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Document 52006AR0396

Parere di prospettiva del Comitato delle regioni — Situazione delle donne migranti nell'Unione europea

OJ C 305, 15.12.2007, p. 48–52 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

15.12.2007   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 305/48


Parere di prospettiva del Comitato delle regioni — Situazione delle donne migranti nell'Unione europea

(2007/C 305/10)

IL COMITATO DELLE REGIONI

sottolinea che un'integrazione ottimale delle donne e degli uomini migranti, tenuto conto anche del loro ruolo di educatori, rappresenta un elemento chiave, essenziale anche per l'effettiva inclusione della seconda e terza generazione delle persone con famiglie di origine straniera, in considerazione del ruolo della donna nello sviluppo delle società,

mette in rilievo che l'integrazione implica la condivisione ed il rispetto dei doveri e dei diritti fondamentali della persona, costituenti il patrimonio giuridico europeo,

mette in evidenza il ruolo essenziale che rivestono sul campo i servizi pubblici, in particolare quelli territoriali, e la loro capacità di creare reti nel territorio con le comunità, le associazioni di donne migranti e quelle di volontariato,

si preoccupa degli alti tassi di insuccesso e dispersione scolastica tra le ragazze giovani di origine straniera, le quali nelle scelte formative e professionali vengono penalizzate e talvolta limitate anche dalle loro famiglie oltre che da pregiudizi culturali o da difficili condizioni economiche. A suo parere, per assicurare che nel sistema scolastico vi siano pari opportunità per le ragazze (e anche per i ragazzi) di famiglie di immigrati, è necessario familiarizzare i genitori con tale sistema, e metterli in condizione di prendere decisioni sull'educazione dei loro figli e soprattutto delle loro figlie che siano ben fondate e che tengano conto del loro potenziale e delle loro aspirazioni individuali, al di là degli stereotipi di genere. Ritiene, inoltre, necessarie azioni di sensibilizzazione e coinvolgimento, nei confronti di tutti gli interessati, così da favorire un'effettiva parità di opportunità.

Relatrice

:

Sonia MASINI (IT/PSE) presidente della provincia di Reggio Emilia

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

si compiace della richiesta da parte della Commissione di un parere di prospettiva sull'argomento, anche in riferimento all'anno in corso come Anno europeo delle pari opportunità per tutti e al 2008 come Anno europeo del dialogo interculturale;

2.

riafferma la necessità di un'organica politica europea dell'immigrazione che preveda strumenti coordinati tra Stati e comunità locali e regionali e azioni coerenti riguardo all'immigrazione legale: e questo sia allo scopo di favorire l'integrazione degli immigrati che agiscono nel rispetto delle leggi dei paesi di accoglienza, che a quello di potenziare la lotta all'immigrazione clandestina ed alla irregolarità;

3.

ricorda che la comunicazione della Commissione Un'Agenda comune per l'integrazione riconosce che ciascuna azione deve integrare una prospettiva di genere nonché un'attenzione specifica per i giovani migranti ed i bambini;

4.

sottolinea che un'integrazione ottimale delle donne e degli uomini migranti, tenuto conto anche del loro ruolo di educatori, rappresenta un elemento chiave, essenziale anche per l'effettiva inclusione della seconda e terza generazione delle persone con famiglie di origine straniera, in considerazione del ruolo della donna nello sviluppo delle società;

5.

ricorda di aver evidenziato, nel proprio parere sul Piano d'azione sull'immigrazione legale, la preoccupazione degli enti locali e regionali per la dimensione di genere, in quanto occorre tenere conto delle discriminazioni cui può essere soggetta la donna a causa del genere, dell'origine etnica, della provenienza geografica e di altre cause di discriminazione indicate all'articolo 13 del trattato CE;

6.

ricorda la necessità di garantire una protezione giuridica efficace contro la discriminazione; di valutare azioni future a completamento dell'attuale quadro legislativo; di integrare i principi della non discriminazione e delle pari opportunità nelle politiche dell'Unione; di promuovere l'innovazione e le buone pratiche; di migliorare la sensibilizzazione delle parti interessate e della comunità d'accoglienza e la cooperazione con le stesse; di affrontare la discriminazione e l'esclusione sociale cui sono soggette numerose minoranze etniche;

7.

ribadisce che l'integrazione è un processo a due direzioni: esso coinvolge infatti da un lato le comunità di accoglienza e, dall'altro, le stesse donne migranti, sia individualmente che in quanto appartenenti a comunità nazionali, e che l'opera di sensibilizzazione è necessaria sia per la comunità di migranti che per quella di accoglienza;

8.

sottolinea che l'integrazione implica la condivisione ed il rispetto dei doveri e dei diritti fondamentali della persona, costituenti il patrimonio giuridico europeo, come riconosciuti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'Uomo, dalle tradizioni costituzionali comuni degli Stati membri, dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani;

9.

prende atto che, con particolare riferimento alle donne immigrate, possono profilarsi situazioni di conflitto tra diverse categorie di diritti individuali e il diritto all'identità culturale e religiosa; afferma che quest'ultimo è meritevole di tutela a condizione che i comportamenti ritenuti espressione di tale identità non violino diritti fondamentali e siano comunque frutto di scelte libere e consapevoli delle donne, e non imposti dalla rete familiare o dalla comunità di appartenenza e/o di origine;

10.

constata che gli enti regionali e locali hanno maturato una considerevole esperienza nelle politiche di accoglienza, di mediazione, di accesso al mercato del lavoro e di welfare rivolte alle donne immigrate, nonché nel contrasto alle forme di sfruttamento e violenza: tale esperienza può essere estremamente utile per l'elaborazione di nuove strategie e programmi europei; allo stesso tempo, per poter sviluppare strategie e programmi efficaci, è urgentemente necessario coinvolgere le associazioni di donne migranti e altre rappresentanti dei gruppi di immigrati interessati in un dialogo permanente con gli enti locali e regionali, nonché dare rappresentanza a questi gruppi nell'ambito dell'amministrazione;

11.

invita pertanto, in linea con il Parlamento europeo, gli Stati membri e l'Unione europea, a sostenere questi sforzi sia sul piano finanziario che su quello delle risorse umane che attraverso uno scambio di informazioni e buone pratiche;

12.

accoglie con notevole soddisfazione l'approvazione del programma quadro Solidarietà e gestione dei flussi migratori, e segnatamente la previsione di un Fondo per l'integrazione, le cui misure dovranno tener conto della dimensione di genere e dell'integrazione ottimale delle donne di ogni età, dei giovani e dei figli dei migranti;

13.

ribadisce l'auspicio, formulato nel proprio parere sul Piano d'azione sull'immigrazione legale, che la gestione del Fondo per l'integrazione tenga conto delle esigenze degli enti locali e regionali e che questi ultimi partecipino in modo attivo e costruttivo alla negoziazione dei programmi nazionali e dei piani operativi;

14.

mette in evidenza il fondamentale contributo delle comunità organizzate di donne migranti e delle ONG;

15.

sottolinea l'importanza, ai fini della promozione dei diritti delle donne, di prendere misure congiunte con i paesi di origine e invita la Commissione e gli Stati membri a sostenere azioni realizzate dagli enti regionali e locali in collaborazione con tali paesi e le rispettive autorità regionali o locali al fine di stabilire appropriati indicatori;

16.

ricorda la grande importanza di un uso della lingua sensibile al genere.

Quadro statistico

17.

mette l'accento sulla mancanza a tutt'oggi di dati statistici dettagliati sull'immigrazione nell'Unione europea e in particolare sull'immigrazione illegale e su tutte le condizioni di irregolarità sul lavoro;

18.

considera essenziale che il processo di raccolta dei dati includa variabili di genere non vincolanti e che vengano elaborati indicatori di disuguaglianze di genere;

19.

sottolinea le possibilità di analisi offerte dai dati elaborati a livello regionale e locale, indispensabili per mettere in opera le politiche decentrate e per assicurare un approccio qualitativo al fenomeno migratorio.

Servizi sociali e sanitari

20.

constata che l'accesso ai servizi sociosanitari costituisce spesso il primo contatto della migrante con il mondo dei servizi pubblici e con le regole della società di accoglienza e ritiene indispensabile superare le discriminazioni che di fatto si profilano, al fine di eliminare le «disuguaglianze di salute»;

21.

sottolinea la necessità che tutta la popolazione migrante sia interessata dalle attività di controllo e prevenzione sanitaria che vengono assicurate dai servizi appositi; sottolinea inoltre la necessità di predisporre e finanziare appositi programmi sociali e sanitari che, sulla base di oggettive indagini su specifici problemi di salute, possano contrastare le patologie ricorrenti nella popolazione migrante;

22.

sottolinea la necessità di rafforzare le attività di informazione e di sensibilizzazione sanitaria appropriate rivolte alle persone di origine straniera, in particolare alle donne, e considera importante strutturare forme di ascolto più attento alle specificità individuali e culturali. A questo fine si devono valorizzare strumenti quali la mediazione linguistica e culturale e il dialogo, da attuare oltre che con i singoli e con i gruppi anche con le associazioni. Il rispetto della diversità delle culture deve basarsi sul diritto fondamentale della donna alla salute e all'autodeterminazione, segnatamente in campo sanitario e sessuale;

23.

appoggia pertanto la realizzazione di misure mirate di informazione, prevenzione, sostegno e sensibilizzazione allo scopo di combattere qualsiasi pratica o tradizione discriminatoria e/o umiliante, e di valorizzare strumenti efficaci e di qualità. Tali strumenti, messi in atto nei diversi Stati europei a livello nazionale o a livello regionale e locale, hanno essenzialmente un carattere preventivo e promozionale e l'obiettivo di fungere da ponte/dialogo multidisciplinare e transculturale: tra di essi si possono citare ad esempio interventi di mediazione linguistico-culturale, corsi di accompagnamento alla nascita, iniziative di coinvolgimento sociale per le donne immigrate, formule di consultazione transculturale, ecc.);

24.

mette in evidenza il ruolo essenziale che rivestono sul campo i servizi pubblici, in particolare quelli territoriali (come i consultori familiari), e la loro capacità di creare reti nel territorio con le comunità, le associazioni di donne migranti e quelle di volontariato, il terzo settore;

25.

considera importante incrementare la diffusione di buone prassi in ambito sociale e sanitario, istituendo un vero e proprio registro europeo in cui inserire le diverse politiche di eccellenza e le migliori pratiche messe in atto nel settore.

Istruzione, politiche giovanili e cultura

26.

sottolinea che le giovani generazioni rappresentano la scommessa decisiva su cui fondare una prospettiva di integrazione, anche in considerazione del ruolo fondamentale di mediazione che possono svolgere tra società di crescita e famiglia di appartenenza;

27.

riafferma la necessità di attuare azioni specifiche ed appropriate per consentire la piena integrazione degli immigrati nel sistema educativo di accoglienza (in primo luogo la formazione linguistica), in particolare nel periodo iniziale del loro soggiorno;

28.

ribadisce l'esigenza di concepire programmi scolastici che riflettano le diversità;

29.

ricorda quanto già osservato nel proprio parere sul Piano d'azione sull'immigrazione legale riguardo l'alto tasso di insuccesso scolastico in molti paesi dell'UE dei giovani di origine straniera, nonché la proposta di creare strumenti finanziari e politiche specifiche per affrontare tali problemi. In particolare rileva la necessità di operare affinché tutti i giovani possano realizzare le proprie aspirazioni e il proprio potenziale; rileva la necessità di prestare particolare attenzione ai risultati scolastici e alle opportunità di formazione delle ragazze. Una stretta interazione tra i docenti e i genitori e un'informazione completa sul sistema di istruzione dovrebbero garantire che il potenziale individuale delle ragazze venga riconosciuto e incoraggiato in base alle loro aspirazioni e necessità;

30.

mette l'accento sulla particolare situazione delle donne migranti di ogni età, soprattutto le ragazze giovani di origine straniera, talvolta divise tra l'identità culturale trasmessa dalle famiglie e l'attrazione verso nuove identità che le società in cui crescono propongono loro; sottolinea come esse meritino specifica attenzione poiché possono essere una delle forze vere grazie a cui potrà camminare la nuova Europa;

31.

si preoccupa degli alti tassi di insuccesso e dispersione scolastica tra le ragazze giovani di origine straniera, le quali nelle scelte formative e professionali vengono penalizzate e talvolta limitate anche dalle loro famiglie oltre che da pregiudizi culturali o da difficili condizioni economiche. A suo parere, per assicurare che nel sistema scolastico vi siano pari opportunità per le ragazze (e anche per i ragazzi) di famiglie di immigrati, è necessario familiarizzare i genitori con tale sistema, e metterli in condizione di prendere decisioni sull'educazione dei loro figli, e soprattutto delle loro figlie, che siano ben fondate e che tengano conto del loro potenziale e delle loro aspirazioni individuali, al di là degli stereotipi di genere. Ritiene, inoltre, necessarie azioni di sensibilizzazione e coinvolgimento, nei confronti di tutti gli interessati, così da favorire un'effettiva parità di opportunità;

32.

sostiene l'invito, contenuto nella risoluzione del Parlamento sull'immigrazione femminile, a promuovere l'accesso delle giovani migranti al Programma d'azione integrato (2007-2013) relativo all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita;

33.

ritiene che nell'elaborazione delle politiche giovanili occorra sviluppare azioni inclusive della diversità culturale e di genere dei giovani di origine straniera, valorizzare questi ultimi come risorsa di mediazione interculturale, favorire la nascita di luoghi dedicati al confronto culturale e lo sviluppo dell'associazionismo femminile;

34.

sottolinea come la comunicazione, specie attraverso i media, giochi un ruolo decisivo ai fini dell'integrazione delle donne migranti e chiede che siano promosse azioni nei confronti dei media per valorizzare le relative potenzialità, per colmare i deficit di informazione sia nelle comunità di immigrati che in quelle di accoglienza e per superare stereotipi e pregiudizi negativi;

35.

riafferma in proposito l'interesse, evidenziato nel proprio parere sulla comunicazione Un'agenda comune per l'integrazione, per forme di cooperazione con i media (mediante la promozione di codici di condotta volontari per i giornalisti).

Integrazione economica

36.

riafferma la necessità di promuovere l'accesso delle donne migranti all'occupazione ed alla formazione professionale, anche mediante azioni positive volte a combattere le discriminazioni ed a rimuovere gli ostacoli che di fatto pregiudicano il raggiungimento della pari opportunità;

37.

rileva come spesso le donne migranti siano impiegate in lavori temporanei, a bassa qualificazione e retribuzione, in settori dell'economia sommersa o in attività illecite e invita pertanto la Commissione ad intraprendere uno studio su questa questione e a formulare raccomandazioni su come affrontarla nel miglior modo possibile;

38.

sottolinea l'importanza delle azioni volte al riconoscimento delle abilitazioni e delle competenze professionali e dei titoli di studio conseguiti dalle donne nei paesi di origine;

39.

conferma il proprio sostegno all'obiettivo della Commissione di elaborare una direttiva quadro generale sui diritti dei cittadini di paesi terzi legalmente occupati in uno Stato membro e di affrontare in tale contesto il problema del riconoscimento dei diplomi e qualifiche professionali;

40.

constata che, specialmente in alcuni Stati membri, le donne immigrate sono largamente impiegate in lavori di cura e di assistenza domestica e che ciò sta modificando le condizioni di welfare europeo e chiede alla Commissione di studiare il fenomeno e considerare l'elaborazione di strumenti specifici;

41.

sottolinea con forza come si debba favorire anche in campo economico l'autonomia e l'imprenditorialità delle donne, sia negli Stati di origine che nei paesi di accoglienza, attraverso misure specifiche, come ad esempio il microcredito;

42.

accoglie con favore l'attenzione dedicata dalla seconda edizione del Manuale per l'integrazione alle azioni di sostegno dell'imprenditorialità degli immigrati, considera essenziale tale tipo di azioni al fine di contribuire all'effettiva indipendenza delle donne ed invita la Commissione a sostenere iniziative analoghe, come la formazione professionale e linguistica nei paesi di origine;

43.

mette in evidenza i problemi particolari che devono affrontare le lavoratici immigrate con figli e la conseguente necessità di azioni volte a favorire la conciliazione della vita lavorativa e familiare; sottolinea come importanti iniziative siano state realizzate a livello regionale e locale, anche in collaborazione con associazioni femminili o di volontariato, ed invita la Commissione a sostenere tali iniziative;

44.

prende atto che in molti casi un'effettiva realizzazione dei diritti delle donne è pregiudicata dalle gravi difficoltà che esse incontrano sotto il profilo dei trasporti e della mobilità, anche in considerazione di condizionamenti culturali delle comunità di origine e invita la Commissione e gli Stati membri a sostenere percorsi di indipendenza nei trasporti (ad es. corsi per il conseguimento della patente di guida);

45.

rileva che il lavoro sommerso favorisce forme di sfruttamento delle donne e appoggia le azioni volte a favorirne l'emersione ed il contrasto;

46.

sottolinea l'esigenza di prevedere interventi per lottare contro il lavoro illegale, avendo un comportamento equanime nei confronti delle vittime di tale situazione, e prende nota della recente proposta della Commissione di una direttiva volta ad introdurre sanzioni omogenee contro i datori di lavoro che impieghino immigrate ed immigrati irregolari, oppure che impieghino in condizioni irregolari quelli che hanno un regolare permesso di soggiorno;

47.

ripete, in linea col proprio parere sul Piano d'azione sull'immigrazione legale, l'invito alla Commissione e agli Stati membri ad adottare misure volte a facilitare le rimesse dei migranti e ad incentivarne l'impiego in investimenti produttivi nei paesi di origine.

Protezione contro forme di costrizione e diritti di partecipazione

48.

rileva che parte delle donne immigrate possono essere particolarmente esposte a forme di sfruttamento, violazione dei diritti fondamentali, costrizione fisica e psicologica e concorda con il Parlamento europeo che tali pratiche non possono essere in alcun modo giustificate né tollerate in base a qualsivoglia motivo culturale o religioso;

49.

si unisce pertanto all'invito rivolto dal Parlamento europeo agli Stati membri ad affrontare e contrastare con tempestività ed efficacia ogni forma di violenza a danno delle donne, in conformità alle proprie legislazioni nazionali e alle norme internazionali e dell'Unione europea; ritiene essenziale un'informazione completa su queste norme e disposizioni, in modo che anche i migranti — uomini e donne — ne siano a conoscenza;

50.

invita la Commissione a sostenere tali misure e gli sforzi realizzati dagli enti regionali e locali;

51.

nota la particolare diffusione del fenomeno della violenza domestica e invita la Commissione a studiare efficaci azioni di prevenzione e contrasto, presentando delle misure appropriate in tempi brevi per poterle integrare nella legislazione comunitaria. I «delitti d'onore» sono una forma specifica di violenza familiare cui bisogna prestare una particolare attenzione;

52.

sottolinea che i matrimoni (o le unioni di fatto) tra persone di diverse nazionalità rappresentano, da un lato, l'espressione di un diritto di cittadinanza e, dall'altro, possibili laboratori di integrazione positiva tra culture, sensibilità, religioni e leggi differenti. Al contempo sottolinea che l'assicurare i diritti fondamentali delle donne e dei figli minorenni debba prescindere dalla presenza di reciprocità legislative;

53.

rileva che i ricongiungimenti familiari sono una realtà sempre più consistente, del tutto positiva per migliorare i percorsi di integrazione ed essenziale per la tutela del diritto alla vita familiare, e concorda con il Parlamento europeo sul fatto che la direttiva 2003/86/CE non è stata ancora applicata in modo soddisfacente da tutti gli Stati membri;

54.

mette in evidenza come i ricongiungimenti familiari debbano rispettare i diritti individuali di tutti i componenti del nucleo familiare e garantire la libera scelta da parte delle donne;

55.

condanna i matrimoni forzati e le pratiche che non rispettano le leggi europee (es. infibulazione, poligamia) e invita gli Stati membri ad adottare azioni immediate ed appropriate per garantire la piena applicazione delle leggi che vietano queste pratiche;

56.

ribadisce, in linea col proprio parere sulla lotta contro l'immigrazione clandestina, la raccomandazione ad adottare, in via prioritaria, tutte le misure necessarie per porre fine al traffico di esseri umani, di cui sono vittime specialmente le donne, e per debellare le organizzazioni che lo praticano ed ogni forma di schiavitù, anche verso i bambini e gli adolescenti, adottando perciò le opportune norme e gli specifici programmi di azione, nonché a riconoscere che, se anche alcune di queste vittime sono clandestine, esse vanno considerate come dei casi speciali e che, in determinate circostanze, il rimpatrio può comportare gravissime violenze nei loro confronti o addirittura la morte, qualora esse siano costrette a rientrare nel paese d'origine;

57.

sostiene l'invito rivolto agli Stati membri dal Parlamento europeo nella sua Risoluzione sull'immigrazione femminile, ad evidenziare una sensibilità particolare in merito alla partecipazione delle donne migranti alla vita sociale e politica, conformemente alle legislazioni nazionali.

Bruxelles, 11 ottobre 2007.

Il presidente

del Comitato delle regioni

Michel DELEBARRE


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