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Document 52003IE1180

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema "Le trasformazioni industriali: situazione attuale e prospettive future — un approccio globale"

OJ C 10, 14.1.2004, p. 105–113 (ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)

52003IE1180

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema "Le trasformazioni industriali: situazione attuale e prospettive future — un approccio globale"

Gazzetta ufficiale n. C 010 del 14/01/2004 pag. 0105 - 0113


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema "Le trasformazioni industriali: situazione attuale e prospettive future - un approccio globale"

(2004/C 10/21)

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 22 e 23 gennaio 2003, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del Regolamento interno, di elaborare un parere d'iniziativa sul tema "Le trasformazioni industriali: situazione attuale e prospettive future - un approccio globale".

La Commissione consultiva per le trasformazioni industriali (CCMI), incaricata di preparare i lavori in materia, ha formulato il parere sulla base del rapporto introduttivo del relatore Van Iersel e del correlatore Varea Nieto, in data 1o settembre 2003.

Il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il 25 settembre 2003, nel corso della 402a sessione plenaria, con 53 voti favorevoli e 1 contrario, il seguente parere.

1. Introduzione e obiettivi

1.1. Nella prospettiva della scadenza del Trattato CECA(1), gli Stati membri chiesero alla Commissione europea di esporre il suo punto di vista sul futuro del dialogo strutturato. In questo contesto, fu proposta(2) la creazione all'interno del Comitato economico e sociale europeo (CESE) di un organo, la cui competenza non si limitasse ai settori del carbone e dell'acciaio, ma si estendesse fino a comprendere tutti gli aspetti relativi alle trasformazioni industriali, soprattutto alla luce dell'allargamento(3).

La commissione consultiva per le trasformazioni industriali è stata istituita con una decisione dell'assemblea plenaria del CESE del 24 ottobre 2002, decisione con cui si riconosce il contributo ed il valore aggiunto che la CCMI può apportare al CESE. La CCMI è composta da 24 membri del CESE e 30 delegati esterni, che, per il momento, sono ex membri del comitato consultivo CECA. La commissione consultiva per le trasformazioni industriali potrà in futuro essere resa accessibile anche a rappresentanti di altri settori.

1.2. L'istituzione della commissione consultiva per le trasformazioni industriali apre nuove prospettive. Le questioni relative alle trasformazioni industriali potranno essere esaminate in tutta la loro complessità sia in un'ottica economica e sociale che sotto l'aspetto della protezione dell'ambiente o dello sviluppo sostenibile, mettendo in particolare l'accento sui problemi cui devono far fronte i futuri Stati membri.

1.3. Per i settori di sua competenza il vecchio comitato consultivo CECA ha conseguito risultati molto positivi. Esso costituisce, nella storia dell'integrazione europea, un autentico modello di concertazione tra le parti sociali e i poteri pubblici, di responsabilità comune in materia di sviluppo in questi settori e quindi, di conseguenza, una forma particolare di politica industriale. Tra i risultati più significativi della consultazione permanente figurano quelli qui di seguito elencati:

- analisi comunitaria dei mercati e dell'evoluzione delle condizioni di mercato nel corso degli anni precedenti i processi di ristrutturazione,

- programmi per le regioni particolarmente colpite da ristrutturazioni inevitabili,

- programmi comunitari di ricerca e sviluppo (adesso i finanziamenti provengono in parte dal rimborso di prestiti alle imprese e per le case dei lavoratori),

- programmi comunitari di formazione,

- programmi (finanziari) per la ristrutturazione dei settori del carbone e dell'acciaio,

- molti pareri su temi diversi, relativi in particolare alla politica commerciale e alla disciplina dei poteri pubblici in materia di aiuti di stato in questi settori,

- altri risultati (comitati congiunti per l'armonizzazione delle condizioni di lavoro, che hanno poi portato alla creazione di un comitato per il dialogo sociale nel settore del carbone e, forse in futuro, in quello dell'acciaio),

- l'avvio di programmi sociali (indennità assegnate in seguito alla perdita del posto di lavoro e prepensionamenti).

L'insieme di queste misure ha creato un'industria dell'acciaio altamente competitiva, nonché un redditizio sistema di esportazione della tecnologia e del know-how europei in campo minerario.

1.4. Per le regioni più colpite sono state ritenute necessarie misure di accompagnamento relative alla riconversione e allo sviluppo territoriale. I programmi finanziari a sostegno della ristrutturazione sono stati finanziati da programmi specifici per le regioni interessate nell'ambito dei fondi strutturali: Rechar I (1990-1993), Rechar II (1994-1999), Resider I (1988-1993) e Resider II (1994-1999). Nell'ambito di questi programmi sono state messe a punto misure di tipo sociale, incentrate in particolare sul miglioramento delle infrastrutture locali e regionali, facilitando l'accesso di nuove imprese e risanando le aree inquinate dalle industrie siderurgica e del carbone.

1.5. Con la scadenza del trattato CECA, la specifica forma di consultazione del Comitato consultivo CECA è stata eliminata, e al suo posto è stata istituita la CCMI. Le esperienze maturate in passato continuano sì a mantenere il loro valore, ma le circostanze in cui avvengono le trasformazioni industriali sono cambiate Gli strumenti di consultazione dovranno quindi essere adattati alla luce della strategia di Lisbona, al fine di combinare lo sviluppo sostenibile e la coesione sociale e territoriale con la competitività. Accanto agli obiettivi generali di politica industriale, questi aspetti richiederanno anche approcci settoriali.

1.6. Il presente parere intende evidenziare il ruolo della CCMI nel promuovere un dialogo diretto con tutte le parti interessate dalle trasformazioni industriali, nel quale verranno utilizzati gli insegnamenti tratti sia dal settore carbosiderurgico che da altri ambiti. Questo parere è il primo di una serie sull'argomento.

1.7. Il CESE considera che in futuro i lavori della CCMI dovrebbero essere destinati a:

- analizzare le trasformazioni industriali e le loro cause, da un punto di vista economico, sociale, territoriale e ambientale, nonché a valutare l'impatto di tali trasformazioni sui vari settori, sulle aziende, sulla manodopera, sui territori e sull'ambiente,

- cercare approcci comuni positivi per anticipare e gestire le trasformazioni industriali e studiare le forme in cui l'UE e gli Stati membri possono migliorare la competitività e la redditività delle aziende, grazie al dialogo sociale e alla cooperazione tra tutte le parti interessate,

- cercare approcci comuni per favorire lo sviluppo sostenibile e migliorare la coesione sociale e territoriale, in modo da dare impulso alla strategia di Lisbona, e per promuovere un quadro e delle condizioni tali che le trasformazioni industriali avvengano in modo compatibile sia con le esigenze di competitività delle aziende che con l'esigenza di coesione economica, sociale e territoriale,

- promuovere il coordinamento e la coerenza dell'azione comunitaria in riferimento alle principali trasformazioni industriali nel contesto dell'allargamento: nel campo della ricerca, dell'economia, della concorrenza, della politica sociale, regionale, ambientale e dei trasporti.

2. Le trasformazioni industriali e le forze che le determinano

2.1. Concetto di lavoro

2.1.1. Le trasformazioni nel settore industriale europeo sono spesso state affrontate dal punto di vista della ristrutturazione. In realtà si tratta di un concetto molto più dinamico, che, se da una parte ingloba un processo di evoluzione permanente dell'impresa (creazione, sviluppo, diversificazione, trasformazione), dall'altra non può prescindere dal fatto che il mondo dell'impresa è strettamente legato al contesto politico e sociale europeo nel quale si sviluppa e che, a sua volta, influenza il processo di trasformazione industriale.

Le trasformazioni industriali si realizzano principalmente in due forme: attraverso l'adattamento evolutivo e per cambiamenti radicali. È possibile operare una seconda distinzione: la trasformazione per reazione, imposta dalle circostanze e la trasformazione proattiva, quando il bisogno di cambiamento non è né imperioso, né evidente, ma sì deciso(4).

È oggi importante orientarsi verso un concetto di trasformazione proattivo, nell'ottica di una migliore anticipazione e gestione delle conseguenze economiche, sociali, organizzative, ambientali etc. delle trasformazioni industriali.

2.1.2. Le ristrutturazioni sono state una caratteristica costante dell'epoca industriale. Hanno costituito un fenomeno particolarmente rilevante a partire dagli anni '70 in settori come la siderurgia, le miniere, il tessile o i cantieri navali. In un periodo non lontano le conseguenze economiche e sociali venivano ancora affrontate con provvedimenti specifici.

2.1.3. Oggi, le imprese sono soggette a un ritmo rapido di cambiamento legato a mercati sempre più aperti, nuovi, caratterizzati da mezzi di comunicazione e di trasporto sviluppati, da tecnologie avanzate e dalle loro applicazioni, nonché correlato a una concorrenza sempre più vivace e rinnovata e a un azionariato esigente, tutto questo in una cornice di posizioni la cui conquista non può mai considerarsi definitiva. È per tale motivo che, al di là dei meccanismi di evoluzione nel tempo, della loro organizzazione umana, finanziaria e tecnologica, le imprese mettono in opera oggi delle forme di adattamento più rapido. Le ristrutturazioni hanno assunto un carattere più radicale, sono divenute più complesse e estese nel tempo e nello spazio, segnatamente attraverso l'outsourcing. Toccano tutti i settori industriali e dei servizi, diverse categorie di lavoratori salariati e le regioni.

2.1.4. L'uso invalso di recente del termine trasformazioni industriali riflette questo cambiamento nella natura dei fenomeni di adattamento delle imprese(5) e copre l'insieme dei cambiamenti che investono le imprese, le loro organizzazioni, i loro posti di lavoro e le loro competenze, nonché i loro insediamenti locali. I cambiamenti riguardano anche il contesto in cui operano le imprese.

2.2. Il contesto delle trasformazioni industriali

La trasformazione industriale è determinata da una serie di fattori. Alcuni di questi, particolarmente pertinenti, vengono esaminati qui di seguito.

2.2.1. Globalizzazione

2.2.1.1. nonostante l'attuale fase di recessione economica, le trasformazioni industriali si producono comunque in un mondo che è sempre più contraddistinto dall'internazionalizzazione dei mercati (OMC). È evidente l'interazione tra il commercio internazionale e le trasformazioni industriali.

2.2.1.2. Le grandi regioni del mondo, pur vivendo la stessa evoluzione, si distinguono l'una dall'altra per la capacità di adattamento delle rispettive strutture economiche e sociali. L'industria europea deve far fronte alla concorrenza mondiale, affrontando sfide quali la concorrenza economica e tecnologica degli Stati Uniti (a volte sleale)(6), il rapido sviluppo dell'Asia, soprattutto nel settore dell'alta tecnologia, e persino dell'America latina. Deve altresì far fronte alle pratiche di concorrenza sleale che non sempre rispettano le norme dell'OMC.

2.2.1.3. Allo stesso tempo si assiste a una delocalizzazione di investimenti e attività verso paesi caratterizzati da un basso costo della manodopera e dell'energia, da un accesso diretto al mercato e da competenze tecnologiche ed educative di livello elevato. In questi paesi spesso le normative ambientali, fiscali, e altre ancora, sono meno rigorose. Questa delocalizzazione al di fuori dell'UE ha, in certi casi, un impatto negativo sull'occupazione nella Comunità e può avere conseguenze gravi per determinate regioni europee.

Questa tendenza, peraltro, va generalmente di pari passo con la creazione di processi tecnologicamente più avanzati nei paesi in cui il costo del lavoro è alto, fatto che può rivelarsi positivo per lo sviluppo di nuovi settori di attività e per l'incremento delle competenze del personale.

2.2.1.4. Grazie all'aumento delle conoscenze e all'innovazione tecnologica, nonché alla liberalizzazione dei mercati finanziari, gli investimenti su scala mondiale non sono più campo esclusivo delle grandi imprese e delle multinazionali. Numerose piccole e medie imprese, soprattutto quelle che vantano un elevato valore aggiunto tecnologico, sono sempre meno legate ad una ubicazione o a un paese specifici. Inoltre le pratiche di outsourcing e di networking contribuiscono ad accrescere la diversificazione degli investimenti a livello mondiale, e a promuovere l'interazione e l'interpenetrazione internazionale.

2.2.2. Il mercato unico europeo: legislazione e attuazione

2.2.2.1. La realizzazione di un mercato unico occupa un posto centrale nella costruzione comunitaria in Europa e, in quanto parte integrante del processo di globalizzazione porta a una forte integrazione delle economie e delle imprese europee.

L'integrazione economica si riflette non soltanto negli scambi, ma anche nello sviluppo delle concentrazioni-acquisizioni, in parte di dimensione comunitaria(7). La tendenza a lungo termine lascia intravedere un netto aumento di questo fenomeno.

2.2.2.2. Gli ultimi anni '90 sono stati caratterizzati da una crescita economica straordinaria. La crescita economica, combinata alla realizzazione dell'Unione economica e monetaria, ha rafforzato le imprese europee. Tuttavia, in Europa la dinamica socioeconomica e lo sviluppo delle conoscenze presentavano ancora gravi lacune. Per tale ragione, nel marzo 2000 a Lisbona il Consiglio europeo ha adottato un nuovo obiettivo strategico in base al quale L'Unione entro il 2010 deve "diventare l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale". L'obiettivo è quello di diventare l'economia più competitiva incardinata in una cornice economica più stabile.

2.2.2.3. Per vari motivi, tra i quali la crisi delle TIC e del settore delle telecomunicazioni e le gravi perdite delle borse internazionali, l'Europa si trova adesso in una situazione caratterizzata da crescita debole, diffusa incertezza economica, sfiducia da parte delle società e dei consumatori, rallentamento degli investimenti e perdita di posti di lavoro in diversi comparti dell'economia.

2.2.2.4. La Commissione ed il Consiglio hanno deciso di continuare a lavorare per creare un contesto favorevole alle trasformazioni industriali sotto tutti i loro aspetti. Più specificamente, gli intenti della strategia di Lisbona sono stati elaborati in occasione dei vertici di Göteborg e Barcellona. Il vertice di primavera del 2003, svoltosi a Bruxelles, ha sottolineato quattro settori prioritari, tutti strettamente legati alle trasformazioni industriali:

- innovazione e spirito imprenditoriale,

- creazione di una task-force per l'occupazione,

- rafforzamento del mercato interno: conferma della creazione del Consiglio Competitività,

- protezione ambientale per la crescita e l'occupazione.

2.2.2.5. Nelle sue ampie conclusioni il Consiglio sottolinea ancora una volta la necessità di realizzare la visione UE di un'economia basata sulla conoscenza e di "restituire alla competitività un ruolo centrale". Il Consiglio formula obiettivi quali la rapida attuazione del piano d'azione "Semplificare e migliorare la regolamentazione", una valutazione globale dell'impatto per tutte le principali proposte legislative UE nel campo economico e sociale, tra l'altro attraverso una sistematica consultazione delle parti sociali.

2.2.2.6. Il Consiglio europeo menziona inoltre nelle sue conclusioni normative relative a specifici settori quali le direttive sul gas e sull'elettricità, la normativa sui trasporti, il piano d'azione sui servizi finanziari, le normative sugli appalti pubblici in materia di RST e di difesa, sulla politica spaziale europea, sulla società dell'informazione e sulla biotecnologia. Particolare attenzione deve essere prestata ai servizi d'interesse generale, alla loro qualità e accessibilità, tenendo conto delle norme UE in materia di aiuti di Stato e di concorrenza(8).

2.2.2.7. In linea con le conclusioni del vertice di primavera, il 7 maggio 2003 la Commissione europea ha presentato un piano in dieci punti per migliorare il benessere dell'Europa, dando particolare rilievo, tra l'altro, all'aspetto dell'attuazione della legislazione. Il CESE deplora che, mentre il Consiglio europeo tende sempre più a mettere a punto politiche di livello europeo, alla loro attuazione pratica finora è stata prestata scarsa attenzione; essa è però fondamentale per le trasformazioni industriali. È fondamentale soprattutto nel contesto dello Stato di diritto europeo.

2.2.2.8. Nel suddetto piano in dieci punti la Commissione chiede giustamente nuovo consenso e determinazione, dato che, a causa dell'aumento del numero di infrazioni, molto del potenziale del mercato interno sembra si stia disperdendo. L'obiettivo è quello di ridurre il numero di infrazioni almeno del 50 % nel 2006(9).

2.2.2.9. Un approccio di tipo settoriale è stato proposto anche dal Commissario Liikanen, che, il 29 gennaio scorso ha dichiarato che per quanto la dimensione orizzontale conservi un'importanza fondamentale, gli effetti sui settori industriali, soprattutto su quelli che devono raccogliere sfide particolari, devono essere attentamente monitorati, e, ove possibile, devono essere effettuati gli aggiustamenti necessari per tener conto delle situazioni specifiche.

2.2.2.10. Il Comitato appoggia gli orientamenti sviluppati dalla comunicazione della Commissione dal titolo "La politica industriale in un'Europa allargata", ma ritiene anche che vada sottolineata la necessità di politiche settoriali, che potrebbero essere particolarmente utili nel quadro delle trasformazioni economiche dei paesi candidati. Si deve inoltre tener conto della mancanza di dialogo sociale che in questo momento caratterizza tali paesi.

2.2.2.11. L'intervento diretto dello Stato nell'industria si è ridotto, sebbene sia necessaria una riduzione ulteriore degli aiuti di Stato. La diminuzione degli aiuti di Stato favorisce la creazione di condizioni uniformi a livello europeo (level playing field) nei settori interessati.

2.2.2.12. Il contesto imprenditoriale europeo e quello dei singoli Stati membri è direttamente influenzato dalle politiche macroeconomiche, monetarie e fiscali. L'introduzione, coronata da successo, dell'euro non ha ancora reso sufficientemente uniformi le politiche economiche adottate dagli Stati membri. Continuano inoltre ad esistere differenze sostanziali tra i vari sistemi fiscali. In una certa misura queste differenze di ordine macroeconomico tra gli Stati membri possono influenzare negativamente anche le trasformazioni industriali in Europa.

2.2.2.13. Lo sviluppo del mercato interno soffre inoltre del fatto che finora alcuni settori chiave hanno registrato un progresso scarso o addirittura nullo: a titolo di esempio basti citare il funzionamento non soddisfacente del mercato europeo dei capitali, le lacune del regime della concorrenza, l'assenza di una direttiva sulle acquisizioni delle imprese e la lentezza estrema delle negoziazioni sul brevetto comunitario, il cui successo è stato solo parziale, e talvolta anche la mancanza di un'efficace attuazione della legislazione europea.

2.2.2.14. Per creare ulteriori condizioni che favoriscano le trasformazioni industriali sulla base della coesione sociale e della competitività, il CESE ribadisce la necessità di politiche efficienti che mirino a conseguire i seguenti obiettivi:

- sviluppo delle risorse umane,

- posti di lavoro più numerosi e di migliore qualità in un mercato del lavoro accessibile,

- attenzione specifica all'invecchiamento della popolazione attiva, e all'introduzione di misure che promuovano l'accesso delle donne al mercato del lavoro.

Tutti questi obiettivi richiedono una formazione permanente a tutti i livelli, nonché il miglioramento dell'istruzione e della formazione. È inoltre fortemente auspicabile un'analisi delle migliori prassi in ognuno di questi settori.

2.2.2.15. La politica dell'innovazione è uno dei temi centrali della strategia di Lisbona: l'intensità dell'impegno finanziario, tuttavia, varia in funzione dei paesi. Inoltre in alcuni Stati membri la collaborazione tra le università o i centri di diffusione delle conoscenze e le imprese non è certamente ottimale, come fatto presente nelle conclusioni del vertice del marzo 2003. In questo settore, ad esempio, l'Europa esce perdente dal confronto con gli Stati Uniti, come risulta dalla bilancia commerciale settoriale tra l'UE e gli USA, favorevole a questi ultimi.

2.2.2.16. Il CESE condivide il principio dello sviluppo sostenibile: su questo argomento ha elaborato diversi pareri, dei quali si dovrebbe tener conto nel processo di trasformazione industriale.

3. Trasformazioni industriali e sociali

3.1. In questi ultimi anni nell'UE sono state pubblicate diverse relazioni sui principali cambiamenti del mondo imprenditoriale e del contesto in cui opera(10).

Inoltre, il Parlamento europeo, la Confederazione europea dei sindacati e l'UNICE hanno adottato delle risoluzioni sulle trasformazioni industriali(11).

3.2. Il cambiamento è sempre stato parte integrante dei cicli economici. Negli ultimi decenni esso ha avuto conseguenze sociali ed economiche di rilievo. I dati relativi alle fasi di cambiamento mostrano un forte aumento della proporzione della popolazione attiva che lavora nel settore dei servizi, che è in parte dovuto all'outsourcing e al subappalto, in parte anche all'emergere di settori dinamici come l'industria dell'intrattenimento e dei media.

3.3. Il progresso tecnologico comporta che beni e servizi abbiano una vita sempre più breve e prevalgano i mercati aperti. Di conseguenza, sorge la necessità di adeguarsi. Numerose imprese, tra cui quelle che hanno conosciuto una situazione di crisi o che si sono trovate nella necessità di procedere ad una ristrutturazione, si trasformano in maniera parziale o completa. Occorre trovare un equilibrio adeguato, attraverso il dialogo sociale, tra la flessibilità (capacità d'adattamento e nuove competenze) e la stabilità dell'occupazione. L'analisi di casi concreti dimostra che la necessità di ristrutturazione è legata a varie cause: adattamento della capacità, transizione economica, competitività, adeguamenti di produttività, ridefinizione del posizionamento, razionalizzazione, cambiamenti organizzativi e fallimento(12). In diversi dei casi analizzati, la trasformazione della società ha comportato la creazione di prodotti e/o di servizi interamente nuovi, e, quindi, il reimpiego o addirittura l'aumento del personale. Questi processi di cambiamento delle imprese e all'interno delle imprese vanno ascritti essenzialmente a sviluppi di carattere specificamente settoriale. Il modo in cui questi cambiamenti sono attuati dal punto di vista sociale è il risultato di un dialogo sociale fruttuoso tra imprenditori e lavoratori.

3.4. Nonostante l'attuale recessione, questi processi continuano. Questa situazione, in realtà, stimola la concorrenza, dato che ogni impresa cerca di consolidare la propria posizione sul mercato per garantirsi continuità. Benché forse attualmente si presti maggiore attenzione ai costi, le imprese rivedono la propria organizzazione interna e si posizionano per il futuro, senza trascurare l'aspetto della concentrazione industriale attraverso le fusioni e le acquisizioni.

Questa intensa attività di ristrutturazione si è tradotta in un forte aumento della perdita di posti di lavoro: durante i primi 9 mesi dell'anno 2001, nella zona euro sono andati perduti 230000 posti di lavoro, e 350000 sono scomparsi in tutta l'UE. Le gravi conseguenze di queste soppressioni di posti di lavoro, non solo per i salariati in quanto individui, ma anche per zone o regioni intere, esigono l'adozione di misure di accompagnamento e di piani per la creazione di posti di lavoro alternativi. Si tratta, del resto, di un'impostazione applicata in un certo numero di Stati membri.

In questo contesto, il CESE richiama l'attenzione sul paradosso rappresentato dalle TIC. La stagnazione economica degli ultimi anni era stata annunciata da una grave crisi degli investimenti nel settore delle TIC, ormai surriscaldato. Ciò tuttavia non ha impedito che fosse proprio questo settore (comunicazione, informazione, Internet) a indurre trasformazioni radicali nella produzione e nei servizi, nonché a dare ai settori tradizionali un'immagine completamente nuova e a lanciare nuove imprese, nuove alleanze commerciali e nuovi prodotti e servizi. Nessun settore è sfuggito a questo rinnovamento. Si tratta, per così dire, di una nuova materia prima. È imminente una nuova radicale trasformazione, questa volta nel settore delle biotecnologie.

3.5. Ciononostante, negli Stati membri la ristrutturazione si sta sviluppando in quanto fenomeno autonomo. Il CESE segnala numerosi esempi di ristrutturazione regionale che hanno portato a una nuova struttura occupazionale e al rilancio di aziende esistenti, nonché alla creazione di nuove imprese. Tali ristrutturazioni spesso sono state il frutto di processi complessi. Molte regioni europee hanno caratteristiche specifiche, che sono il risultato della loro storia economica, della situazione geografica e delle tradizioni regionali. Talvolta, l'adattamento delle strutture industriali non è stato adeguatamente anticipato. Allo stesso tempo, tuttavia, si osserva che spesso gli interessati (datori di lavoro, sindacati, enti locali e regionali) si sono mobilitati a livello regionale, e continuano a farlo, a volte anche in stretta cooperazione con le autorità nazionali e l'Unione europea (es.: Rechar, Resider e Retext), nell'intento di aprire nuove prospettive. Sono in corso, talvolta con risultati sorprendentemente positivi, processi di ristrutturazione e di ammodernamento che danno forma concreta alle trasformazioni industriali.

Tra gli esempi di regioni che hanno creato numerose nuove imprese e hanno modificato i modelli di quelle esistenti, si annoverano la regione della Ruhr (Germania) e quella di Birmingham (Regno Unito), con la trasformazione delle loro strutture dall'industria pesante alle imprese attive nel settore dei servizi, Oulu (Filanda), con il suo forte settore delle telecomunicazioni, e Barcellona (Spagna) che ha conosciuto grandi cambiamenti in occasione dei giochi olimpici del 1992.

3.6. Comunque, nonostante gli esempi il cui successo è attestato, altre regioni si trovano ancora in mezzo al guado: tra queste le Asturie, una regione della Spagna che negli anni '90 ha subito profondi aggiustamenti nel settore siderurgico e minerario. Nel settore dell'acciaio l'occupazione è scesa da 23000 lavoratori agli attuali 8000, con una perdita netta di 15000 posti di lavoro. La regione ha inoltre perduto oltre 17000 posti di lavoro nell'industria mineraria. Grossi sforzi sono stati profusi dal governo centrale spagnolo e dai governi regionali, e sono stati erogati aiuti dalla Commissione europea (Trattato CECA, programmi Rechar e Resider). Il problema però non è stato risolto e benché l'economia abbia ripreso una certa vitalità, non è stato possibile recuperare neanche la metà dei posti di lavoro perduti nei settori interessati e nei settori correlati. Ciò evidenzia chiaramente la continua necessità di misure economiche di accompagnamento, per recuperare il terreno perduto e sviluppare in tutte le sue potenzialità la vita economica della regione.

Altri esempi recenti sono costituiti dalle regioni di Liegi (Belgio) e Brema (Germania), dove Arcelor (risultata dalla fusione di Arbed, Aceralia e Usinor), in una situazione di sovracapacità strutturale nella produzione di acciaio piatto e nel tentativo di migliorare le sinergie, ha deciso di procedere ad una chiusura graduale degli altiforni di Liegi e di ridurre la produzione a Brema. Relativamente alla perdita di posti di lavoro che ne conseguirà, Arcelor si è impegnata a non abbandonare a sé stesse le persone interessate dai problemi occupazionali attraverso il risanamento i siti in questione e contribuendo, con l'aiuto di tutte le parti interessate, alla reindustrializzazione del tessuto economico locale. Per evitare situazioni traumatiche in queste regioni è necessario pianificare misure di supporto, quali quelle istituite anni fa con i programmi Rechar e Resider. Vanno altresì create le condizioni per uno sviluppo sostenibile di tali regioni.

3.7. Un aspetto importante dell'attuale evoluzione è non solo il fatto che il carattere delle imprese individuali può modificarsi, ma che rispetto agli ultimi anni sta diventando più difficile anche distinguere un settore dall'altro. Un cambiamento fondamentale consiste nel fatto che la distinzione tra i settori, precedentemente chiara, è stata rimpiazzata da nuove regole del gioco, caratterizzate da interdipendenza, interazione, networking e outsourcing. Dato che nella maggior parte dei casi le imprese scelgono la propria strada alla luce della propria visione del futuro e della propria posizione sul mercato, la situazione tende a variare da un caso individuale all'altro. È quindi necessaria un'opportuna combinazione tra flessibilità, partecipazione dei lavoratori, miglioramento continuo e stabilità.

3.8. Questa panoramica dei processi di rinnovamento, internazionalizzazione e riorientamento dei settori della produzione e dei servizi dimostra, in ogni caso, che è l'intero sistema economico a essere investito da queste trasformazioni, percepite ad ogni livello dell' impresa. Ciò spiega la grande importanza che nella maggior parte dei paesi le parti sociali attribuiscono a nuove forme di formazione e allo sviluppo delle competenze. La mobilità professionale è un tratto tipico dell'attuale sistema di produzione e di servizi. Strutture di lavoro tradizionali [ad esempio il settore calzaturiero di Choletais, Francia(13)] coesistono con altre più nuove. Ovviamente, molte imprese sono in fase di transizione dal tradizionale al nuovo. Si rileva tuttavia che anche i settori tradizionali quali la vendita al dettaglio e la distribuzione spesso vengono completamente ristrutturati e migliorati. Ad ogni modo, la formazione e il dialogo sono essenziali per affrontare la transizione. I nuovi orientamenti dell'insegnamento professionale e l'ampio ventaglio di opportunità offerto, o che dovrebbe esserlo, ai lavoratori di oggi per garantirne al meglio il futuro, sono essenziali per affiancare tali trasformazioni, di cui sono stati dati alcuni esempi.

3.9. Ovviamente lo sviluppo delle risorse umane riveste un importanza fondamentale. Il processo di trasformazione nelle imprese e la creazione di nuovi posti di lavoro, nonché la competitività in Europa - come è stato riconosciuto dal Consiglio europeo di lisbona- si fondano sulla ricerca e l'innovazione, oltre che sulla capacità di creazione e adattamento dei lavoratori. Riconoscere l'importanza strategica del capitale umano significa:

- investire nella formazione e nelle qualifiche dei lavoratori nel corso della loro vita lavorativa,

- aumentare la capacità d'adattamento delle imprese,

- coinvolgere i lavoratori nella gestione del cambiamento e nella creazione di una nuova forma di sicurezza,

- agevolare l'accesso all'occupazione per i lavoratori meno qualificati,

- sviluppare meccanismi di dialogo sociale nelle imprese(14).

Oggi anche il lavoratore dipendente stesso costituisce una fonte di cambiamento nella gestione dell'impresa, e dunque una fonte di trasformazione industriale. Le vecchie strutture gerarchiche sono spesso sostituite da strutture organizzative che tengono pienamente conto dell'accresciuto livello di competenza del lavoratore di oggi.

3.10. Recentemente ha acquisito grande importanza il concetto di "governo societario" ("corporate governance"): si tratta di un insieme di norme, codici e comportamenti validi all'interno delle imprese, che mirano a tener conto degli interessi di tutte le parti in causa. Le imprese, specie quelle che contano molti lavoratori dipendenti hanno anche una certa responsabilità sociale ovviamente nel quadro della competitività internazionale. Il governo societario inquadra in un contesto più ampio alcuni problemi legati all'atteggiamento ritenuto auspicabile da parte delle imprese. In particolare, per quanto concerne le trasformazioni industriali, il governo societario è nell'interesse stesso delle imprese, riguardando appunto aspetti quali la sostenibilità, la trasparenza, l'efficacia dei controlli, ecc. e è diretto ad assicurare buone relazioni di lavoro, nonché una responsabilità esterna nei confronti della società. È proprio in questo settore che devono prendere forma le specificità e i valori propri del modello sociale europeo. Pertanto la recente proposta della Commissione di mettere il governo societario all'ordine del giorno dei lavori dell'UE è un passo positivo: l'obiettivo è quello di servirsi delle proprie risorse in maniera più efficiente e di produrre con qualità.

4. Conclusioni e raccomandazioni

4.1. Ripristinare la fiducia nella situazione economica è fondamentale. Per tale ragione il CESE sostiene gli orientamenti generali e gli obiettivi illustrati dalla Commissione e dal Consiglio durante il vertice di primavera 2003 e quelli presentati dalla Commissione nel suo piano in dieci punti per migliorare il benessere dell'Europa che si orienta verso la riattivazione dell'economia, la creazione di impieghi e, più in generale, la realizzazione della strategia di Lisbona. L'Europa ha bisogno di un clima economico favorevole a un nuovo modello incentrato sulle "trasformazioni industriali dal volto umano", fondate cioè sullo sviluppo sostenibile, sulla coesione sociale e sulla competitività.

4.2. Il CESE raccomanda il ricorso al benchmarking, alla peer pressure e alla diffusione delle migliori pratiche nei settori interessati dalle trasformazioni industriali e ritiene che l'analisi comparativa debba essere incentrata sulle trasformazioni tecnologiche, sull'innovazione e sugli aspetti sociali. Accoglie con favore l'iniziativa della Commissione europea di pubblicare analisi comparative complete tra i paesi.

4.3. Il CESE è favorevole ad una politica industriale a carattere orizzontale, che permetta allo stesso tempo lo sviluppo di approcci settoriali direttamente legati alla trasformazione industriale.

L'approccio settoriale deve prevedere delle procedure di consultazione, di partecipazione di tutti gli attori e di negoziato sociale nel quadro delle ristrutturazioni industriali, specie nei paesi candidati.

4.4. Il CESE è favorevole a controlli sistematici sul rispetto delle norme e delle decisioni messe a punto e approvate a livello comunitario, perché le eccezioni creerebbero un'Europa "à la carte".

4.5. È estremamente importante che i rappresentanti dei settori interessati vengano coinvolti in tutte le fasi del processo legislativo europeo (bottom-up), di modo che le norme e le decisioni relative ai vari settori vengano valutate tenendo conto delle trasformazioni industriali. Il CESE sottolinea la necessità di garantire un'attuazione effettiva e coerente delle strategie elaborate in materia di competitività e di trasformazioni industriali. La commissione consultiva per le trasformazioni industriali seguirà da vicino lo svolgimento di questo processo.

Il CESE sottolinea quanto sia importante evitare che la delocalizzazione delle industrie si faccia sulla base delle differenze crescenti tra le legislazioni degli Stati membri, per esempio in materia fiscale o ambientale.

4.6. Non molto tempo fa è stato istituito il Consiglio Competitività. Il CESE accoglie con favore questa nuova impostazione. È auspicabile che i problemi in materia di regolamentazione, come anche le soluzioni, vengano valutati nel loro contesto, sempre vigilando sulla qualità dell'occupazione.

Il CESE sottolinea che il presupposto necessario di una politica efficace in materia di trasformazioni industriali è la coerenza tra le diverse politiche comunitarie, soprattutto in campo sociale, industriale, regionale, energetico, dei trasporti, della concorrenza, della formazione e della ricerca.

4.7. È auspicabile una buona valutazione d'impatto della legislazione europea. A tal fine, il CESE appoggia la proposta di istituire un gruppo consultivo indipendente per la valutazione dell'impatto economico delle normative UE onde migliorarne la qualità.

4.8. Il CESE ritiene essenziale che l'innovazione e la ricerca promuovano la leadership dell'Europa sia in termini di competitività che di benessere sociale, fornendo tra l'altro la risposta a politiche analoghe attuate in altre regioni del mondo, come ad esempio negli Stati Uniti, che promuovono lo sviluppo industriale con azioni del governo del settore della difesa(15).

4.9. Il CESE ritiene auspicabile prendere iniziative per promuovere la cooperazione tra le università/centri di ricerca e le imprese(16).

4.10. Il CESE ritiene che maggiore attenzione dovrebbe essere prestata alle ripercussioni che possono avere sulle PMI talune disposizioni e regolamentazioni comunitarie.

4.11. A livello europeo devono essere mantenute norme coerenti per quanto riguarda gli aiuti di Stato ancora esistenti Nel contempo, l'Unione europea deve continuare ad agire, principalmente attraverso l'OMC, contro un uso scorretto dei dazi, come è il caso dei dazi imposti dagli Stati Uniti sui prodotti dell'acciaio. Ciò è importante perché si creino condizioni uniformi (level playing field) nel settore degli scambi internazionali.

4.12. Allo scopo di creare un contesto equilibrato per delle industrie in trasformazione, il CESE incoraggia la Commissione europea a vigilare sull'applicazione rigorosa delle regole dell'OMC, nell'ambito delle quali si constatano delle lacune(17).

4.13. Il CESE richiama l'attenzione sulla necessità di concentrarsi sulle diverse forme di trasformazione industriale. La distinzione più chiara è quella che esiste tra, da un lato, la ristrutturazione di regioni monoindustriali, e, dall'altro, il cambiamento industriale come processo continuo di adattamento della produzione e dei servizi. Nel primo caso è possibile prevedere, in via temporanea, misure specifiche nelle zone interessate.

Per l'ammodernamento delle regioni monoindustriali dei futuri Stati membri il CESE raccomanda di prendere in considerazione le esperienze positive maturate con programmi settoriali quali Rechar, Resider e Retext. A tale scopo è necessario creare in questi paesi nuove forme di dialogo sociale.

Nelle regioni particolarmente colpite dalle delocalizzazioni, possono rendersi necessarie misure specifiche d'accompagnamento per una durata limitata nel tempo.

4.14. In molti casi le regioni interessate dalle trasformazioni industriali traggono beneficio da una stretta cooperazione tra imprese, pubblici poteri, parti sociali e, eventualmente, altri settori socioeconomici. Il CESE invita la Commissione divulgare le esperienze in proposito, i loro successi e i loro limiti, che potrebbero rivelarsi utili per le regioni in fase di transizione, in particolare nei futuri Stati membri.

4.15. Il CESE mette in risalto l'importanza dei programmi di formazione del personale e invita la Commissione a tenere conto del complesso delle tendenze e dei risultati di questi programmi specifici di formazione professionale e di apprendistato, compresi quelli svolti nel settore privato. Sarebbe opportuno organizzare tavole rotonde in materia con le parti sociali dei diversi settori.

4.16. Un ruolo importante può essere svolto dall'Osservatorio europeo del cambiamento (EMCC), creato nel 2001 nel quadro della Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro di Dublino, in risposta alla richiesta del gruppo Gyllenhammar. In cooperazione con i diversi attori della vita economica (imprese, parti sociali, ecc.) e con gli istituti di ricerca nazionali, l'Osservatorio raccoglie informazioni concrete sui cambiamenti intervenuti in certi settori e in generale nell'industria, nonché sulle forme di anticipazione e accompagnamento delle trasformazioni. È auspicio del CESE che si sviluppi un rapporto di collaborazione tra la CCMI e l'EMCC.

4.17. Il CESE ritiene che la creazione di osservatori settoriali agevolerebbe l'anticipazione e l'attuazione delle trasformazioni industriali, l'individuazione di alternative praticabili e la minimizzazione delle loro conseguenze negative. Come già indicato dal CESE(18), un'altra misura che contribuirebbe a anticipare e gestire meglio i cambiamenti industriali consisterebbe nell'elaborazione da parte delle "imprese europee di una certa dimensione (con più di 1000 dipendenti) (...) di una relazione 'Gestire il cambiamento'. Tale relazione dovrebbe fornire informazioni sui cambiamenti strutturali attesi e sulle modalità attraverso le quali verranno gestiti"(19).

4.18. Per valorizzare le buone pratiche, il CESE suggerisce di affettuare una valutazione delle imprese che hanno conseguito i migliori risultati nei processi di ristrutturazione coniugando conoscenze, sostenibilità e programmi sociali (strategia di Lisbona).

4.19. Il CESE considera che il dialogo sociale nelle imprese e, eventualmente, con gli attori locali e i poteri pubblici, sia uno strumento determinante, che permette di sviluppare la competitività, le condizioni sociali e l'occupazione, nonché, sempre in un equilibrio produttivo, la tutela dell'ambiente. L'esperienza del CESE e del vecchio comitato consultivo CECA attesta che l'instaurazione di un dialogo permanente per settore a livello europeo, al quale partecipino i rappresentanti dei produttori, dei lavoratori e di altri gruppi rappresentativi della società civile organizzata (consumatori, commercianti, ecc.), contribuisce a creare una piattaforma utile per una politica industriale rinnovata.

4.20. I futuri lavori della CCMI, in quanto organo che opera in seno al CESE, si concentreranno sui settori e/o sulle regioni particolarmente interessate dalle trasformazioni industriali e si baseranno sugli orientamenti del punto 1.7 e sugli elementi presentati in questo capitolo "conclusioni".

Bruxelles, 25 settembre 2003.

Il Presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Roger Briesch

(1) Consiglio Industria del 18 maggio 2000.

(2) Comunicazione del 27 settembre 2000 (COM(2000) 588 def.).

(3) Contestualmente al presente, la CCMI sta elaborando un parere sul tema "La ristrutturazione dell'industria pesante nei futuri Stati membri".

(4) Le cause delle trasformazioni sono diverse, cfr. A tale proposito:

- C.K Prahalade e Ghamel (1994), "Strategy as a field of study: Why search for a new paradigm?", Strategic Management Journal, vol. 15.

- J. Lopez e I Leal (2002), Cómo aprender en la sociedad del conocimiento, Gestión 2000, Barcellona.

(5) Cfr. in particolare F. Aggeri e F. Pallez "Les nouvelles figures de l'Etat dans les mutations industrielles". Cahiers de recherche du centre de gestion scientifique n. 20, Ecole des mines de Paris, 2002 o Bernard Brunhes consultants "La gestion des crises industrielles locales en Europe", Cahiers n. 6, 2000.

(6) Per esempio l'applicazione della sezione 201 che aumenta i diritti doganali su certi acciai piatti dal marzo 2002, oppure la legge fiscale "Foreign sales corporation", condannata dall'OMC, che consente a certe aziende di beneficiare di sovvenzioni all'esportazione.

(7) Nell'anno 1991 si sono registrate 8239 concentrazioni e acquisizioni con il coinvolgimento di imprese dell'UE. Questa cifra è passata a 12796 nel 1999. Fonte: "Mergers and acquisitions" (European Economy, Supplement A, Economic trends, N° 5/6, 2000. Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle CE).

(8) La Commissione europea ha appena pubblicato un libro verde sui servizi d'interesse generale (COM(2003) 270 def.), del 21.5.2003.

(9) Il numero di procedure d'infrazione avviate è passato da circa 700 nel 1992 a quasi 1600 oggi. Particolare attenzione viene prestata all'integrazione del mercato dei servizi e delle cosiddette "industrie di rete", quali l'energia, i trasporti, le telecomunicazioni e la posta, che sono fondamentali per tutti i cittadini UE e rappresentano una quota significativa dei costi delle imprese. Altri importanti elementi di questo piano sono l'attuazione del piano d'azione per migliorare il quadro normativo e una maggiore apertura dei mercati degli appalti pubblici.

(10) Le più importanti sono la relazione "Gestire il cambiamento" (novembre 1998), elaborata da un gruppo di alto livello presieduto da Pehr Gyllenhammer (sulla quale il CESE ha formulato un parere sostanzialmente positivo anche se con alcuni appunti critici - relatori: Little e Sepi, luglio 1999), e quella elaborata dal gruppo di alto livello sulle relazioni industriali e le trasformazioni nell'Unione europea, presieduto da Maria João Rodrigues, pubblicata nel gennaio 2002.

(11) Risoluzione del PE del 15 febbraio 2001 sulle conseguenze sociali della ristrutturazione industriale (B5-089/2001) che invita ad adottare un'impostazione più costruttiva nei confronti delle ristrutturazioni industriali e delle loro conseguenze sociali, insiste sulla necessità di sviluppare il dialogo sociale, raccomanda che le disposizioni del trattato, che prevedono l'obiettivo di un elevato livello di occupazione, siano prese in considerazione nell'ambito di tutte le politiche e attività della Comunità. Risoluzione della CES dell'11 e 12 marzo 2002 che afferma la necessità di associare in modo permanente i lavoratori al processo di cambiamento, di effettuare le ristrutturazioni in base al principio del costo sociale minimo e chiede che si continuino a condurre ricerche e analisi per valutare l'ampiezza e le conseguenze delle ristrutturazioni d'impresa per settore, per paese e per regione. Risoluzione dell'UNICE dell'8 marzo 2002 in cui si dichiara la disponibilità a organizzare scambi di esperienze sull'anticipazione e la gestione del cambiamento.

(12) Cfr. studi sulla gestione dell'impatto sociale di grandi ristrutturazioni industriali: Bernard Brunhes, consulente, Commissione europea, DGV (http://www.brunhes.com/Etudligne /Cahiers/6/Cahier6.htm).

(13) Industria calzaturiera di Choletais: Aggiri Franck e Pallez Frédérique - Centre de Gestion Scientifique, école des mines de Paris, settembre 2001.

(14) Documento della Commissione dal titolo "Anticipare e gestire il cambiamento: un approccio dinamico agli aspetti sociali delle riorganizzazioni aziendali", che ha avviato la prima fase della consultazione delle parti sociali su questo tema (punto 1.3) [Documento non disponibile in italiano].

(15) Parere CESE in merito al Libro verde sulla politica spaziale europea, GU C 220 del 16.9.2003, pag. 19; cfr. anche il parere del CESE sulla comunicazione della Commissione "Difesa europea - Questioni industriali e di mercato - Verso una politica comunitaria in materia di attrezzature militari" (sulla quale è stato preparato dalla CCMI un parere complementare).

(16) A tale proposito è interessante notare, che sulla base dell'esempio finlandese, anche il governo olandese ha istituito una piattaforma per l'interazione tra i centri di ricerca e le imprese sotto la direzione del primo ministro.

(17) Per esempio si consideri il caso della Cina in materia di quote nella microelettronica, della Corea del sud in materia di sussidi ai cantieri navali e degli Stati Uniti in materia di aiuti all'industria siderurgica.

(18) Parere del CESE "Gestire il cambiamento - Relazione finale del gruppo d'alto livello sulle implicazioni economiche e sociali dei mutamenti industriali", punto 3.2.3 - GU C 258 del 10.9.1999.

(19) Gestire il cambiamento - Gruppo di alto livello sulle implicazioni economiche e sociali dei mutamenti industriali (Relazione di sintesi pag. 6).

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