EUR-Lex Access to European Union law

Back to EUR-Lex homepage

This document is an excerpt from the EUR-Lex website

Document 52010DC0660

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2010-2011

/* COM/2010/0660 def. */

52010DC0660




IT

Bruxelles, 9.11.2010

COM(2010) 660 definitivo

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE

AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO

Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2010-2011

{SEC(2010) 1326}

{SEC(2010) 1327}

{SEC(2010) 1328}

{SEC(2010) 1329}

{SEC(2010) 1330}

{SEC(2010) 1331}

{SEC(2010) 1332}

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE

AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO

Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2010-2011

1. Introduzione

Dopo l’adozione delle ultime relazioni della Commissione il processo di allargamento dell’UE ha acquisito nuovo slancio, nonostante le numerose altre sfide che si pongono all'Unione. L’entrata in vigore del trattato di Lisbona permette all’UE di portare avanti il suo programma di allargamento, mantenendo nello stesso tempo inalterato il ritmo dell’integrazione europea.

I negoziati con la Croazia sono entrati nella fase finale, il che dimostra ai paesi dell’allargamento che aderire è possibile, sempre che siano soddisfatte tutte le necessarie condizioni. La Serbia ha fatto domanda di adesione. Oggi la Commissione pubblica i pareri sulle candidature del Montenegro e dell'Albania. I negoziati di adesione con l’Islanda sono iniziati in luglio. Sono stati aperti nuovi capitoli nei negoziati con la Turchia, che ha dato inizio a una revisione approfondita della costituzione ai fini di un ulteriore avvicinamento agli standard europei. È proseguita la liberalizzazione del visto per i Balcani occidentali e si sono fatti notevoli passi avanti verso la risoluzione delle vertenze bilaterali di lunga data tra Slovenia e Croazia. Sono in corso i preparativi per un dialogo tra Serbia e Kosovo [1]. La riconciliazione post-bellica fra i popoli ha fatto passi avanti e gli stessi paesi interessati stanno assumendo maggiori responsabilità a livello di cooperazione regionale.

Tuttavia, le sfide da affrontare sono ancora molte. In alcuni paesi dell’allargamento il ritmo delle riforme è rallentato. È comune la necessità di concentrarsi sulla buona governance potenziando lo Stato di diritto, accelerando le riforme economiche e migliorando la capacità di adottare e attuare l’acquis. La promozione della libertà di espressione è fonte di preoccupazione nella maggior parte dei paesi. Rimangono irrisolti problemi complessi come la governance della Bosnia-Erzegovina e la questione del nome riguardante l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia. Determinate questioni bilaterali sono ancora in sospeso e le divergenze sullo status del Kosovo hanno frenato la cooperazione regionale. Proseguono i negoziati volti a trovare una soluzione globale della questione cipriota, che però non si sono ancora conclusi.

L’impegno dell’UE nei confronti del processo di allargamento rispecchia la posizione degli Stati membri, persuasi che risulterà vantaggioso sia per l’Unione che per i paesi aspiranti. Questo semplice concetto deve essere presentato e spiegato chiaramente ai cittadini perché capiscano meglio e sostengano il processo di allargamento. Il processo di allargamento dell’UE contribuisce tanto alla stabilità in Europa quanto alla sicurezza e al benessere dei suoi cittadini, e costituisce un incentivo straordinario per le riforme politiche ed economiche nei paesi interessati. È nel reciproco interesse dell’UE e dei paesi dell’allargamento avviare discussioni sui capitoli problematici sin dalle prime fasi dei negoziati. Scopo di questo processo è far sì che i paesi interessati raggiungano gli standard europei in tutti i settori contemplati dai trattati UE, aiutando quindi l'Unione a conseguire i propri obiettivi, che attualmente consistono nel gestire la crisi e la governance economica, nel tornare a una crescita per l'occupazione attraverso il programma di riforme 2020, nel rendere l'UE un luogo più sicuro e nel conferire all’Unione maggior peso sulla scena mondiale. Il programma di lavoro della Commissione per il 2011 comprende una serie di iniziative improntate a questi obiettivi.

L’allargamento deve rimanere credibile per tutte le parti in causa. I paesi aspiranti e i loro cittadini devono avere una chiara prospettiva di adesione, una volta soddisfatte le necessarie condizioni, e godere di vantaggi tangibili durante l'intero processo. L’opinione pubblica degli Stati membri e dell’UE deve essere certa che le nuove adesioni siano adeguatamente preparate e soggette a condizioni rigorose. Il successo dell’allargamento presuppone un deciso impegno politico di tutte le parti interessate. Il consenso rinnovato sull'allargamento, raggiunto in occasione del Consiglio europeo del dicembre 2006, si conferma come quadro appropriato per il conseguimento di tali obiettivi. Questa strategia si basa sui seguenti principi: consolidamento degli impegni, condizioni eque e rigorose e miglior comunicazione con i cittadini, associati alla capacità dell'UE di assorbire nuovi membri.

Il processo di allargamento comporta meccanismi e incentivi che hanno come fine ultimo l’adesione e che incoraggiano i paesi interessati a collaborare con l’UE nella realizzazione degli obiettivi comuni. Il rafforzamento della governance economica nell’UE e l'intensificazione del dialogo economico con i paesi dell'allargamento ci permettono di concentrarci sull'obiettivo comune di superamento della crisi e di creazione di posti di lavoro. Una maggiore integrazione con paesi che godono di diversi vantaggi comparativi rende l’UE più competitiva a livello mondiale. Questo è uno dei benefici duraturi derivanti dal quinto allargamento, che nel periodo 2004-2007 ha portato il numero degli Stati membri dell’UE da 15 a 27. Nel decennio terminato nel 2008, il commercio tra "vecchi" e "nuovi" Stati membri è triplicato, passando da circa 150 a 450 miliardi di euro. Il processo di allargamento ha dotato l’UE dei mezzi finanziari necessari per intervenire, all’occorrenza, a fianco delle istituzioni finanziarie internazionali onde mantenere la stabilità economica in tempi di crisi. Un mercato interno allargato comporta vantaggi per le piccole e medie imprese, che creano due terzi dell’occupazione nel settore privato dell’UE, incentivano considerevolmente l’innovazione e beneficiano quindi una quota consistente di assistenza preadesione.

Il processo di allargamento favorisce una maggiore integrazione, aiutando l’UE a raggiungere i propri obiettivi in settori fondamentali per la ripresa economica e la crescita sostenibile come l’energia, i trasporti, la tutela dell’ambiente e le misure volte ad affrontare il cambiamento climatico. I paesi dei Balcani occidentali sono interamente circondati da Stati membri. La Turchia ha confini terrestri e marittimi con l’Unione europea. La realizzazione dei corridoi transeuropei di trasporto, la diversificazione delle fonti energetiche, l’adattamento al cambiamento climatico e la mitigazione dei suoi effetti e la riduzione dell'inquinamento transfrontaliero dell'aria e dell'acqua fanno parte degli obiettivi dell'UE che non possono essere conseguiti senza un impegno totale da parte dei paesi dell’allargamento.

Anche questi paesi beneficiano dei progressi registrati nei settori suddetti e la prospettiva di adesione li incoraggia a concentrarsi in via prioritaria sugli obiettivi condivisi con l’Unione. A questi paesi viene fornito un sostegno concreto mediante sovvenzioni dello strumento di preadesione (IPA) e prestiti della Banca europea per gli investimenti e di altre istituzioni finanziarie internazionali, di cui l'IPA facilita l’ottenimento. L'Islanda, ultimo paese candidato ad aver avviato i negoziati, è un leader mondiale per diverse forme di energia rinnovabile e può dare un contributo considerevole agli sforzi dell’UE in materia di innovazione in questo e in altri settori di punta.

Una delle principali priorità dell'agenda UE definita nel programma di Stoccolma è rendere l’Europa un luogo più sicuro. Poiché i paesi dell’allargamento sono tenuti a recepire l’acquis dell’Unione e a dimostrare di poterlo applicare integralmente, la Commissione ha intensificato gli sforzi per aiutarli a prevenire e contrastare la criminalità organizzata e la corruzione nonché a rafforzare la propria capacità di far applicare la legge. Pubblici ministeri, giudici e altri esperti dell’UE competenti in materia di applicazione della legge, gestione delle frontiere e migrazioni coadiuvano attualmente le rispettive controparti nei paesi dell’allargamento mettendo a disposizione le proprie competenze e valutando i progressi compiuti. Il rispetto dei parametri fissati, che determina il ritmo al quale un paese candidato progredisce verso l’adesione all’UE in sede negoziale, impone di fornire prove convincenti che la giustizia viene amministrata in modo indipendente ed efficace.

L’esperienza acquisita con la liberalizzazione del visto per i Balcani occidentali dimostra quanto possa essere proficuo combinare condizioni rigorose con la concessione di benefici ad hoc, collegati ai progressi verso l‘adesione all’UE, e sottolinea l’importanza di un impegno costante da parte dei governi interessati per garantire il rispetto dei limiti e delle condizioni cui è subordinata l’ulteriore liberalizzazione della circolazione delle persone.

Con l’entrata in vigore del trattato di Lisbona l’UE si è dotata degli strumenti necessari per fare la propria parte sulla scena mondiale, come dimostra il ruolo svolto dall’Unione nell’adozione della risoluzione dell’Assemblea generale dell’ONU sul Kosovo. In un mondo in cui le potenze emergenti svolgono un ruolo sempre più incisivo, l'allargamento conferisce maggiore peso all'UE e ne aumenta l'autorevolezza nei consessi internazionali. Il quinto allargamento ha dato nuovo slancio alle relazioni dell’UE con i suoi vicini sud-orientali e l'ha indotta a riflettere sulla possibilità di sviluppare iniziative nelle regioni del Baltico e del Mar Nero. Il processo di adesione riguardante i paesi dei Balcani occidentali e la Turchia accentua ulteriormente l’interesse e l’influenza dell’Unione nelle regioni del Mediterraneo e del Mar Nero, come pure nel bacino del Danubio. Sviluppando il proprio ruolo nella regione circostante ad integrazione del suo processo di adesione e in coordinamento con l'UE, la Turchia può aumentare il proprio peso e quello dell’Unione a livello mondiale, non ultimo in Medio Oriente e nel Caucaso meridionale. Un’azione congiunta dell’UE e della Turchia può rendere più sicuro l’approvvigionamento energetico, risolvere i conflitti regionali ed evitare che si creino divisioni per motivi etnici o religiosi. Insieme, l’Islanda e l’UE possono svolgere un ruolo importante nella gestione delle questioni attinenti all'energia, all'ambiente, al settore marittimo e alla sicurezza nell'Artico. Per realizzare appieno il potenziale di queste sinergie è indispensabile un impegno reciproco nei confronti di una strategia di allargamento credibile.

Il peso dell’UE nel mondo dipende anche, in misura considerevole, dall’attrattiva insita nel suo modello normativo. Il dinamismo del mercato interno e l'adozione delle norme e degli standard UE in paesi di tutto il mondo rappresentano un fortissimo incentivo per il commercio, gli investimenti e la crescita. L’atto per il mercato unico" (Single Market Act) presentato dalla Commissione intende eliminare molte delle strozzature rimanenti e liberare altre potenzialità di crescita. Nell’ambito del processo di allargamento, i paesi interessati adotteranno progressivamente l’acquis, ampliando il campo in cui si applica un’unica serie di standard. Questo dovrebbe incentivare nuovi investimenti e favorire l’innovazione e la coesione sociale, oltre a rendere più attrattivo il modello normativo dell'UE nei paesi limitrofi e nel più ampio sistema internazionale.

La posta in gioco è alta, sia per l’UE che per i paesi aspiranti. Al tempo stesso, tuttavia, l'importanza di questo programma agli occhi dei cittadini varia in funzione delle preoccupazioni quotidiane, spesso considerate prioritarie. Le relazioni di quest’anno, con le relative conclusioni e raccomandazioni, dimostrano che il processo di allargamento può contribuire a risolvere molte questioni che preoccupano i nostri cittadini, che si tratti della prevenzione e della lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione o della creazione di crescita e occupazione. Le istituzioni dell'UE e i suoi Stati membri devono unire le loro forze per migliorare la comprensione e il sostegno del processo di allargamento, spiegando in che modo tale processo può aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi comuni. Il successo dei futuri allargamenti permetterà all’UE di affrontare meglio le numerose altre sfide che ha di fronte.

2. Sfide principali

2.1. Superare la crisi economica

La crisi economica ha colpito tutti i paesi dell’allargamento, anche se in misura diversa a seconda delle strutture economiche nazionali. L’Albania, il Kosovo e l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia ne hanno risentito in misura minore, perché meno dipendenti dalle esportazioni e dotati di mercati nazionali resistenti. La Croazia, la Serbia e la Turchia, maggiormente integrate nel mercato mondiale, hanno subito pesanti ripercussioni. La crisi ha colpito duramente il Montenegro, che dipende in larga misura dai finanziamenti esterni e da un numero limitato di settori, e il suo impatto in Bosnia-Erzegovina è stato accentuato da politiche di bilancio procicliche caratterizzate da sovvenzioni e trasferimenti sociali elevati nel bilancio.

Il 2010 ha visto qualche accenno di ripresa nei Balcani occidentali. La domanda interna, ancora debole, riflette le condizioni restrittive del credito e il persistere della disoccupazione. La ripresa, sostenuta da un tasso di crescita elevato, è ben avviata in Turchia grazie al risanamento di bilancio e alla ristrutturazione del settore bancario operata all'inizio del decennio. L’Islanda risente ancora delle turbolenze finanziarie mondiali e del crollo del suo sistema bancario.

In molti paesi le finanze pubbliche sono ancora sotto pressione. Nonostante un debito pubblico medio relativamente poco elevato, la politica di bilancio espansionistica seguita durante il periodo del boom ha accentuato la vulnerabilità e l’esposizione dei paesi dell'allargamento alla crisi finanziaria mondiale, ad eccezione della Turchia. Molti paesi dei Balcani occidentali non disponevano, a livello di bilancio, di un margine di manovra sufficiente e della capacità necessaria per definire le priorità in materia di spesa pubblica a favore dello stimolo fiscale in risposta alla crisi. I Balcani occidentali hanno adottato misure di bilancio restrittive, compreso un riequilibrio del bilancio, che tuttavia non sono bastate ad impedire l’aggravamento dei disavanzi di bilancio. L’Islanda, la Serbia, il Kosovo e la Bosnia-Erzegovina si sono avvalsi del sostegno dell’FMI.

L’UE, a fianco delle istituzioni finanziarie internazionali, ha contribuito ad attenuare gli effetti della crisi. L’assistenza IPA è stata riprogrammata per sostenere gli investimenti nelle infrastrutture e nella competitività. Alcuni paesi hanno beneficiato di sostegno al bilancio e assistenza macrofinanziaria. Il quadro per gli investimenti nei Balcani occidentali svolge un ruolo importante nel reperimento di fondi a favore di grandi progetti infrastrutturali (vedi sezione 3).

Per raggiungere tassi di crescita sostenibili e arrivare a una convergenza reale occorreranno altre riforme strutturali e politiche di bilancio prudenziali. Occorre sfruttare meglio le fonti di crescita interne per migliorare la capacità produttiva, la creazione di posti di lavoro e la competitività. Aumentando gli investimenti nazionali ed esteri nei progetti innovativi, e in particolare nelle attività orientate all'esportazione, si incrementeranno produzione e produttività, arrivando così a tassi di occupazione più elevati e a saldi commerciali più sostenibili. Ciò contribuirà anche a risolvere i problemi sociali più urgenti della regione.

Per incrementare gli investimenti esteri e nazionali, i governi devono migliorare il clima imprenditoriale, il che significa aumentare l’efficienza della pubblica amministrazione, rafforzare l’indipendenza dell'apparato giudiziario, eliminare le barriere informali agli scambi e potenziare lo Stato di diritto. Per attrarre gli investimenti è importante garantire il buon funzionamento del mercato regionale nell'ambito dell'accordo centroeuropeo di libero scambio (CEFTA) e proseguire l’allineamento con l’acquis. La prevista liberalizzazione degli scambi di prodotti agricoli e di servizi nella regione e l’apertura dei mercati degli appalti pubblici aumenteranno ulteriormente il potenziale di crescita della regione.

I paesi dell’allargamento devono assolutamente garantire la solidità e la sostenibilità delle finanze pubbliche, condizione indispensabile anche per preparare l’adesione dell’UE. Le recenti esperienze hanno messo in luce l'interdipendenza delle economie europee e l’effetto destabilizzante che i forti squilibri possono avere, anche in economie più piccole.

La Commissione continuerà ad utilizzare appieno gli strumenti preadesione e la vigilanza economica per monitorare i risultati economici e di bilancio dei paesi dell’allargamento. Il dialogo regolare condotto dall’UE con i paesi candidati permette loro di familiarizzarsi con il sistema di sorveglianza e coordinamento delle politiche economiche all’interno dell’Unione. È stato avviato un processo analogo con i candidati potenziali. Anche i dialoghi economici tra la Commissione e i paesi dell’allargamento nell’ambito degli accordi di associazione vengono utilizzati per la sorveglianza delle politiche economiche.

Si stanno prendendo misure volte a rafforzare la governance economica nell’UE. Quando questo coordinamento rafforzato a livello macroeconomico, di bilancio e strutturale sarà stato debitamente definito e formalizzato, la Commissione rifletterà su come estendere alcune delle sue disposizioni ai paesi dell’allargamento.

Parallelamente al dialogo e alla sorveglianza, l’UE sostiene attivamente gli sforzi dei paesi dell’allargamento finalizzati alla ripresa economica, alla stabilizzazione macroeconomica e al risanamento di bilancio. L’IPA eroga aiuti consistenti per migliorare la gestione delle finanze pubbliche, la qualità delle statistiche e la vigilanza nel settore bancario.

Il processo di allargamento contribuisce a realizzare gli obiettivi della strategia Europa 2020 ampliando l'ambito di applicazione del quadro normativo dell'UE e creando nuove opportunità commerciali. La Commissione si compiace del fatto che molti paesi dell’allargamento intendano tener conto della strategia Europa 2020 nel definire le priorità di riforma nazionali. La Commissione assocerà i paesi dell’allargamento a iniziative adottate a livello UE per conseguire i traguardi propri di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, in modo da raggiungere livelli elevati di occupazione, produttività e coesione sociale. Nel settore dell’istruzione, la Commissione valuterà le possibilità di includere tutti i paesi dell’allargamento nel quadro "Istruzione e formazione 2020" e di coinvolgerli in attività di apprendimento tra pari [2].

I paesi dell’allargamento hanno iniziato ad aderire a iniziative nei gruppi regionali, nel cui ambito possono procedere a una valutazione congiunta dei progetti e definire traguardi specifici per la regione. Lo Small Business Act for Europe, una serie di misure volte a migliorare il clima imprenditoriale per le PMI, è un’iniziativa di questo tipo. La Commissione proporrà al Consiglio di cooperazione regionale di istituire piattaforme per il dialogo e le verifiche inter pares in altri settori in linea con le priorità di Europa 2020. La Commissione terrà conto delle priorità della strategia Europa 2020 nel programmare l’assistenza IPA.

2.2. Inclusione sociale

La crisi economica ha avuto un’incidenza negativa sui sistemi di assistenza sociale dei paesi dell’allargamento, con ripercussioni particolarmente pesanti per i gruppi vulnerabili come le minoranze, le comunità svantaggiate e i disabili. L’intera regione è caratterizzata da povertà, tassi elevati di disoccupazione, specialmente fra i giovani, e un basso livello di partecipazione della forza lavoro. La minoranza rom, particolarmente vulnerabile, vive in condizioni di povertà e deve affrontare discriminazioni e segregazione nell’accesso all'istruzione, all'occupazione, agli alloggi e ai servizi sociali, compresa l’assistenza sanitaria. Un gran numero di rom non è ancora iscritto all’anagrafe o non possiede documenti personali. Molti di essi vivono ancora in campi per gli sfollati interni a seguito dei recenti conflitti.

La Commissione si è impegnata ad aiutare i paesi dell’allargamento a migliorare le condizioni dei gruppi vulnerabili, anche mediante l’inclusione socioeconomica dei rom. Attraverso lo strumento IPA, la Commissione fornisce un notevole sostegno alle categorie vulnerabili mediante l'istruzione e il potenziamento dei servizi sociali e occupazionali, onde integrare le persone svantaggiate nel mercato del lavoro. La Commissione finanzia anche il potenziamento delle infrastrutture nei campi rom. Questo sostegno verrà rafforzato nell'intento di migliorare le condizioni di vita nei paesi maggiormente interessati, aiutandoli a definire un approccio globale ai problemi dell'inclusione sociale. Il memorandum congiunto sull’inclusione che è già stato concluso con la Croazia costituisce un quadro strategico in questo settore. I paesi dell’allargamento hanno già preso provvedimenti per affrontare le sfide di cui sopra, ma devono fare di più. La Commissione li invita ad adoperarsi con impegno per ridurre la povertà e l'esclusione sociale, in linea con le priorità di Europa 2020, e a sfruttare meglio le opportunità offerte dal Decennio di integrazione dei rom. I paesi dell’allargamento devono riflettere sulla possibilità di definire traguardi chiari e ambiziosi in termini di occupazione, istruzione e riduzione della povertà a favore delle comunità svantaggiate, in particolare i rom.

2.3. Potenziare lo Stato di diritto e la pubblica amministrazione

Un obiettivo fondamentale per la maggiore parte dei paesi dell’allargamento è potenziare lo Stato di diritto, specie per quanto riguarda l’apparato giudiziario e la lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione. Il passaggio alle prossime fasi del processo di adesione all’UE dipende in larga misura dall’ottenimento di risultati tangibili, che comportino un miglioramento costante dello Stato di diritto.

Il consenso rinnovato sull'allargamento raggiunto nel 2006 invita ad affrontare le questioni connesse allo Stato di diritto sin dalle prime fasi del processo di adesione. La Commissione ha annoverato fra i suoi obiettivi prioritari quello di affrontare tali questioni e di utilizzare tutti gli strumenti disponibili. L'uso di parametri nei negoziati di adesione costituisce un importante catalizzatore per le riforme e un’esplicita indicazione che le questioni attinenti allo Stato di diritto vanno affrontate seriamente prima dell'adesione. Il processo di liberalizzazione del visto ha dimostrato l’utilità di stabilire condizioni concrete e specifiche in materia di riforma, che consentono ai paesi di orientare meglio i propri sforzi. Le verifiche inter pares e le altre missioni sono state intensificate, permettendo a giudici, pubblici ministeri e altri esperti degli Stati membri competenti in materia di applicazione della legge, gestione delle frontiere e migrazioni di avere contatti diretti con i loro omologhi. Una più intensa cooperazione giudiziaria e di polizia nella regione, con gli Stati membri dell’UE e con Europol, Eurojust e Frontex fornisce gli strumenti necessari per lottare contro la criminalità transnazionale nel periodo preadesione.

Sulla base dell’esperienza acquisita, la Commissione intensificherà ulteriormente la propria azione e il dialogo sullo Stato di diritto con i paesi candidati effettivi e potenziali, I paesi devono adoperarsi per ottenere risultati concreti e duraturi e costituire un track record convincente e credibile nella lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione e nella riforma della giustizia. La creazione e l’attuazione di un quadro legislativo stabile sono di fondamentale importanza. Si estenderà il ricorso alle missioni condotte da pari e all'analisi comparativa (benchmarking). I pareri della Commissione sulle candidature di Montenegro e Albania definiscono priorità connesse allo Stato di diritto.

La Commissione osserva con attenzione i progressi compiuti, in particolare mediante gli organi congiunti istituiti dagli accordi di stabilizzazione e di associazione o dagli accordi interinali e dalle missioni di valutazione. I risultati di questo dialogo vengono integrati nelle relazioni sui progressi compiuti. L’assistenza IPA riserva un’attenzione particolare allo Stato di diritto. TAIEX organizza ogni anno oltre 100 eventi attinenti allo Stato di diritto a beneficio dei paesi dell’allargamento.

Di recente si sono osservati sviluppi positivi per quanto riguarda la cooperazione giudiziaria in diversi paesi dei Balcani occidentali. Sono stati conclusi nuovi accordi bilaterali, in particolare tra Serbia e Albania, riguardanti la cooperazione di polizia, l'assistenza giudiziaria reciproca e l’applicazione reciproca delle sentenze nei casi penali. La Croazia e la Serbia hanno firmato un accordo di estradizione reciproca ai fini di azioni penali o dell’applicazione di sentenze di reclusione in casi di criminalità organizzata e corruzione. La Commissione esorta gli altri paesi della regione a seguire il loro esempio. La cooperazione giudiziaria risulterebbe molto più proficua se si estendessero le possibilità di estradizione a tutti i casi di reati gravi, compresi i crimini di guerra. Il Consiglio di cooperazione regionale sta cercando di intensificare la cooperazione tra forze di polizia, procure e magistratura.

Una funzione pubblica professionale e non politicizzata è fondamentale per consolidare lo Stato di diritto e migliorare la governance. La riforma della pubblica amministrazione è una priorità per i paesi dell’allargamento, la maggior parte dei quali è impegnata, a stadi diversi, nella costruzione dello Stato. La sostenibilità delle riforme presuppone che siano integrate nelle strutture statali esistenti e che tengano conto dello specifico contesto sociale e di governance. La Commissione continuerà a sostenere le riforme della governance pubblica nei paesi dell’allargamento, in stretta cooperazione con SIGMA [3].

2.4. Libertà di espressione e media

La libertà di espressione e dei media, che è parte integrante di qualsiasi regime democratico, continua a destare preoccupazioni nella maggior parte dei paesi dell’allargamento. In Turchia, la libertà di espressione non è ancora sufficientemente garantita dal quadro legislativo. In molti paesi dei Balcani occidentali, proseguono le minacce e le aggressioni fisiche a danno di giornalisti. In alcuni paesi, la diffamazione è tuttora considerata un reato o dà luogo ad ammende eccessivamente elevate. In molti paesi l'indipendenza dei media, comprese le emittenti pubbliche, è soggetta a ingerenze politiche. L’indipendenza della stampa subisce indebite pressioni politiche ed economiche. Questi problemi devono essere affrontati urgentemente dai paesi in questione.

La Commissione verificherà attentamente i progressi compiuti, concentrandosi in particolare su aspetti come il quadro legislativo e la sua conformità con gli standard europei, specie per quanto riguarda la diffamazione, il dovere delle autorità di reprimere debitamente tutti gli attacchi a danno di giornalisti, la creazione di organismi autonomi e il loro contributo ad una maggiore professionalità, il ruolo delle emittenti radiotelevisive pubbliche nelle democrazie pluralistiche e lo sviluppo di reti transfrontaliere per potenziare l’elaborazione di relazioni nell’intera regione, così da migliorare la comprensione reciproca. Nella primavera del 2011 la Commissione organizzerà una conferenza con i paesi dell’allargamento sul tema “libertà di espressione e media”, durante la quale sarà possibile valutare i progressi compiuti in questi settori. Ove opportuno, il sostegno IPA sarà erogato come follow-up della conferenza.

2.5. Riconciliazione, cooperazione regionale e questioni bilaterali nei Balcani occidentali

Nell'ultimo decennio i Balcani occidentali hanno compiuto progressi sostanziali in termini di stabilità e cooperazione regionale. Rimangono tuttavia irrisolte diverse questioni derivanti dai conflitti nella regione, le quali incidono sia sul funzionamento interno degli Stati che sulle relazioni tra di essi. L’UE sta lavorando insieme alle parti in causa per aiutarle a liberarsi di questo retaggio del passato.

Progredire verso la riconciliazione è di fondamentale importanza per la stabilità nel Kosovo, dove è iniziata una nuova fase dopo il parere consultivo della Corte internazionale di giustizia. In seguito all’adozione della risoluzione dell’Assemblea generale ONU, l’UE è disposta a facilitare un processo di dialogo tra Pristina e Belgrado per promuovere la cooperazione, progredire nel percorso verso l’UE e migliorare le condizioni di vita della popolazione. I progressi verso la riconciliazione rivestono un’importanza capitale anche in Bosnia-Erzegovina, non ultimo per il funzionamento dello Stato. L’attuazione integrale dell’accordo di Ohrid nell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia, il rispetto e la tutela delle minoranze etniche in tutta la regione, il rientro dei rifugiati e la collaborazione con il Tribunale penale internazionale per l’ex Iugoslavia (ICTY), così come il corretto svolgimento dei processi nazionali per crimini di guerra, sono elementi importanti ai fini della riconciliazione.

Una riconciliazione duratura richiede un impegno a tutti i livelli - governo, apparato giudiziario e società civile - ed è legata alla lotta contro la povertà e l'esclusione sociale. Di recente si sono registrati diversi segnali positivi. Il parlamento serbo ha adottato una dichiarazione in cui condanna il crimine di Srebrenica e fa riferimento alla relativa sentenza della Corte internazionale di giustizia. Le ONG hanno lanciato un’iniziativa volta a istituire una commissione regionale per l’accertamento e la divulgazione della verità, la cosiddetta iniziativa RECOM, che è appoggiata dai presidenti croato e serbo, dal parlamento montenegrino e dalle comunità religiose. Un sostegno regionale più ampio contribuirebbe alla riconciliazione. Al vertice dell’iniziativa Igman tenutosi a Sarajevo nel maggio 2010 hanno partecipato i presidenti di Serbia, Bosnia-Erzegovina, Croazia e Montenegro. L’iniziativa, che riunisce 140 ONG, mira a promuovere e agevolare la cooperazione locale e regionale. Questi sforzi devono essere sostenuti da azioni giudiziarie contro i crimini di guerra mediante una collaborazione totale con l'ICTY e lo svolgimento rapido ed efficiente dei processi per crimini di guerra dinanzi ai tribunali nazionali. Una collaborazione totale con l’ICTY, specialmente da parte di Serbia e Croazia, rimane fondamentale.

Si osservano sviluppi positivi relativamente al rientro dei rifugiati avviato dal processo di Sarajevo. A marzo si è tenuta a Belgrado una conferenza ministeriale che ha riaperto il dialogo tra i governi interessati. La Commissione è disposta a valutare la possibilità di erogare ulteriori contributi finanziari dell’UE al processo e a sostenere l’organizzazione di una conferenza dei donatori quando i paesi avranno raggiunto un accordo su azioni concrete per risolvere i problemi ancora in sospeso. Vi sono ancora 14 631 dispersi (i dati sono dell’agosto 2010) a seguito dei conflitti armati nella regione e il processo di risoluzione dei casi rimanenti procede molto a rilento. I paesi interessati devono adoperarsi con maggiore impegno per risolvere i casi in sospeso entro tempi ragionevoli.

La cooperazione regionale contribuisce alla riconciliazione, alle relazioni di buon vicinato e a un clima favorevole alla soluzione delle questioni bilaterali pendenti. Tale cooperazione è fondamentale anche per lo sviluppo economico dei Balcani occidentali e per affrontare problemi comuni quali la criminalità organizzata, la gestione delle frontiere, il cambiamento climatico o l’inquinamento ambientale. La cooperazione regionale è indispensabile per far progredire il programma di integrazione nell’UE in settori quali la sicurezza dei cittadini, dell’energia o dei trasporti.

La regione ha preso provvedimenti per potenziare le strutture regionali. Il Consiglio di cooperazione regionale (CCR) svolge un ruolo determinante nell'orientare e nel monitorare la cooperazione regionale. Il CCR ha adottato una strategia e un programma di lavoro ambiziosi per il 2011-2013, che ora devono essere attuati rivolgendo particolare attenzione alle attività orientate ai risultati a cui il CCR può portare un reale valore aggiunto. L’accordo centroeuropeo di libero scambio (CEFTA) è fondamentale per il completamento della zona di libero scambio regionale. La Comunità dell’energia si sta attivando per realizzare un mercato regionale dell’energia e per preparare l’integrazione nel mercato energetico dell’UE. L'accordo sullo Spazio aereo comune europeo innalzerà gli standard di sicurezza e gestione del traffico aereo e creerà condizioni di maggiore concorrenza per i passeggeri aerei.

La Commissione fornisce un sostegno finanziario consistente a favore della cooperazione regionale. Nel 2011 si mobiliteranno fondi IPA per facilitare la partecipazione della regione a grandi accordi internazionali come il trattato sui trasporti. La scuola regionale dell'amministrazione pubblica (ReSPA) è del tutto operativa e organizza attualmente circa 2 500 giorni di formazione all’anno. L’accordo internazionale che le conferisce personalità giuridica è stato ratificato nel luglio 2010. L’inaugurazione ufficiale della sua sede, situata a Danilovgrad (Montenegro), dovrebbe avere luogo l’11 novembre 2010.

La Commissione continuerà a sostenere il ripristino del patrimonio culturale nell’ambito del processo di Lubiana. Il CCR costituirà una task force “cultura e società”, coadiuvata da un segretariato permanente beneficiario dell'assistenza finanziaria preadesione dell'UE, il cui compito consisterà nel gestire il processo di Lubiana in collaborazione con il Consiglio d’Europa e con la Commissione.

La Commissione sta dando veste definitiva a una strategia per il Danubio che vedrà riuniti Stati membri, paesi dell'allargamento e paesi del partenariato orientale. L’inclusione e l’attiva partecipazione dei paesi dei Balcani occidentali che condividono il bacino del Danubio con i loro vicini dell'UE sono di fondamentale importanza per il successo della strategia. La strategia è un’opportunità di realizzare investimenti reciprocamente vantaggiosi a favore dei trasporti, dell'energia, dell'ambiente e dello sviluppo socioeconomico.

Le divergenze sullo status del Kosovo hanno frenato la cooperazione regionale, incidendo in particolare sul funzionamento del CEFTA, sull’estensione del sistema paneuromediterraneo di cumulo diagonale e sulla firma dell’accordo sulla Comunità dei trasporti. A volte è risultato impossibile indire riunioni a cui partecipassero tutti i soggetti regionali. La Commissione incoraggia caldamente tutte le parti interessate a cercare soluzioni pratiche e pragmatiche per garantire un'ampia partecipazione alla cooperazione regionale, a prescindere dalle posizioni divergenti sulla questione dello status del Kosovo.

La Slovenia e la Croazia hanno firmato e ratificato un accordo per un arbitrato internazionale sui confini che spiana la via a una soluzione definitiva. L’accordo dimostra che le questioni bilaterali possono essere risolte in uno spirito di buon vicinato. L’ex Repubblica iugoslava di Macedonia e il Kosovo hanno completato la delimitazione dei loro confini. Restano però irrisolte altre questioni bilaterali, specialmente in materia di confini, e la vertenza sul nome tra la Grecia e l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia.

Le questioni bilaterali pendenti, comprese le vertenze frontaliere, devono essere risolte dalle parti interessate in uno spirito di buon vicinato e tenendo conto degli interessi globali dell'UE. Ciò richiede una rinnovata volontà politica da parte degli interessati. La Commissione si aspetta che si adoperino con il massimo impegno per risolvere le vertenze frontaliere pendenti secondo il principio della soluzione pacifica delle controversie in conformità della Carta delle Nazioni Unite, ricorrendo, ove necessario, alla competenza della Corte internazionale di giustizia. Le questioni bilaterali non devono bloccare il processo di adesione. L’UE è disposta a contribuire alla mobilitazione del necessario slancio politico per la ricerca di soluzioni e a sostenere le iniziative connesse.

3. Gli strumenti preadesione al servizio della politica di allargamento

Assistenza finanziaria – impostazione strategica

Scopo dell'assistenza finanziaria fornita dallo strumento di assistenza preadesione (IPA) è aiutare i paesi candidati effettivi e potenziali a conformarsi ai criteri di adesione, ad allinearsi alle politiche e agli standard dell’UE e a stimolare lo sviluppo socioeconomico. Quest’assistenza, erogata tramite il bilancio UE, comporta un chiaro valore aggiunto. Fornire assistenza ai paesi dell’allargamento significa investire nel futuro dell’UE: aiutando i suoi futuri membri a prepararsi adeguatamente all’adesione, l’UE potrà raggiungere più agevolmente i suoi obiettivi strategici. 11,6 miliardi di euro sono disponibili a titolo dell’IPA per il 2007-2013 per aiutare i paesi dell’allargamento a prepararsi all’adesione. Nel quadro finanziario pluriennale indicativo riveduto per il 2011-2013 figura una ripartizione indicativa.

Scopo dell’IPA è consentire una pianificazione strategica dell'assistenza sulla base di documenti di programmazione indicativa pluriennale (MIPD) di durata triennale, che definiscono le priorità dell'assistenza negli anni successivi e su cui si basa la programmazione annuale o pluriennale. I MIPD sono elaborati in funzione delle esigenze individuate nei partenariati e nelle relazioni sui progressi compiuti.

La Commissione ha preso provvedimenti volti a rafforzare la natura strategica del processo e il collegamento tra le priorità definite nei partenariati europei o di adesione, le relazioni sui progressi compiuti e la programmazione dell'assistenza. L’accento è stato quindi posto maggiormente su settori fondamentali quali la buona governance e lo Stato di diritto. Per illustrare meglio questa scelta e aumentare la titolarità dei paesi beneficiari, nel programmare l’assistenza preadesione la Commissione seguirà sempre più spesso un approccio maggiormente incentrato sui settori.

I paesi dell’allargamento vengono pertanto incoraggiati a elaborare programmi strategici dettagliati nei settori chiave considerati di vitale importanza per progredire verso l'UE. Le priorità connesse all’adesione devono essere pienamente integrate in questi programmi a titolarità nazionale. I prossimi MIPD per il periodo 2011-2013 definiranno gli obiettivi dell’assistenza IPA in questi settori.

Altri settori che continueranno a figurare tra le priorità dei MIPD sono quelli connessi allo sviluppo regionale, allo sviluppo delle risorse umane e allo sviluppo rurale, specialmente nel caso dei paesi candidati. Imparando a gestire gli aiuti preadesione in modo efficace e conforme ai principi della sana gestione finanziaria, i governi dei paesi dell'allargamento possono prepararsi a gestire i fondi UE in qualità di futuri Stati membri.

In alcuni paesi, tuttavia, l'effettiva attuazione dei programmi IPA pone ancora problemi. I paesi beneficiari devono intensificare gli sforzi per garantire una capacità amministrativa e una competenza sufficienti ai fini dell'elaborazione e dell'attuazione di progetti sostenibili e orientati ai risultati, onde ottimizzare l'assorbimento dei fondi preadesione disponibili. La Commissione aiuterà i beneficiari a migliorare la propria capacità e monitorerà il ciclo finanziario dell’IPA, individuando le carenze già dalle prime fasi.

La Commissione ricorrerà sempre più spesso alla programmazione pluriennale, che consente una definizione più precisa di priorità e scadenze, assicurando inoltre una maggiore prevedibilità dell’assistenza finanziaria nell'interesse dei paesi beneficiari.

Un approccio settoriale faciliterà la cooperazione tra donatori e beneficiari, eliminando le duplicazioni e migliorando efficienza ed efficacia. Questo permetterà a sua volta a tutte le parti interessate di concentrarsi sempre più sui risultati previsti e sull'impatto della nostra azione combinata.

L’entità degli investimenti da effettuare nei paesi dell’allargamento per preparare l’adesione e una reale convergenza necessita contributi consistenti dai bilanci nazionali, il sostegno di altri donatori e delle istituzioni finanziarie internazionali (IFI) e la mobilitazione degli investitori privati. I partenariati pubblico-privato risultano di grande utilità a tal fine, in quanto associano le sovvenzioni dei bilanci pubblici con i prestiti erogati da banche private. Il quadro per gli investimenti nei Balcani occidentali (WBIF), il Fondo europeo per l’Europa sudorientale (EFSE) e il Fondo Green for Growth (GGF) sono validi esempi di come sia possibile mobilitare un afflusso elevato di capitale con risorse pubbliche limitate.

Il WBIF, creato nel dicembre 2009 come iniziativa comune della Commissione e delle IFI partner, è uno strumento fondamentale per convogliare investimenti infrastrutturali nella regione. Il WBIF permette di ottenere ingenti prestiti dalle IFI con sovvenzioni IPA. Sono state assegnate sovvenzioni pari a 137 milioni di euro che potrebbero mobilitare investimenti per un valore di 6,6 miliardi di euro. Il WBIF punterà principalmente ad aumentare il numero di progetti relativi a risorse idriche e acque reflue nella regione, stimolare il sostegno all’efficienza energetica, accelerare gli investimenti nella rete principale di trasporto e favorire lo sviluppo di PMI e meccanismi atti a promuovere la crescita economica all'indomani della crisi finanziaria. I progetti realizzati nell’ambito del WBIF coprono diversi paesi dei Balcani occidentali e rafforzano la cooperazione regionale. Il WBIF incentiverà grossi investimenti di importanza regionale come la rete principale di trasporto regionale dell’Europa sudorientale, che può essere considerata il precursore della futura rete di trasporto transeuropea (TEN-T) nella regione.

L’assistenza finanziaria IPA per la cooperazione regionale mira a garantire la stabilità regionale, incrementare i flussi commerciali intraregionali e sostenere le iniziative e le strutture della cooperazione regionale nei Balcani occidentali, quali il Consiglio di cooperazione regionale e la scuola regionale della pubblica amministrazione. Il Consiglio di cooperazione regionale è chiamato a svolgere un ruolo importante per verificare che i finanziamenti dell'IPA e di altri donatori rispecchino le priorità della cooperazione regionale.

Partecipazione a programmi e agenzie dell’UE

La partecipazione dei paesi dell’allargamento ai programmi e alle agenzie dell’UE mira ad intensificare la collaborazione con gli Stati membri e a familiarizzare questi paesi con le strategie e i metodi di lavoro dell’UE. I paesi candidati effettivi e potenziali possono partecipare ai programmi UE sulla base di accordi quadro, mentre per la loro partecipazione alle agenzie UE la decisione viene presa di volta in volta. La partecipazione può essere finanziata in parte mediante l'assistenza finanziaria dell'IPA. I paesi vengono incoraggiati a partecipare principalmente a programmi o agenzie tali da sostenere i settori più importanti ai fini delle riforme e che possono procurare loro i maggiori benefici.

Informazione e comunicazione

Un forte sostegno da parte dei cittadini è indispensabile per il successo della politica di allargamento. Gli Stati membri e i paesi dell’allargamento sono chiamati a svolgere un ruolo centrale nell’azione di informazione e di comunicazione volta a preservare questo sostegno. La Commissione si è impegnata a migliorare il flusso di informazioni obiettive sul processo di allargamento, presentate in forma facilmente accessibile, attraverso i vari mezzi di comunicazione disponibili attualmente. È di particolare importanza che queste informazioni arrivino ai giovani che, per la loro esperienza di vita, potrebbero non cogliere appieno l’assoluta esigenza di rafforzare la sicurezza e la stabilità in Europa. Spetta ai leader politici a livello europeo, nazionale, regionale e locale utilizzare queste informazioni nel modo più incisivo per i loro elettori.

L'esperienza acquisita nel corso del quinto allargamento dimostra che una comunicazione carente lascia libero il campo ad informazioni fuorvianti. Occorre quindi colmare questo vuoto mediante informazioni esatte e facilmente accessibili, affinché i cittadini siano pienamente consapevoli della posta in gioco. Nel 2010 l’Unione ha dovuto affrontare nuove sfide legate alla crisi economica, all’ambiente, all’occupazione, alla sicurezza dei cittadini, al cambiamento climatico e alla migrazione. Questi sono i problemi che preoccupano i cittadini, sia negli Stati membri che nei paesi dell’allargamento. Il compito dei dirigenti politici è spiegare come il proseguimento del programma di allargamento possa aiutare l'UE a conseguire i propri obiettivi in questi ambiti fondamentali e, al tempo stesso, accelerare le riforme e migliorare le condizioni di vita nei paesi dell’allargamento. Risultati reali e tangibili: questa è la migliore pubblicità per l’allargamento. La liberalizzazione del visto per i Balcani occidentali è un esempio particolarmente calzante.

Sviluppo della società civile

Le attività della società civile sono di fondamentale importanza sia per una democrazia matura che per il rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto. Queste attività aumentano la responsabilità politica, stimolano e ampliano il dibattito sulle scelte della società e rafforzano il consenso a favore di una società pluralistica. Contribuendo a una democrazia più aperta, partecipativa e dinamica, una società civile vivace e motivata favorisce anche la tolleranza e la riconciliazione. La partecipazione delle organizzazioni della società civile al processo preadesione migliora la qualità delle riforme connesse all’adesione e garantisce loro maggiore sostegno da parte dei cittadini.

Occorre una cultura che accetti e riconosca il ruolo svolto dalla società civile per consentire alle organizzazioni della società civile di avviare un dialogo strategico efficace. Le consultazioni pubbliche sulle iniziative strategiche e sui disegni di legge devono diventare la norma. L’accesso della società civile alle sovvenzioni statali è spesso ostacolato dalla scarsa trasparenza e dalla definizione carente dei criteri di allocazione.

Lo strumento per la società civile contribuisce a rafforzare le capacità e la professionalità delle organizzazioni della società civile, consentendo loro di avviare un dialogo efficace con soggetti pubblici e privati e di monitorare gli sviluppi in settori quali lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti fondamentali. Lo strumento finanzia iniziative a livello locale, reti regionali e visite di breve durata nell’UE.

La Commissione ha riesaminato lo strumento perché risulti più accessibile alle organizzazioni locali a base comunitaria, tenendo conto delle osservazioni formulate dalle organizzazioni della società civile. La Commissione interverrà in modo più mirato, in funzione delle esigenze di ciascun paese, ed erogherà finanziamenti di avviamento a più lungo termine alle ONG. Organizzazioni più forti e consolidate potrebbero svolgere un ruolo di consulenza e di sostegno per le organizzazioni più piccole.

4. Progressi nei paesi dell’allargamento e programma per il 2010-2011

4.1. Guidare i Balcani occidentali verso l’adesione all’UE

In occasione della riunione ministeriale UE-Balcani occidentali tenutasi a Sarajevo il 2 giugno 2010, l’UE ha ribadito il proprio impegno inequivocabile nei confronti della prospettiva europea di questi paesi. Il futuro dei Balcani occidentali è legato all’Unione europea.

Nel corso dell’ultimo anno i paesi dei Balcani occidentali si sono avvicinati all'adesione all’UE grazie ai progressi conseguiti, sebbene non uniformemente, nell'attuazione delle riforme e nel rispetto dei criteri e delle condizioni stabiliti. I progressi della Croazia confermano la validità del processo di stabilizzazione e associazione per i Balcani occidentali come strategia finalizzata all'adesione. I progressi degli altri paesi dei Balcani occidentali verso l'adesione all'UE dipendono ugualmente dal ritmo delle loro riforme politiche ed economiche.

Si osservano progressi considerevoli verso la liberalizzazione del visto. Nel corso dell'ultimo anno, l'UE ha abolito l'obbligo del visto per la Serbia, il Montenegro e l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia, che si sono dimostrati in grado di conformarsi ai parametri fissati in settori come la sicurezza dei documenti di viaggio, la gestione delle frontiere, la migrazione e l’asilo, l’ordine pubblico e la sicurezza nonché il rispetto dei diritti umani. L’obbligo del visto sarà abolito prossimamente per la Bosnia-Erzegovina e l’Albania, sempre che sia chiaramente dimostrata la loro conformità con questi parametri. È importante che i paesi interessati si adoperino con maggiore impegno per informare i cittadini circa la portata e i limiti del regime di esenzione dal visto. Il Kosovo ha adottato una legge sulla riammissione e intensificato gli sforzi per la reintegrazione dei rimpatriati, spianando la via al dialogo sulla liberalizzazione del visto.

Croazia

Dall’ottobre 2005, quando sono iniziati i negoziati di adesione, la Croazia ha fatto progressi costanti verso la conformità con i criteri di adesione. La Croazia soddisfa i criteri politici di Copenaghen. Per quanto concerne i criteri economici, la Croazia ha un’economia di mercato funzionante. Il paese dovrebbe essere in grado di far fronte alle pressioni della concorrenza e alle forze di mercato all’interno dell’Unione, sempre che attui con determinazione il programma globale di riforme volto a ridurre le carenze strutturali.

Per quanto riguarda i criteri legati all’acquis, la Croazia ha fatto buoni progressi nei negoziati di adesione. Sono stati aperti 33 capitoli e 25 sono stati provvisoriamente chiusi. La Croazia ha compiuto buoni progressi verso il rispetto delle condizioni fissate per la chiusura dei capitoli negoziali con implicazioni finanziarie (agricoltura e sviluppo rurale; politica regionale e coordinamento degli strumenti strutturali; disposizioni finanziarie e di bilancio). La Croazia deve continuare ad adoperarsi per creare tutte le strutture amministrative necessarie per la gestione e il controllo dei fondi UE.

La Croazia deve ancora soddisfare i parametri fissati per la chiusura del capitolo sistema giudiziario e diritti fondamentali, costituendo in particolare il necessario track record per quanto riguarda l'indipendenza e l'efficienza del sistema giudiziario, la lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata, il rispetto e la tutela delle minoranze, ivi compreso il rientro dei profughi, i processi per crimini di guerra e la piena collaborazione con l’ICTY, risolvendo anche la questione dell'accesso ai documenti da parte del Tribunale. In materia di concorrenza, la Croazia deve adottare piani di ristrutturazione per i cantieri navali in linea con l'acquis. Ci si aspetta che la Croazia continui a svolgere un ruolo attivo nella cooperazione regionale nei Balcani occidentali e a sostenere gli altri paesi della regione nel loro percorso verso l'adesione all'UE.

Considerati i risultati conseguiti per quanto riguarda il rispetto dei parametri e degli impegni assunti nei negoziati di adesione, la Croazia è a buon punto in termini di conformità con i criteri legati all'acquis, come dimostrano le tabelle di controllo elaborate dalla Commissione per i capitoli provvisoriamente chiusi.

La Commissione continuerà a monitorare il rispetto degli impegni fino all’adesione avvalendosi di tutti gli strumenti disponibili, comprese le verifiche inter pares e le strutture istituite dall'accordo di stabilizzazione e di associazione. La Commissione presenterà regolarmente relazioni di controllo.

Ex Repubblica iugoslava di Macedonia

L’ex Repubblica iugoslava di Macedonia continua a soddisfare in misura sufficiente i criteri politici. Dopo le ampie riforme del 2009, sono stati fatti ulteriori progressi, anche se a ritmo irregolare, per quanto riguarda la riforma del parlamento, della polizia, della giustizia e della pubblica amministrazione nonché il rispetto e la tutela delle minoranze. Il paese deve compiere ulteriori progressi per quanto riguarda il dialogo fra esponenti politici, la riforma della giustizia e della pubblica amministrazione, la lotta contro la corruzione, la libertà di espressione e il miglioramento del clima imprenditoriale. L’attuazione della normativa è di fondamentale importanza.

Il paese ha continuato a rispettare gli impegni previsti dall'accordo di stabilizzazione e di associazione. La Commissione ha proposto di passare alla seconda fase dell’associazione secondo quanto previsto dall’ASA.

Il Consiglio non si è ancora pronunciato sulla raccomandazione della Commissione dell’ottobre 2009 relativa all’apertura dei negoziati di adesione.

La controversia con la Grecia riguardo al nome rimane irrisolta. Sono in corso colloqui tra i due paesi sotto l’egida dell’ONU per trovare una soluzione e si sono svolti diversi contatti bilaterali, anche a livello di primi ministri, ma finora l’impegno dimostrato non ha dato risultati concreti. È necessario evitare azioni e dichiarazioni che possano influire negativamente sulle relazioni di buon vicinato. È di fondamentale importanza che si mantengano relazioni di buon vicinato, raggiungendo fra l’altro, sotto l’egida dell’ONU, una soluzione alla questione del nome che possa essere accettata da entrambi i paesi.

Montenegro

Parallelamente al presente documento di strategia, la Commissione ha adottato il parere sulla domanda di adesione all'UE del Montenegro. Le conclusioni e le raccomandazioni contenute nel parere figurano nell'allegato della presente comunicazione.

Albania

Parallelamente al presente documento di strategia, la Commissione ha adottato il parere sulla domanda di adesione all'UE dell’Albania. Le conclusioni e le raccomandazioni contenute nel parere figurano nell'allegato della presente comunicazione.

Bosnia-Erzegovina

La Bosnia-Erzegovina ha registrato progressi limitati per quanto riguarda le riforme principali. Le elezioni dell’ottobre 2010 sono risultate sostanzialmente conformi agli standard internazionali. Le incompatibilità fra la costituzione della Bosnia-Erzegovina e la Convenzione europea dei diritti dell'uomo non sono state abolite malgrado la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo. Il rispetto dei diritti democratici e del diritto alla parità di trattamento senza discriminazioni, sancito dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, costituisce un elemento essenziale dell’accordo interinale.

Perché la Bosnia-Erzegovina progredisca ulteriormente verso l’adesione all’Unione occorre che i dirigenti politici raggiungano un'intesa in merito alla direzione generale del paese e alle principali riforme connesse all'UE. Il paese deve intensificare gli sforzi per arrivare a un bilancio soddisfacente dell'attuazione dell’accordo interinale.

La Bosnia-Erzegovina deve prendere con urgenza i primi provvedimenti necessari per allineare la costituzione con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU) e migliorare l’efficienza e il funzionamento delle istituzioni. Il paese deve essere in grado di adottare, attuare e applicare le leggi e le norme dell'UE. Per quanto riguarda gli obblighi internazionali, il paese deve assolutamente progredire verso il conseguimento degli obiettivi e il rispetto delle condizioni fissati per la chiusura dell'ufficio dell'Alto rappresentante (OHR). L’UE rafforzerà la propria presenza in loco per aiutare la Bosnia-Erzegovina a realizzare gli obiettivi del programma UE.

Serbia

La Serbia, che ha chiesto di aderire all’UE nel dicembre 2009, ha dimostrato un rinnovato impegno verso la conformità con i criteri di Copenaghen. Nell’ottobre 2010 il Consiglio ha invitato la Commissione a presentare un parere su questa candidatura. Nel febbraio 2010 è entrato in vigore l'accordo interinale e a giugno gli Stati membri hanno concordato di sottoporre l’accordo di stabilizzazione e di associazione ai parlamenti nazionali ai fini della ratifica.

La Serbia ha proseguito l’attuazione del suo programma di riforme politiche, ottenendo qualche risultato positivo in materia di lotta contro la criminalità organizzata. Il paese deve adoperarsi con ulteriore impegno per quanto riguarda la riforma della giustizia e della pubblica amministrazione e la lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione. La Serbia ha continuato a costituire un track record di attuazione dell’accordo interinale e si trova in una posizione favorevole per soddisfare i requisiti dell’ASA. Sono stati fatti passi importanti verso la riconciliazione nella regione, segnatamente con la Croazia e la Bosnia-Erzegovina, ed è proseguita l’attiva collaborazione con il Tribunale penale internazionale per l’ex Iugoslavia, ma gli ultimi due ricercati dell’ICTY sono ancora latitanti. La piena collaborazione con il Tribunale rimane una condizione essenziale per l’adesione all’UE, come risulta dalle conclusioni del Consiglio del 25 ottobre 2010.

La Serbia deve dimostrare un atteggiamento più costruttivo riguardo alla partecipazione del Kosovo al commercio e alla cooperazione regionali nonché riconoscere i timbri doganali del Kosovo che l’UNMIK ha certificato due volte in conformità dell’UNSCR 1244. Occorre rafforzare la collaborazione con la missione EULEX per lo Stato di diritto relativamente al Kosovo settentrionale. In seguito alla risoluzione dell’Assemblea generale ONU, l’UE è disposta a facilitare un processo di dialogo tra Belgrado e Pristina per promuovere la cooperazione, progredire verso l’UE e migliorare le condizioni di vita della popolazione.

Kosovo

Le elezioni locali organizzate in Kosovo alla fine del 2009 si sono svolte regolarmente con la partecipazione di tutte le comunità. Nel Kosovo settentrionale l’affluenza alle urne è stata bassissima. Il processo di decentramento è progredito in misura considerevole, la collaborazione con EULEX è migliorata e il governo è maggiormente in grado di attuare l'agenda europea e la politica di riforma del Kosovo. Sussistono tuttavia serie difficoltà per quanto riguarda la riforma della pubblica amministrazione e lo Stato di diritto, compreso il settore giudiziario. Occorre intensificare la lotta contro la corruzione, la criminalità organizzata e il riciclaggio del denaro. Sussistono preoccupazioni circa il dialogo e la riconciliazione tra le comunità e la protezione/integrazione delle minoranze, in particolare i serbi kosovari. Le autorità devono assumere un atteggiamento costruttivo nei confronti della partecipazione del Kosovo ai consessi di cooperazione regionale per tenere il passo con gli sviluppi regionali.

A dicembre 2009 il Consiglio ha accolto con favore la comunicazione della Commissione dal titolo "Realizzare la prospettiva europea del Kosovo” [4], invitando la Commissione a prendere le disposizioni necessarie per sostenere i progressi del Kosovo verso l'UE, in linea con la prospettiva europea della regione, e a riferire sui progressi compiuti. Il Consiglio ha sottolineato l’importanza annessa alle misure relative al commercio e ai visti, fatte salve le posizioni degli Stati membri sullo status.

A febbraio la Commissione ha proposto di prorogare le misure commerciali autonome a favore del Kosovo, mentre a luglio ha incaricato una missione di esperti di valutare in che misura il Kosovo sia in grado di soddisfare i requisiti connessi ad un eventuale accordo commerciale con l’UE. Il Kosovo dovrà adoperarsi con impegno per quanto riguarda la regolamentazione tecnica dei prodotti, il controllo dell’origine, la proprietà intellettuale, le norme in materia di concorrenza e gli appalti pubblici. La Commissione intensificherà gli sforzi per aiutare il Kosovo a ovviare alle carenze individuate. Quando il Kosovo si sarà conformato alle condizioni previste, la Commissione proporrà direttive di negoziato per un accordo commerciale.

La Commissione sosterrà la partecipazione del Kosovo ai pertinenti programmi dell’Unione. A gennaio la Commissione ha lanciato, insieme alle autorità del Kosovo, un dialogo con il Kosovo nell’ambito del processo di stabilizzazione e di associazione. È stato portato a termine un intero ciclo di riunioni.

La Commissione appoggia la partecipazione del Kosovo ai programmi IPA di cooperazione transfrontaliera con l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia e l’Albania. A partire dal 2011 questo sostegno sarà esteso anche ai programmi con il Montenegro.

La Commissione continuerà a sostenere le iniziative indicate nella sua comunicazione sul Kosovo, in linea con le conclusioni del Consiglio.

4.2. Portare avanti i negoziati di adesione con la Turchia

È proseguito il processo di riforma politica della Turchia, che ha modificato la costituzione introducendo riforme chiave dei suoi sistemi politico e giuridico basate su una serie di priorità inerenti al sistema giudiziario e ai diritti fondamentali. Le riforme limitano la competenza dei tribunali militari, ristrutturano la Corte costituzionale, ampliano la composizione del Consiglio superiore dei giudici e dei pubblici ministeri, rendendolo più rappresentativo dell'intero settore giudiziario, rafforzano i diritti sindacali nel settore pubblico, pongono le basi per l’adozione di misure speciali a tutela dei diritti di donne e minori, garantiscono la protezione dei dati personali e sanciscono il diritto di ricorrere all’ombudsman, fornendo quindi la base giuridica per creare la figura dell’ombudsman.

Le modifiche costituzionali sono un passo importante nella giusta direzione, ma per garantire maggiore sostegno alla riforma costituzionale occorre un'amplia consultazione pubblica, a cui partecipino con il massimo impegno tutti i partiti politici e la società civile. Ora è fondamentale che queste riforme siano attuate correttamente mediante la legislazione pertinente. Una nuova costituzione civile porrebbe solide basi per l’ulteriore consolidamento della democrazia in Turchia, in linea con gli standard europei e con i criteri di adesione all’UE.

In materia di diritti fondamentali, occorre rafforzare de iure e de facto la libertà di espressione e dei media in Turchia. Sussistono diverse lacune relativamente all'esercizio della libertà di religione e occorre fare progressi in materia di diritti delle donne, parità fra i sessi e garanzia di tutti i diritti sindacali. L’”apertura democratica”, volta segnatamente ad affrontare la questione curda, ha dato risultati limitati. La sicurezza nella zona sud-orientale si è deteriorata, con una recrudescenza di attentati ad opera dell’organizzazione terroristica PKK/Kongra-Gel. Si osserva qualche progresso nella lotta alla corruzione.

I negoziati di adesione sono andati avanti, anche se piuttosto a rilento, entrando in una fase impegnativa nella quale la Turchia deve intensificare gli sforzi per soddisfare le condizioni stabilite. Se progredirà verso la conformità con i parametri e i requisiti indicati nel quadro negoziale, la Turchia riuscirà ad accelerare il ritmo dei negoziati. Nei prossimi mesi, la Turchia deve concentrarsi in particolare sui capitoli politica di concorrenza, appalti pubblici e politica sociale e occupazione.

La politica estera più attiva attuata dalla Turchia nei confronti del “grande vicinato” è un elemento positivo per l’Unione europea, purché si sviluppi a complemento del processo di adesione del paese e in coordinamento con l'UE. La Turchia ha presentato una serie di proposte volte a intensificare la cooperazione UE-Turchia a livello di politica estera. I negoziati per un accordo di riammissione con la Turchia sono notevolmente progrediti.

La Turchia ha continuato a esprimere pubblicamente il suo sostegno ai negoziati in corso sotto l'egida dell'ONU tra i dirigenti delle comunità greco-cipriota e turco-cipriota, per trovare una soluzione globale al problema di Cipro. Malgrado ciò, non è possibile segnalare alcun progresso verso la normalizzazione delle relazioni bilaterali con la Repubblica di Cipro. La Turchia non ha attuato pienamente il protocollo aggiuntivo all'accordo di associazione e non ha eliminato tutti gli ostacoli alla libera circolazione delle merci, comprese le limitazioni delle linee di collegamento diretto con Cipro. È urgente che il paese rispetti l’obbligo di attuare pienamente, in maniera non discriminatoria, il protocollo aggiuntivo e progredisca verso la normalizzazione delle relazioni bilaterali con la Repubblica di Cipro. L'UE continuerà a valutare i progressi compiuti in merito alle questioni contemplate dalla dichiarazione del 21 settembre 2005 in linea, fra l’altro, con le conclusioni del Consiglio del dicembre 2006 e del dicembre 2009. In mancanza di progressi, la Commissione raccomanda che l’UE mantenga le misure in vigore dal 2006, che avranno un’incidenza costante sull'andamento generale dei negoziati.

La Turchia deve intensificare gli sforzi per risolvere le questioni bilaterali pendenti, tra cui le vertenze frontaliere, con i paesi vicini. È stato dato nuovo slancio al miglioramento delle relazioni con la Grecia. La Grecia ha presentato un gran numero di reclami formali per le continue violazioni del suo spazio aereo da parte della Turchia, anche per i voli sulle isole greche. La Grecia ha inoltre presentato reclami per violazione delle sue acque territoriali. I protocolli firmati nel 2009 per normalizzare le relazioni con l'Armenia non sono stati ratificati.

4.3. Lanciare il processo di adesione dell’Islanda

Il processo di adesione dell’Islanda è stato avviato. I negoziati di adesione si sono aperti nel luglio 2010 sulla base di quanto raccomandato dalla Commissione nel suo parere del febbraio 2010 e della decisione del Consiglio europeo di giugno. Lo screening dell’acquis UE con l’Islanda sta per iniziare. Ora può essere erogata assistenza IPA all’Islanda per aiutarla a prepararsi debitamente all’adesione.

Sono stati registrati buoni progressi per quanto riguarda il miglioramento del quadro legislativo sui conflitti di interesse e sul finanziamento dei partiti politici. Le regole che disciplinano la nomina dei giudici sono state modificate onde rafforzare ulteriormente l'indipendenza dell'apparato giudiziario. Sono state adottate importanti misure di stabilizzazione economica. Si osservano progressi per quanto riguarda il risanamento delle finanze pubbliche e del sistema finanziario. Il programma dell’FMI è ben avviato, ma sussistono incertezze e sfide di natura economica. L’Islanda dovrà rispettare gli obblighi esistenti, come quelli individuati dall'Autorità di vigilanza EFTA nell’ambito dell’accordo sullo Spazio economico europeo. Occorre adoperarsi con notevole impegno affinché tutti i cittadini islandesi siano debitamente informati di ciò che comporta l’adesione all’UE.

5. Conclusioni e raccomandazioni

Sulla base dell'analisi di cui sopra, la Commissione propone le seguenti conclusioni e raccomandazioni.

1. L’allargamento consolida la pace e la stabilità in Europa. È nell’interesse strategico dell’UE portare avanti il processo di allargamento sulla base dei principi e delle conclusioni concordati e del consenso rinnovato sull'allargamento approvato dal Consiglio europeo nel dicembre 2006. Il successo dell’allargamento presuppone un deciso impegno politico di tutte le parti interessate. L’allargamento deve rimanere credibile per tutte le parti in causa. I paesi aspiranti devono prepararsi adeguatamente, rispettando condizioni rigorose, e avere una prospettiva europea chiara e tangibile, una volta soddisfatte dette condizioni.

2. Il processo di allargamento facilita il conseguimento degli obiettivi strategici dell’UE in settori fondamentali per la ripresa economica e la crescita sostenibile quali la convergenza normativa e il mercato interno, l’energia, i trasporti, la tutela dell’ambiente e i tentativi di contenere il cambiamento climatico, nonché la promozione della sicurezza nell'UE.

3. La Commissione rafforzerà ulteriormente il monitoraggio delle politiche macroeconomiche dei paesi dell'allargamento, tenendo conto anche dei nuovi sviluppi nella governance economica dell'UE. La Commissione si aspetta che i paesi dell'allargamento portino avanti le riforme connesse all'UE e migliorino il clima imprenditoriale, contribuendo in tal modo a superare la crisi economica e a conseguire una crescita sostenibile. La Commissione assocerà i paesi dell’allargamento ad iniziative adottate a livello UE per conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020. La Commissione invita i paesi dell’allargamento a tradurre gli obiettivi 2020 nelle proprie priorità politiche nazionali, a dialogare nell'ambito dei gruppi politici regionali onde riesaminare regolarmente i risultati di queste riforme e a fissare, se del caso, traguardi regionali specifici.

4. La Commissione incoraggia i paesi dell’allargamento ad adoperarsi per migliorare le condizioni dei gruppi vulnerabili, anche mediante l’inclusione socioeconomica dei rom. La Commissione si impegna a sostenerli in questo processo.

5. La Commissione attribuirà una priorità costante tanto alla riforma della giustizia e della pubblica amministrazione quanto alla lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione e intensificherà ulteriormente il dialogo sullo Stato di diritto con i paesi dell’allargamento. La maggior parte dei paesi dell’allargamento deve fare notevoli progressi per consolidare lo Stato di diritto e costituire, in particolare, track record credibili nella lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione.

6. La libertà di espressione e dei media continua a destare preoccupazioni nella maggior parte dei paesi dell’allargamento e i problemi individuati devono essere affrontati in via prioritaria. I progressi in questo campo sono di fondamentale importanza e verranno seguiti con attenzione dalla Commissione, che continuerà a sostenere le organizzazioni della società civile e utilizzerà appieno lo strumento per la società civile.

7. La cooperazione regionale è un elemento essenziale del processo di stabilizzazione e di associazione. I Balcani occidentali hanno fatto notevoli progressi in termini di cooperazione regionale, che non devono essere sminuiti dalle divergenze in merito al Kosovo. Il Consiglio di cooperazione regionale deve concentrarsi sull’attuazione della sua strategia orientata ai risultati.

8. Sono stati fatti progressi considerevoli verso la liberalizzazione del visto. L’obbligo del visto è stato abolito per l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia, il Montenegro e la Serbia e sarà abolito prossimamente per la Bosnia-Erzegovina e l’Albania, sempre che sia chiaramente dimostrata la loro conformità con i parametri fissati. I paesi interessati devono adoperarsi con maggiore impegno per informare i cittadini circa la portata e i limiti del regime di esenzione dal visto, seguirne attentamente l’attuazione e adottare le misure correttive eventualmente necessarie.

9. Le questioni bilaterali devono essere risolte dalle parti interessate in uno spirito di buon vicinato e tenendo conto degli interessi globali dell'UE. Le questioni bilaterali non devono bloccare il processo di adesione. L’UE è pronta a facilitare la ricerca di soluzioni e a sostenere le iniziative connesse. La regione deve liberarsi dal retaggio dei passati conflitti, sfruttando i recenti sviluppi positivi in termini di riconciliazione. Le relazioni di buon vicinato rimangono di fondamentale importanza.

10. La Commissione ricorda che i capitoli negoziali per i quali sono stati completati i preparativi tecnici devono essere aperti o chiusi in via provvisoria sulla base dell’acquis pertinente, in linea con i quadri negoziali e fatte salve le misure approvate dal Consiglio. È nell’interesse dell’UE avviare le discussioni sui capitoli problematici sin dalle prime fasi dei negoziati, anche per quanto riguarda il capitolo “sistema giudiziario e diritti fondamentali", che richiede la costituzione di track record credibili e convincenti e, pertanto, sarà probabilmente uno degli ultimi capitoli ad essere chiusi.

11. L’assistenza preadesione, che è parte integrante della strategia di allargamento, mira a facilitare la realizzazione delle priorità individuate nei partenariati e nelle relazioni sui progressi compiuti. I paesi beneficiari devono rafforzare la propria capacità di utilizzare correttamente i fondi UE.

12. La Commissione invita gli Stati membri a collaborare con le istituzioni dell'UE per migliorare la comprensione e il sostegno del processo di allargamento, spiegando in che modo può aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi comuni. La Commissione si è impegnata a migliorare il flusso di informazioni obiettive sul processo di allargamento, presentate in forma facilmente accessibile, attraverso i vari mezzi di comunicazione disponibili attualmente.

13. La Croazia ha fatto buoni progressi verso la conformità con i criteri di adesione e i negoziati di adesione sono entrati nella fase finale. La piena collaborazione con il Tribunale penale internazionale per l’ex Iugoslavia rimane una condizione indispensabile perché la Croazia progredisca verso l’adesione, in linea con il quadro negoziale. La Commissione ritiene che i negoziati debbano essere conclusi solo quando la Croazia avrà soddisfatto gli ultimi parametri fissati per la chiusura, in particolare per quanto riguarda il sistema giudiziario e i diritti fondamentali, compresa la lotta alla corruzione, di modo che l'UE non debba prendere in considerazione il ricorso a un meccanismo di cooperazione e verifica dopo l’adesione. La Commissione seguirà attentamente i progressi della Croazia relativamente al sistema giudiziario e ai diritti fondamentali e valuterà la situazione nel primo trimestre del 2011.

14. La Turchia ha proseguito il processo di riforma politica, in particolare mediante la riforma della costituzione. Il paese deve ottenere ulteriori risultati per quanto riguarda i diritti fondamentali, l’”apertura democratica” e la partecipazione di tutti i soggetti interessati al processo di riforma. Garantire di fatto la libertà di espressione è particolarmente problematico. I negoziati di adesione sono andati avanti, anche se piuttosto a rilento. Se progredirà verso la conformità con i parametri e i requisiti indicati nel quadro negoziale, la Turchia riuscirà ad accelerare il ritmo dei negoziati. Ora è urgente che il paese rispetti il suo obbligo di attuare pienamente, in maniera non discriminatoria, il protocollo aggiuntivo all’accordo di associazione e progredisca verso la normalizzazione delle relazioni bilaterali con la Repubblica di Cipro. L'UE continuerà a valutare i progressi compiuti in merito alle questioni contemplate dalla dichiarazione del 21 settembre 2005 in linea con le conclusioni del Consiglio, comprese quelle del dicembre 2006 e del dicembre 2009. In mancanza di progressi, la Commissione raccomanda che l’UE mantenga le misure in vigore dal 2006, che avranno un’incidenza costante sull'andamento generale dei negoziati.

15. Per quanto riguarda la questione cipriota, proseguono i negoziati tra i leader delle comunità greco-cipriota e turco-cipriota per trovare una soluzione globale sotto l’egida delle Nazioni Unite. La Commissione sostiene i loro sforzi e fornisce consulenze tecniche sulle questioni di competenza dell’UE. La Commissione invita entrambi i leader a moltiplicare gli sforzi per concludere quanto prima, e con esito positivo, i colloqui ed esorta nuovamente la Turchia a dare un contributo concreto a detta soluzione globale della questione cipriota.

16. Il processo di adesione dell’Islanda è stato avviato. I negoziati di adesione si sono aperti nel luglio 2010 sulla base di quanto raccomandato dalla Commissione nel suo parere del febbraio 2010 e della decisione del Consiglio europeo di giugno. Lo screening dell’acquis UE con l’Islanda sta per iniziare. L’Islanda dovrà rispettare i propri obblighi, fra cui quelli individuati dall'Autorità di vigilanza EFTA a norma dell'accordo SEE. Occorre adoperarsi con notevole impegno affinché tutti i cittadini islandesi siano debitamente informati di ciò che comporta l’adesione all’UE.

17. L’ex Repubblica iugoslava di Macedonia continua a soddisfare in misura sufficiente i criteri politici. Il paese ha compiuto ulteriori progressi, anche se a ritmo irregolare, nei principali settori di riforma, ma dovrà adoperarsi con impegno per quanto riguarda, in particolare, la riforma della giustizia e della pubblica amministrazione. La Commissione ribadisce la propria raccomandazione di avviare negoziati per l’adesione all’Unione europea con l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia. È di fondamentale importanza che si mantengano relazioni di buon vicinato raggiungendo fra l’altro, sotto l’egida dell’ONU, una soluzione alla questione del nome che possa essere accettata da entrambi i paesi.

18. Nei pareri adottati oggi, la Commissione raccomanda di avviare negoziati di adesione con il Montenegro e l'Albania quando questi paesi avranno raggiunto il necessario grado di conformità con i criteri di adesione stabiliti dal Consiglio europeo di Copenaghen del 1993. In particolare, il Montenegro e l’Albania devono realizzare le priorità fondamentali specifiche indicate in ciascun parere. La Commissione raccomanda al Consiglio di concedere al Montenegro lo status di paese candidato. La Commissione esorta l’Albania a compiere maggiori sforzi per consolidare i progressi fatti finora. La relazione della Commissione su entrambi i paesi contenuta nel pacchetto allargamento del 2011 verterà in particolare sulla realizzazione delle priorità fondamentali in vista dell'apertura dei negoziati di adesione.

19. La Serbia ha chiesto di aderire all'UE nel dicembre 2009 e nell’ottobre 2010 il Consiglio ha invitato la Commissione a presentare il suo parere in merito. La Serbia ha continuato ad attuare il suo programma di riforme politiche e a costituire un track record di attuazione dell’accordo interinale. Il paese si trova in una posizione favorevole per soddisfare i requisiti dell’ASA. La Serbia ha fatto passi importanti verso la riconciliazione nella regione. Il paese deve adoperarsi con ulteriore impegno per quanto riguarda la riforma della giustizia e della pubblica amministrazione e la lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione. La Serbia ha continuato a collaborare con il Tribunale penale internazionale per l’ex Iugoslavia, ma gli ultimi due ricercati dell’ICTY sono ancora latitanti. La piena collaborazione con il Tribunale rimane una condizione essenziale per l’adesione all’UE, come stabilito nelle conclusioni del Consiglio del 25 ottobre 2010. La Serbia deve assumere un atteggiamento più costruttivo riguardo alla partecipazione del Kosovo al commercio e alla cooperazione regionali. Occorre rafforzare la collaborazione con la missione EULEX per lo Stato di diritto relativamente al Kosovo settentrionale.

20. In seguito alla risoluzione dell’Assemblea generale ONU, l’UE faciliterà un processo di dialogo tra Belgrado e Pristina per promuovere la cooperazione, progredire verso l’UE e migliorare le condizioni di vita della popolazione.

21. Il processo di decentramento in Kosovo è progredito in misura considerevole, la collaborazione con EULEX è migliorata e il governo è maggiormente in grado di attuare l'agenda europea e la politica di riforma del Kosovo. Sussistono tuttavia serie difficoltà per quanto riguarda lo Stato di diritto, ivi compresi la pubblica amministrazione e il settore giudiziario, nonché la lotta alla corruzione, alla criminalità organizzata e al riciclaggio del denaro. Sussistono preoccupazioni circa il dialogo e la riconciliazione tra le comunità e la protezione/integrazione delle minoranze, in particolare i serbi kosovari. Le autorità devono assumere un atteggiamento costruttivo nei confronti della partecipazione del Kosovo ai consessi di cooperazione regionale per tenere il passo con gli sviluppi regionali.

La Commissione sostiene le iniziative indicate nella sua comunicazione sul Kosovo dell’ottobre 2009, in linea con le conclusioni del Consiglio del dicembre 2009. La Commissione si compiace dei recenti progressi compiuti dal Kosovo con l’adozione della normativa sulla riammissione e l’elaborazione di un piano d'azione sul reinserimento dei rimpatriati, per il quale sono state stanziate le risorse necessarie. Se l’attuazione del piano d'azione proseguirà senza interruzioni, la Commissione si impegna ad avviare tra breve un dialogo sulla liberalizzazione del visto. La Commissione sta aiutando il Kosovo a creare le condizioni necessarie per un eventuale accordo commerciale con l’UE. Quando il Kosovo si sarà conformato ai pertinenti requisiti, la Commissione proporrà direttive di negoziato per un accordo commerciale. La Commissione proporrà di aprire al Kosovo la partecipazione a programmi pertinenti dell’Unione come il programma “L’Europa per i cittadini” e il programma “Cultura”. La Commissione proporrà direttive di negoziato per un accordo quadro a tal fine.

22. La Bosnia-Erzegovina deve formare un governo che si impegni a favorire il “futuro europeo” del paese e ad accelerare le riforme necessarie a tal fine. La Bosnia-Erzegovina deve prendere con urgenza i primi provvedimenti necessari per allineare la costituzione con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo e migliorare l’efficienza delle istituzioni. Il paese deve essere in grado di adottare, attuare e applicare le leggi e le norme dell'UE. Per quanto riguarda gli obblighi internazionali, il paese deve assolutamente progredire verso il conseguimento degli obiettivi e il rispetto delle condizioni fissati per la chiusura dell'ufficio dell'Alto rappresentante (OHR). L’UE rafforzerà la propria presenza in loco per aiutare la Bosnia-Erzegovina a realizzare gli obiettivi del programma UE.

23. Nel complesso, le relazioni 2010 indicano che il processo di allargamento dell’UE procede a un ritmo determinato in larga misura dalla comprovata capacità dei paesi aspiranti di assumere gli obblighi che comporta l’adesione. Ciò richiede riforme durature e adeguamenti credibili e convincenti a livello legislativo e istituzionale. A mano a mano che i paesi interessati si conformeranno agli standard fissati, in particolare quelli inerenti alla democrazia, allo Stato di diritto e ai diritti e alle libertà fondamentali, l'UE si impegna a collaborare con tali paesi per passare alle fasi successive del processo.

ALLEGATO 1

Conclusioni e raccomandazioni dei pareri della Commissione sulle candidature di Montenegro e Albania

Montenegro

Il Montenegro ha fatto progressi verso la conformità con i criteri connessi alla stabilità istituzionale necessaria per garantire la democrazia, lo Stato di diritto, i diritti umani e il rispetto e la tutela delle minoranze, definiti nel 1993 dal Consiglio europeo di Copenaghen, e con le condizioni legate al processo di stabilizzazione e di associazione. Il paese dovrà tuttavia compiere ulteriori sforzi.

Per quanto riguarda i criteri economici, il Montenegro ha raggiunto un certo livello di stabilità macroeconomica. Tuttavia, per diventare un’economia di mercato funzionante come stabilito dal Consiglio europeo di Copenaghen del 1993, il Montenegro deve ovviare agli squilibri interni ed esterni e alle carenze esistenti, in particolare per quanto riguarda il settore finanziario e il funzionamento dei mercati occupazionali, e rafforzare lo Stato di diritto. Per potere far fronte a medio termine alle pressioni della concorrenza e alle forze di mercato all'interno dell'Unione, il Montenegro deve potenziare le sue infrastrutture fisiche e il suo capitale umano e portare avanti le riforme strutturali.

Il bilancio del Montenegro per quanto riguarda l’adempimento degli obblighi assunti a norma dell'accordo di stabilizzazione e di associazione è globalmente positivo.

Il Montenegro potrebbe adempiere, a medio termine, gli obblighi che comporta l’adesione nella maggior parte dei settori dell’acquis a condizione di proseguire il processo di allineamento e di adoperarsi in modo considerevole e costante per garantire l’attuazione e l’applicazione delle leggi. Va rivolta particolare attenzione ai seguenti settori: libera circolazione delle merci, legge sulla proprietà intellettuale, agricoltura e sviluppo rurale, sicurezza alimentare, politica veterinaria e fitosanitaria, pesca, statistiche, politica sociale e occupazione, politica regionale e coordinamento degli strumenti strutturali, sistema giudiziario e diritti fondamentali, giustizia, libertà e sicurezza e controllo finanziario. Una conformità totale con l’acquis nel settore ambientale sarebbe possibile solo a lungo termine e richiederebbe livelli di investimento più elevati; occorre accelerare gli sforzi in tal senso.

Nel complesso l’adesione del Montenegro avrebbe un impatto limitato sulle politiche dell’Unione europea e non inciderebbe sulla capacità dell’Unione di proseguire, approfondendolo, il proprio sviluppo.

La Commissione ritiene che i negoziati per l’adesione all'Unione europea debbano essere avviati quando il Montenegro avrà raggiunto il necessario livello di conformità con i criteri di adesione, segnatamente i criteri politici di Copenaghen connessi alla stabilità istituzionale necessaria per garantire, in particolare, lo Stato di diritto. A tale riguardo il Montenegro deve realizzare, in particolare, le seguenti priorità fondamentali:

– migliorare il quadro legislativo per le elezioni in linea con le raccomandazioni dell'OSCE-ODIHR e della commissione di Venezia; rafforzare il ruolo legislativo e di controllo del parlamento.

– Portare a termine le fasi essenziali della riforma della pubblica amministrazione, comprese le modifiche della legge sulle procedure amministrative generali e della legge sui funzionari e impiegati statali e il potenziamento dell’autorità per la gestione delle risorse umane e della Corte dei conti, onde promuovere, da un lato, la professionalità e la depoliticizzazione della pubblica amministrazione e, dall’altro, un approccio più trasparente e maggiormente basato sul merito per le nomine e le promozioni.

– Consolidare lo Stato di diritto, in particolare mediante un approccio depoliticizzato e basato sul merito per le nomine dei membri del Consiglio giudiziario e del Consiglio delle procure e dei pubblici ministeri e il rafforzamento dell’indipendenza, dell’autonomia, dell’efficienza e della responsabilità di giudici e pubblici ministeri.

– Migliorare il quadro legislativo anticorruzione e attuare la strategia governativa anticorruzione e il relativo piano d'azione; conseguire una solida serie di risultati in materia di indagini proattive, azioni penali e condanne nei casi di corruzione a tutti i livelli.

– Intensificare la lotta alla criminalità organizzata sulla base della valutazione dei rischi e di indagini proattive, di una maggiore collaborazione con i partner regionali e dell’UE, di un trattamento efficace delle informazioni sulla criminalità e di un aumento della capacità di far applicare la legge e del coordinamento delle attività di contrasto. Conseguire una solida serie di risultati in questo campo.

– Promuovere ulteriormente la libertà dei media allineandosi, in particolare, con la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo in materia di diffamazione e intensificare la collaborazione con la società civile.

– Attuare il quadro legislativo e politico per la lotta alle discriminazioni in linea con gli standard europei e internazionali; garantire lo status giuridico degli sfollati, in particolare rom, ashkali ed egiziani, e far rispettare i loro diritti. Questo comprende l’adozione e l’attuazione di una strategia sostenibile per la chiusura del campo di Konik.

Si invita il Montenegro a mantenere il suo impegno costruttivo nei confronti della cooperazione regionale e a rafforzare le relazioni bilaterali con i paesi vicini. Il paese deve affrontare le questioni bilaterali pendenti e continuare ad applicare regolarmente l’ASA, cercando in particolare di ovviare alle carenze individuate in settori come gli aiuti di Stato e il traffico di transito. Il paese viene inoltre caldamente incoraggiato a proseguire il rafforzamento generale della propria capacità amministrativa. Il Montenegro deve adoperarsi con particolare impegno per quanto riguarda l’efficacia e l'imparzialità dell'amministrazione statale in settori sensibili come la tutela ambientale. I casi di violenza e intimidazione a danno di giornalisti e attivisti di ONG devono essere debitamente perseguiti. Occorre affrontare il problema delle violenze domestiche, dei maltrattamenti e della non conformità delle condizioni carcerarie con gli standard stabiliti.

In considerazione dei progressi compiuti finora, la Commissione raccomanda al Consiglio di concedere al Montenegro lo status di paese candidato.

La Commissione verificherà l’andamento delle riforme necessarie nel quadro istituzionale dell’accordo di stabilizzazione e di associazione e continuerà a sostenere gli sforzi del paese tramite lo strumento finanziario IPA. La Commissione presenterà una relazione sui progressi del Montenegro nell’ambito del pacchetto allargamento del 2011. La relazione verterà in particolare sulla realizzazione delle priorità fondamentali in vista dell'apertura dei negoziati di adesione.

Albania

L’Albania ha fatto progressi verso la conformità con i criteri connessi alla stabilità istituzionale necessaria per garantire la democrazia, lo Stato di diritto, i diritti umani e il rispetto e la tutela delle minoranze, definiti nel 1993 dal Consiglio europeo di Copenaghen, e con le condizioni legate al processo di stabilizzazione e di associazione. Il paese dovrà tuttavia compiere ulteriori e considerevoli sforzi.

Per quanto riguarda i criteri economici, l’Albania ha raggiunto un certo livello di stabilità macroeconomica. Tuttavia, per diventare un’economia di mercato funzionante come stabilito dal Consiglio europeo di Copenaghen del 1993, l’Albania deve rafforzare ulteriormente la governance, migliorare l’efficienza del mercato del lavoro, garantire il riconoscimento dei diritti di proprietà e potenziare lo Stato di diritto. Per potere far fronte a medio termine alle pressioni della concorrenza e alle forze di mercato all'interno dell'Unione, l’Albania deve potenziare le sue infrastrutture fisiche e il suo capitale umano e portare avanti le riforme strutturali.

Il bilancio dell’Albania per quanto riguarda l’adempimento degli obblighi assunti a norma dell'accordo di stabilizzazione e di associazione è globalmente positivo.

L’Albania potrebbe adempiere, a medio termine, gli obblighi che comporta l’adesione nella maggior parte dei settori dell’acquis a condizione di proseguire il processo di allineamento e di adoperarsi in modo considerevole e costante per garantire l’attuazione e l’applicazione delle leggi. Va rivolta particolare attenzione ai seguenti settori: libera circolazione delle merci, legge sulla proprietà intellettuale, società dell’informazione e media, agricoltura e sviluppo rurale, sicurezza alimentare, politica veterinaria e fitosanitaria, pesca, politica dei trasporti, politica sociale e occupazione, politica regionale e coordinamento degli strumenti strutturali, sistema giudiziario e diritti fondamentali, giustizia, libertà e sicurezza e controllo finanziario. Una conformità totale con l’acquis nel settore ambientale sarebbe possibile solo a lungo termine e richiederebbe investimenti cospicui; occorre accelerare gli sforzi in tal senso.

Nel complesso l’adesione dell’Albania avrebbe un impatto limitato sulle politiche dell’Unione europea e non inciderebbe sulla capacità dell’Unione di proseguire, approfondendolo, il proprio sviluppo.

La Commissione ritiene che i negoziati per l’adesione all'Unione europea debbano essere avviati quando l’Albania avrà raggiunto il necessario livello di conformità con i criteri di adesione, segnatamente i criteri politici di Copenaghen connessi alla stabilità istituzionale necessaria per garantire, in particolare, la democrazia e lo Stato di diritto. A tale riguardo l’Albania deve realizzare, in particolare, le seguenti priorità fondamentali:

– garantire il buon funzionamento del parlamento sulla base di un dialogo costante e costruttivo fra tutti i partiti politici.

– Adottare le leggi in sospeso che richiedono una maggioranza rafforzata in parlamento.

– Nominare l'ombudsman e garantire il corretto svolgimento della procedura di audizione e di voto in parlamento per le nomina alla Corte costituzionale e alla Corte suprema.

– Modificare il quadro legislativo per le elezioni in linea con le raccomandazioni dell'OSCE-ODIHR.

– Garantire che le elezioni si svolgano in conformità degli standard europei e internazionali.

– Portare a termine le fasi essenziali della riforma della pubblica amministrazione, comprese le modifiche della legge sulla funzione pubblico e il potenziamento del dipartimento della pubblica amministrazione, onde promuovere, da un lato, la professionalità e la depoliticizzazione della pubblica amministrazione e, dall’altro, un approccio più trasparente e maggiormente basato sul merito per le nomine e le promozioni.

– Potenziare lo Stato di diritto mediante l'adozione e l'attuazione di una strategia di riforma della giustizia, garantendo l’efficienza, l’indipendenza e la responsabilità dell’apparato giudiziario.

– Attuare efficacemente la strategia anticorruzione del governo e il relativo piano d'azione; eliminare gli ostacoli alle indagini, in particolare a quelle riguardanti giudici, ministeri e parlamentari; conseguire una solida serie di risultati in materia di indagini proattive, azioni penali e condanne nei casi di corruzione a tutti i livelli.

– Intensificare la lotta alla criminalità organizzata sulla base della valutazione dei rischi e di indagini proattive, di una maggiore collaborazione con i partner regionali e dell’UE e di un miglior coordinamento fra gli organi di contrasto. Conseguire una solida serie di risultati in questo campo.

– Elaborare, adottare e attuare una strategia e un piano d'azione nazionali sui diritti di proprietà, a seguito di un'ampia consultazione delle parti interessate e tenendo conto della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo; la strategia e il piano d’azione dovrebbero riguardare il processo di restituzione, compensazione e legalizzazione.

– Adottare misure concrete per migliorare la tutela dei diritti umani, in particolare per le donne, i minori e i rom, e attuare efficacemente le politiche antidiscriminazioni.

– Prendere altre misure per migliorare il trattamento dei detenuti presso i commissariati di polizia, durante la custodia cautelare e in carcere; rafforzare il follow-up giudiziario dei casi di maltrattamento e migliorare l’applicazione delle raccomandazioni dell’ombudsman in proposito.

Si invita l’Albania a mantenere il suo impegno costruttivo nei confronti della cooperazione regionale e del rafforzamento delle relazioni bilaterali con i paesi vicini. L’applicazione dell’ASA deve proseguire regolarmente; in tale contesto, il paese dovrà prestare la debita attenzione al rispetto delle scadenze fissate per l’adempimento dei suoi impegni. Il paese viene inoltre caldamente incoraggiato a proseguire il rafforzamento generale della propria capacità amministrativa. Occorre migliorare la collaborazione con la società civile. L’Albania deve stanziare risorse sufficienti per garantire il buon funzionamento delle istituzioni competenti in materia di diritti umani e intensificare gli sforzi per la tutela delle minoranze. Il paese deve rafforzare la libertà e l'indipendenza dei media e contrastare le diffuse ingerenze politiche.

La Commissione verificherà l’andamento delle riforme necessarie nel quadro istituzionale dell’accordo di stabilizzazione e di associazione e continuerà a sostenere gli sforzi del paese tramite lo strumento finanziario IPA. La Commissione presenterà una relazione sui progressi dell’Albania nell’ambito del pacchetto allargamento del 2011. La relazione verterà in particolare sulla realizzazione delle priorità fondamentali in vista dell'apertura dei negoziati di adesione.

ALLEGATO 2

Conclusioni delle relazioni su Croazia, ex Repubblica iugoslava di Macedonia, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Kosovo, Turchia e Islanda

Croazia

La Croazia continua a soddisfare i criteri politici. Si registrano progressi in molti settori, anche per quanto attiene allo Stato di diritto. Occorre tuttavia mantenere e aumentare ulteriormente l’impegno, soprattutto in settori quali la riforma giudiziaria e amministrativa, la lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata, il rispetto e la tutela delle minoranze e il rientro dei profughi.

La democrazia e lo Stato di diritto sono stati ulteriormente rafforzati. Il governo e il parlamento continuano a funzionare bene, ma occorre rafforzare la capacità del parlamento di esaminare il processo legislativo. È proseguita la riforma della giustizia, ma restano da risolvere notevoli problemi, specialmente per quanto riguarda l’efficienza, l’indipendenza e la responsabilità dell’apparato giudiziario.

Si osservano progressi limitati nella riforma della pubblica amministrazione. La legge sulle procedure amministrative generali è entrata in vigore e sono stati adottati una strategia di sviluppo delle risorse umane e un piano d’azione per la funzione pubblica. La pubblica amministrazione continua però a risentire di lacune quali procedure amministrative complesse, politicizzazione e gestione inefficace delle risorse umane. Per ottenere risultati tangibili occorrono un impegno politico più forte e un miglior coordinamento tra le principali parti interessate a livello centrale, regionale e locale.

È proseguita la riforma giudiziaria. L’arretrato giudiziario è stato ridotto e l’indipendenza dell’apparato giudiziario è stata rafforzata per mezzo di modifiche della costituzione. Il processo di riforma, tuttavia, non ha ancora dato i principali risultati auspicati. I problemi che ancora sussistono riguardano, in particolare, l’applicazione di criteri trasparenti per la nomina di giudici e pubblici ministeri, l’ulteriore riduzione dell'arretrato giudiziario, la lunghezza dei procedimenti e l'applicazione delle sentenze. Si registra qualche progresso nel trattamento dei crimini di guerra, tra cui il riesame delle sentenze controverse degli anni ’90. Sussiste tuttavia il problema dell’impunità, specialmente per quanto riguarda i crimini commessi contro persone di etnia serba. In molti casi, infatti, le indagini non sono state condotte correttamente.

Si osservano buoni progressi per quanto riguarda la lotta alla corruzione, con un miglioramento dell’attuazione e del coordinamento generale delle misure adottate. L’ufficio per la lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata ha proseguito la sua attività e ha disposto rinvii a giudizio in alcuni casi importanti. Il numero delle sentenze è aumentato. Il diritto di accesso alle informazioni detenute da enti pubblici è ora sancito dalla costituzione. ma la corruzione resta invalsa in numerosi settori. Le strutture giuridiche e amministrative recentemente ammodernate devono ancora essere collaudate in pratica, specie per quanto riguarda la capacità dei tribunali di gestire i casi, sempre più numerosi e complessi. Occorre sviluppare una casistica comprovata di indagini, azioni penali e sentenze, specialmente per la corruzione ad alto livello. Non si è fatto molto per evitare i conflitti di interesse. L’applicazione dell’accesso alla legislazione sull’informazione è migliorata solo in misura limitata. Sussistono carenze per quanto riguarda il finanziamento dei partiti politici e delle campagne elettorali.

Si osserva qualche progresso in materia di diritti umani e tutela delle minoranze. Nel complesso, i diritti umani sono tutelati, ma sussistono notevoli problemi in termini di attuazione della normativa. Per quanto riguarda l’accesso alla giustizia, è iniziata una riforma radicale del sistema giudiziario amministrativo. È entrato in vigore un sistema di gratuito patrocinio finanziato dallo Stato, ma le procedure sono complicate e il livello generale di assistenza fornita è basso. Per quanto riguarda il sistema carcerario, sono stati presi provvedimenti legislativi per migliorare le condizioni di detenzione mediante la prevista introduzione di un sistema di libertà condizionata. Le carceri rimangono sovraffollate e non garantiscono una protezione sanitaria adeguata. Quanto ai maltrattamenti, l’ombudsman ha continuato a ricevere denunce riguardanti l’impiego eccessivo della forza da parte della polizia.

La libertà di espressione, compresi la libertà e il pluralismo dei media, è garantita dalla legge e viene globalmente rispettata. I giornalisti e i direttori di giornale continuano tuttavia a subire pressioni politiche. Sussistono problemi circa l’indipendenza dei media locali.

I progressi sono limitati per quanto riguarda i diritti delle donne e la parità fra i sessi. La posizione delle donne sul mercato del lavoro non è molto cambiata e il tasso di disoccupazione femminile rimane elevato. L’ombudsman per i minori si sta adoperando più attivamente per promuovere e tutelare i diritti dei minori, ma non dispone di risorse sufficienti per poter svolgere appieno il suo mandato.

Si rileva qualche progresso relativamente alle persone socialmente vulnerabili e ai disabili. Si sta rafforzando la capacità dell’ufficio dell’ombudsman per i disabili, soprattutto per estenderne la rappresentanza nelle regioni, ma vi è una mancanza di informazioni sui diritti in materia di assistenza sociale, assistenza sanitaria e pensioni. I criteri per l’accertamento dei diritti non vengono applicati in modo coerente e le disposizioni legislative sui diritti specifici sono frammentate. La transizione dai centri di assistenza residenziale ai servizi assistenziali di comunità procede a rilento.

È stata presa qualche misura per migliorare l’informazione sulla nuova legge antidiscriminazioni, ma le autorità e i cittadini hanno una conoscenza limitata della sua portata e solo poche denunce per discriminazione arrivano in tribunale. Si osserva qualche progresso in merito alla legislazione sui reati generati dall'odio, la cui applicazione è però in fase iniziale.

Vi è stato qualche progresso in termini di rispetto e tutela dei diritti delle minoranze e dei diritti culturali. Le questioni inerenti alle minoranze hanno assunto maggiore importanza nelle relazioni, migliorate, all’interno della regione, specialmente tra Croazia e Serbia. Le disposizioni costituzionali sulle minoranze sono state potenziate. Sono state adottate altre misure a favore della minoranza rom, migliorando in particolare l’istruzione prescolare. Nonostante le misure di austerità finanziaria, il livello dei finanziamenti destinati alle organizzazioni delle minoranze è stato ridotto solo in misura marginale. Tuttavia, la situazione delle minoranze resta problematica. La Croazia deve continuare a incentivare uno spirito di tolleranza nei confronti della minoranza serba e adottare misure adeguate per tutelare coloro che potrebbero ancora essere oggetto di minacce o di atti discriminatori, ostili o violenti. La minoranza rom deve affrontare condizioni di vita difficili e notevoli problemi in materia di istruzione, protezione sociale, assistenza sanitaria, occupazione e accesso ai documenti personali. Le minoranze incontrano tuttora difficoltà a livello di occupazione, in quanto sono sottorappresentate nell’amministrazione statale, nel settore giudiziario, nella polizia e nel settore pubblico in senso lato.

Si osserva qualche progresso relativamente ai rifugiati, che continuano a rientrare in Croazia. È proseguita la fornitura di alloggi gli ex titolari di diritti di occupazione e di affitto. È stato adottato un piano d’azione riveduto onde accelerare l’attuazione dei piani governativi del 2009 per la fornitura di alloggi, che erano stati ritardati e dovrebbero essere integralmente realizzati nel 2011. Vi è stato qualche progresso in termini di ricostruzione delle case danneggiate. Il notevole arretrato di ricorsi contro le richieste respinte di aiuti alla ricostruzione è stato ridotto ed è proseguita l’attuazione della decisone sulla convalida dei diritti alla pensione, ma i progressi verso il conseguimento degli obiettivi abitativi 2009 sono stati lenti. Occorre ancora trattare diverse migliaia di richieste di alloggi e mettere le unità abitative a disposizione dei profughi rientrati in patria. Restano inoltre in sospeso moltissime richieste di ricostruzione di alloggi. Occorre adoperarsi con impegno onde creare le condizioni necessarie per il ritorno definitivo dei rifugiati.

Per quanto riguarda le questioni regionali e gli obblighi internazionali, la Croazia continua a collaborare con il Tribunale penale internazionale per l’ex Iugoslavia (ICTY). La task force speciale creata dal governo deve proseguire i lavori per rintracciare i documenti mancanti (registri dell’artiglieria) richiesti dall’ufficio del Procuratore dell’ICTY. La riunione ministeriale tenutasi a Belgrado nel marzo 2010 ha impresso un nuovo impulso al processo avviato dalla dichiarazione di Sarajevo. In quest'occasione, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Montenegro e Serbia hanno deciso di comune accordo di collaborare per conferire maggiore chiarezza alle statistiche sui rifugiati. Questi paesi si sono inoltre impegnati a cercare di risolvere entro la fine dell’anno una serie di questioni in sospeso.

La Croazia ha continuato a partecipare attivamente alle iniziative regionali, ivi compresi il processo di cooperazione nell’Europa sudorientale (SEECP), il Consiglio di cooperazione regionale (CCR) e l’accordo centroeuropeo di libero scambio (CEFTA). Il presidente croato ha adottato un atteggiamento proattivo nei confronti della cooperazione regionale. Continuano a svilupparsi le relazioni bilaterali con gli altri paesi interessati dall'allargamento e con gli Stati membri dell'UE vicini, compresa la Serbia. Le relazioni con la Slovenia sono migliorate con la firma dell’accordo per un arbitrato internazionale sui confini.

L’economia croata è stata gravemente colpita dalla crisi economica e finanziaria globale. A metà del 2010 il paese non dava segni di una chiara ripresa dopo la recessione che lo ha colpito nel primo trimestre del 2009. La disoccupazione, il disavanzo pubblico e il debito pubblico sono aumentati in misura considerevole. Il debito estero è ulteriormente aumentato e rimane uno dei punti più vulnerabili dell'economia. Le politiche della banca centrale hanno mantenuto la stabilità monetaria e il settore finanziario ha resistito relativamente bene alla crisi.

Per quanto concerne i criteri economici, la Croazia ha un’economia di mercato funzionante. Il paese dovrebbe essere in grado di far fronte alle pressioni della concorrenza e alle forze di mercato all’interno dell’Unione, sempre che attui con determinazione il programma globale di riforme volto a ridurre le carenze strutturali.

Si è mantenuto un ampio consenso politico sui principi di base dell'economia di mercato. Il programma di ripresa economica ha dato un orientamento a medio termine alla politica economica. Gli effetti positivi del programma in termini di crescita e competitività internazionale dipendono dalla sua effettiva attuazione. Considerati i vincoli esistenti, la politica macroeconomica si è dimostrata globalmente atta ad affrontare le ripercussioni della crisi economica e finanziaria mondiale. La politica monetaria ha permesso di salvaguardare la stabilità finanziaria e dei tassi di cambio, attenuando al tempo stesso la pressione sulla liquidità. Il disavanzo delle partite correnti si è ridotto in seguito alla recessione e le pressioni inflazionistiche sono ulteriormente diminuite. Il settore bancario ha confermato la propria capacità di resistere alle crisi.

Le riforme strutturali, tuttavia, sono andate avanti con estrema lentezza, anche per quanto attiene alla privatizzazione e alla ristrutturazione delle imprese in perdita. Il mercato del lavoro ha conservato una notevole rigidità, con tassi di occupazione e partecipazione poco elevati che hanno subito un ulteriore calo durante la recessione. A livello di bilancio, le autorità hanno dato prova di scarso impegno per contenere il disavanzo in aumento e accrescere l’efficienza della spesa pubblica. I trasferimenti sociali sono rimasti elevati e non adeguatamente mirati e un numero considerevole di imprese di proprietà dello Stato ha continuato a ricevere aiuti statali mediante sovvenzioni e garanzie dirette e indirette. Per garantire la sostenibilità di bilancio a medio termine è tuttora indispensabile migliorare, da un lato, il processo e la disciplina di bilancio e, dall'altro, l’efficienza della spesa pubblica. Il clima degli investimenti ha continuato a risentire di pesanti oneri normativi e di numerose tasse parafiscali.

La Croazia ha migliorato la propria capacità di assumere gli obblighi che comporta l’adesione. Il paese ha continuato a compiere passi avanti per conformarsi ai criteri dell’UE e ha conseguito un buon livello di allineamento con le norme europee in gran parte dei settori. Si segnalano ulteriori progressi nella maggior parte dei settori, compresi i capitoli per i quali il livello di allineamento è già molto elevato. In determinati settori sono necessari ulteriori sforzi per rafforzare la capacità amministrativa ai fini di una corretta applicazione dell'acquis.

Si osservano buoni progressi per quanto riguarda la libera circolazione delle merci, un capitolo in cui l'allineamento con l'acquis è a buon punto. Occorrono tuttavia ulteriori sforzi, specialmente in materia di valutazione della conformità, metrologia e vigilanza del mercato. La Croazia deve completare l’allineamento con l’acquis e rafforzare la capacità di attuazione. Si segnalano buoni progressi per quanto riguarda la libera circolazione dei lavoratori, un settore per il quale è stato raggiunto un livello soddisfacente di allineamento legislativo. Il paese deve compiere ulteriori sforzi volti, in particolare, a migliorare il coordinamento dei regimi previdenziali.

Si sono registrati progressi per quanto riguarda il diritto di stabilimento e la libera prestazione dei servizi, in particolare a livello di riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali e di servizi postali. Nel complesso, l’allineamento con l’acquis è soddisfacente. Il paese deve adoperarsi con maggiore impegno per portare a termine l’allineamento, specie per quanto riguarda il riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali, e recepire la direttiva sui servizi. Occorre proseguire il processo di miglioramento della capacità amministrativa.

Si osservano ulteriori progressi nell’allineamento con l’acquis sulla libera circolazione dei capitali. Occorre un impegno costante per arrivare a una liberalizzazione totale dei movimenti di capitale e consolidare l'applicazione della legislazione contro il riciclaggio del denaro.

Si segnalano buoni progressi in materia di appalti pubblici, in particolare il miglioramento della capacità delle principali parti interessate di coordinare e attuare la politica in questo settore. La capacità di applicare la legge in modo efficace deve essere ulteriormente rafforzata a tutti i livelli del sistema degli appalti.

Va segnalato qualche progresso nel capitolo diritto societario. L’allineamento con l’acquis procede bene, ma occorrono ulteriori sforzi in materia di audit.

Vanno segnalati progressi per quanto riguarda la legge sulla proprietà intellettuale. L’allineamento con l’acquis ha raggiunto un livello elevatissimo e si osservano progressi a livello di attuazione. La conoscenza dei diritti di proprietà intellettuale a livello generale deve ancora essere migliorata.

Si riscontrano progressi significativi nel settore della politica di concorrenza, in particolare per quanto riguarda il completamento della procedura di gara per la ristrutturazione dei cantieri navali. Nel complesso, si è raggiunto un buon livello di allineamento, ma occorrono ulteriori sforzi per l'adozione di piani di ristrutturazione in linea con l'acquis sugli aiuti di Stato per i cantieri navali in difficoltà, il miglioramento dell’applicazione della normativa contro i cartelli da parte dell’Agenzia per la concorrenza e l’ulteriore rafforzamento della sua capacità amministrativa, specialmente in materia di antitrust. Occorre completare l’allineamento della legge croata sull’emittenza radiotelevisiva e aggiornare i piani di ristrutturazione nazionali per l'industria siderurgica.

Nel settore dei servizi finanziari si riscontrano progressi sostanziali nell'allineamento della legislazione e nel rafforzamento delle risorse amministrative. Occorre però rafforzare ulteriormente la capacità amministrativa degli enti regolatori.

La Croazia ha compiuto progressi significativi in materia di società dell’informazione e media e ha raggiunto un elevato livello di allineamento con l’acquis. Occorre però un impegno costante per rafforzare la capacità dei due enti regolatori nazionali di applicare correttamente il quadro legislativo e portare avanti la liberalizzazione di tutti i segmenti dei mercati delle comunicazioni elettroniche.

Si osservano buoni progressi nei settori dell’agricoltura e dello sviluppo rurale, in particolare per quanto riguarda la creazione e l’entrata in funzione dell’organismo pagatore e del sistema integrato di amministrazione e controllo e l’organizzazione comune di mercato. Occorre però continuare ad adoperarsi con notevole impegno in questi settori fondamentali della politica agricola comune. La Croazia deve inoltre allineare integralmente il sistema di sostegno all'agricoltura con l'acquis e aumentare la capacità di assorbimento dei fondi di sviluppo rurale.

Si sono registrati buoni progressi in termini di allineamento in materia di politica veterinaria e fitosanitaria e di sicurezza alimentare, in particolare grazie all’adozione e all’attuazione del diritto derivato. Il recepimento dell’acquis è a buon punto in tutti i settori. L’adozione del programma nazionale per il potenziamento degli stabilimenti di lavorazione dei prodotti alimentari di origine animale e dei sottoprodotti di origine animale rappresenta un progresso considerevole. Occorre però mantenere un impegno costante per l’attuazione del programma, il rafforzamento della capacità amministrativa e di controllo e la creazione di posti d'ispezione frontalieri.

La Croazia ha compiuto buoni progressi per quanto riguarda l’allineamento con l’acquis nel settore della pesca. I preparativi per l’applicazione della politica della pesca sono a buon punto. La Croazia deve migliorare l’applicazione della legislazione, specie per quanto riguarda la gestione, l'ispezione e il controllo della flotta e la politica strutturale.

Sono stati fatti ulteriori progressi nel settore dei trasporti. Il livello di allineamento è globalmente buono, Occorre tuttavia completare l’allineamento nel settore dell’aviazione e fare ulteriori sforzi per applicare e attuare l’acquis.

Il paese ha compiuto ulteriori progressi per quanto riguarda il capitolo energia, nel quale ha raggiunto un livello di allineamento elevato. Occorre tuttavia un notevole impegno per migliorare l’efficienza dell’amministrazione e l’indipendenza degli enti regolatori del settore energetico.

Si segnalano progressi in materia di fiscalità, specie per quanto riguarda la capacità operativa e l'informatizzazione. La legislazione croata sulla fiscalità diretta e indiretta è globalmente in linea con l’acquis, ma occorre un ulteriore allineamento per quanto riguarda, in particolare, l’IVA e le accise. Occorre proseguire gli sforzi per rafforzare la capacità amministrativa, compresa l’interconnettività dei sistemi informatici.

Si rilevano ulteriori progressi relativamente alla politica economica e monetaria, un settore in cui l’allineamento con l’acquis è completo,

Nel settore statistico, le infrastrutture sono state modernizzate e si è raggiunto un buon livello di allineamento. È necessario un ulteriore impegno per allineare totalmente le statistiche croate con i requisiti UE.

Si segnalano buoni progressi per quanto riguarda la politica sociale e l’occupazione. Sebbene il livello di allineamento con l’acquis sia buono, sussistono alcune carenze nell’allineamento legislativo, segnatamente in termini di recepimento delle direttive in materia di diritto del lavoro, nonché per quanto riguarda le misure antidiscriminazione e la parità fra i sessi. La capacità amministrativa dev’essere ulteriormente rafforzata.

La Croazia ha fatto progressi nel settore della politica imprenditoriale e industriale, specie per quanto riguarda i relativi principi e strumenti. L’allineamento con l’acquis è molto avanti, ma occorre prodigare altri sforzi costanti incentrati sul miglioramento del clima imprenditoriale e portare avanti la ristrutturazione dell’industria siderurgica, in particolare della cantieristica.

La Croazia ha compiuto ulteriori progressi in termini di sviluppo delle reti transeuropee. L’allineamento con l’acquis è stato completato.

Si osservano buoni progressi in termini di politica regionale e coordinamento degli strumenti strutturali, specie per quanto riguarda la preparazione dei documenti strategici e la designazione di istituzioni e meccanismi ai fini dell'attuazione della politica di coesione dell’UE, delle assunzioni e della formazione di personale supplementare. I preparativi della Croazia per l’attuazione della politica di coesione dell'UE sono relativamente a buon punto. Per completarli il paese deve concentrarsi in particolare sulla costituzione di una riserva di progetti “maturi” e sull'assorbimento dei fondi.

La Croazia ha compiuto buoni progressi per quanto riguarda il sistema giudiziario e i diritti fondamentali. La riforma della giustizia è proseguita con l’adozione di nuove leggi che rafforzano l’indipendenza dell’apparato giudiziario e un’ulteriore riduzione dell'arretrato giudiziario. La riforma di questo settore rimane tuttavia un processo particolarmente impegnativo e restano da risolvere notevoli problemi, specialmente per quanto riguarda l’efficienza, l’indipendenza e la responsabilità dell’apparato giudiziario. L’intensificazione delle misure anticorruzione ha dato qualche risultato positivo, ma la corruzione rimane diffusa in molti settori. Occorre sviluppare una casistica comprovata di indagini, azioni penali e sentenze, specialmente per la corruzione ad alto livello. Occorre rafforzare le misure di prevenzione migliorando, ad esempio, la trasparenza della spesa pubblica. La tutela dei diritti fondamentali è stata rafforzata, ma occorre migliorarla in pratica, specialmente per le minoranze e i rifugiati.

La Croazia ha compiuto progressi sostanziali in materia di giustizia, libertà e sicurezza. Il sistema di asilo è stato notevolmente migliorato, ma si deve dar prova di impegno per integrare le persone che beneficiano di protezione in Croazia e tutelare i minori fra i migranti irregolari. Si segnalano buoni progressi nel settore dei visti, nel quale occorre però proseguire l’allineamento con l’acquis. Sono stati compiuti progressi per quanto riguarda le frontiere esterne. Occorre tuttavia modificare diversi aspetti del piano d'azione per la gestione integrata delle frontiere e accelerare il miglioramento delle attrezzature. Si riscontrano progressi significativi per quanto riguarda la cooperazione giudiziaria in campo civile e penale e ulteriori passi avanti nella politica antidroga.

I progressi in materia di scienza e ricerca sono proseguiti, anche se a un ritmo meno sostenuto a causa della crisi economica e finanziaria. Occorre adoperarsi con impegno per aumentare ulteriormente la capacità di ricerca, organizzare la formazione e incentivare gli investimenti nella ricerca da parte dell’industria e delle piccole e medie imprese. Si registrano ulteriori progressi per quanto riguarda l’acquis su istruzione e cultura. Il livello di allineamento è buono. La Croazia deve proseguire gli sforzi per prepararsi a gestire il programma di “Apprendimento permanente” e il programma “Gioventù in azione”.

Si osservano buoni progressi nel capitolo ambientale per quanto riguarda l’allineamento e l’applicazione della normativa. Occorre completare l’allineamento legislativo per quanto riguarda la qualità dell’acqua e, in una certa misura, il cambiamento climatico, nonché migliorare l’applicazione dell'acquis orizzontale e la collaborazione con le organizzazioni non governative che operano nel settore ambientale. Nel complesso, i preparativi della Croazia sono quasi terminati. Il paese deve continuare a rafforzare la capacità amministrativa, specialmente a livello locale.

Si registrano buoni progressi in materia di tutela dei consumatori e della salute. e si è raggiunto un buon livello di allineamento. Occorre un impegno costante per rafforzare ulteriormente la capacità amministrativa.

Si segnalano buoni progressi per quanto riguarda l’unione doganale. Una grandissima parte della legislazione doganale croata è stata allineata con l’acquis. La Croazia ha compiuto ulteriori progressi a livello informatico, specialmente per quanto riguarda l'interconnettività. Occorrono ulteriori progressi per eliminare le ultime discrepanze presenti nella legislazione croata che attua la strategia anticorruzione e prepararsi all’interconnettività dei sistemi informatici.

Si segnala qualche progresso in materia di relazioni esterne. La Croazia ha raggiunto un livello di allineamento considerevole e continua a coordinare e ad allineare le sue posizioni nei consessi internazionali. Il paese, tuttavia, deve adoperarsi con particolare impegno per rispettare integralmente i propri obblighi internazionali nei casi in cui si avvale delle salvaguardie. Occorre inoltre stanziare maggiori risorse per la politica di sviluppo e gli aiuti umanitari.

La Croazia ha compiuto ulteriori progressi nel settore della politica estera, di sicurezza e di difesa e ha continuato a partecipare a diverse missioni militari e civili dell’UE. Nel complesso, la Croazia ha raggiunto un livello di allineamento elevato. Il paese deve continuare a migliorare l’applicazione e l’attuazione del controllo delle armi, garantendo anche la trasparenza delle informazioni in questo campo.

Vanno segnalati progressi in materia di controllo finanziario. È stata rafforzata l’indipendenza dell’Ufficio statale di audit. Ora bisogna mirare principalmente alla sostenibilità delle riforme. Gli organi della struttura di coordinamento antifrode devono intensificare gli sforzi ai fini di un'attuazione efficace della strategia antifrode.

Sono stati registrati ulteriori progressi relativamente alle disposizioni finanziarie e di bilancio. La capacità istituzionale per l’applicazione delle norme in materia di risorse proprie è stata ulteriormente potenziata. La Croazia ha raggiunto un buon livello di allineamento con l’acquis e dispone di una capacità di applicazione adeguata, tranne per quanto riguarda i prelievi sullo zucchero. Il paese deve migliorare ulteriormente la propria capacità di coordinamento.

Ex Repubblica iugoslava di Macedonia

L’ex Repubblica iugoslava di Macedonia continua a soddisfare in misura sufficiente i criteri politici. Alle notevoli riforme del 2009 hanno fatto seguito ulteriori progressi, anche se a ritmi diversi. Nel complesso, la coalizione al governo è stabile e le forze di polizia collaborano tra di esse. Si rileva qualche progresso per quanto riguarda la riforma del parlamento, della polizia, della giustizia e della pubblica amministrazione nonché il rispetto e la tutela delle minoranze. Occorrono tuttavia ulteriori sforzi in quasi tutti i settori connessi ai criteri politici, in particolare per questioni importanti quali l'indipendenza dell'apparato giudiziario, la riforma della pubblica amministrazione e la libertà di espressione dei media. Occorre potenziare il dialogo politico.

L’accordo quadro di Ohrid resta un elemento essenziale per la democrazia e lo Stato di diritto nel paese. Si segnala qualche progresso in materia di attuazione della legge sulle lingue, di decentramento e di equa rappresentanza. Occorre un impegno costante, attraverso il dialogo, per conseguire gli obiettivi dell’accordo e garantirne la piena attuazione.

Sono stati registrati ulteriori progressi in termini di riforma del parlamento. Sono state adottate modifiche delle norme procedurali che tutelano i diritti dell'opposizione. Il parlamento ha preso provvedimenti per rafforzare la propria capacità istituzionale, in particolare mediante la creazione dell’Istituto parlamentare, ma il dialogo sulle relazioni interetniche è stato ostacolato dal fatto che la commissione parlamentare competente non si è riunita a scadenze regolari.

I partner della coalizione al governo continuano a collaborare in modo costruttivo e si sono impegnati a sostenere le riforme necessarie per preparare il paese ad aderire all’Unione europea. Occorre però intensificare il dialogo sulle questioni attinenti alle relazioni interetniche. Il processo di decentramento deve proseguire in linea con l’accordo quadro di Ohrid. Occorre rendere più equo e trasparente il quadro finanziario per il governo locale e sviluppare ulteriormente la collaborazione del governo con il consiglio nazionale per l’integrazione europea.

Si segnala qualche progresso per quanto riguarda il funzionamento della pubblica amministrazione. È stata adottata la legge sulla funzione pubblica. La legge sugli affari interni riguardante la riforma della polizia è entrata in vigore con conseguente adozione della maggior parte della legislazione attuativa. Occorrono però altri notevoli sforzi per garantire la trasparenza, la professionalità e l’indipendenza della pubblica amministrazione. Vi sono state ingerenze politiche indebite a livello di assunzioni e promozioni a tutti i livelli della pubblica amministrazione. Il quadro legislativo deve essere ulteriormente migliorato, specie per quanto riguarda l'assunzione del personale in base al merito. In molti casi, la trasformazione di un gran numero di posti temporanei in posti permanenti non si è tradotta in un processo di assunzione competitivo e basato sul merito.

La riforma della giustizia ha registrato progressi limitati. L’efficienza dei tribunali è stata rafforzata per mezzo di una miglior gestione del bilancio. Si nutrono però preoccupazioni in merito all’indipendenza e all’imparzialità dell’apparato giudiziario. Non si registra alcun progresso circa l'applicazione effettiva delle disposizioni giuridiche vigenti. In tale contesto, è importante che i diplomati dell’accademia per giudici e pubblici ministeri siano prioritari per le nuove assunzioni.

Si segnalano progressi in materia di politica anticorruzione. Sono state condotte vaste operazioni di polizia ricorrendo a misure investigative speciali. Il quadro legislativo e istituzionale è stato in buona parte approntato, ma occorre arrivare a un maggior numero di condanne nei casi di corruzione ad alto livello. Le attuali disposizioni in materia di dichiarazioni patrimoniali, conflitti di interesse e finanziamento dei partiti politici non vengono applicate correttamente. Alla commissione statale anticorruzione va garantita una base di risorse adeguata. La corruzione regna ancora in molti settori e rimane un problema serio.

È stato approntato il quadro legislativo e istituzionale per i diritti umani e la tutela delle minoranze e nel complesso i diritti civili e politici vengono rispettati. Le garanzie giuridiche esistenti, tuttavia, devono ancora essere applicate integralmente.

Il reparto a regime semiaperto del carcere di Idrizovo, dove le condizioni erano disumane e degradanti, è stato chiuso, ma l’attuazione della strategia volta a ovviare alle gravi carenze che ancora sussistono nelle condizioni carcerarie procede a rilento. La sorveglianza dei servizi di contrasto è tuttora insufficiente. Per quanto riguarda la libertà di espressione, aumentano le preoccupazioni circa le ingerenze politiche nei media e le pressioni indebite sui giornalisti. La partecipazione della società civile al processo di definizione delle politiche rimane limitata.

L’ombudsman rimane il principale referente per la tutela e la promozione dei diritti umani e il suo carico di lavoro è aumentato durante il periodo oggetto della relazione. La proporzione delle raccomandazioni accettate dagli organismi pubblici è tuttavia diminuita. Occorre potenziare l’autorità e le risorse dell’ombudsman.

È stata adottata gran parte delle disposizioni legislative necessarie per tutelare i diritti economici e sociali. È proseguita l’attuazione della strategia contro le violenze domestiche. La composizione del Consiglio economico e sociale è stata approvata, con una conseguente facilitazione del dialogo sociale. È stata adottata una legge quadro antidiscriminazioni, in cui però le tendenze sessuali non figurano tra le cause di discriminazione. Occorre definire un approccio strategico in materia di pari opportunità e dar prova di maggiore impegno per applicare la legge sulla giustizia minorile e la convenzione ONU sui diritti dell’infanzia.

Si segnalano progressi relativamente al rispetto e alla tutela dei diritti delle minoranze e dei diritti culturali. Vi è stato qualche progresso anche in termini di equa rappresentanza e il governo ha preso provvedimenti per favorire l’integrazione interetnica nel sistema scolastico. L’integrazione delle comunità etniche rimane però limitata e occorre intensificare il dialogo, in particolare sulle questioni culturali e linguistiche, in modo da alimentare la fiducia. Per quanto riguarda i diritti dei rom, si è ridotto il numero delle persone prive di documenti personali e si sono adottate misure per evitare il collocamento ingiustificato dei bambini in scuole speciali. I rom continuano tuttavia ad affrontare discriminazioni e condizioni di vita molto difficili.

Riguardo alle questioni regionali e agli obblighi internazionali, l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia ha continuato a collaborare pienamente con il Tribunale penale internazionale per l’ex Iugoslavia (ICTY). L’ordinamento giudiziario del paese si sta occupando dei casi che l’ICTY ha rinviato alle autorità nazionali.

Per quanto attiene alla Corte penale internazionale, l’accordo bilaterale di immunità concluso con gli Stati Uniti non è conforme alle posizioni comuni e ai principi direttivi dell’UE. Il paese si deve allineare con la posizione dell'UE.

Il paese ha continuato a partecipare attivamente alle iniziative di cooperazione regionale, ivi compresi il processo di cooperazione nell’Europa sudorientale (SEECP), il Consiglio di cooperazione regionale (CCR) e l’accordo centroeuropeo di libero scambio (CEFTA).

L’ex Repubblica iugoslava di Macedonia è un partner attivo nella regione che intrattiene nel complesso buoni rapporti con i paesi vicini. Ora che è stata ultimata la delimitazione del confine con il Kosovo, l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia non ha più questioni frontaliere pendenti. Le relazioni con la Grecia, tuttavia, hanno continuato a risentire della questione irrisolta del nome. Il paese ha avviato colloqui sotto l’egida dell’ONU per trovare una soluzione. Occorre evitare azioni e dichiarazioni che potrebbero incidere negativamente sulle relazioni di buon vicinato. Gli incontri diretti ai massimi livelli politici sono elementi positivi, anche se finora l’impegno dimostrato non ha dato risultati concreti. Il mantenimento di relazioni di buon vicinato, compresa una soluzione alla questione del nome negoziata sotto l’egida dell’ONU e accettabile per entrambi i paesi, rimane di fondamentale importanza.

L’economia dell’ex Repubblica iugoslava di Macedonia ha subito solo una lieve contrazione grazie alla limitata esposizione del settore finanziario agli attivi internazionali tossici, al solido afflusso di capitale privato e alla stabilità del settore pubblico. È proseguita l’attuazione delle riforme strutturali, ma la forte disoccupazione strutturale, specialmente fra i giovani e le persone poco istruite, continua a destare serie preoccupazioni. Gli interventi relativi alle carenze istituzionali sono stati piuttosto limitati e le lacune in termini di Stato di diritto continuano a ripercuotersi negativamente sul clima imprenditoriale.

L’ex Repubblica iugoslava di Macedonia ha mantenuto un livello elevato di conformità con i criteri economici. In alcuni settori, il paese si è avvicinato ulteriormente ad un'economia di mercato funzionante, riducendo in particolare gli ostacoli all'entrata e all'uscita dal mercato e migliorando la capacità dei tribunali di gestire le cause connesse all'economia. Il paese dovrebbe essere in grado di far fronte a medio termine alle pressioni della concorrenza e alle forze di mercato all’interno dell’Unione, sempre che attui risolutamente il programma di riforme volto a ridurre le notevoli carenze strutturali.

Il paese ha mantenuto un ampio consenso sugli orientamenti di base delle politiche economiche. La politica monetaria, imperniata sull'ancoraggio di fatto all'euro, ha contribuito alla stabilità macroeconomica. Dopo la tendenza espansionistica del 2008, nel 2009 la politica di bilancio si è orientata maggiormente verso la stabilità. Gli squilibri esterni del paese sono stati ridotti grazie alla lieve ripresa delle esportazioni, al calo delle importazioni conseguente alla scarsa domanda interna e al forte afflusso di capitale privato. La privatizzazione è praticamente terminata. I prezzi e gli scambi commerciali sono stati in gran parte liberalizzati. Si sono registrati ulteriori progressi in termini di agevolazione dell’entrata nel mercato e di registrazione nonché di semplificazione del quadro normativo. La durata delle procedure fallimentari è stata ulteriormente abbreviata e la registrazione delle proprietà è praticamente terminata. Il settore finanziario ha resistito bene alla crisi e l'indipendenza di alcune agenzie di vigilanza e di regolamentazione è stata rafforzata.

L’aggravamento dei disavanzi di bilancio ha fatto aumentare il debito del settore pubblico. La qualità della spesa pubblica si è deteriorata, in parte per la diminuzione della spesa in conto capitale orientata sul medio termine. Il tasso di disoccupazione è tuttora molto elevato. L’afflusso di IED, che era già basso, ha subito un’ulteriore diminuzione. Il funzionamento dell’economia di mercato è tuttora ostacolato dalle carenze istituzionali, dalla mancanza di stabilità dell'amministrazione e dalle lacune inerenti allo Stato di diritto. L’assenza di consultazioni con le parti interessate nella fase che precede le decisioni governative nuoce alla prevedibilità del clima imprenditoriale. Il sistema giudiziario rimane un settore problematico e non sempre gli enti normativi e di vigilanza dispongono dell’indipendenza e delle risorse necessarie per svolgere efficacemente le loro funzioni. La certezza giuridica, tuttora scarsa, rende il paese meno appetibile per gli investitori stranieri. Il settore informale costituisce ancora un problema serio.

L’ex Repubblica iugoslava di Macedonia ha compiuto qualche progresso migliorando la sua capacità di assumere gli obblighi che comporta l’adesione, specialmente in materia di libera circolazione dei beni, diritto societario, servizi finanziari, nonché di giustizia, libertà e sicurezza. I progressi sono minori in settori come gli appalti pubblici, la società dell’informazione e i media, la politica sociale e l'occupazione. Nel complesso, si segnalano ulteriori progressi quanto al conseguimento delle priorità stabilite dal partenariato di adesione. Occorre tuttavia un impegno costante per consolidare la capacità amministrativa ai fini dell’attuazione e dell’applicazione della normativa. Gli impegni assunti nell’ambito dell’accordo di stabilizzazione e di associazione sono stati rispettati.

Si osservano buoni progressi per quanto riguarda la libera circolazione delle merci. È stata recepita parte dell’acquis orizzontale e settoriale. La capacità amministrativa degli organi di vigilanza del mercato non basta a garantire l'applicazione della normativa tecnica. Si segnalano pochi progressi per quanto riguarda la libera circolazione dei lavoratori. Vi è stato qualche progresso per quanto riguarda il diritto di stabilimento e la libera prestazione dei servizi, in particolare a livello di servizi postali. I preparativi finalizzati al riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali sono ancora in fase iniziale. La situazione è globalmente migliorata per quanto riguarda la libera circolazione dei capitali, ma sussistono restrizioni ai movimenti di capitale a breve termine e ai pagamenti transfrontalieri. Il quadro legislativo, la capacità amministrativa e l'applicazione delle norme per la lotta al riciclaggio del denaro sono discretamente migliorati.

Si rilevano progressi nel settore degli appalti pubblici. L’Ufficio per gli appalti pubblici ha adottato una strategia per lo sviluppo del sistema di appalti pubblici. La legislazione sulle concessioni e sui partenariati pubblico-privato non è in linea con l’acquis. La capacità amministrativa di applicare le norme sugli appalti a livello operativo è ancora inadeguata. Si segnalano buoni progressi nel settore del diritto societario, mentre l’allineamento con l’acquis sulla revisione contabile è ancora in fase iniziale. Il paese ha fatto qualche passo avanti nel rafforzamento del quadro legislativo sulla proprietà intellettuale. Si sta attuando la strategia nazionale sulla proprietà intellettuale, ma occorrono ulteriori sforzi a livello applicativo.

Si sono compiuti alcuni progressi nel settore della concorrenza. In materia di aiuti di Stato, si è registrata una discreta diminuzione delle decisioni ex-ante. Occorre tuttavia rafforzare le risorse umane e finanziarie della commissione per la tutela della concorrenza in materia di antitrust.

I progressi sono globalmente buoni nel settore dei servizi finanziari. Sono state prese misure volte a garantire la regolamentazione e la vigilanza del settore assicurativo, aspetti che vanno ancora curati per certi servizi finanziari, come il leasing.

Si registrano progressi eterogenei nel settore della società dell’informazione e dei media. L’allineamento con l’acquis dell’UE e la liberalizzazione del mercato stanno migliorando, mentre non è ancora garantita la sostenibilità dell’emittente radiotelevisiva pubblica. La legislazione sui media deve ancora essere allineata con la direttiva sui servizi di media audiovisivi.

Si segnalano progressi nel settore dell’agricoltura e dello sviluppo rurale. È in corso il graduale allineamento della politica di sviluppo rurale con i requisiti UE. Le strutture operative di AFSARD e IPARD sono state potenziate, ma occorre migliorare la capacità di altri organi amministrativi del settore. L’allineamento con l’acquis richiede un ulteriore costante impegno. Sono stati compiuti alcuni progressi nel settore della politica veterinaria, fitosanitaria e della sicurezza alimentare, specialmente in materia di preparazione legislativa e di attuazione da parte delle imprese del settore alimentare. Occorre rafforzare la capacità amministrativa, specie per quanto riguarda l'efficacia dei sistemi di monitoraggio e di controllo.

Va segnalato qualche progresso in materia di politica dei trasporti. Il processo di apertura del mercato per il trasporto ferroviario si è rivelato problematico. Occorrono ulteriori sforzi per migliorare il funzionamento delle autorità preposte alla sicurezza, in particolare la commissione d’indagine sugli incidenti aerei.

Si osserva qualche progresso nel settore dell'energia. Sono state adottate nuove strategie in materia, ma deve ancora essere promulgata la nuova legge generale sull’energia. Le tariffe elettriche non riflettono totalmente i costi. Nonostante i buoni progressi compiuti, la vertenza con l'operatore del sistema di distribuzione, un grosso investitore dell'UE, non è ancora stata risolta. Va garantita l’indipendenza funzionale dell’ente regolatore per l’energia e dell’ente regolatore per la radioprotezione.

Non si segnalano progressi per quanto riguarda l’armonizzazione della fiscalità diretta e indiretta con l’acquis, mentre si osserva qualche miglioramento della capacità operativa dell’amministrazione fiscale relativamente all'efficienza dei servizi ai contribuenti e della revisione contabile. La capacità di revisione contabile e di accertamento fiscale per combattere l’evasione rimane insufficiente.

Si osservano progressi limitati a livello di politica economica e monetaria. L’allineamento con l’acquis non è stato completato e la capacità amministrativa per l'attuazione della politica risulta molto eterogenea. Sono stati compiuti buoni progressi nel settore delle statistiche, ma le risorse dell’Ufficio statistico statale rimangono inadeguate e occorre garantire un'equa rappresentanza. È indispensabile stanziare fondi per il censimento demografico e abitativo del 2011 e continuare a migliorare le statistiche settoriali, segnatamente in campo economico.

Si osservano pochi progressi in termini di allineamento con l'acquis nel settore della politica sociale e dell’occupazione. È stata adottata una legge quadro antidiscriminazioni, che contiene però alcune gravi lacune e non ha il sostegno dei gruppi interessati della società civile. Il dialogo sociale tripartito e bipartito rimane insufficiente. L’integrazione dei disabili e delle altre persone socialmente escluse procede a rilento.

Si riscontra qualche progresso nel settore della politica imprenditoriale e industriale. I progressi sono stati buoni per quanto riguarda la riduzione degli ostacoli amministrativi e dei costi operativi delle imprese. Sono stati creati nuovi organismi e stanziate ingenti risorse per il loro funzionamento, ma occorre aumentare il sostegno finanziario per le strategie a favore delle imprese e delle PMI.

Si segnala qualche progresso in materia di reti transeuropee. Il paese continua a partecipare attivamente all'Osservatorio sui trasporti dell'Europa sudorientale e alla Comunità dell'energia, ma la realizzazione del corridoio X sta subendo forti ritardi.

I progressi sono stati poco uniformi in termini di sviluppo regionale e coordinamento dei fondi strutturali. Si registrano forti ritardi nell'attuazione del programma operativo per lo sviluppo regionale. Occorre rafforzare la capacità amministrativa dei ministeri competenti, in particolare a livello di preparazione tecnica, e migliorare la preparazione e l'attuazione dei progetti per garantire il futuro assorbimento dei fondi IPA. Nel complesso, l’allineamento con l’acquis sulla politica regionale e sul coordinamento degli strumenti strutturali si trova ancora in fase iniziale.

Si osservano progressi limitati nella riforma del sistema giudiziario e nella tutela dei diritti fondamentali e qualche passo avanti nella lotta alla corruzione. Il Consiglio giudiziario e il Consiglio dei pubblici ministeri devono garantire alti standard effettivi di indipendenza e imparzialità dell'apparato giudiziario. La polizia ha condotto vaste operazioni anticorruzione avvalendosi di misure investigative speciali, ma occorre conseguire migliori risultati per quanto riguarda i casi di corruzione ad alto livello. Occorre applicare con la debita efficacia la nuova normativa sui conflitti di interesse e sul finanziamento dei partiti politici. Il quadro legislativo e istituzionale per i diritti fondamentali è stato in buona parte approntato, ma le garanzie giuridiche esistenti devono essere applicate integralmente.

In materia di giustizia, libertà e sicurezza, vanno segnalati buoni progressi a livello di asilo, politica dei visti, frontiere esterne e Schengen. Si è fatto fronte all’aumento dei richiedenti asilo nell’UE verificatosi nella prima fase di applicazione del regime di esenzione dall’obbligo di visto. In agosto e settembre, tuttavia, si è registrato un ulteriore incremento delle domande di asilo. Le autorità devono continuare ad occuparsi della questione e ad informare i cittadini circa i diritti e gli obblighi derivanti da tale esenzione. È proseguita la riforma della polizia ed è migliorata la collaborazione di polizia a livello internazionale. Occorre però riesaminare il ruolo del ministero dell’Interno per quanto riguarda l'autorizzazione delle intercettazioni e l'efficacia del meccanismo di controllo esterno.

Si rileva qualche progresso in materia di scienza e ricerca. Il tasso di partecipazione al Settimo programma quadro di ricerca dell'UE è aumentato. Si osserva qualche progresso in termini di allineamento con l'acquis in materia di istruzione, formazione, giovani e cultura, ma le gestione dei programmi “Apprendimento permanente” e “Gioventù in azione” lascia tuttora a desiderare.

Sono stati fatti ulteriori progressi nel settore dell’ambiente. L’allineamento della legislazione nazionale è andato avanti, specie per quanto riguarda la qualità dell'acqua e i rifiuti, ma occorre intensificare considerevolmente gli sforzi per allineare la legislazione nel settore idrico con l'acquis UE. Occorre aumentare in misura considerevole la capacità amministrativa e gli investimenti. Si osserva qualche progresso in materia di tutela dei consumatori e della salute. Nel settore della sanità pubblica, si sono fatti buoni progressi per quanto riguarda la lotta al tabagismo.

Vi è stato qualche progresso a livello di unione doganale, soprattutto in termini di capacità amministrativa e operativa. La legislazione doganale è stata in gran parte allineata con l’acquis, tranne in materia di transito. Occorre migliorare la capacità amministrativa delle dogane di attuare la normativa e di contrastare la criminalità transfrontaliera e la corruzione.

I progressi registrati a livello di relazioni esterne riguardano segnatamente la politica commerciale comune. Il paese ha fatto progressi anche nel settore della politica estera, di sicurezza e di difesa, allineandosi con la maggior parte delle dichiarazioni e delle posizioni comuni dell’UE e dimostrando un costante impegno a partecipare alle operazioni della PESD. Occorrono sforzi costanti per ridurre il numero delle armi illegali.

Si rileva qualche progresso a livello di controllo finanziario. L’indipendenza funzionale e finanziaria dell’Ufficio statale di audit è stata rafforzata, ma non è ancora ancorata saldamente nella costituzione. Il paese deve adoperarsi per creare i sistemi di gestione e controllo finanziari. Per quanto riguarda le disposizioni finanziarie e di bilancio, si è fatto qualche progresso per migliorare la capacità operativa delle dogane, dell’amministrazione fiscale e dell’Ufficio statistico statale. Occorre intensificare gli sforzi per lottare contro le frodi su dazi doganali e IVA.

Bosnia-Erzegovina

La Bosnia-Erzegovina ha registrato progressi limitati per quanto riguarda la conformità con i criteri politici. Le riforme volte a soddisfare le condizioni per la liberalizzazione del visto hanno introdotto qualche miglioramento a livello di Stato di diritto, specie per quanto riguarda la gestione delle frontiere e la politica in materia di migrazione. Sono stati adottati provvedimenti importanti per promuovere la riconciliazione e la collaborazione a livello regionale, specialmente ai fini del rientro dei rifugiati. L’attuazione globale delle riforme è risultata tuttavia insufficiente e nel periodo preelettorale il clima politico nel paese è stato dominato dalla retorica nazionalista. La mancanza di una strategia condivisa da tutti i leader politici sulla direzione del paese frena le principali riforme connesse all’UE e ostacola qualsiasi progresso verso l’adesione.

Le elezioni politiche, che l'OSCE/ODIHR ha giudicato sostanzialmente conformi agli standard internazionali in materia di elezioni democratiche, hanno però nuovamente risentito di restrizioni al diritto di voto per motivi di appartenenza etnica e di residenza derivanti dalle disposizioni dell'accordo di pace di Dayton/Parigi. Il rispetto dei diritti democratici e il diritto alla parità di trattamento senza discriminazioni, sanciti dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU), costituiscono elementi essenziali dell’accordo interinale. Il ritardo accumulato nell’armonizzare la costituzione con la CEDU, in conformità della sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo del dicembre 2009 nella causa Sejdic-Finci contro Bosnia-Erzegovina, continua a destare serie preoccupazioni.

Per quanto riguarda gli obblighi internazionali, il paese deve assolutamente progredire verso il rispetto delle condizioni fissate per la chiusura dell'ufficio dell'Alto rappresentante (OHR) [5]. Il sistema di governance della Bosnia-Erzegovina richiede tuttora una presenza internazionale. Il paese ha compiuto progressi limitatissimi verso la conformità con le condizioni fissate per la chiusura dell'OHR, prime delle quali sono la ripartizione della proprietà fra lo Stato e gli altri livelli di governo, il problema della proprietà della difesa e il rispetto degli obblighi inerenti al processo di definizione dello status di Brčko. Tutti questi requisiti fanno capo alla necessità di creare un contesto politico stabile e costruttivo nel paese.

In materia di democrazia e Stato di diritto si registrano pochi progressi per quanto riguarda la riforma costituzionale e la creazione di strutture istituzionali funzionali ed efficaci. Il Consiglio dei ministri ha adottato un piano d’azione per l’esecuzione della sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, ma senza ottenere alcun risultato.

Il funzionamento degli organi esecutivi e legislativi a livello statale ha continuato a risentire della preponderanza di considerazioni di stampo etnico. La capacità amministrativa del parlamento è migliorata, ma il coordinamento con il Consiglio dei ministri e con le entità rimane carente. Il funzionamento delle istituzioni governative, a diversi livelli, ha continuato a risentire della frammentazione e del mancato coordinamento nella definizione delle politiche. Sono state adottate misure volte a migliorare la capacità amministrativa con la nomina di alcuni funzionari di alto livello, anche presso la direzione per l'integrazione europea, ma rimangono scoperti alcuni posti chiave. Deve essere adottata con urgenza la legge sul censimento a livello statale, indispensabile per l’attuazione dell’agenda UE e per lo sviluppo socioeconomico del paese.

Si registrano pochi progressi nel settore della pubblica amministrazione, in cui l’attuazione della strategia di riforma procede, anche se a rilento. Il coordinamento tra le varie amministrazioni lascia tuttora a desiderare. Occorre un deciso impegno per prevenire le ingerenze politiche e limitare il peso dell'appartenenza politica nelle nomine. Sono inoltre necessari ulteriori sforzi per creare una funzione pubblica professionale, responsabile, trasparente ed efficiente, basata sul merito e sulla competenza. È operativo un ombudsman unico a livello statale, ma occorre ovviare alle restrizioni di bilancio che ne limitano l’efficacia.

La Bosnia-Erzegovina ha registrato progressi limitati per quanto riguarda il potenziamento del sistema giudiziario. Sono state adottate nuove leggi sul codice di procedura penale, ma non si è fatto molto per ridurre l'arretrato giudiziario. L’attuazione della strategia per la riforma del settore giudiziario e della strategia per i crimini di guerra rimane estremamente limitata. La complessità del quadro legislativo, la frammentazione del sistema giudiziario e la mancanza di un bilancio unico frenano ancora i progressi verso l'indipendenza dell'apparato giudiziario. Vista l’impossibilità per le autorità di raggiungere un accordo, l’Alto Rappresentante ha prolungato il mandato dei giudici e dei procuratori internazionali che si occupano di crimini di guerra. La gestione delle azioni penali contro i crimini di guerra da parte del tribunale di Stato è rimasta soddisfacente, ma deve essere migliorata nelle entità e nei cantoni.

La Bosnia-Erzegovina ha compiuto progressi limitati nella lotta alla corruzione, che costituisce un problema serio e regna tuttora in molti settori. È iniziata l'attuazione della strategia e del piano d'azione anticorruzione. È stata istituita l’agenzia incaricata di monitorare tale attuazione ed è stato nominato un direttore facente funzione. Si è fatto qualche progresso nell'applicare le raccomandazioni del Gruppo di Stati contro la corruzione (GRECO). Il follow-up giudiziario dei casi di corruzione procede tuttora a rilento e sono state avviate azioni penali solo per un numero limitato di casi ad alto livello. L’applicazione insufficiente della legislazione e i problemi di coordinamento fra entità continuano a destare preoccupazione. La Bosnia-Erzegovina deve dar prova di maggiore impegno e determinazione per combattere la corruzione.

Si sono compiuti progressi limitati per quanto attiene ai diritti umani e alla tutela delle minoranze. La Bosnia-Erzegovina ha ratificato le principali convenzioni internazionali sui diritti umani, ma deve dar prova di un impegno costante per migliorarne l’applicazione. Occorre migliorare l'applicazione delle sentenze nazionali, comprese quelle della Corte costituzionale della Bosnia-Erzegovina.

Nel complesso i diritti civili e politici vengono rispettati. Si è fatto qualche progresso in termini di armonizzazione delle sanzioni penali in tutto il paese, ma la legge quadro sul gratuito patrocinio deve ancora essere adottata ai fini della conformità con la CEDU. Occorre garantire l'accesso alla giustizia nei processi civili e penali. Le condizioni carcerarie sono migliorate, ma il sovraffollamento e i maltrattamenti subiti dai detenuti continuano a destare preoccupazioni.

Le costituzioni dello Stato e delle entità sanciscono la libertà di espressione e dei media, la libertà di riunione e di associazione e la libertà di culto, ma la legislazione vigente non viene applicata integralmente. Si rileva un aumento delle pressioni politiche sui media, dei pregiudizi etnici e delle intimidazioni a danno dei giornalisti. L’attuazione della riforma dell’emittenza pubblica è stata rinviata. L’indipendenza dell’ente regolatore per le comunicazioni è tuttora minacciata. I governi delle entità hanno sottoscritto accordi di cooperazione con la società civile, ma sono necessari ulteriori sforzi per intensificare il dialogo con la società civile e favorirne lo sviluppo.

Si osservano pochi progressi per quanto riguarda i diritti economici e sociali, che sono tutelati dal quadro legislativo esistente, ma rimangono frammentati e applicati in modo inadeguato. È stata adottata una legge globale antidiscriminazioni a livello statale, la cui portata rimane però limitata. Occorre migliorare la protezione delle donne contro ogni forma di violenza e la protezione sociale dei minori. Il sistema delle prestazioni sociali, basato prevalentemente sui diritti, ha avuto un’incidenza negativa sulle condizioni delle categorie vulnerabili, compresi i disabili mentali. Il dialogo sociale e l’esercizio dei diritti dei lavoratori sono ostacolati dal mancato riconoscimento delle parti sociali a livello statale e dalla frammentazione del quadro legislativo.

Vi è stato qualche progresso in termini di rispetto e tutela dei diritti delle minoranze e dei diritti culturali [6]. A livello di relazioni interetniche, il numero di scuole divise (“due scuole sotto lo stesso tetto”) è diminuito e nella maggior parte delle scuole è stato adottato un programma di studi comune di nove anni. La separazione dei bambini nelle scuole in funzione di criteri etnici resta tuttavia un problema irrisolto. Malgrado l'aumento delle risorse finanziarie destinate all'attuazione della strategia per i rom, questa minoranza si trova ancora ad affrontare discriminazioni e condizioni di vita molto difficili. La mancata iscrizione delle nascite ostacola tuttora il loro accesso ai diritti sociali ed economici di base. Occorre prendere ulteriori provvedimenti per migliorare l'applicazione della legge sulle minoranze nazionali.

Si rileva qualche progresso relativamente a rifugiati e sfollati interni. È stata adottata la strategia per l'intero paese volta a sostenere il processo di rientro e a garantire la corretta applicazione dell'allegato VII dell'accordo di pace di Dayton-Parigi, ma non si è fatto molto per garantire l'integrazione locale e la sostenibilità del rientro.

Per quanto riguarda le questioni regionali e gli obblighi internazionali, è proseguita l'attuazione dell'accordo di pace di Dayton-Parigi. La collaborazione con il Tribunale penale internazionale per l’ex Iugoslavia è rimasta soddisfacente. Durante il periodo preelettorale, tuttavia, la Republika Srpska ha spesso rimesso in discussione l’integrità territoriale del paese. I leader politici della Republika Srpska hanno inoltre continuato a rilasciare dichiarazioni in cui negano la gravità dei massacri perpetrati durante la guerra a danno della popolazione civile.

La collaborazione tra tribunali e pubblici ministeri di Bosnia-Erzegovina, Croazia e Serbia è migliorata. Sono stati conclusi accordi bilaterali sul riconoscimento e sull’applicazione reciproci delle sentenze nei casi penali. Occorrono ulteriori sforzi per migliorare la capacità di gestire i casi relativi a crimini di guerra, specialmente a livello di cantone e di distretto, e stanziare risorse finanziarie sufficienti. La cooperazione regionale e una protezione adeguata dei testimoni saranno di fondamentale importanza al riguardo.

Per quanto attiene alla Corte penale internazionale, l’accordo bilaterale di immunità concluso con gli Stati Uniti non è conforme alle posizioni comuni e ai principi direttivi dell’UE. Il paese si deve allineare con la posizione dell'UE.

La riunione ministeriale tenutasi a Belgrado nel marzo 2010 ha impresso un nuovo impulso al processo avviato dalla dichiarazione di Sarajevo. In quest'occasione, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Montenegro e Serbia hanno deciso di comune accordo di collaborare per conferire maggiore chiarezza alle statistiche sui rifugiati. Questi paesi si sono inoltre impegnati a cercare di risolvere entro la fine dell’anno una serie di questioni in sospeso.

La Bosnia-Erzegovina ha continuato a partecipare attivamente alle iniziative della cooperazione regionale, ivi compresi il processo di cooperazione nell'Europa sudorientale (SEECP), il Consiglio di cooperazione regionale (CCR) e l'accordo centroeuropeo di libero scambio (CEFTA). Le relazioni della Bosnia-Erzegovina con i suoi vicini si sono ulteriormente sviluppate grazie ad alcune iniziative regionali importanti a favore della riconciliazione, ma rimangono irrisolte alcune questioni con i paesi limitrofi relative alle frontiere. I titolari di un passaporto kosovaro hanno ancora problemi ad ottenere i visti necessari per poter partecipare alle riunioni regionali in Bosnia-Erzegovina.

Dopo la recessione del 2009, nel 2010 l’economia della Bosnia-Erzegovina ha registrato una discreta ripresa, trainata principalmente dalla domanda esterna. I tassi di disoccupazione sono rimasti elevatissimi. Nel 2009 la situazione delle finanze pubbliche si è deteriorata in misura considerevole a causa della forte pressione esercitata dal calo del reddito e da impegni di spesa elevati. L'impegno nei confronti delle riforme strutturali e del risanamento delle finanze pubbliche è rimasto disomogeneo in tutto il paese. La pressione degli squilibri di bilancio e il programma dell’FMI hanno condotto all’adozione di alcune misure di riforma finanziaria e strutturale. Tuttavia, i bilanci non sono ancora autosufficienti e la qualità delle finanze pubbliche rimane carente.

Per quanto riguarda il rispetto dei criteri economici, la Bosnia-Erzegovina ha compiuto altri piccoli progressi verso la creazione di un'economia di mercato funzionante. Occorre realizzare con decisione ulteriori e significative riforme per permettere al paese di far fronte a lungo termine alle pressioni della concorrenza e alle forze di mercato all'interno dell'Unione.

Nel complesso l’accordo di stand-by con il Fondo monetario internazionale è stato attuato in modo soddisfacente. La stabilità finanziaria e monetaria è stata preservata. Il regime del comitato monetario ha conservato un grado elevato di credibilità. É stata ripristinata la fiducia nelle banche locali e durante tutto il 2010 le famiglie hanno ritrasferito i loro risparmi al settore bancario. La produzione industriale ha registrato un lieve incremento nel primo semestre del 2010. All’inizio del 2010 l’inflazione è tornata a livelli positivi, anche se bassi, soprattutto a causa degli sviluppi internazionali in materia di prezzi. L’impennata delle esportazioni ha ridotto gli squilibri esterni. Si osserva qualche miglioramento limitato del clima imprenditoriale, specie per quanto riguarda la registrazione delle imprese.

La situazione di bilancio della Bosnia-Erzegovina è rimasta però difficile, specialmente a livello di Federazione. L’impegno nei confronti delle misure concordate di risanamento di bilancio e di riforma strutturale e l'attuazione delle misure stesse sono stati poco uniformi in tutto il paese. La qualità delle finanze pubbliche è rimasta inadeguata, con un rapporto elevato tra spese correnti e PIL. Il processo di privatizzazione, ristrutturazione delle imprese pubbliche e liberalizzazione delle industrie di rete si è arenato. Il potenziamento delle infrastrutture è andato avanti, anche se a rilento. La capacità produttiva e la competitività dell’economia sono rimaste a livelli piuttosto bassi, perché le fonti di crescita interne non sono state adeguatamente sfruttate. Le rigidità strutturali, come i contributi sociali elevati e la scarsa mobilità della manodopera, frenano tuttora la creazione di posti di lavoro e ostacolano il funzionamento del mercato occupazionale. I trasferimenti sociali elevati e non adeguatamente mirati non incoraggiano a lavorare, evidenziando ancor di più la necessità di riformare il sistema delle prestazioni sociali. I tassi di disoccupazione sono tuttora elevatissimi e il settore informale rimane un fenomeno preoccupante. Il clima imprenditoriale risente delle inefficienze amministrative e della debolezza dello Stato di diritto.

La Bosnia-Erzegovina ha registrato progressi limitati per quanto riguarda l'allineamento della sua legislazione e delle sue politiche agli standard europei. Si osserva qualche progresso in settori come la libera circolazione dei capitali, la proprietà intellettuale, l'istruzione e la ricerca, i trasporti e il controllo finanziario nonché per diverse questioni inerenti alla giustizia, alla libertà e alla sicurezza. Il paese dovrà impegnarsi in modo particolare per quanto riguarda la circolazione delle merci, delle persone e dei servizi, le dogane e la fiscalità, la concorrenza e gli aiuti di Stato, gli appalti pubblici, le politiche sociali e occupazionali, l’agricoltura e la pesca, l’ambiente, l’energia, la società dell'informazione e i media.

Nel complesso l'accordo interinale (AI) è stato applicato in modo poco uniforme. Il paese viola l’accordo perché non rispetta il diritto alla parità di trattamento senza discriminazioni [7] sancito dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo (CEDU) e non ha creato un’autorità per gli aiuti di Stato. Occorre rafforzare ulteriormente la capacità amministrativa per arrivare a un bilancio soddisfacente dell'attuazione dell'ASA.

La Bosnia-Erzegovina ha compiuto qualche progresso nei settori del mercato interno. I preparativi per la libera circolazione delle merci sono discretamente progrediti. Si segnala qualche progresso per quanto riguarda la tutela dei consumatori. Si dovrà continuare a dar prova di impegno per avvicinare il quadro legislativo alla normativa UE e sviluppare la capacità amministrativa necessaria.

I progressi sono stati limitati a livello di libera circolazione delle persone, servizi e diritto di stabilimento, anche per quanto riguarda la creazione di uno spazio economico unico. Occorre semplificare ulteriormente le procedure giudiziarie e le modalità di registrazione delle imprese.

Si osserva qualche progresso per quanto riguarda la libera circolazione dei capitali. Un ulteriore allineamento legislativo con l’acquis è indispensabile per garantire il buon funzionamento dei mercati dei capitali in Bosnia-Erzegovina. Si rilevano pochi progressi in materia di dogane e fiscalità.

La Bosnia-Erzegovina ha fatto qualche progresso nell’applicazione delle norme in materia di concorrenza, ma nel campo degli aiuti di Stato la situazione è rimasta immutata per la mancata creazione di un’autorità competente. Si rilevano progressi limitati nel settore degli appalti pubblici. Si è fatto qualche passo avanti per quanto riguarda l'adozione di leggi sui diritti di proprietà intellettuale.

Si sono osservati pochi progressi per quanto riguarda le politiche sociali e occupazionali e la politica della pubblica sanità. Sono in fase di elaborazione documenti strategici per l’intero paese, ma la legislazione e le politiche rimangono frammentate. Sono stati compiuti buoni progressi nel settore della ricerca. Sono state adottate leggi quadro e strategie in materia di istruzione e cultura, che però devono ancora essere attuate. Sono proseguiti i negoziati per l'adesione all'Organizzazione mondiale del commercio, ma il processo non si è ancora concluso.

La Bosnia-Erzegovina ha registrato qualche limitato progresso verso la conformità con gli standard europei per una serie di politiche settoriali. I preparativi nel settore dell’industria e delle piccole e medie imprese (PMI) sono tuttora in fase iniziale. Occorre definire una strategia industriale generale e attuare la strategia statale per lo sviluppo delle PMI. Si registrano pochi progressi in materia di agricoltura e sviluppo rurale, politica veterinaria, fitosanitaria e della sicurezza alimentare e pesca. È stata adottata la legislazione applicativa, ma non si è fatto alcun progresso verso la creazione di un ministero dell’Agricoltura a livello statale. L’applicazione insufficiente della legislazione statale in materia veterinaria, fitosanitaria e della sicurezza alimentare impedisce alla Bosnia-Erzegovina di conformarsi agli standard dell’UE.

I preparativi della Bosnia-Erzegovina nel settore dell'ambiente e del cambiamento climatico sono ancora agli inizi. Mancano ancora un quadro legislativo armonizzato per la tutela ambientale e un’agenzia di Stato per l’ambiente. La Bosnia-Erzegovina ha fatto progressi disomogenei nel settore dei trasporti. Si rilevano alcuni sviluppi per quanto riguarda le reti di trasporto transeuropee, il trasporto ferroviario e la navigazione interna, ma i progressi sono stati limitati nel settore stradale. La questione del potenziamento dell'infrastruttura di trasporto è rimasta in sospeso. I preparativi nel campo dell’energia non sono molto avanti. In quanto parte del trattato che istituisce la Comunità dell'energia, la Bosnia-Erzegovina deve applicare la pertinente legislazione UE in materia di energia. Per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento elettrico occorre garantire l'efficienza della società nazionale di trasmissione e adottare una strategia globale in materia di energia.

Si sono registrati progressi limitati per quanto riguarda la società dell’informazione e i media. Il quadro legislativo per l'emittenza pubblica non è ancora stato armonizzato. Le continue minacce all'indipendenza dell'ente regolatore per le comunicazioni e la lentezza con cui procede la riforma dell'emittenza pubblica continuano a destare serie preoccupazioni.

Va segnalato qualche progresso in materia di controllo finanziario. Si sta introducendo l’audit interno, ma i sistemi di gestione e controllo finanziari devono essere ulteriormente sviluppati. L’indipendenza dell’audit esterno non è ancora garantita. Nel settore delle statistiche si registra qualche progresso in termini di classificazioni e registri, Non è stata però adottata la legge statale sui censimenti demografico e familiare. Occorre migliorare le statistiche sui conti nazionali, sulle imprese e sull'agricoltura. La cooperazione tra istituti statistici dello Stato e delle entità rimane insufficiente.

Si sono registrati progressi, anche se in misura diversa, nei diversi settori connessi a giustizia, libertà e sicurezza. Nell’ambito del dialogo sulla liberalizzazione del visto, sono stati adottati provvedimenti per soddisfare tutti i parametri stabiliti nella roadmap. Si stanno realizzando le priorità per quanto riguarda la politica dei visti. Vengono rilasciati passaporti biometrici. L’applicazione dell’accordo di facilitazione del visto tra l’UE e la Bosnia-Erzegovina e dell’accordo di riammissione procede regolarmente.

Il paese ha proseguito i preparativi in materia di gestione delle frontiere, asilo e migrazione. Si è provveduto a migliorare il sistema di asilo e di protezione internazionale, il monitoraggio dei flussi migratori e la collaborazione fra agenzie. Occorre però potenziare le infrastrutture presso alcuni valichi di frontiera. Si registrano progressi limitati nella lotta contro il riciclaggio del denaro, un settore in cui occorrono ulteriori sforzi, specie per quanto riguarda l’attuazione delle disposizioni giuridiche. Si osserva qualche progresso per quanto riguarda la lotta contro la droga, ma la mancanza di un follow-up giudiziario efficace ostacola la lotta contro il traffico di droga, che rimane un problema preoccupante.

La Bosnia-Erzegovina sta portando avanti, anche se non in modo omogeneo, i preparativi inerenti alla polizia. La frammentazione delle forze di polizia della Bosnia-Erzegovina nuoce tuttora all'efficienza, ai risultati, alla collaborazione e agli scambi di informazioni. La mancanza di un quadro istituzionale coerente impedisce tuttora di contrastare efficacemente la criminalità organizzata, che continua a destare serie preoccupazioni e ha ripercussioni negative sullo Stato di diritto e sul clima imprenditoriale. Si è fatto qualche progresso nella lotta contro la tratta di esseri umani per quanto riguarda l'identificazione delle vittime, ma occorrono ulteriori sforzi a livello di sostegno alle vittime e protezione dei testimoni. La Bosnia-Erzegovina ha iniziato ad affrontare il problema della lotta al terrorismo mediante l’adozione di una strategia generale.

Sono proseguiti i preparativi per la protezione dei dati personali, ma occorrono ulteriori sforzi per quanto riguarda l’applicazione della legge. Una protezione efficace dei dati personali è indispensabile perché la Bosnia-Erzegovina possa concludere accordi con Europol e Eurojust.

Serbia

La Serbia ha fatto progressi verso la conformità con i criteri politici. La Serbia ha chiesto di aderire all'UE nel dicembre 2009. L’accordo interinale è entrato in vigore nel febbraio 2010 e la Serbia ha registrato ulteriori passi avanti verso la conformità con i requisiti indicati nell'accordo di stabilizzazione e di associazione (ASA). Il processo di ratifica dell’ASA è stato avviato nel giugno 2010. La riforma giudiziaria è andata avanti, ma si rilevano gravi carenze nella procedura di riconferma di giudici e pubblici ministeri. Nonostante l’attiva collaborazione della Serbia con il Tribunale penale internazionale per l’ex Iugoslavia, gli ultimi due ricercati dell’ICTY, Ratko Mladić e Goran Hadžić, sono ancora latitanti.

Il 9 settembre l’Assemblea generale dell’ONU ha adottato una risoluzione congiunta presentata dalla Serbia e appoggiata dall’UE come follow-up del parere consultivo della Corte internazionale di giustizia sul Kosovo. La risoluzione prende atto del contenuto del parere consultivo della Corte e si compiace della disponibilità dell’Unione europea a facilitare il dialogo fra le parti; il processo di dialogo, di per sé un fattore di pace, sicurezza e stabilità nella regione, servirà a promuovere la collaborazione, progredire verso l’Unione europea e migliorare le condizioni di vita della popolazione. Occorre un deciso impegno di tutte le parti perché i consessi regionali funzionino in modo inclusivo ed efficace.

La democrazia e lo Stato di diritto sono stati ulteriormente rafforzati. È proseguita l’attuazione delle nuove disposizioni della costituzione, come quelle relative allo status della Vojvodina. Occorrono sforzi supplementari per garantire la compatibilità di determinate disposizioni costituzionali con gli standard europei, specie per quanto riguarda il sistema giudiziario.

Sono state adottate altre iniziative per migliorare il funzionamento del parlamento con l'adozione di una nuova legge sull'Assemblea nazionale e di nuove norme procedurali, ma occorre migliorare ulteriormente la qualità della produzione legislativa. La legislazione elettorale deve essere allineata integralmente con gli standard europei.

Il governo di coalizione è rimasto stabile e ha mantenuto un ampio consenso sul carattere strategicamente prioritario dell’integrazione nell’UE. Occorre però che la nuova legislazione sia preparata e attuata in modo più efficace.

La capacità della pubblica amministrazione è globalmente buona, ma la riforma del settore procede lentamente e a ritmo irregolare. Occorre adoperarsi con maggiore impegno per rispettare il mandato degli enti normativi indipendenti e fornire loro risorse sufficienti.

Si rilevano buoni progressi nell’adozione della legislazione che garantisce il controllo civile sulle forze di sicurezza e nell'applicazione dei diritti sanciti dalla costituzione, ma occorre rafforzare il controllo civile, anche da parte della commissione parlamentare competente.

È proseguita in Serbia la riforma dell’apparato giudiziario, con l’adozione della procedura di riconferma di tutti i giudici e pubblici ministeri e la creazione di una nuova rete di tribunali. La procedura di riconferma presentava tuttavia gravi carenze e risultava non trasparente. I due consigli competenti sono stati eletti in una formazione provvisoria e non hanno applicato criteri oggettivi. I giudici e i pubblici ministeri non sono stati consultati durante la procedura e non hanno avuto spiegazioni sufficienti in merito alle decisioni. Questo rimette in discussione l’indipendenza dell’apparato giudiziario e potrebbe dare spazio a ingerenze politiche. I due consigli devono ancora essere eletti nella formazione definitiva. Il notevole arretrato giudiziario desta tuttora preoccupazione. Nel complesso, il sistema giudiziario serbo ha realizzato solo in parte le proprie priorità.

Si osservano progressi nella lotta alla corruzione. L'agenzia anticorruzione è operativa dal gennaio 2010. La maggior parte dei funzionari statali ha debitamente presentato dichiarazioni patrimoniali alla nuova agenzia. Tuttavia, la corruzione regna ancora in molti settori e rimane un problema serio. In mancanza di una nuova legge, il controllo esercitato sul finanziamento dei partiti politici e delle campagne elettorali rimane inadeguato. L’agenzia anticorruzione deve ancora sviluppare una casistica comprovata di verifiche delle dichiarazioni patrimoniali e dimostrare di svolgere i propri compiti con la debita efficienza. Il numero di condanne definitive rimane basso, specialmente nei casi ad alto livello. Sussistono preoccupazioni circa gli appalti pubblici, le privatizzazioni e la spesa pubblica. Occorre migliorare la protezione degli informatori.

È stata adottata la legislazione necessaria in materia di diritti umani e tutela delle minoranze. La costituzione garantisce i diritti civili e politici, che nel complesso vengono rispettati ma la cui applicazione non è ancora totale. La normativa pertinente deve essere ulteriormente allineata con gli standard europei.

Si rilevano pochi progressi per quanto riguarda la prevenzione della tortura e dei maltrattamenti e alla lotta all'impunità. L’accesso alla giustizia è globalmente garantito. Mancano tuttavia le leggi e i finanziamenti necessari per rendere più efficace il sistema di gratuito patrocinio. La Serbia non ha fatto molti progressi nella riforma del suo sistema carcerario. Sebbene sia stata adottata una strategia per affrontare il problema del sovraffollamento, le condizioni di detenzione rimangono preoccupanti.

Sono state adottate disposizioni costituzionali e legislative per tutelare la libertà di espressione e una normativa che consente ai media di operare liberamente. Si sono verificati altri episodi di intolleranza con incitamenti all'odio, minacce e aggressioni fisiche a danno di giornalisti. La libertà di riunione e di associazione è garantita dalla costituzione e globalmente rispettata.

Le organizzazioni della società civile hanno mantenuto una partecipazione attiva alla vita socioeconomica e politica della Serbia e un ruolo importante per la promozione dei valori democratici. Di recente è stato creato un ufficio per la cooperazione con la società civile.

La libertà di culto è garantita dalla costituzione. Le relazioni interconfessionali sono migliorate, ma la mancanza di trasparenza e di coerenza nel processo di registrazione rimane il principale ostacolo all’esercizio dei diritti di alcuni gruppi religiosi più piccoli.

È stata adottata gran parte delle leggi necessarie per tutelare i diritti economici e sociali. La protezione delle donne e dei minori contro la violenza deve essere rafforzata. È stata adottata la legge sulla parità fra i sessi, volta a migliorare la posizione delle donne, ma il follow-up dei casi di violenza domestica è tuttora inadeguato. Per quanto riguarda i diritti dei minori, è stata rafforzata la protezione dei bambini contro abusi e negligenza. È stato approntato un quadro legislativo che vieta qualsiasi forma di discriminazione sul posto di lavoro e predispone un meccanismo di difesa contro le discriminazioni. In pratica, tuttavia, le discriminazioni sussistono, specialmente nei confronti dei rom, delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali, delle donne, delle minoranze nazionali e dei disabili.

Non si registra alcun progresso relativamente ai diritti di proprietà perché manca tuttora una base giuridica adeguata per la restituzione dei beni.

È stata adottata una normativa che prevede il rispetto e la tutela dei diritti delle minoranze e dei diritti culturali. L'organizzazione delle elezioni dei 19 consigli nazionali per le minoranze, svoltesi a giugno 2010, è stata globalmente buona. I consigli, tuttavia, non sono ancora operativi.

La situazione interetnica in Vojvodina è rimasta stabile. Si è iniziato ad applicare lo statuto di recente adozione e la legge sulla determinazione delle competenze, che garantisce alle province una notevole autonomia in materia di finanze locali e sviluppo economico, ma occorre adottare altre norme di legge. Nel complesso la situazione nella Serbia meridionale è stabile, ma tesa. Gli scontri tra gruppi etnici e all’interno della comunità musulmana del Sandžak sono globalmente diminuiti, ma sussistono tensioni, specialmente tra le due organizzazioni islamiche esistenti e in relazione alla costituzione del consiglio nazionale per la minoranza bosniaca.

Si è presa qualche misura per affrontare il problema dello status dei rifugiati e degli sfollati interni, ma occorrono altri notevoli sforzi in tal senso. Malgrado una serie di sviluppi positivi, la maggior parte dei rom vive ancora in condizioni di estrema povertà e rimane discriminata per quanto riguarda, in particolare, l'accesso all'istruzione, la protezione sociale, l'assistenza sanitaria, l'occupazione e la disponibilità di alloggi adeguati.

Per quanto riguarda le questioni regionali e gli obblighi internazionali, la Serbia ha adottato un approccio costruttivo in relazione agli sviluppi in Bosnia-Erzegovina. L’ultima relazione del procuratore del Tribunale penale internazionale per l’ex Iugoslavia (ICTY) al Consiglio di sicurezza dell’ONU rileva che la Serbia ha risposto in modo tempestivo e adeguato alle richieste di accesso a documenti, archivi e testimoni formulate dall’Ufficio del procuratore e che non rimangono richieste in sospeso. Il procuratore sottolinea inoltre la professionalità e l’impegno dei servizi operativi che ricercano i latitanti. ma rivolge anche un certo numero di raccomandazioni operative. Nonostante l’attiva collaborazione della Serbia con l’ICTY, gli ultimi due ricercati dell’ICTY sono ancora latitanti. La piena collaborazione con l’ICTY rimane una condizione essenziale per l’adesione all’UE, in linea con le conclusioni del Consiglio del 25 ottobre 2010.

È stata instaurata una valida cooperazione con EULEX in relazione ai crimini di guerra in Kosovo, ma sussistono problemi di estradizione e riconoscimento delle sentenze con alcuni paesi della regione.

La riunione ministeriale tenutasi a Belgrado nel marzo 2010 su iniziativa della Serbia ha impresso un nuovo impulso al processo avviato dalla dichiarazione di Sarajevo. In quest'occasione, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Montenegro e Serbia hanno deciso di comune accordo di collaborare per fare chiarezza, in particolare, sulle statistiche relative ai rifugiati e sulle questioni ancora in sospeso. Questi paesi si sono inoltre impegnati a cercare di risolvere entro la fine dell’anno una serie di questioni pendenti.

La Serbia ha continuato a partecipare attivamente a iniziative regionali quali il processo di cooperazione nell’Europa sudorientale (SEECP), il Consiglio di cooperazione regionale (CCR) e l’accordo centroeuropeo di libero scambio (CEFTA). Nel 2010 la Serbia ha esercitato la presidenza del CEFTA. Il paese ha partecipato attivamente ai preparativi per la strategia del Danubio. La Serbia ha notevolmente migliorato le relazioni bilaterali con gli altri paesi dell'allargamento, in particolare la Croazia e la Bosnia-Erzegovina, e ha mantenuto buone relazioni con gli Stati membri dell'UE vicini. Il paese ha firmato con la Croazia un accordo di estradizione nell’ambito della cooperazione in campo penale. La cooperazione regionale ha risentito tuttavia della mancanza di un accordo tra Serbia e Kosovo sulla partecipazione del Kosovo alle riunioni regionali. Occorre raggiungere urgentemente un accordo su una soluzione accettabile e duratura per la partecipazione della Serbia e del Kosovo ai consessi regionali, indispensabile ai fini di una cooperazione regionale efficace e inclusiva. La Serbia non accetta ancora i timbri doganali del Kosovo notificati dall’UNMIK. La Serbia ha mantenuto strutture parallele in Kosovo e organizzato elezioni suppletive comunali parallele.

Dopo la grave recessione provocata dalla crisi mondiale, l'economia serba è tornata gradualmente alla stabilità grazie a un programma di adeguamento concordato con l’FMI e sostenuto dall’UE e dalla Banca mondiale. L’attività economica è ripartita nel primo semestre del 2010, ma il processo di ripresa rimane lento e precario. Il deterioramento delle finanze pubbliche è proseguito nonostante le misure di aggiustamento adottate per contenere lo slittamento di bilancio. L’adozione da parte del governo di modifiche della legge sul sistema di bilancio e della legge sulle pensioni rappresenta un contributo importante al miglioramento qualitativo delle finanze pubbliche. Altre riforme strutturali, in particolare la privatizzazione e la ristrutturazione delle imprese, sono state nuovamente rinviate a causa delle difficili condizioni di mercato.

Per quanto riguarda i criteri economici, sono stati compiuti progressi limitati verso un'economia di mercato funzionante. La Serbia deve impegnarsi maggiormente nella ristrutturazione dell'economia per potere far fronte a medio termine alle pressioni della concorrenza e alle forze di mercato all'interno dell'Unione europea.

Esiste un ampio consenso sui fondamentali dell'economia di mercato L’adozione tempestiva di misure appropriate, di concerto con l'FMI, ha dato un contributo determinante al ripristino della stabilità macroeconomica. La posizione della Serbia nei confronti dell’estero è migliorata durante la recessione. L’aggravarsi del disavanzo delle partite correnti provocato dalla ripresa dell'attività economica nel 2010 è stato comunque contenuto grazie al forte incremento delle esportazioni e alla crescita moderata delle importazioni. Le riserve valutarie si sono mantenute a livelli relativamente elevati sebbene la banca centrale sia regolarmente intervenuta per compensare l'instabilità dei tassi di cambio. Nel complesso l’inflazione è stata mantenuta entro la fascia fissata come obiettivo grazie alla politica monetaria restrittiva adottata nuovamente dalla banca centrale. Il settore bancario è rimasto liquido e ben capitalizzato. Con le modifiche della legge sul sistema di bilancio e della legge sulle pensioni il governo si è impegnato a risanare il bilancio a medio termine.

La Serbia, tuttavia, ha ulteriormente rinviato le riforme necessarie per ovviare alle maggiori carenze strutturali. La ripresa economica graduale non ha impedito l’ulteriore deterioramento del mercato del lavoro, dove l’occupazione è diminuita e la disoccupazione è aumentata. Nonostante le misure correttive adottate per contenere lo slittamento di bilancio durante la crisi e le modifiche apportate alla legislazione sul sistema di bilancio e sulle pensioni per potenziare la disciplina di bilancio, occorre rafforzare la sostenibilità delle finanze pubbliche a medio termine mediante riforme riguardanti il sistema sanitario e la pubblica amministrazione. L’annullamento di numerosi contratti di vendita ha determinato un'inversione di tendenza nel processo di privatizzazione delle imprese collettive e la privatizzazione delle imprese di Stato è stata ulteriormente rinviata. Il clima imprenditoriale risente tuttora delle lungaggini burocratiche e della scarsa prevedibilità giuridica, specie per quanto riguarda l'effettiva applicazione dei diritti di proprietà, che ostacolano l’entrata e l’uscita dal mercato. L’attività delle imprese continua inoltre ad essere limitata dai problemi di concorrenza e di infrastrutture. Il settore informale costituisce ancora un problema serio.

La Serbia ha allineato ulteriormente la propria legislazione con gli standard europei, ha continuato ad applicare le disposizioni dell’accordo interinale e ha compiuto ulteriori progressi verso la conformità con i requisiti dell'accordo di stabilizzazione e di associazione (ASA). Il paese vanta una buona capacità amministrativa, ma occorrono ulteriori sforzi per allineare la legislazione e le politiche con l’acquis. Occorre garantire l’applicazione e l'attuazione della legislazione adottata attinente all'UE.

Per quanto riguarda il mercato interno, la Serbia è progredita verso la conformità con gli standard UE relativi alla libera circolazione delle merci. È stata adottata la legislazione sulla metrologia e su determinate direttive “nuovo approccio”, ma manca ancora un nuovo quadro legislativo per la vigilanza del mercato. Occorre rafforzare ulteriormente la capacità amministrativa e la collaborazione fra le istituzioni statali e proseguire il recepimento dell’acquis specifico sui prodotti nella legislazione serba.

La Serbia ha fatto discreti progressi verso la conformità con gli standard UE in materia di circolazione delle persone, servizi, diritto di stabilimento e diritto societario. Diverse leggi sono ancora in fase di approvazione. La Serbia ha mantenuto i suoi discreti progressi nel settore della libera circolazione dei capitali. I non residenti possono effettuare investimenti diretti, con qualche restrizione. La Serbia deve continuare ad impegnarsi per soddisfare le condizioni dell'ASA relative alla progressiva liberalizzazione.

La Serbia è ben avviata verso la conformità con l'acquis UE e mantiene il proprio impegno nei confronti delle riforme doganale e fiscale. Gli obblighi derivanti dall’accordo interinale sono stati rispettati. Occorrono ulteriori sforzi in termini di procedure e capacità amministrativa. La capacità esecutiva per l’amministrazione e la riscossione delle imposte è migliorata, ma occorrono ulteriori progressi al riguardo. La Serbia deve garantire il follow-up necessario perché la sua legislazione tributaria sia conforme con il codice di condotta in materia di tassazione delle imprese.

La Serbia ha fatto qualche progresso in termini di conformità con gli standard europei sulla concorrenza. È stata adottata la legislazione applicativa della legge sulla concorrenza, La Serbia deve inoltre continuare a migliorare l’applicazione effettiva delle norme. Il settore giudiziario ha tuttora una conoscenza limitata della legge sulla concorrenza e dell’economia. Si rileva qualche progresso nel settore degli aiuti di Stato. È stata creata un’autorità per gli aiuti di Stato, la cui capacità amministrativa va però rafforzata. Occorre inoltre garantire l’applicazione effettiva della legge.

I preparativi della Serbia per l’instaurazione di un sistema di appalti pubblici efficace e del tutto indipendente, con procedure di aggiudicazione razionalizzate, sono relativamente avanzati. Occorre però migliorare la capacità di soddisfare le condizioni dell'acquis UE. Si segnalano progressi in materia di proprietà intellettuale, ma occorrono ulteriori sforzi per quanto riguarda l’allineamento con l’acquis. A livello applicativo, occorre migliorare il coordinamento tra gli organi competenti e realizzare investimenti consistenti nella formazione giudiziaria.

Proseguono i preparativi per la conformità con gli standard europei in materia di occupazione e politica sociale. Si rilevano progressi nel settore della pubblica sanità. Il piano strategico di sviluppo per la protezione della salute 2010-2015, elaborato dal consiglio sanitario nazionale della Serbia, è stato adottato dal governo.

La Serbia ha fatto qualche progresso in termini di allineamento con gli standard europei sull’istruzione, ma deve ancora definire una strategia generale per tutti i livelli dell’insegnamento, compresa la formazione permanente. Il paese ha compiuto buoni progressi per quanto riguarda l'allineamento su scienza e ricerca, ma dovrà adoperarsi con ulteriore impegno per facilitare la propria integrazione nello spazio europeo della ricerca e rafforzare la capacità di ricerca nazionale.

I negoziati per l’adesione della Serbia all’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) sono in dirittura d’arrivo; il ciclo negoziale bilaterale è stato completato con la maggior parte dei partner OMC.

Per quanto riguarda le politiche settoriali, la Serbia è piuttosto avanti in materia di industria e di PMI e risulta conforme agli standard europei. L’elaborazione di una strategia industriale è ancora agli inizi.

La Serbia progredisce verso la conformità con gli standard UE in materia di agricoltura, sviluppo rurale e politica veterinaria, fitosanitaria e della sicurezza alimentare. Il quadro legislativo viene costantemente potenziato, ma occorre migliorare gli aspetti applicativi e attuativi, specialmente in materia di sicurezza alimentare. La capacità amministrativa è insufficiente e le risorse devono essere distribuite in modo più efficiente. La formazione dei servizi ispettivi non è sufficiente. Occorre assumere personale qualificato presso gli organi di recente creazione. Si osservano progressi per quanto riguarda il controllo ufficiale dei laboratori.

La Serbia ha fatto discreti progressi verso la conformità con gli standard europei in materia di ambiente. Sono stati adottati il programma nazionale per la tutela ambientale 2010–2019 e una serie di leggi sulla qualità dell’aria e dell’acqua, sulla protezione della natura e sul cambiamento climatico. La nuova agenzia per i prodotti chimici è attualmente operativa, ma occorre migliorare la capacità di applicare e attuare la legislazione.

La Serbia ha fatto qualche progresso nel settore dei trasporti. Le disposizioni dell’accordo europeo sull'aviazione civile relative all’accesso al mercato vengono applicate, ma deve ancora essere adottata una legislazione quadro sul trasporto ferroviario. Occorre rafforzare la capacità amministrativa.

La Serbia ha fatto qualche progresso in termini di allineamento con gli standard europei nel settore dell'energia, ma non in modo omogeneo. Occorre dar prova di ulteriore impegno per arrivare allo scorporo e all'apertura effettiva del mercato, applicando al tempo stesso una politica in materia di prezzi con tariffe sostenibili che riflettano i costi, e potenziare l’ente regolatore nel settore nucleare.

Si è fatto qualche progresso per quanto riguarda la società dell’informazione e i media. Il quadro legislativo è stato potenziato, ma l’attuazione procede a rilento e si nutrono particolari preoccupazioni circa gli scarsi sviluppi normativi e di mercato nel settore delle comunicazioni elettroniche. I preparativi per i servizi della società dell’informazione procedono discretamente. Nel settore audiovisivo, occorre allineare la legislazione sui media con l’acquis. Diverse disposizioni della legge sull'informazione pubblica rimangono inoltre preoccupanti.

Sebbene l'introduzione in Serbia delle buone pratiche in materia di controllo finanziario interno pubblico e di audit esterno si trovi ancora nelle primissime fasi, va segnalato qualche progresso con la creazione dell'unità centrale per l'armonizzazione del controllo finanziario e con il primo audit dei conti pubblici ad opera della Corte dei conti.

La Serbia ha compiuto buoni progressi verso la conformità con gli standard UE in materia di statistiche con l’adozione di leggi sulle statistiche e i censimenti demografico e agricolo. I preparativi per il censimento demografico sono a buon punto, ma occorre ancora reperire i fondi necessari per finanziarlo. Il paese deve però compiere ulteriori progressi in diversi settori statistici e rafforzare la capacità dell’ufficio statistico.

Si rilevano ulteriori progressi in materia di giustizia, libertà e sicurezza. Nel dicembre 2009 è entrata in vigore l’esenzione dall’obbligo di visto per i cittadini serbi in possesso di passaporti biometrici.

Vi è stato qualche progresso in termini di gestione delle frontiere, tra cui in particolare il potenziamento di attrezzature e infrastrutture. Occorrono tuttavia ulteriori sforzi per eliminare le disparità tra i singoli valichi di frontiera e migliorare il controllo ai confini con l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia, il Montenegro, la Bosnia-Erzegovina e la Croazia, in particolare lungo la linea di confine amministrativa con il Kosovo.

Si osservano pochi progressi in materia di asilo. È stato compilato un elenco dei paesi sicuri per i richiedenti asilo, ma non è stato ancora creato l’ufficio per l’asilo, il primo organo di riferimento per i richiedenti asilo. Molti casi vengono chiusi perché i richiedenti lasciano il territorio serbo o scompaiono. La Serbia ha fatto qualche progresso nel settore della migrazione. L’applicazione degli accordi di riammissione tra la Serbia e l'Unione europea è proseguita senza problemi particolari. Di fatto, tuttavia, la strategia di gestione della migrazione non viene applicata in modo effettivo. Occorre migliorare il coordinamento tra gli organismi responsabili e rafforzarne le capacità.

Si registra qualche progresso nella lotta contro il riciclaggio del denaro, con l’adozione di un piano d'azione e la creazione di un organo di coordinamento. Sono proseguiti gli sforzi volti a migliorare la collaborazione nazionale e internazionale per le indagini sui reati e le relative azioni penali, ma con scarsi risultati concreti. L’amministrazione per la prevenzione del riciclaggio del denaro non dispone di capacità sufficienti per individuare sistematicamente i casi sospetti. Occorre migliorare il sistema di rendicontazione, specialmente al di fuori del settore bancario. L’apparato giudiziario e i servizi di contrasto non dispongono di competenze sufficienti relativamente ai casi di riciclaggio del denaro e alle indagini finanziarie. Le condanne definitive sono ancora rare.

Si segnalano buoni progressi riguardo alla lotta contro la droga. I servizi di contrasto hanno proseguito le indagini e migliorato la collaborazione internazionale, con la conseguente confisca di grossi quantitativi di droghe illecite. Sussistono però carenze nella sorveglianza dei confini con l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia, il Montenegro, la Bosnia-Erzegovina e la Croazia e della linea di confine amministrativa con il Kosovo.

Le capacità della polizia sono state ulteriormente sviluppate con il potenziamento dei servizi specializzati della polizia criminale. La collaborazione tra le diverse strutture di polizia e la cooperazione regionale e internazionale sono migliorate, ma occorre rafforzare la pianificazione strategica e la gestione delle risorse umane e rendere più trasparenti le procedure di assunzione, nonché potenziare il controllo interno.

Si osservano buoni progressi nella lotta alla criminalità organizzata. La collaborazione fra i servizi competenti è migliorata nel paese, nella regione e a livello internazionale, con buoni risultati nelle indagini per i casi di alto profilo e l’arresto di diversi sospetti. La confisca dei beni è diventata più sistematica ed è stata eseguita in diversi casi. Tuttavia, deve ancora essere adottato un codice di procedura penale nuovo e radicalmente riveduto. Occorre inoltre rafforzare ulteriormente le capacità dei servizi di contrasto di utilizzare tecniche investigative moderne, in particolare per le indagini finanziarie.

Sono state adottate procedure per l'identificazione delle vittime della tratta di esseri umani e il numero delle vittime identificate continua ad aumentare. Occorre però modificare il quadro strategico per dare una risposta strategica più efficace alle tendenze emergenti e migliorare la collaborazione fra polizia, procure e tribunali. La Serbia ha fatto qualche progresso nella lotta al terrorismo con l’adozione della legge sui servizi di sicurezza e sulle agenzie di intelligence militare, ma deve migliorare le politiche di prevenzione e creare una base dati sulle persone sospettate di terrorismo.

Si osservano pochi progressi per quel che riguarda la protezione dei dati personali. La strategia per l’applicazione della legge sulla protezione dei dati personali è stata adottata ad agosto 2010. Nonostante sia stato introdotto qualche miglioramento, l'ufficio del commissario per le informazioni di importanza pubblica e la protezione dei dati personali non dispone ancora di risorse finanziarie e umane sufficienti. Una protezione efficace dei dati personali è una condizione preliminare indispensabile perché la Serbia possa concludere un accordo con Eurojust e un accordo operativo con Europol.

Kosovo

Il Kosovo ha fatto progressi relativamente ai criteri politici, aumentando il proprio impegno a favore dell’agenda europea e della riforma politica e istituendo un ministero per l’Integrazione europea. Il governo ha condotto in modo ottimale il dialogo con l’Unione europea nell’ambito del processo di stabilizzazione e di associazione (PSA). Ora le autorità devono accelerare le riforme. La capacità della pubblica amministrazione è tuttora inadeguata e il sistema giudiziario non funziona bene. La questione dello Stato di diritto rimane preoccupante. La cooperazione con la missione EULEX per lo Stato di diritto è migliorata e le autorità hanno lanciato diverse operazioni anticorruzione con il sostegno di EULEX. Il paese deve proseguire queste attività estendendole anche alla criminalità organizzata, alla droga e al riciclaggio del denaro. Sono state indette elezioni in seguito alle dimissioni del presidente del Kosovo.

Il Kosovo ha compiuto progressi significativi a livello di decentramento. Sono stati creati quattro nuovi comuni, attualmente operativi. Alla fine del 2009 sono state organizzate elezioni locali che, a detta della missione del Parlamento europeo, si sono svolte in un contesto pacifico con una forte affluenza alle urne, anche fra la comunità serba del Kosovo. Sussistono tuttavia preoccupazioni circa la situazione nel Kosovo settentrionale, che è stato teatro di violenti incidenti. Per arrivare a un decentramento totale è necessaria la partecipazione della popolazione locale. Occorre dar prova di maggiore impegno per garantire l'integrazione di tutte le comunità e la prestazione dei servizi pubblici in tutti i comuni. A tal fine è di particolare importanza il sostegno delle comunità locali, che devono svolgere anche un ruolo costruttivo per il consolidamento dello Stato di diritto. Continuano ad operare strutture parallele che ostacolano il processo di decentramento.

A luglio la Corte internazionale di giustizia ha emesso un parere consultivo in cui concludeva che la dichiarazione d’indipendenza del Kosovo non violava né il diritto internazionale generale né la risoluzione 1244 (1999) del Consiglio di sicurezza dell’ONU. In seguito alla risoluzione dell’Assemblea generale ONU del 9 settembre, l’UE ha confermato la sua disponibilità a facilitare il processo di dialogo fra Pristina e Belgrado per promuovere la cooperazione, progredire verso l’Unione europea e migliorare le condizioni di vita della popolazione. Occorre un deciso impegno di tutte le parti perché i consessi regionali funzionino in modo inclusivo ed efficace.

Per quanto riguarda la democrazia e lo Stato di diritto, le strutture esecutive e parlamentari sono state ulteriormente potenziate, specialmente a livello di integrazione europea, ma lo Stato di diritto deve essere ulteriormente rafforzato e rimane una questione particolarmente preoccupante.

A settembre la Corte costituzionale ha statuito che è incostituzionale ricoprire al tempo stesso la carica di presidente del Kosovo e di leader di un partito politico. A seguito della sentenza, il presidente del Kosovo ha rassegnato le dimissioni e l’LDH si è ritirato dalla coalizione di governo. Sono state indette elezioni per il 12 dicembre 2010.

L’assemblea ha istituito una commissione per i conti pubblici. La commissione per l’integrazione europea ha razionalizzato le proprie norme e procedure. Tuttavia, resta carente la capacità di esaminare i progetti legislativi e di operare un controllo sull'applicazione delle leggi dopo la loro adozione. Occorre rafforzare ulteriormente il controllo parlamentare sul governo.

Le principali strutture del governo sono state create e continuano a funzionare nel rispetto delle disposizioni costituzionali pertinenti. Dopo un esordio positivo, il ministero dell’Integrazione europea deve rafforzare la propria capacità e consolidare il proprio ruolo coordinando altri dipartimenti governativi.

La riforma della pubblica amministrazione in Kosovo rimane una sfida importante. Il quadro legislativo è stato ulteriormente sviluppato con l'adozione delle leggi sulla funzione pubblica e sulle retribuzioni. La capacità della pubblica amministrazione di fornire i servizi necessari a tutti i cittadini del Kosovo deve essere notevolmente rafforzata. La pubblica amministrazione è ancora poco efficiente.

Il Kosovo ha fatto progressi per quanto riguarda la riforma del sistema giudiziario. È stata avviata una riforma giudiziaria radicale con l’adozione di quattro leggi di riforma relative ai tribunali, alle procure, al Consiglio giudiziario del Kosovo e al Consiglio delle procure del Kosovo. La legge sui tribunali introduce un nuovo sistema di retribuzioni che migliora notevolmente la situazione dei giudici. Sono inoltre terminate le indagini su giudici e pubblici ministeri. Il presidente ha nominato oltre 340 giudici e pubblici ministeri a tutti i livelli dell'apparato giudiziario, ivi compresi membri locali del Consiglio giudiziario del Kosovo che hanno eletto il presidente del Consiglio. Dopo aver superato l’esame di Stato, i primi aspiranti giudici e procuratori si sono diplomati presso l’Istituto giudiziario del Kosovo nel dicembre 2009. Vi sono stati tuttavia casi di ingerenza politica nel sistema giudiziario, soprattutto per quanto riguarda il processo di riconferma di giudici e pubblici ministeri. L’arretrato giudiziario rimane considerevole, specialmente per quanto riguarda le cause civili, comprese quelle sui diritti di proprietà. Le istituzioni del Kosovo devono attribuire la debita importanza al sostegno delle indagini e del seguito giudiziario dei crimini di guerra. Occorre definire i piani di attuazione della riforma giudiziaria e stanziare le necessarie risorse. La realizzazione delle priorità del Kosovo nel settore della giustizia è ancora in fase iniziale.

Il quadro legislativo per la lotta alla corruzione è stato ulteriormente sviluppato con l’adozione di leggi sull’agenzia anticorruzione e sulla dichiarazione e origine della proprietà e dei doni agli alti funzionari pubblici. La legge sulla prevenzione dei conflitti di interesse nell'esercizio di funzioni pubbliche è stata modificata. La legge sul finanziamento dei partiti politici non è del tutto conforme agli standard europei. La lotta alla corruzione, tuttavia, sta dando scarsi risultati. I settori più preoccupanti rimangono le procedure di appalto, il sistema giudiziario e l’applicazione della legge. EULEX ha continuato a svolgere il suo mandato esecutivo nei casi di alto profilo. Sono in corso diverse indagini anticorruzione. In aprile sono state effettuate perquisizioni presso il ministero dei Trasporti; a luglio la polizia kosovara ha arrestato il governatore della banca centrale in collaborazione con EULEX. Il governo ha collaborato a queste indagini. La corruzione è ancora molto diffusa in Kosovo e costituisce un problema estremamente preoccupante. Il quadro legislativo risulta tuttora incompleto e non del tutto conforme agli standard europei.

La costituzione garantisce i diritti umani e il rispetto e la tutela delle minoranze ed elenca i principali accordi e strumenti internazionali direttamente applicabili in Kosovo. L’assetto istituzionale e la mancanza di volontà politica, tuttavia, ostacoleranno l’effettiva applicazione di standard giuridici in questo campo. È in corso il processo di integrazione della comunità serba. Le autorità devono affrontare in modo più efficace questioni chiave come l’accesso alla proprietà, le persone scomparse, i rientri e l’istruzione.

Si osserva qualche progresso relativamente ai diritti civili e politici. Il governo deve dar prova di maggiore impegno per quanto riguarda la prevenzione della tortura, le denunce per maltrattamenti e l’uso eccessivo della forza da parte della polizia e del personale carcerario. Le condizioni di detenzione rimangono preoccupanti Si sono osservati limitati progressi per quanto riguarda l’accesso alla giustizia.

La libertà di espressione non è ancora pienamente garantita nella pratica. Occorre rafforzare l’indipendenza e l’imparzialità dell’emittente pubblica. I giornalisti continuano a ricevere minacce a seguito dei loro servizi e incontrano difficoltà per accedere ai documenti ufficiali. La legislazione sulla libertà di associazione non facilita lo sviluppo e il finanziamento sostenibile delle organizzazioni non governative. La società civile sta sviluppando la propria capacità di monitorare e valutare l’operato del governo, ma rimane debole e non viene sistematicamente consultata dai comuni e dal governo durante il processo legislativo.

I diritti economici e sociali non sono ancora pienamente garantiti. Il quadro legislativo per la protezione delle donne è stato potenziato. Si è registrato qualche progresso per quanto riguarda il sistema giudiziario per i minori, ma la protezione dei loro diritti rimane insufficiente. Il governo deve affrontare in modo più efficace il problema del lavoro minorile e della tratta dei minori. Occorre migliorare l’integrazione e la protezione sociale dei gruppi vulnerabili, in particolare i bambini abbandonati, le persone che rientrano e i disabili. Il Kosovo ha lanciato una campagna di sensibilizzazione contro la discriminazione che riguarda in particolare la discriminazione basata sull’età e sulle tendenze sessuali. L’attuazione della normativa antidiscriminazioni è tuttora inadeguata. L’applicazione delle ordinanze dei tribunali che garantiscono l’esercizio dei diritti di proprietà è migliorata. Tuttavia, il notevole arretrato giudiziario e altre questioni di lunga data ostacolano considerevolmente la restituzione delle proprietà.

Vi sono stati progressi limitati in termini di rispetto e tutela dei diritti delle minoranze e dei diritti culturali. Il ministero della Cultura ha istituito una direzione per il patrimonio culturale. È proseguita la ricostruzione dei siti religiosi. La polizia del Kosovo è subentrata alla KFOR ai fini della protezione di determinati siti religiosi e culturali. La legge sul patrimonio culturale, tuttavia, non viene applicata integralmente. Il consiglio di monitoraggio previsto dalla legge del 2008 sulle zone a protezione speciale non è stato ancora istituito. Il ministero delle Comunità e dei rientri ha moltiplicato gli sforzi per agevolare il rientro di rifugiati e sfollati interni appartenenti a minoranze. Il numero dei rientri volontari è in aumento in tutto il Kosovo.

A dicembre 2009 il Kosovo ha adottato un piano d'azione per l'integrazione delle comunità rom, ashkali ed egiziane, Il governo ha predisposto le strutture necessarie per l’attuazione della strategia. L’avvio del processo di risistemazione delle famiglie provenienti dalle aree contaminate dal piombo nella zona settentrionale del Kosovo ha permesso di chiudere il campo di Cesmin Llug/Česmin Lug. Questo processo deve essere portato a termine al più presto. Le condizioni di vita delle comunità rom, ashkali ed egiziane e il loro accesso all’istruzione, all’assistenza sanitaria e alla protezione sociale sono ancora fonte di serie preoccupazioni. Occorre consolidare la partecipazione del Kosovo al Decennio rom.

Per quanto riguarda le questioni regionali e gli obblighi internazionali, nel periodo oggetto della relazione il Kosovo ha mantenuto la collaborazione con il Tribunale penale internazionale per l’ex Iugoslavia (ICTY). A più di dieci anni dalla fine del conflitto armato, il numero delle persone scomparse è stimato a 1 800. e richiede un maggiore impegno da parte delle autorità. Il Kosovo ha preso parte alla riunione ad alto livello UE-Balcani occidentali tenutasi in giugno a Sarajevo, ma deve adottare un approccio costruttivo ai fini di una sua effettiva partecipazione a iniziative di cooperazione quali il Consiglio di cooperazione regionale e l’accordo centroeuropeo di libero scambio (CEFTA). Per quanto riguarda il CEFTA, il Kosovo deve mostrarsi pragmatico e cercare un modo costruttivo di garantire l’effettiva applicazione dell’accordo. I timbri doganali del Kosovo, che il rappresentante speciale del Segretario generale dell'ONU ha dichiarato conformi con l’UNSCR 1244/99, non stati riconosciuti né dalla Serbia né dalla Bosnia-Erzegovina. Occorre raggiungere urgentemente un accordo su una soluzione accettabile e duratura per la partecipazione del Kosovo e della Serbia ai consessi regionali, indispensabile ai fini di una cooperazione regionale efficace e inclusiva.

L’economia del Kosovo ha risentito in misura limitata della crisi economica. È proseguita la crescita del PIL reale, trainata principalmente dalla spesa pubblica. La sostenibilità di questo profilo di crescita è sempre più a rischio. Il tasso di disoccupazione è tuttora molto elevato. La volatilità dell'inflazione riflette le fluttuazioni dei prezzi dei generi alimentari e dei combustibili. L’elaborazione e l’attuazione delle politiche rimangono poco prevedibili. È stato raggiunto un accordo con l'FMI su un programma volto a limitare i rischi di bilancio e a ripristinare la sostenibilità di bilancio. Le imprese risentono tuttora della debolezza dello Stato di diritto, della mancanza di un approvvigionamento elettrico sicuro, dell'inadeguatezza delle infrastrutture e dell’accesso limitato ai finanziamenti, che frenano un effettivo sviluppo imprenditoriale ed economico.

Per quanto riguarda i criteri economici, il Kosovo ha compiuto progressi limitati verso un'economia di mercato funzionante. Occorre realizzare notevoli riforme ed investimenti per permettere al paese di far fronte a lungo termine alle pressioni della concorrenza e alle forze di mercato all'interno dell'Unione.

È stato mantenuto un ampio consenso sui fondamentali delle politiche economiche orientate al mercato. L’uso dell’euro, i livelli poco elevati del debito estero e la ridotta base di esportazioni hanno limitato l’esposizione dell’economia alle crisi esterne sul fronte finanziario e della domanda. Il settore bancario ha continuato ad espandersi ed è rimasto stabile e redditizio. L’agenzia per le privatizzazioni del Kosovo ha proseguito la privatizzazione delle imprese collettive. È stato concluso il primo progetto riuscito di partenariato pubblico-privato ed è stato selezionato un consorzio internazionale incaricato di sviluppare l’aeroporto internazionale di Pristina con una concessione ventennale.

Il mix delle politiche, tuttavia, è reso sempre più vulnerabile dalla forte crescita della spesa pubblica. La costruzione di una nuova autostrada, in particolare, incide pesantemente sulle finanze pubbliche. Le carenze nella definizione e attuazione delle politiche hanno ulteriormente accentuato le già notevoli incertezze che gravano sull'economia. Le statistiche economiche sono lievemente migliorate, ma rimangono comunque inadeguate. La disoccupazione resta elevatissima, specialmente fra i giovani. Il disavanzo delle partite correnti si è accentuato a causa della forte domanda interna e dello sviluppo insufficiente della base produttiva. L’ente pubblico per l’energia elettrica ha continuato a ricevere ingenti sovvenzioni dal bilancio statale per l’importazione di elettricità e prestiti per finanziare i suoi programmi d’investimento. La debolezza dello Stato di diritto, l'incertezza in materia di diritti di proprietà e gli elevati tassi d’interesse continuano a ripercuotersi negativamente sul clima imprenditoriale e sullo sviluppo economico. Il settore informale costituisce ancora un problema serio.

I progressi compiuti nell'allineamento della legislazione e delle politiche del Kosovo agli standard europei rimangono disomogenei. Il quadro legislativo è stato sviluppato maggiormente nei settori delle dogane, della fiscalità, della libera circolazione delle merci, delle statistiche, della migrazione, dell’istruzione e della lotta al terrorismo. Il ravvicinamento agli standard europei è in fase iniziale in materia di concorrenza, proprietà intellettuale, ambiente, agricoltura e sicurezza alimentare, gestione integrata delle frontiere, asilo, riciclaggio del denaro e protezione dei dati personali. L’allineamento con gli standard europei rimane limitato per quanto riguarda le politiche occupazionali e sociali, il controllo finanziario, il traffico di droga, la tratta di esseri umani e la criminalità organizzata.

Per quanto attiene al mercato interno dell'UE, vi sono stati alcuni progressi nello sviluppo del quadro legislativo per la libera circolazione delle merci, compresa la tutela dei consumatori. Occorre però rafforzare il quadro legislativo generale. L'allineamento con gli standard europei è limitato nei settori della libera circolazione delle persone, della libera prestazione dei servizi e del diritto di stabilimento. Il Kosovo è già molto avanti nel settore della libera circolazione dei capitali. Occorrono tuttavia ulteriori sforzi per instaurare una regolamentazione efficace.

Nel complesso, le disposizioni legislative nel settore doganale sono compatibili con gli standard europei e si sono prese iniziative per combattere la corruzione. Occorre intensificare la lotta al contrabbando e rafforzare i controlli doganali nel Kosovo settentrionale. La capacità amministrativa è migliorata, ma rimane insufficiente. Si rilevano sviluppi positivi per quanto riguarda la normativa e il miglioramento delle capacità nel campo della fiscalità. Occorrono ulteriori sforzi per garantire l'effettiva applicazione delle leggi in vigore e la riscossione delle tasse, ampliare la base imponibile e ridurre in tal modo la portata dell'economia informale, attualmente molto estesa. È aumentato l’arretrato dei ricorsi contro le decisioni dei servizi doganali e dell’amministrazione fiscale.

In materia di concorrenza, non vi sono stati progressi per quanto riguarda la politica antitrust e le norme sugli aiuti di Stato. La capacità amministrativa è migliorata, ma l'attuazione della politica di concorrenza è ancora in fase iniziale. Occorre intensificare la cooperazione fra le istituzioni competenti in materia di concorrenza e associare più strettamente la commissione per la concorrenza alle grandi iniziative di privatizzazione e di ristrutturazione.

Il Kosovo deve ancora adottare una nuova legge sugli appalti. Il governo ha compiuto sforzi in tal senso. Di fatto, l'attuazione della normativa vigente pone problemi. Il ruolo dei funzionari responsabili degli appalti pubblici deve essere rafforzato per monitorare in modo più efficace l’esecuzione dei contratti di appalto. Occorre inoltre promuovere l’indipendenza e la professionalità nel sistema degli appalti pubblici. Le autorità devono intensificare la lotta alla corruzione in questo settore. Le disposizioni del Kosovo in materia di concessioni si discostano considerevolmente dagli standard europei.

Devono ancora essere adottate le leggi fondamentali sui diritti di proprietà intellettuale. Il Kosovo dovrà dar prova di notevole impegno a livello di applicazione e di sensibilizzazione. Il regime dei diritti di proprietà intellettuale del Kosovo è ancora in fase iniziale e la sua attuazione risulta estremamente carente.

I progressi sono limitati per quanto riguarda l'allineamento nei settori dell’occupazione e della pubblica sanità. La scarsa capacità amministrativa e il quadro legislativo inadeguato destano preoccupazione. Occorre migliorare la protezione e l’inclusione sociale in Kosovo e intensificare il dialogo sociale. Il quadro legislativo in materia di istruzione è stato avvicinato ulteriormente agli standard europei. Occorre aumentare la capacità amministrativa per poter attuare le riforme. Il Kosovo ha elaborato un programma quinquennale di ricerca che dovrebbe migliorare le capacità in questo settore, che è stato annoverato fra le priorità.

Per quanto riguarda le politiche settoriali, occorre promuovere in modo più efficace lo sviluppo e le PMI e coordinare meglio le diverse strategie in questo ambito. Vanno intensificati gli sforzi in materia di agricoltura e sicurezza alimentare, specie per quanto riguarda l’attuazione delle leggi adottate e il potenziamento degli stabilimenti agro-alimentari. Sono state adottate diverse leggi nel settore ambientale. Tuttavia, l’applicazione degli standard UE in materia di ambiente è ancora in fase iniziale.

L'infrastruttura di trasporto è ancora poco sviluppata. Il Kosovo ha avviato un programma di costruzione stradale che non tiene conto dei flussi di traffico previsti e la cui entità impedisce di finanziare altri modi di trasporto, in particolare la rete ferroviaria. L’allineamento con gli standard europei nel settore dell'aviazione è migliorato. Nel dicembre 2009 il Kosovo ha adottato i programmi di sicurezza e di controllo della qualità nel settore dell’aviazione.

I principali problemi in materia di energia riguardano la riscossione delle bollette dell’elettricità e la gestione dell'aumento non sostenibile della domanda di energia. In aprile il Kosovo ha adottato una strategia energetica per il periodo 2009-2018. Nell’ottobre 2010 sono state adottate, con forte ritardo, le principali leggi nel settore (su energia, elettricità e ente regolatore dell’energia).

Si registrano progressi limitati nel settore della società dell’informazione e dei media. Occorre rafforzare l’indipendenza e le risorse dell'ente regolatore per le telecomunicazioni, garantire l'indipendenza del Consiglio indipendente dei media nell’ambito dell'attuale revisione della legge sul Consiglio e trovare una soluzione duratura per il finanziamento dell’emittente radiotelevisiva pubblica.

Si osserva qualche progresso in materia di controllo finanziario. L’introduzione degli standard internazionali, tuttavia, è solo agli inizi e la mancanza di autonomia finanziaria dell’ufficio del revisore generale desta tuttora preoccupazione. A luglio il Kosovo ha adottato una legge sulle statistiche ufficiali, ma la capacità amministrativa resta insufficiente e occorre migliorare ulteriormente le statistiche settoriali, in particolare quelle commerciali e macroeconomiche.

Si rilevano progressi eterogenei in materia di giustizia, libertà e sicurezza. Il Kosovo ha fatto qualche progresso a livello di gestione integrata delle frontiere. Il Kosovo è subentrato alla KFOR nella gestione del confine con l’Albania, ma dovrà dar prova di notevole impegno per garantire una gestione delle frontiere in linea con gli standard UE. La zona settentrionale rimane problematica. EULEX ha intensificato le proprie attività ai valichi 1 e 31. Il Kosovo ha fatto progressi limitati in materia di asilo. Il numero di richiedenti asilo è notevolmente aumentato, ma rimane globalmente basso. La maggior parte dei richiedenti asilo che ha lasciato il Kosovo per altre destinazioni lo ha fatto senza controlli adeguati da parte delle autorità kosovare.

Si osservano progressi per quanto riguarda l’allineamento con gli standard europei in materia di migrazione. Il Kosovo ha adottato una legge sulla riammissione che risulta globalmente conforme ai requisiti dell’UE e ha firmato una serie di accordi bilaterali di riammissione. Le autorità hanno continuato a gestire efficacemente le domande di riammissione provenienti da paesi europei e dovranno farlo anche in futuro. È stata adottata una strategia riveduta per l'integrazione dei rimpatriati, corredata di un piano d'azione per la sua attuazione.

Il riciclaggio del denaro rimane un fenomeno estremamente preoccupante. Il Kosovo ha adottato una legge contro il riciclaggio del denaro e il finanziamento del terrorismo. La collaborazione tra i servizi doganali e il centro di informazione finanziaria è migliorata. Il centro ha inoltre intensificato la collaborazione con le banche. Tuttavia, l’adozione e l’applicazione degli standard europei da parte del Kosovo sono ancora in fase iniziale. La capacità di indagare e di perseguire i casi di riciclaggio del denaro è tuttora inadeguata. Le autorità del Kosovo non dispongono di capacità sufficienti per assumere la responsabilità della gestione dei casi di riciclaggio del denaro. I progressi realizzati per contrastare la criminalità economica e finanziaria sono globalmente limitati.

Sono limitati anche i progressi registrati nella lotta al traffico di droga. Si è migliorata la sicurezza dei locali in cui viene conservata la droga sequestrata. Le autorità hanno condotto diverse operazioni con ottimi risultati, ma il numero dei sequestri, degli arresti e delle azioni penali rimane bassissimo. Le misure volte a contrastare il traffico di droga sono ancora in fase iniziale.

Il Kosovo ha fatto qualche progresso in materia di polizia. L'ordine pubblico è stato mantenuto. La cerimonia di insediamento del patriarca della Chiesa serbo-ortodossa si è svolta in un’atmosfera pacifica. È stata approvata la nuova struttura organizzativa della polizia kosovara, comprese le descrizioni del profilo professionale per gli alti funzionari, ed è stata adottata la strategia sul controllo e la raccolta delle armi leggere e di piccolo calibro, con il relativo piano d'azione. Il numero di armi ritirate è aumentato. Il Kosovo deve tuttavia sviluppare un sistema di polizia basato sull’intelligence per gestire in modo più efficace i reati gravi.

Si sono registrati progressi limitati nella lotta alla criminalità organizzata. Il Kosovo ha adottato una strategia per la prevenzione del crimine. Sono stati nominati procuratori speciali per i casi di criminalità organizzata ed è stata firmata una serie di accordi bilaterali con paesi terzi in questo settore. Il Kosovo deve tuttavia approntare un quadro efficace di protezione dei testimoni. Non vi sono state condanne ad alto livello. Sono state segnalate intimidazioni a danno di giudici e pubblici ministeri. La criminalità organizzata rimane un fenomeno estremamente preoccupante. Le autorità devono moltiplicare gli sforzi per contrastare la criminalità organizzata che opera nei Balcani occidentali e in Europa, in particolare mediante indagini, arresti, confische dei beni e condanne. Il Kosovo deve ottenere risultati tangibili in questo campo.

Si osservano limitati progressi per quanto riguarda la tratta di esseri umani. Si è proceduto a una serie di arresti in un caso di traffico di esseri umani. Il Kosovo ha adottato gli standard internazionali sull’assistenza alle vittime della tratta, ma il numero dei casi individuati e delle vittime identificate è ancora basso e non riflette appieno l’entità del fenomeno. Le pene inflitte agli autori della tratta non sono sempre adeguate. Occorre rafforzare la capacità delle istituzioni kosovare in termini di indagini, azioni penali e condanne relativamente alla tratta degli esseri umani. Si rileva qualche progresso a livello di misure antiterrorismo. La capacità dell’unità antiterrorismo presso la polizia kosovara è stata rafforzata.

Il Kosovo ha compiuto progressi limitati in termini di protezione dei dati personali. È stata adottata una legge sulla protezione dei dati personali, ma deve ancora essere istituita un’autorità di vigilanza sulla protezione dei dati. In Kosovo le persone non sono sufficientemente informate circa i loro diritti per quanto riguarda la protezione dei dati personali. Il Kosovo deve assolutamente compiere progressi in questo campo ai fini della sua cooperazione internazionale in materia di giustizia e affari interni.

Turchia

La Turchia continua a soddisfare in misura sufficiente i criteri politici. Le recenti riforme costituzionali hanno creato i presupposti per compiere progressi in diversi settori, come la giustizia e i diritti fondamentali, e ora devono essere attuate secondo gli standard europei. L’apertura democratica, volta in particolare ad affrontare la questione curda, è risultata inferiore alle aspettative.

Le modifiche costituzionali approvate con il referendum del 12 settembre sono un passo nella giusta direzione, in quanto riguardano una serie di priorità del partenariato di adesione in materia di giustizia, diritti fondamentali e pubblica amministrazione. Tuttavia, l’elaborazione e l’adozione delle riforme costituzionali non sono state precedute da un processo di consultazione con i partiti politici e l'intera società civile. È indispensabile che le riforme vengano attuate in modo trasparente, inclusivo e in linea con gli standard europei. Il paese deve ancora compiere notevoli sforzi a livello di diritti fondamentali. Le numerose azioni legali contro i giornalisti e le pressioni indebite sui media compromettono in pratica l'esercizio della libertà di stampa. Il governo ha dato solo un seguito limitato all’apertura democratica annunciata nell’agosto 2009 e riguardante, in particolare, la questione curda. L’attuazione di questa politica ha risentito anche della decisione della Corte costituzionale di sciogliere il Partito della società democratica e della recrudescenza di attentati terroristici del PKK.

Per quanto riguarda la democrazia e lo Stato di diritto in Turchia, sono proseguite le indagini sulla presunta rete criminale Ergenekon. Le indagini su questo caso e su diversi altri progetti di colpo di Stato danno alla Turchia la possibilità di rafforzare la fiducia nel buon funzionamento delle sue istituzioni democratiche e nello Stato di diritto. Si nutrono però preoccupazioni circa le garanzie giudiziarie per tutte le persone sospette. La Turchia deve ancora allineare con gli standard europei la propria legislazione sulle procedure e sui motivi per la dissoluzione dei partiti politici.

La riforma della pubblica amministrazione ha fatto qualche progresso con l’adozione delle modifiche costituzionali, che riguardano in particolare la creazione della figura dell’ombudsman, la protezione dei dati personali e l’accesso all’informazione. Occorrono però ulteriori sforzi, segnatamente per la riforma della funzione pubblica.

Si osservano progressi per quanto riguarda il controllo civile sulle forze di sicurezza. Il pacchetto di riforme costituzionali limita la competenza dei tribunali militari e consente di assoggettare al ricorso giurisdizionale le decisioni del Consiglio militare supremo. I gradi più alti delle forze armate hanno tuttavia continuato a rilasciare dichiarazioni su questioni che esulano dalle loro competenze, in particolare su questioni giudiziarie. Non si registrano progressi in termini di controllo parlamentare sul bilancio della difesa.

Nel settore giudiziario sono stati fatti progressi nell’attuare la strategia per la riforma della giustizia. L'adozione delle modifiche costituzionali sulla composizione del Consiglio superiore dei giudici e dei pubblici ministeri costituisce uno sviluppo positivo, ma il ministro della Giustizia presiede tuttora il Consiglio superiore e ha l’ultima parola per quanto concerne le indagini. Durante il processo di preparazione e di adozione della legislazione applicativa si dovrà instaurare un dialogo effettivo con tutte le parti interessate, affinché le riforme vengano attuate in modo trasparente, inclusivo e in linea con gli standard europei.

Sono stati compiuti progressi nella definizione di una strategia generale anticorruzione e del relativo piano d’azione, ma la corruzione resta invalsa in numerosi settori. La Turchia deve costituire un track record di indagini, rinvii a giudizio e condanne.

Si è fatto qualche progresso a livello di diritti umani e tutela della minoranze, specie per quanto riguarda la libertà di riunione, i diritti delle donne e dei minori e i diritti culturali, ma il paese dovrà dar prova di notevole impegno per quanto riguarda, in particolare, la libertà di espressione e di culto.

Per quanto attiene all'osservanza della legislazione internazionale sui diritti umani, le istituzioni competenti in materia di diritti umani devono essere allineate completamente con i principi delle Nazioni Unite.

Si osservano altri sviluppi positivi nella prevenzione della tortura e dei maltrattamenti. Sono state pronunciate condanne in alcuni casi di alto profilo connessi a violazioni dei diritti umani, ma l’uso eccessivo della forza da parte dei servizi di contrasto è tuttora oggetto di segnalazioni e continua a destare preoccupazione.

Prosegue l'attuazione del programma di riforma carceraria, ma l'elevata proporzione di detenuti in custodia cautelare rimane uno dei problemi più gravi in tale contesto. Occorre migliorare i servizi sanitari in carcere.

La legge turca non garantisce la libertà di espressione in misura conforme alla CEDU e alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo. Il gran numero di cause intentate contro giornalisti è preoccupante. Le pressioni politiche indebite sui media e le incertezze giuridiche compromettono in pratica l'esercizio della libertà di stampa. La frequente censura operata nei confronti di siti Internet desta preoccupazione.

Si osserva qualche progresso per quanto riguarda la libertà di riunione. Quest’anno, le manifestazioni che in passato erano state causa di disordini, come le celebrazioni del Newroz (il capodanno curdo) o il 1° maggio, si sono svolte pacificamente e sono state coordinate efficacemente con le autorità. Tuttavia, le forze di sicurezza hanno fatto un uso eccessivo della forza in occasione di alcune manifestazioni connesse alla questione curda organizzate nella parte sudorientale del paese.

Il quadro giuridico sulla libertà di associazione è globalmente in linea con gli standard UE, ma le autorità esercitano controlli eccessivi e continuano ad avviare procedure di dissoluzione delle associazioni di persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali.

Per quanto riguarda la libertà di religione, nel complesso la libertà di culto continua ad essere rispettata. Prosegue, anche se con qualche ritardo e problema procedurale, l'applicazione della legge sulle fondazioni. È stato mantenuto il dialogo con gli Alevi e i non musulmani, che finora tuttavia non ha dato alcun risultato. I membri delle minoranze religiose sono ancora oggetto di minacce da parte degli estremisti. Non è ancora stato istituito un quadro normativo conforme ai requisiti della CEDU che consenta alle comunità religiose non musulmane e agli Alevi di svolgere le loro attività senza indebite restrizioni, anche per quanto riguarda la formazione del clero.

Il quadro legislativo che garantisce i diritti delle donne e la parità fra i sessi è stato in buona parte approntato ed è stato rafforzato dalla modifica costituzionale che consente di adottare misure di discriminazione positiva a favore delle donne. Occorre tuttavia prodigare ancora un impegno costante per trasformare questo quadro legislativo in una realtà politica e socioeconomica. La garanzia effettiva dei diritti delle donne e della parità fra i sessi rimane una questione critica per la Turchia. I delitti d'onore e i matrimoni precoci e forzati e le violenze domestiche costituiscono tuttora un serio problema. La legislazione deve essere applicata in modo coerente in tutto il paese. Occorre formare e sensibilizzare maggiormente la popolazione ai diritti delle donne e alla parità fra i sessi.

Si rilevano progressi per quel che riguarda i diritti dei minori. Il quadro legislativo turco sulla giustizia minorile è stato allineato con gli standard internazionali. Il divario tra i sessi in materia di istruzione è ulteriormente diminuito, ma sussiste in certe parti del paese. Il numero dei bambini che abbandonano la scuola è tuttora preoccupante. Occorre intensificare ulteriormente gli sforzi in tutti i settori, compresa l'istruzione, il lavoro minorile, la sanità, la capacità amministrativa e il coordinamento, e dotare l’intero paese di un sistema giudiziario efficace per i minori.

Le modifiche costituzionali conferiscono ai sindacati turchi maggiori diritti, specialmente nel servizio pubblico, ma il quadro legislativo attuale contiene disposizioni restrittive che non sono in linea né con gli standard UE né con le convenzioni OIL. La mancanza di un consenso fra le parti sociali e il governo ostacola l’adozione di nuove leggi.

La Turchia mantiene un approccio restrittivo nei confronti del rispetto e della tutela delle minoranze e dei diritti culturali. Il rispetto e la tutela della lingua, della cultura e dei diritti fondamentali, in linea con gli standard europei, non sono ancora totalmente garantiti. La Turchia deve adoperarsi con maggiore impegno per rafforzare la tolleranza e promuovere l’integrazione delle minoranze.

La Turchia ha preso qualche misura positiva a favore dei diritti culturali, specie per quanto riguarda la sua politica in materia di teleradiodiffusione in lingue diverse dal turco. Sussistono però restrizioni, riguardanti in particolare l'uso di queste lingue nella vita politica, nell’istruzione e nei contatti con i servizi pubblici.

Il dibattito sui rom ha assunto una dimensione più pubblica e si stanno adottando misure concrete per affrontare alcuni loro problemi. In mancanza di una politica globale che faccia progredire l'inclusione sociale dei rom, tuttavia, questi ultimi subiscono ancora frequenti trattamenti discriminatori per quanto riguarda l’accesso all’istruzione, agli alloggi, ai servizi sanitari e ai servizi pubblici.

L’apertura democratica del governo in merito alle zone orientali e sudorientali è risultata inferiore alle aspettative, con uno scarso numero di misure effettivamente poste in essere. È importante che i tentativi di affrontare il problema curdo siano sostenuti mediante un’ampia consultazione. Occorre modificare la legislazione antiterrorismo per evitare indebite restrizioni all’esercizio dei diritti fondamentali. La presenza di numerose mine terrestri desta tuttora preoccupazione. Resta ancora da eliminare gradualmente il sistema dei "guardiani di villaggio".

Da giugno vi è stata una recrudescenza di attentati del PKK che ha mietuto molte vittime. Il PKK figura nell'elenco delle organizzazioni terroristiche stilato dall'UE. La Turchia e l’UE hanno intensificato il dialogo sulle misure antiterrorismo.

Proseguono i risarcimenti agli sfollati interni, ma l’attuazione di queste misure non è efficace. Il governo non ha elaborato una strategia nazionale generale per la questione degli sfollati interni e deve intensificare gli sforzi per soddisfare le loro esigenze. Occorre rafforzare il quadro legislativo per i rifugiati e i richiedenti asilo e l’applicazione delle circolari sulle procedure di presentazione delle domande. È importante migliorare le condizioni generali nei centri di trattenimento per stranieri.

Per quanto riguarda le questioni regionali e gli obblighi internazionali, la Turchia ha continuato ad appoggiare pubblicamente i negoziati in corso tra i leader delle due comunità nel quadro della missione di buoni uffici del Segretario generale delle Nazioni Unite per trovare una soluzione globale al problema di Cipro. Ciò nonostante, malgrado le ripetute esortazioni del Consiglio e della Commissione, la Turchia non ha ancora adempiuto i propri obblighi di cui alla dichiarazione della Comunità europea e dei suoi Stati membri del 21 settembre 2005 e alle conclusioni del Consiglio, comprese quelle del dicembre 2006 e del dicembre 2009. Il paese non rispetta l’obbligo di attuare integralmente, e in modo non discriminatorio, il protocollo aggiuntivo all'accordo di associazione e non ha eliminato tutti gli ostacoli alla libera circolazione delle merci, comprese le restrizioni alle linee di collegamento diretto con Cipro. Non si segnala alcun progresso verso la normalizzazione delle relazioni bilaterali con la Repubblica di Cipro.

Il nuovo impulso impresso alle relazioni bilaterali con la Grecia ha dato qualche risultato positivo in materia di commercio, istruzione, trasporti, energia, cultura e ambiente. Sono stati intensificati i colloqui bilaterali. La Grecia ha presentato un gran numero di reclami formali per le continue violazioni del suo spazio aereo da parte della Turchia, fra l'altro per i voli sulle isole greche. La Grecia ha inoltre presentato reclami per violazione delle sue acque territoriali.

L’UE e la Turchia hanno condotto un dialogo sulle questioni di comune interesse nei Balcani occidentali. La Turchia ha preso una serie di iniziative nella regione, tra cui colloqui tripartiti con la Serbia e la Bosnia-Erzegovina. Le relazioni con la Bulgaria restano positive.

L’economia turca è stata duramente colpita dalla crisi finanziaria mondiale, ma gli elevati tassi di crescita registrati in tutti i settori dal secondo trimestre del 2009 hanno compensato rapidamente le perdite. Il bilancio dello Stato e la banca centrale hanno fornito un sostegno consistente ed efficace alla domanda aggregata, in particolare mediante un forte allentamento delle pressioni a livello monetario e di bilancio. Agli elevati tassi di crescita fanno riscontro un rapido aggravamento dei disavanzi commerciale e delle partite correnti, un calo della disoccupazione, che rimane però al di sopra dei livelli pre-crisi, e un aumento delle pressioni inflazionistiche. Le politiche d’intervento legate alla strategia di uscita dalla crisi puntano essenzialmente ad una crescita forte, costante e equilibrata. È stata ultimata la definizione di una strategia di bilancio, che col tempo potrebbe migliorare considerevolmente i risultati di bilancio, ma la sua adozione da parte del Parlamento è stata ritardata. I progressi sono stati disomogenei sul piano delle riforme strutturali, ma la diminuzione dei tassi d'interesse reali e il rafforzamento dei fondamentali economici dovrebbero permettere di accelerare tali riforme.

Per quanto concerne i criteri economici, la Turchia ha un'economia di mercato funzionante. Il paese dovrebbe essere in grado di far fronte a medio termine alla pressione della concorrenza e alle forze di mercato all'interno dell'Unione, sempre che porti avanti il suo programma globale di riforme strutturali.

Nel periodo successivo alla crisi si è mantenuto un consenso sui fondamentali della politica economica. Le misure anticrisi hanno attenuato le ripercussioni del rallentamento economico, pur aumentando il disavanzo di bilancio e l’esposizione debitoria della Turchia, e sono in fase di graduale eliminazione. L’obiettivo rimane quello di ritirare gli incentivi in modo tempestivo, mirato e ben ancorato, onde massimizzare gli effetti positivi del risanamento di bilancio degli anni precedenti e la sostenibilità di bilancio generale a medio termine, e arrivare a una crescita forte, costante e equilibrata. La privatizzazione è andata avanti, anche se il suo ritmo è stato rallentato dal contesto economico globale. Il settore finanziario è molto solido grazie alle riforme attuate in passato. Gli investimenti hanno registrato un forte aumento e si è fatto qualche limitato progresso per rafforzare le risorse umane e fisiche del paese. La Turchia ha diversificato in parte le sue attività commerciali rivolgendosi a nuovi mercati, il che ha attenuato in una certa misura l'incidenza della crisi. L’integrazione commerciale ed economica con l’UE si mantiene elevata.

La ripresa della crescita ha provocato tuttavia un notevole incremento degli squilibri esterni e del fabbisogno di finanziamento, anche se l'accesso ai finanziamenti esterni è rimasto agevole. Le pressioni inflazionistiche si sono notevolmente accentuate, soprattutto a causa delle pressioni derivanti dagli input energetici e dal dinamismo dell’attività economica. Per ridurre al minimo il rischio di un ciclo di forte crescita e repentina contrazione, è indispensabile migliorare ulteriormente la trasparenza di bilancio, potenziare il quadro di politica monetaria volto a ridurre l'inflazione e salvaguardare la stabilità finanziaria. Il tasso di disoccupazione è tuttora superiore ai livelli pre-crisi e dovrebbe rimanere elevato anche nei prossimi anni a causa dei fattori demografici. La limitata capacità di creare occupazione è chiaramente legata alla scarsa corrispondenza tra la domanda e l'offerta di competenze, così come alla regolamentazione eccessiva del mercato del lavoro. Vi sono ostacoli all'uscita dal mercato e le procedure fallimentari sono relativamente complesse. La crisi ha reso ancora più difficoltoso l’accesso ai finanziamenti per le PMI. Il quadro legislativo, e in particolare le procedure giudiziarie, pone ancora problemi pratici e non favorisce il miglioramento del clima imprenditoriale. L’attuale regolamentazione del mercato dei prodotti e la persistente scarsa trasparenza nell’assegnazione degli aiuti di Stato non contribuiscono a migliorare il clima imprenditoriale. L’economia informale costituisce ancora un problema serio.

La Turchia ha continuato a migliorare la propria capacità di assumere gli obblighi che comporta l’adesione registrando progressi, talvolta disomogenei, nella maggior parte dei settori. L'allineamento è a buon punto in alcuni campi, come la libera circolazione delle merci, i diritti di proprietà intellettuale, la politica antitrust, l'energia, la politica industriale e delle imprese, la protezione dei consumatori, le statistiche, le reti transeuropee e la scienza e ricerca. L’impegno per l’allineamento deve proseguire in settori come l’ambiente, il diritto societario, gli appalti pubblici, il diritto di stabilimento e la libera prestazione dei servizi. Occorre inoltre completare l'allineamento per quanto riguarda l'unione doganale. Rimangono irrisolti numerosi contrasti commerciali di lunga data che riguardano, fra l’altro, i controlli per la valutazione della conformità, i requisiti applicabili alle licenze di importazione e di esportazione, l’applicazione effettiva dei DPI, gli obblighi di registrazione dei nuovi prodotti farmaceutici e il trattamento fiscale discriminatorio. È indispensabile che la Turchia applichi integralmente l’unione doganale ed elimini un gran numero di ostacoli alla libera circolazione dei prodotti UE. Nella maggior parte dei settori, la Turchia deve assolutamente migliorare la sua capacità amministrativa di adeguarsi all’acquis.

L'allineamento legislativo è a buon punto per quanto riguarda la libera circolazione delle merci, ma i progressi sono stati limitati. Si sono aggiunti nuovi ostacoli tecnici al commercio a quelli già esistenti, che limitano la libera circolazione delle merci. Sono stati compiuti pochi progressi in materia di libera circolazione dei lavoratori, un settore in cui l’allineamento si trova in fase iniziale. L'allineamento relativo al diritto di stabilimento e alla libera prestazione dei servizi è in fase iniziale. Si osservano progressi molto limitati in termini di riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali. Non si rileva alcun progresso nei settori dei servizi e dello stabilimento. I progressi compiuti a livello di libera circolazione dei capitali riguardano in particolare l’allineamento con l’acquis sulla lotta al riciclaggio del denaro. Il quadro legislativo contro il finanziamento del terrorismo è ancora incompleto. La Turchia non ha fatto alcun progresso per quanto riguarda i movimenti di capitale e i pagamenti o i sistemi di pagamento.

Va segnalato qualche progresso nel settore degli appalti pubblici, soprattutto per quanto concerne l’assetto istituzionale e la capacità amministrativa. La Turchia deve adottare la strategia di allineamento e allineare ulteriormente la propria legislazione, specie per quanto riguarda servizi pubblici, concessioni e partenariati pubblico-privato. I progressi sono limitati nel campo del diritto societario. Il nuovo codice commerciale non è stato adottato. Occorre rafforzare ulteriormente la capacità amministrativa e approntare il quadro legislativo e istituzionale per la revisione contabile. L'allineamento della legge sulla proprietà intellettuale è relativamente a buon punto. La Turchia ha accettato di instaurare un dialogo con la Commissione sui diritti di proprietà intellettuale (DPI), elemento chiave dei negoziati di adesione, ma deve ancora adottare la normativa pertinente, compresa quella sulle sanzioni penali dissuasive. Occorre migliorare il coordinamento e la collaborazione in materia di DPI.

Nel settore della politica di concorrenza, si è raggiunto un livello elevato di allineamento sulle misure antitrust. La Turchia applica correttamente le norme in materia di concorrenza. L’adozione di una legge sugli aiuti di Stato che istituisce un’autorità di vigilanza rappresenta un notevole progresso nel settore degli aiuti di Stato. Ora bisogna fare in modo che l’autorità di vigilanza diventi operativa al più presto.

Si osserva qualche progresso nel settore dei servizi finanziari, in cui le autorità di vigilanza hanno introdotto altre misure prudenziali. Nel complesso, l'allineamento della Turchia con l'acquis rimane parziale. Per quanto riguarda la società dell’informazione e i media, nel settore delle comunicazioni elettroniche e delle tecnologie dell’informazione l’ente regolatore per le telecomunicazioni ha svolto un lavoro considerevole a livello di regolamenti applicativi. Va segnalato qualche progresso relativamente alla politica audiovisiva, Sussistono però numerosi ostacoli allo sviluppo del mercato. Occorre adeguare ulteriormente la legislazione sulle comunicazioni elettroniche, sui servizi della società dell'informazione e sulla politica audiovisiva.

I progressi sono stati limitati per quanto riguarda l’agricoltura e lo sviluppo rurale. Le politiche di sostegno all'agricoltura sono state adeguate solo in misura limitata ai fini della transizione verso la politica agricola comune (PAC). Sono state prese le prime misure per lo sviluppo di un sistema integrato di amministrazione e controllo, ma la Turchia non ha eliminato tutti gli ostacoli tecnici al commercio di prodotti di origine bovina e lo slittamento del calendario per l’accreditamento delle strutture IPARD rappresenta un ulteriore problema. Il paese deve fare ulteriori progressi a livello di statistiche agricole, rete d'informazione contabile agricola, politica della qualità e agricoltura biologica. Sono stati registrati progressi a livello di politica veterinaria, fitosanitaria e della sicurezza alimentare, soprattutto grazie all’adozione della legislazione quadro di base. La nuova strategia di allineamento dovrebbe facilitare il recepimento e l'applicazione dell’acquis pertinente. Nel settore della pesca si è fatto qualche progresso per quanto riguarda la gestione delle risorse e della flotta, le ispezioni e i controlli e l’applicazione degli accordi internazionali. Il paese deve fare ulteriori progressi a livello di allineamento legislativo, strutture amministrative e politica di mercato, azioni strutturali e aiuti di Stato.

L’allineamento nel settore dei trasporti ha registrato qualche progresso. L’allineamento legislativo è molto avanti nei settori del trasporto aereo, marittimo e stradale. Non vi è stato alcun progresso per quanto riguarda l’apertura del mercato ferroviario e la sicurezza in questo settore. L'assenza di comunicazione tra i centri di controllo del traffico aereo della Turchia e della Repubblica di Cipro costituisce tuttora un grave rischio per la sicurezza aerea. Nel settore marittimo non si è fatto alcun progresso verso l’adesione alle convenzioni internazionali. La capacità amministrativa e di attuazione rimane limitata.

I progressi sono buoni nel settore dell’energia per quanto riguarda l’allineamento su elettricità, energia rinnovabile, efficienza energetica e sicurezza dell’approvvigionamento. Occorrono ulteriori sforzi relativamente a gas naturale, energia nucleare, sicurezza nucleare, radioprotezione e aiuti di Stato.

L’allineamento in materia di fiscalità ha registrato qualche progresso, segnatamente ai fini dell'eliminazione delle pratiche discriminatorie relative al tabacco, ma gli aumenti delle accise sulle bevande alcoliche sono in contrasto con il piano d'azione concordato con la Commissione, condizione fondamentale per far progredire i negoziati di adesione. Si sono compiuti ulteriori sforzi per potenziare l’amministrazione tributaria, lottare contro l’economia informale e promuovere la conformità volontaria alle norme. I progressi a livello di fiscalità diretta e indiretta sono praticamente inesistenti.

I preparativi per la politica economica e monetaria sono ben avviati. ma occorre un ulteriore allineamento per quanto riguarda, in particolare, la piena indipendenza della banca centrale e il divieto relativo all'accesso privilegiato del settore pubblico alle istituzioni finanziarie.

Si segnalano buoni progressi nel settore delle statistiche, in cui l'allineamento generale è già a buon punto. TurkStat ha ulteriormente migliorato il coordinamento del sistema statistico. Sono stati compiuti buoni progressi in relazione al registro delle imprese e alle statistiche settoriali. Occorre proseguire l’allineamento per quanto riguarda i conti nazionali e le statistiche agricole.

La Turchia ha compiuto qualche progresso in termini di allineamento con l'acquis nel settore della politica sociale e dell’occupazione. Il pacchetto di modifiche costituzionali comporta notevoli miglioramenti per quanto riguarda il dialogo sociale nel settore pubblico e spiana la via ad una discriminazione positiva nei confronti di donne, minori, anziani e disabili. Nel complesso, tuttavia, l’allineamento resta limitato e la capacità amministrativa deve essere rafforzata. Si è ancora in attesa di una riforma che garantisca il pieno rispetto dei diritti sindacali in conformità degli standard dell'UE e delle convenzioni dell'OIL. Si nutrono inoltre preoccupazioni circa il lavoro nero, i bassi tassi di occupazione femminile e l’applicazione della legislazione su salute e sicurezza. Manca inoltre un quadro strategico generale per la lotta alla povertà.

Gli ulteriori progressi registrati nel settore della politica industriale e delle imprese, in cui il livello di allineamento è sufficiente, riguardano la strategia industriale e il relativo piano d’azione, la maggiore disponibilità di strumenti della politica industriale e delle imprese e l'adozione di strategie e roadmap settoriali. Si segnalano miglioramenti limitati del clima imprenditoriale e il proseguimento degli sforzi a livello di monitoraggio e valutazione.

Si segnalano progressi in materia di reti transeuropee, tra cui in particolare lo stadio avanzato raggiunto dalla Turchia nei negoziati sulla futura rete transeuropea per i trasporti. Si osserva qualche progresso per quanto riguarda le reti dell’energia.

Si rilevano progressi, seppure eterogenei, nel settore della politica regionale e del coordinamento degli strumenti strutturali, in particolare il completamento del quadro legislativo e istituzionale per l’attuazione delle componenti III e IV dell’IPA. È migliorata la partecipazione dei soggetti subnazionali alla preparazione della riserva di progetti. A livello nazionale, occorre ancora migliorare la capacità amministrativa delle istituzioni responsabili dell’esecuzione dei fondi preadesione onde garantire un uso più efficace e preparare la Turchia all’uso dei fondi strutturali.

Nel complesso, si riscontrano progressi nel settore giudiziario. L'adozione delle modifiche costituzionali sulla composizione del Consiglio superiore dei giudici e dei pubblici ministeri costituisce uno sviluppo positivo, così come il fatto che le competenze dei tribunali militari siano state limitate. Durante il processo di preparazione e di adozione della legislazione applicativa si dovrà instaurare un dialogo effettivo con tutte le parti interessate e con l’intera società civile. È fondamentale che queste riforme siano attuate in linea con gli standard europei. I progressi registrati in materia di lotta alla corruzione riguardano l'elaborazione di una strategia generale anticorruzione e del relativo piano d’azione. Si sono inoltre compiuti progressi verso la creazione di un organismo incaricato di monitorarne l'attuazione. La Turchia deve però garantire un’effettiva applicazione e costituire un track record di indagini, rinvii a giudizio e condanne.

Si rilevano progressi, seppure eterogenei, in materia di giustizia, libertà e sicurezza. È stato dato un notevole impulso al completamento dei negoziati sull'accordo di riammissione UE-Turchia. Occorrono disposizioni istituzionali chiare e risorse sufficienti per gestire le questioni connesse a migrazione e asilo. Si rileva qualche passo avanti in materia di droga e cooperazione doganale, mentre i progressi sono limitati per quanto riguarda le frontiere esterne, Schengen, la criminalità organizzata e il terrorismo. Sono stati fatti pochi progressi per quanto riguarda la politica dei visti. Non si segnalano progressi a livello di cooperazione giudiziaria in campo civile e penale. Su un piano generale, è fondamentale adottare urgentemente i disegni di legge e ratificare gli accordi internazionali firmati.

La Turchia è ben preparata in materia di scienza e ricerca e ha compiuto buoni progressi verso l’integrazione nello spazio europeo della ricerca. Si osserva un aumento generalizzato della partecipazione e del tasso di successo della Turchia nei programmi quadro. Occorrono ulteriori sforzi per mantenere questi tassi per l'intera durata del settimo programma quadro per la ricerca e lo sviluppo (PQ7).

Si è fatto qualche progresso nel campo dell’istruzione e della cultura, specialmente in materia di istruzione. Il tasso d’iscrizione scolastica è ulteriormente aumentato, con qualche lieve miglioramento in termini di parità fra i sessi, e la Turchia ha continuato a migliorare i suoi risultati rispetto ai parametri comuni dell’UE. Si osserva qualche progresso in materia di cultura, ma nessuno per quanto riguarda l'allineamento legislativo.

L’allineamento è proseguito nel settore dell'ambiente. La Turchia ha fatto buoni progressi per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, mentre i progressi sono limitati a livello di legislazione orizzontale, qualità dell’aria e dell’acqua, inquinamento industriale, prodotti chimici e capacità amministrativa. I progressi della Turchia sono tuttavia molto limitati per quanto riguarda il cambiamento climatico e inesistenti a livello di protezione della natura. La Turchia ha migliorato la propria capacità amministrativa predisponendo meccanismi di coordinamento. Occorre aumentare gli investimenti.

Si osserva qualche progresso nell’allineamento con l’acquis sulla tutela dei consumatori e della salute. La capacità amministrativa deve però essere rafforzata. Occorrono ulteriori sforzi in materia di tutela dei consumatori onde rafforzare le associazioni dei consumatori e garantire una corretta applicazione delle norme. Il coordinamento e la collaborazione fra le parti interessate rimangono insufficienti. Si osservano buoni progressi per quanto riguarda l’allineamento nel settore della pubblica sanità, ma l’applicazione della normative rimane insufficiente.

Nel settore doganale il livello di allineamento è alto per quanto riguarda la legislazione e la capacità amministrativa. L’esistenza di negozi duty-free ai punti di entrata e l’obbligo per gli importatori di prodotti in libera circolazione nell’UE di fornire informazioni sull’origine prima dello sdoganamento sono tuttavia incompatibili con l'acquis. La legislazione sulle zone franche, sulla sorveglianza e sui contingenti tariffari deve ancora essere allineata. Occorrono ulteriori sforzi per migliorare i controlli basati sul rischio e le procedure semplificate, onde facilitare il commercio legittimo e ridurre i controlli fisici. Si deve inoltre rispettare l'impegno di applicare correttamente i diritti di proprietà intellettuale e di lottare contro la contraffazione.

La Turchia ha raggiunto un elevato livello di allineamento in materia di relazioni esterne, ma deve ancora progredire in molti settori, in particolare per quanto riguarda la copertura geografica del sistema delle preferenze generalizzate.

È proseguito l'allineamento con la politica estera e di sicurezza comune dell'UE. La Turchia ha auspicato un dialogo e una consultazione con l'UE sulle questioni di politica estera, ma non si è allineata con la posizione dell’UE nel Consiglio di sicurezza dell’ONU in merito alle sanzioni supplementari contro l’Iran. La Turchia si è sforzata di migliorare ulteriormente le relazioni con i paesi vicini come l'Iraq, compreso il governo regionale curdo, e la Siria. Le relazioni con Israele si sono fortemente deteriorate dopo l’incidente della flottiglia di Gaza. I protocolli firmati con l’Armenia per la normalizzazione delle relazioni non sono ancora stati ratificati.

La Turchia contribuisce in modo sostanziale alla politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) e punta a una maggiore partecipazione alle sue attività. Non è ancora stata risolta la questione di una cooperazione UE/NATO che coinvolga tutti gli Stati membri dell'Unione al di là degli accordi "Berlin plus". La Turchia non si è allineata con la posizione dell'UE sull'adesione all'intesa di Wassenaar.

Si segnalano progressi limitati nel settore del controllo finanziario, dove l'allineamento è già a buon punto. È stata adottata la legislazione applicativa della legge sulla gestione e sul controllo delle finanze pubbliche, ma occorre rivedere il documento politico e il piano d'azione sul controllo finanziario pubblico interno (PIFC). La legge riveduta sulla Corte dei conti turca, che allinea l’audit esterno con gli standard internazionali pertinenti, non è ancora stata adottata. Il servizio di coordinamento antifrode (AFCOS) turco non è ancora diventato una rete operativa. Occorrono strutture permanenti per i contatti con la Commissione sulla protezione dell'euro contro la falsificazione. L'allineamento della Turchia con i principi e le istituzioni basilari dell'acquis per quanto riguarda le disposizioni finanziarie e di bilancio è a buon punto, anche se i preparativi inerenti all'acquis sulle risorse proprie sono ancora in fase iniziale.

Islanda

La prima relazione sull’Islanda conferma quanto indicato nel parere espresso dalla Commissione nel febbraio 2010, e cioè che il paese soddisfa i criteri politici. L’Islanda è una democrazia funzionante, con istituzioni forti e una profonda e radicata tradizione di democrazia rappresentativa. Il sistema giudiziario è consolidato e la magistratura è di alto livello. Per quanto riguarda i diritti umani e la tutela delle minoranze, l'Islanda continua a tutelare i diritti fondamentali e mantiene un alto livello di cooperazione con gli strumenti internazionali di tutela dei diritti umani.

Il parere ha però individuato un certo numero di lacune. La relazione conferma che l’Islanda ha preso alcuni provvedimenti per ovviarvi.

Per quanto riguarda i criteri politici, nel periodo oggetto della relazione il governo di coalizione è rimasto stabile nonostante il contesto economico difficile e la divergenza di vedute tra le forze politiche e i cittadini islandesi sulla prospettiva di aderire all'UE. Alla fine del periodo considerato, tuttavia, il consenso a favore del processo di adesione è aumentato, con un sostegno maggioritario per l'apertura di negoziati di adesione.

Si è fatto qualche passo avanti per individuare i responsabili del crollo del sistema bancario islandese e per affrontarne le ripercussioni politiche e amministrative. Questo è un aspetto importante del funzionamento delle istituzioni democratiche islandesi. La relazione della commissione speciale d’inchiesta, pubblicata nell’aprile 2010, ha ispirato una serie di raccomandazioni onde stabilizzare il sistema finanziario e rafforzarne la vigilanza. In parallelo, l’Ufficio del procuratore speciale ha proseguito le indagini all’indomani della crisi finanziaria.

Sono stati registrati buoni progressi per quanto riguarda il miglioramento del quadro legislativo sui conflitti di interesse e sul finanziamento dei partiti politici. La legge giudiziaria è stata modificata per rivedere le regole che disciplinano la nomina dei giudici onde rafforzare ulteriormente l'indipendenza della magistratura. Sono in fase di applicazione le raccomandazioni della commissione speciale d’inchiesta, il quadro modificato sui conflitti di interesse e le procedure rivedute di nomina nel settore giudiziario. L’incidenza di queste misure dovrà essere valutata in una fase successiva.

Il governo e il parlamento continuano a funzionare bene. Il governo ha preso provvedimenti volti a potenziare ulteriormente la pubblica amministrazione. I comitati negoziali incaricati di coordinare il processo globale di adesione funzionano regolarmente.

La convenzione quadro del Consiglio d’Europa per la tutela delle minoranze nazionali non è ancora stata ratificata.

L’economia islandese è piombata in una lunga e profonda recessione e le prospettive di ripresa, anche lieve, rimangono incerte. La disoccupazione è aumentata e le finanze pubbliche hanno subito un netto deterioramento, con disavanzi di bilancio più accentuati e un notevole incremento del già elevato debito pubblico. Parallelamente, tuttavia, l’inflazione è stata ridotta in modo graduale e costante. Un mix di politiche macroeconomiche prudenziali si concentra sulla stabilizzazione del tasso di cambio e sul risanamento del bilancio. L’inadeguato funzionamento del settore finanziario e i forti squilibri di bilancio del settore privato, a cui si aggiunge un debito estero elevatissimo, pongono seri problemi. Il programma dell’FMI è in fase di attuazione.

Per quanto riguarda i criteri economici, l’Islanda può essere considerata un’economia di mercato funzionante. Tuttavia, le carenze del settore finanziario e le restrizioni ai movimenti di capitali impediscono tuttora di assegnare le risorse in modo efficiente. L’Islanda potrebbe riacquistare la capacità di far fronte a medio termine alle pressioni della concorrenza e alle forze di mercato all'interno del mercato unico purché continui ad ovviare alle carenze strutturali esistenti per mezzo di opportune politiche macroeconomiche e riforme strutturali.

Nel complesso la risposta strategica è stata adeguata e atta a ripristinare una maggiore stabilità macroeconomica, anche se le prospettive di una rapida ripresa della crescita economica rimangono incerte. È continuato il risanamento di bilancio, i disavanzi di bilancio stanno diminuendo e il debito pubblico è stato ristrutturato onde regolarizzarne il profilo e ridurre i rischi di cambio. Si osservano un calo dell’inflazione e una graduale riduzione dei tassi d'interesse di riferimento. L’eccedenza commerciale in aumento ha favorito un lieve apprezzamento della moneta nazionale. Le riserve valutarie sono cresciute, anche se ciò è dovuto in gran parte a finanziamenti ufficiali esteri. Il mercato del lavoro è rimasto flessibile, con tassi di partecipazione relativamente elevati. Il paese possiede buone infrastrutture di base, risorse naturali abbondanti e una popolazione con un livello di istruzione elevato.

L’economia, tuttavia, sta ancora affrontando le ripercussioni del crollo finanziario. Il problema per le finanze pubbliche rimane quello di applicare forti tagli di spesa e di far fronte alle sopravvenienze passive legate alle tensioni del settore finanziario, con un debito pubblico lordo pari a quasi il 90% del PIL. Gli adeguamenti dei salari reali non sono riusciti a contenere l’impennata della disoccupazione. La ricostruzione del settore bancario è andata avanti, ma le banche risentono ancora della scarsa qualità degli attivi, che compromette la loro capacità di finanziare l’economia. I forti squilibri di bilancio del settore privato mettono a repentaglio la stabilità finanziaria. A ciò si aggiunge l’incertezza, specie per quanto riguarda il trattamento dei prestiti alle imprese, creata dalla decisione in cui la Corte suprema dichiara illegali i prestiti indicizzati in valuta estera, incertezza che potrebbe deteriorare ulteriormente la situazione finanziaria delle banche nazionali le quali dovrebbero sostenere l’onere supplementare al posto dei mutuatari. La ristrutturazione del debito aziendale procede a rilento e il debito incombente limita le possibilità di realizzare nuovi investimenti, frenando quindi la ripresa. Le discussioni politiche e la mancanza di finanziamenti inducono a rivedere gli investimenti nei grossi progetti infrastrutturali. Il clima imprenditoriale risente tuttora dei controlli sui movimenti di capitale, dei tassi d'interesse relativamente elevati e del difficile accesso ai finanziamenti, in particolare per le PMI.

Questa prima relazione ha valutato la capacità dell’Islanda di assumere gli obblighi che comporta l’adesione tenendo conto della sua partecipazione allo Spazio economico europeo (SEE) e delle esenzioni concesse a norma dell’accordo SEE. Il livello generale di preparazione alla conformità con l’acquis UE rimane buono, grazie in particolare alla partecipazione dell’Islanda allo Spazio economico europeo.

La questione Icesave non è ancora risolta. Il referendum del marzo 2010 ha bocciato il disegno di legge che autorizzava una garanzia di Stato sui prestiti concessi dai governi britannico e olandese per il risarcimento dei loro cittadini titolari di conti di risparmio presso Icesave. Nel maggio 2010 l’Autorità di vigilanza EFTA ha inviato al governo islandese una lettera di costituzione in mora, prima fase di una procedura d’infrazione contro l’Islanda per aver violato la direttiva relativa ai sistemi di garanzia dei depositi privando della garanzia minima i depositanti delle succursali olandesi e britanniche di Icesave. La Commissione europea condivide l’analisi giuridica dell’Autorità di vigilanza EFTA. Finora le trattative fra i rappresentanti dei tre governi si sono rivelate infruttuose.

I preparativi per assumere a medio termine gli obblighi che comporta l'adesione sono proseguiti in settori parzialmente contemplati dal SEE e in capitoli non contemplati dal SEE. L’Islanda ha mantenuto nel complesso un buon livello di allineamento e applica gran parte dell'acquis nei settori contemplati dal SEE, tra cui libera circolazione delle merci, libera circolazione dei lavoratori, diritto di stabilimento e libera prestazione dei servizi, libera circolazione dei capitali, appalti pubblici, diritto societario, legge sulla proprietà intellettuale, concorrenza, servizi finanziari, società dell'informazione e media.

Il paese, tuttavia, deve allinearsi ulteriormente con l’acquis UE, specialmente nei settori non contemplati dal SEE, e garantirne l’applicazione e l’attuazione. Va osservato inoltre che i seguenti settori rischiano di ostacolare il processo di adesione: servizi finanziari, agricoltura e sviluppo rurale, pesca, libera circolazione dei capitali e ambiente.

Il governo ha disposto forti tagli al bilancio per ovviare alle ripercussioni della crisi economica e finanziaria. Il paese deve adoperarsi per continuare a garantire risorse sufficienti per i preparativi connessi al processo di adesione all’UE.

L’Islanda ha mantenuto nel complesso un buon livello di conformità con l'acquis per quanto concerne la libera circolazione delle merci. Tuttavia, alcuni elementi non sono stati ancora completamente approntati per quanto riguarda le misure orizzontali e la legislazione sui prodotti “vecchio approccio”.

È stato raggiunto un livello di allineamento soddisfacente per quanto riguarda la libera circolazione dei lavoratori, ma occorre portare a termine i preparativi per il coordinamento dei regimi previdenziali. La legislazione sul diritto di stabilimento e sulla libera prestazione dei servizi è sostanzialmente conforme, tranne per quanto riguarda la direttiva sui servizi e la direttiva postale.

L’Islanda applica, con qualche eccezione, l’acquis sulla libera circolazione dei capitali. Le autorità islandesi si sono impegnate ad abolire gradualmente, in stretta collaborazione con l’FMI, le restrizioni sui movimenti di capitali e sui pagamenti. Ciò nonostante, le restrizioni ai flussi di capitali sono state prorogate fino ad agosto del 2011 e l’importo massimo di valuta estera che i viaggiatori possono portare con sé è stato ridotto. Il paese dovrà adoperarsi con notevole e prolungato impegno per eliminare le restrizioni che ancora sussistono ai movimenti di capitali, anche per quanto riguarda gli investimenti esteri nel settore della pesca.

L’Islanda ha attuato la parte principale dell’acquis sugli appalti pubblici e raggiunto un buon livello generale di allineamento. Occorre però rafforzare ulteriormente la capacità amministrativa per garantire la corretta esecuzione delle politiche sugli appalti pubblici.

Si registrano buoni progressi nel settore del diritto societario, ma l’allineamento con le norme contabili non è ancora totale. L’Islanda ha mantenuto nel complesso un buon livello di conformità con l'acquis per quanto concerne la legge sulla proprietà intellettuale, ma deve applicare una politica di attuazione globale.

L’Islanda ha raggiunto un livello di allineamento elevato per quanto riguarda l’acquis sulla concorrenza e dispone delle strutture amministrative pertinenti. Le misure in materia di aiuti di Stato adottate in risposta alla crisi finanziaria devono ancora essere valutate.

Occorre garantire una piena applicazione dell’acquis sui servizi finanziari e potenziare il quadro di vigilanza. L’attuazione non è completa in settori chiave quali le assicurazioni e i mercati finanziari.

L’Islanda ha già raggiunto un elevato livello di allineamento e applica gran parte dell’acquis nel campo della società dell’informazione e dei media, ma deve ancora attuare le disposizioni sulla riforma delle telecomunicazioni, la direttiva "Servizi di media audiovisivi” e le strategie derivanti dalla recente adozione dell’Agenda europea del digitale.

I preparativi in materia di agricoltura e sviluppo rurale non sono ancora iniziati. Devono ancora essere create strutture adeguate per l’introduzione di cambiamenti a livello di amministrazione, in particolare un organismo pagatore e un sistema integrato di amministrazione e controllo (SIGC) conformi alle norme UE.

Si è registrato qualche progresso relativamente alla politica veterinaria, fitosanitaria e della sicurezza alimentare, in particolare per quanto riguarda il recepimento della normativa sulla sicurezza alimentare generale. Il paese, tuttavia, deve adoperarsi con impegno per potenziare le capacità dell’amministrazione e dei laboratori. Sussistono notevoli differenze rispetto al sistema UE relativamente al pacchetto igiene, ai prodotti fitosanitari, ai nuovi prodotti alimentari e agli alimenti geneticamente modificati.

Non si segnalano sviluppi per quanto riguarda l'allineamento con la politica comune dell'UE in materia di pesca. Va rivolta particolare attenzione all'acquis sul mercato interno per quanto riguarda il diritto di stabilimento, la libera prestazione dei servizi e la libera circolazione dei capitali nei settori della produzione e trasformazione dei prodotti ittici in cui le restrizioni in vigore non sono in linea con l'acquis. Non sono ancora stati creati meccanismi per l’attuazione e il controllo delle misure comunitarie di sostegno.

Nel settore dei trasporti sussistono restrizioni agli investimenti esteri nel trasporti aereo e marittimo. L’Islanda ha già raggiunto un elevato livello di allineamento e applica gran parte dell’acquis nel settore dell'energia. Il paese ha fatto discreti progressi per quanto riguarda l’allineamento con l’acquis in materia di scorte petrolifere, indipendenza dell’ente regolatore e efficienza energetica.

Non si segnalano sviluppi legislativi nel campo della fiscalità. L’Islanda ha già raggiunto un buon livello in termini di capacità amministrativa, ma deve ancora creare uffici di collegamento e garantire l'interconnettività informatica.

L’Islanda vanta già una notevole conformità con l’acquis sulla politica economica e monetaria, ma sussistono gravi carenze, specialmente per quanto riguarda la piena indipendenza della banca centrale e il divieto relativo al finanziamento monetario del settore pubblico.

Nel campo delle statistiche, occorre migliorare la disponibilità di dati statistici in linea con la metodologia dell'UE, specie per quanto riguarda le statistiche macroeconomiche, agricole e sulle imprese. L’ulteriore riduzione delle risorse umane e finanziarie compromette la realizzazione di vaste operazioni statistiche in programma quali l’indagine sulla struttura delle aziende agricole e i censimenti demografico e abitativo.

L’Islanda applica già gran parte dell’acquis relativo alla politica sociale e all’occupazione, ma deve elaborare una strategia generale per l’occupazione.

Considerato il difficile contesto economico, i preparativi riguardanti la politica industriale e delle imprese sono ben avviati. Occorre agevolare l’accesso delle PMI ai finanziamenti. Il paese ha raggiunto un alto livello di allineamento con gli standard UE sulle reti transeuropee.

In termini di politica regionale e coordinamento degli strumenti strutturali, i preparativi dell’Islanda per l’attuazione degli strumenti della politica di coesione sono ancora in fase iniziale. Occorre procedere a un’accurata analisi del fabbisogno, individuando anche le istituzioni incaricate di attuare la politica di coesione.

L’apparato giudiziario islandese è molto valido e l’Islanda assicura un livello elevato di tutela dei diritti fondamentali. L’Islanda ha preso qualche misura per ovviare alle carenze individuate nel parere del febbraio 2010, specie per quanto riguarda il sistema di nomina dei magistrati e i conflitti di interesse. Occorre però un’ulteriore valutazione del modo in cui vengono applicate tali raccomandazioni. La legislazione sui diritti dei cittadini e sulla protezione dei dati non è ancora in linea con l’acquis.

L’Islanda applica l’accordo di Schengen e ha raggiunto un notevole livello di allineamento con l’acquis su giustizia, libertà e sicurezza. Occorre però allineare totalmente con l'acquis la legislazione in determinati settori e firmare o ratificare gli strumenti internazionali pertinenti.

L’Islanda è ben avviata verso l’adesione all'UE e l'integrazione nello spazio europeo della ricerca e ha raggiunto un alto grado di allineamento con gli standard UE in materia di istruzione e cultura. L’Islanda ha continuato a partecipare attivamente al metodo di coordinamento aperto nel settore dell’istruzione e a programmi UE quali “Apprendimento permanente”, “Gioventù in azione” e Erasmus Mundus.

La politica ambientale dell’Islanda è stata in buona parte allineata con l’acquis UE mediante l’accordo SEE; si segnalano ulteriori progressi in termini di qualità dell'aria e sviluppo sostenibile. Il paese, tuttavia, non si è ancora conformato con l’acquis sul cambiamento climatico e sulla protezione della natura, specie per quanto riguarda, da un lato, la protezione delle balene, delle foche e degli uccelli selvatici e, dall’altro, la conservazione degli habitat naturali e della flora e fauna selvatiche. L’Islanda deve ancora ratificare i principali accordi ambientali multilaterali.

L’Islanda ha già applicato gran parte dell’acquis sulla tutela dei consumatori e della salute, ma deve completare il recepimento del nuovo acquis sulla tutela dei consumatori e razionalizzare ulteriormente il trattamento delle notifiche RAPEX.

Gran parte della legislazione doganale dell’Islanda è in linea con l’acquis. Occorre un ulteriore, considerevole ravvicinamento per quanto riguarda la normativa e le prassi in materia di duty-free. Va inoltre garantita l’interconnettività con i sistemi informatici dell'UE.

Si segnala qualche progresso in materia di relazioni esterne. L’Islanda ha avviato i preparativi per valutare i propri obblighi relativi alla necessità di modificare o denunciare gli accordi internazionali di cui è firmataria, nonché i preparativi connessi alla politica commerciale comune. Occorre prendere provvedimenti per evitare un'ulteriore diminuzione dell’aiuto pubblico allo sviluppo erogato dall’Islanda. L’Islanda ha compiuto buoni progressi per quanto riguarda la politica estera, di sicurezza e di difesa, raggiungendo nel complesso un buon livello di allineamento.

A livello di controllo finanziario, occorre valutare le lacune dei sistemi di gestione e controllo finanziari e dell’audit interno ed esterno rispetto agli standard internazionalmente accettati in vigore nell'UE. Occorre intensificare i preparativi finalizzati alla tutela degli interessi finanziari dell'UE. Vi è stato qualche progresso per quanto riguarda le disposizioni finanziarie e di bilancio, in quanto l’Islanda ha cominciato a individuare il necessario allineamento con l’acquis.

[1] Ai sensi della risoluzione 1244/99 del Consiglio di sicurezza dell’ONU.

[2] La Croazia, la Turchia e l’Islanda partecipano già al quadro "Istruzione e formazione 2020".

[3] L'assistenza a breve termine per le questioni orizzontali inerenti alla governance e la riforma della pubblica amministrazione viene fornita tramite SIGMA (Sostegno per il miglioramento della governance e della gestione), un programma dell'OCSE sostenuto dalla Commissione nell'ambito dell'allargamento.

[4] COM(2009) 534 definitivo del 14.10.2009.

[5] Si tratta di cinque obiettivi: 1) soluzione accettabile e duratura del problema della ripartizione della proprietà fra lo Stato e gli altri livelli di governo; 2) soluzione accettabile e duratura del problema della proprietà della difesa; 3) completamento del processo di definizione dello status di Brčko; 4) sostenibilità di bilancio; 5) consolidamento dello Stato di diritto (dimostrato dall'adozione di una strategia nazionale per i crimini di guerra, di una legge sugli stranieri e sull'asilo e di una strategia nazionale per la riforma del settore giudiziario) e di due condizioni specifiche: 1) firma dell'accordo di stabilizzazione e di associazione e 2) situazione politica stabile.

[6] Secondo la legge sulla tutela dei diritti delle persone appartenenti a minoranze nazionali, in Bosnia-Erzegovina vi sono 17 minoranze nazionali. I tre “popoli costituenti", cioè serbi, croati e bosniaci, non costituiscono minoranze nazionali.

[7] Articolo 14, in combinato disposto con l’articolo 3 del protocollo 1 della CEDU, che vieta le discriminazioni per quanto riguarda il diritto a libere elezioni, e articolo 1 del protocollo 12 della CEDU, che stabilisce il diritto a un pari trattamento senza discriminazioni.

--------------------------------------------------

Top