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Document 52012DC0795
COMMUNICATION FROM THE COMMISSION TO THE EUROPEAN PARLIAMENT, THE COUNCIL, THE EUROPEAN ECONOMIC AND SOCIAL COMMITTEE AND THE COMMITTEE OF THE REGIONS ENTREPRENEURSHIP 2020 ACTION PLAN Reigniting the entrepreneurial spirit in Europe
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI PIANO D'AZIONE IMPRENDITORIALITÀ 2020 Rilanciare lo spirito imprenditoriale in Europa
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI PIANO D'AZIONE IMPRENDITORIALITÀ 2020 Rilanciare lo spirito imprenditoriale in Europa
/* COM/2012/0795 final */
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI PIANO D'AZIONE IMPRENDITORIALITÀ 2020 Rilanciare lo spirito imprenditoriale in Europa /* COM/2012/0795 final */
INDICE 1........... La sfida che ci troviamo innanzi –
Un maggior numero di imprenditori per l'Europa........... 3 2........... Linea d'azione 1 – Istruzione e
formazione all'imprenditorialità per sostenere la crescita e la creazione di imprese...................................................................................................................................... 6 2.1........ Nuove fondamenta: accrescere la
prevalenza e migliorare la qualità dell'apprendimento finalizzato
all'imprenditoria….......................................................................................................... 6 2.2........ …e nuove frontiere: un'istruzione
superiore all'imprenditorialità......................................... 7 3........... Linea d'azione 2 – Creare un
contesto in cui gli imprenditori possono prosperare e crescere 8 3.1........ Migliore accesso ai finanziamenti..................................................................................... 9 3.2........ Sostenere le nuove imprese nelle
fasi cruciali del loro ciclo vitale e aiutarle a crescere..... 11 3.3........ Incoraggiare nuove opportunità
imprenditoriali nell'era digitale........................................ 14 3.4........ Agevolare il trasferimento di
imprese............................................................................. 16 3.5........ Trasformare il fallimento in un
successo: una seconda opportunità per gli imprenditori onesti che fanno
fallimento.................................................................................................................................... 18 3.6........ Onere normativo: regole più chiare e
più semplici........................................................... 20 4........... Linea d'azione 3 – Modelli di ruolo
e coinvolgimento di gruppi specifici.......................... 23 4.1........ Nuove percezioni: gli imprenditori
quali modelli di ruolo................................................. 23 4.2........ Nuovi orizzonti: coinvolgere le
donne, gli anziani, i migranti, i disoccupati, i giovani.......... 24 4.2.1..... Le donne...................................................................................................................... 24 4.2.2..... Gli anziani..................................................................................................................... 25 4.2.3..... Gli imprenditori migranti................................................................................................ 26 4.2.4..... I disoccupati, in particolare i
giovani.............................................................................. 28 5........... Conclusioni................................................................................................................... 29 Allegato: Azioni chiave della Commissione................................................................................... 30 Allegato: Piano d'azione Imprenditorialità 2020
– Rilanciare lo spirito imprenditoriale in Europa.... 30 COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL
PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO
E AL COMITATO DELLE REGIONI PIANO D'AZIONE IMPRENDITORIALITÀ 2020 Rilanciare lo spirito imprenditoriale in
Europa Dal 2008 l'Europa risente degli effetti della
più grave crisi economica mai registrata in 50 anni: per la prima volta in
Europa vi sono 25 milioni di disoccupati e nella maggior parte degli Stati
membri le piccole e medie imprese (PMI) non sono ancora riuscite a ritornare ai
loro livelli ante crisi. Prima della crisi economica e finanziaria
ancora in corso l'economia europea si trovava innanzi sfide strutturali per la
sua competitività e crescita e ostacoli che si frapponevano
all'imprenditorialità. Molte di queste pastoie esistono ancora, ma la crisi ha
avuto anche una funzione di catalizzatore per procedere a un cambiamento e a
una ristrutturazione di fondo. Anche l'economia mondiale si è trasformata
nell'ultimo decennio. La rapida crescita della domanda e della produzione sui
mercati globali ha determinato pressioni in tema di approvvigionamenti di
risorse e di energia determinando cambiamenti nella struttura dei costi per le
imprese europee, molte delle quali dipendono dalle importazioni per tali
approvvigionamenti. La strategia Europa 2020 ha reagito a questo
stato di cose ponendo le basi per una crescita e competitività future che
intendono essere intelligenti, sostenibili e inclusive e che serviranno ad
affrontare le nostre principali sfide societali. Ovviare ai problemi del
passato e porre l'UE su un percorso di sviluppo maggiormente sostenibile per il
futuro è la responsabilità comune degli Stati membri e delle istituzioni
dell'UE. Prendendo atto del fatto che le nostre economie sono strettamente
interrelate, l'UE riconfigura ora la propria governance economica per
assicurare una migliore risposta politica alle sfide attuali e future. Per riportare l'Europa sui binari della
crescita e dell'occupazione abbiamo bisogno di un maggior numero di
imprenditori. Quale follow up del riesame dello Small
Business Act dell'aprile 2011 e della comunicazione sulla politica industriale
adottata lo scorso ottobre, il piano d'azione proposto delinea una visione
rinnovata e tutta una serie di azioni che si dovranno intraprendere sia a
livello di UE che di Stati membri per supportare l'imprenditorialità in Europa.
Esso si basa su tre pilastri: sviluppare l'istruzione e la formazione
all'imprenditorialità; creare il giusto contesto imprenditoriale; definire
modelli di ruolo e sensibilizzare gruppi specifici. 1. La sfida che ci
troviamo innanzi – Un maggior numero di imprenditori per l'Europa L'imprenditorialità è un possente volano della
crescita economica e della creazione di posti di lavoro[1]: essa è all'origine della creazione di nuove
imprese e di nuovi posti di lavoro, schiude nuovi mercati e alimenta nuove
competenze e capacità. Nel settore industriale, ad esempio, essa è quindi particolarmente
importante per il celere sviluppo dei sei settori di crescita emergenti
identificati nell'aggiornamento della Commissione sulla politica industriale[2]. L'imprenditorialità rende più
competitive e più innovative le economie ed è essenziale per raggiungere
gli obiettivi di diverse politiche settoriali europee[3]. Il fatto di commercializzare
nuove idee migliora la produttività e crea ricchezza. Senza i posti di lavoro
attribuibili alle nuove imprese, la crescita media netta dell'occupazione sarebbe
negativa[4].
Le nuove imprese, in particolare le PMI, rappresentano la fonte più
importante di nuova occupazione: esse creano ogni anno in Europa più di
quattro milioni di nuovi posti di lavoro[5].
Tuttavia questo motore della ripresa perde colpi: dal 2004 la proporzione
delle persone che preferiscono il lavoro autonomo al lavoro subordinato si è
ridotta in 23 dei 27 Stati membri dell'UE[6].
Mentre tre anni fa per il 45% dei cittadini europei il lavoro autonomo era la
scelta privilegiata, ora questa percentuale è scesa a 37%[7]. Di converso, negli USA
e in Cina questa proporzione è molto più alta: 51% e 56% rispettivamente.
Inoltre, laddove si creano nuove imprese, esse crescono più lentamente[8] nell'UE che negli USA o
nei paesi emergenti e un minor numero di esse entra nel novero delle più
grandi imprese mondiali[9].
Il livello dell'imprenditorialità e la sua
natura variano notevolmente tra gli Stati membri e i motivi per lo scarso
entusiasmo nei confronti di una carriera imprenditoriale sono pertanto diversi.
Alcuni Stati membri con livelli più elevati di imprenditorialità sono meno
efficaci di altri nell'aiutare le nuove e piccole imprese a crescere. In
generale gli imprenditori potenziali in Europa si trovano in un contesto
difficile: i sistemi d'istruzione non offrono le giuste basi per una
carriera imprenditoriale, si registrano difficoltà d'accesso al credito e ai
mercati, difficoltà nei trasferimenti di imprese, il timore di sanzioni
punitive in caso di fallimento nonché procedure amministrative onerose. L'analisi
annuale della crescita 2013 ha ribadito di recente la necessità di migliorare
il contesto imprenditoriale per accrescere la competitività delle economie
dell'UE. Inoltre, le misure a sostegno delle PMI continuano a rimanere
sbilanciate poiché un numero sostanziale di Stati membri dell'UE continua a
non tener conto delle caratteristiche delle piccole imprese, in particolare
delle microimprese[10],
all'atto di progettare la legislazione ed anche perché non si prevede la
possibilità di una seconda chance a favore degli imprenditori onesti che
fanno fallimento[11].
Non solo il contesto è difficile, ma vi è anche una diffusa cultura
che non riconosce o non ricompensa a sufficienza gli sforzi imprenditoriali e
non dà il giusto riconoscimento agli imprenditori di successo quali figure
esemplari che creano posti di lavoro e reddito. Per fare dell'imprenditorialità
il motore della crescita della nostra economia l'Europa deve procedere a un
cambiamento culturale profondo e di grande portata. Sullo sfondo dell'attuale crisi economica e
del nuovo meccanismo di governance economica, la presente comunicazione
sviluppa ulteriormente e ribadisce le azioni in quegli ambiti in cui il Riesame
dello "Small Business Act[12]
ha identificato un continuo bisogno di miglioramenti a livello nazionale ed
europeo. Tutte le PMI sono diverse: le loro diversità in termini di dimensioni,
ambito di attività e forma giuridica richiedono un'attenzione debitamente
modulata da parte dei decisori politici[13]. Questo
principio si applica del pari alle professioni liberali e agli imprenditori
individuali che contribuiscono anch'essi in modo significativo all'economia
dell'UE[14]. Il principio del "pensare anzitutto in piccolo" (think
small first) deve diventare la pietra di paragone delle politiche europee e nazionali. Dobbiamo adoperarci per assicurare che diventare imprenditore sia una
prospettiva attraente per i cittadini europei. In ciò rientra anche
l'imprenditoria sociale le cui potenzialità sono spesso sottovalutate[15]. Essa genera posti di lavoro
sostenibili e ha dimostrato una maggiore resistenza alla crisi rispetto alla
situazione generale dell'economia. Gli imprenditori sociali sono innovatori,
promuovono l'inclusione sociale e contribuiscono a raggiungere gli obiettivi
della strategia UE 2020. La situazione attuale può essere fatta evolvere soltanto mediante un'azione
ardita e coordinata di tutte le amministrazioni a livello europeo, nazionale e
regionale. Questo
piano d'azione costituisce una falsariga per un'azione congiunta incisiva volta
a sprigionare le potenzialità imprenditoriali dell'Europa, a rimuovere gli
ostacoli esistenti e a rivoluzionare la cultura dell'imprenditorialità in
Europa. Esso si prefigge di agevolare la creazione di nuove imprese e di
determinare un contesto molto più favorevole per gli imprenditori attuali
affinché possano prosperare e crescere. Esso
propone tre ambiti di intervento immediato: 1.
istruzione e formazione all'imprenditorialità in modo da sostenere la crescita e la creazione di imprese; 2.
rafforzamento delle condizioni quadro per gli imprenditori rimuovendo gli
attuali ostacoli strutturali e fornendo loro un aiuto nelle fasi cruciali del
ciclo di vita dell'impresa; 3.
dinamizzazione della cultura dell'imprenditorialità in Europa: allevare la
nuova generazione di imprenditori. 2. Linea d'azione 1 –
Istruzione e formazione all'imprenditorialità per sostenere la crescita e la
creazione di imprese 2.1. Nuove
fondamenta: accrescere la prevalenza e migliorare la qualità dell'apprendimento
finalizzato all'imprenditoria… L'investimento nell'educazione
all'imprenditorialità è uno dei più produttivi che l'Europa può fare. Dalle indagini realizzate emerge che tra il 15% e il 20% degli studenti
che partecipano a un programma di miniimpresa nella scuola secondaria avvierà
poi una propria impresa, cifra questa che corrisponde a tre-cinque volte quella
valida per la popolazione generale[16].
Indipendentemente dal fatto che procedano poi a fondare una propria azienda o
un'impresa sociale, i giovani che beneficiano di un apprendimento per
l'imprenditoria sviluppano la conoscenza del mondo degli affari e competenze
e attitudini essenziali tra cui creatività, spirito di iniziativa,
tenacia, lavoro di squadra, conoscenza dei rischi nonché senso di
responsabilità. Questa è la forma mentis imprenditoriale che aiuta
gli imprenditori a trasformare idee in fatti e accresce inoltre
notevolmente l'occupabilità. L'imprenditorialità è una competenza chiave
nell'ambito del quadro europeo[17]
e rientra anche tra le azioni che figurano nella comunicazione della
Commissione "Ripensare l'istruzione"[18].
Il ruolo dell'imprenditorialità quale strumento per migliorare l'occupabilità è
anche ribadito nell'Analisi annuale della crescita 2013[19]. Diversi Stati membri hanno
introdotto con successo strategie nazionali per l'istruzione
all'imprenditorialità o hanno introdotto nei curricoli l'apprendimento per
l'imprenditorialità quale materia obbligatoria, ma occorre fare di più.
L'istruzione deve essere avvicinata alla vita reale attraverso modelli di
apprendimento ancorati nella pratica ed esperienze di imprenditori
attivi nell'economia reale. Occorrono obiettivi di apprendimento per
l'imprenditorialità definiti per tutti gli educatori in modo da introdurre
nella classe efficaci metodologie di apprendimento. È possibile acquisire esperienze pratiche di
imprenditoria anche al di fuori del mondo dell'istruzione. I giovani andrebbero
incoraggiati a sviluppare competenze imprenditoriali nell'ambito
dell'istruzione informale e non formale, ad esempio attraverso il volontariato.
Tali esperienze andrebbero convalidate e riconosciute, conformemente alle
raccomandazioni proposte dalla Commissione in questo ambito[20]. I partenariati con le imprese possono
assicurare che i curricoli dell'istruzione e della formazione siano pertinenti
alle esigenze del mondo reale. Iniziative come il Forum IFP[21] - Imprese e le Alleanze
settoriali per le competenze[22]
indicano percorsi per coinvolgere le imprese. Le istituzioni d'istruzione
dovrebbero essere incoraggiate a diventare più imprenditoriali nel loro
approccio in senso lato, per assicurare che sviluppino e sperimentino una
cultura dell'imprenditorialità e dell'innovazione in relazione alle loro
missioni, alla loro leadership, al coinvolgimento degli stakeholder, ai
curricoli e ai risultati dell'apprendimento. 2.2. …e
nuove frontiere: un'istruzione superiore all'imprenditorialità Il ruolo dell'istruzione superiore
nell'imprenditorialità va ben al di là dell'erogazione di saperi a quanti
partecipano a ecosistemi, partenariati e alleanze industriali. Via via che le
imprese high-tech e ad alta crescita si trovano sempre di più al centro delle
politiche pubbliche per le imprese, le istituzioni d'istruzione superiore
diventano una componente attiva delle politiche per l'innovazione degli Stati
membri e dell'UE. L'Istituto europeo di innovazione e tecnologia
(EIT) ha fatto da battistrada tenendo alto il ruolo dell'imprenditoria quale
catalizzatore essenziale dell'innovazione a livello dell'UE e contribuisce a
colmare il divario tra l'istruzione e l'innovazione per l'industria. Dalle
comunità della conoscenza e dell'innovazione (CCI) facenti capo all'EIT sono
già emerse diverse start-up. I programmi dell'EIT assicurano che gli studenti
siano esposti a un'esperienza di ricerca scientifica impostata sull'eccellenza
in cui non mancano gli aspetti dell'istruzione all'imprenditorialità, i servizi
per la creazione di imprese e le opportunità di mobilità. I partenariati
possono rappresentare una valida piattaforma per affrontare la questione delle
competenze imprenditoriali in diversi settori determinando un coinvolgimento
diretto nella fornitura, nell'applicazione e nell'aggiornamento delle
competenze. Le università
dovrebbero diventare più imprenditoriali[23].
Alla luce di ciò la Commissione europea, in collaborazione con l'OCSE, ha già
sviluppato un quadro per università imprenditoriali. Il quadro è volto ad
aiutare le università interessate a valutare sé stesse e a migliorare la loro
capacità mediante moduli di apprendimento ad hoc. L'accesso al quadro
sarà allargato gradualmente. La
Commissione: ·
svilupperà un'iniziativa paneuropea di
apprendimento per l'imprenditoria che riunirà le fonti d'esperienza esistenti a
livello europeo e nazionale per l'analisi d'impatto, la condivisione delle
conoscenze, lo sviluppo di metodologie e il tutoraggio da parte di pari tra
operatori professionali degli Stati membri; ·
rafforzerà la cooperazione con gli Stati membri
per verificare l'introduzione dell'istruzione all'imprenditorialità in ciascun paese sulla base delle esperienze reali e per coadiuvare
le amministrazioni pubbliche che desiderino conoscere inter pares le esperienze
che hanno avuto buon esito; ·
stabilirà, assieme all'OCSE, un quadro
orientativo per incoraggiare lo sviluppo delle scuole di imprenditoria e delle
istituzioni di IFP[24]; ·
promuoverà il riconoscimento e la convalida
dell'apprendimento imprenditoriale in un contesto apprenditivo informale o non
formale[25]; ·
diffonderà all'inizio del 2013 il quadro
orientativo all'imprenditorialità per le università; agevolerà lo scambio tra
le università interessate ad applicare il quadro; lo promuoverà gradualmente
tra le istituzioni unionali d'istruzione superiore; ·
appoggerà i meccanismi efficaci di creazione di
imprese su impulso delle università (spin-off, ecc.) e gli ecosistemi emergenti
università-imprese imperniati sulle grandi sfide societali. Gli Stati
membri sono invitati a: ·
assicurare che la competenza chiave "imprenditorialità" sia inserita nei
curricoli dell'istruzione primaria, secondaria, professionale, superiore e
continua entro la fine del 2015; ·
offrire ai giovani l'opportunità di fare almeno
un'esperienza imprenditoriale pratica[26] prima
di lasciare la scuola dell'obbligo, come ad esempio gestire una miniimpresa,
essere responsabili di un progetto imprenditoriale per un'azienda o un progetto
sociale; ·
dare impulso alla formazione
all'imprenditorialità per i giovani e gli adulti nell'ambito dell'istruzione
attingendo, in linea con il piano nazionale per l'occupazione, alle risorse dei
Fondi strutturali, segnatamente a quelle del Fondo sociale europeo (FSE)
intesa in particolare quale strumento per offrire un'istruzione di seconda
opzione a coloro che non sono impegnati in un'attività scolastica, lavorativa o
di formazione. Avvantaggiarsi appieno delle possibilità di formazione disponibili
nell'ambito del Fondo di sviluppo rurale—Fondo europeo agricolo per lo sviluppo
rurale (FEASR); ·
promuovere moduli di apprendimento in campo
imprenditoriale per i giovani che partecipano ai programmi nazionali Garanzia
per i giovani[27]. 3. Linea d'azione 2 –
Creare un contesto in cui gli imprenditori possono prosperare e crescere Le nuove imprese richiedono un'attenzione
specifica. Vi sono sei ambiti chiave in cui occorre intervenire per
rimuovere gli ostacoli che attualmente impediscono la creazione e la crescita
di tali imprese: ·
accesso ai finanziamenti ·
sostegno agli imprenditori
nelle fasi cruciali del ciclo vitale dell'impresa e della sua crescita ·
sprigionare le nuove
opportunità imprenditoriali nell'età digitale ·
trasferimenti di imprese ·
procedure fallimentari e
seconda opportunità per gli imprenditori onesti ·
riduzione dell'onere normativo. 3.1. Migliore
accesso ai finanziamenti Senza adeguati
finanziamenti e senza liquidità nessuna impresa può operare, investire e
crescere – in effetti per le PMI l'accesso ai finanziamenti è una delle leve
della crescita[28].
Secondo una consultazione pubblica avviata dalla Commissione nel luglio 2012,
l'accesso ai finanziamenti rappresenta uno dei principali vincoli alla crescita
e all'imprenditoria in Europa. Le PMI, storicamente, si sono sempre basate sui
prestiti bancari e, di conseguenza, l'attuale stretta creditizia legata alla
crisi ha un impatto sproporzionato su di esse. A ciò si aggiunge il fatto che gli
imprenditori incontrano in particolare difficoltà a trovare finanziamenti nelle
prime fasi di vita della loro azienda. Nel dicembre del 2011 la Commissione
europea ha presentato un piano d'azione per migliorare l'accesso ai
finanziamenti per le PMI[29]
e proposte relative ai fondi di venture capital e ai fondi per
l'imprenditoria sociale[30].
Alle PMI si è riservata un'attenzione particolare nella direttiva sugli
strumenti finanziari[31]
e nei negoziati finali della direttiva sui requisiti patrimoniali[32]. Tuttavia si deve fare di più
sia a livello europeo che nazionale per superare le carenze del mercato,
compresa anche la ricerca di alternative ai prestiti bancari per le PMI, al
fine di integrare i limitati finanziamenti privati disponibili e per rendere
più facilmente accessibili le informazioni sui finanziamenti. È anche importante
accrescere la qualità e i ritorni finanziari dei progetti di start-up. Il
sostegno finanziario per i test, la dimostrazione e il pilotaggio delle nuove
tecnologie, il rafforzamento del venture capital, gli investimenti informali (angel investment), gli
incubatori e i prestiti per le PMI dalle elevate potenzialità sono
alcuni degli ambiti in cui è possibile intervenire. Gli imprenditori hanno
bisogno di finanziamenti per commercializzare la ricerca e sviluppo e
testare modelli imprenditoriali innovativi. Un sostegno a questi ambiti è
proposto dalla Commissione nel contesto del futuro Programma per la competitività delle imprese e le piccole
e medie imprese (COSME)[33] e Orizzonte 2020 ed è rafforzato nel
contesto dei Fondi strutturali europei[34]. Gli
attori dell'economia sociale e le imprese sociali sono importanti volani per la
creazione inclusiva di posti di lavoro e l'innovazione sociale. Se è vero che
essi si trovano ad affrontare problemi affini a quelli della maggior parte
delle PMI, essi possono però incontrare difficoltà addizionali nell'accedere ai
finanziamenti, aspetto questo che la Commissione affronta nel futuro Programma
per il cambiamento e l'innovazione sociale (PCIS) come anche nei regolamenti
dei Fondi strutturali[35]. Una
componente importante di un ecosistema imprenditoriale valido consiste in tutta
una serie di investitori della prima ora (venture capital e business
angel) che forniscono investimenti in seed e investimenti mobiliari first
round. Questi investitori fanno uso di un'ampia rete di pari e forniscono
conoscenze e un aiuto preziosi in relazione al mercato e allo sviluppo
dell'aspetto di "denaro intelligente" costituito dal venture
capital. Questi investimenti possono essere anche stimolati mediante
incentivi fiscali. Nel 2008 la Commissione
ha creato la rete Enterprise Europe, un partenariato con più di
600 organizzazioni ospitanti, tra i cui compiti vi è quello di fornire alle
imprese e agli imprenditori potenziali le necessarie informazioni in merito
all'accesso ai finanziamenti e ai fondi dell'UE. Finora ciò che le imprese
chiedono con notevole frequenza sono migliori informazioni sui sostegni UE. La
Commissione opera di concerto con gli stakeholder per rafforzare la rete in
modo da renderla più attiva ed efficace. La Commissione: ·
finanzierà programmi volti a sviluppare un
mercato della microfinanza in Europa mediante iniziative come lo strumento di
microfinanza Progress e l'Azione comune a sostegno degli istituti di
microfinanza in Europa (JASMINE) e metterà a disposizione degli Stati membri e
delle regioni risorse di microfinanziamento attraverso il Fondo sociale europeo
o il Fondo europeo di sviluppo regionale; ·
agevolerà l'accesso diretto delle PMI al mercato
dei capitali sviluppando un regime UE di eventi specializzati nello scambio di
azioni e obbligazioni emanate da PMI ("SMEs growth markets" – mercati
per la crescita delle PMI) nel contesto del riesame della direttiva relativa ai
mercati degli strumenti finanziari (MiFID). Gli Stati
membri sono invitati a: ·
esaminare la necessità di modificare la vigente
legislazione finanziaria nazionale al fine di agevolare nuove forme alternative
di finanziamento per le start-up e le PMI in generale, in particolare per
quanto concerne le piattaforme di microfinanziamento diffuso (crowd funding)
oltre a contemplare la necessità di semplificare la legislazione fiscale al
fine di stimolare l'ulteriore sviluppo di mercati finanziari alternativi come
ad esempio gli investimenti dei business angel; ·
fare uso delle risorse dei Fondi strutturali per
istituire sistemi microfinanziari di sostegno alla microfinanza nell'ambito
delle rispettive priorità d'investimento del Fondo sociale europeo (FSE) e del
Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR). ·
avvalersi appieno delle potenzialità del FEASR
per assicurare l'accesso ai finanziamenti dell'imprenditorialità, in
particolare nella fase precoce di un'attività imprenditoriale nel settore
agricolo (come ad esempio l'entrata in attività di giovani agricoltori) e nelle
zone rurali in generale, anche mediante strumenti finanziari. 3.2. Sostenere
le nuove imprese nelle fasi cruciali del loro ciclo vitale e aiutarle a
crescere Circa il 50% delle nuove imprese fallisce
nel corso dei primi cinque anni. Se vogliamo che gli imprenditori europei
siano in grado di produrre la crescita che ci attendiamo da loro, dobbiamo
consacrare maggiori risorse per aiutarli a sormontare questo periodo. Le
imprese mancano spesso di un ecosistema appropriato favorevole alla crescita. Un soccorso essenziale può essere fornito da
servizi di sostegno che conoscono i mercati su cui agiscono le nuove imprese e
possono così accrescere significativamente il loro tasso di riuscita. Un
sostegno efficace consiste in programmi olistici che integrano elementi
essenziali come la formazione degli amministratori, il tutoraggio in tema di
R&S e la costituzione di reti con i pari e con i fornitori e clienti
potenziali. Gli imprenditori hanno sempre più bisogno di aiuto e consulenza per
far fronte con gli investimenti strategici e lo sviluppo dei prodotti ai
vincoli legati alla disponibilità di risorse e alle insicurezze sul lato
dell'offerta. Inoltre l'adeguamento dei prodotti alle nuove norme e ai
requisiti di efficienza energetica e riciclo richiesto dalle aziende clienti
sottopone le piccole imprese a una pressione crescente. La riduzione dei costi legati agli
adempimenti fiscali migliorerebbe il contesto imprenditoriale, in particolare
per le piccole imprese. Considerate le loro risorse ed
esperienze limitate, le piccole imprese e quelle neocostituite risentono
maggiormente, rispetto alle società di maggior peso, dei costi elevati
derivanti da una legislazione fiscale complessa e da procedure onerose di
dichiarazione fiscale. Gli Stati membri dovrebbero anche contemplare
l'opportunità di semplificare le procedure di registrazione dell'IVA e creare
sportelli unici elettronici per la registrazione in modo da facilitare il
commercio digitale transfrontaliero per le piccole imprese. Molte nuove idee per garantire il successo
delle imprese provengono dal mondo della scienza e della ricerca, ma si può
fare di più per incoraggiare le imprese ad usare i risultati della ricerca. Si
dovrebbero pertanto condividere con le imprese maggiori informazioni sui
risultati dei progetti finanziati dai programmi quadro di ricerca e sviluppo. Le nuove imprese sono spesso vittima di pratiche
commerciali ingannevoli. Queste vanno dalla presentazione di informazioni
false o fuorvianti sul servizio offerto all'invio di offerte camuffate da
fatture, a moduli fuorvianti in cui si chiede di aggiornare gli annuari delle
aziende. La Commissione ha pubblicato una strategia[36] contenente un elenco
dettagliato di azioni da condurre in futuro per aumentare la protezione delle
imprese e intende inoltre presentare una proposta legislativa nel corso del
2013. La rimozione degli ostacoli che si
frappongono al funzionamento del mercato unico e la conseguente creazione di
condizioni eque aiuteranno le piccole imprese a sviluppare le attività
transfrontaliere. Ciò significa anche affrontare la
questione della doppia tassazione e l'eliminazione delle sperequazioni fiscali
e di altre misure d'ordine fiscale che configurano ostacoli transfrontalieri
sul mercato unico e intralciano gli investimenti esteri nell'UE. Inoltre, nella maggior parte degli Stati
membri, i quadri normativi relativi alla previdenza sociale dei lavoratori
autonomi differiscono in modo sostanziale da quelli dei lavoratori subordinati
determinando ostacoli addizionali per gli imprenditori. L'aiuto per la
costituzione di una nuova impresa è particolarmente importante durante la
transizione delle persone dalla disoccupazione al lavoro autonomo. In tal senso
possono essere utili dei dispositivi (welfare bridge) per aiutare
le persone che dipendono dalle prestazioni del welfare (come ad esempio le
prestazioni di disoccupazione) ad avviare una propria impresa e a diventare
economicamente autonome. Per tale motivo gli Stati membri potrebbero esaminare
la possibilità di concedere ai lavoratori autonomi prestazioni (ad esempio
sanitarie, pensionistiche, di disabilità, di disoccupazione in caso di
chiusura/fallimento dell'impresa, ecc.) comparabili alle prestazioni concesse
ai lavoratori dipendenti, senza però ridurre quelle destinate a questi ultimi. Per poter prosperare gli imprenditori e le PMI
hanno bisogno di una competenza specifica, su misura, che li aiuti a
sviluppare i vantaggi competitivi e a beneficiare delle catene del valore
globali e della gestione comune delle risorse umane. I cluster, le reti di
aziende e altri tipi di associazioni di imprese possono costituire questo
contesto favorevole facendo incontrare i pertinenti attori del mondo
dell'imprenditoria, dell'istruzione, della ricerca e del settore pubblico[37]. Tra le PMI alcune imprese, come le imprese
sociali, hanno spesso modelli imprenditoriali specifici che richiedono regimi
di sostegno dedicati. Il raggruppamento delle PMI può portare a un aumento di
competitività[38]. Pertanto gli Stati membri
potrebbero esaminare se sia possibile migliorare i loro regimi fiscali in modo
da permettere la nascita di un maggior numero di questi gruppi di PMI. Gli imprenditori possono inoltre trarre grande
beneficio dal mercato unico. Attualmente però il buon funzionamento del mercato
unico è ancora rallentato da certi ostacoli. Il 3 ottobre 2012 la Commissione
europea ha pubblicato l'Atto per il mercato unico II[39] per ridurre gli ostacoli
attuali. L'efficace implementazione di queste misure può promuovere
l'imprenditorialità in Europa in ambiti come i servizi transfrontalieri, il
riconoscimento dei diplomi e delle qualifiche e il diritto di stabilimento. Andrebbero inoltre incoraggiati gli scambi
con imprenditori esperti all'interno dell'UE ad esempio facendo leva sul
programma Erasmus Giovani imprenditori (EYE). La
Commissione: ·
identificherà e promuoverà le migliori pratiche
degli Stati membri al fine di creare un ambiente fiscale maggiormente
favorevole agli imprenditori; ·
sosterrà la cooperazione tra cluster e reti di
imprese; ·
incoraggerà la creazione di reti e lo scambio di
buone pratiche tra agenzie che portano avanti programmi di efficienza
energetica per le PMI; ·
rafforzerà il partenariato della rete Enterprise
Europe con le organizzazioni ospitanti, gli sportelli unici e tutte le
organizzazioni a sostegno delle PMI per i) dare ampia diffusione alle
informazioni sulle iniziative dell'UE, sulle fonti di finanziamento e sui
sostegni all'innovazione; ii) incoraggiare gli Stati membri a rafforzare le
misure volte ad accrescere la propensione degli imprenditori e delle PMI agli
investimenti e iii) fornire un'assistenza efficace per aiutare le imprese a
beneficiare appieno del mercato unico e agevolare l'accesso ai mercati dei
paesi terzi; ·
sottoporrà a revisione le regole che vietano
certe pratiche commerciali ingannevoli[40] per
renderle più rigorose e rafforzerà la repressione di tali pratiche nei casi
transfrontalieri; ·
libererà appieno le potenzialità del mercato
unico digitale per le PMI affrontando le attuali barriere che si frappongono
alle transazioni transfrontaliere online[41]; ·
continuerà a sviluppare il programma Erasmus
Giovani imprenditori per soddisfare la crescente domanda di partecipazione dei
nuovi imprenditori dell'intero mercato unico[42]; ·
incoraggerà gli scambi di giovani imprenditori
tra l'UE e i paesi terzi; ·
aiuterà gli Stati membri a sviluppare regimi
integrati di sostegno mediante seminari consacrati al capacity building
finanziati dall'assistenza tecnica del FSE cui parteciperanno gli stakeholder
interessati, compresi gli erogatori d'istruzione e formazione, per sviluppare
strategie integrate e definire azioni specifiche, in particolare all'indirizzo
dei giovani imprenditori; ·
continuerà a sviluppare il portale La tua Europa
– Imprese arricchendolo di informazioni sul mercato unico provenienti sia dalla
Commissione che dagli Stati membri. Gli Stati
membri sono invitati a: ·
rendere il contesto dell'amministrazione fiscale
nazionale più favorevole alle aziende che muovono i primi passi. Sono altresì
invitati a ridurre i costi degli adempimenti fiscali semplificando le denunce e
i pagamenti fiscali grazie a un uso esteso dei mezzi elettronici, nonché
accelerando la piena attuazione del mercato unico digitale; ·
promuovere il coordinamento fiscale per
assicurare che le incoerenze nel trattamento fiscale non portino a una doppia
tassazione o ad altre pratiche fiscali deleterie che pregiudicano l'efficacia
del mercato unico impedendo le transazioni transfrontaliere e gli investimenti
transfrontalieri di venture capital; ·
riesaminare i regimi d'imposizione sulle società
per contemplare la possibilità di estendere lo statuto di contenimento delle
perdite e di detrazioni nell'ambito dell'imposta sulle società; ·
esaminare se sia possibile attuare fin dal 2013
l'opzione offerta alle piccole imprese di un sistema di contabilità per cassa
per quanto concerne l'IVA; ·
adottare le misure necessarie per supportare la
commercializzazione dei progetti di innovazione ricerca e sviluppo tenendo
conto delle sfide specifiche che si trovano ad affrontare le imprese di nuova
creazione; ·
esaminare l'opzione di consentire ai proprietari
di nuove imprese di richiedere eventuali adeguamenti delle scadenze di
pagamento dei contributi sociali per un periodo limitato, sulla base della
situazione specifica dell'azienda e in presenza di validi motivi; ·
avvalersi appieno delle neointrodotte opzioni
d'aiuto nell'ambito del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR)
per le start-up e nell'ottica dello sviluppo di regimi generali per lo scambio
professionale di imprenditori e per le visite alle aziende agricole, sostenendo
anche i cluster, le reti di aziende e le attività di cooperazione negli ambiti
agricolo, forestale, agroalimentare e tra le aziende rurali non agricole. 3.3. Incoraggiare
nuove opportunità imprenditoriali nell'era digitale Un miglior uso delle tecnologie
dell'informazione e della comunicazione (TIC) può contribuire in modo
significativo alla vitalità delle nuove imprese. Le
TIC sono la fonte principale per la crescita delle economie nazionali e le
stesse PMI europee crescono a un ritmo da due a tre volte più celere quando
adottano le TIC. Come indicato nella comunicazione della Commissione sulla
politica industriale[43] nell'UE "gli imprenditori devono sfruttare tutte le
potenzialità offerte dal mercato unico digitale, che si prevede crescerà del
10% all'anno fino al 2016." Sulla base dell'Agenda digitale e delle
Iniziative faro in tema di politica industriale, la Commissione aiuterà
gli imprenditori e le PMI a sfruttare appieno le potenzialità delle TIC, sia in
termini di disponibilità di nuovi prodotti e servizi digitali,
sia in termini di domanda e uso intelligente di tali tecnologie. Sul lato dell'offerta gli imprenditori del
web costituiscono una categoria specifica di imprenditori che creano nuovi
servizi e prodotti digitali avvalendosi del web quale elemento indispensabile.
Le start-up stabilite sul web tendono a crescere e a fallire più celermente di
altre imprese e tutto ciò che le concerne si manifesta in scala esponenziale,
il che significa che hanno utili più elevati, ma sono anche esposte a rischi
più grandi. Esse operano in un ecosistema complesso e in rapida evoluzione in
cui è essenziale essere collegati in reti e sperimentare. Le start-up sul web
sono meno costose da avviare e gli ostacoli all'accesso sono più bassi, il che
ne fa una rampa di lancio attraente per iniziare una carriera imprenditoriale. Gli imprenditori web necessitano perciò di misure di sostegno ad hoc
che rafforzino strutturalmente l'ecosistema per le start-up sul web. Sul lato della domanda, investire nelle
tecnologie digitali non costituisce più una scelta opzionale: le imprese
oggi possono essere competitive soltanto se fanno proprio il mondo digitale. Ma
ciò comporta opportunità e sfide, in particolare per le PMI, che sono spesso
meno attrezzate per gestire la crescente sofisticazione dei nuovi modelli
d'impresa. Gli imprenditori digitali sono quelli che
valorizzano appieno i prodotti e servizi digitali, compreso il "cloud
computing" per reinventare i loro modelli aziendali e affilare i loro
strumenti di competitività[44].
Le iniziative dell'UE "Impiego intelligente delle tecnologie
dell'informazione e connessione delle PMI alle catene del valore industriali su
scala mondiale" e e-Skill promuoveranno l'accettazione delle tecnologie
digitali e collegheranno le PMI al mondo digitale. Non sono ancora pienamente
sfruttate le potenzialità del commercio elettronico nell'ambito delle
opportunità offerte dal mercato unico digitale. Un certo numero di azioni
specifiche serviranno ad accrescere la fiducia nel commercio online[45]. La Commissione: ·
fomenterà la base di conoscenze sulle principali tendenze di mercato e sui modelli imprenditoriali
innovativi stabilendo meccanismi di monitoraggio del mercato online e un quadro
di valutazione (scoreboard) in cooperazione con i principali stakeholder per
agevolare il dialogo e pervenire a un'agenda d'intervento comune; ·
farà opera di sensibilizzazione per il tramite di una campagna d'informazione su scala europea rivolta
agli imprenditori e alle PMI sui vantaggi derivanti dalle nuove evoluzioni del
digitale; la campagna darà rilievo ai migliori risultati ottenuti, promuoverà
competizioni e premi su scala europea per sensibilizzare gli imprenditori ai
cambiamenti intervenuti nel panorama imprenditoriale e alle nuove opportunità
d'affari; ·
agevolerà la costituzione di reti per stimolare e supportare nuove idee imprenditoriali come ad esempio:
la creazione di una rete europea di mentori per la formazione, la
consulenza e il tutoraggio pratico sul modo di condurre gli affari nell'era
digitale e eventi di abbinamento tra stakeholder per esplorare le potenzialità
di nuovi partenariati. ·
Avvierà azioni specifiche rivolte agli
imprenditori web come ad esempio: i) un
partenariato Start-up Europe per attivare i giacimenti di esperienza,
tutoraggio, tecnologia e servizi;, ii) un nuovo Web Entrepreneurs Leaders Club
per fare incontrare gli imprenditori del web di livello mondiale e rafforzare
la cultura imprenditoriale del web in Europa; iii) una rete europea di
acceleratori per le imprese web; iv) contatti con gli investitori europei per
aumentare il flusso di venture capital e di microfinaziamenti diffusi
(crowd-funding) a sostegno delle start-up insediate sul web e v) promozione dei
talenti del web stimolando l'offerta di corsi aperti online (Massive Online
Open Courses)[46]
e l'istituzione di piattaforme per il tutoraggio e lo skill building;. ·
rafforzerà le competenze e le abilità intensificando le azioni e-Skill per migliorare le abilità di
e-leadership, le discipline scientifiche e creative nonché le abilità
manageriali e imprenditoriali al fine di affrontare i nuovi mercati
tecnologici. Gli Stati
membri sono invitati a: ·
rafforzare il sostegno nazionale o regionale
alle start-up digitali e sul web e promuovere modalità alternative di
finanziamento per le start-up tecnologiche agli inizi della loro attività, come
ad esempio sistemi di voucher per l'innovazione nel campo delle TIC; ·
promuovere l'accesso degli
imprenditori agli Open Data e ai megadati compilati nel contesto di programmi
pubblici o programmi sovvenzionati dall'industria come ad esempio la datoteca
culturale Europeana[47]; ·
sostenere gli imprenditori
di maggiore talento incoraggiando ad esempio i migliori laureati a iniziare la
loro carriera in una start-up; ·
promuovere la celere
adozione delle iniziative politiche in corso come ad esempio la riforma della
protezione dei dati e la proposta in merito a un diritto comune europeo della
vendita che abbasserà le barriere per l'accettazione del cloud computing
nell'UE; ·
assicurare che si faccia
miglior uso dei fondi europei destinati all'imprenditoria web e digitale
conformemente alle regole e alle priorità applicabili. 3.4. Agevolare
il trasferimento di imprese Ogni anno circa 450 000 imprese con 2
milioni di dipendenti vengono trasferite all'interno dell'Europa. Un
trasferimento tuttavia può essere difficoltoso a tal punto che, secondo le
stime, 150 000 imprese e 600 000 posti di lavoro vanno persi ogni
anno[48].
Tra i determinanti principali vi sono gli oneri normativi o fiscali, la mancata
consapevolezza della necessità di un'adeguata preparazione e della trasparenza
dei mercati affinché tali transazioni riescano, e i tempi lunghi necessari per
espletare le formalità. Inoltre la forma giuridica di un'impresa (proprietà
unica) nonché la sua età (soprattutto per le imprese di meno di tre anni) sono
ulteriori elementi di vulnerabilità. Questo è il motivo per cui le imprese
più piccole sono maggiormente esposte al rischio che i trasferimenti non
riescano. Queste imprese sono "imprese
avviate", con propri prodotti, mercati e clienti e hanno quindi una
maggiore probabilità di sopravvivenza rispetto alle aziende nuove. Gli
imprenditori in spe dovrebbero sapere che l'acquisizione di una
"azienda avviata" può essere un'alternativa attraente rispetto
all'avvio di una nuova azienda. I trasferimenti dovrebbero essere resi più
agevoli sia per l'imprenditore che desidera cedere la propria azienda che
per l'acquirente. Il trasferimento di un'impresa da una
generazione a quella successiva è il carattere distintivo di un'impresa
familiare ed è anche la più grande sfida che questa si trova ad affrontare. Il
trasferimento di un'impresa familiare deve essere considerato alla stregua di
un trasferimento di proprietà laddove la proprietà non è costituita di
liquidità, ma di qualcosa che è stato costruito e sviluppato dalla famiglia nel
corso di generazioni, compresi valori, tradizioni e know-how. La portata e
l'entità delle diverse strategie in tema di tassa di successione nell'UE
dimostrano che c'è ancora spazio per migliorare il clima giuridico in cui
avvengono i trasferimenti di imprese familiari. La sfera dei trasferimenti di imprese è stata trattata
in modo specifico dallo Small Business Act (SBA)[49] e nel Riesame dello SBA per
l'Europa del 2011[50] ed è stata affrontata inoltre nella comunicazione della Commissione
del 2006, "Attuazione del programma comunitario di Lisbona per la
crescita e l'occupazione – Il trasferimento di proprietà delle imprese – La
continuità grazie a un nuovo avvio"[51]. Sebbene alcuni paesi europei abbiano
registrato progressi e abbiano messo a punto un quadro normativo più favorevole
ai trasferimenti, anche in questi paesi può ancora essere scarsa la
consapevolezza della comunità imprenditoriale e degli stakeholder
(associazioni di categoria, consulenti legali e consulenti alle imprese) sulle
possibilità di trasferimento e sui necessari preparativi. Poiché gli ostacoli a un efficace
trasferimento d'impresa si trovano per l'essenziale a livello locale, regionale
e nazionale, è senza dubbio utile raffrontare gli approcci adottati nei vari
paesi europei al fine di scambiare le migliori pratiche e adottare
interventi, in particolare in termini di iniziative di sensibilizzazione
ai trasferimenti di imprese, di strumenti finanziari specifici volti a
finanziare i trasferimenti, di trasformazione dello status giuridico (in
particolare la possibilità di costituire società per azioni per agevolare la
vendita di un'impresa) e di mercati trasparenti per i trasferimenti di
imprese[52]. La
Commissione: ·
svilupperà linee guida sui programmi più
efficaci e sulle migliori pratiche atti ad agevolare i trasferimenti di
imprese, comprese le misure per approfondire ed espandere i mercati per le
imprese, la mappatura dei programmi disponibili in Europa e la proposta delle
azioni necessarie per rimuovere gli eventuali ostacoli residui ai trasferimenti
transfrontalieri di imprese. A tal fine la Commissione organizza un gruppo di
lavoro di esperti con rappresentanti degli Stati membri che nel 2013 si
adopererà per realizzare un inventario e un'analisi dei motivi che sottendono gli
ostacoli residui in questo ambito e per proporre raccomandazioni e misure
collaterali per affrontare questi ostacoli. Gli Stati
membri sono invitati a: ·
migliorare le disposizioni normative,
amministrative e fiscali che si applicano ai trasferimenti di imprese tenendo
conto della comunicazione della Commissione del 2006 sui trasferimenti di
imprese e della comunicazione della Commissione del 2011 sull'eliminazione
degli ostacoli transfrontalieri legati alle imposte di successione nell'UE[53]; ·
utilizzare i Fondi europei esistenti
conformemente alle loro regole e priorità per supportare i trasferimenti di
piccole e medie imprese a imprenditori che intendono portare avanti l'attività;
·
migliorare i servizi d'informazione e consulenza
sui trasferimenti di imprese nonché migliorare la raccolta dei dati e il
monitoraggio in merito ai trasferimenti di imprese; ·
dare efficace pubblicità alle piattaforme e ai
mercati dei trasferimenti di imprese e avviare campagne di sensibilizzazione
tra i venditori e acquirenti potenziali di imprese sane; ·
contemplare l'eventualità di rivedere la
normativa fiscale per quanto concerne il loro impatto sulla liquidità di una
piccola o media impresa familiare nel caso di successione della proprietà senza
che ciò abbia un impatto negativo sul gettito. 3.5. Trasformare
il fallimento in un successo: una seconda opportunità per gli imprenditori
onesti che fanno fallimento I fallimenti di imprese, come la creazione di
imprese, sono fenomeni propri di un mercato dinamico e sano. Prove
esperienziali indicano che la stragrande maggioranza (96%) delle bancarotte è
dovuta ad una sequela di pagamenti tardivi o di altri problemi oggettivi –
si tratta, in altri termini, di "fallimenti onesti" senza che vi sia
stata frode da parte dell'imprenditore[54].
Molte forme di diritto fallimentare trattano però gli imprenditori alla stregua
di fraudolenti, ed essi devono attraversare un complesso calvario prima di
venire riabilitati. In alcuni Stati membri la procedura può richiedere tempi
talmente lunghi che gli imprenditori finiscono per scartare l'idea di
avventurarsi nuovamente nel mondo degli affari[55].
In certi casi essi possono essere esclusi per legge dall'avvio di una nuova
impresa per gran parte della loro vita se non addirittura per sempre. Anche dopo essere stati riabilitati gli ex
bancarottieri sono stigmatizzati e hanno difficoltà a finanziare una nuova
impresa. Per questo motivo molti imprenditori potenziali finiscono per
arrendersi e non pensano nemmeno a tentare la sorte. Da ricerche effettuate emerge però che un
"secondo tentativo" può avere più successo e l'impresa vive più a
lungo rispetto alla media delle start-up, anzi cresce più celermente e impiega
un maggior numero di lavoratori[56].
Pertanto un fallimento aziendale non dovrebbe tradursi in una
"condanna a vita" che precluda qualsiasi attività imprenditoriale
futura, ma andrebbe visto quale opportunità di apprendimento e miglioramento
- un punto di vista che ora accettiamo appieno sulla base dei progressi
compiuti nell'ambito della ricerca. Di conseguenza, qualsiasi iniziativa volta
a incoraggiare una nuova generazione di imprenditori deve comprendere
l'assicurazione che, se la loro prima idea non riesce a prendere il volo, essi
non saranno esclusi per sempre dalla possibilità di tentare di nuovo. Per tale
motivo il diritto fallimentare deve fornire strumenti efficienti per
rivendicare e recuperare i crediti nell'interesse delle società creditrici, ma
al contempo si dovrebbero porre in atto procedure più celeri e più abbordabili
per la liquidazione delle imprese e la riabilitazione dei bancarottieri. La Commissione ha adottato lo scorso dicembre
una comunicazione in merito a un nuovo approccio europeo all'insolvenza e al
fallimento delle imprese[57]
per creare un ambiente più favorevole alle imprese, ad esempio migliorando
l'efficienza delle leggi nazionali in tema di fallimento, compresa la lunghezza
e i costi del periodo necessario per la riabilitazione di chi ha fatto
fallimento. Quale primo passo la Commissione ha anche adottato allo stesso
tempo una proposta di modernizzazione del regolamento relativo alle procedure
d'insolvenza[58]
che assicurerà il riconoscimento transfrontaliero del salvataggio di imprese e
comprenderà anche una semplificazione del recupero dei crediti in un altro
Stato membro. La Commissione: ·
indirà una consultazione pubblica per tastare il
polso degli stakeholder sulle questioni identificate nella comunicazione su un
nuovo approccio europeo all'insolvenza e al fallimento delle imprese, compresa
la possibilità di offrire ai bancarottieri onesti una seconda opportunità e di
abbreviare e allineare il "tempo di riabilitazione". Gli Stati
membri sono invitati a: ·
ridurre nei limiti del possibile il tempo di
riabilitazione e di estinzione del debito nel caso di un imprenditore onesto
che ha fatto bancarotta, portandolo a un massimo di tre anni entro il 2013[59]; ·
offrire servizi di sostegno alle imprese in tema
di ristrutturazione precoce, consulenza per evitare i fallimenti e sostegno
alle PMI per ristrutturarsi e rilanciarsi; ·
fornire servizi di consulenza agli imprenditori
falliti per aiutarli a gestire il debito e facilitarne l'inclusione economica e
sociale e sviluppare programmi per i "secondi tentativi" comprendenti
gli aspetti del tutoraggio, della formazione e della costituzione di reti imprenditoriali. 3.6. Onere
normativo: regole più chiare e più semplici Gli imprenditori dovrebbero essere i
"clienti normali" su cui le amministrazioni tarano i loro requisiti
procedurali e tuttavia quasi tre quarti dei cittadini
europei ritengono troppo difficoltoso avviare una propria impresa a causa delle
complessità amministrative[60].
Ancora più grande è il numero di coloro che lamentano i pesanti gravami
normativi che incombono sulla gestione di un'impresa. Nella consapevolezza di
questo, la Commissione si è impegnata nel 2007 ad avviare un programma d'azione
per ridurre del 25% entro la fine del 2012 gli oneri amministrativi risultanti
dalla legislazione dell'UE[61].
Nel novembre 2011 la Commissione ha adottato la propria relazione per ridurre
al minimo indispensabile gli oneri normativi che gravano sulle PMI – Adeguare
la normativa dell'UE alle esigenze delle microimprese[62], che ha esteso l'attenzione su
una più ampia gamma di oneri normativi al di là dell'onere amministrativo di
rendicontazione alle autorità e che introduce il principio dell'inversione
dell'onere della prova in relazione a qualsiasi nuovo onere normativo. Essa
impegna inoltre la Commissione a migliorare la consultazione con le imprese di
taglia più piccola e ad adottare un quadro di valutazione annuale dei progressi
realizzati sulla via dell'implementazione negli Stati membri. La Commissione ha già presentato proposte
che vanno al di là della riduzione del 25%. Il
legislatore unionale ha adottato misure che corrispondono a un valore di 30,8
miliardi di EUR di risparmi a vantaggio delle imprese. Ciò costituisce il 25%
nell'onere normativo che è stato stimato a 123,8 miliardi di EUR. Un'altra
riduzione del 5,5% potrebbe essere ottenuta se le proposte addizionali
presentate dalla Commissione venissero adottate dal Parlamento europeo e dal
Consiglio. Risparmi notevoli si sono realizzati negli
ambiti della legislazione fiscale (passaggio dalla fatturazione cartacea
a quella elettronica) e del diritto societario (esenzione per le microimprese
da alcune disposizioni in tema di obblighi di rendicontazione finanziaria). Ad
esempio, la direttiva sulla fatturazione[63]
ha determinato la parità di trattamento tra le fatture cartacee e quelle
elettroniche e non consente più agli Stati membri di prescrivere una determinata
tecnologia per le fatture elettroniche[64].
Si sono anche registrati progressi nella modernizzazione della legislazione
doganale con la riduzione degli obblighi di rendicontazione statistica
sulle PMI nonché in un'ampia gamma di ambiti che interessano i vari Stati
membri[65].
La riduzione degli
oneri normativi superflui o eccessivi rimane in cima all'agenda politica della
Commissione. A tal fine, oltre
alle conferenze tenutesi negli Stati membri, il 1° ottobre
2012 è stata avviata una consultazione pubblica per identificare i dieci
strumenti legislativi dell'UE più onerosi[66].
I risultati di questa consultazione, unitamente ad analisi più specifiche,
verranno presi in conto all'atto di valutare la necessità di rivedere la
regolamentazione dell'UE in ambiti specifici. Gli obblighi normativi a carico delle
imprese dovrebbero essere chiari e semplici. Oltre a
tutelare la salute e la sicurezza pubbliche, la salute e la sicurezza sul posto
di lavoro e l'ambiente, un quadro normativo chiaro assicura condizioni di equità,
una concorrenza leale e libera, la certezza commerciale e la prevedibilità del
mercato. La regolamentazione intelligente può inoltre dare impulso
all'innovazione ponendo le imprese europee in posizioni di punta nelle
tecnologie e nei servizi chiave. Si dovrebbero però eliminare i sistemi di
concessione di licenze non coordinati o duplicativi. Analogamente, formalità
onerose come quelle richieste per comprovare l'autenticità dei documenti
pubblici (ad esempio i registri delle società) andrebbero eliminate per le
attività commerciali espletate sul mercato interno. La burocrazia va eliminata o ridotta ove possibile per tutte le imprese e in particolare per le
microimprese, compresi i lavoratori autonomi e i liberi professionisti, che
sono eccezionalmente vulnerabili agli oneri burocratici a causa delle loro
dimensioni ridotte e delle risorse umane e finanziarie limitate. Nel contempo
si dovrebbero rimuovere le rimanenti barriere indebite e
ingiustificate all'accesso alle professioni liberali. Nell'ambito degli appalti pubblici le PMI e
gli offerenti transfrontalieri incappano nelle pastoie determinate dai
requisiti amministrativi (ad esempio la presentazione di pezze d'appoggio), dai
problemi nell'ottenere informazioni e a volte da requisiti sproporzionati da
parte delle amministrazioni aggiudicatrici. La percentuale delle PMI che
vincono appalti pubblici non è variata in modo significativo dal 2002. Il
fattore più significativo che influenza la partecipazione delle PMI è dato
dalle dimensioni del contratto – le PMI non hanno la capacità per fare
un'offerta o per soddisfare i requisiti di grandi contratti pubblici e, in
generale, i contratti di valore superiore a 300 000 EUR sembrano essere
superiori alle loro forze. La suddivisione in lotti dei contratti aventi un
valore totale che supera determinate soglie aumenterebbe il numero di contratti
accessibili alle PMI. La Commissione raccomanda inoltre agli Stati
membri di continuare a modernizzare i mercati del lavoro semplificando la
legislazione del lavoro e sviluppando soluzioni occupazionali flessibili tra
cui le forme di lavoro a tempo breve[67]. Inoltre, le imprese dovrebbero poter contare
sulla consulenza e assistenza di esperti allorché si imbattono in casi
di cattiva applicazione della legislazione relativa al mercato interno, un
ambito in cui la rete SOLVIT della Commissione è attiva da dieci anni. Gli imprenditori dovrebbero poter contare
su un unico punto di contatto per ricevere informazioni esaustive sulle
licenze, le procedure amministrative, le possibilità di finanziamento e il
sostegno pubblico. Si dovrebbero estendere gli
sportelli unici per le imprese come ad esempio "Barcelonactiva",
vincitore dell'European Enterprise Promotion Award 2011. La Commissione ha
avviato inoltre di recente un nuovo portale "La tua Europa" che
comprende un punto unico d'accesso agli strumenti finanziari dell'UE[68]. Un numero maggiore di
procedure amministrative dovrebbe essere accessibile online alle imprese, anche
a quelle che operano in una dimensione transfrontaliera. Gli Stati membri sono
incoraggiati a estendere i loro sportelli unici creati in forza della direttiva
Servizi a un maggior numero di procedure incoraggiandoli a seguire l'approccio
impostato sul ciclo di vita delle imprese, ad essere multilingui e maggiormente
user-friendly. La
Commissione: ·
continuerà a perseguire con vigore la riduzione
degli oneri normativi nell'UE soprattutto negli ambiti in cui tali oneri sono
maggiori; ·
indicherà come intende procedere per il riesame
e la revisione della normativa UE al fine di ridurre gli oneri non necessari o
eccessivi in ambiti identificati tra i "dieci più onerosi". Si
proporranno inoltre iniziative legislative volte a ridurre gli oneri
amministrativi in altri ambiti come ad esempio la promozione della fatturazione
elettronica in relazione agli appalti pubblici e la semplificazione delle
attività commerciali grazie a una dichiarazione IVA standard[69]; ·
proporrà uno strumento legislativo volto ad
abolire i requisiti onerosi di autentificazione dei documenti pubblici che le
PMI devono presentare per esercitare un'attività transfrontaliera all'interno
del mercato unico; ·
istituirà un gruppo di lavoro per valutare i
bisogni specifici delle professioni liberali in relazione a tematiche come la
semplificazione, l'internazionalizzazione o l'accesso ai finanziamenti; ·
seguirà i progressi realizzati attraverso gli
sportelli unici creati in virtù della direttiva Servizi e incoraggerà gli Stati
membri ad adottare un approccio maggiormente orientato sulle imprese; ·
adotterà azioni per assicurare
che un maggior numero di imprese riceva aiuto da SOLVIT quando si vedono negare
i loro diritti nel mercato unico da parte delle autorità pubbliche. La rete
Enterprise Europe dovrebbe assistere le imprese per assicurare che possano
accedere efficacemente a SOLVIT e farne buon uso. Essa vaglierà inoltre tutte
le risorse disponibili per gli imprenditori a livello di UE onde assicurare la
chiarezza e l'accessibilità ed evitare i doppioni e le informazioni non più
attuali. Gli Stati
membri sono invitati a: ·
ridurre il tempo per il rilascio delle licenze e
delle altre autorizzazioni necessarie per avviare un'attività imprenditoriale
portandolo a un mese entro la fine del 2015[70]; ·
attuare pienamente il "Codice europeo delle
migliori pratiche per agevolare l'accesso delle PMI agli appalti pubblici"
entro il 2013; ·
continuare a modernizzare i mercati del lavoro
semplificando la legislazione del lavoro e sviluppando soluzioni lavorative
flessibili, comprese disposizioni per il lavoro a tempo breve[71]; ·
estendere gli sportelli unici ad altre attività
economiche e renderli maggiormente user-friendly; ·
istituire "sportelli unici per gli
imprenditori" per riunire tutti i servizi di sostegno alle imprese
comprendenti i vari aspetti quali tutoraggio, facilitazione e consulenza
sull'accesso ai finanziamenti convenzionali e non convenzionali, accesso agli
"incubatori" e agli "acceleratori commerciali" e sostegno
all'internazionalizzazione precoce delle imprese giovani. Dovrebbero essere
coinvolti tutti gli stakeholder pertinenti per assicurare un approccio di
partenariato, compresi anche gli erogatori d'istruzione e formazione. 4. Linea d'azione 3 –
Modelli di ruolo e coinvolgimento di gruppi specifici 4.1. Nuove
percezioni: gli imprenditori quali modelli di ruolo L'Europa ha un numero limitato di storie di
imprenditori di successo note al grande pubblico. Ciò
è dovuto al fatto che l'imprenditoria non è stata esaltata quale percorso
professionale preferenziale. È raro in Europa trovare quella di
"imprenditore" ai primi posti tra le occupazioni ritenute
desiderabili. Nonostante il fatto che gli imprenditori creino posti di lavoro e
siano il motore dell'economia, i loro successi non sono presentati quali
modelli di ruolo sui media. Per i giovani questo significa che una carriera imprenditoriale
finisce piuttosto in basso nell'elenco delle professioni attraenti e ciò può
costituire un deterrente per quanti potrebbero pensare di diventare
imprenditori. Un elemento importante per cambiare la cultura
imprenditoriale consisterà quindi in un cambiamento della percezione del
ruolo degli imprenditori facendo leva su una comunicazione pratica e positiva quanto
ai risultati raggiunti dagli imprenditori, al loro valore per la società e alle
opportunità di creazione o di acquisizione di imprese quale possibilità di
carriera. Per realizzare tutto ciò bisogna incentivare la loro visibilità in
quanto figure esemplari tenendo conto della diversità dei profili
imprenditoriali e delle vie che portano al successo. Un'informazione chiara e
stimolante sulle sfide e le ricompense legate a una carriera imprenditoriale
può rintuzzare le impressioni negative. Per produrre una rivoluzione
imprenditoriale si dovrebbe quindi stimolare un'ampia discussione pubblica
condotta soprattutto sui media. Le istituzioni pubbliche e private andrebbero
incoraggiate a ribadire l'importanza socioeconomica degli imprenditori non
soltanto quali modelli legittimi di carriera ma anche quali figure del massimo
rilievo sul piano nazionale, europeo e internazionale. La
Commissione: ·
nel quadro della "Settimana europea delle
PMI" istituirà una "Giornata europea dell'imprenditoria" rivolta
agli studenti dell'ultimo anno dell'istruzione secondaria. Tra gli eventi vi
potrebbero essere incontri con gli imprenditori, studi di casi, conferenze,
workshop e "giornate porte aperte" per visitare le imprese. Gli Stati
membri sono invitati a: ·
incrementare le attività a promozione
dell'imprenditoria e designare figure note di imprenditori quali ambasciatori
dell'imprenditoria affinché diventino "il volto dell'imprenditoria"
nei rispettivi paesi. Il loro ruolo consisterà nel promuovere il valore
dell'imprenditoria per la società, ribadire l'importanza di sviluppare
competenze e esperienze imprenditoriali nell'ambito dell'istruzione e dare
rilievo all'imprenditoria quale opportunità di carriera; ·
meglio tener conto della varietà di modelli
imprenditoriali e di status giuridici nei loro sistemi nazionali o locali di
sostegno alle imprese e sviluppare l'istruzione e la formazione in tema di
imprenditoria sociale. 4.2. Nuovi
orizzonti: coinvolgere le donne, gli anziani, i migranti, i disoccupati, i
giovani I gruppi sottorappresentati tra la popolazione
imprenditoriale e in particolare tra i fondatori di start-up sono i giovani, le
donne, i disabili e/o i migranti. L'Europa deve aprire per loro dei percorsi
che portano all'imprenditorialità al fine di offrire loro opportunità
occupazionali, emanciparli economicamente e socialmente e valorizzare le loro
capacità creative e innovative. Questi percorsi dovrebbero tener conto delle
necessità dei diversi gruppi, delle loro aspettative e dei codici cui
rispondono per quanto concerne il modo in cui le consulenze e le informazioni
sono fornite e ricevute. Gli interventi si dovrebbero basare su un sistema
integrato di sostegno che promuova il capitale umano oltre a fornire un
supporto finanziario. Al di là di attività specifiche adattate ai bisogni di
ciascuno di questi gruppi, questi dovrebbero essere anche inseriti nei
programmi di formazione all'imprenditoria che sono concepiti e offerti in
partenariato con gli erogatori d'istruzione e formazione, le organizzazioni
giovanili, i consulenti aziendali e le istituzioni finanziarie già radicati
nell'economia. 4.2.1. Le
donne Le donne rappresentano il 52% della
popolazione totale europea, ma sono soltanto un terzo dei lavoratori autonomi o
di coloro che avviano imprese nell'UE[72].
Le donne rappresentano quindi un ampio bacino di potenzialità
imprenditoriali in Europa. All'atto di creare e gestire un'impresa le donne
si trovano ad affrontare maggiori difficoltà degli uomini, essenzialmente per
quanto concerne l'accesso ai finanziamenti, alla formazione, alle reti e la
conciliazione tra azienda e famiglia[73]. Le imprenditrici potenziali dovrebbero
essere sensibilizzate ai programmi di sostegno per le imprese e alle
opportunità di finanziamento. Nel 2009 la Commissione ha inaugurato la Rete
europea delle ambasciatrici dell'imprenditoria femminile che fornisce modelli
di ruolo alle imprenditrici potenziali. A ciò ha fatto seguito nel 2011, la
Rete europea di mentori delle imprenditrici che forniscono volontariamente
consulenza alle donne che avviano e gestiscono nuove imprese. Nel 2012 la
Commissione ha presentato una proposta per migliorare l'equilibrio di genere
nei consigli delle società quotate in borsa. Anche se per far parte del
consiglio di amministrazione occorrono competenze e abilità diverse rispetto a
quelle imprenditoriali, un maggior numero di donne tra l'alta dirigenza
potrebbe fungere da modello di ruolo per le altre donne in generale. La
visibilità di un maggior numero di donne in carriera indicherà alle altre donne
che anch'esse hanno la possibilità di riuscire sul mercato del lavoro. Un'efficace attuazione della legislazione
esistente in tema di parità di genere, in particolare della direttiva
2010/41/CE[74],
dovrebbe stimolare ulteriormente l'imprenditorialità femminile. La
Commissione: ·
creerà una piattaforma online che abbraccerà gli
aspetti del tutoraggio, della consulenza, dell'istruzione e della costituzione
di reti tra imprese nell'interesse delle imprenditrici, tale piattaforma
metterà online le attuali reti nazionali di ambasciatori e mentori,
approfondirà la loro offerta e estenderà la loro portata oltre a supportare
l'imprenditoria femminile a livello nazionale e regionale promuovendo lo
scambio delle migliori pratiche tra gli Stati membri. Gli Stati
membri sono invitati a: ·
elaborare e attuare strategie nazionali per
l'imprenditorialità femminile volte ad accrescere la percentuale delle imprese
dirette da donne; ·
raccogliere dati disaggregati per genere e
produrre aggiornamenti annuali sulla situazione delle imprenditrici a livello
nazionale; ·
mantenere ed espandere le reti esistenti di
ambasciatrici dell'imprenditorialità femminile e di mentori delle
imprenditrici; ·
attuare politiche che consentano alle donne di
realizzare un giusto equilibrio tra lavoro e vita privata instaurando adeguati
e abbordabili sistemi di custodia dei bambini e di assistenza agli anziani non
autonomi, in particolare avvalendosi appieno delle possibilità di aiuto offerte
dal FEASR, dal FESR e dal FSE. 4.2.2. Gli
anziani Gli anziani sono una risorsa preziosa per
l'imprenditoria. Tra il 1990 e il 2010 la percentuale
di cittadini di più di 50 anni è cresciuta in Europa passando dal 32,1% al
36,5% e l'età media della popolazione europea dovrebbe aumentare nei prossimi
decenni. Annualmente va in pensione una crescente coorte di adulti con un buon
livello d'istruzione e un ricco bagaglio di esperienza e a tutt'oggi la società
non si è dimostrata innovativa nel trovare soluzioni per dare loro lavoro e
beneficiare del loro know-how e delle loro competenze. Impegnarli sia nella
creazione di imprese che in attività di supporto rivolte agli imprenditori
nuovi ed esistenti valorizzerebbe al massimo il bagaglio di esperienze di cui
dispongono che andrebbe perduto con il pensionamento. Ciò servirebbe inoltre a
coltivare l'apprendimento intergenerazionale e ad assicurare il trasferimento
delle conoscenze. Ora che le persone vivono più a lungo e più
sane, i modelli e le scelte tradizionali in materia di pensionamenti stanno
iniziando a cambiare. Gli anziani che volessero avviare un'impresa per la prima
volta dovrebbero beneficiare dell'intera gamma dei servizi di sostegno
esistenti. Gli imprenditori anziani possono essere una
risorsa preziosa per gli altri imprenditori. Gli
imprenditori in pensione dispongono di un know-how e di un'esperienza preziosi
che potrebbero rendere più agevole avviare e gestire un'impresa rispetto a
quanto accadrebbe nel caso di una persona inesperta. Questa conoscenza
costituisce un prezioso capitale intellettuale europeo e andrebbe valorizzata
appieno. L'Europa potrebbe trarre ispirazione da programmi come "Senior
Enterprise" (Irlanda) e "Maillages" (Francia) che incoraggiano
anziani motivati a fungere da mentori volontari, potenziali acquirenti o
investitori in imprese, o da manager temporanei per assistere le start-up
vulnerabili o le imprese in transizione[75].
La
Commissione: ·
contribuirà allo scambio delle migliori pratiche
per incoraggiare i dirigenti anziani e gli imprenditori anziani a fungere da
mentori per i nuovi imprenditori e supporterà il tutoraggio reciproco e
intergenerazionale tra imprenditori al fine di scambiare competenze vitali come
ad esempio l'alfabetizzazione nelle TIC e l'esperienza degli anziani. Gli Stati
membri sono invitati a: ·
incoraggiare gli imprenditori anziani
interessati a trasferire il loro know-how ai nuovi imprenditori e mettere in
contatto gli imprenditori anziani con gli imprenditori privi di esperienza in modo
da creare gruppi dotati di una panoplia di competenze più ampia; ·
assicurare che la partecipazione degli
imprenditori anziani e dei dirigenti in pensione sia compatibile con le loro
prospettive pensionistiche. 4.2.3. Gli
imprenditori migranti Sono stati i migranti a fondare il 52% delle
start-up create nella Silicon Valley tra il 1995 e il 2005 e Israele deve gran
parte del suo successo alla propria popolazione immigrata. Secondo l'OCSE, i
migranti hanno uno spirito più imprenditoriale rispetto alla popolazione
indigena e un lavoratore autonomo nato in un altro paese che possiede una
piccola o media impresa crea da 1,4 a 2,1 nuovi posti di lavoro[76]. I migranti rappresentano
un importante bacino di imprenditori potenziali in Europa. Attualmente però
le imprese fondate da persone immigrate in Europa sono per lo più microimprese
individuali o con pochi dipendenti. Esse sono inoltre piccole rispetto alle
imprese indigene per quanto concerne il turnover e i profitti. Le popolazioni
di migrati qualificati si trovano spesso ad affrontare difficoltà giuridiche,
mercati del lavoro limitati e opportunità di carriera ristrette che li spingono
verso il lavoro autonomo. Si noti inoltre che certi paesi terzi hanno una
politica migratoria particolarmente attraente che agevola l'arrivo degli
imprenditori. Si dovrebbe tenere inoltre conto dei gruppi più vulnerabili
costituiti dai migranti scarsamente qualificati. Nonostante il fatto che i
migranti presentino tassi più elevati di creazione di imprese rispetto al resto
della popolazione, essi vanno più spesso incontro al fallimento a causa della
mancanza di informazioni, di conoscenze e di abilità linguistiche[77]. L'UE ha riconosciuto pubblicamente
l'importante contributo che i lavoratori migranti possono recare alla crescita
e all'occupazione sostenibili. L'Agenda europea per l'integrazione dei
cittadini di paesi terzi[78]
ribadisce il ruolo importante dei migranti in quanto imprenditori ed indica che
"occorre poi rafforzare l'importante ruolo imprenditoriale degli
immigrati, la loro creatività e capacità innovativa". È importante che le
politiche volte a incoraggiare l'imprenditoria in Europa tengano pienamente
conto del potenziale imprenditoriale rappresentato da questo gruppo. Cittadini
extraunionali altamente qualificati possono già essere ammessi a lavorare in
forza della direttiva sulla Carta blu[79].
Le politiche nazionali ed europee dovrebbero inoltre tener conto delle
potenzialità dei migranti qualificati per la creazione di imprese e di posti di
lavoro. In particolare, le misure di sostegno e le iniziative politiche
dovrebbero contribuire ad attirare imprenditori potenziali di talento che
desiderino creare imprese globali basate in Europa. La
Commissione: ·
proporrà iniziative politiche per attirare gli
imprenditori migranti e agevolare l'imprenditoria tra i migranti già presenti
nell'UE o che vi arrivano per motivi diversi dalla creazione di un'azienda,
prendendo le mosse dalle migliori pratiche sviluppate negli Stati membri anche
ad opera delle autorità locali; ·
analizzerà l'opportunità di proporre una
legislazione volta a rimuovere gli ostacoli giuridici allo stabilimento delle
imprese e a rilasciare agli imprenditori migranti qualificati un permesso
stabile. Gli Stati
membri sono invitati a: ·
rimuovere gli ostacoli giuridici allo stabilimento
delle imprese da parte di imprenditori immigrati legalmente, ad esempio
esaminando l'opportunità di iniziative volte a conferire agli imprenditori
migranti qualificati o ai laureati immigrati di un'istituzione europea a
livello universitario un permesso di soggiorno stabile per consentire loro di
fondare un'impresa in Europa, permesso che può essere prolungato se vengono
raggiunti obiettivi predefiniti in termini di creazione di posti di lavoro,
turnover o raccolta di nuovi finanziamenti; ·
agevolare l'accesso alle informazioni e alle
reti per gli imprenditori migranti e per gli imprenditori potenziali
provenienti da un contesto migratorio costituendo ad esempio centri
d'informazione ad hoc nelle zone densamente popolate da migranti. 4.2.4. I
disoccupati, in particolare i giovani Considerato il numero importante di
disoccupati che si registra in Europa, si dovrebbero porre in atto programmi di
sostegno all'imprenditoria per incoraggiare la creazione di imprese quale via
d'uscita dalla disoccupazione[80].
Pochi programmi di sostegno alla creazione di imprese sono rivolti
specificamente ai giovani disoccupati[81]. Tutti i programmi di sostegno alla creazione
di imprese dovrebbero comprendere la segnalazione di informazioni e fornire i
contatti dei servizi di sostegno e consulenza e di quelli di tutoraggio e
assistenza alle imprese. Tali aiuti possono anche comprendere la messa a
disposizione di particolari competenze (ad esempio individuazione delle
opportunità, pianificazione aziendale, gestione finanziaria, vendite e
marketing) ed essere erogati in modo informale (ad esempio per il tramite di
mentori) o in modo più formale con la frequenza di un corso. Il sostegno
andrebbe indirizzato specificamente sui gruppi che presentano le maggiori
potenzialità (ad esempio i lavoratori disoccupati dotati di qualifiche
professionali, le donne e i giovani) e dovrebbe basarsi su una stretta
cooperazione tra i servizi del lavoro e gli erogatori di sostegno e
finanziamenti alle imprese. L'obiettivo è aiutare i disoccupati a riuscire
nella transizione verso il lavoro autonomo, accrescere la sostenibilità delle
loro imprese e fornire un sostegno ad hoc ai gruppi che possono richiedere
risorse addizionali come ad esempio i giovani o quanti non possono essere
raggiunti in modo ottimale passando per i canali tradizionali di sostegno alle
imprese. Si dovrebbe inoltre prestare attenzione ai
disoccupati in generale, soprattutto a coloro che già dispongono di abilità e
competenze che potrebbero essere trasferite verso un'occupazione autonoma
facendo leva sugli strumenti del tutoraggio e dell'assistenza alle imprese. La
Commissione: ·
avvierà nel 2014 il futuro strumento di
microfinanziamento nel contesto del Programma dell'Unione europea per il
cambiamento e l'innovazione sociale (PSCI) che sarà indirizzato ai gruppi
vulnerabili tra cui le persone che hanno perso il lavoro o sono a rischio di
perderlo, o hanno difficoltà a inserirsi o reinserirsi sul mercato del lavoro; ·
fornirà, mediante il FSE, assistenza tecnica
finalizzata, tra le altre cose, a istituire regimi di sostegno per i giovani
creatori di imprese e gli imprenditori sociali; ·
organizzerà nel giugno 2013, nel contesto dello
strumento di microfinanza Progress, un forum degli stakeholder della
microfinanza e dell'imprenditoria sociale al fine di stimolare gli intermediari
finanziari locali a promuovere attività imprenditoriali nell'economia verde; ·
analizzerà nella sua
Relazione annuale 2013 sull'imprenditoria, sviluppata congiuntamente con
l'OCSE, la situazione dell'imprenditoria per i disoccupati. La relazione
presenterà un'analisi della situazione attuale, offrirà esempi di buone
pratiche nel trattamento della questione e proporrà raccomandazioni politiche
pertinenti; ·
analizzerà i risultati dello studio
"Self-employment and entrepreneurship: the contribution of Public
Employment Services to job creation”, e organizzerà un evento divulgativo
all'indirizzo dei servizi pubblici dell'occupazione nel giugno 2013. Gli Stati
membri sono invitati a: ·
collegare i servizi pubblici
dell'occupazione con i servizi di sostegno alle imprese e gli erogatori di
(micro)finanziamenti per aiutare i disoccupati a individuare il loro percorso
verso l'imprenditoria; ·
affrontare il problema della
disoccupazione elaborando programmi di formazione all'imprenditoria destinati
ai giovani che non lavorano e articolati in fasi ben distinte: definizione del
profilo, pianificazione, start-up, consolidamento e crescita, e per ciascuna
fase offrire un menu variabile di servizi (consulenza, formazione e
qualificazione, tutoraggio e accesso al microcredito) in partenariato con le
organizzazioni giovanili e le altre organizzazioni, i consulenti aziendali e le
istituzioni finanziarie già radicati nell'economia; ·
avviare programmi attivi sul
mercato del lavoro che eroghino un sostegno finanziario a tutti i disoccupati
affinché avviino un'impresa; ·
mettere a punto e gestire programmi di
educazione all'imprenditoria all'indirizzo dei disoccupati per consentire loro
di (re)inserirsi nella vita attiva in qualità di imprenditori prendendo le
mosse da modelli riusciti di diversi Stati membri, in particolare facendo leva
sui sistemi d'istruzione e formazione quale accesso all'istruzione di seconda
opportunità. 5. Conclusioni Nell'attuale crisi economica le imprese
nuove e giovani sono un elemento chiave per una ripresa fonte di occupazione in
Europa. I problemi legati al tasso ridotto di creazione di imprese, al
tasso elevato di disaffezione e alla scarsa crescita delle imprese in Europa
sono ben noti. È ora di agire per consentire agli imprenditori europei e
all'Europa tutta di essere più adattabili, creativi e di esercitare un maggiore
impatto sulla competizione globalizzata che è quanto mai ardua e accelerata. Per dar vigore agli imprenditori europei e
stimolare l'attività imprenditoriale la Commissione e gli Stati membri devono
procedere di conserva per ripristinare la fiducia, creare il miglior contesto
possibile per gli imprenditori ponendoli al centro delle politiche e delle
pratiche imprenditoriali e rivoluzionare la cultura dell'imprenditorialità. Esempi dei successi conseguiti nei diversi
paesi Europei indicano che esistono buone pratiche suscettibili di consentire
agli imprenditori di prosperare e crescere. L'Europa deve far proprie e
valorizzare appieno queste esperienze per abbattere gli ostacoli ed eliminare i
requisiti onerosi che impastoiano il funzionamento delle imprese. Il
riconoscimento degli imprenditori quali creatori di posti di lavoro e di
prosperità dovrebbe essere il messaggio da diffondere alle amministrazioni
di tutti gli Stati membri. L'Europa deve inoltre diventare un luogo accogliente
per le migliori menti imprenditoriali a livello internazionale: i quadri
normativi e di sostegno dovrebbero allettare i fondatori di imprese di altre
regioni del mondo a venire in Europa piuttosto che, ad esempio, andare negli
USA o nell'Asia orientale. Soltanto se si adotta un simile atteggiamento è
possibile realizzare progressi di ampia portata negli ambiti essenziali:
requisiti normativi più proporzionati e più semplici, accesso ai finanziamenti,
sostegno alle nuove imprese, procedure efficienti per il trasferimento di
imprese e i fallimenti di imprese e una equa seconda opportunità per gli
imprenditori onesti che hanno fatto fallimento. Tuttavia, se è vero che tutti questi elementi
sono necessari, essi non bastano da soli a rinvigorire l'imprenditoria europea.
I principali motivi che inducono i cittadini europei ad avviare un'impresa sono
l'autorealizzazione e la flessibilità dell'orario e del luogo di lavoro, non le
buone condizioni di contorno[82].
Occorre perciò un cambiamento radicale delle cultura europea ed un passaggio
a una nuova concezione dell'imprenditoria, una concezione che celebri
pubblicamente il successo, dia evidenza al contributo degli imprenditori alla
prosperità dell'Europa e presenti gli aspetti positivi di una carriera
imprenditoriale. Alla luce di quanto sopra, per determinare un
cambiamento duraturo si devono operare investimenti per modificare la
percezione che il pubblico ha degli imprenditori, per promuovere l'educazione
all'imprenditoria e dare sostegno ai gruppi sottorappresentati tra gli
imprenditori. Soltanto se un gran numero di cittadini europei vedrà in una
carriera imprenditoriale un'opzione stimolante e attraente, l'attività
imprenditoriale in Europa potrà prosperare nel lungo periodo. Realizzare la rivoluzione imprenditoriale è
un compito comune della Commissione e degli Stati membri in cui dovranno impegnarsi nel lungo periodo. Questo piano d'azione e le sue azioni chiave
saranno seguiti dalla Commissione nell'ambito della politica di competitività e
industriale e dei meccanismi di governance dello Small Business Act, compresa
la dimensione esterna con i paesi candidati, candidati potenziali e quelli
oggetto della politica di vicinato. La Rete di rappresentanti per le PMI
nazionali unitamente al rappresentante per le PMI dell'UE svolge un ruolo
particolarmente cruciale per assicurare che si registrino progressi nell'ambito
delle misure proposte. Gli Stati membri sono invitati a riferire sui progressi
realizzati in relazione alle azioni chiave della presente comunicazione a
livello nazionale nel contesto dei loro programmi nazionali di riforma nel
quadro del Semestre europeo. Allegato: Azioni chiave della
Commissione Allegato: Piano d'azione Imprenditorialità 2020 – Rilanciare lo spirito imprenditoriale in Europa Ambiti chiave || Proposte della Commissione || Data di attuazione Istruzione e formazione all'imprenditorialità per sostenere la crescita e la creazione di imprese Istruzione e formazione || Sviluppare un'iniziativa di apprendimento imprenditoriale paneuropeo per raccogliere e rendere disponibile l'esperienza europea e nazionale esistente in tema di analisi d'impatto, saperi, sviluppo di metodologie e tutoraggio tra pari tra gli operatori degli Stati membri. · Realizzare, di concerto con l'OCSE, un quadro orientativo per incoraggiare lo sviluppo di scuole d'imprenditoria e di istituzioni IFP. · Dare diffusione al quadro orientativo all'imprenditorialità per l'università, facilitare gli scambi tra le università interessate ad applicare il quadro, promuoverlo gradualmente tra le istituzioni d'istruzione superiore dell'UE. · Appoggiare i meccanismi efficaci di creazione di imprese (spin-off, ecc.) su impulso delle università e gli ecosistemi università-impresa che promuovono tali creazioni. || · 2013-15 · 2013-2014 · 2012 - 2013 Creare un contesto in cui gli imprenditori possono prosperare e crescere Accesso ai finanziamenti || · Finanziare programmi volti a sviluppare ulteriormente il mercato della microfinanza in Europa mediante iniziative come PSCI e l'Azione comune a sostegno delle istituzioni di microfinanza (JASMINE) e rendere disponibili per gli Stati membri e le regioni le risorse necessarie ai microfinanziamenti per il tramite del Fondo sociale europeo o del Fondo europeo di sviluppo regionale. · Sviluppare un regime UE per gli scambi di azioni o obbligazioni emesse da PMI (SME growth markets) per agevolare l'accesso diretto delle PMI al mercato dei capitali nel contesto del riesame della direttiva sui mercati degli strumenti finanziari (MiFID) || · In corso, da rafforzarsi nel nuovo QFP a partire dal 2014 · In corso Sostenere le nuove imprese nelle fasi cruciali del loro ciclo vitale e aiutarle a crescere || · Identificare e promuovere le migliori pratiche degli Stati membri al fine di creare un ambiente fiscale più favorevole agli imprenditori. · Riesaminare le regole che vietano certe pratiche commerciali ingannevoli per renderle più rigorose e rafforzare l'enforcement in relazione a tali pratiche nei casi transfrontalieri. · Aiutare gli Stati membri a sviluppare sistemi e azioni di sostegno integrati per i nuovi imprenditori, in particolare per i giovani imprenditori, per il tramite di seminari di capacity building finanziati dall'assistenza tecnica del FSE, e che coinvolgano tra l'altro i pertinenti erogatori d'istruzione e formazione per sviluppare strategie integrate. || · In corso · 2013 · 2013 || Incoraggiare nuove opportunità imprenditoriali nell'era digitale || · Incoraggiare l'accumulo di una base di conoscenze sulle principali tendenze e sui modelli imprenditoriali innovativi nel settore digitale. · Far opera di sensibilizzazione attraverso una campagna d'informazione su scala europea rivolta alle PMI sui benefici delle TIC, compresa la creazione di una rete europea di imprese web. · Agevolare la costituzione di reti tramite la creazione di una rete di mentori europei per la formazione e la consulenza e porre in relazione gli stakeholder per esplorare nuovi partenariati. · Dar vita a iniziative specifiche per gli imprenditori del web quali i partenariati Start-up Europe per condividere esperienza, tutoraggio, tecnologia e servizi; il Web Entrepreneurs Leaders Club per fare incontrare gli imprenditori del web di livello mondiale e rafforzare la cultura imprenditoriale del web in Europa e la diffusione di corsi aperti online per promuovere i talenti del web e costituire piattaforme per il tutoraggio e lo skill building. · Rafforzare la base di competenze e abilità, vale a dire intensificare la creazione e l'acquisizione di e-skill, di competenze scientifiche e creative e di competenze manageriali e imprenditoriali per affrontare i nuovi mercati. || · A partire dal 2013 · A partire dal 2013 · 2014 · 2013 · In corso || Trasferimenti di imprese || · Sviluppare orientamenti sui programmi più efficaci e sulle migliori pratiche per agevolare i trasferimenti di imprese, comprese le misure per approfondire ed espandere i mercati nell'interesse delle imprese, la mappatura dei programmi disponibili in Europa e la proposta degli interventi necessari per rimuovere le eventuali barriere residue che ostacolano i trasferimenti transfrontalieri di imprese sulla base dei lavori di un gruppo di esperti e di uno studio. || · 2013-14 || Seconda opportunità per i bancarottieri onesti || · Avviare una consultazione pubblica per sentire il parere degli stakeholder sulle questioni identificate nella comunicazione su un nuovo approccio europeo all'insolvenza e al fallimento delle imprese, in cui si tenga conto della possibilità di offrire ai bancarottieri onesti una seconda opportunità e di abbreviare e allineare il "tempo di riabilitazione". · || · 2013 || Onere normativo: regole più chiare e più semplici || · Proporre una legislazione volta ad abolire i requisiti onerosi di autenticazione dei documenti pubblici che le PMI devono presentare per esercitare un'attività transfrontaliera all'interno del mercato unico. · Istituire un gruppo di lavoro per valutare i bisogni specifici delle professioni liberali in relazione a tematiche quali la semplificazione, l'internazionalizzazione o l'accesso ai finanziamenti. · Fare il necessario per assicurare che un maggior numero di imprese ottenga aiuto per il tramite di SOLVIT allorché i loro diritti sono negati dalle autorità pubbliche nel mercato unico. || · 2013 · 2013 · 2013 || Modelli di ruolo e coinvolgimento di gruppi specifici || Nuove percezioni: imprenditori quali modelli di ruolo || · Istituire, nel quadro della "Settimana europea delle PMI" una "Giornata europea delle PMI" su scala europea consacrata agli studenti dell'ultimo anno dell'istruzione secondaria. || · 2013 || Le donne || · Costituire una piattaforma europea per il collegamento in rete degli aspetti del tutoraggio, della consulenza, dell'istruzione e dell'imprenditoria consacrata alle imprenditrici e che metterà online le attuali ambasciatrici nazionali e le reti di mentori, approfondirà la loro offerta ed espanderà la loro portata a livello nazionale e regionale. || · 2013-15 || Gli anziani || · Aiutare i dirigenti e gli imprenditori anziani a fungere da mentori per i nuovi imprenditori nonché supportare il tutoraggio reciproco e intergenerazionale tra gli imprenditori per scambiare competenze vitali. || · 2013-15 || I migranti || · Proporre iniziative politiche per attirare gli imprenditori migranti e promuovere l'imprenditoria tra i migranti già presenti nell'UE o che vi si recano per motivi diversi dalla creazione di un'impresa, sulla base delle buone pratiche che si registrano negli Stati membri. · Analizzare l'opportunità di proporre una legislazione per rimuovere gli ostacoli giuridici che impediscono agli imprenditori immigrati qualificati di creare un'azienda e di ottenere un permesso di soggiorno stabile. || · 2014-2017 · 2014-2017 || I disoccupati || · Avviare il futuro strumento di microfinanziamento nell'ambito di PSCI che sarà rivolto ai gruppi vulnerabili, comprese le persone che hanno perso il lavoro o sono a rischio di perderlo o hanno difficoltà a (re)inserirsi sul mercato del lavoro. · Fornire, per il tramite del Fondo sociale europeo, un'assistenza tecnica imperniata sulla realizzazione di regimi di sostegno per i giovani che avviano un'azienda e gli imprenditori sociali. · Organizzare, in relazione allo strumento di microfinanza Progress, un forum degli stakeholder della microfinanza e dell'imprenditoria sociale per impegnare gli intermediari finanziari locali nella promozione dell'imprenditoria nell'economia verde. · Analizzare gli insegnamenti che emergono dallo studio "Self-employment and entrepreneurship: the contribution of Public Employment Services to job creation” e organizzare un evento di divulgazione per condividere tali insegnamenti con i servizi pubblici dell'occupazione. || · 2013 · marzo 2013 · 2013 · 2013 || [1] Per quanto concerne le potenzialità di creazione di
posti di lavoro legati all'imprenditorialità si rinvia alla comunicazione della
Commissione "Verso una ripresa fonte di occupazione", 18.4.2012,
COM(2012) 173 final. [2] COM(2012) 582 final dell'ottobre 2012 ha identificato:
le tecnologie di fabbricazione avanzate per la produzione "pulita",
le tecnologie chiave, i prodotti biologici, la politica industriale
sostenibile, l'edilizia e le materie prime, i veicoli puliti, le reti
intelligenti. [3] Ad esempio "Crescita blu. Opportunità per una
crescita sostenibile dei settori marino e marittimo" - COM(2012) 494
final. [4] Kauffman Foundation "Business Dynamics Statistics
Briefing: Jobs created from business start-ups in the United States" http://www.kauffman.org/uploadedFiles/BDS_Jobs_Created_011209b.pdf [5] Calcolo della Commissione basato su dati Eurostat
(2009). [6] I paesi in cui la preferenza per il lavoro autonomo è
salita tra il 2004 e il 2012 sono la Repubblica ceca (da 30% a 34%), la
Lettonia (da 42% a 49%), la Lituania (da 52% a 58%) e la Slovacchia (da 30% a
33%). http://ec.europa.eu/enterprise/policies/sme/facts-figures-analysis/eurobarometer/index_en.htm [7] Flash Eurobarometro n. 354 della Commissione europea
"Imprenditorialità". [8] Albert Bravo-Biosca "The
dynamics of Europe's industrial structure and the growth of innovative
firms" JRC Conference Seville, October 2011. [9] Sorprendentemente, i giganti
industriali europei comprendono soltanto 12 imprese nate nella seconda metà del
ventesimo secolo rispetto alle 51 degli USA e al 46 dei paesi emergenti; tra le
imprese menzionate soltanto tre sono state create dopo il 1975 in Europa,
rispetto a 26 negli USA e a 21 nei mercati emergenti. T Philippon, N Veron,
Bruegel Policy Brief 2008/1. [10] Come evidenziato nella comunicazione della Commissione
"Iniziativa europea per lo sviluppo del microcredito a sostegno della
crescita e dell'occupazione" COM(2007)0708 final (adottata il 20/12/2007). [11] 'Business Dynamics: Start-ups, Business Transfers and
Bankruptcy' http://ec.europa.eu/enterprise/policies/sme/business-environment/files/business_dynamics_final_report_en.pdf [12] COM(2011) 78 final.(adottata il
23/02/2011), "Riesame dello
"Small Business Act" per l'Europa" [13] Idem [14] Direttiva
2005/36/CE: "Nella misura in cui si tratta di professioni regolamentate, la presente direttiva riguarda anche le professioni liberali che
sono, secondo la presente direttiva, quelle praticate sulla base di pertinenti
qualifiche professionali in modo personale, responsabile e professionalmente
indipendente da parte di coloro che forniscono servizi intellettuali e di
concetto nell'interesse dei clienti e del pubblico". [15] COM(2011) 682 final (adottata il 25/10/2011), "Costruire
un ecosistema per promuovere le imprese sociali al centro dell'economia e
dell’innovazione sociale". Un'impresa sociale è un attore dell’economia
sociale il cui principale obiettivo non è generare utili per i suoi proprietari
o azionisti, ma esercitare un impatto sociale. [16] C. Jenner, 'Business and Education: Powerful Social
Innovation Partners', Stanford Social Innovation Review (Aug. 27, 2012). [17] Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del
18 dicembre 2006 relativa a competenze chiave per l'apprendimento permanente. [18] COM (2012) 669 http://ec.europa.eu/education/news/rethinking_it.htm [19] Cfr. pag. 11, Analisi annuale della crescita 2012
COM(2012) 750 http://ec.europa.eu/europe2020/pdf/ags2013_it.pdf
[20] COM(2012) 485. [21] IFP – Istruzione e formazione professionali. [22] http://ec.europa.eu/education/news/20120425_en.htm
[23] Cfr.Gibb A, Haskins G, Robertson I, Leading the
Entrepreneurial University, University of Oxford, 2009. [24] Si rinvia alla recente comunicazione "Ripensare
l'istruzione" COM(2012) 669. sezione 2.1. [25] COM(2012) 485 final, 05.09.2012. [26] Si rinvia alla recente comunicazione "Ripensare
l'istruzione" COM(2012) 669, sezione 2.1. [27] Proposta di raccomandazione del Consiglio in merito
all'istituzione di una garanzia per i giovani, COM(2012) 729. [28] COM(2011) 206 final, "L'Atto per il mercato unico.
Dodici leve per stimolare la crescita e rafforzare la fiducia. Insieme per una
nuova crescita". [29] COM(2011) 870 final, "Un piano d'azione per
migliorare l'accesso delle PMI ai finanziamenti". [30] Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del
Consiglio relativo ai Fondi europei di venture capital, COM(2011) 860 final;
proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ai
Fondi europei per l'imprenditoria sociale, COM(2011)862 final. [31] Direttiva 2004/39/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 21 aprile 2004, relativa ai mercati degli strumenti finanziari,
che modifica le direttive 85/611/CEE e 93/6/CEE del Consiglio e la direttiva
2000/12/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la direttiva
93/22/CEE del Consiglio. [32] Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del
Consiglio sull'accesso all'attività degli enti creditizi e sulla vigilanza
prudenziale degli enti creditizi e delle imprese di investimento e che modifica
la direttiva 2002/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla
vigilanza supplementare sugli enti creditizi, sulle imprese di assicurazione e
sulle imprese di investimento appartenenti a un conglomerato finanziario. [33] Proposta di regolamento che istituisce un Programma per la
competitività delle imprese e le piccole e medie imprese (2014-2020), COM(2011)
834 final [34] Conformemente alla proposta della Commissione per i futuri
Fondi strutturali, devono essere in atto ampie strategie per un sostegno
inclusivo agli start-up al fine di ottenere gli investimenti del FES o del FESR
nell'imprenditoria. (COM(2012) 0496 final - 2011/0276 (COD). [35] Cfr.
la proposta legislativa:http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:52011PC0609:IT:NOT
[36] COM(2012) 702 "Proteggere le imprese dalle pratiche
di commercializzazione ingannevoli e garantire l'effettivo rispetto delle
norme. Revisione della direttiva 2006/114/CE concernente la pubblicità
ingannevole e comparativa". [37] La nozione di
cluster, le politiche in materia di cluster e il loro ruolo per la
competitività e l'innovazione: principali risultati statistici e insegnamenti
ricavati, documento di lavoro dei servizi della Commissione SEC (2008) 2637. [38] Raccomandazioni finali del Gruppo europeo per la politica
dei cluster (European Cluster Policy Group), raccomandazione 5, reperibile
all'indirizzo http://www.proinno-europe.eu/sites/default/files/newsroom/2010/09/ECPG_Final_Report_web-low1.pdf;
che dà seguito alle raccomandazioni della Alleanza europea dei cluster
(European Cluster Alliance). [39] COM(2012) 573 final, "L'Atto per il mercato unico II
– Insieme per una nuova crescita". [40] Direttiva 2006/114/CE concernente la pubblicità
ingannevole e comparativa. [41] Tra le misure vi potrebbe essere ad esempio un
minisportello unico per la registrazione, la dichiarazione e il pagamento
dell'IVA come indicato nella comunicazione della Commissione sul futuro
dell'IVA (IP/11/1508). [42] Nel 2013 la domanda dei nuovi imprenditori supererà il
bilancio disponibile: a fine dicembre 2012 vi erano circa 950 nuovi
imprenditori ammissibili per uno scambio, mentre il bilancio disponibile
consentiva approssimativamente 930 scambi. Considerato che il bacino di nuovi
imprenditori ammissibili ad uno scambio cresce in media settimanalmente di 25
unità, è ovvio che nel 2013 la domanda supererà l'offerta. Già nel 2012 diverse
organizzazioni intermediarie avevano esaurito il bilancio loro stanziato e non
erano più in grado di assicurare gli scambi. [43] "Un'industria europea più forte per la crescita e la
ripresa economica, Aggiornamento della comunicazione sulla politica industriale",
COM(2012) 582 del 10 ottobre 2012. [44] COM(2012) 529 "Sfruttare il potenziale del Cloud
Computing in Europa". [45] COM(2011) 942 dell'11 gennaio 2012. "Un quadro
coerente per rafforzare la fiducia nel mercato unico digitale del commercio
elettronico e dei servizi online". [46] Si veda ad esempio http://www.radicalsocialentreps.org/,
http://www.youtube.com/watch?v=iE7YRHxwoDs
e http://www.academicmatters.ca/2012/05/the-massive-open-online-professor/
[47] http://Europeana.eu è un portale culturale creato
con il sostegno della Commissione europea che funge da interfaccia con milioni
di libri, dipinti, filmati, oggetti museali e documenti d'archivio che sono
stati digitalizzati in tutta Europa. [48] 'Business Dynamics: Start-ups, Business Transfers and
Bankruptcy' (2011).
http://ec.europa.eu/enterprise/policies/sme/business-environment/files/business_dynamics_final_report_en.pdf [49] COM(2008) 394 final – "Pensare anzitutto in
piccolo" (Think Small First) Uno "Small Business Act" per
l'Europa". [50] COM(2011) 78 final – "Riesame dello "Small
Business Act" per l'Europa". [51] COM(2006) 117 final. [52] Ad esempio, secondo lo studio "Business
Dynamics", soltanto un terzo degli Stati membri esaminati ha offerto
prodotti finanziari speciali per sostenere i trasferimenti e in una dozzina di
Stati membri vi erano poche o punte iniziative di tutoraggio o di formazione. [53] COM(2011) 864 e la relativa raccomandazione 2011/856/UE
relativa a misure intese a evitare la doppia imposizione in materia di
successioni. [54] http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2007:0584:FIN:it:PDF [55] In alcuni Stati membri la procedura di liquidazione
dell'impresa richiede approssimativamente 1-2 anni. Altri 3-9 anni sono
necessari per avviare di nuovo l'impresa. [56] E. Stam, D. B. Audretsch and J. Meijaard, "Renascent
Entrepreneurship", Erasmus Research Institute of Management, 2006. [57] COM(2012) 742 "Un nuovo approccio europeo
all'insolvenza e al fallimento delle imprese". [58] COM(2012) 744. [59] Come richiesto nelle conclusioni del Consiglio
Competitività del maggio 2011. [60] Flash Eurobarometro della Commissione UE n.354
"Imprenditorialità". [61] Il Programma d'azione destinato ad eliminare gli oneri
amministrativi superflui che la legislazione a livello dell'Unione impone alle
imprese ha identificato ambiti prioritari che generano circa l'80% dell'onere
amministrativo derivante dalla legislazione UE, comprese le regole nazionali
che attuano o recepiscono tale legislazione. Di concerto con il gruppo Stoiber
che ha funto da consulente indipendente sono state proposte centinaia di
adattamenti che hanno già generato più di 40 miliardi di EUR di risparmi
annuali a vantaggio delle imprese. Le proposte interessavano ambiti che
andavano dall'agricoltura, all'ambiente, alla pesca, al diritto societario,
alle tasse, alle statistiche, alla sicurezza alimentare e ai prodotti
farmaceutici. Tra gli ambiti che hanno maggiormente contribuito ai risparmi vi
sono la normativa fiscale (passaggio dalla fatturazione cartacea a quella
elettronica) e il diritto societario (esonero per le microimprese da certe
disposizioni riguardanti il bilancio e gli obblighi di pubblicazione). [62] COM(2011) 803 e comunicazione sulla qualità della
normativa dell'UE (REFIT!) cfr.: http://ec.europa.eu/governance/better_regulation/index_it.htm [63] Direttiva 2010/45/UE del Consiglio, del 13 luglio 2010,
recante modifica della direttiva 2006/112/CE relativa al sistema comune
d'imposta sul valore aggiunto per quanto riguarda le norme in materia di
fatturazione. [64] Si stima che se tutte le imprese adottassero la
fatturazione elettronica i risparmi ammonterebbero a 18 miliardi di EUR nel
medio termine. [65] Per un compendio delle migliori pratiche si vedano gli
esaurienti allegati della relazione "L'Europa può fare meglio"
adottata dal Gruppo ad alto livello di parti interessate indipendenti sugli
oneri amministrativi (novembre 2011), reperibile all'indirizzo
http://ec.europa.eu/dgs/secretariat_general/admin_burden/best_practice_report/docs/bp_report_signature_it.pdf
[66] Consultazione: "Quali sono i dieci atti legislativi
più gravosi per le PMI?"
http://ec.europa.eu/enterprise/policies/sme/public-consultation-new/index_it.htm [67] "Verso una ripresa fonte di occupazione",
18.4.2012, COM(2012) 173 final. Cfr. anche "Ostacoli alla crescita –
Assunzione del primo dipendente", relazione del gruppo di esperti Primo
dipendente, .http://ec.europa.eu/enterprise/policies/sme/files/support_measures/first_emp/1st_emp_it.pdf [68] Questo è il risultato del Piano d'azione della Commissione
per migliorare l'accesso delle PMI ai finanziamenti, COM(2011) 870 final. [69] Programma di lavoro della Commissione 2013 (COM (2012) 629
final). [70] Il "Business Dynamics' Study" del 2010 ha
riscontrato che in 7 dei 33 paesi europei esaminati cinque imprese modello
riuscivano ad ottenere tutte le licenze necessarie entro 30 giorni. [71] http://ec.europa.eu/europe2020/pdf/ags2013_it.pdf, pag. 10. [72] Eurostat, 'Statistics in focus: the entrepreneurial gap
between men and women' (30/2007). [73] Ad esempio, cfr. O. Bekh, ETF Women's Entrepreneurship
Development, Policy Brief (2012); A. Lesina, F. Lotti, 'Do Women Pay More for
Credit? Evidence from Italy', NBER Working Paper (2008); 'women in business and
decision-making', Eurochambres (2004). [74] GU L 180 del 15.7.2010, pag. 1. [75] Un ulteriore esempio di ciò che si può realizzare in tale
campo è dato dal Service Corps of Retired Executives (SCORE) basato negli USA
che ha istituito una rete di 13 000 volontari le cui consulenze esperte
hanno contribuito a creare più di 67 000 posti di lavoro nel 2011. [76] OECD(2010), Open for Business; Migrant Entrepreneurship
in OECD Countries, OECD Publishing, http://dx.doi.org/10.1787/9789264095830-en [77] Rath,
J., Eurofound (2011), Promoting ethnic entrepreneurship in European cities,
Ufficio delle pubblicazioni dell'Unione europea, Lussemburgo. Europa,
disponibile all'indirizzo : http://www.eurofound.europa.eu/pubdocs/2011/38/en/2/EF1138EN.pdf [78] COM(2011) 455 final e SEC(2011) 957 final. [79] Direttiva 2009/50/CE del Consiglio. [80] "Aiutare i giovani a entrare nel mondo del
lavoro", COM (2012) 727. [81] Si veda in particolare la Policy Brief on Youth
Entrepreneurship in Europe pubblicata dalla Commissione di concerto con l'OCSE,
disponibile all'indirizzo: http://ec.europa.eu/youth/news/20120504-youth-entrepreurship-employment_en.htm [82] http://ec.europa.eu/enterprise/policies/sme/facts-figures-analysis/eurobarometer/