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Document 52012IE1049

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Cooperative e ristrutturazione» (parere d'iniziativa)

OJ C 191, 29.6.2012, p. 24–29 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

29.6.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 191/24


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Cooperative e ristrutturazione» (parere d'iniziativa)

2012/C 191/05

Relatrice: ZVOLSKÁ

Correlatore: OLSSON

Il Comitato economico e sociale europeo ha deciso, in data 14 luglio 2011, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del Regolamento interno, di elaborare un parere di iniziativa sul tema:

Cooperative e ristrutturazione.

La commissione consultiva per le trasformazioni industriali, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 12 aprile 2012.

Alla sua 480a sessione plenaria, dei giorni 25 e 26 aprile 2012 (seduta del 25 aprile), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 148 voti favorevoli, nessun voto contrario e 1 astensione.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1

Per la loro stessa natura e grazie al loro modello aziendale, le cooperative contribuiscono alla strategia Europa 2020. Esse gestiscono attualmente il cambiamento in maniera socialmente responsabile ed economicamente efficiente, contribuiscono alla coesione sociale e territoriale e organizzano modelli aziendali innovativi per accrescere la competitività. Tutto ciò dovrebbe essere messo in evidenza nel corso del 2012, Anno internazionale delle cooperative.

1.2

A parte qualche rimarchevole eccezione in alcuni settori, le cooperative rappresentano una percentuale ridotta dell'economia europea. Tuttavia, i dati illustrati nel presente parere mostrano che, in tempi di crisi, le cooperative hanno maggiore capacità di resistenza e sono più stabili rispetto alle altre forme di impresa e che sviluppano inoltre nuove iniziative imprenditoriali. Questo può essere ricondotto alla specificità delle imprese cooperative, caratterizzate da un approccio a lungo termine, da un forte radicamento territoriale, dalla promozione degli interessi dei membri e dall'importanza che esse attribuiscono alla cooperazione reciproca. È essenziale diffondere e sviluppare l'evidente eccellenza del modello cooperativo all'interno delle politiche nazionali ed europee.

1.3

Il Trattato riconosce la diversità delle forme d'impresa, e la recente sentenza della Corte di giustizia europea (sentenza della Corte (Prima sezione) dell'8 settembre 2011 - Cause riunite da C-78/08 a C-80/08) riconosce le peculiarità delle cooperative, legittimando pertanto l'adozione di politiche specifiche.

Raccomandazioni per le politiche dell'UE

1.4

Tutte le politiche UE che contribuiscono a una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, così come le pertinenti iniziative faro della strategia Europa 2020, dovrebbero tener conto delle cooperative. Occorre garantire parità di condizioni tra quest'ultime e le altre forme di impresa e preservare allo stesso tempo gli obiettivi e i metodi di lavoro delle cooperative stesse.

1.5

Al fine di porre in evidenza la particolare esperienza delle cooperative nella ristrutturazione, esse dovrebbero essere coinvolte negli obiettivi perseguiti dalla politica industriale dell'UE e nelle azioni intraprese nell'ambito di quest'ultima, compresa l'iniziativa faro Una politica industriale per l'era della globalizzazione.

1.6

La Commissione europea e la BEI (Banca europea per gli investimenti)/il FEI (Fondo europeo per gli investimenti) devono assicurarsi che anche il settore delle cooperative possa avere accesso ai meccanismi finanziari a livello UE (incluso il piano d'azione per il finanziamento delle PMI proposto nell'Atto per il mercato unico), e impegnarsi in modo particolare affinché ciò avvenga, individuando anche strumenti specifici. Inoltre, il ruolo di intermediazione degli strumenti finanziari della BEI per le banche di credito cooperativo di dimensioni minori andrebbe agevolato, semplificando in particolare i requisiti amministrativi.

1.7

Le nuove norme in materia di appalti pubblici e aiuti di Stato (pacchetto Almunìa) dovrebbero entrare in vigore prima possibile. Tali norme e la loro attuazione negli Stati membri dovrebbero essere semplificate e includere misure specifiche volte a migliorare le opportunità per le cooperative sociali che impiegano persone disabili o altri gruppi svantaggiati. Esse dovrebbero inoltre contemplare i casi delle cooperative che gestiscono beni confiscati provenienti da attività illecite (cfr. l'esempio dei beni confiscati alla mafia in Italia).

1.8

Conformemente alla proposta del CESE relativa allo sviluppo di un quadro che agevoli la partecipazione finanziaria dei lavoratori, occorre introdurre dei provvedimenti volti a facilitare il trasferimento delle imprese ai dipendenti. In particolare, le cooperative di lavoro e le acquisizioni da parte dei lavoratori (workers buy-out) dovrebbero essere sostenute da una linea di bilancio specifica dell'UE, che includa anche gli strumenti finanziari.

1.9

I programmi e i fondi previsti per il prossimo periodo di programmazione finanziaria dell'UE 2014-2020 (in particolare i fondi strutturali) devono trasformarsi in importanti strumenti a sostegno delle cooperative. Nella definizione dei programmi operativi occorre orientare le misure e le priorità verso il sostegno allo sviluppo sostenibile dell'impresa e la ristrutturazione responsabile, oltre a includere misure come i trasferimenti delle imprese ai dipendenti, le cooperative sociali, lo sviluppo locale e l'innovazione sociale tramite il ricorso a sovvenzioni globali e ad altri strumenti finanziari.

1.10

Il CESE chiede che nel 2012 venga adottato un regolamento semplificato relativo alla Società cooperativa europea, che andrebbe integrato da un aggiornamento sulle modalità di attuazione dei principi cooperativi nelle legislazioni nazionali.

1.11

Il CESE invita Eurofound (la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro) e, in particolare, il suo Centro europeo di monitoraggio del cambiamento, a collaborare con il settore delle cooperative per esaminare in dettaglio il ruolo svolto da queste ultime nella ristrutturazione.

1.12

Il prossimo programma di ricerca dell'UE Orizzonte 2020 dovrebbe contenere dei riferimenti specifici all'analisi dei fattori che sono alla base della resistenza delle cooperative nei periodi di crisi.

1.13

Con i loro obiettivi e il loro modello di governance, le cooperative sono parti interessate naturali dell'iniziativa per l'imprenditoria sociale recentemente lanciata dalla Commissione europea. Le azioni chiave proposte dovrebbero pertanto essere rivolte anche al settore delle cooperative. L'esperienza delle cooperative con gli strumenti finanziari su misura andrebbe tenuta in considerazione prima possibile anche nel quadro della recente proposta relativa ai fondi europei per l'imprenditoria sociale.

Raccomandazioni per le politiche degli Stati membri

1.14

Conformemente alla raccomandazione 193/2002 dell'OIL sulla promozione delle cooperative gli Stati membri dovrebbero creare un ambiente che favorisca il riconoscimento e lo sviluppo delle cooperative in tutti gli ambiti e i settori, e adottare una politica globale a sostegno del modello imprenditoriale cooperativo. In particolare, essi dovrebbero promuovere l'istruzione e la formazione in materia di cooperative sia per gli studenti che per i lavoratori, oltre a migliorare le statistiche per delimitare con precisione il settore delle cooperative e renderlo maggiormente visibile, ammodernare la legislazione sulle cooperative, introdurre gli strumenti finanziari adeguati e riconoscere il ruolo svolto dalle cooperative nel dialogo sociale a livello nazionale. Inoltre, gli Stati membri dovrebbero esaminare la possibilità di introdurre nella loro normativa il regime delle riserve indivisibili o dell'«asset lock» (blocco degli attivi) per le cooperative, un regime già esistente in buona parte dei paesi UE e che si è dimostrato un importante strumento di sviluppo.

1.15

Il CESE raccomanda ai CES nazionali di adottare dei pareri nell'ambito dell'Anno internazionale delle cooperative.

Raccomandazioni alle cooperative

1.16

È necessario che le cooperative migliorino la propria visibilità e rafforzino l'apprendimento reciproco sia all'interno che all'esterno del movimento cooperativo. All'interno di quest'ultimo, esse dovrebbero concentrarsi sulla «cooperazione tra cooperative»; dovrebbero inoltre elaborare degli orientamenti e diffondere attivamente le buone pratiche, ponendo un accento particolare sulla gestione dei cambiamenti; verso l'esterno, dovrebbero invece impegnarsi in partenariati con altre aziende private, autorità pubbliche e altri soggetti. Le relazioni sulla responsabilità sociale delle imprese (la RSI nella forma cooperativa) dovrebbero costituire uno strumento fondamentale ai fini della visibilità e della promozione.

1.17

Il settore delle cooperative dovrebbe inoltre stabilire delle norme per una buona gestione e per un severo audit interno, al fine di evitare l'abuso della forma cooperativa.

2.   Introduzione

2.1

L'obiettivo del presente parere è sottolineare come le imprese cooperative, grazie al loro particolare modello aziendale, anticipano e gestiscono i cambiamenti nei settori dell'industria e dei servizi nel contesto della crisi attuale, che ha avuto ripercussioni particolarmente gravi sull'occupazione - come indicato nelle recenti relazioni dell'OIL. Il parere intende accrescere la consapevolezza circa il ruolo delle cooperative come forma d'impresa che apre nuove prospettive in materia di innovazione sociale e contribuisce alla generazione e alla ripartizione della ricchezza in maniera sostenibile.

2.2

Il modello imprenditoriale cooperativo è incentrato sul fattore umano. Le imprese cooperative sono state definite dall'Alleanza cooperativa internazionale (ICA) come «un'associazione autonoma di persone volontariamente riunite per soddisfare le loro aspirazioni e bisogni economici, sociali e culturali comuni mediante un'impresa di cui la proprietà è collettiva e dove il potere è esercitato democraticamente» - una definizione riconosciuta anche da diverse istituzioni internazionali quali l'ONU, l'OIL e la stessa UE.

2.2.1

Il parere dovrebbe inoltre contribuire ai lavori in corso della CCMI sul tema della ristrutturazione (1).

2.3

L'identità delle cooperative è caratterizzata dai valori di democrazia, uguaglianza, solidarietà, trasparenza e responsabilità sociale. L'ICA ha definito sette principi che le cooperative sono tenute a osservare: «l'adesione volontaria e aperta a tutti, il potere democratico esercitato dai membri, la partecipazione economica dei membri, l'autonomia e l'indipendenza, l'educazione, la formazione e l'informazione, la cooperazione tra le cooperative e l'interesse per la collettività.»

2.4

Il modello imprenditoriale cooperativo è pienamente in linea con i valori del Trattato UE e con gli obiettivi della strategia Europa 2020. Le cooperative, che perseguono obiettivi sia di natura economica che sociale, sono un elemento indispensabile dell'«economia sociale di mercato».

2.5

Le cooperative perseguono l'obiettivo a lungo termine di sostenibilità economica e sociale mediante il rafforzamento delle capacità e l'autonomia degli individui, l'anticipo dei cambiamenti e l'ottimizzazione dell'impiego delle risorse.

2.6

I loro profitti non vengono utilizzati per massimizzare la remunerazione del capitale, ma sono distribuiti a favore di investimenti sostenibili. Le cooperative, incentrate sul fattore umano e controllate dai membri, sono ben radicate a livello locale; ciò non è in contraddizione con la loro capacità di operare sui mercati nazionali e internazionali.

2.7

La flessibilità e la creatività del metodo cooperativo hanno permesso alle cooperative di essere presenti in tutti i settori dell'economia, sia tradizionali che innovativi.

2.8

In Europa si contano 160 000 cooperative, detenute da 123 milioni di membri, in cui lavorano 5,4 milioni di persone.

2.9

La forma cooperativa d'impresa non è ben nota né tra i cittadini in generale, né nel settore privato o dell'amministrazione pubblica. In alcuni paesi le «cooperative» hanno addirittura una connotazione negativa, specialmente nei paesi dell'Europa centro-orientale, e non sono riconosciute come imprese a pieno titolo al pari di quelle convenzionali. In alcuni Stati membri, gli ostacoli che si frappongono allo sviluppo delle cooperative sono aumentati nel corso degli ultimi anni (ad esempio in Polonia, dove il progetto di una nuova normativa sulle cooperative ha tentato di ridurne l'autonomia e l'indipendenza, e in Italia, dove i vantaggi fiscali volti a compensare il ruolo sociale delle cooperative sono stati ridotti in maniera sostanziale).

2.10

L'accesso al capitale di rischio e al credito sui mercati convenzionali dei capitali non è facile per le cooperative.

2.11

Inoltre, non sempre le cooperative si trovano a parità di condizioni con le altre aziende, poiché la normativa nazionale ed europea e i programmi a sostegno delle imprese non tengono conto delle loro caratteristiche specifiche.

3.   Le sfide della ristrutturazione delle imprese in Europa

3.1

Stiamo assistendo a una ristrutturazione su larga scala come conseguenza della crisi dell'economia europea. L'attuazione di strategie di ristrutturazione socialmente responsabili è una condizione fondamentale per evitare ulteriori chiusure e fallimenti di imprese, preservare e creare occupazione, e organizzare il welfare sociale incentivando la competitività e lo sviluppo locale.

3.2

La Commissione europea ritiene che la ristrutturazione sia associata a una concezione più ampia di innovazione dell'impresa che dovrebbe «inserirsi in un'ottica a lungo termine dell'evoluzione e della guida dell'economia europea, affinché i cambiamenti siano effettivamente uno strumento per rafforzare la competitività». Per assicurare uno sviluppo territoriale sostenibile, ciò deve includere sia i modelli organizzativi che quelli sociali. A tal fine, la Commissione ritiene che l'innovazione «non nasca soltanto dalla ricerca e dalla tecnologia, ma anche da nuove soluzioni per il marketing e la gestione».

3.3

La Commissione europea osserva che «le imprese capaci di gestire la ristrutturazione in modo socialmente responsabile sono spesso quelle che ottengono i risultati migliori in termini di competitività e capacità di recupero» (2).

3.3.1

La Commissione ha inoltre espresso l'auspicio che una ristrutturazione responsabile preveda la partecipazione e il coinvolgimento dei lavoratori (3). Le parti sociali a livello dell'UE hanno stabilito i principi di una ristrutturazione «socialmente intelligente» in un testo congiunto che pone l'accento sull'importanza di creare e preservare l'occupazione.

3.4

La Commissione intende agevolare le condizioni per il trasferimento delle imprese ai dipendenti:

«I dipendenti sono particolarmente interessati alla sopravvivenza della loro impresa e hanno spesso una buona conoscenza del settore in cui lavorano. Spesso, però, non dispongono di mezzi finanziari adeguati e dell'assistenza necessaria per riprendere e gestire un'impresa. Una preparazione attenta e graduale dei trasferimenti ai lavoratori, organizzati in forma di cooperativa, può migliorare i tassi di sopravvivenza» (4). «Se non è possibile trovare un successore nella famiglia, il trasferimento ai dipendenti può spesso garantire la continuità dell'impresa». Tuttavia, «solo alcuni Stati membri incoraggiano questo tipo di trasferimento mediante agevolazioni fiscali specifiche sul reddito (…)» (5).

3.5

La Commissione ha invitato gli Stati membri a sviluppare un quadro per i trasferimenti delle imprese ai dipendenti basato sulle migliori pratiche al fine di evitare la chiusura; ne sono un esempio il sistema di «pagamento unico» (pago unico) in Spagna e la legge Marcora in Italia, che consentono di finanziare la costituzione di nuove cooperative tramite le indennità di disoccupazione.

4.   La specificità dell'economia cooperativa: capacità di resistenza e nuovi sviluppi anche in tempi di crisi

4.1

In tempi di crisi, le cooperative dimostrano una capacità di resistenza superiore rispetto a quella delle imprese convenzionali. Ciò è particolarmente vero per le banche di credito cooperativo, le cooperative di lavoro nell'industria e nei servizi, le cooperative sociali e le cooperative formate da PMI. Inoltre, il modello aziendale cooperativo si sta affermando anche in nuovi settori (energetico, delle libere professioni ecc.). Con la ristrutturazione si è aperto un ulteriore spazio per le cooperative, che possono così contribuire a un vero pluralismo dell'economia e in particolare delle imprese nella ricerca di modelli di produzione e consumo più sostenibili.

4.2

Secondo la relazione dell'OIL Resilience of the Cooperative Business Model in Times of Crisis (Resistenza del modello imprenditoriale cooperativo in tempi di crisi), le cooperative finanziarie continuano a essere solide da un punto di vista economico; le cooperative dei consumatori fanno registrare un aumento del fatturato e le cooperative di lavoro sono in crescita, laddove si opta sempre più per la forma di impresa cooperativa per far fronte alle nuove realtà economiche.

4.3

Ciò è particolarmente evidente nel settore bancario; non si è ancora registrato alcun fallimento tra le banche di credito cooperativo dell'UE, le quali, secondo i dati forniti dall'Associazione europea di banche cooperative, detengono una quota di mercato del 20 % dei depositi e finanziano circa il 29 % delle PMI in Europa. Negli scorsi anni, la loro quota di mercato è aumentata costantemente. Nel Regno Unito, le banche di credito cooperativo hanno quadruplicato la loro quota di mercato portandola dall'1,2 % del 2009 al 5 % del 2010. In Italia, negli ultimi 5 anni, il sistema delle banche di credito cooperativo (BCC) ha registrato un aumento del 49 % nei depositi, del 60 % nei prestiti e del 17 % nell'occupazione (mentre nel resto del settore bancario italiano l'occupazione subiva un calo del 5 %). A Cipro, secondo l'Amministrazione per la supervisione e lo sviluppo delle società cooperative, nel 2011 gli istituti di credito cooperativo hanno visto aumentare la propria quota di mercato (che è passata dal 35 al 38 % per i depositi e dal 27 al 29 % per i prestiti), a conferma del fatto che i ciprioti considerano tali istituti di credito cooperativo come un porto sicuro in tempi di crisi.

4.4

Nella sua nota del 16 agosto 2010 (staff position note SPN/10/10 Redisigning the Contours of the Future Financial System - Ridefinire il quadro del futuro sistema finanziario), il Fondo monetario internazionale sottolinea il ruolo essenziale delle banche di credito cooperativo: «Anche le banche di credito cooperativo più piccole o gli istituti a scopi mutualistici possono prosperare. Queste banche, che fanno minor affidamento sulle aspettative degli azionisti, in genere sono state capaci di evitare molti errori commessi dalle istituzioni di dimensioni maggiori del settore privato. Nonostante non siano sempre state considerate le istituzioni più efficienti, dinamiche o innovative, in molti paesi esse soddisfano in maniera affidabile e sicura le esigenze di credito delle piccole e medie imprese e di molte famiglie».

4.5

La CECOP (Confederazione europea delle cooperative sociali e di lavoro e delle altre imprese di proprietà dei lavoratori nei settori industriale e dei servizi) monitora dal 2009 gli effetti della crisi sulle imprese della sua rete. Le cooperative in paesi con un maggior livello di radicamento ed esperienza nel settore (Francia, Italia, Spagna) sembrano avere una maggiore capacità di resistenza alle «turbolenze» della crisi rispetto alle imprese convenzionali attive negli stessi settori e sugli stessi territori.

4.6

Le diverse tipologie di cooperative sociali svolgono un ruolo importante nel processo di ristrutturazione e sono state il principale volano dell'innovazione sociale. Le cooperative di inserimento lavorativo impiegano molte persone che hanno perso il lavoro e non sono potute tornare al normale mercato occupazionale. In alcuni paesi, le cooperative sociali costituiscono i principali datori di lavoro per le persone disabili (ad es. in Bulgaria, Repubblica ceca, Polonia, Italia …). Le cooperative di fornitura di servizi sociali sono coinvolte attivamente nella ristrutturazione del settore pubblico. Un nuovo e specifico fenomeno è quello delle cooperative italiane che gestiscono beni confiscati provenienti da attività illecite.

4.7

In un settore colpito gravemente dalle varie crisi, prendendo come metro di misura l'attività di costruzione di nuovi edifici, le cooperative edilizie si sono dimostrate molto più resistenti rispetto al settore privato. Il loro impegno per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra tramite l'aumento dell'efficienza energetica è inoltre molto più elevato. Questo aspetto è particolarmente importante in alcuni paesi UE, dove le cooperative realizzano vasti progetti di rinnovamento finanziati spesso dal Fondo europeo di sviluppo regionale (ad esempio nella Repubblica ceca e in Polonia).

4.8

Una rapida panoramica su alcuni paesi europei mostra gli ottimi risultati ottenuti dalle imprese cooperative in termini di crescita, occupazione, tassi di sopravvivenza e avvio di nuove imprese (cfr. Zevi A., Zanotti A., Soulage F. and Zelaia A. (2011), Beyond the crisis: Cooperatives, Work, Finance, Cecop Publications, Bruxelles 2011).

4.8.1

Nel Regno Unito il fatturato delle cooperative è cresciuto del 10 % nel 2009, mentre l'economia britannica faceva registrare una contrazione del 4,9 %. Nel 2010 il settore delle cooperative ha continuato a crescere del 4,4 % a fronte di un tasso di crescita complessivo dell'economia britannica pari all'1,9 %. Il numero di cooperative nel Regno Unito aumenta in maniera costante, con un incremento del 9 % nel 2010; si registra inoltre una crescita delle cooperative in tutti i settori dell'economia.

4.8.2

In Germania il settore delle cooperative è in espansione, in particolare nei settori dell'energia, delle PMI e della sanità. Negli ultimi tre anni si è registrato un aumento straordinario nella costituzione di nuove cooperative: 370 nel 2011, 289 nel 2012 e 241 nel 2009 (Genossenshaften in Deutschland - Cooperative in Germania - della DZ-Bank). Secondo la relazione DGRV Geschäftsbericht 2010, basata sui dati forniti da Creditreform-Datenbank, nel 2010 solo lo 0,1 % delle insolvenze interessava le cooperative: si tratta della cifra più bassa tra tutte le forme di impresa. Tuttavia, si è altresì constatato che il fatto di unirsi a una cooperativa riduce di molto il rischio di fallimento delle singole imprese che ne fanno parte.

4.8.3

In Francia il tasso di sopravvivenza delle cooperative di lavoro dopo tre anni è del 74 %, a fronte di una media nazionale del 66 %. In questo paese, 329 imprese sono state convertite in cooperative di lavoro tra il 2000 e il 2009. Oltre 250 di esse sono sopravvissute. Le cifre relative al 2010 confermano la tendenza al rialzo registrata in particolare negli ultimi tre anni; hanno avuto luogo oltre 50 nuove conversioni (relazione annuale della CG SCOP 2010).

4.8.4

In Italia, l'occupazione nel settore delle cooperative ha registrato un aumento del 3 % nel 2010, a fronte di un calo dell'occupazione privata totale pari all'1 %. La crisi nel welfare ha portato a un rapido incremento del numero di cooperative sociali. La maggior parte delle nuove cooperative sono di nuova costituzione, mentre circa una su quattro sono scorpori (spin off) promossi da altre cooperative. Le cooperative hanno una «aspettativa di vita» più lunga: un terzo di quelle create tra il 1970 e il 1989 esiste ancora, mentre per gli altri tipi di impresa la proporzione è di una su quattro. Anche il «tasso di mortalità» è inferiore: tra il 2006 e il 2009 ha cessato l'attività il 4 % delle cooperative, rispetto a oltre il 6 % per gli altri tipi di società. Il fallimento, la causa più drammatica che determina la chiusura, ha interessato il 2 % delle cooperative nel 2009 rispetto a una percentuale del 6 % per le altre imprese. L'occupazione all'interno delle cooperative è meno precaria in termini di tipologia di contratti di lavoro: sono stati offerti contratti a tempo determinato al 6 % dei neoassunti, rispetto all'11 % nelle altre imprese. Il 40 % del personale delle cooperative ha seguito delle formazioni, a fronte di una media nazionale del 26 %.

4.8.5

In Spagna, paese colpito in modo particolare dalla crisi, la contrazione dell'occupazione nel 2008 e nel 2009 è stata del 4,5 % nel settore delle cooperative, a fronte dell'8 % in quello delle imprese convenzionali. Tuttavia, nel 2010, le cooperative di lavoro hanno registrato un aumento del numero dei posti di lavoro pari allo 0,2 %, mentre l'occupazione totale diminuiva del 3,2 % nelle imprese convenzionali.

4.8.6

In alcuni paesi esistono situazioni simili a quelle descritte sopra. Ad esempio in Svezia il numero di cooperative di recente costituzione è proporzionalmente superiore a quello di altre nuove imprese, mentre il «tasso di mortalità» delle cooperative è inferiore rispetto alle imprese convenzionali. Anche a Cipro le cooperative registrano una crescita e, come sottolinea il governo cipriota, il loro contributo al miglioramento economico e sociale della società è di vitale importanza.

5.   Le cooperative e la gestione dei cambiamenti

5.1

Il particolare modello di governance basato sulla proprietà congiunta, sulla partecipazione democratica e sul controllo dei membri, così come la possibilità di fare affidamento sulle proprie risorse finanziarie e su reti di sostegno, spiegano la maggiore flessibilità e innovazione delle cooperative in termini di gestione del processo di ristrutturazione nell'arco della sua durata e di creazione di nuove opportunità imprenditoriali.

5.2

Una caratteristica fondamentale delle imprese cooperative è la loro prospettiva di lungo periodo. La crisi ha rafforzato l'adozione di un approccio a lungo termine per conseguire la sostenibilità economica e sociale per i membri delle cooperative; queste ultime sacrificheranno la remunerazione del capitale pur di mantenere l'occupazione e gli investimenti.

5.3

Un'altra caratteristica essenziale della governance delle cooperative è il loro radicamento nel territorio in cui operano. A differenza del settore privato, esse non attuano delocalizzazioni (un aspetto, questo, che non è incompatibile con la globalizzazione).

5.4

Visto il loro radicamento territoriale, il ruolo delle cooperative sta assumendo un'importanza sempre maggiore grazie al fatto che esse promuovono lo sviluppo sostenibile a livello locale, creano nuovi posti di lavoro e perseguono in questo modo obiettivi di interesse generale. Poiché la ristrutturazione avviene a livello locale, l'esperienza delle cooperative è una fonte importante da cui attingere nella ricerca di soluzioni. Nelle zone rurali, esse permettono di mantenere le attività economiche e sociali, riducendo in questo modo la migrazione.

5.5

Il radicamento territoriale e l'attenzione che rivolgono agli interessi dei membri (famiglie o piccole imprese) sono i fattori che hanno consentito alle banche cooperative di tenere così bene durante la crisi finanziaria. Inoltre, le banche cooperative accordano particolare importanza al finanziamento sostenibile e socialmente responsabile. Gli effetti di questi loro comportamenti sono stati ulteriormente consolidati dalle scelte dei clienti che hanno trasferito i propri depositi e prestiti dalle banche private a quelle cooperative.

5.6

Le cooperative preservano l'occupazione tramite un modello di mobilità interna associato alla sicurezza del posto di lavoro: le cooperative sociali e di lavoro preferiscono adeguare i loro livelli salariali o il numero delle ore di lavoro piuttosto che tagliare posti di lavoro. Non appena è stato possibile, hanno internalizzato le attività che in precedenza venivano esternalizzate. La sicurezza dei posti di lavoro è stata rafforzata ripartendo le occupazioni disponibili tra le imprese all'interno della stessa rete o gruppo di cooperative. Il modello che consente di creare sicurezza per i lavoratori durante il processo di transizione è accompagnato dalla formazione professionale, dato che le cooperative accordano particolare importanza allo sviluppo delle risorse umane.

5.7

Per lungo tempo, le cooperative hanno sviluppato varie modalità che consentono loro di cooperare le une con le altre in maniera permanente, sia tramite associazioni di rappresentanza a tutti i livelli, sia tramite forme imprenditoriali quali gruppi, consorzi e cooperative di secondo grado. Negli scorsi anni e decenni si è osservato un forte consolidamento di tale tendenza, con una comprovata correlazione positiva tra la crescita delle cooperative e lo sviluppo degli enti che le collegano le une alle altre.

5.8

Il potenziale delle associazioni di rappresentanza è ben esemplificato dal caso dell'Italia, dove esistono diverse associazioni intersettoriali di cooperative. Tutti i tipi di cooperative (di lavoro, di consumatori, agricole, ecc.) appartengono a una di tali associazioni. Questo modello ha agevolato l'istituzione di strutture economiche comuni tra i vari settori, che si sono rivelate fattori di grande importanza: grazie alla possibilità di trasferire le risorse, sia umane che finanziarie, e l'esperienza da un ambito all'altro, molte imprese e settori cooperativi sono in grado di superare anche i periodi più difficili.

5.9

I gruppi, i consorzi e le cooperative di secondo grado consentono alle singole imprese di rimanere di piccole dimensioni, beneficiando al contempo dei vantaggi offerti dalle economie di scala. L'Italia offre un buon esempio di consorzi nei settori edilizio e dei servizi, nonché in quello delle cooperative sociali, che forniscono un importante contributo allo sviluppo di piccole e nuove cooperative. Piccoli consorzi di cooperative sociali sono presenti anche in altri paesi, come la Svezia, mentre in diversi Stati dell'UE come Francia, Germania, Spagna e Paesi Bassi (per citarne alcuni) esistono importanti gruppi cooperativi in altri settori come quello agricolo, manifatturiero, bancario e della distribuzione.

5.10

Il gruppo spagnolo Mondragon è un ottimo esempio del modo in cui le singole cooperative possono costituirsi su base volontaria in grandi gruppi imprenditoriali che coprono settori come l'industria, l'agricoltura, la distribuzione, la finanza, l'R&S e l'istruzione di alto livello. Dell'esperienza di Mondragon colpisce la capacità di preservare l'occupazione nei settori industriali globalizzati, e di impegnarsi in una costante ristrutturazione dei prodotti, dei processi e dei servizi post vendita tramite le piattaforme industriali presenti in tutto il mondo e il triangolo innovativo formato dalle imprese industriali del gruppo, dalle università e dai centri di R&S.

5.11

Anche le PMI possono organizzarsi in cooperative, seguendo la stessa logica tesa ad incrementare il volume commerciale. Questa esperienza ha riscosso un grande successo ad esempio in Germania, dove le cooperative di piccole imprese in settori come quelli dei prodotti da forno e della macelleria rivestono un'importanza particolare.

5.12

Per rispondere alle esigenze di determinati gruppi stanno emergendo nuovi fenomeni; ne sono un esempio. Le cooperative costituite dai medici in Germania, alle quali si è accennato in precedenza,. Specialmente in Italia, la generazione più giovane di professionisti altamente specializzati sta iniziando ad avvalersi del modello dell'impresa cooperativa per sfruttare le opportunità del mercato, unendo così il lavoro autonomo a una forma di imprenditoria collettiva. Una legge italiana approvata di recente per il settore delle professioni (come parte di un pacchetto globale di riforme economiche) sostiene tali iniziative.

5.13

In Francia e, in misura minore, in Belgio e Svezia, sono state create le cosiddette «cooperative di occupazione e attività». Esse consentono ai disoccupati di divenire lavoratori autonomi, organizzando non solo le loro attività commerciali ma anche la loro formazione professionale e la sicurezza sociale all'interno di un'impresa cooperativa.

5.14

Solitamente, le cooperative non ottengono grandi quantità di capitale dai loro membri, e non hanno nemmeno un accesso agevole al mercato dei capitali. Esse hanno sviluppato dei meccanismi di finanziamento propri; le quote delle cooperative, di solito, non sono trasferibili e i profitti non vengono utilizzati per remunerare il capitale, ma vengono in genere reinvestiti nell'impresa sotto forma di riserve, cosa che rispecchia la strategia a lungo termine delle cooperative: è nell'interesse dei loro membri evitare un rischio eccessivo e investire in attività che soddisfino direttamente le loro esigenze.

5.15

In alcuni paesi dell'UE, come Francia, Spagna e Italia, queste riserve sono indivisibili; esse cioè non possono essere distribuite tra i membri nemmeno in caso di liquidazione, ma devono essere utilizzate per lo sviluppo del movimento cooperativo. L'indivisibilità delle riserve ha dimostrato di avere un forte effetto deterrente contro la «demutualizzazione» delle cooperative.

5.16

In alcuni paesi sono state introdotte delle disposizioni giuridiche per consentire a soggetti terzi di apportare capitali di rischio, con o senza diritto di voto, alle cooperative (è il caso del socio sovventore nella legge italiana 59/1992). A tal fine, sono state create istituzioni specifiche, come ad esempio i fondi mutualistici e la Cooperazione Finanza Impresa (CFI) in Italia, l'IDES in Francia, e la struttura di investimento della Mondragon Corporation in Spagna. Ciò ha consentito inoltre alle cooperative di migliorare il dialogo con le altre istituzioni finanziarie.

Bruxelles, 25 aprile 2012

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Staffan NILSSON


(1)  COM(2012) 7 - Ristrutturare e anticipare i mutamenti: quali insegnamenti trarre dall’esperienza recente?

(2)  COM(2005) 120. Anticipare e accompagnare le ristrutturazioni per ampliare l'occupazione: il ruolo dell'Unione europea.

(3)  COM(2001) 366. Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese.

(4)  COM(2004) 18. Sulla promozione delle società cooperative in Europa.

(5)  COM(2006) 117. Attuazione del programma comunitario di Lisbona per la crescita e l'occupazione. Il trasferimento di proprietà delle imprese – La continuità grazie a un nuovo avvio.


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