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Document 52013DC0918
COMMUNICATION FROM THE COMMISSION TO THE EUROPEAN PARLIAMENT, THE COUNCIL, THE EUROPEAN ECONOMIC AND SOCIAL COMMITTEE AND THE COMMITTEE OF THE REGIONS A Clean Air Programme for Europe
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI Un programma "Aria pulita" per l'Europa
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI Un programma "Aria pulita" per l'Europa
/* COM/2013/0918 final */
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI Un programma "Aria pulita" per l'Europa /* COM/2013/0918 final */
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL
PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO
E AL COMITATO DELLE REGIONI Un programma "Aria pulita" per
l'Europa (Testo rilevante ai fini del SEE) 1. Introduzione La qualità dell'aria in Europa è migliorata
significativamente negli ultimi decenni, ma l'inquinamento atmosferico continua
ad essere il principale fattore ambientale legato a malattie prevenibili e
mortalità prematura nell'UE e ad avere effetti negativi significativi su gran
parte dell'ambiente naturale dell'Europa. Secondo l'OCSE, l'inquinamento
atmosferico è destinato a diventare, entro il 2050, la prima causa ambientale
di mortalità a livello mondiale, superando le acque insalubri e la mancanza di
servizi igienici.[1] Anche se le norme di qualità dell'aria dell'UE
sono tuttora meno rigorose di quelle di altri paesi sviluppati, il rispetto di
alcune di queste si è rivelato problematico per una serie di motivi. La nuova
strategia proposta affronta i motivi di questa inadempienza generalizzata.
Propone inoltre disposizioni legislative per ridurre le emissioni nocive a
lungo termine che contribuiscono alla degradazione della qualità dell'aria e
danneggiano l'ambiente naturale. Infine promuove misure destinate ad attenuare
gli effetti del riscaldamento atmosferico e dei cambiamenti climatici. I tempi
per ottenere le riduzioni delle emissioni sono pienamente compatibili con il
nuovo quadro di riferimento per il 2030 per la politica climatica ed energetica
che consentono agli investitori di massimizzare le sinergie dei loro
investimenti. Il miglioramento della qualità dell'aria offre
opportunità economiche anche per il settore delle tecnologie pulite dell'UE.
Alcune importanti imprese ingegneristiche dell'UE traggono fino al 40% del loro
reddito dal settore ambientale, e questa percentuale è destinata ad aumentare.
Questi sono chiari elementi a riprova del fatto che le economie emergenti si
stanno occupando seriamente dell'inquinamento atmosferico e una politica
europea intelligente garantirà alla nostra industria un vantaggio in partenza
in questi importanti mercati in via di sviluppo. Le misure di questa nuova strategia si basano
su quelle proposte dalla strategia tematica del 2005 sull'inquinamento
atmosferico[2]
e consentiranno di progredire ulteriormente nel conseguimento degli obiettivi
di più lungo termine del 6° e 7° programma di azione ambientale[3]. La strategia è
corredata da una proposta legislativa di revisione della direttiva sui limiti
nazionali di emissione[4],
e da una proposta di direttiva che permetteranno per la prima volta di
controllare le emissioni prodotte da impianti di combustione di medie
dimensioni e contribuiranno in maniera significativa alle riduzioni delle
emissioni. La strategia prevede anche misure di sostegno non normative volte a
potenziare la capacità e la cooperazione a tutti i livelli politici, con aree
prioritarie, tra le quali figurano l'inquinamento atmosferico urbano, la
ricerca e l'innovazione, e la dimensione internazionale della politica in
materia di qualità dell'aria. 2. Affrontare
a breve termine il problema della qualità dell'aria ambiente 2.1. Qualità attuale dell'aria Attualmente oltre un terzo delle zone di
gestione di qualità dell'aria previste dall'UE supera i valori limite per il
particolato (PM10) e un quarto supera i limiti per il biossido di
azoto (NO2). 17 Stati membri sono attualmente oggetto di
procedimenti di infrazione per mancato rispetto dei livelli di PM10. 2.2. Misure necessarie per
garantire il rispetto della norme in materia di qualità dell'aria Le attuali gravi violazioni delle norme in
materia di qualità dell'aria possono essere risolte a breve e a medio termine
grazie ad un'efficace attuazione della legislazione dell'UE in vigore, in
particolare in materia di emissioni dei veicoli commerciali leggeri a diesel,[5] e delle misure complementari a livello nazionale. Sarebbe inoltre
necessario recepire la modifica del protocollo di Göteborg concordata nel 2012
per allineare il quadro normativo dell'UE agli impegni internazionali assunti
dall'UE. Scopo delle misure in questione è ottenere, al più tardi entro il 2020,
la piena conformità con le norme vigenti in materia di qualità dell'aria. 2.2.1. Questioni rimaste in sospeso:
risolvere il problema delle emissioni dei veicoli commerciali leggeri a diesel Per controllare le emissioni dei veicoli nell'UE,
sono state messe a punto generazioni successive di norme Euro e di norme di
qualità dei carburanti. Le riduzioni auspicate sono state ottenute, con una
sola eccezione: le emissioni di NOx dei motori diesel dei veicoli commerciali
leggeri. Le emissioni effettive di NOx dei veicoli Euro 5 omologati dal 2009
ora superano quelle dei veicoli Euro 1 omologati nel 1992, e sono cinque volte
superiori al valore limite. Ciò ha un impatto considerevole sulle
concentrazioni di NO2, ozono e particelle secondarie in tutta Europa, e genera
pubblicità negativa e danni di immagine per le case automobilistiche. Nella sua comunicazione CARS 2020, la
Commissione ha rilevato l'inadeguatezza delle attuali procedure e si è
impegnata a istituire una nuova procedura di prova nell'ambito dell'omologazione
per valutare le emissioni di NOx dei veicoli commerciali leggeri in condizioni
reali di guida.[6] Le emissioni di NOx in condizioni reali di guida (RDE) saranno
registrate e comunicate a partire dalle date vincolanti dell'Euro 6 (nel 2014)
e, non più di tre anni dopo, la procedura RDE sarà applicata all'omologazione,
unitamente a rigorosi limiti di emissione da non superare (NTE). Ciò garantirà
la sostanziale riduzione delle emissioni di NOx in situazioni reali, necessaria
per raggiungere i limiti di emissione dei NOx dell'Euro 6 in normali condizioni
di guida.[7] Per conseguire nuovi obiettivi politici per il
2025 e il 2030 non è necessario per il momento un'ulteriore irrigidimento delle
norme, rispetto all'Euro 6, in materia di emissione dei veicoli Saranno
piuttosto le misure a favore di una mobilità urbana sostenibile a contribuire
alla soluzione dei problemi di trasporto locale (si veda la sezione 2.2.3). 2.2.2. Promuovere il rafforzamento
delle capacità tecniche e di gestione Per rafforzare l'elaborazione e l'attuazione di programmi di controllo
dell'inquinamento atmosferico e delle misure ivi contenute, le autorità degli
Stati membri potranno beneficiare di finanziamenti nell'ambito dei Fondi strutturali
e di investimento europei1 (ESIF) 2014-2020 e del nuovo strumento LIFE per
il periodo 2014-2020. La proposta della Commissione relativa all'ESIF prevede
una componente "qualità dell'aria", in particolare per le aree
urbane. Gli Stati membri, le regioni e le città con notevoli problemi di
qualità dell'aria sono incoraggiati a considerare l'utilizzo di questi fondi,
se del caso, per attuare azioni miranti a ridurre l'inquinamento atmosferico,
anche attraverso la promozione di tecnologie innovative. LIFE sosterrà gli
sforzi supplementari temporanei che potranno essere necessari per migliorare in
generale la qualità dell'aria e per reperire finanziamenti aggiuntivi
sostanziali da altre fonti di finanziamento. I progetti LIFE saranno
strutturati sulla base dell'esperienza positiva del progetto pilota congiunto
Commissione-AEA in materia di qualità dell'aria (vedi sezione 3.2.6) 2.2.3. Ampliare
la gamma di strumenti disponibili per la gestione della qualità dell'aria a
livello locale e regionale La soluzione dei problemi di conformità locali
incombe in primis agli Stati membri, in quanto è a questo livello che esistono
ampie possibilità di potenziare l'azione locale e nazionale. Alle opzioni
attualmente disponibili in materia di valutazione e gestione si aggiungeranno
le misure sulla mobilità sostenibile di cui alla comunicazione "Insieme
verso una mobilità urbana competitiva ed efficace sul piano delle risorse",
in particolare quelle relative ai piani di mobilità urbana e alla regolamentazione
dell'accesso dei veicoli nelle zone urbane. Sulla base del concetto del "veicolo
a bassissime emissioni" messo a punto negli USA, saranno elaborati degli
orientamenti relativi ai programmi di messa a norma e alla promozione dell'adozione
di opzioni tecnologiche avanzate. Quest'ultimo concetto sarà applicato ad altri
settori per aiutare gli Stati membri ad affrontare i problemi di conformità.
Per migliorare l'informazione del pubblico sulle prestazioni dei prodotti e sul
successo delle iniziative locali e nazionali in materia di qualità dell'aria,
si definiranno nuovi indicatori orientati al pubblico per monitorare i
progressi compiuti nella riduzione dell'inquinamento atmosferico a livello
nazionale e locale. Per facilitare le scelte dei consumatori, i cittadini
saranno inoltre informati sulle emissioni effettive dei veicoli, misurate in
base al nuovo ciclo di prova (a partire dalle scadenze Euro 6). 2.2.4. La direttiva sulla qualità
dell'aria ambiente Dall'esame della politica in materia di qualità
dell'aria è emerso che non è necessario rivedere adesso la direttiva sulla
qualità dell'aria ambiente. L'azione dovrebbe piuttosto incentrarsi sulla
conformità alle norme vigenti in materia di qualità dell'aria al più tardi
entro il 2020 e sull'utilizzo della direttiva rivista sui limiti nazionali di
emissione per ridurre le emissioni inquinanti da qui al 2030. Queste riduzioni
delle emissioni, a loro volta, ridurranno le concentrazioni di fondo in tutta
Europa, determinando importanti benefici per la sanità pubblica e gli
ecosistemi. La direttiva sulla qualità dell'aria ambiente
rimane un atto legislativo essenziale per garantire in futuro concentrazioni
inferiori ai valori orientativi dell'OMS. Essa sarà oggetto di esami periodici,
in vista della revisione una volta che la direttiva sui limiti nazionali di
emissione sarà riuscita a diminuire le concentrazioni di fondo. 3. Ridurre gli impatti dell'inquinamento
atmosferico a più lungo termine Dall'esame approfondito delle politiche UE
adottate finora in materia di qualità dell'aria è emerso che l'associazione di
obiettivi e atti legislativi ha prodotto benefici concreti per la salute umana
e l'ambiente. L'impatto del particolato sulla salute — la principale causa di
morte da inquinamento atmosferico — è diminuito di circa il 20% tra il 2000 e
il 2010. Il problema delle piogge acide ("acidificazione") è
stato in buona parte risolto nell'UE grazie alla sostanziale riduzione delle
emissioni dei principali inquinanti responsabili di questo fenomeno.[8] La politica relativa
alla qualità dell'aria dell'UE ha stimolato l'innovazione nel settore della
riduzione dell'inquinamento e ha permesso di ottenere un miglioramento radicale
delle prestazioni ambientali dei principali settori economici. Ciò ha
preservato la crescita e l'occupazione e ha aperto il mercato alle tecnologie
non inquinanti ("verdi") nell'UE e altrove. Nonostante questi successi, persistono impatti
considerevoli (tabella 1) che destano forti preoccupazioni per gran parte dei
cittadini dell'UE.[9]
L'inquinamento atmosferico è la prima causa ambientale di decessi prematuri
nell'UE, che ammontano a dieci volte il numero delle vittime degli incidenti
stradali. Nel 2010 ha causato più di 400 000 morti premature oltre a gravi
patologie e disagi evitabili tra cui le patologie respiratorie (come l'asma) e
l'aggravarsi di problemi cardiovascolari. L'insieme dei costi esterni di questi
impatti nel 2010 si situava tra 330-940 miliardi di euro, ivi compresi le
perdite di produttività e altri danni economici diretti per un valore pari a 23
miliardi di euro annui. Anche gli ecosistemi stanno soffrendo, con la
proliferazione di alghe, le morie di pesci e altre alterazioni dell'ecosistema
dovute all'inquinamento da nutrienti a base di azoto ("eutrofizzazione").
Questo problema è particolarmente grave nelle aree naturali più ricche e
diversificate d'Europa,[10]
oltre tre quarti delle quali sono a rischio. Tabella 1:
Principali impatti dell'inquinamento atmosferico sulla salute e gli ecosistemi
nel 2010 Impatti || Impatti sulla salute[11] (mortalità prematura dovuta al particolato e all'ozono) || Superficie di ecosistemi che supera i limiti di eutrofizzazione[12] 2010 || 406 000 || 62% Anche nell'ipotesi di una piena attuazione
della legislazione vigente, l'UE subirà impatti negativi particolarmente
significativi sulla salute e l'ambiente (tabella 2). Gli effetti sulla salute
umana (in termini di mortalità prematura connessa con l'inquinamento)
diminuiranno solo di poco più di un terzo entro il 2025, e la riduzione si
verificherà in larga misura prima del 2020. Per quanto riguarda l'eutrofizzazione
sono attesi solo piccoli miglioramenti, si prevede che oltre metà delle
superficie degli ecosistemi dell'UE supererà ancora i valori limite oltre ai
quali si registrano danni agli ecosistemi. I costi esterni in materia di salute
e ambiente[13]
associati all'inquinamento atmosferico rimarrebbero significativi, con una
riduzione di circa il 30% nel 2025 e del 35% nel 2030 per giungere ad un ordine
di grandezza compreso tra 212 e 740 miliardi di euro. Tabella 2: Evoluzione prevista dei principali impatti dell'inquinamento
atmosferico fino al 2030, presupponendo la piena attuazione della legislazione
in vigore (riduzione dell'impatto rispetto al 2005) Impatti || Impatti sulla salute (mortalità prematura dovuta al particolato e all'ozono) || Superficie di ecosistemi che supera i limiti di eutrofizzazione 2025 || −37% || −21% 2030 || −40% || -−22% 3.1. Nuovi obiettivi strategici in materia di qualità dell'aria
per il periodo fino al 2030 L'obiettivo a lungo termine dell'UE in materia
di inquinamento atmosferico presuppone di non superare i livelli indicativi per
la salute umana stabiliti dall'Organizzazione mondiale della sanità[14] (livelli che possono
anche evolvere nel tempo) e i carichi e i livelli critici degli ecosistemi che
costituiscono i limiti di tolleranza degli ecosistemi[15]. La nuova strategia
persegue due priorità parallele: conseguimento della piena conformità alla
legislazione entro il 2020 e preparazione del terreno affinché l'UE
consegua l'obiettivo di lungo termine. I nuovi obiettivi politici per il 2030 sono riportati
nella tabella 3 in linea con tali priorità. Rispetto alla legislazione vigente,
consentiranno di migliorare di un terzo i progressi realizzati in materia di
salute e di dimezzare l'eutrofizzazione. Tabella 3: Nuovi obiettivi in materia di qualità dell'aria per il 2030
rispetto al 2005 Impatti || Impatti sulla salute (mortalità prematura dovuta al particolato e all'ozono) || Superficie di ecosistemi che supera i limiti di eutrofizzazione || || 2030 || −52% || −35% I benefici associati alle riduzioni previste
per il 2030 superano di gran lunga i costi di conformità. In primo luogo, le
misure proposte consentiranno alla popolazione dell'UE di vivere più a lungo e
in migliore salute grazie alla riduzione del numero di decessi causati dall'inquinamento
atmosferico[16].
In secondo luogo, se si considera l'impatto ridotto sulla salute, i vantaggi
netti indotti da questa politica ammontano a circa 40 miliardi di euro all'anno,
in base alla stima più prudente. Questa valutazione non tiene conto dei
notevolissimi benefici ambientali legati alla riduzione dei danni agli
ecosistemi, che sono difficili da monetizzare. Se invece si tiene conto degli
aumenti di produttività legati all'attuazione di queste politiche,[17] l'impatto netto sul
PIL è interamente compensato, e ulteriori benefici diretti provengono dalla
riduzione delle spese sanitarie dovuta alla minore incidenza delle malattie
legate all'inquinamento,[18]
dalla riduzione delle perdite di raccolto e dei danni infrastrutturali. Nella
valutazione d'impatto sono stati considerati impatti differenziati negli Stati
membri e si è giunti alla conclusione che erano proporzionati nella politica
proposta. 3.2. Realizzazione degli obiettivi Per il conseguimento di questi obiettivi sarà
necessaria una combinazione di misure normative e non normative. L'UE e gli
Stati membri devono collaborare e gli Stati membri devono collaborare con le
loro regioni e città. Si potrà conseguire la piena conformità alla legislazione
esistente entro il 2020 grazie ad una combinazione di attività nazionali e dell'UE;
quest'ultima si dovrà concentrare sull'effettiva attuazione dei controlli
esistenti in materia di fonti di inquinamento. Gli obiettivi per il 2030
richiederanno ulteriori interventi a livello UE per ridurre le emissioni alla
fonte. La conseguente riduzione delle concentrazioni di fondo, a tempo debito
consentiranno di rivedere le norme in materia di concentrazioni nell'ambiente
per avvicinarsi agli orientamenti dell'OMS.[19]
Le misure presentate qui di seguito mirano anche a ottenere benefici in termini
di mitigazione dei cambiamenti climatici, incentrandosi sugli inquinanti che
contribuiscono in modo rilevante all'impatto sul clima e all'inquinamento
atmosferico (come il particolato carbonioso o "black carbon",
componente del particolato) o promuovendo misure destinate a lottare
simultaneamente contro gli inquinanti atmosferici e i gas serra (come l'ammoniaca
e il protossido di azoto). 3.2.1. Revisione della direttiva sui
limiti nazionali di emissione Per conseguire gli obiettivi della nuova
politica in materia di qualità dell'aria per il 2030, occorre ridurre
considerevolmente le emissioni inquinanti di ciascuno Stato membro. Il principale
strumento per realizzare riduzioni efficaci sul piano dei costi è la direttiva
sui limiti nazionali di emissione. La proposta di revisione della direttiva sui
limiti nazionali di emissione amplia l'orizzonte politico al 2030 con due
importanti tappe intermedie: nel 2020, recepimento dei nuovi obblighi internazionali
concordati nell'ambito del protocollo di Gotebörg modificato; e per il 2025,
obblighi di riduzione intermedi per mantenere la traiettoria verso il 2030.
Inoltre, la proposta rafforza la coerenza con la valutazione e la gestione
delle norme in materia di qualità dell'aria contenute nella direttiva sulla
qualità dell'aria ambiente e con la mitigazione dei cambiamenti climatici, e
contribuirà a limitare questi cambiamenti.[20]
Per misurare in modo più efficace l'attuazione, la proposta contiene inoltre
disposizioni rafforzate sugli inventari, le proiezioni e il monitoraggio degli
ecosistemi. Il calendario di comunicazione delle informazioni è stato allineato
a quello dei gas a effetto serra. Le ulteriori possibilità di sinergie tra i
flussi di dati saranno esaminate nel quadro della prossima valutazione del
Registro europeo delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti. Per il 2030 la proposta comporta[21] obblighi nazionali di
riduzione delle emissioni all'insegna dell'efficacia dei costo per i quattro
inquinanti atmosferici iniziali (SO2, NOx, COVNM, e NH3)
e per due nuovi inquinanti: PM2,5 primario (particolato fine con gravi
incidenze sulla salute) e il CH4 (metano, uno dei principali
forzanti del clima a vita breve). Nell'attuazione delle riduzioni per il PM2,5,
verrà prestata particolare attenzione alla riduzione del particolato carbonioso
(black carbon) l'altro grande forzante climatico a vita breve. Le misure
relative al CH4 e al particolato carbonioso comporteranno benefici
collaterali climatici diretti e prepareranno il terreno per iniziative a
livello internazionale. Sono proposti meccanismi di flessibilità, per tenere
conto delle incertezze riguardanti i metodi di inventario delle emissioni e il
futuro mix energetico, senza intaccare l'integrità dello strumento. 3.2.2. Sfruttare appieno il
potenziale dei controlli delle fonti esistenti: emissioni industriali,
progettazione ecocompatibile, macchine mobili non stradali La direttiva sui limiti nazionali di emissione
lascia agli Stati membri la massima flessibilità per individuare le misure più
opportune, ma molte parti interessate hanno chiesto un sostegno sotto forma di
misure mirate di riduzione delle fonti a livello di Unione europea. I
potenziali contributi settoriali sono descritti nella valutazione d'impatto che
accompagna la presente comunicazione. Le misure esistenti e previste
concernenti le fonti UE continueranno a contribuire al conseguimento delle
riduzioni necessarie, che vanno dal 57% della riduzione prescritta per i COV al
72% per i NOx. I principali strumenti interessati sono: ·
la direttiva sulla progettazione ecocompatibile,
che affronta il problema delle emissioni da fonti domestiche di combustione; ·
la direttiva sulle emissioni industriali (DEI) e il
suo programma in corso per l'elaborazione delle conclusioni sulle BAT, che
copre le principali fonti industriali, tra cui in particolare gli impianti di
combustione di oltre 50 MW;[22]
·
la revisione della direttiva sulle macchine mobili
non stradali, che genererà notevoli benefici ampliando l'applicazione della
direttiva ad altre categorie di potenza e tipi di macchinari, e allineando le
misure di riduzione ai limiti dell'Euro VI per i veicoli pesanti. Per quanto riguarda l'ammoniaca, invece, la
legislazione UE sulle fonti permetterà di conseguire solo il 25% circa della
riduzione auspicata. La necessità di adottare misure per intervenire sulle
fonti delle emissioni dell'agricoltura è ormai urgente e la questione è
affrontata nella sezione qui di seguito.3.2.4 3.2.3. Proposta
di direttiva concernente gli impianti di combustione medi[23] La principale lacuna della legislazione UE
sulle fonti di emissioni (diverse dall'agricoltura) riguarda le emissioni
prodotte dagli impianti di combustione con una capacità termica compresa tra 1
e 50 MW, di cui si deve tenere conto per evitare la che politica in materia di
qualità dell'aria e quella relativa alle energie rinnovabili si neutralizzino
(anche per via dell'aumento dell'utilizzo della biomassa). La proposta di
direttiva relativa alla limitazione delle emissioni di determinanti inquinanti
atmosferici provenienti dagli impianti di combustione medi costituirà uno
strumento efficace per ridurre ulteriormente l'inquinamento da NOx, SO2
e PM, grazie alla definizione di valori limite applicabili agli impianti nuovi
ed esistenti, associata ad un semplice sistema di registrazione. Questo
dispositivo consente di ottenere il rapporto costi/benefici più elevato con
costi amministrativi ridotti. La direttiva contribuirà a soddisfare una parte
significativa degli obblighi di riduzione delle emissioni degli Stati membri. 3.2.4. Misure
per ridurre le emissioni di ammoniaca del settore
agricolo Per conseguire i nuovi obiettivi strategici in
materia di qualità dell'aria per il 2030, la proposta di direttiva sui limiti
nazionali di emissione prevede una riduzione del 27% dell'ammoniaca. La
direttiva prevede una serie di misure relative alle fonti di cui gli Stati
membri devono tenere conto nell'elaborazione dei programmi nazionali. Molte di
queste misure sono efficaci sotto il profilo dei costi anche per le piccole
aziende agricole. Gli Stati membri possono anche garantire un sostegno tramite
l'assegnazione di risorse adeguate nell'ambito dei Fondi di sviluppo rurale. Si
valuterà la possibilità di ulteriori controlli delle fonti a livello UE, ivi
compresa una disposizione generale concernente l'apporto equilibrato di
nutrienti nell'applicazione dei concimi, controlli specifici sulla gestione del
letame, disposizioni in materia di etichettatura e altre disposizioni in
materia di concimi inorganici (nel quadro della revisione in corso del
regolamento sui concimi). Molte di queste misure
contribuiranno inoltre a ridurre le emissioni di protossido di azoto, un
potente gas a effetto serra disciplinato dal protocollo di Kyoto.[24] 3.2.5. Riduzioni delle emissioni
provocate dal trasporto marittimo Grazie alla revisione del 2012 della direttiva
sul tenore di zolfo dei combustibili liquidi[25]
le misure più efficaci sotto il profilo dei costi per ridurre le emissioni di
zolfo del trasporto marittimo nell'Unione europea sono già in corso, come lo
standard SECA che fissa a 0,1% il tenore di zolfo nel Baltico e nel Mare del
Nord a partire dal 2015, e l'applicazione della norma che fissa a 0,5% il
tenore massimo di zolfo in tutte le acque dell'UE a partire dal 2020. Tuttavia, da analisi precedenti emerge che le
emissioni generate dalle navi continueranno ad incidere sulla qualità dell'aria
a terra,[26]
e che le riduzioni delle emissioni del settore potrebbero essere efficaci sotto
il profilo dei costi. Tenendo conto del carattere
internazionale del trasporto marittimo e la dipendenza dell'Europa da tale tipo
di trasporto, è imperativo privilegiare sempre sviluppi politici a livello
internazionale (IMO) tra cui la designazione di aree di controllo delle
emissioni per i NOx e l'attuazione delle norme in materia di emissioni di NOx
già concordate dall'IMO. La proposta di revisione della direttiva sui
limiti nazionali di emissione è volta a incentivare queste misure, offrendo la
possibilità di detrarre le riduzione delle emissioni del trasporto marittimo
dagli obblighi di riduzione delle emissioni provenienti dalle fonti terrestri
per il 2025 e il 2030.[27] 3.2.6. Misure di carattere non regolamentare Nell'ambito del riesame, la Commissione e l'Agenzia
europea per l'ambiente hanno congiuntamente realizzato un progetto pilota in
materia di qualità dell'aria[28]
per valutare l'esperienza pratica di dodici città europee rispetto al quadro
strategico attuale. L'adeguatezza globale della politica è stata confermata, ma
sono stati individuati alcuni aspetti da migliorare, tra i quali la necessità
di un miglior coordinamento e dello sviluppo delle capacità in materia di
valutazione e gestione. A sostegno dell'attuazione delle politiche, sono
proposte una serie di misure non normative incentrate in particolare sulle
dimensioni urbana, agricola e internazionale, e nel contempo si promuovono
legami più stretti fra i responsabili politici e la comunità della ricerca e
dell'innovazione. La dimensione urbana è stata esaminata alla sezione 2.2.3,
le altre sono trattate qui di seguito. 3.2.6.1. Partecipazione
attiva del settore agricolo Il contributo che l'agricoltura può apportare
al miglioramento della qualità dell'aria è evidente e coesistono più assi di
lavoro: la revisione dei limiti di emissione dell'ammoniaca nell'ambito della
direttiva sui limiti di emissione nazionali; la revisione del documento
orientativo dell'UNECE in materia di ammoniaca;[29] l'accento
posto dalla politica agricola comune sulla protezione ambientale, e i benefici
paralleli derivanti dalla riduzione dell'inquinamento atmosferico per il clima,
le acque e il suolo. I servizi della Commissione responsabili dell'agricoltura
e dell'ambiente istituiranno congiuntamente una piattaforma "agricoltura"
nel quadro del forum "Aria pulita" (cfr. la sezione 5.1qui di
seguito) per integrare questi vari assi in seno ad una massa critica e
promuovere la partecipazione attiva del mondo agricolo. 3.2.6.2. Mobilitazione
delle forze internazionali La ratifica da parte dell'UE dell'emendamento
del 2012 al protocollo di Göteborg è importante per incentivare la ratifica ad
opera delle parti extra UE, per promuovere l'economia verde nei paesi terzi e,
infine, per ridurre il loro impatto sulla qualità dell'aria dell'UE. Una
proposta di ratifica accompagna pertanto la presente strategia. La Commissione
continuerà inoltre a collaborare con i paesi dell'Europa orientale, del Caucaso
e dell'Asia centrale per attuare il protocollo di Göteborg, fornendo tra l'altro
assistenza finanziaria, se del caso, mediante interventi a favore della
cooperazione allo sviluppo dell'UE. I nuovi obiettivi per il 2030 stabiliscono
inoltre il programma per una futura revisione del protocollo di Göteborg, che
dovrebbe mirare alla definizione di strategie politiche coerenti per ridurre
ulteriormente l'inquinamento atmosferico nella regione UNECE, ma anche alla
collaborazione con i principali responsabili delle emissioni ubicati altrove,
in particolare in Asia. 3.2.6.3. Promozione
della ricerca e dell'innovazione Il riesame della politica ha inoltre portato
all'elaborazione di un chiaro programma per la ricerca nazionale e dell'UE a
sostegno di una migliore gestione della qualità dell'aria nell'UE. Il programma
di ricerca e innovazione dell'UE per il periodo 2014-2020,"Orizzonte 2020",
mira ad agevolare la trasformazione della società in un'economia verde,
riducendo in questo modo gli effetti negativi sulla salute e sull'ambiente dell'inquinamento
atmosferico in Europa. Esso favorirà l'adozione di approcci integrati di lotta
contro l'inquinamento atmosferico e i cambiamenti climatici, in modo da trovare
soluzioni sostenibili a lungo termine nell'UE. Per migliorare la qualità
dell'aria, saranno messi a punto strumenti e strategie avanzati e innovativi
tenendo conto delle circostanze locali specifiche. Gli sviluppi tecnologici nel
settore dei trasporti comprenderanno nuovi motori con basse emissioni in
condizioni di guida reali e la riduzione delle emissioni diverse da quelle di
scarico. Inoltre vi è il continuo bisogno di rafforzare l'integrazione delle
conoscenze ai fini dell'applicazione delle misure ai diversi livelli d'azione.
Il 7° PQ sostiene attualmente l'attuazione della politica dell'Unione in
materia di qualità dell'aria, in particolare per quanto riguarda gli strumenti
di valutazione integrati, i forzanti climatici a vita breve, gli aspetti
socioeconomici e gli effetti sugli ecosistemi. Oltre ad attuare tali misure, la
Commissione pubblica e aggiorna regolarmente le priorità R&I per migliorare
la qualità dell'aria. 4. Crescita
e competitività Aumentando la produttività del lavoro e
aprendo dei mercati per le tecnologie e i servizi ambientali, la nuova politica
in materia di qualità dell'aria imprimerà all'economia dell'UE un impulso i cui
benefici saranno dello stesso ordine dei costi generati dalla lotta contro l'inquinamento.
Tra le imprese più innovative e avanzate in Europa si annoverano alcune piccole
e grandi società ingegneristiche che prosperano nel settore delle tecnologie
pulite. L'ulteriore stimolo e l'accento posto da Orizzonte 2020 preserveranno
questa dinamica di innovazione. Questa nuova politica permetterà di aumentare
la produttività in questo settore di 100 000 equivalenti a tempo pieno
(tra cui circa 40 000 nuovi posti di lavoro). Il mercato di questa tecnologia è sempre più
internazionale. I nostri principali partner commerciali, nelle economie più
avanzate del mondo, si sono già dotati di norme più rigorose rispetto all'UE. Per
riuscire a vendere in questi mercati abbiamo bisogno di tecnologie trainanti. Anche
le prospettive dell'ambiente dell'OCSE all'orizzonte 2050 indicano che le
economie emergenti prestano sempre maggiore attenzione al problema dell'inquinamento
atmosferico. Ciò determinerà un'ulteriore richiesta di soluzioni globali per l'inquinamento
atmosferico, con maggiori opportunità di mercato per le imprese europee. La
Cina ha recentemente annunciato investimenti pari allo 0,4 % del PIL all'anno
per i prossimi cinque anni sul controllo dell'inquinamento atmosferico solo a Pechino[30], un ordine di grandezza superiore ai costi di attuazione di questo
pacchetto per l'intera UE. Le imprese europee saranno così in grado di trarre
beneficio da questo investimento. 5. Monitoraggio, valutazione e
revisione 5.1. Forum
europeo "Aria pulita" La Commissione istituirà un forum "Aria
pulita", destinato ad agevolare l'attuazione coordinata di questa
strategia, che riunirà tutte le parti in causa una volta ogni due anni.
Il comitato di regolamentazione sulla qualità dell'aria e i gruppi di esperti
associati continueranno a essere sollecitati per migliorare le direttive da un
punto di vista tecnico e per ravvicinare i sostenitori del miglioramento della
qualità dell'aria e i responsabili delle emissioni. 5.2. Calendario e procedura I progressi nel raggiungimento degli obiettivi
e nell'attuazione degli strumenti saranno riesaminati ogni cinque anni: il
primo esame avverrà entro il 2020. I progressi verso gli obiettivi 2030 della
nuova politica in materia di qualità dell'aria saranno valutati utilizzando gli
indicatori corrispondenti. Le riduzioni delle emissioni reali dei veicoli
commerciali leggeri a motore diesel e i progressi registrati in materia di
conformità alle norme sulla qualità dell'aria ambiente saranno monitorati da
vicino mediante i meccanismi di notifica esistenti. L'analisi su cui si basa la
valutazione d'impatto sarà aggiornata ogni due anni e nell'ambito del forum "Aria
pulita" saranno presentate relazioni sullo stato di avanzamento dei
lavori. Il primo riesame valuterà l'opportunità di
ulteriori interventi sulle norme relative alla qualità dell'aria ambiente,
cercando anche di trovare il giusto equilibrio tra i valori limite della
qualità dell'aria di applicazione generale e altri concetti che si incentrano
su aree in cui la popolazione è particolarmente esposta. 6. Conclusioni L'ambizioso obiettivo a lungo termine che si è
fissato l'Europa in materia di qualità dell'aria può essere conseguito solo a
tappe. Le riduzioni ottenute grazie alla precedente strategia (2005)
diventeranno effettive entro il 2020, grazie all'azione combinata degli Stati
membri e dell'UE. Ciò determinerà una considerevole riduzione degli impatti
sulla salute e l'ambiente, anche resteranno importanti problemi da risolvere.
La nuova strategia dimostra che ulteriori passi verso l'obiettivo a lungo
termine dell'UE sono possibili, determinando un risparmio di 45 miliardi di EUR
nel settore della salute e vantaggi ambientali considerevoli. Questa evoluzione
agevolerà il processo di allineamento progressivo delle norme di qualità dell'aria
ambiente agli orientamenti dell'OMS in materia di concentrazioni. Una politica forte in materia di aria
soddisferà le aspirazioni dei cittadini per quanto riguarda la loro salute e il
loro benessere, ma determinerà anche considerevoli benefici economici diretti.
I miglioramenti della produttività e la riduzione delle spese sanitarie
compensano integralmente i costi di conformità, e questa politica dovrebbe
comportare un aumento netto dell'occupazione. Sui mercati mondiali delle tecniche
e dei servizi di riduzione delle emissione in piena espansione, si apriranno
delle opportunità commerciali. L'UE può ottenere un vantaggio competitivo e
sfruttare le opportunità incentrando la ricerca e lo sviluppo sulle tecnologie
efficienti sotto il profilo delle risorse e meno inquinanti che altri paesi
finiranno col dover adottare. [1] Le prospettive 2050 in materia di ambiente dell'OCSE
sono reperibili all'indirizzo seguente http://www.oecd.org/document/11/0,3746,en_2649_37465_49036555_1_1_1_37465,00.html.
Si stima che il numero di decessi prematuri causati dall'esposizione al
particolato di inquinanti atmosferici che provoca arresti cardiocircolatori potrebbe
raddoppiare rispetto ai livelli attuali e giungere a 3,6 milioni ogni anno a
livello mondiale, con la maggior parte dei decessi in Cina e in India. A causa
dell'invecchiamento demografico e dell'urbanizzazione delle popolazioni, nel 2050
i paesi OCSE probabilmente registreranno uno dei tassi più elevati (dopo l'India)
di morte premature dovute all'ozono troposferico. [2] COM(2005) 446 def. [3] Decisione 1600/2002/CE "raggiungere livelli di
qualità dell'aria che non comportino rischi o impatti negativi significativi
per la salute umana e per l'ambiente". [4] Direttiva 2001/81/CE. [5] ad esempio attuazione dei controlli dei veicoli Euro 6 a
norma del regolamento (CE) n. 715/2007, in modo da garantire che le emissioni
mondiali effettive di ossidi di azoto (NOx) prodotte dai veicoli commerciali
leggeri a diesel siano vicine ai valori limite stabiliti dalla legislazione. [6] COM(2012) 636 definitivo, Bruxelles, 8.11.2012. [7] Occorre inoltre individuare e porre rimedio ad alcune
delle possibili cause di tali deviazioni (scarsa manutenzione, il fenomeno del
"cycle beating" o evasione del ciclo al momento della certificazione,
dispositivi di manipolazione che eliminano o aggirano i dispositivi per la
riduzione dell'inquinamento), in quanto ciò consentirebbe di ridurre le
emissioni prodotte dai grandi emettitori senza dover aspettare l'entrata in
servizio di una nuova generazione di veicoli. [8] Le riduzioni delle emissioni sono il frutto dell'applicazione
della legislazione dell'UE sulle emissioni di zolfo dei grandi impianti di
combustione (LCP), e delle prescrizioni concernenti il basso tenore di zolfo
dei carburanti per i veicoli stradali che ha consentito anche l'uso di
dispositivi perfezionati di post-trattamento dall'introduzione della norma Euro
4 in poi. [9] Cfr. relazione dell'Eurobarometro "Attitudes of
Europeans to air Quality", http://ec.europa.eu/public_opinion/flash/fl_360_en.pdf,
basata su interviste di oltre 25 000 cittadini dell'UE. [10] In particolare per la rete "Natura 2000" di siti
protetti. [11] Per la metodologia di calcolo, vedi "TSAP Baseline:
Health and Environmental Impacts http://ec.europa.eu/environment/air/pdf/tsap_impacts.pdf [12] Percentuale di superficie degli ecosistemi dell'UE che
supera carichi critici per l'eutrofizzazione. [13] Si tratta di una stima dell'insieme dei costi dell'inquinamento
atmosferico, cioè non solo i costi diretti per l'economia (perdita di
produttività, assistenza sanitaria, rese inferiori dei raccolti, ecc.), ma
anche i costi, in valore monetario, dei problemi di salute delle persone. La
stima si fonda principalmente sullo stato di salute in quanto la valutazione
delle ripercussioni sugli ecosistemi in termini monetari solleva problemi di
ordine metodologico. [14] A dire il vero, non esiste un livello sicuro di
esposizione per alcuni inquinanti come il particolato, ma le linee guida dell'OMS
sono orientate su livelli di basso rischio e sono periodicamente riesaminate. [15] Carichi critici e i livelli, ossia i livelli massimi che l'ecosistema
può tollerare senza subire degradazioni. [16] Si calcola che le misure proposte permetteranno di
guadagnare 500 000 anni di vita ogni anno. [17] Un ulteriore aumento di 15 milioni di giorni di lavoro all'anno
grazie alla diminuzione dei problemi di salute dovuti all'inquinamento dell'aria. [18] Si stima che le misure proposte porteranno ad una
riduzione di 650 milioni di euro l'anno di spese sanitarie. [19] Le direttive sulla qualità dell'aria ambiente erano le
priorità della strategia tematica sull'inquinamento atmosferico del 2005, ma
adesso la priorità è conseguire la piena conformità nel più breve tempo
possibile. [20] La proposta mantiene l'obbligo di presentare programmi
nazionali di controllo dell'inquinamento, ma questi devono essere adattati in
modo da massimizzare le sinergie con le direttive sulla qualità dell'aria
ambiente e le politiche climatiche. [21] Sono state esaminate con particolare attenzione le misure
relative ai forzanti climatici di breve durata (SLCP). Un massimale per il particolato
carbonioso non è attualmente opportuno, ma l'UE e gli Stati membri, nel
soddisfare gli obblighi di riduzione per il PM2,5 devono privilegiare le misure
che incidono sul particolato carbonioso. Il nuovo massimale applicabile al
metano consentirà di valorizzare il notevole potenziale di riduzione a costo
ridotto o pari a zero, integrando in questo modo la riduzione di NOx e COV
necessaria per ridurre le concentrazioni di ozono sia nell'UE che a livello
internazionale. Queste azioni mirano inoltre a promuovere l'azione
internazionale sugli SLFC per ridurre l'inquinamento atmosferico dell'emisfero. [22] Esiste un calendario per l'adozione di tutte le
conclusioni sulle BAT entro il 2020, ma gli Stati membri svolgeranno un ruolo
importante nella determinazione del livello delle BAT, e quindi delle riduzioni
ottenute mediante la DEI. [23] I benefici in termini di qualità dell'aria risultanti
dalla direttiva sulle energie rinnovabili e dalla direttiva sull'efficienza
energetica sono integrati nello scenario di riferimento. [24] L'UNEP ha stimato che, a livello mondiale, nel 2020 si
potrebbe ottenere una riduzione annua delle emissioni di N2O pari a 0,8
gigatonnellate di CO2, che rappresenta l'8% dello "scarto"
fra gli impegni di riduzione delle emissioni assunti dai paesi e le azioni
necessarie per limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2 ºC. [25] Direttiva 2012/33/UE. [26] Nell'UE, nel 2005 le emissioni di NOx e SO
2 dal trasporto marittimo internazionale ammontavano a circa il 25% e il 21%
delle emissioni da fonti terrestri. Le emissioni di NOx provenienti
da fonti terrestri dovrebbero diminuire del 65% entro il 2030, mentre in
assenza di interventi le emissioni del trasporto marittimo diminuirebbero solo
del 2%. [27] La presente comunicazione e la valutazione d'impatto che l'accompagna
soddisfano in sostanza la richiesta dell'articolo 7, paragrafo 2,
della direttiva 1999/32/CE. [28] http://www.eea.europa.eu/publications/air-implementation-pilot-2013 [29] Decisione 2012/11, ECE/EB/AIR/113/add. 1, adottata dalle
parti alla convenzione LRATP nella 31a sessione dell'organo
esecutivo della convenzione sull'inquinamento atmosferico transfrontaliero a
grande distanza (11-13 dicembre 2012). [30] Http://news.xinhuanet.com/english/china/2013-09/24/c_132746706.htm.