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Document 52015XE5366

Risoluzione del Comitato economico e sociale europeo sul tema: I profughi

OJ C 71, 24.2.2016, p. 1–2 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

24.2.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 71/1


Risoluzione del Comitato economico e sociale europeo sul tema: I profughi

(2016/C 071/01)

Alla sua sessione plenaria dei giorni 9 e 10 dicembre 2015 (seduta del 10 dicembre), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato la seguente risoluzione con 174 voti favorevoli, 8 voti contrari e 9 astensioni.

1.

Il CESE esprime tutto il suo sincero apprezzamento per l’importante impegno che la società civile sta assumendo nei confronti dei profughi che fuggono da paesi devastati dalla guerra e che, quindi, meritano la protezione accordata dalla Convenzione di Ginevra. Senza tale risposta, la tragica situazione umanitaria che si è manifestata in molti paesi europei avrebbe potuto diventare catastrofica. Il Comitato economico e sociale europeo è direttamente impegnato a dare voce a questa realtà, per garantire che essa sia adeguatamente presa in considerazione dalle istituzioni europee, dai governi e dagli altri attori politici.

2.

Il CESE sta organizzando visite per incontrare le organizzazioni della società civile che offrono aiuto ai profughi in 11 Stati membri (Ungheria, Polonia, Malta, Grecia, Germania, Austria, Slovenia, Bulgaria, Svezia, Italia, Croazia) e in Turchia, i paesi più interessati dall’afflusso di profughi. Come organo che rappresenta la società civile organizzata presso le istituzioni europee, agiremo come il portavoce di tali organizzazioni a livello europeo.

3.

Il CESE ritiene che la situazione attuale richieda, per i profughi provenienti da paesi colpiti dalle guerre e minacciati dal terrorismo, la creazione di corridoi umanitari sicuri da parte dell’UE, che deve lavorare di concerto con i paesi in cui questi profughi si concentrano. Inoltre, il CESE ritiene che l’UE dovrebbe instaurare un autentico sistema europeo comune di asilo, basato su procedure armonizzate in tutta l’UE. Tale sistema dovrebbe, tra l’altro, prevedere uno statuto d’asilo uniforme e il riconoscimento reciproco delle decisioni in materia di asilo, la condivisione delle responsabilità, della solidarietà e degli sforzi per quanto riguarda la ricollocazione e il reinsediamento, e la revisione del regolamento di Dublino. Inoltre, sono necessari sistemi solidi e solidali di ripartizione degli oneri, nel cui quadro il primo passo sarebbe la definizione di un criterio permanente equo e obbligatorio di distribuzione, in tutti i paesi dell’UE, delle persone che cercano protezione. A causa delle circostanze eccezionali e in linea con il patto di stabilità e crescita, le spese addizionali di accoglienza dei profughi non dovrebbero contare, previo un accurato esame, ai fini del calcolo dei disavanzi pubblici degli Stati membri.

4.

Il CESE esprime profonda inquietudine per l’attuale erosione dell’accordo di Schengen e del principio della libera circolazione, realizzazioni fondamentali dell’UE a beneficio dei suoi cittadini. È importante rendere veramente sicure le frontiere esterne dei paesi Schengen. Tuttavia, il ripristino delle barriere interne e la costruzione di muri non aiuteranno ad avvicinare tra loro i cittadini europei o a promuovere la cittadinanza dell’UE.

5.

È essenziale altresì sviluppare misure immediate anche per affrontare alla radice le cause degli attuali flussi di profughi. L’UE deve lavorare su tali questioni insieme con i paesi di origine e di transito e il CESE insiste perché la Commissione adotti per tale cooperazione l’approccio basato sui diritti umani e non solo un approccio improntato alla sicurezza. Il CESE sottolinea, infine, la necessità di coinvolgere la società civile nel dialogo con i paesi terzi.

6.

Da tempo impegnato sulle questioni della migrazione, negli ultimi anni soprattutto per il tramite del Forum europeo dell’integrazione/delle migrazioni, il CESE considera l’integrazione e l’inclusione dei profughi un processo bidirezionale in cui le parti sociali e altre organizzazioni della società civile svolgono, insieme con i governi e le autorità locali, un ruolo essenziale. Si dovrebbe dare priorità all’accesso al mercato del lavoro e, più specificamente, al riconoscimento delle qualifiche e alla messa a disposizione di formazione professionale e linguistica, ove necessario. L’Unione europea deve lanciare una serie di azioni nei paesi di accoglienza e nell’UE per centralizzare le domande per posti di lavoro, formazione e riconoscimento delle qualifiche.

7.

Per creare il necessario consenso sociale in tutta l’Europa è fondamentale rispettare pienamente la parità di trattamento e i diritti sociali sia dei cittadini dell’UE che dei profughi in Europa, con particolare attenzione a coloro che tra di loro sono i più vulnerabili. Investimenti tempestivi per l’integrazione dei profughi nella società e nel mercato del lavoro sono importanti per aiutarli a ricostruire le loro vite, riducendo nel contempo al minimo i potenziali conflitti con la popolazione locale ed evitando costi più elevati in futuro. Un adeguato finanziamento dei servizi pubblici locali e un dialogo civile tra profughi e popolazione locale sono elementi cruciali per raggiungere questo obiettivo.

Bruxelles, 10 dicembre 2015.

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Georges DASSIS


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