COMMISSIONE EUROPEA
Bruxelles, 2.3.2017
COM(2017) 202 final
RELAZIONE DELLA COMMISSIONE
AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO EUROPEO E AL CONSIGLIO
Decima relazione sulla ricollocazione e il reinsediamento
x0009
1Introduzione
Dal 2015, per far fronte alla grave crisi dei rifugiati, la Commissione europea si adopera alacremente per porre in essere tutti i diversi elementi di una politica migratoria globale, come ripetutamente richiesto dal Consiglio e dal Parlamento europeo. Tale politica globale comprende misure sia a breve sia a lungo termine: da quelle dirette a contrastare i flussi migratori al di fuori dell’UE e arginare i flussi irregolari verso l’Europa e al suo interno, a quelle volte a garantire un controllo efficace delle nostre frontiere esterne, in particolare attraverso l’istituzione dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, a quelle intese a riformare il sistema europeo comune di asilo e offrire percorsi rafforzati per la migrazione legale, anche tramite l’istituzione di un quadro comune dell’UE per il reinsediamento.
I meccanismi temporanei di ricollocazione e reinsediamento di emergenza sono elementi chiave della risposta dell’Unione alla necessità di migliorare la gestione della migrazione e riflettono nella pratica il principio di responsabilità e solidarietà. Insieme a tutte le altre misure necessarie - da prendere o già prese - per ridurre in maniera sostenibile i flussi di migranti irregolari verso l’Europa, questi meccanismi costituiscono importanti elementi di una strategia più ampia per riprendere il controllo della situazione.
Non è possibile un’equa ripartizione delle responsabilità senza solidarietà. Le misure e le proposte della Commissione si basano su questo principio e non possono essere separate le une dalle altre. In linea con la dichiarazione di Malta dei capi di Stato e di governo, tutti gli elementi della politica migratoria globale dell’UE devono essere attuati. La ripresa dei trasferimenti Dublino verso la Grecia, raccomandata dalla Commissione a partire dal 15 marzo 2017, non può essere separata dalla responsabilità collettiva di attenuare la pressione sulla Grecia rispettando gli obblighi imposti dalle decisioni del Consiglio in materia di ricollocazione. Inoltre, ferma restando l’importanza di attuare integralmente nel breve termine i meccanismi di ricollocazione di emergenza per alleviare la pressione sull’Italia e sulla Grecia, è altrettanto importante, parallelamente, accelerare i lavori sulla riforma del sistema europeo comune di asilo, in particolare il regolamento Dublino. Tale riforma garantirà che l’Europa disponga di una politica in materia di asilo equa ma efficace, basata su una chiara ed equa ripartizione delle responsabilità fra tutti gli Stati membri e contenente gli strumenti strutturali per far fronte alle situazioni di particolare pressione.
Benché nel 2016 gli arrivi di migranti siano notevolmente diminuiti, la Grecia rimane sotto forte pressione, in quanto nel suo territorio sono ancora presenti circa 62 300 migranti. La Grecia deve inoltre concentrare le risorse sull’attuazione della dichiarazione UE-Turchia e provvedere alle operazioni quotidiane di rinvio in Turchia dei migranti irregolari che sono giunti sulle sue isole dalla Turchia dopo il 20 marzo 2016. Per quanto riguarda l’Italia, nel 2016 si è registrato un nuovo record di arrivi: 181 436 (il 18% in più rispetto al 2015), il 14% dei quali minori non accompagnati. Le misure recentemente annunciate dall’Italia per intensificare gli sforzi per rimpatriare i migranti privi del diritto di rimanere nell’UE sono state accolte con favore e dovrebbero essere attuate rapidamente. La ricollocazione dovrebbe attenuare la pressione sull’Italia grazie alla condivisione della responsabilità di occuparsi dei migranti in evidente bisogno di protezione internazionale.
La Commissione riferisce mensilmente in merito all’attuazione dei meccanismi di ricollocazione e di reinsediamento. Mentre per il reinsediamento i progressi sono stati promettenti, per la ricollocazione i progressi globali sono stati lenti. Al fine di incoraggiare il rapido adempimento degli obblighi di ricollocazione, e considerata la situazione sul terreno, la Commissione ha fissato obiettivi specifici per garantire che tutti i migranti ammissibili in Italia e in Grecia siano ricollocati in modo efficace e agevole nei termini previsti dalle decisioni del Consiglio. La Commissione ha invitato bilateralmente gli Stati membri a intensificare i loro sforzi per raggiungere gli obiettivi fissati e, soprattutto, per adempiere i loro obblighi. Gli Stati membri e i paesi associati già attivi in materia di ricollocazione hanno reagito positivamente e hanno comunicato alla Commissione la loro pianificazione mensile. Le risposte degli Stati membri meno attivi sono invece state eterogenee.
Sussistono tutte le condizioni preliminari operative per effettuare le operazioni di ricollocazione e aiutare gli Stati membri a raggiungere gli obiettivi stabiliti. Alcuni Stati membri e paesi associati stanno dando l’esempio. Gli altri devono seguirli. Se tutti gli Stati membri proseguono e rispettano i loro obblighi, tutti i migranti ammissibili in Italia e in Grecia potranno essere ricollocati entro settembre 2017. È ora essenziale che tutti gli Stati membri intensifichino e coordinino i loro sforzi e che tutti i soggetti interessati cooperino efficacemente tra loro affinché si compiano progressi concreti su tale elemento chiave della politica migratoria globale dell’Unione europea, come richiesto dai capi di Stato e di governo.
2Ricollocazione
Benché il ritmo delle ricollocazioni sia aumentato progressivamente e dal 28 febbraio siano state ricollocate 13 546 persone (9 610 dalla Grecia e 3 936 dall’Italia), questo numero rappresenta meno del 14% dell’obbligo giuridico assegnato finora dal Consiglio (106 000 per l’Italia e la Grecia). Al ritmo attuale, il numero totale di persone ricollocate sarà di gran lunga inferiore agli obblighi previsti per settembre 2017.
La Francia è il paese che finora ha ricollocato il maggior numero di richiedenti (2 758), seguita dalla Germania (2 626) e dai Paesi Bassi (1 486). Tuttavia, dai dati di cui agli allegati risulta che solo due Stati membri, Malta e la Finlandia, sono sulla buona strada per rispettare i loro obblighi nei termini previsti per l’Italia e la Grecia. Anche il Lussemburgo e il Portogallo stanno facendo costanti progressi in merito ai loro obblighi per la Grecia e l’Italia. Inoltre, nonostante la loro partecipazione volontaria al sistema, i paesi associati sono in generale sulla buona strada per rispettare i loro impegni nei termini previsti. Infine, la Svezia si sta organizzando per adempiere i suoi obblighi di ricollocazione per l’Italia e la Grecia tra giugno e settembre 2017.
Il quadro è tuttavia insoddisfacente per quanto riguarda altri Stati membri. L’Ungheria, l’Austria e la Polonia continuano a rifiutarsi di partecipare al meccanismo di ricollocazione. La Repubblica ceca non ha assunto alcun impegno da maggio 2016 e non ha ricollocato nessun migrante da agosto 2016, per un totale di ricollocazioni inferiore all’1% rispetto a quelle assegnate. La Bulgaria, la Croazia e la Slovacchia stanno ricollocando in modo molto limitato (tra l’1% e il 2% del numero di ricollocazioni loro assegnato).
Inoltre, nonostante i recenti sforzi per accelerare le ricollocazioni, il Belgio, la Germania e la Spagna finora hanno effettuato circa il 10% delle ricollocazioni loro assegnate, e la Spagna non sta assumendo impegni su base mensile. Infine, alcuni Stati membri che inizialmente erano stati molto attivi hanno rallentato la loro partecipazione e sono invitati a riprendere il ritmo precedente.
Grecia
Oltre alle 9 000 persone già ricollocate, attualmente sono presenti in Grecia circa 20 000 persone che potrebbero essere ammissibili alla ricollocazione. Con il proseguimento dell’attuazione della dichiarazione UE-Turchia la situazione migratoria dovrebbe rimanere stabile. Al ritmo attuale di circa 1 000 ricollocazioni al mese, entro settembre 2017 le persone ricollocate dalla Grecia dovrebbero essere in tutto circa 16 400, ossia il 57% del totale delle persone ammissibili alla ricollocazione. Questa percentuale è insufficiente a ridurre la pressione sulla Grecia.
Se l’obiettivo di 3 000 persone al mese indicato nel piano d’azione comune approvato dal Consiglio europeo viene soddisfatto, il numero totale di persone ricollocate entro settembre 2017 dovrebbe essere tra 28 400 e 30 400. Con il raggiungimento di tale obiettivo è probabile che la grande maggioranza dei migranti presumibilmente ammissibili alla ricollocazione in Grecia sia ricollocata e che quindi sia conseguito il principale obiettivo della misura di emergenza adottata nel settembre 2015.
Solo pochi paesi (Estonia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Portogallo e Finlandia) sono sulla buona strada per adempiere i loro obblighi di ricollocazione per la Grecia. Il raggiungimento degli obiettivi è quindi possibile solo se tutti gli Stati membri si impegnano a trasferire ed effettuano trasferimenti su una base mensile stabile e in funzione del numero di ricollocazioni loro assegnato. In particolare, gli Stati membri che non hanno ancora ricollocato nessun migrante o solo pochi (Repubblica ceca, Croazia, Ungheria, Austria, Polonia e Slovacchia) dovrebbero cominciare a farlo immediatamente. La Spagna dovrebbe inoltre impegnarsi a ricollocare ed effettuare ricollocazioni su una base mensile in funzione del numero di ricollocazioni che le è stato assegnato, e la Bulgaria, Cipro, la Lituania, il Lussemburgo, il Portogallo, la Romania e la Slovenia dovrebbero ricominciare a impegnarsi a ricollocare ed effettuare ricollocazioni su una base mensile. Il Belgio, che ha recentemente manifestato l’intenzione di accelerare le ricollocazioni, e la Germania dovrebbero aumentare i loro impegni e ricollocazioni mensili in funzione del numero di ricollocazioni loro assegnato. Da parte loro, la Francia e i Paesi Bassi dovrebbero continuare, come minimo, i loro sforzi mensili e altrettanto dovrebbero fare gli Stati membri e i paesi associati che sono già sulla buona strada per ottemperare ai loro obblighi in tempo utile. Tutti gli Stati membri dovrebbero offrire più posti per la ricollocazione dei minori non accompagnati, compresi i minori coniugati, dare prova di maggiore flessibilità e accettare la loro quota equa di persone vulnerabili.
La realizzazione di questi obiettivi dipende largamente dagli Stati membri di ricollocazione, giacché la Grecia e le agenzie dell’UE e le organizzazioni internazionali coinvolte nell’attuazione del meccanismo hanno fatto quanto necessario per far funzionare la ricollocazione. La Grecia ha attuato la maggior parte delle raccomandazioni formulate dalla Commissione nelle sue relazioni mensili, soprattutto per registrare rapidamente tutti i migranti, compresi quelli ammissibili alla ricollocazione, con il sostegno dell’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (EASO) e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) — la Grecia registrerà tutti i migranti attualmente presenti nel paese entro marzo 2017 (un mese prima del previsto). L’EASO sta attuando un nuovo piano operativo che consente l’assunzione temporanea di personale per garantire una presenza costante di esperti, e il suo contributo è stato essenziale per garantire la qualità dei fascicoli di ricollocazione e per sostenere il personale con poca esperienza del servizio greco per l’asilo. Grazie al sostegno coordinato dell’UNHCR e dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), il processo di ricollocazione è diventato sempre più efficiente. L’UNHCR è stato strumentale nella progettazione dell’operazione di preregistrazione di massa e per garantire la corretta sistemazione dei candidati alla ricollocazione, mentre l’OIM garantisce che tutti i richiedenti siano sottoposti a controlli sanitari e ricevano informazioni prima della partenza, mostrando flessibilità verso le numerose condizioni imposte dagli Stati membri e aumentando continuamente le sue capacità.
Italia
Nel 2016 sono arrivati in Italia circa 20 700 cittadini eritrei, ma finora le autorità italiane ne hanno registrati per la ricollocazione solo tra 5 300 e 5 800. Al ritmo attuale di circa 750 ricollocazioni al mese, entro settembre 2017 le persone ricollocate dall’Italia dovrebbero essere in tutto circa 9 200, pari pressappoco al 44% delle persone che attualmente potrebbero essere ammissibili alla ricollocazione. Questa percentuale è insufficiente a ridurre la pressione sull’Italia. Inoltre, potrebbe cambiare alla luce delle future pressioni migratorie.
Se l’obiettivo di 1 500 persone al mese viene soddisfatto, il numero totale di persone ricollocate entro settembre 2017 dovrebbe essere tra 11 200 e 14 200.
Solo otto paesi (Germania, Francia, Malta, Paesi Bassi, Norvegia, Finlandia, Portogallo e Svizzera) sono impegnati a fondo nelle ricollocazioni dall’Italia. Altri Stati membri (Belgio, Croazia, Lettonia, Romania e Spagna) finora hanno ricollocato soltanto poche persone. Altri (Cipro, Croazia, Lussemburgo, Romania, Slovenia e Spagna) non stanno assumendo impegni su base mensile. Troppi Stati membri non hanno ancora ricollocato nessun migrante dall’Italia (Bulgaria, Repubblica ceca, Estonia, Irlanda, Ungheria, Lituania, Austria, Polonia e Slovacchia).
Per realizzare gli obiettivi è necessario che tutti gli Stati membri si impegnino a trasferire ed effettuino trasferimenti su una base mensile stabile e in funzione del numero di ricollocazioni loro assegnato. Sono stati raggiunti accordi con Europol e le autorità italiane per facilitare lo svolgimento di verifiche di sicurezza supplementari di carattere eccezionale, tra cui i colloqui di sicurezza. Gli Stati membri meno attivi che finora hanno giustificato il loro basso tasso di ricollocazione adducendo preoccupazioni per la sicurezza dovrebbero pertanto intensificare immediatamente i loro sforzi. Al tempo stesso, gli Stati membri meno noti ai richiedenti dovrebbero migliorare la comunicazione di informazioni, comprese le sessioni di orientamento culturale.
Da parte sua, l’Italia dovrebbe dar prova di maggiore flessibilità rispetto ai motivi che consentono ulteriori colloqui di sicurezza Europol. Inoltre, dovrebbe identificare e registrare per la ricollocazione tutte le persone ammissibili, quanto prima e senza soluzione di continuità. A tal fine, l’Italia dovrebbe aumentare il personale incaricato del trattamento delle domande dell’unità Dublino, se necessario con il supporto dell’EASO, comprese le attuali squadre mobili dell’EASO che registrano per la ricollocazione i migranti ammissibili fuori dai centri di ricollocazione d’origine. L’Italia dovrebbe inoltre centralizzare i richiedenti in un numero limitato di siti di ricollocazione, almeno per le ultime fasi della procedura, in modo che la fase prima della partenza, compresi i necessari controlli sanitari e le sessioni di orientamento culturale, si svolgano in modo più efficiente e che i rischi di fuga diminuiscano, dato che le domande saranno trattate più rapidamente. Infine, l’Italia dovrebbe urgentemente chiarire le procedure per consentire la ricollocazione dei minori non accompagnati (anche agevolando la nomina di tutori), fare uso degli orientamenti e dell’ulteriore sostegno dell’EASO e creare uno o più centri di ricollocazione specifici per i minori non accompagnati onde accelerare le procedure.
Per realizzare gli obiettivi sia per la Grecia che per l’Italia è essenziale che:
tutti gli Stati membri si impegnino a trasferire ed effettuino trasferimenti su una base mensile stabile e in funzione del numero di ricollocazioni loro assegnato, rispettino i tempi di risposta stabiliti dai protocolli di ricollocazione e migliorino i loro sistemi di accoglienza e integrazione per evitare ritardi nei trasferimenti, facendo pieno uso dei fondi dell’UE;
nessuno Stato membro faccia scelte di comodo o decida arbitrariamente se accettare una richiesta di ricollocazione. I rifiuti dovrebbero basarsi esclusivamente sui motivi stabiliti nelle decisioni del Consiglio;
l’Italia identifichi e registri rapidamente per la ricollocazione tutti i migranti in arrivo ammissibili, mostri maggiore flessibilità rispetto ai motivi che consentono i colloqui di sicurezza Europol, centralizzi i richiedenti, per le ultime fasi della procedura, in un numero ridotto di strutture di accoglienza designate e inizi a ricollocare i minori non accompagnati quanto prima.
3Reinsediamento
In materia di reinsediamento finora sono stati compiuti progressi significativi: ben oltre la metà dei 22 504 reinsediamenti concordati ai sensi delle conclusioni del 20 luglio 2015 sono stati portati a termine. Dal 6 febbraio 2016, 454 persone sono state reinsediate principalmente dalla Turchia, dalla Giordania e dal Libano. Al 27 febbraio 2017, 14 422 persone erano state reinsediate in 21 Stati (Austria, Belgio, Repubblica ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Islanda, Irlanda, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito). L’Estonia, l’Irlanda, i Paesi Bassi, la Finlandia, la Svezia e Regno Unito, così come i paesi associati Islanda, Liechtenstein e Svizzera hanno già rispettato gli impegni assunti.
La maggior parte degli Stati che partecipano al programma ha comunicato che l’impegno a favore del reinsediamento era rivolto principalmente, ma non esclusivamente, ai cittadini siriani presenti in Giordania, Libano e Turchia. Ciò include gli sforzi fatti dagli Stati membri per reinsediare cittadini siriani dalla Turchia in conformità della dichiarazione UE-Turchia del 18 marzo 2016.
Dal 4 aprile 2016, 3 565 siriani sono stati reinsediati dalla Turchia nell’ambito della parte relativa al reinsediamento del meccanismo 1:1 della dichiarazione UE-Turchia. Complessivamente, 467 persone sono state reinsediate nell’ambito di questo meccanismo dall’ultimo periodo di riferimento, e restano 12 108 impegni da soddisfare. Finora i reinsediamenti nell’ambito del meccanismo 1:1 hanno avuto luogo in Belgio, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Svezia. Inoltre, dal 4 aprile la Norvegia ha finora reinsediato dalla Turchia 150 cittadini siriani.
Gli Stati membri che non hanno ancora effettuato reinsediamenti ai sensi delle conclusioni del 20 luglio 2015 e quelli che sono ancora lungi dal raggiungere il loro obiettivo dovrebbero intensificare gli sforzi. In particolare, gli Stati membri che non hanno ancora effettuato reinsediamenti nel quadro degli attuali programmi di livello UE (Bulgaria, Cipro, Grecia, Croazia, Malta, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia) e la Repubblica ceca, la Danimarca e il Portogallo, che non hanno registrato alcun progresso da vari mesi, dovrebbero concentrare in via prioritaria i propri sforzi.
4. Prospettive future
Da un anno la Commissione riferisce su base mensile al fine di portare avanti l’attuazione delle decisioni del Consiglio in materia di ricollocazione in stretta cooperazione con l’Italia e la Grecia, gli Stati membri, le agenzie dell’UE e le organizzazioni internazionali. Ormai sussistono integralmente le condizioni preliminari e le infrastrutture operative necessarie per le ricollocazioni. I punti di crisi sono stati istituiti, le procedure per facilitare la ricollocazione sono state adottate e le agenzie dell’UE e le organizzazioni internazionali stanno lavorando in stretta collaborazione con l’Italia e la Grecia in squadre autenticamente europee e pienamente operative.
Tuttavia, i risultati in materia di ricollocazione non riflettono i progressi dei lavori preparatori di base. Pur essendo stati compiuti progressi nella ricollocazione, questi sono stati disomogenei e irregolari. Gli sforzi congiunti hanno portato a una progressiva accelerazione della ricollocazione fino a settembre 2016, ma solo pochi Stati membri sono sulla buona strada per ottemperare ai loro obblighi ai sensi delle decisioni del Consiglio. Al ritmo attuale, il numero totale di persone ricollocate sarà di gran lunga inferiore agli obiettivi fissati per settembre 2017. Nei prossimi mesi occorre quindi che tutti gli Stati membri intensifichino significativamente il numero di trasferimenti mensili.
Nell’adottare le decisioni del settembre 2015 il Consiglio aveva stabilito un periodo di due anni che era stato considerato adeguato per un meccanismo di emergenza. A diciassette mesi dall’inizio dell’attuazione delle decisioni la pressione rimane alta sia in Grecia che in Italia, con un numero di ricollocazioni inferiore al 14%. È fondamentale che tutti gli Stati membri procedano con urgenza a intensificare i loro sforzi e soddisfino gli obiettivi di ricollocazione mensile — almeno 3 000 ricollocazioni dalla Grecia e almeno 1 500 ricollocazioni dall’Italia. L’obiettivo per la Grecia è stato approvato dal Consiglio europeo. Tali obiettivi mirano a garantire che tutte le persone attualmente ammissibili alla ricollocazione in Italia e in Grecia siano ricollocate in modo efficace e tempestivo, evitando gli ostacoli operativi e logistici che potrebbero sorgere se la maggior parte dei restanti trasferimenti fosse effettuata negli ultimi mesi prima di settembre. L’Italia, la Grecia, le agenzie dell’UE e le organizzazioni internazionali hanno aumentato le loro capacità per raggiungere gli obiettivi e sono in condizione e in attesa di realizzare gli obiettivi mensili. In particolare, in Grecia 9 000 persone sono attualmente pronte per essere ricollocate, ma gli impegni non sono sufficienti. Spetta ora agli altri Stati membri adempiere i loro obblighi.
Il successo del meccanismo di ricollocazione sarà misurato in funzione dell’effettivo trasferimento in un altro Stato membro di tutte le persone ammissibili alla ricollocazione, conformemente a quanto previsto nelle decisioni del Consiglio, e all’attiva partecipazione di tutti gli Stati membri al meccanismo in uno spirito di leale cooperazione. Dati i numeri attuali in Grecia e in Italia, la ricollocazione di tutte le persone presumibilmente ammissibili è possibile e realizzabile entro settembre 2017. È giunto il momento di tradurre le richieste dei capi di Stato e di governo in azioni concrete.
La Commissione esorta la presidenza maltese del Consiglio e gli Stati membri a dare seguito alle sue raccomandazioni e obiettivi in occasione del prossimo Consiglio Giustizia e affari interni di fine marzo, onde assicurare entro settembre 2017 un maggiore tasso di ricollocazioni coordinate.
Se gli Stati membri non aumenteranno a breve le ricollocazioni e se la pressione sulla Grecia e sull’Italia non sarà attenuata, la Commissione non esiterà ad avvalersi dei poteri conferitile dai trattati.
Un’applicazione insufficiente del meccanismo di ricollocazione non solo non permetterà di alleviare la pressione sulla Grecia e sull’Italia ma si ripercuoterà negativamente anche sui progressi in altri aspetti della risposta globale dell’UE alla crisi migratoria e dei rifugiati. In ogni caso, in conformità delle decisioni del Consiglio, gli obblighi giuridici degli Stati membri non verranno meno dopo settembre 2017. Pertanto dopo tale termine la procedura di ricollocazione prevista da dette decisioni continua a dover essere eseguita dagli Stati membri entro un lasso di tempo ragionevole.
Parallelamente, gli Stati membri dovrebbero continuare a rispettare i propri obblighi in materia di reinsediamento; in particolare, gli Stati membri che non hanno ancora reinsediato nessuna persona e quelli che non hanno ancora raggiunto l’obiettivo ai sensi delle conclusioni del 20 luglio 2015 dovrebbero intensificare i loro sforzi.