesso di ridurre il consumo di combustibili fossili di 114 Mt nel 2014.

4.6.

Per l’UE, migliorare il suo bilancio energetico è diventato di importanza cruciale. E una soluzione consiste nella produzione di energia da parte dei singoli consumatori, a partire da un largo ventaglio di fonti locali. Senza un ampio sostegno «dal basso» alla produzione di energia da fonti rinnovabili per soddisfare le necessità locali, molti paesi possono avere problemi nel garantire la sicurezza dei loro sistemi.

4.7.

Gli sviluppi tecnologici nella produzione di energia negli impianti domestici, le soluzioni sempre più agili per lo stoccaggio di energia in questi stessi impianti, la trasmissione di tale energia tramite reti intelligenti, l’uso di contatori intelligenti e la gestione della domanda locale fanno sì che gli impianti dei consumatori possano apportare un contributo sostanziale al mix energetico di ciascun paese.

4.8.

Il comparto delle FER è un potente fattore di innovazione tecnologica. Esso riveste un’importanza essenziale per la radicale trasformazione del sistema energetico europeo, nel quadro della strategia per il mercato unico digitale.

4.9.

La trasformazione dei consumatori passivi in «prosumatori» attivi in svariati settori, e la possibilità di integrare i microimprenditori e la strategia per il mercato unico nell’era digitale dell’Internet degli oggetti, sono descritte nella comunicazione della Commissione, del maggio 2016, sulla strategia per il mercato unico digitale [COM(2015) 192 final], strategia che si fonda su tre pilastri: 1) il miglioramento dell’accesso online a beni e servizi, 2) la creazione di condizioni favorevoli alle reti e ai servizi digitali e 3) lo sfruttamento del potenziale di crescita dell’economia digitale. Tutto ciò potrebbe apportare all’economia dell’UE 415 miliardi di euro all’anno e creare centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro, anche nel settore delle energie rinnovabili.

4.10.

Il mercato, oggi dominato dai grandi produttori e distributori di energia, dovrebbe aprirsi ai singoli attori e diventare più frammentato. L’energia elettrica non sarà più fornita «dall’alto», ossia in maniera centralizzata, dai grandi impianti di generazione («centrali» elettriche) ai consumatori, ma verrà prodotta da un gran numero di fonti decentrate di energia rinnovabili.

4.11.

Il grado di frammentazione della produzione di energia elettrica deve essere adattato alle specificità dei consumatori di energia. Le differenze in questo ambito possono essere legate soprattutto al funzionamento delle industrie ad alta intensità energetica in un determinato paese.

4.12.

Attualmente la sicurezza energetica dipende sempre più dalla resilienza del sistema energetico agli attacchi terroristici. Sviluppando una produzione energetica diffusa, aumenteremo anche la sicurezza energetica, dato che la generazione decentrata di energia è meno vulnerabile alle minacce terroristiche.

4.13.

Fonti di energia diffuse consentono di affrontare il problema della continuità della fornitura di energia agli operatori le cui attività dipendono in larga misura dalla corrente elettrica (ad esempio, le aziende avicole, gli impianti di trasformazione o i depositi frigoriferi). In alcuni paesi dell’UE la corrente elettrica viene interrotta in media per non più di venti minuti all’anno, ma in altri le interruzioni di fornitura durano dai 450 a 500 minuti. I microimpianti dei prosumatori garantiscono continuità operativa ai produttori di questo tipo.

4.14.

Le opportunità create dal diffondersi della generazione di energia da parte di prosumatori possono essere sfruttate in ambiti d’intervento dell’UE di grande rilievo sociale nell’ottica della strategia Europa 2020, ossia per risolvere i problemi demografici connessi con l’invecchiamento della società e lottare contro la povertà e l’esclusione sociale.

4.14.1.

Uno degli obiettivi della strategia Europa 2020 è quello di ridurre di almeno 20 milioni l’enorme numero dei cittadini (ben 122 milioni) in condizioni o a rischio di povertà o di esclusione sociale. Un aiuto in tal senso è fornito dai programmi operativi di sostegno, da misure attive per il mercato del lavoro e da fondi mirati, compreso almeno il 20 % della dotazione del Fondo sociale europeo. Offrendo alle persone bisognose un sostegno logistico e finanziario alla creazione di microcooperative energetiche e/o alla partecipazione alle imprese locali esistenti che operano nel settore dell’Internet degli oggetti, si potrebbe aprire la strada al loro inserimento professionale e sociale e permettere loro di sfuggire al rischio di povertà.

4.14.2.

Sfide analoghe a quelle summenzionate si riscontrano nel campo dell’«economia d’argento». L’UE è confrontata ad una sfida epocale di un tipo mai affrontato prima da alcuna società, ossia un drastico aumento della longevità media e nel contempo una generale digitalizzazione della vita, una sfida che richiede l’adozione di soluzioni economiche non convenzionali come anche di strategie sociali nuove.

4.14.3.

Nel 2060 per ogni cittadino in giovane età ve ne saranno due in età avanzata (1). Nell’era della rivoluzione digitale, la popolazione anziana e i lavoratori anziani dovrebbero essere considerati non come una minaccia e un peso per la società, bensì come un’opportunità per creare un’economia «con un alto tasso di occupazione» (job rich economy) sulla base del grande patrimonio di esperienza e tempo libero degli anziani nonché sul loro, seppur modesto, capitale finanziario da investire in modo sicuro in imprese dell’era digitale. Una possibilità potrebbe essere l’implicazione degli anziani come «anziani digitali» (e-seniors) nelle attività legate alla produzione di energia, ad esempio in centrali elettriche cooperative di quartiere o di condominio.

5.   Energia dai prosumatori

5.1.

Il tratto distintivo del capitalismo moderno era il fatto che il concetto di consumo fosse definito in rapporto ai processi di produzione e commercializzazione, nel momento in cui il consumo aveva cessato di essere appannaggio di una élite di ricchi per diventare un fenomeno di massa.

5.2.

Il termine «prosumatore» (prosumer) è stato coniato nel 1980 dallo scrittore e futurologo Alvin Toffler. Nel suo libro «La terza ondata» (The Third Wave), egli ha definito la prosumazione (prosumption) come il fenomeno che, sul mercato, fa sfumare la distinzione tra la sfera della produzione e quella del consumo. La «terza ondata» è stata un processo che ha visto il coinvolgimento di singoli o gruppi organizzati di prosumatori nella fabbricazione di prodotti per uso proprio, spostando la linea di demarcazione fra coloro che producono e coloro che consumano.

5.3.

Il concetto di un mercato in cui i consumatori, comprese le famiglie, erano percepiti soltanto come soggetti passivi del mercato non era adeguato alle sfide poste dallo sviluppo tecnologico. Già nel 1972 Marshall McLuhan e Barrington Nevitt avevano previsto che, con lo svilupparsi delle tecnologie nel campo dell’elettricità, i consumatori avrebbero potuto diventare produttori.

5.4.

La spina dorsale dell’economia in una società moderna è costituita dalla fornitura di energia ai consumatori in modo sicuro e a prezzi accessibili, tenendo conto della necessità di proteggere i gruppi sociali vulnerabili nel quadro della lotta contro la povertà energetica.

5.5.

I prosumatori sono singoli, gruppi di cittadini, famiglie o aziende agricole in grado di operare in forme organizzate, quali associazioni, fondazioni o cooperative, che sono sia produttori che consumatori di energia generata in piccoli impianti situati nei cortili di casa o in edifici residenziali o commerciali (ad esempio mini turbine eoliche, pannelli fotovoltaici, collettori solari, pompe di calore). I prosumatori possono anche essere piccoli imprenditori, compresi le imprese sociali e gli enti locali.

5.6.

Il concetto di «prosumerismo» (prosumerism) comprende, oltre alla produzione di elettricità, anche il riscaldamento e il raffreddamento.

5.7.

In linea di principio, i prosumatori producono energia per proprio uso privato, diventando così co-produttori dei beni da loro stessi consumati. Coloro che producono una quantità di energia analoga a quella da loro consumata sono anch’essi considerati prosumatori, anche se i due processi non sono simultanei: è il caso, ad esempio, di chi produce energia soprattutto nelle ore diurne, quando però ne consuma relativamente poca per uso personale e vende quindi l’eccedenza ad altri consumatori, mentre consuma la maggior parte dell’energia in ore in cui ne produce molto meno.

5.8.

Produrre energia individualmente implica, per chi compie questa scelta, una diversa organizzazione della vita. È una scelta che può, in larga misura, essere legata all’insoddisfazione per la produzione di massa e standardizzata. Nell’era digitale, i consumatori moderni desiderano essere trattati come soggetti e avere la possibilità di soddisfare individualmente le proprie esigenze e le proprie aspirazioni. Essi partecipano in maniera consapevole a progetti riguardanti la protezione dell’ambiente e la lotta contro le emissioni di gas a effetto serra.

5.9.

I prosumatori associano il passaggio ad un sistema energetico moderno allo sviluppo, al bisogno di creatività ed indipendenza. Il gruppo di prosumatori più attivo su questo mercato è la «generazione della rete», una generazione contraddistinta dal fatto di non guardare il mondo dal punto di vista del consumo, bensì da quello della produzione e che aspira a soddisfare bisogni legati alla libertà, alla credibilità sul piano sociale, a un ritmo di vita dinamico, alla capacità di innovazione.

5.10.

I primi processi di produzione-consumo hanno la loro genesi in semplici attività di servizio per soddisfare i propri bisogni e di commercio elettronico, in un modello di consumo meno orientato al mercato. Altri fattori all’origine della prosumazione sono i mutamenti nel mercato del lavoro, l’informatizzazione delle attività quotidiane, la possibilità di lavorare a domicilio (telelavoro), l’aumento del tempo libero e la necessità di utilizzarlo nel miglior modo possibile.

5.11.

Sul piano del mercato, la ragione principale dello sviluppo della prosumazione, non solo nel settore dell’energia, è il calo dei redditi delle famiglie durante la crisi, l’aumento dei prezzi di beni e servizi, la necessità di realizzare risparmi quotidianamente e la produzione di beni e servizi per uso personale per ragioni economiche.

5.12.

Molti paesi riconoscono i vantaggi recati dallo sviluppo parallelo di impianti decentrati di generazione di energia da fonti diffuse, compresi i microimpianti, la cui potenza non supera in genere i 50-100 KW. E ciò vale in particolare per gli impianti dei prosumatori.

5.13.

L’energia prodotta da prosumatori si può considerare un elemento essenziale del passaggio verso la generazione energetica diffusa, ossia una soluzione che, in linea di massima, sarebbe auspicabile sia dal punto di vista della sicurezza energetica che alla luce di considerazioni ambientali e sociali;

5.14.

L’ampia attuazione del prosumerismo dovrebbe facilitare in modo significativo l’assolvimento dei compiti fissati dalla COP 21 di Parigi.

5.15.

L’UE ha posto i consumatori al centro della sua politica energetica, consentendo loro di utilizzare attivamente le nuove tecnologie. Negli ultimi anni, con l’avvento di nuove tecnologie per le FER sia per i grandi impianti industriali che per i progetti su piccola scala, i costi degli investimenti iniziali si sono considerevolmente ridotti: per esempio, il costo dei moduli solari fotovoltaici è diminuito dell’80 % tra il 2008 e il 2012. Di conseguenza, imprese e famiglie hanno potuto iniziare a produrre e consumare la propria energia elettrica in maniera redditizia.

5.16.

Considerati i benefici dello sviluppo della prosumazione in campo energetico, è opportuno incoraggiare i potenziali prosumatori a rendersi attivi in questo settore. E tale sostegno può includere la rimozione delle barriere e la semplificazione delle procedure amministrative, l’agevolazione delle connessioni alla rete o anche la creazione di condizioni favorevoli per la vendita delle eccedenze di energia.

6.   Le cooperative energetiche come prosumatori

6.1.

Una cooperativa energetica è un’associazione volontaria di un numero illimitato di membri, dotata di personalità giuridica e avente lo scopo di soddisfare congiuntamente la domanda di energia dei suoi membri.

6.2.

Un prosumatore può produrre energia da solo oppure insieme con i suoi vicini in un edificio plurifamiliare. Si può parlare di cooperativa quando ad investire nell’impianto di produzione di energia sono più persone, ad esempio interi gruppi di abitanti di un determinato sito. L’idea è quella di produrre energia elettrica o termica a partire da fonti energetiche rinnovabili per coprire il proprio fabbisogno e vendere le eventuali eccedenze alla rete di distribuzione. Per far ciò, in Germania devono associarsi almeno 3 persone fisiche, in Polonia almeno 10 persone fisiche o 3 persone giuridiche.

6.3.

L’esperienza tedesca degli ultimi anni dimostra che lo scopo delle cooperative non è massimizzare il profitto, bensì, soprattutto, fornire assistenza economica e sostegno ai loro aderenti. Delle circa mille cooperative, un quarto si è finanziato esclusivamente con i contributi dei soci, mentre nelle altre due terzi dei finanziamenti sono stati erogati da banche cooperative. Ogni socio della cooperativa dispone di un solo voto, a prescindere dall’importo del suo contributo finanziario. Quest’ultimo, che in genere non è di grande entità, è stabilito dallo statuto. Se una cooperativa registra delle perdite, la responsabilità dei soci è limitata all’importo della rispettiva partecipazione.

6.3.1.

Come ogni altra impresa, anche una cooperativa deve funzionare in modo economicamente efficace. Il vantaggio di questa forma d’impresa è costituito dalla trascurabile percentuale di fallimenti (che rappresentano circa lo 0,1 % di tutti i fallimenti dichiarati in Germania). Inizialmente, venivano distribuiti dividendi pari, in media, al 5-6 %, mentre attualmente tale media si attesta sul 2-3 %.

6.3.2.

In Germania i comuni sono partner molto importanti delle cooperative energetiche, e non solo perché mettono i tetti e gli edifici comunali a disposizione per gli investimenti. In molti casi, infatti, i sindaci stessi hanno assunto l’iniziativa di costituire cooperative energetiche e hanno cercato di convincere gli abitanti a tradurre in pratica questa idea.

6.4.

Un effetto molto importante della costituzione di cooperative energetiche è la possibilità di ottenere energia a costi inferiori rispetto a quelli che i singoli dovrebbero pagare individualmente.

6.5.

Le cooperative energetiche rafforzano in misura molto rilevante la posizione dei prosumatori rispetto ai grandi operatori sul mercato dell’energia.

6.6.

Le cooperative energetiche, inoltre, coinvolgono direttamente le persone del posto nel processo di rafforzamento della sicurezza energetica locale, e ciò è di capitale importanza per ottimizzare soluzioni su misura per le esigenze e le condizioni delle comunità locali.

6.7.

Il movimento cooperativo, in particolare nei «vecchi» Stati membri dell’UE, ha svolto un ruolo significativo nel guidare la crescita e migliorare la competitività dell’economia, nonché nel sostenere i valori europei di solidarietà, autonomia e democrazia. In tali Stati membri, il potenziale economico delle cooperative è ancora enorme. Nei paesi dell’Europa centrale e orientale usciti dai regimi del socialismo reale, le origini socialiste del movimento cooperativo e la politica di assoggettamento delle cooperative al controllo delle autorità nazionali e subnazionali seguita da quei regimi si rivelano un freno e si ripercuotono negativamente sull’atteggiamento nei confronti delle cooperative di prosumatori.

6.8.

Il «modello di autoconsumo»(self-consumption model) ha aperto la possibilità di ridurre i costi dell’energia, in particolare per le PMI, per le quali i prezzi elevati dell’energia elettrica rappresentavano un grave peso. Tra i consumatori delle utenze domestiche si vanno affermando nuovi sistemi, che vanno dai pannelli fotovoltaici sui tetti, di proprietà della famiglia stessa o di terzi, ai progetti realizzati da cooperative di cittadini per la produzione di energia da FER.

Bruxelles, 19 ottobre 2016

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Georges DASSIS


(1)  GU C 389 del 21.10.2016, pag. 28.


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