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Document 52012AE1315

Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Tabella di marcia per l’energia 2050 — COM(2011) 885 definitivo

OJ C 229, 31.7.2012, p. 126–132 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

31.7.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 229/126


Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Tabella di marcia per l’energia 2050

COM(2011) 885 definitivo

2012/C 229/25

Relatore: COULON

Correlatore: ADAMS

La Commissione europea, in data 15 dicembre 2011, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla:

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Tabella di marcia per l'energia 2050

COM(2011) 885 final.

La sezione specializzata Trasporti, energia, infrastrutture, società dell'informazione, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 10 maggio 2012.

Alla sua 481a sessione plenaria, dei giorni 23 e 24 maggio 2012 (seduta del 23 maggio), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 137 voti favorevoli, 6 voti contrari e 9 astensioni.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1   Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) prende atto con grande interesse della Tabella di marcia per l'energia 2050 e del suo obiettivo di offrire un quadro alla politica concordata di sostanziale decarbonizzazione del settore energetico in Europa da realizzare entro tale data (Consiglio europeo, ottobre 2009). La sfida non consiste soltanto nell'ottenere un mix energetico a basso tenore di carbonio che sia sostenibile e sicuro in un mercato competitivo, ma anche nel convincere la società civile che si tratta di un obiettivo raggiungibile.

1.2   Gli Stati membri dell'UE hanno risorse e infrastrutture energetiche differenti e l'obiettivo della decarbonizzazione rappresenta una sfida molto più impegnativa per alcuni paesi rispetto ad altri. L'approccio della tabella di marcia offre una notevole flessibilità che consente ai paesi di sviluppare piani d'azione appropriati, oltre a comportare una rilevante condivisione degli oneri in vista dell'obiettivo della decarbonizzazione.

1.3   Tale obiettivo, pur ambizioso, è essenziale perché l'Europa dia il proprio contributo alla lotta contro i cambiamenti climatici e consegua una maggiore sicurezza energetica. Sarà necessario un dibattito il più ampio possibile tra il pubblico europeo, e il CESE ritiene che la tabella di marcia sia in grado di avviare tale dialogo. Essa deve però promuovere un impegno a tutti i livelli - personale, di comunità, regionale, nazionale, UE - a cui affiancare in special modo un'azione globale complementare.

1.4   La tabella di marcia individua, nella sua parte conclusiva, dieci condizioni o priorità da realizzare nell'immediato. Il CESE accoglie con favore tutte e dieci le condizioni e in particolare l'ultima, che raccomanda di fissare punti di riferimento concreti e specifici per orientare i progressi da compiere nei prossimi anni. Il CESE concorda altresì sull'importanza crescente di creare un quadro strategico per il 2030 tale da offrire una guida sicura alle decisioni di investimento nei prossimi anni, che dovranno guardare ben oltre la scadenza del 2020 per calcolare utili e benefici.

1.5   In via preliminare il CESE raccomanda di condurre in tempi brevi un riesame della strategia Europa 2020, che è essenziale per definire la traiettoria definitiva verso il 2030 o il 2050. Il CESE auspicherebbe la stesura di una relazione per ciascun paese e per ciascun settore sui tre principali obiettivi stabiliti per il decennio in corso.

1.6   È importante ottenere rapidamente un'indicazione quanto alla possibilità di raggiungere gli obiettivi ambiziosi della tabella di marcia e riesaminare il loro impatto sull'economia dell'UE e sugli aspetti della competitività, dell'occupazione e della sicurezza sociale.

1.7   Il coinvolgimento del pubblico nei temi legati alla transizione energetica è fondamentale. Un forum della società civile europea e passi concreti verso la creazione di una Comunità europea dell'energia rappresenteranno misure costruttive nel raggiungimento dell'ambito obiettivo di un futuro energetico sostenibile.

2.   Introduzione

2.1   La Tabella di marcia per l'energia 2050 conclude la serie di proposte presentate dalla Commissione europea a supporto delle politiche europee in materia di energia e di lotta ai cambiamenti climatici (cfr. in particolare Una tabella di marcia verso un'economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050, COM(2011) 112 final). La tabella di marcia fornisce un quadro che potrebbe consentire di realizzare i tre obiettivi principali della politica energetica europea: decarbonizzazione, sicurezza di approvvigionamento e competitività. Essa non raccomanda azioni politiche né formula obiettivi intermedi specifici, e i diversi scenari presentati non vanno considerati alla stregua di proposte politiche.

2.1.1   A livello mondiale, sulla base delle tendenze attuali e delle politiche in corso, tra il 2010 e il 2035 si può prevedere un aumento di un terzo della domanda primaria, che sarà influenzata solo marginalmente da una minore crescita economica. Rispetto al consumo globale di energia primaria, la quota detenuta dai combustibili fossili diminuirà solo lievemente (passando dall'81 % nel 2010 al 75 % nel 2035); di conseguenza le emissioni di carbonio legate all'energia aumenteranno, nello stesso periodo, di un ulteriore 20 %, indicando – a lungo termine – un aumento della temperatura media mondiale superiore a 3,5 °C (Agenzia internazionale dell'energia, World Energy Outlook, novembre 2011).

2.1.2   Benché la tabella di marcia punti alla decarbonizzazione del sistema energetico, essa riconosce due punti deboli principali. Le importazioni di energia coprono il 55 % circa del mix energetico dell'UE e il mercato internazionale dell'energia è estremamente competitivo e volatile. In ultima analisi, solo un'azione globale coordinata può risolvere un problema globale. L'Europa potrebbe svolgere un ruolo di guida mostrando in che modo la conversione energetica può essere gestita in una delle più importanti regioni del mondo, il che le consentirebbe di avvantaggiarsi del suo ruolo di precursore nell'ambito del processo e di ridurre la dipendenza dalle importazioni.

2.2   La sfida va affrontata con urgenza. Di norma gli investimenti nel campo energetico durano almeno 40 anni. Per riuscire ad effettuare il tipo di transizione necessario verso altre forme di energia, modificando sensibilmente la domanda e l'offerta, occorre cominciare subito ed evitare di impegnare investimenti nelle tecnologie a elevata intensità di carbonio. Le incertezze politiche, tecniche ed economiche fanno sì che la tabella di marcia non offra un percorso di sviluppo unico di qui al 2050. Esso esplora varie modalità di transizione possibili e riconosce la necessità di una maggiore flessibilità in un mondo all'insegna del cambiamento e dell'incertezza. Sebbene il Trattato di Lisbona abbia esteso le competenze della Commissione in materia di politica energetica, esso ha riservato in modo specifico le decisioni riguardanti il mix energetico ai governi nazionali, e qualunque azione a livello europeo deve accettare questa ripartizione delle responsabilità. La tabella di marcia insiste tuttavia sulla necessità di un nuovo spirito di cooperazione pratica per raggiungere un risultato ottimale, e il CESE sostiene con forza questo approccio pragmatico che si traduce, ad esempio, nella creazione di una Comunità europea dell'energia.

3.   Sintesi della Tabella di marcia per l'energia 2050

3.1   Fino al 2020 le prospettive energetiche sono già ampiamente tracciate dai programmi esistenti e dalle politiche introdotte al fine di conseguire gli obiettivi della strategia 20-20-20. La tabella di marcia evidenzia la necessità immediata di mettere a punto strategie energetiche che spazino oltre il 2020. I governi devono agire ora in modo da garantire continuità d'approvvigionamento e certezze agli investitori, nonché ridurre al minimo gli effetti vincolanti. I ritardi non faranno altro che accrescere i costi e i conseguenti sforzi necessari per minimizzare le emissioni di carbonio.

3.2   Riconoscendo la difficoltà di prevedere in modo esatto il futuro dell'energia, sono stati elaborati sette scenari alternativi di tipo illustrativo. I primi due indicano quale sarà l'esito più probabile se si proseguiranno le politiche esistenti e le iniziative in corso - in entrambi i casi non si raggiungeranno gli obiettivi di riduzione del carbonio fissati per il 2050. Gli altri cinque offrono vie alternative per raggiungere gli obiettivi di cui sopra, sulla base di tecnologie e opzioni politiche diverse:

misure molto rigorose per garantire l'efficienza energetica;

ampio ricorso alla fissazione del prezzo del carbonio per rendere competitiva sul mercato una serie di soluzioni a basso tenore di carbonio;

numerose misure di supporto allo sviluppo di energie rinnovabili;

maggior ricorso al nucleare e minor utilizzo della tecnologia di cattura e stoccaggio del carbonio (CSC);

maggior utilizzo della tecnologia di CSC e minor ricorso al nucleare.

3.3   Partendo dagli scenari tracciati, la Commissione giunge a dieci conclusioni riguardo al cambiamento strutturale del sistema energetico. Dal quadro generale che emerge risulta che la decarbonizzazione è possibile e che, a lungo termine, dovrebbe essere meno costosa delle politiche attuali. Ciò avverrà nel contesto di un mix energetico in cui l'elettricità svolge un ruolo crescente, con i prezzi in aumento, fino al 2030, in termini reali e quale percentuale della spesa delle famiglie. La spesa in conto capitale sarà più elevata, mentre i costi per il combustibile si ridurranno; sarà inoltre essenziale realizzare in tutto il sistema un livello molto elevato di risparmi energetici. La quota di energia rinnovabile (FER) aumenterà notevolmente in tutti gli scenari considerati e si presume che la tecnologia di CSC avrà un ruolo fondamentale e significativo nella trasformazione del sistema, mentre l'energia nucleare continuerà a fornire un importante contributo, con un'interazione crescente tra sistemi decentralizzati e centralizzati man mano che aumenteranno le opzioni disponibili.

3.4   La tabella di marcia rileva che la sicurezza energetica richiede una politica specificamente europea in materia di sicurezza energetica e lo sviluppo di infrastrutture e di relazioni con i paesi terzi di transito e produttori. Le politiche per lo sviluppo di nuove tecnologie, l'integrazione di energie rinnovabili sul mercato, l'efficienza e il risparmio energetico, nonché la creazione di infrastrutture saranno più efficienti se coordinati a livello europeo.

3.5   Tutti gli scenari comporteranno cambiamenti e adattamenti da parte degli utilizzatori di energia e la Commissione rileva la necessità di un impegno e di un coinvolgimento pubblico oltre al riconoscimento dell'impatto sociale. Saranno necessari maggiori investimenti nella ricerca e sviluppo e nell'innovazione tecnologica e si dovranno affrontare le questioni ancora pendenti in materia di mercato unico e di regolamentazione. Le infrastrutture energetiche dovranno subire notevoli migliorie ed acquisire nuove capacità, mentre gli Stati membri e gli investitori avranno bisogno di punti di riferimento concreti. La Commissione prevede di elaborare altre comunicazioni sui temi pertinenti, come le energie rinnovabili, il mercato interno, il CSC, la sicurezza nucleare e le tecnologie energetiche, che comporranno il quadro politico in vista del 2030.

4.   Osservazioni generali

4.1   Dal momento che il futuro riserva numerose incertezze tecniche e politiche, il CESE accoglie con favore il metodo, adottato dalla tabella di marcia, di tracciare scenari alternativi in vista del 2050 che consente di confrontare e valutare l'impatto di sviluppi tecnici, mix politici e eventi esterni tra loro diversi.

4.2   Si riscontra una certa mancanza di trasparenza quanto alla metodologia adottata per tracciare questi scenari e alle ipotesi ad essa sottese. Sono quindi necessarie maggiori informazioni che consentano ad altri esperti di verificare questo approccio e di tracciare altri scenari basati su ipotesi diverse. Il CESE ritiene tuttavia che le informazioni contenute negli allegati alla tabella di marcia costituiscano un passo avanti e appoggia la principale conclusione da essa formulata: un livello sostanziale di decarbonizzazione è raggiungibile entro il 2050 e tale risultato fornirà, a lungo termine, all'Europa una base energetica ben più sicura e sostenibile - rispetto a quanto avverrà se invece proseguirà le politiche attuali - e a un costo ampiamente comparabile nei 40 anni che ancora ci separano dal 2050. Tuttavia, sebbene gestibili, le sfide della tabella di marcia connesse alla decarbonizzazione sono molto importanti e al loro superamento si frappongono attualmente molti ostacoli.

4.3   La tabella di marcia evidenzia modalità diverse per conseguire la decarbonizzazione. Tutte presentano alcuni elementi fondamentali comuni - una forte incentivazione dell'efficienza energetica, una grande espansione delle energie rinnovabili, un maggior ricorso all'elettricità nel mix energetico, una rete più estesa e intelligente e nuove disposizioni per immagazzinare l'elettricità o garantire una capacità di riserva. Altri elementi dipendono maggiormente da progressi tecnologici non ancora del tutto collaudati o dalla base di risorse e dalle scelte di singoli paesi (carbone pulito, energia nucleare, ecc.). L'adesione da parte dell'opinione pubblica e le variazioni di costo restano fattori costanti in tutte le opzioni, e nessuna scelta è priva di rischi.

4.4   Il CESE concorda con questa analisi e con la conclusione implicita secondo cui l'UE dovrebbe concentrare i propri sforzi primari collettivi sul fatto di portare avanti gli elementi comuni necessari in tutta Europa nel modo più rapido, coerente ed efficiente possibile.

4.5   Il CESE concorda altresì con l'analisi, condotta nella tabella di marcia, riguardo alle principali sfide e opportunità da considerare a livello europeo per trasformare il sistema energetico, ripensare i mercati dell'energia, mobilitare gli investitori, garantire l'impegno del pubblico e orientare il cambiamento a livello internazionale. Il CESE è pronto a riconoscere la validità delle priorità proposte, tenendo conto delle obiezioni e delle osservazioni formulate più avanti, in particolare nella sezione conclusiva che individua dieci condizioni o aspetti fondamentali da affrontare con urgenza per poter compiere dei progressi.

4.6   Il CESE resta tuttavia sgomento di fronte al ritardo già accumulato dall'UE e da alcuni suoi Stati membri nel perseguire gli obiettivi esistenti. Il CESE chiede quindi che si riconosca che la portata di questo ritardo è mascherata dal declino dei processi produttivi ad alto tenore di carbonio, dalla loro espansione in altre parti del mondo e dalle conseguenti importazioni nell'UE.

4.7   Gli sviluppi tecnologici hanno bisogno di tempo per poter essere completamente disponibili a prezzi competitivi. Gli investimenti nell'energia presentano un ciclo particolarmente lungo, solitamente di 40 anni, e ciò costringe l'UE e gli Stati membri a stabilire al più presto degli obiettivi indicativi per il 2030, accompagnati da politiche di sostegno, al fine di evitare di impegnare risorse in impianti a elevata intensità di carbonio. È la stessa tempistica di questi cicli di investimenti a poter determinare il ritmo dei progressi compiuti verso l'obiettivo finale del 2050 - e a stabilire se tale obiettivo sia effettivamente raggiungibile. Sarà necessario che la buona volontà politica e quella imprenditoriale convergano prendendo la forma di azioni concrete attraverso programmi e una legislazione di sostegno.

4.8   Attualmente l'efficienza e il risparmio energetici non vengono perseguiti a un ritmo sufficientemente sostenuto, soprattutto alla luce dei negoziati interistituzionali sull'attuale proposta di direttiva in materia di efficienza energetica. L'imminente riesame da parte della Commissione dei programmi nazionali a favore dell'efficienza energetica dovrebbe favorire ulteriori azioni, senza dimenticare che una riduzione della domanda può anche influire sugli investimenti nell'energia. Nel campo delle energie rinnovabili, i progressi sono frenati dal sostegno incostante dei governi nazionali e, in alcuni casi, da resistenze a livello locale. Anche in termini di modernizzazione della rete e stoccaggio dell'energia si procede troppo lentamente. Una rete «intelligente» realmente flessibile comporta ulteriori costi di investimento, ma il CESE ritiene che i benefici derivanti dal fatto di creare le fondamenta di una Comunità europea dell'energia - di vantaggio reciproco - siano preponderanti. Ulteriori osservazioni al riguardo sono contenute nel parere sugli orientamenti per le infrastrutture energetiche transeuropee (1).

4.9   Il prezzo del carbonio, che avrebbe dovuto essere stabilito dal sistema europeo di scambio delle quote di emissione (emission trading system, ETS), è fin troppo basso e volatile per fornire un segnale utile agli investitori. Tuttavia vanno ulteriormente analizzate le conseguenze derivanti dall'ipotesi che l'ETS porti in futuro il prezzo unitario a un livello elevato (200-300 EUR/tonnellata nel 2040-2050). Queste ed altre questioni ancora irrisolte ostacolano la realizzazione delle dieci condizioni che la tabella di marcia giudica necessarie per poter compiere dei progressi. Una prima condizione deve essere quella di esaminare tali problemi con spirito aperto e onesto, e di risolverli prontamente in modo da poter fare ulteriori passi avanti.

4.10   A più lungo termine ciò renderà l'economia europea più resistente e competitiva nel mondo, rispetto a quanto avverrà se si proseguiranno le politiche esistenti. A più breve termine, invece, gli investimenti necessari porteranno inevitabilmente a un aumento del prezzo dell'energia e a costi aggiuntivi per i consumatori, le aziende o i governi (o probabilmente per una combinazione di tutti e tre). È anche possibile che l'impatto sia diverso a seconda degli Stati membri, i quali differiscono attualmente in modo sostanziale per quanto riguarda il loro grado di dipendenza dai combustibili fossili, i loro livelli di efficienza energetica e il loro potenziale di sviluppo delle energie rinnovabili.

4.11   A questo proposito, la dipendenza dal carbone nella produzione di energia elettrica che continuerà verosimilmente a interessare alcuni paesi d'Europa, unita all'interesse crescente per le potenzialità del gas di scisto, richiederà sforzi congiunti di ricerca e di finanziamento per poter attuare programmi di CSC complementari. Il gas di scisto, sebbene utile per ridurre la dipendenza energetica da paesi terzi, comporta rischi ambientali rilevanti che devono essere valutati appieno. L'introduzione dei principi di condivisione degli oneri e la ripartizione dei costi per i programmi infrastrutturali di grandi dimensioni tra i diversi paesi interessati costituiscono condizioni necessarie. I paesi che dipendono dal carbone per la produzione di energia hanno bisogno di un incoraggiamento solidale e di incentivi per realizzare il massimo sforzo di decarbonizzazione.

4.12   Secondo l'avviso del CESE, l'impatto di tutte queste iniziative va valutato a fondo, discusso e accettato da tutte le parti interessate, e occorre adottare misure per condividere l'onere dell'adeguamento in base alle capacità e secondo uno spirito di solidarietà a livello europeo e di singolo Stato membro. L'esperienza mostra che le comunità possono essere portate ad accettare la necessità di un cambiamento e i costi derivanti da tali trasformazioni, ma solo se sono coinvolte a fondo, se ritengono di non essere svantaggiate ingiustamente e se riescono a capire e ad accogliere le motivazioni. I governi nazionali devono offrire ai loro cittadini gli strumenti per partecipare ai cambiamenti previsti, devono definire gli obiettivi in modo chiaro e giustificare le ragioni delle misure da prendere.

4.13   È anche essenziale proteggere i consumatori più vulnerabili dall'impatto prodotto da un aumento dei prezzi dell'energia e tutelare le aziende più vulnerabili dalla concorrenza sleale praticata da regioni, al di fuori dei confini dell'UE, che non sono soggette alle medesime restrizioni. Gli Stati membri o le regioni che riscontrano problemi particolari a realizzare questa conversione energetica possono aver bisogno di ulteriore sostegno tramite i fondi strutturali o altri meccanismi; il ricorso a programmi di sostegno diversi non dovrà però creare disparità di concorrenza tra i paesi e le regioni. Si dovrà al contrario considerare la questione di armonizzare i programmi di sostegno giustificati, nonché i principi per la ripartizione dei costi dei grandi progetti infrastrutturali tra i singoli paesi. Vanno anche considerati i rischi connessi, propri dei processi di pianificazione centrale che tutto ciò richiede.

4.14   La Commissione europea dovrebbe controllare in modo efficace le strategie degli Stati membri dell'UE per garantire gli interessi dei consumatori e l'applicazione delle tecnologie intelligenti e a basso tenore di carbonio secondo il principio dell'efficienza dei costi. In particolare, un mercato interno ben funzionante, il rafforzamento dei poteri e dell'indipendenza degli organismi di regolamentazione nel settore dell'energia e obblighi del servizio universale di ampio respiro dovrebbero essere tutti inquadrati in un contesto di trasparenza, responsabilizzazione e informazione del pubblico in merito al consumo sostenibile.

4.15   Al momento attuale, l'ulteriore espansione delle fonti rinnovabili incontra anch'essa difficoltà. Dal punto di vista tecnico, non sono stati ancora realizzati piani e investimenti che integrino l'ulteriore espansione di fonti di approvvigionamento variabili e ampiamente distribuite nella rete e nel sistema di stoccaggio. Dal punto di vista economico, nonostante il continuo calo del costo unitario medio delle energie rinnovabili, esse restano comunque un'alternativa più costosa, per la produzione di elettricità, rispetto ai metodi convenzionali (in particolare le centrali a gas). Da parte dei consumatori si riscontra una certa resistenza a livello locale all'installazione di alcuni tipi di impianto (soprattutto le centrali eoliche). In vista della scadenza 2050, quindi, benché lo scenario che prevede un elevato utilizzo delle energie rinnovabili appaia come l'ipotesi più attraente, che offre la maggiore sicurezza di approvvigionamento e costi dei combustibili utilizzati teoricamente pari a zero (energia solare, eolica, ecc.), il problema di realizzare tale scenario partendo dalla situazione attuale risulta il più difficile da risolvere e richiederà una leadership politica molto decisa e coerente per conseguire questo obiettivo. Anche in questo caso, le argomentazioni finora formulate restano valide nella misura in cui saranno disponibili sistemi di stoccaggio dell'energia che non producono emissioni di carbonio o centrali elettriche di riserva per compensare la natura incostante di buona parte delle risorse rinnovabili.

4.16   Gestire la conversione richiederà sforzi convinti e coordinati a tutti i livelli. È necessaria un'azione forte a livello europeo per stabilire standard comuni di efficienza energetica in tutti i settori, promuovere l'innovazione nelle tecnologie principali, integrare il mercato e armonizzare le misure fiscali e i sistemi di incentivazione, riformare l'ETS, coordinare i piani per porre in essere una rete intelligente, sistemi di stoccaggio dell'energia integrati di portata europea, ecc. Un riesame tempestivo della strategia Energia 2020 viene giudicato essenziale prima di stabilire la traiettoria finale che condurrà l'Europa verso il 2030 o il 2050. Il CESE auspicherebbe la stesura di una relazione per ciascun paese e per ciascun settore dedicata ai tre principali obiettivi stabiliti per il decennio in corso.

4.17   Il CESE ritiene essenziale che la Commissione e gli Stati membri stabiliscano un meccanismo efficace per portare avanti la trasformazione in modo concertato. Il CESE è favorevole a istituire in tempi brevi una Comunità europea dell'energia e al tempo stesso sollecita la Commissione e gli Stati membri, insieme agli organismi di regolamentazione e di gestione dell'energia, a creare un meccanismo di cooperazione che consenta loro di lavorare insieme come se la Comunità dell'energia esistesse già.

5.   Osservazioni specifiche

5.1   Mix energetico

5.1.1   La decarbonizzazione del sistema energetico in Europa potrebbe costituire un vero vantaggio per la competitività del nostro continente nel medio termine. Essa comporterà cambiamenti radicali nel mix di produzione energetica dei singoli Stati membri, nonché un graduale allontanamento dai combustibili fossili (petrolio, gas, carbone) che ancora costituiscono l'80 % del mix energetico europeo. I combustibili fossili sono per lo più importati, e ciò mette l'UE in una situazione di dipendenza finanziaria ed economica (quasi il 55 % dell'energia consumata nell'UE viene da fonti situate all'esterno del suo territorio). Gli acquisti annui di petrolio e gas nell'UE ammontano a 270 e a 40 miliardi di EUR rispettivamente e il costo sostenuto per ottenere tali combustibili rischia di incrementare ulteriormente nei prossimi anni a motivo della volatilità dei loro prezzi.

5.1.2   Il passaggio a fonti locali di energia a basso tenore di carbonio sarà meno costoso per l'Europa rispetto al fatto di mantenere un sistema energetico dipendente dalle importazioni di energia primaria, soprattutto nel quadro di una domanda mondiale in costante crescita. Un sistema di fonti di energia diffuse stimola l'economia locale e la creazione di posti di lavoro e rafforza la consapevolezza energetica della società. Il suo sviluppo potrebbe contribuire fortemente al conseguimento degli obiettivi UE in materia di clima ed energia. I progressi nella realizzazione di un sistema di fonti energetiche locali a basse emissioni di carbonio dipendono dalle politiche energetiche e finanziarie degli Stati membri. Si attendono iniziative più decise da parte della Commissione a sostegno delle politiche nazionali per lo sviluppo delle fonti locali di energia.

5.1.3   In questo senso, l'energia rinnovabile andrebbe incoraggiata al pari di qualunque tecnologia che possa contribuire a conseguire l'obiettivo della decarbonizzazione a un costo inferiore. Anche la biomassa può svolgere un ruolo, ma sarà importante garantire che i metodi prescelti contribuiscano alla riduzione delle emissioni di carbonio, grazie a un'analisi dell'intero ciclo di vita, e non mettano a rischio l'approvvigionamento alimentare. In tutta Europa l'energia nucleare suscita preoccupazione e reazioni contrarie al suo sviluppo. Il nucleare potrebbe tuttavia contribuire a produrre questa conversione del sistema energetico e a ridurre le emissioni di carbonio nei paesi che hanno optato per questa forma di energia, consentendo di abbassare i costi del sistema di elettricità e i prezzi; c'è però da chiedersi se una parte dei costi - ad esempio, quelli connessi alla sicurezza, allo stoccaggio dei residui, alla disattivazione e alla responsabilità - risulti esternalizzata o socializzata.

5.1.4   L'elettricità deve svolgere un ruolo più importante rispetto ad oggi, in quanto può contribuire ampiamente alla decarbonizzazione dei trasporti e al riscaldamento/raffreddamento. Il previsto raddoppio della quota detenuta dall'elettricità rispetto al consumo finale di energia va accompagnato da un cambiamento radicale dei metodi di produzione e dall'introduzione di disposizioni che ne prevedono lo scambio tra paesi europei, nonché da un aumento della concorrenza reale tra produttori e venditori di energia.

5.1.5   Il petrolio dovrebbe continuare ad essere utilizzato principalmente come carburante per il trasporto di merci e passeggeri sulle lunghe distanze; quanto al gas, può invece fungere da sostituto temporaneo delle fonti più inquinanti di energia (come il carbone e il petrolio) anche se il suo ruolo primario nel periodo fino al 2050 dovrebbe essere quello di combustibile di transizione nel passaggio a fonti energetiche a basso tenore di carbonio. In questa prospettiva, sarebbe opportuno analizzare più attentamente le risorse di gas disponibili nell'UE, in quanto esse potrebbero contribuire in modo sostanziale alla sua indipendenza energetica.

5.1.6   Quanto ai combustibili fossili in generale, l'Europa dovrebbe condurre con urgenza ulteriori ricerche sulle condizioni di localizzazione e sugli aspetti economici del CSC, da associare all'assegnazione di un valore realistico al carbonio e a una maggiore sensibilizzazione del pubblico.

5.1.7   In particolare tre settori di attività dovranno modificare radicalmente la loro organizzazione. La produzione elettrica deve ridurre le proprie emissioni almeno del 95 %: ciascuno Stato membro sarà libero di trovare un proprio equilibrio tra energie rinnovabili, nucleare e CSC. L'edilizia ad uso abitativo o commerciale dovrà anch'essa subire degli adattamenti, nel senso che dovrà puntare a una riduzione del 90 % delle emissioni sulla base di standard più rigorosi da applicare alla costruzione di nuovi edifici e al consumo energetico delle nuove apparecchiature, nonché al rinnovo di edifici esistenti. L'industria da parte sua dovrà ridurre le proprie emissioni di carbonio dell'85 % e verificare il rischio potenziale di rilocalizzazione delle emissioni (carbon leakage) dovuta allo spostamento della produzione in paesi che applicano standard meno rigorosi in materia.

5.2   Impegno industriale e finanziario

5.2.1   La transizione verso un'energia sostenibile fornirà un'occasione per dare nuovo stimolo all'industria europea, per generare attività e per condurre un riesame completo delle modalità di produzione e consumo nell'UE. La competitività europea va sostenuta dalla ricerca, dall'innovazione e dalla capacità di introdurre tecnologie pulite sul mercato. Alla luce di quanto sopra, l'UE e i suoi Stati membri devono assegnare priorità a progetti su larga scala con la partecipazione di operatori europei, che servano l'industria in generale e le PMI in particolare. Inoltre bisogna considerare e valutare il ruolo della produzione energetica localizzata.

5.2.2   La transizione verso un'economia a basso tenore di carbonio deve promuovere l'occupazione nel mercato interno. In parallelo con la trasformazione dell'industria dell'energia, occorre creare le condizioni giuste per sviluppare l'occupazione. I settori dell'edilizia e dell'energia rinnovabile dovrebbero essere in grado di creare qualcosa come 1,5 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2020.

5.2.3   Il CESE concorda con la valutazione condotta dalla Commissione secondo cui un ulteriore apporto sotto forma di investimenti (dell'ordine di 270 miliardi di EUR l'anno fino al 2050, pari all'1,5 % del PIL dell'UE) aiuterebbe l'Europa a stimolare la crescita. Solo in termini di importazioni di idrocarburi si potrebbero risparmiare da 175 a 320 miliardi di EUR l'anno. Gli investitori chiedono però, da parte loro, un quadro di mercato coerente e comune in tutta l'Europa, nonché una maggiore collaborazione tra Stati membri. Andrebbero sviluppati strumenti d'investimento finanziario innovativi, in particolare per sostenere le PMI nel settore dell'energia.

5.2.4   Occorre raccogliere le risorse finanziarie necessarie ed andare oltre i sistemi di sostegno a livello nazionale che si sono rivelati inefficaci e soffocano la concorrenza. Il riesame, previsto nel 2013, del quadro degli aiuti di Stato a favore dell'ambiente dovrebbe consentire di incentivare la promozione di tutte le tecnologie in grado di contribuire alla riduzione delle emissioni di carbonio.

5.3   Come migliorare e ridurre il consumo di energia: maggior efficienza e scambi di energia tra Stati membri

5.3.1   Occorre una spinta importante a livello europeo per ridurre il consumo energetico, migliorare le modalità di utilizzo - promuovendo i comportamenti improntati al risparmio energetico e le tecnologie a minore intensità energetica - ed effettuare scambi di energia secondo criteri di efficienza. L'edilizia (39 % del consumo finale di energia in Europa), i trasporti (30 %) e l'industria (25 %) richiedono tutti un quadro comune di norme vincolanti. Vi è ampio spazio per un risparmio energetico: i settori dell'industria e dei trasporti potrebbero ridurre il loro consumo energetico rispettivamente del 19 e del 20 %.

5.3.2   Il CESE raccomanda di proseguire in modo razionale le azioni intraprese nell'ambito del pacchetto UE su clima ed energia, tenendo conto della necessità di sostenere i paesi dell'Europa centrale e orientale.

5.3.3   La crescita sostenuta delle energie rinnovabili nel Mar del Nord e potenzialmente - ma in misura minore - nel Mar Baltico, nonché dell'energia solare ed eolica nell'Europa meridionale richiederà infrastrutture nuove e «più intelligenti» per migliorare gli scambi tra le regioni e i paesi d'Europa. Lo sviluppo di queste «reti intelligenti» potrebbe consentire di ridurre il consumo del 9 % e le emissioni di carbonio di un valore che oscilla tra il 9 e il 15 %. Si dovranno così effettuare investimenti prioritari in queste infrastrutture strategiche, stimati tra 1 500 e 2 200 miliardi di EUR fino al 2050, allo scopo di modernizzare e sviluppare le reti europee del gas e dell'elettricità.

5.3.4   Potrebbe rivelarsi utile se gruppi di Stati membri appartenenti a una regione geografica specifica coordinassero i loro mix, le loro infrastrutture e le loro regole di mercato in materia di energia per condividere i vantaggi derivanti dalle varie fonti energetiche a loro disposizione. Se fossero maggiormente interconnessi e armonizzati, i loro mercati risulterebbero più resistenti alle fluttuazioni della produzione e del consumo, oltre ad essere in una posizione migliore per garantire sicurezza di approvvigionamento di fronte ai bisogni energetici dell'UE.

5.4   Coinvolgimento del pubblico nella transizione verso un'energia sostenibile

5.4.1   L'adesione alle scelte energetiche (energia nucleare, stoccaggio CSC, parchi eolici, linee ad alta tensione ecc.) da parte dell'opinione pubblica costituisce un'ulteriore sfida per le democrazie d'Europa. Il CESE, al pari dei consigli economici e sociali nazionali, delle organizzazioni di consumatori e di altre ONG, hanno un ruolo centrale da svolgere nel promuovere l'informazione chiara e trasparente in merito a queste politiche e nel riuscire a coinvolgere meglio il pubblico. La tabella di marcia è un'occasione per sviluppare la democrazia partecipativa riguardo a una questione che tocca da vicino ogni singolo cittadino.

5.4.2   Il CESE suggerisce di avviare un'ampia campagna di informazione e sensibilizzazione per comunicare al pubblico europeo quali opzioni sono disponibili nel caso della transizione energetica, qual è il ruolo centrale delle infrastrutture e quale comportamento dovranno adottare i cittadini d'Europa in termini di consumo energetico.

5.4.3   Il CESE ritiene che la creazione di un forum della società civile europea servirebbe a facilitare il flusso delle informazioni all'interno dell'UE coinvolgendo periodicamente tutte le parti interessate a livello locale, regionale, nazionale ed europeo in dibattiti congiunti sui principali aspetti della transizione verso un'energia sostenibile nel periodo compreso fino al 2050.

5.4.4   La creazione di una Comunità europea dell'energia consentirebbe altresì di concentrare l'attenzione sulla dimensione vitale e strategica dell'energia (accessibilità, tariffe e prezzi ragionevoli, regolarità, affidabilità, ecc.) e sui cambiamenti da introdurre nei prossimi 40 anni. La Comunità europea dell'energia incarnerebbe l'idea di un'Europa che sa ascoltare i cittadini e affronta questioni che li interessano direttamente. Questa iniziativa richiederebbe una maggiore armonizzazione sociale per poter rafforzare e dare un nuovo senso al progetto europeo.

5.4.5   Il CESE raccomanda di offrire un sostegno più convinto alle iniziative degli enti locali e regionali i quali si trovano in prima linea quando si tratta di mobilità intelligente, infrastrutture e trasporti, progetti di costruzione o di ristrutturazione edilizia, reti di riscaldamento e raffreddamento e pianificazione urbana. Il CESE ritiene che le loro iniziative andrebbero incoraggiate, in quanto esse promuovono, in molti casi, politiche energetiche innovative, decentrate e democratiche.

Bruxelles, 23 maggio 2012

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Staffan NILSSON


(1)  Orientamenti per le infrastrutture energetiche transeuropee. GU C 143, del 22 maggio 2012, pag. 125.


ALLEGATO

al Parere del Comitato economico e sociale europeo

I seguenti brani del parere della sezione sono stati respinti in favore degli emendamenti o compromessi adottati dall'Assemblea, ma hanno ottenuto un numero di voti favorevoli pari ad almeno un quarto dei voti espressi:

1.1

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) accoglie con favore la Tabella di marcia per l'energia 2050 e il suo obiettivo di offrire un quadro alla politica concordata di sostanziale decarbonizzazione del settore energetico in Europa da realizzare entro tale data (Consiglio europeo, ottobre 2009). La sfida non consiste soltanto nell'ottenere un mix energetico a basso tenore di carbonio che sia sostenibile e sicuro in un mercato competitivo, ma anche nel convincere la società civile che si tratta di un obiettivo raggiungibile.

Esito della votazione: 88 voti favorevoli all'emendamento, 41 contrari e 13 astensioni.

4.5

Il CESE concorda altresì con l'analisi, condotta nella tabella di marcia, riguardo alle principali sfide e opportunità da considerare a livello europeo per trasformare il sistema energetico, ripensare i mercati dell'energia, mobilitare gli investitori, garantire l'impegno del pubblico e orientare il cambiamento a livello internazionale. Ferme restando le osservazioni più dettagliate fornite in seguito, il CESE sostiene le priorità suggerite nella tabella di marcia, in particolare la sezione conclusiva che individua dieci condizioni o aspetti fondamentali da affrontare con urgenza per poter compiere dei progressi.

Esito della votazione: 75 voti favorevoli all'emendamento, 51 contrari e 24 astensioni.

5.1.3

In questo senso, l'energia rinnovabile andrebbe incoraggiata al pari di qualunque tecnologia che possa contribuire a conseguire l'obiettivo della decarbonizzazione a un costo inferiore. Anche la biomassa può svolgere un ruolo, ma sarà importante garantire che i metodi prescelti contribuiscano alla riduzione delle emissioni di carbonio, grazie a un'analisi dell'intero ciclo di vita, e non mettano a rischio l'approvvigionamento alimentare. L'energia nucleare potrebbe contribuire a produrre questa conversione del sistema energetico e a ridurre le emissioni di carbonio nei paesi che hanno optato per questa forma di energia, consentendo di abbassare i costi del sistema di elettricità e i prezzi; c'è però da chiedersi se una parte dei costi - ad esempio, quelli connessi alla sicurezza, allo stoccaggio dei residui, alla disattivazione e alla responsabilità - risulti esternalizzata o socializzata.

Esito della votazione: 89 voti favorevoli all'emendamento di compromesso, 53 contrari e 8 astensioni.


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