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Document 52003AE0408

Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla "Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni — La programmazione dei fondi strutturali 2000-2006: una prima valutazione dell'iniziativa Urban" (COM(2002) 308 def.)

OJ C 133, 6.6.2003, p. 53–58 (ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)

52003AE0408

Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla "Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni — La programmazione dei fondi strutturali 2000-2006: una prima valutazione dell'iniziativa Urban" (COM(2002) 308 def.)

Gazzetta ufficiale n. C 133 del 06/06/2003 pag. 0053 - 0058


Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla "Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni - La programmazione dei fondi strutturali 2000-2006: una prima valutazione dell'iniziativa Urban"

(COM(2002) 308 def.)

(2003/C 133/12)

La Commissione europea, in data 14 giugno 2002, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 262 del Trattato che istituisce la Comunità europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla comunicazione di cui sopra.

La sezione specializzata Unione economica e monetaria, coesione economica e sociale, incaricata di preparare i lavori in materia, ha formulato il parere sulla base del rapporto introduttivo del relatore di Odoardo, in data 6 marzo 2003.

Il Comitato economico e sociale nel corso della 398a sessione plenaria del 26 marzo 2003 ha adottato, all'unanimità, il seguente parere.

1. Introduzione

1.1. Il documento della Commissione presenta una prima analisi degli sviluppi dell'iniziativa Urban II concernente la rivitalizzazione economica e sociale delle città e delle zone adiacenti in crisi per promuovere uno sviluppo urbano sostenibile. Tale analisi fa seguito al documento della Commissione del 28 aprile del 2000 sugli orientamenti relativi a questa iniziativa comunitaria(1) e fotografa la situazione quale si presenta a conclusione della fase di selezione dei nuovi programmi. Tutti i programmi di Urban II sono stati infatti adottati alla fine del 2001.

1.2. Urban è una delle quattro iniziative adottate nell'ambito dei fondi strutturali UE ed è finalizzata a promuovere interventi in favore delle aree urbane in crisi. Le sue tre principali direttrici di spesa sono: la riqualificazione ambientale, l'integrazione sociale, l'imprenditorialità e l'occupazione.

1.3. La comunicazione della Commissione ricorda che il Secondo rapporto sulla coesione(2) ha definito fondamentale la questione urbana ai fini della coesione economica e sociale dell'Europa. Analogamente, la risoluzione del Parlamento europeo su Urban II(3) ha evidenziato che l'approccio integrato, caratteristica fondamentale dei programmi Urban, sembra essere l'unico mezzo per affrontare i problemi delle aree urbane.

1.4. L'iniziativa Urban, pertanto, costituisce uno degli strumenti strategici per lo sviluppo di una politica comunitaria in ambito urbano e può fungere da modello per le politiche nazionali.

2. Gli elementi essenziali della proposta della Commissione

2.1. I programmi selezionati sono stati 70, per un contributo complessivo FESR di 730 milioni di EUR circa. La popolazione interessata è di circa 2,2 milioni di abitanti. Benché la dotazione complessiva di fondi di Urban II sia inferiore rispetto al programma precedente, l'intensità dell'aiuto, sia pro-capite sia per programma, è aumentata. Le dimensioni relativamente ridotte delle aree geografiche interessate dai programmi hanno determinato altresì un elevato livello di finanziamento per km2.

2.2. Una delle principali novità di Urban II è l'inserimento di città di piccole e medie dimensioni, essendo stato abolito il limite di 100000 abitanti per l'intera città quale previsto da Urban I. Le zone interessate ai nuovi programmi hanno come unico vincolo la presenza di almeno 20000 abitanti (10000 in casi eccezionali).

2.3. La Commissione sottolinea come gli Stati membri abbiano potuto selezionare i propri siti sulla base delle rispettive priorità ed esigenze locali e nazionali. Contemporaneamente, l'adozione di criteri espliciti ed oggettivi stabiliti dalla Commissione per la loro individuazione ha garantito una maggiore trasparenza nelle procedure di scelta ed una maggiore coerenza dei programmi con gli obiettivi dell'UE.

2.4. L'ubicazione dei siti dei 70 programmi è risultata equamente ripartita tra zone obiettivo 1 (39 %), zone obiettivo 2 (27 %) e zone non comprese negli obiettivi generali (34 %). Sul totale dei programmi, 31 sono ubicati in quartieri centrali delle città, 27 in quartieri periferici, 8 riguardano intere città di piccole e medie dimensioni e 4 interessano zone miste, centrali e periferiche, di cui mirano a migliorare la connessione.

2.5. I programmi di Urban II intervengono in aree di forte degrado, caratterizzate da tassi di disoccupazione, povertà, criminalità e immigrazione molto più alti rispetto alla media UE.

2.6. In relazione alle priorità di spesa, dall'analisi dei programmi selezionati emerge che il 40 % della spesa prevista è destinato alla riqualificazione ambientale e materiale, il 21 % all'integrazione sociale, il 21 % allo sviluppo dell'imprenditorialità e dell'occupazione, l'8 % al miglioramento dei trasporti ed il 4 % alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione.

2.7. La comunicazione della Commissione rileva all'interno dei programmi un elevato grado di partenariato sia con le autorità locali sia con rappresentanze della società civile e sottolinea come questo aspetto sia uno dei tratti caratteristici di Urban II rispetto ad altri fondi strutturali. Un terzo dei programmi ha infatti come autorità di gestione un consiglio comunale, per un altro terzo l'autorità locale svolge un ruolo fondamentale nell'ambito del partenariato con il governo centrale e ben 57 dei 70 programmi hanno attivato per l'elaborazione del documento di programmazione una consultazione con partner locali.

2.8. Urban II ha mobilitato investimenti complessivi per circa 1600 milioni di EUR, pari a più del doppio delle risorse FESR. Ciò è stato possibile grazie all'impiego di risorse aggiuntive provenienti, in gran parte, da fonti pubbliche nazionali e locali. Molto minore è risultato invece l'apporto del settore privato.

2.9. Particolarmente positivi sono risultati gli effetti della semplificazione procedurale e amministrativa attuata con Urban II. In particolare la Commissione ritiene vantaggiosa sia la scelta di finanziare i programmi solo con il Fondo di sviluppo regionale sia la creazione, all'interno della Commissione europea, di una unità specializzata Urban II. Tali semplificazioni hanno consentito una definizione dei programmi particolarmente rapida rispetto ai programmi generali dei fondi strutturali.

2.10. Il 2 % dei fondi dell'iniziativa è stato destinato allo scambio di esperienze tra le città beneficiarie di Urban. Tale scambio è strutturato per la prima volta come programma comunitario.

3. Osservazioni di carattere generale

3.1. In linea generale è da ritenere estremamente positiva la scelta della Commissione di dare continuità all'iniziativa Urban, che nella sua precedente edizione avviata nel 1994 (e la cui valutazione definitiva è attesa per il 2003) aveva già ottenuto importanti risultati. Sia i progetti pilota urbani che Urban I hanno dimostrato di poter essere strumenti efficaci per attuare politiche di incremento della qualità dell'ambiente urbano e del benessere dei cittadini.

3.2. Altrettanto positivamente va accolta la scelta di aumentare il numero dei programmi ammessi ad Urban II dai previsti 54 a 70, così come richiesto dal CESE.

3.3. Vi è invece insoddisfazione per la riduzione dell'ammontare complessivo della dotazione di Urban, scesa dai 950 milioni di EUR dell'edizione 1994-1999 (distribuiti su 118 siti) agli attuali 743,6 milioni di EUR. Essendo convinto dell'importanza di Urban come strumento per il sostegno alla politica urbana dell'Unione, il Comitato ritiene necessario compiere ogni sforzo per incrementare, in futuro, le risorse di questo programma comunitario.

3.4. È altresì molto apprezzato lo sforzo di semplificazione amministrativa delle procedure di Urban e si concorda con la valutazione positiva della Commissione in merito sia alla scelta di utilizzare un unico Fondo (vale a dire il FESR) sia alla citata creazione di un'unità specializzata che ha consentito di massimizzare l'esperienza e le conoscenze specifiche acquisite in tema di riqualificazione urbana.

3.4.1. A tale riguardo il CESE fa proprio l'invito di proseguire quest'azione di semplificazione delle pratiche amministrative rivolto da diversi sindaci delle città dell'Unione, in occasione della Conferenza di Londra dell'8 e 9 luglio 2002 sul tema "Città per la coesione: gli insegnamenti dei programmi comunitari Urban"(4). Questa esigenza è ancor più necessaria in conseguenza del coinvolgimento di un maggior numero di realtà urbane medio-piccole.

3.5. Una particolare importanza per un pieno conseguimento degli obiettivi di Urban II riveste la creazione di una rete per promuovere lo scambio delle prassi migliori sperimentate grazie ad Urban e l'intenzione di incrementare una cultura di statistiche ed indicatori urbani.

3.5.1. L'aver strutturato per la prima volta come programma comunitario lo scambio di esperienze tra città beneficiarie di Urban costituisce un progresso significativo.

3.6. Una valutazione positiva va espressa sulla scelta di destinare il 40 % della spesa prevista ad azioni di riqualificazione ambientale e materiale. In tal modo è confermato il ruolo decisivo che la qualità dell'ambiente edificato, degli spazi vuoti e del patrimonio architettonico assumono in qualsiasi processo di rivitalizzazione e sviluppo economico-sociale di realtà urbane degradate. È importante incoraggiare programmi che, come nel caso di quelli francesi, attribuiscono un'importanza strategica alla qualità architettonica e più in generale alla qualità degli interventi di trasformazione del territorio.

4. Osservazioni particolari

4.1. Il partenariato locale

4.1.1. Il partenariato con le autorità e le comunità locali è considerato come una delle sfide decisive e delle migliori fonti di valore aggiunto del programma Urban: si riconosce che questa scelta rappresenta il modo migliore di promuovere il modello europeo di governance e la partecipazione della società civile.

4.1.2. La citata conferenza di Londra ha ribadito la necessità di un sempre maggiore coinvolgimento diretto delle città nella programmazione e nella gestione dei progetti che le riguardano.

4.1.3. Tuttavia, pur sottolineando i progressi compiuti, si valuta negativamente il fatto che in una percentuale ancora molto alta la gestione dei programmi resta formalmente affidata alle autorità nazionali.

4.1.4. Il Comitato ritiene che si debba in futuro richiedere esplicitamente che la gestione sia sempre affidata ad un'autorità locale. Sulla base delle esperienze fatte, si può affermare che tale scelta contribuisce anche alla semplificazione amministrativa dei programmi.

4.1.5. In subordine, andrebbe per lo meno garantita la presenza di rappresentanti delle autorità locali in tutti i comitati di sorveglianza previsti dall'articolo 35 del regolamento generale del Consiglio sui fondi strutturali(5).

4.1.6. Per quanto riguarda il coinvolgimento diretto dei gruppi di interesse sociale organizzato, il CESE ha già avuto modo di sottolinearne l'importanza in numerose occasioni, ed in particolare nel suo parere sulla comunicazione della Commissione agli Stati membri sugli orientamenti per Urban II(6).

4.1.7. In tale parere il Comitato ha evidenziato il valore e la specificità del contributo delle parti sociali in un programma come Urban, caratterizzato da una forte rilevanza dei problemi occupazionali ed economici ed ha raccomandato la promozione di partenariati ampi ed efficaci con la partecipazione delle forze economiche e sociali, delle ONG e delle associazioni locali.

4.1.8. Nel sintetizzare i dati salienti dei programmi la comunicazione della Commissione non fornisce tuttavia elementi sufficienti per valutare il reale coinvolgimento di tali soggetti, limitandosi a considerazioni generiche sulla partecipazione di associazioni locali nelle procedure di selezione e nella gestione dei programmi.

4.1.9. Il CESE considera quindi necessario elaborare un quadro analitico su quali e quanti dei 70 programmi abbiano visto la partecipazione effettiva di rappresentanze della società civile, sia nella fase di elaborazione e selezione dei progetti che in quella di gestione, e su come si sia concretizzata tale partecipazione.

4.1.10. Occorre inoltre individuare regole certe per garantire la concertazione con tali soggetti facendo in modo che questa prassi non sia più soltanto una raccomandazione ma diventi un requisito imprescindibile dei programmi Urban. Questo al fine di rendere effettivo il diritto delle comunità locali e delle rappresentanze sociali di partecipare alla formazione delle scelte di pianificazione che incidono sulla qualità della vita e sulle prospettive di sviluppo, diritto sancito, tra l'altro, dalla Conferenza delle Nazioni Unite sugli insediamenti umani Habitat II del 1995(7).

4.1.11. Anche per le rappresentanze sociali, il CESE chiede che sia garantita una loro presenza nei comitati di sorveglianza o negli eventuali comitati di gestione.

4.1.12. Questo contribuirebbe in modo significato a raggiungere l'obiettivo di un maggior avvicinamento dell'Europa ai cittadini e consentirebbe una migliore visibilità dei programmi Urban.

4.2. Il coinvolgimento di risorse private

4.2.1. Il documento della Commissione analizza l'effetto moltiplicatore ottenuto con i programmi Urban, vale a dire la capacità di mobilitare risorse e investimenti aggiuntivi sia dal settore pubblico che da quello privato.

4.2.2. Il risultato ottenuto con i partner pubblici è sicuramente positivo, dato che ha portato a mobilitare risorse pari ad oltre il doppio di quelle messe a disposizione dal FESR.

4.2.3. Del tutto insoddisfacente è invece il dato inerente alle risorse private, le quali hanno interessato solo 35 dei 70 programmi Urban, con un apporto, in questi casi, pari solo all'8 % degli stanziamenti del programma. La Commissione attribuisce tale risultato al fatto che le zone Urban II, caratterizzate da un forte degrado, hanno difficoltà ad attirare investimenti privati, ma tale giustificazione rischia di apparire parziale.

4.2.4. Il CESE ritiene che un'incidenza così bassa di investimenti privati sia anche da attribuire ad uno scarso coinvolgimento, soprattutto nella fase di elaborazione dei programmi, delle forze economiche private locali, e segnatamente delle piccole e medie imprese e dell'artigianato che, soprattutto nelle città medio-piccole, costituiscono lo strumento principale per la creazione di lavoro e di ricchezza.

4.2.5. Per tali ragioni è auspicabile procedere ad un'analisi più approfondita dei 70 programmi per comprendere la loro effettiva capacità di attrarre risorse dal settore privato. Tale capacità, pur in un quadro di compatibilità tra gli obiettivi di efficienza e di competitività economica e gli obiettivi di equità sociale, rappresenta un fattore decisivo per la rivitalizzazione economica e sociale dei quartieri in crisi, oltre ad essere un indice di verifica dell'efficacia degli interventi pubblici. D'altra parte, la ricerca più avanzata sugli strumenti di pianificazione ha indicato in questi anni la strada dell'urbanistica concertata come efficace metodologia per attivare sinergie pubblico-privato in grado di garantire realizzabilità e fruibilità concreta degli interventi di riqualificazione urbana.

4.3. Le politiche abitative ed i programmi Urban

4.3.1. Il Fondo di sviluppo regionale europeo non può finanziare direttamente interventi di edilizia abitativa. Tuttavia la questione urbana ed i problemi di degrado urbano non sono scindibili dalla questione abitativa, intesa sia come realizzazione di nuovi alloggi che di recupero e ristrutturazione di edifici residenziali.

4.3.2. L'Allegato I al documento sugli orientamenti della Commissione per Urban II(8) precisa che se un intervento nell'ambito dello sviluppo urbano non può prescindere dal miglioramento delle condizioni abitative i programmi debbano prevedere congrui stanziamenti aggiuntivi a carico delle autorità locali e/o nazionali. Il CESE ritiene al riguardo che la Commissione debba estendere a tutti i Paesi dell'UE le agevolazioni fiscali ai fini IVA sui lavori di ristrutturazione delle residenze.

4.3.3. Nel suo parere sugli orientamenti il CESE ha particolarmente apprezzato tale precisazione, evidenziando come in tal modo si possa evitare il rischio di effettuare interventi in definitiva inefficaci in quanto menomati di una componente importante come quella dell'edilizia abitativa.

4.3.4. Sarebbe utile analizzare in quali dei 70 progetti di Urban II le autorità locali e nazionali abbiano stanziato fondi aggiuntivi specificatamente destinati all'edilizia abitativa.

4.3.5. Resta comunque l'interrogativo sul perché il Fondo di sviluppo regionale europeo, anche in progetti di iniziativa comunitaria con un forte carattere sperimentale, debba escludere ogni possibilità di intervento nel settore dell'edilizia residenziale pubblica.

4.3.6. Tale strumento, ad esempio, assumerebbe una particolare rilevanza per il problema dell'integrazione degli immigrati, soprattutto nelle zone Urban dove si registra una presenza di minoranze etniche, immigrati e profughi quadrupla rispetto all'UE nel suo complesso. Uno dei fattori di disagio maggiormente avvertiti da questi soggetti è sicuramente legato alla condizione abitativa e al suo degrado.

4.4. I servizi come indicatori di qualità urbana

4.4.1. Il degrado di molte realtà urbane è sicuramente legato alla mancanza di servizi, ed in particolare di quelli di tipo socio-sanitario. Il raggiungimento di un adeguato livello di servizi è uno degli strumenti più efficaci per garantirne anche una più equa redistribuzione nella città. Nel parere sulla comunicazione della Commissione: "La problematica urbana: orientamenti per un dibattito europeo(9)", il CESE ha sottolineato "l'importanza fondamentale dei servizi pubblici nello sviluppo urbano, in particolare per garantire la produzione di beni e servizi socialmente utili e per rafforzare la coesione sociale", nonché la necessità di una "identificazione delle esigenze prioritarie di servizi nella gestione della città e del territorio".

4.4.2. Tale aspetto andrebbe esplicitamente inserito tra i gli indicatori socioeconomici delle aree urbane dell'iniziativa Urban II. Un'analisi della qualità e della quantità dei servizi - soprattutto pubblici - e della loro accessibilità costituisce infatti un parametro indicatore significativo per l'individuazione dei livelli e delle cause di degrado.

4.4.3. Il CESE pertanto sottolinea la necessità di prevedere, soprattutto nelle valutazioni intermedie dei programmi, un monitoraggio specifico della capacità di Urban di contribuire ad incrementare qualità e quantità dei servizi nei quartieri interessati dagli interventi.

4.5. Sviluppo urbano sostenibile e popolazione anziana

4.5.1. Il fenomeno del progressivo invecchiamento della popolazione coinvolge tutti i paesi dell'Unione europea e rappresenta una delle sfide cruciali per le future politiche di sviluppo, a partire da quelle rivolte alle aree urbane. In quartieri abbandonati (soprattutto nei centri storici degradati delle città) si assiste in molti casi a un fenomeno di coabitazione tra i residenti tradizionali anziani, che hanno particolari difficoltà ad abbandonare i propri luoghi di vita, e gli immigrati, che si insediano principalmente nelle zone di degrado urbano. Gli anziani, d'altra parte, sono tra i soggetti che maggiormente soffrono delle condizioni di crisi urbana, della mancanza di servizi e della criminalità diffusa.

4.5.2. Più in generale, la sempre più elevata percentuale di ultra-sessantenni nella popolazione europea richiede un cambiamento di strategia nelle politiche urbane ed interventi mirati non solo a migliorare nell'immediato le condizioni di vita degli anziani, ma a ripensare strutturalmente le nostre città per una società che invecchia.

4.5.3. Questo problema quindi andrebbe inserito tra le priorità delle politiche di coesione dell'Unione, allo stesso titolo del reinserimento degli immigrati, delle pari opportunità e della disoccupazione.

4.5.4. L'analisi dei programmi di Urban II effettuata dalla Commissione fa solo un generico accenno a questo aspetto, laddove ricorda che la piramide di età delle zone Urban registra una percentuale di anziani leggermente maggiore rispetto a quella riscontrata nelle città selezionate per l'Audit urbano.

4.5.5. Si auspica pertanto che si proceda ad un'analisi più approfondita delle misure previste dai programmi e rivolte specificatamente alla popolazione anziana e che, soprattutto, si inserisca questo problema tra le priorità di Urban.

4.6. La dispersione urbana (urban sprawl)

4.6.1. Il programma comunitario Urban è rivolto ai quartieri in crisi e si basa su categorie interpretative tradizionali del concetto di area urbana: la città, il quartiere, il centro, la periferia.

4.6.2. Una delle principali novità strategiche di Urban II consiste nel rivolgersi ad aree di piccole e medie dimensioni. Nella sua comunicazione la Commissione rileva come, oltre alla popolazione, anche la dimensione ridotta delle zone interessate dai programmi abbia contribuito ad elevare l'intensità di aiuto per km2 ed evidenzia come la concentrazione territoriale degli interventi abbia conseguenze positive sulla pianificazione locale e sulle possibilità di riqualificazione del territorio urbano.

4.6.3. Le più recenti ricerche nel campo degli studi urbani hanno tuttavia messo in luce come, in gran parte del territorio europeo, negli ultimi anni sia entrato in crisi il tradizionale modo di intendere la realtà urbana. Se esaminiamo le carte di ampie zone dell'Unione, e ancor più se percorriamo o abitiamo questi territori, l'immagine che ci si presenta mette in crisi molte delle categorie con cui siamo abituati a considerare la "forma-città".

4.6.4. Il grande aumento della mobilità individuale e delle reti infrastrutturali di trasporto e di comunicazione, i crescenti fenomeni di decentramento della produzione e di internazionalizzazione della distribuzione, le nuove strategie dislocative delle attività produttive e commerciali hanno accresciuto i fenomeni di dispersione urbana, di città diffusa. Ci troviamo di fronte a forme di occupazione del territorio sempre più invasive e al dilagare di condizioni di urbanità in ampie aree di quel territorio che eravamo abituati a considerare campagna. Si moltiplicano in tal modo anche le pressioni ambientali tipiche dei fenomeni urbani.

4.6.5. I territori della dispersione urbana sono spesso aree di forte degrado, di povertà, di bassa qualità materiale e ambientale dei luoghi, nonché di perdita di identità: essi pongono quindi sfide nuove. Rispetto a queste realtà, molti dei criteri di lettura e di intervento dei programmi Urban appaiono inefficaci. Si indeboliscono i concetti di città, di quartiere, di centro e di periferia e soprattutto perde qualsiasi senso il parametro della dimensione fisica delle zone geografiche interessate da Urban. L'intensità di aiuto di un intervento su un'area di dispersione urbana non è certo misurabile in termini di rapporto tra risorse impiegate e km2.

4.6.6. Il CESE ha già in passato posto l'accento su questo problema. In particolare, nel parere espresso sul tema "Quadro d'azione per uno sviluppo urbano sostenibile dell'Unione europea"(10) esso ha ricordato come lo sviluppo della città del terzo millennio come "città lacunale", dilatata a dismisura, rappresenti una sfida per l'UE verso un governo alternativo, competitivo e compatibile dello sviluppo delle città e del territorio.

4.6.7. È importante verificare se, in futuro, le nuove forme della questione urbana verranno effettivamente affrontate dal programma Urban in modo sperimentale ed innovativo, con interventi finalizzati a governare i fenomeni di dispersione urbana ed a introdurre politiche di riqualificazione di tali aree.

4.7. Conclusioni

4.7.1. La comunicazione della Commissione si conclude con un interrogativo sul futuro dell'iniziativa Urban. Il CESE raccomanda di proseguire questi programmi innovatori e di incrementarli, anche dal punto di vista delle risorse economiche impiegate, e auspica l'applicazione di molte delle metodologie e delle pratiche messe a punto attraverso i programmi Urban alla più generale gestione dei fondi strutturali.

4.7.2. Ribadita la specificità della problematica urbana, occorre sempre più sviluppare strategie di azione capaci di affiancare la necessità degli interventi settoriali alla cultura dell'integrazione tra sviluppo economico, coesione sociale ed economica, occupazione, partecipazione degli agenti economici e sociali, valorizzazione e tutela della qualità ambientale e dell'ambiente edificato, il tutto in un quadro di compatibilità e di coerenza dello sviluppo.

Bruxelles, 26 marzo 2003.

Il Presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Roger Briesch

(1) Comunicazione della Commissione agli Stati membri del 28 aprile 2000 recante gli orientamenti relativi all'iniziativa comunitaria concernente la rivitalizzazione economica e sociale delle città e delle zone adiacenti in crisi, per promuovere uno sviluppo urbano sostenibile - Urban II, GU C 141 del 19.5.2000.

(2) "Unità dell'Europa, solidarietà dei popoli, diversità dei territori - Secondo rapporto sulla coesione economica e sociale -" Commissione europea (2001).

(3) GU C 339 del 29.11.2000, pagg. 44-47.

(4) Conclusioni della conferenza "Città per la coesione: gli insegnamenti dei programmi comunitari Urban" - Londra 8 e 9 luglio 2002.

(5) GU L 161 del 26.6.1999.

(6) Parere CESE in merito alla Comunicazione della Commissione agli Stati membri recante gli orientamenti relativi all'iniziativa comunitaria concernente la rivitalizzazione economica e sociale delle città e delle zone periferiche in crisi, per promuovere uno sviluppo urbano sostenibile - Urban - GU C 51 del 23.2.2000, pag. 89.

(7) ONU Assemblea generale, Comitato organizzatore della Conferenza delle Nazioni Unite sugli insediamenti umani (Habitat II) - "Versione preliminare della dichiarazione dei principi e degli impegni e del Piano globale d'azione - Agenda Habitat" 26 ottobre 1995.

(8) Comunicazione della Commissione agli Stati membri del 28 aprile 2000 recante gli orientamenti relativi all'iniziativa comunitaria concernente la rivitalizzazione economica e sociale delle città e delle zone adiacenti in crisi, per promuovere uno sviluppo urbano sostenibile - Urban II, GU C 141 del 19.5.2000.

(9) Parere CES del 28 gennaio 1998, GU C 95 del 30.3.1998, pag. 89.

(10) Parere CESE del 20 ottobre 1999, GU C 368 del 20.12.1999, pag. 62.

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