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Document 52013DC0281

    COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO Questioni relative al proseguimento dell'emissione delle monete in euro da 1 e 2 cent

    /* COM/2013/0281 final */

    52013DC0281

    COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO Questioni relative al proseguimento dell'emissione delle monete in euro da 1 e 2 cent /* COM/2013/0281 final */


    COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO

    Questioni relative al proseguimento dell'emissione delle monete in euro da 1 e 2 cent

    1.           Introduzione

    L'introduzione dell'euro nel 1999 ha rappresentato un passo fondamentale nell'ambito dell'integrazione europea. Dal 1º gennaio 2002 l'euro è disponibile fisicamente, sotto forma di banconote e monete metalliche, ed è attualmente la valuta utilizzata da circa 330 milioni di cittadini in 17 Stati membri dell'UE. Dall'introduzione dell'euro ad oggi, la struttura dei tagli delle banconote e dei valori unitari delle monete metalliche in euro (1, 2, 5, 10, 20, 50 cent, 1 euro e 2 euro) è rimasta invariata.

    Le monete in euro sono emesse dagli Stati membri, ma spetta al Consiglio armonizzarne i valori unitari e le specificazioni tecniche. A tal fine il Consiglio ha adottato il regolamento (CE) n. 975/98 riguardante i valori unitari e le specificazioni tecniche delle monete metalliche in euro destinate alla circolazione. A norma del regolamento (CE) n. 974/98 del Consiglio, le monete denominate in euro e in cent conformi ai valori unitari e alle specificazioni tecniche stabiliti dal Consiglio sono le uniche ad avere corso legale in tutti gli Stati membri la cui moneta è l'euro.

    Nel 2012 il Parlamento europeo e il Consiglio hanno chiesto alle istituzioni competenti di esaminare l'uso dei diversi tagli delle banconote e valori unitari delle monete metalliche in euro sulla base dei criteri di costo e accettabilità da parte del pubblico[1].

    L'articolo 2 del regolamento sull'emissione di monete in euro impone alla Commissione europea di effettuare una valutazione d'impatto "sul proseguimento dell'emissione di monete da 1 e 2 cent", in particolare mediante "un'analisi costi/benefici che tiene conto dei costi reali di produzione di tali monete in relazione al loro valore e ai loro vantaggi".

    Questo mandato va considerato nel contesto del dibattito sull'utilità delle due monete in euro di valore unitario più piccolo, iniziato fin dalla loro introduzione. I principali elementi di questo dibattito sono gli elevati costi di produzione e gestione delle monete da 1 e 2 cent rispetto al loro valore facciale, il significativo calo delle predette monete in circolazione[2] (perdita elevata) e la diminuzione del loro potere di acquisto. Il dibattito verte anche sulla questione dell'inflazione o dell'inflazione percepita, in particolare sul timore dei cittadini che l'eventuale cessazione dell'emissione di queste monete, combinata con il ritiro dalla circolazione, possa determinare un aumento dei prezzi al consumo.

    La valutazione richiesta è stata effettuata sulla base di una consultazione delle parti interessate e di un ampio studio[3]. La presente comunicazione presenta quattro opzioni strategiche principali (dal mantenimento dello status quo al ritiro delle monete da 1 e 2 cent) e ne mette in luce le principali caratteristiche nonché i vantaggi e svantaggi. Il documento di lavoro dei servizi della Commissione allegato contiene maggiori dettagli.

    2.           I quattro scenari possibili per le monete da 1 e 2 cent

    In linea di principio, l'emissione delle monete da 1 e 2 cent potrebbe continuare come ora o cessare, il che significa che vi sono due scenari da esaminare: il proseguimento dell'emissione o il ritiro. Tuttavia, sulla base dei risultati dei questionari e dello studio, gli scenari possibili sono quattro: il proseguimento dell'emissione e il ritiro sono i due principali, ma ciascuno di essi ha una variante.

    Il primo grande scenario è il proseguimento dell'emissione delle monete da 1 e 2 cent alle condizioni attuali, senza cambiare il contesto giuridico o materiale («status quo»). Le monete continuerebbero ad avere corso legale e ad essere prodotte secondo le attuali specificazioni tecniche (ad esempio metallo, peso e dimensioni) senza alcuna modifica dei processi di produzione e di emissione[4]. Una variante di tale scenario è il proseguimento dell'emissione ma a costi ridotti, che muove dal presupposto che sia possibile ridurre i costi di emissione modificando la composizione materiale delle monete e/o aumentando l'efficienza della produzione ("scenario dell'emissione a costi ridotti").

    Il secondo grande scenario prevede l'abolizione delle monete da 1 e 2 cent ("scenario del ritiro rapido"). In questo scenario, l'emissione di tali monete cesserebbe e le monete in circolazione verrebbero ritirate, principalmente attraverso i dettaglianti, i supermercati e le banche, entro un breve periodo di tempo prestabilito. A partire dal primo giorno del periodo di ritiro si applicherebbero regole di arrotondamento vincolanti e le monete cesserebbero di avere corso legale alla fine dell'operazione di ritiro.

    Una variante del ritiro rapido sarebbe lo scenario dell'estinzione progressiva, che avrebbe sempre come effetto il ritiro, però con modalità diverse. Anche secondo questa variante l'emissione delle monete cesserebbe e si applicherebbero regole di arrotondamento vincolanti, ma le monete continuerebbero ad avere corso legale. Le monete da 1 e 2 cent potrebbero continuare ad essere utilizzate, ma solo per pagare l'importo finale arrotondato. Dato che l'emissione cesserebbe, le monete sarebbero destinate a sparire gradualmente dalla circolazione a causa dell'elevato tasso di perdita e della loro scarsa attrattiva come mezzi di pagamento.

    3.           I due scenari relativi al proseguimento dell'emissione delle monete da 1 e 2 cent

    3.1.        Scenario del proseguimento dell'emissione a condizioni immutate («status quo»)

    Questo scenario è, per sua natura, il parametro di riferimento rispetto al quale dovrebbero essere valutati gli altri tre scenari.

    3.1.1.     Crescita continua dell'emissione come conseguenza di un elevato tasso di perdita

    Dal passaggio all'euro nel 2002 ad oggi sono state emesse oltre 46 miliardi di monete da 1 e 2 cent. In dieci anni il loro numero è aumentato di circa il 74%. Oggi, quasi una moneta messa in circolazione su due è da 1 o 2 cent. A fronte di un numero complessivo molto elevato di monete da 1 e 2 cent emesse, il loro valore totale è pari soltanto a circa 714 milioni di euro.

    Il forte aumento del numero di monete da 1 e 2 cent è dovuto principalmente al loro elevato tasso di perdita, che varia dal 25% a quasi il 100%.

    I consumatori non pagano spesso con monete da 1 o 2 cent, ma le ricevono in resto dai dettaglianti. Tali monete sono trattate apparentemente come se fossero prive di valore e sono spesso accumulate piuttosto che rimesse in circolazione.

    Sebbene l'inflazione sia rimasta a un livello molto basso dall'introduzione dell'euro, il potere d'acquisto delle monete da 1 e 2 cent si è già notevolmente eroso, scendendo in media a 0,81 cent per le monete da 1 cent.

    3.1.2.     Un'attività in perdita

    I costi complessivi relativi all'emissione di monete metalliche sono difficilmente quantificabili, poiché comprendono la produzione, l'imballaggio, il trasporto, lo stoccaggio e altri costi di distribuzione e reimmissione in circolazione a carico delle banche e dei dettaglianti.

    Se si considerano i costi di produzione delle monete, devono essere esaminate tre componenti fondamentali: 1) i costi delle materie prime utilizzate per il tondello (il disco di metallo su cui è coniata la moneta); 2) il costo di produzione dei tondelli; 3) i costi di produzione delle monete finite (ossia il conio). Ottenere informazioni dettagliate sui diversi elementi di costo di cui sopra non è facile, in quanto i principali soggetti coinvolti nel processo di produzione (vale a dire i produttori di tondelli e le zecche) considerano le predette informazioni "sensibili" e, quindi, coperte da segreto commerciale.

    Ciò premesso, i costi di produzione e di emissione delle monete da 1 e 2 cent sono in generale elevati. La maggior parte degli Stati membri sostiene costi di acquisizione superiori fino a quattro volte al valore facciale delle monete stesse, il che equivale ad un signoraggio negativo. Sulla base delle indicazioni fornite da cinque Stati membri, il prezzo di acquisizione medio non ponderato di queste monete per il rispettivo Tesoro rappresenta circa il 150% del valore facciale, mentre il prezzo medio ponderato è prossimo al 300% (a causa dei costi piuttosto elevati sostenuti da un grande Stato membro).

    Le risposte al questionario, pur non contenendo sistematicamente informazioni dettagliate sui diversi elementi del costo di produzione, hanno comunque fornito alcune indicazioni preliminari e di massima:

    – il costo del tondello ammonta a circa il 50-60% del valore facciale della moneta (il costo relativo della moneta da 2 cent è generalmente inferiore a quello della moneta da 1 cent). I costi elevati sono dovuti all'acquisto della materia prima (metalli). Dato che il processo di fabbricazione del tondello è caratterizzato da volumi elevati e margini esigui, l'industria della produzione di moneta ha realizzato un processo di integrazione verticale nel quale alcune zecche e produttori di tondelli hanno unito le forze per aumentare la redditività;

    – i primi risultati indicano che il costo delle materie prime costituisce solo una parte relativamente esigua del costo totale di acquisizione del prodotto finito da parte dei Tesori nazionali. Le notevoli differenze tra i costi di produzione delle monete non possono essere spiegate pertanto dai costi delle materie prime o del processo di produzione dei tondelli, bensì dovrebbero essere ascritte al processo di produzione delle monete finite (ossia al conio), che dipende dalle zecche nazionali degli Stati membri della zona euro;

    – occorrerebbero ulteriori approfondimenti per verificare se i divari tra i costi delle zecche nazionali della zona euro siano dovuti a differenze dei costi del lavoro e/o del capitale o siano piuttosto connessi a possibili inefficienze nel processo di produzione. Le notevoli differenze di costo tra le zecche nazionali possono essere spiegate anche dalla posizione di monopolio nei rispettivi paesi.

    A livello di zona euro, il rapporto (ponderato) tra il prezzo di acquisizione e il valore facciale delle monete emesse darebbe un costo netto cumulato totale di emissione — o signoraggio negativo — delle monete da 1 e 2 cent pari a 1,4 miliardi di euro.

    3.1.3.     Gli utenti si dichiarano in genere soddisfatti

    Per quanto riguarda l'accettazione da parte del pubblico, i cittadini sono in genere a favore del proseguimento dell'emissione. Dal sondaggio Eurobarometro svolto dalla Commissione risulta che essi sono generalmente soddisfatti degli attuali valori unitari delle monete, per quanto il grado di sostegno espresso per le monete da 1 e 2 cent sia leggermente inferiore.

    Le zecche sono favorevoli al proseguimento dell'emissione di tali monete, se non altro perché il conio degli 1 e 2 cent rappresenta una parte considerevole della loro attività. Dal canto loro, le associazioni bancarie non prendono posizione sulla questione. Occorre peraltro notare che sia le zecche che le banche hanno la possibilità di ripercuotere i costi connessi a tali monete sui loro clienti, rispettivamente attraverso i costi di acquisizione e le commissioni di gestione.

    Per l'industria dei distributori automatici le monete da 1 e 2 cent non sono di alcun interesse, in quanto tali distributori non le accettano. Le organizzazioni dei dettaglianti non hanno una posizione univoca sull'utilità delle monete da 1 e 2 cent, poiché, da un lato, le commissioni di gestione sono effettivamente considerate elevate (un rotolo di 50 monete da 1 cent può talvolta comportare costi di gestione di 40 cent), ma, dall'altro, le monete sono ritenute utili per le operazioni di pagamento al dettaglio.

    3.2.        Scenario del proseguimento dell'emissione a costi ridotti ("scenario dell'emissione a costi ridotti")

    Lo scenario dell'emissione a costi ridotti è una variante dello status quo e prevede il proseguimento dell'emissione dei valori unitari più piccoli accompagnato da una riduzione dei costi di emissione attualmente eccessivi. Vi sono due modi per ridurre i costi di acquisizione delle monete da 1 e 2 cent, ciascuno dei quali non necessariamente esclude l'altro: modificarne la composizione e/o modificare il processo di produzione.

    3.2.1.     Modificare la composizione delle monete

    La prima misura sarebbe quella di cambiare la composizione delle monete e ottimizzare le tolleranze di fabbricazione esistenti o ricorrere ad un metallo più economico, come l'acciaio inossidabile, mantenendo invariate le dimensioni delle monete. Ciò potrebbe essere realizzato attraverso una modifica del regolamento (CE) n. 975/98 del Consiglio.

    L'utilizzo di un metallo meno prezioso potrebbe comportare in qualche caso un cambiamento del colore delle nuove monete.

    Sebbene si registrino opinioni divergenti sulle possibili alternative per la composizione delle monete da 1 e 2 cent (acciaio inossidabile, alluminio, zinco) e sull'entità delle riduzioni dei costi da esse derivanti, l'esistenza di un potenziale di riduzione dei costi è riconosciuta da tutti.

    Tuttavia, come indicato in precedenza, il costo delle materie prime costituisce solo una piccola parte del costo totale del prodotto finito. Il divario tra il costo di acquisizione e il valore facciale di queste monete nonché le importanti differenze in merito tra gli Stati membri della zona euro non sono pertanto dovuti al costo delle materie prime, bensì piuttosto al processo di produzione delle monete.

    3.2.2.     Migliorare l'efficienza del processo di produzione

    Occorrerebbe un approfondimento per verificare se la disparità tra i costi delle zecche nazionali della zona euro (ad esempio, una zecca è in grado di produrre monete da un 1 cent per meno del valore facciale e un'altra le vende al Tesoro ad un prezzo pari a quattro volte il valore facciale) sia legata a differenze a livello dei costi del lavoro e/o del capitale insiti nel processo di produzione delle monete finite o se sia dovuta ad eventuali inefficienze nel processo di produzione. Risolvere queste possibili inefficienze sarebbe di competenza degli Stati membri.

    Se si applicassero entrambi i tipi di misure continuando ad emettere i valori unitari da 1 e 2 cent, si potrebbero realizzare risparmi significativi. Pur non incidendo sugli altri costi di emissione (ad esempio quelli riguardanti la gestione delle materie prime) e sulla sovrapproduzione dovuta ad un elevato tasso di perdita, dette misure potrebbero quanto meno ridurre significativamente il signoraggio negativo, se non addirittura eliminarlo.

    4.           I due scenari relativi al ritiro delle monete da 1 e 2 cent

    4.1.        Ritiro con rapida perdita del corso legale ("scenario del ritiro rapido")

    Il secondo grande scenario è il ritiro delle monete, le quali sarebbero private del corso legale.

    In questo scenario, l'emissione delle monete da 1 e 2 cent cesserebbe e quasi immediatamente le monete perderebbero corso legale. Ciò richiederebbe una modifica del regolamento (CE) n. 975/98 del Consiglio. Sarebbero probabilmente necessarie regole di arrotondamento giuridicamente vincolanti (arrotondamento ai 5 cent più vicini)[5] e le monete dovrebbero essere ritirate attivamente dalla circolazione.

    4.1.1.     Conseguenze economiche: impatto positivo sul signoraggio ma timori del pubblico per l'inflazione

    Una considerazione economica importante a favore dello scenario del ritiro è la potenziale riduzione dei costi. Verrebbero infatti eliminati i notevoli costi di produzione di queste piccole monete nonché il signoraggio negativo inerente alla loro emissione registrato nella maggior parte degli Stati membri. Le imprese, i supermercati e i dettaglianti, in particolare, non sarebbero più tenuti a occuparsi della gestione gravosa e costosa delle monete di piccolo valore unitario[6], i cui costi vengono poi trasferiti sui clienti tramite commissioni o ritocchi dei prezzi.

    Le parti interessate tendono a pensare che i costi una tantum del ritiro delle monete siano di importanza secondaria rispetto ai risparmi previsti. Vi potrebbe essere persino un impatto positivo sulle entrate statali, data la potenziale eliminazione dei precitati costi di produzione. Inoltre, l'abolizione dei due valori unitari più piccoli potrebbe aumentare leggermente la domanda di monete da 5 e 10 cent, il che dovrebbe avere un impatto positivo sul signoraggio.

    D'altro canto, una delle principali preoccupazioni del pubblico è che un rapido ritiro aumenti l'inflazione. Vi è il timore che l'abolizione delle monete da 1 e 2 cent possa dare luogo ad aumenti dei prezzi nonostante l'applicazione di regole di arrotondamento. L'arrotondamento degli importi finali o dei singoli prezzi potrebbe indurre i consumatori ad attendersi in futuro arrotondamenti al rialzo o aumenti dei prezzi tout court. Questa preoccupazione è particolarmente presente se l'arrotondamento riguarda prodotti acquistati frequentemente e pagati di norma in contanti e potrebbe pertanto influenzare le aspettative inflazionistiche. Il ritiro non dovrebbe tuttavia avere un impatto significativo sulla stabilità dei prezzi per una serie di motivi:

    – in primo luogo, vari studi hanno dimostrato che gli effetti inflazionistici, qualora si verificassero, sarebbero molto limitati. In Slovacchia, per esempio, uno studio sull'impatto inflazionistico del ritiro delle monete da 10 e 20 haller ha concluso che la cessazione dell'emissione e le collegate regole di arrotondamento avrebbero effetti inflazionistici solo limitati, inferiori allo 0,01%;

    – in secondo luogo, l'esperienza diretta maturata con le regole di arrotondamento in Finlandia e nei Paesi Bassi ha dimostrato che l'impatto dell'inflazione è minimo o inesistente;

    – in terzo luogo, le regole di arrotondamento si applicherebbero solo alla transazione finale e non ai singoli prezzi, limitando in tal modo l'impatto potenziale.

    Per quanto non si preveda che il ritiro abbia un impatto sensibile sull'inflazione, l'esperienza acquisita con il passaggio al contante in euro dimostra tuttavia che esso potrebbe contribuire a una distorsione della percezione dell'inflazione (con la percezione di un aumento dei prezzi non corrispondente ai dati IPCA) e, quindi, determinare un certo malcontento tra i cittadini. Nel corso del processo di consultazione molte parti interessate hanno sottolineato che i cittadini sono attualmente molto sensibili ai piani e alle iniziative che paiono incidere sulla loro situazione finanziaria, in particolare a causa della difficile congiuntura economica generale. Se si optasse per questo scenario, sarebbe quindi necessaria un'intensa campagna di informazione del pubblico sulle modalità pratiche del ritiro delle monete e sulle regole di arrotondamento da applicare.

    4.1.2.     Il parere dei cittadini e degli Stati membri sul ritiro delle monete di basso valore unitario

    Dal sondaggio Eurobarometro condotto dalla Commissione risulta che, in generale, i cittadini sembrano essere soddisfatti dei valori unitari delle monete in euro. La minoranza che si è dichiarata insoddisfatta dell'attuale struttura ha auspicato il ritiro delle monete da 1 e 2 cent.

    Nella consultazione formale la maggioranza degli Stati membri non ha espresso alcuna preferenza tra il proseguimento dell'emissione e il ritiro delle monete da 1 e 2 cent, mentre una minoranza si è espressa a favore del ritiro. Non si possono trarre conclusioni certe sulla base di questo risultato parziale.

    4.2.        Ritiro al termine di un periodo di estinzione progressiva

    Lo scenario dell'estinzione progressiva avrebbe lo stesso effetto del ritiro, che avverrebbe però a seguito della decisione comune degli Stati membri di porre termine all'emissione di monete da 1 e 2 cent e dell'applicazione di regole di arrotondamento. Tali monete resterebbero in circolazione con corso legale, ma scomparirebbero progressivamente in conseguenza sia dell'elevato tasso di perdita che dell'assenza di nuove emissioni. Una volta che la quantità in circolazione fosse minima, le monete sarebbero private del corso legale.

    4.2.1.     Occorrerebbero regole di arrotondamento

    Sarebbe probabilmente necessario introdurre regole di arrotondamento allo scopo di compensare la penuria crescente di monete da 1 e 2 cent, pur non impedendone l'utilizzo (tali monete potrebbero ancora essere usate per arrivare ai 5 cent, come in Finlandia e nei Paesi Bassi). Sarebbe necessaria una campagna d'informazione per spiegare sia l'estinzione progressiva che le regole di arrotondamento.

    4.2.2.     La circolazione potrebbe diventare minima entro pochi anni

    L'esatto ritmo dell'operazione non può essere previsto con precisione, poiché non sono disponibili dati empirici su scenari di estinzione progressiva di monete in Stati membri o altri paesi.

    Il calcolo che segue simula gli effetti di un'estinzione progressiva sulla base del tasso di perdita medio (circa il 60%) ipotizzato stabile nel tempo. La maggior parte delle monete cesserebbe di circolare entro 4-5 anni. La loro circolazione diventerebbe minima attorno al 2020 e a quel punto potrebbe essere presa la decisione di privarle del corso legale.

    Monete da 1 cent Tasso di perdita annuo 60% || || Monete da 2 cent Tasso di perdita annuo 60%

    2013 || 2015 || 2017 || 2019 || 2021 || 2023 || 2025 || 2013 || 2015 || 2017 || 2019 || 2021 || 2023 || 2025

    26 260 || 4 202 || 672 || 108 || 17 || 3 || 0 || 20 606 || 3 297 || 528 || 84 || 14 || 2 || 0

    Sebbene in questo scenario la circolazione delle monete diminuisca rapidamente, le banche, i supermercati e gli altri dettaglianti continuerebbero a dover sostenere i costi di gestione delle monete restanti. Non sarebbe tuttavia necessario impegnarsi attivamente per il ritiro.

    5.           Conclusioni

    Sulla base dei risultati della consultazione delle parti interessate e dell'analisi di cui sopra, si possono trarre una serie di conclusioni importanti per quanto riguarda il proseguimento dell'emissione delle monete da 1 e 2 cent:

    – la produzione delle monete da 1 e 2 cent è chiaramente un'attività in netta perdita per la zona euro. Ciascuno dei quattro scenari possibili per affrontare il problema potrebbe applicarsi allo stesso modo alle monete da 1 e 2 cent. L'analisi non ha fornito alcun elemento indicante che gli scenari debbano applicarsi alla moneta da 1 cent piuttosto che a quella da 2 cent o viceversa;

    – l'atteggiamento del pubblico nei confronti delle monete da 1 e 2 cent è contraddittorio: da un lato sembra essere "affezionato" a queste monete di piccolo valore unitario e teme la possibile inflazione qualora dovessero scomparire, dall'altro le tratta come se fossero prive di valore e non le reimmette in circolazione attraverso i canali di pagamento. Ne deriva un tasso di perdita elevato che, combinato con l'esistenza di prezzi psicologici, porta ad una crescente domanda di nuove emissioni di monete di piccolo valore unitario;

    – se si considerano gli aspetti economici, l'emissione di monete da 1 e 2 cent dovrebbe cessare. Vi sono tuttavia altri elementi che devono essere tenuti in considerazione, in particolare la reazione negativa che le regole di arrotondamento potrebbero provocare nel pubblico. Il tutto andrebbe inoltre inquadrato nell'attuale contesto di crisi economica;

    – occorre che i quattro scenari summenzionati siano oggetto di discussione tra le parti interessate. Se emergerà una chiara preferenza per uno di essi, la Commissione presenterà le necessarie proposte legislative.

    [1]               Considerando 7 del regolamento (UE) n. 651/2012 sull'emissione di monete in euro (GU L 201 del 27.7.2012, pag. 135).

    [2]               Il livello di perdita è indicato da un coefficiente, pari a uno meno il tasso di circolazione, che a sua volta è pari al numero di monete restituite alla banca centrale diviso per il numero di monete messe in circolazione.

    [3]               Un gruppo di "parti interessate fondamentali" è stato consultato nell'agosto e nel settembre 2012 tramite questionari sui due principali scenari per le monete da 1 e 2 cent: il proseguimento dell'emissione e il potenziale ritiro. Le parti interessate sono state individuate e suddivise in due gruppi principali: soggetti pubblici fondamentali degli Stati membri dell'Unione europea (ossia le amministrazioni nazionali, le zecche nazionali e le banche centrali) e la BCE, da un lato, e soggetti privati fondamentali in rappresentanza di associazioni e imprese europee (associazioni bancarie, settore del trasporto di valuta in contanti, associazioni dei consumatori e dei distributori al dettaglio), dall'altro.

    [4]               Cfr. articolo 1 del regolamento (CE) n. 975/98 (GU L 139 dell'11.5.1998, pag. 6), modificato dal regolamento (CE) n. 423/1999 del Consiglio.

    [5]               Il quadro relativo all'emissione e all'uso delle monete da 1 e 2 cent in Finlandia e nei Paesi Bassi è diverso rispetto a quello degli altri paesi della zona euro. Poco dopo il passaggio all'euro, la Finlandia ha ridotto l'emissione di monete da 1 e 2 cent a quantitativi modesti. I Paesi Bassi hanno seguito questa linea nel settembre 2004. Entrambi i paesi mantengono basso il livello delle monete da 1 e 2 cent in circolazione grazie a regole di arrotondamento. In Finlandia, le regole di arrotondamento ai 5 cent più vicini sono fissate ex lege per i pagamenti in contanti, mentre nei Paesi Bassi regole analoghe sono applicate dal settembre 2004 sulla base di un accordo tra il settore del commercio al dettaglio e le associazioni dei consumatori.

    [6]               Entrambi questi fattori sono stati le principali ragioni della recente abolizione delle monete di più piccolo valore unitario in Svezia nel 2010 (moneta da 50 øre = circa 5,5 cent di euro) e in Canada nel 2013 (moneta da 1 cent = circa 0,7 cent di euro).

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