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Document 52008DC0800

    Comunicazione della Commissione al Consiglio europeo - Un piano europeo di ripresa economica

    /* COM/2008/0800 def. */

    52008DC0800

    Comunicazione della Commissione al Consiglio europeo - Un piano europeo di ripresa economica /* COM/2008/0800 def. */


    [pic] | COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE |

    Bruxelles, 26.11.2008

    COM(2008) 800 definitivo

    COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO EUROPEO

    Un piano europeo di ripresa economica

    Questo è il momento di agire

    Il momento della verità per i governi e le istituzioni europei sopraggiunge quando si trovano nelle circostanze più difficili. Questo è il momento in cui devono dar prova di immaginazione, di determinazione e di flessibilità. Devono dimostrare di essere in sintonia con le esigenze delle famiglie e delle comunità di tutta l'Unione europea e di essere in grado di trovare la risposta giusta al repentino deterioramento delle prospettive di crescita e occupazione in Europa.

    L'Europa sarà giudicata soprattutto in base ai risultati. Da quando è entrata in carica, questa Commissione ha posto l'accento sulla capacità dell'Unione europea di ottenere risultati concreti a favore dei suoi cittadini. Ha attuato interventi mirati in settori che avranno un impatto sugli Europei su tutto il territorio dell'Unione. Ha caldeggiato una strategia di partenariato per collaborare con gli attori principali a tutti i livelli. Ha detto chiaramente che il lavoro potrà considerarsi completato soltanto quando i suoi effetti si faranno sentire a livello concreto.

    L'attuale crisi economica offre un'altra opportunità di dimostrare che l'Europa serve al meglio gli interessi dei suoi cittadini quando si basa su azioni concrete. L'Europa può fare la differenza.

    Nei momenti difficili, la tentazione è quella di sentirsi impotenti. Ma l'Europa non è impotente. I mezzi d'azione dei governi, gli strumenti dell'Unione europea e l'apporto di un coordinamento intelligente costituiscono insieme una forza considerevole che può arrestare l'ulteriore aggravamento della recessione. Un'Europa pronta a intervenire in modo rapido, audace, ambizioso e mirato è un'Europa in grado di frenare la crisi e di innescare un'inversione di tendenza. Se non remiamo insieme, affonderemo insieme.

    Il contributo specifico dell'Unione europea consiste nella sua capacità di aiutare i partner a lavorare insieme. La gestione coordinata dell'azione degli Stati membri e della Comunità costituirà un potente strumento di cambiamento, spianerà la via a un uso ottimale dei punti di forza di ogni parte dell'Europa e ci consentirà di definire la risposta globale a questa crisi globale.

    Un mese fa, la Commissione ha preso l'iniziativa di mostrare come un'azione decisa e coordinata possa costituire una risposta alla crisi economica. Sono lieto di constatare che i governi nazionali, all'opera affinché i propri paesi superino questa situazione di crisi, hanno tratto ispirazione dai principi comuni concordati per l'azione europea. Oggi la Commissione rafforza la base per un'azione comune mediante un piano volto a contenere la crisi, a stimolare la domanda e ad alimentare la fiducia, salvando centinaia di migliaia di posti di lavoro e mantenendo in attività piccole e grandi imprese fintanto che non riprenderà la crescita.

    Il piano europeo di ripresa economica poggia su due pilastri fondamentali e su un principio di base:

    - il primo pilastro è rappresentato da un forte apporto di potere d'acquisto nell'economia, per rilanciare la domanda e far rinascere la fiducia. La Commissione propone che gli Stati membri e l'UE raggiungano urgentemente un accordo per un incentivo finanziario del valore di 200 miliardi di euro (1,5% del PIL) onde rilanciare la domanda, nel pieno rispetto del patto di stabilità e di crescita.

    - Il secondo pilastro è fondato sulla necessità di un'azione a breve termine volta a rafforzare la competitività a lungo termine dell'Europa. Il piano espone un programma globale volto a orientare l'azione verso investimenti "intelligenti". Fare investimenti intelligenti significa investire nelle giuste competenze, adatte alle esigenze di domani; investire nell'efficienza energetica per creare occupazione e risparmiare energia; investire nelle tecnologie pulite per rilanciare settori come l'edilizia e l'industria automobilistica sui mercati del futuro a basse emissioni di carbonio; investire nell'infrastruttura e nell'interconnessione per promuovere l'efficienza e l'innovazione. Nel contempo, le dieci azioni per la ripresa contemplate dal piano aiuteranno gli Stati membri a porre in essere i giusti strumenti socioeconomici per rispondere alla difficile situazione del momento: aprire nuove opportunità di finanziamento alle PMI, ridurre gli oneri amministrativi e dare avvio ad investimenti per modernizzare l'infrastruttura. Le misure permetteranno all'Europa di essere competitiva e pronta per un'economia a basse emissioni di carbonio.

    - I principi fondamentali alla base di questo piano sono la solidarietà e la giustizia sociale. Nei momenti difficili, la nostra azione deve essere rivolta ad aiutare coloro che più ne hanno bisogno: impegnarsi a proteggere l'occupazione mediante un'azione sugli oneri sociali; agire sulle prospettive occupazionali a lungo termine di coloro che perdono il lavoro attraverso il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione ed un Fondo sociale europeo accelerato; ridurre i costi energetici per le categorie vulnerabili mediante azioni mirate all'efficienza energetica; rispondere alle esigenze di coloro che non dispongono ancora di Internet quale strumento di collegamento.

    Sono convinto che in questo momento di crisi si aprano a noi opportunità di accelerare il cambiamento e di realizzare riforme strutturali che ci prepareranno all'economia globalizzata del futuro. L'Europa ha davanti a sé una grande opportunità.

    Abbiamo elaborato un piano di ripresa globale e ambizioso. Prima lo realizzeremo, prima forniremo agli Europei l'aiuto di cui hanno bisogno.

    José Manuel Durão Barroso

    Bruxelles, 26 novembre 2008

    1. INTRODUZIONE

    La crisi finanziaria globale ha colpito duramente l'UE. La stretta creditizia, la diminuzione dei prezzi delle abitazioni e il crollo delle borse hanno effetti sempre più negativi sulla fiducia dei consumatori, sul consumo e sugli investimenti. La pressione sulle famiglie è reale. I portafogli di ordini delle ditte sono assai sguarniti. I settori che dipendono dal credito al consumo, come l'edilizia privata e l'industria automobilistica, hanno visto i rispettivi mercati subire un forte deterioramento in molti Stati membri.

    Le ultime proiezioni economiche tracciavano un quadro desolante: in assenza di misure correttive, si prevedevano una crescita vicina allo zero e rischi di contrazione dell'economia UE nel 2009, con un aumento della disoccupazione pari a circa 2,7 milioni di persone nei prossimi due anni. Le condizioni economiche si sono ulteriormente deteriorate nelle settimane che hanno seguito queste proiezioni:

    - le condizioni del mercato finanziario sono tuttora precarie e potrebbero rimanere difficili più a lungo del previsto;

    - la fiducia delle famiglie e delle imprese è scesa a livelli nettamente inferiori alle previsioni;

    - la recessione si è estesa alle economie emergenti, con effetti negativi per le esportazioni europee.

    La recessione ha già colpito la zona euro e diversi Stati membri. Il rischio è che la situazione peggiori ulteriormente, con un calo degli investimenti e degli acquisti dei consumatori tale da innescare un circolo vizioso di diminuzione della domanda, ridimensionamento dei piani aziendali, rallentamento dell'innovazione e perdite di posti di lavoro. L'UE potrebbe quindi piombare in una recessione profonda e duratura, registrando l'anno prossimo un'ulteriore contrazione dell'economia e un aumento della disoccupazione che potrebbe interessare diversi milioni di persone.

    S'impone un'azione rapida e decisiva per bloccare questa spirale discendente. L'Europa deve usare tutti gli strumenti di cui dispone. Ciò significa che gli Stati membri e l'Unione devono collaborare, coordinarsi in ambito europeo e contribuire a una più vasta risposta globale. Nell'affrontare la crisi finanziaria, l'Unione ha garantito il coordinamento tra i suoi interventi e le misure nazionali. Ciò le ha permesso di assicurare la stabilità per scongiurare il pericolo più immediato. Ora gli Stati membri devono avvalersi nuovamente dei punti di forza dell'Unione (coordinamento efficace, quadri credibili offerti dal patto di stabilità e di crescita e strategia di Lisbona) nonché dei vantaggi di scala offerti dall'euro e dal più grande mercato unico del mondo. L'interazione degli interventi nazionali ed europei può aiutare tutti gli Stati membri a resistere alle più violente tempeste economiche mondiali e ad uscire più forti dalla crisi.

    L'euro si è rivelato in particolare un elemento prezioso per le economie dell'UE e un fattore essenziale di stabilità. Giovandosi del ruolo determinante svolto dall'indipendente Banca centrale europea, l'euro costituisce un baluardo contro le fluttuazioni destabilizzanti dei tassi di cambio, che avrebbero ostacolato notevolmente le risposte nazionali alla crisi.

    Un piano europeo di ripresa economica

    Questo piano europeo di ripresa economica è la risposta della Commissione alla congiuntura economica attuale. La gravità della crisi impone all'UE di adottare una strategia coordinata, sufficientemente vasta e ambiziosa da far rinascere la fiducia a livello dei consumatori e delle imprese, combinando a tal fine tutti gli strumenti politici disponibili a livello europeo e nazionale. La maggior parte degli strumenti della politica economica, in particolare quelli che possono incentivare a breve termine la domanda dei consumatori, è in mano agli Stati membri. Il fatto che gli Stati membri partano da situazioni molto diverse per quanto riguarda il margine di manovra finanziario rende più che mai indispensabile un coordinamento efficace.

    Tutti gli Stati membri dovranno prendere misure per gestire la crisi. Interventi nazionali adeguatamente coordinati possono perseguire parallelamente scopi diversi, possono attenuare l'impatto della recessione a breve termine ma possono anche promuovere le riforme strutturali necessarie per aiutare l'UE a uscire più forte dalla crisi senza compromettere la sostenibilità finanziaria a lungo termine. Per questo motivo, il piano di ripresa insiste in modo particolare sull'innovazione e sull'ecologizzazione degli investimenti dell'Unione. La dimensione UE può fungere da catalizzatore per questa "azione oculata", combinando le politiche e i fondi dell'Unione per aiutare gli Stati membri a mantenere o promuovere investimenti tali da creare posti di lavoro, rilanciare la domanda e migliorare la capacità dell'Europa di trarre vantaggio dalla globalizzazione.

    Gli obiettivi strategici del piano di ripresa sono:

    - stimolare rapidamente la domanda e far rinascere la fiducia tra i consumatori.

    - Ridurre il costo umano della crisi economica e attenuarne le ripercussioni sulle categorie più vulnerabili. La crisi ha già colpito o colpirà un gran numero di lavoratori e le loro famiglie. Si possono prendere provvedimenti per contribuire ad arginare la perdita di posti di lavoro e aiutare successivamente le persone a rientrare nel mercato del lavoro anziché affrontare un lungo periodo di disoccupazione;

    - aiutare l'Europa a prepararsi a sfruttare la ripresa della crescita non appena questa si presenterà, affinché l'economia europea sia in sintonia con le esigenze di competitività e con le necessità del futuro, in conformità della strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione. Ciò significa portare avanti le necessarie riforme strutturali, sostenere l'innovazione e costruire un'economia della conoscenza;

    - accelerare la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio. In tal modo, l'Europa sarà perfettamente in grado di attuare la sua strategia volta a limitare i cambiamenti climatici e a promuovere la sicurezza energetica, una strategia che promuoverà le nuove tecnologie, creerà nuovi posti di lavoro "verdi" e aprirà nuove opportunità su mercati mondiali in rapida espansione, manterrà entro livelli contenuti la bolletta energetica dei cittadini e delle imprese e renderà l'Europa meno dipendente dall'energia straniera.

    Per conseguire questi obiettivi, il piano europeo di ripresa economica si prefigge di:

    - sfruttare le sinergie ed evitare ricadute negative attraverso un'azione coordinata;

    - avvalersi di tutti gli strumenti politici disponibili, delle politiche di bilancio, delle riforme strutturali e dei mercati finanziari e dell'azione esterna;

    - garantire una coerenza totale fra le azioni immediate e gli obiettivi dell'UE a medio-lungo termine;

    - tenere pienamente conto della natura globale dei problemi e modulare il contributo dell'UE in funzione delle risposte internazionali.

    Questo piano europeo di ripresa economica propone una risposta macroeconomica anticiclica alla crisi sotto forma di un'ambiziosa serie di azioni a sostegno dell'economia reale, nell'intento di scongiurare una grave recessione. Il piano, che è strettamente collegato al patto di stabilità e di crescita e alla strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione, prevede:

    - un incentivo finanziario immediato pari a 200 miliardi di euro (1,5% del PIL dell'UE), costituito da un'espansione del bilancio degli Stati membri pari a 170 miliardi di euro (circa 1,2% del PIL dell'UE) e da un finanziamento UE a favore di azioni immediate dell'ordine di 30 miliardi di euro (circa 0,3 % del PIL dell'UE);

    - diverse azioni prioritarie basate sulla strategia di Lisbona per adeguare le nostre economie alle sfide a lungo termine pur continuando ad attuare le riforme strutturali volte ad aumentare la crescita potenziale.

    2. Sostenere l'economia reale e far rinascere la fiducia

    Visto il notevole grado di integrazione delle economie di tutti gli Stati membri, che condividono un mercato unico e molte politiche comuni, qualsiasi risposta alla crisi deve combinare gli aspetti monetari e creditizi, la politica di bilancio e le misure previste dalla strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione.

    2.1. Condizioni monetarie e creditizie

    2.1.1. Il ruolo della Banca centrale europea e delle altre banche centrali

    La politica monetaria è chiamata a svolgere un ruolo fondamentale nella congiuntura attuale. Come altre banche centrali dell'UE, la Banca centrale europea (BCE) ha già ridotto i tassi d'interesse per la zona euro in seguito alla diminuzione delle aspettative inflazionistiche a medio termine, indicando inoltre che vi è spazio per ulteriori riduzioni. La BCE ha già dimostrato la propria importanza per la stabilizzazione dei mercati erogando prestiti alle banche e contribuendo alla liquidità.

    2.1.2. Il ruolo delle banche

    L'instabilità dei mercati finanziari è la causa di fondo dei problemi dell'economia reale. Un settore finanziario affidabile ed efficiente è indispensabile per un'economia sana e in espansione. Per arrestare la recessione e promuovere una ripresa celere e sostenibile, quindi, occorre anzitutto stabilizzare il sistema bancario. L'UE deve mantenere questo impegno comune per ripristinare la stabilità e far rinascere la fiducia in un settore finanziario ancora fragile, creando inoltre i presupposti per una ripresa economica sostenuta. La crisi ha messo in luce rischi legati all'attuale governance dei mercati finanziari che sono, o avrebbero potuto, diventare reali e sistemici in un momento di grave turbolenza. Nei prossimi mesi si manterrà il ritmo delle riforme per ripristinare la stabilità e tutelare gli interessi dei cittadini e delle imprese europei.

    Ora però è fondamentale che le banche riassumano il loro ruolo normale, che consiste nel fornire liquidità e nel sostenere gli investimenti nell'economia reale. Gli Stati membri devono utilizzare il consistente sostegno finanziario fornito al settore bancario per favorire il ritorno alle normali attività di prestito e garantire che i mutuatari beneficino delle diminuzioni dei tassi d'interesse centrali. La Commissione continuerà a monitorare l'impatto sull'economia e sulla concorrenza delle misure adottate per sostenere il settore bancario.

    2.1.3. Il ruolo della Banca europea per gli investimenti e della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo

    La crisi attuale richiede interventi più vigorosi del gruppo della Banca europea per gli investimenti (BEI). La BEI aumenterà i suoi interventi annuali nell'UE di circa 15 miliardi di euro per il prossimo biennio. Questo incremento dell'attività, che consisterà in prestiti, equity, garanzie e finanziamenti con ripartizione dei rischi, produrrà al tempo stesso un effetto leva positivo sotto forma di investimenti supplementari provenienti da fonti private. Nel complesso, il pacchetto proposto dalla BEI contribuirà a mobilitare risorse private aggiuntive a sostegno degli investimenti supplementari nei prossimi due anni. Per consentire alla BEI di aumentare le sue attività di finanziamento, gli Stati membri dovrebbero decidere entro la fine dell'anno di includere nella base patrimoniale della BEI riserve dell'ordine di 60 miliardi di euro, in modo da dare ai mercati un segnale politico estremamente chiaro e da aumentare in misura considerevole la capacità di prestito della Banca. Si prevede inoltre che la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) aggiunga 500 milioni di euro all'anno al livello attuale dei suoi finanziamenti nei nuovi Stati membri.

    2.2. Politica di bilancio

    La rinascita della fiducia dipenderà dalla capacità dell'Europa di rilanciare la domanda avvalendosi della politica di bilancio nell'ambito della flessibilità offerta dal patto di stabilità e di crescita riveduto. Nelle circostanze attuali, la politica di bilancio deve svolgere un ruolo ancora più determinante per stabilizzare le economie e sostenere la domanda.

    Un pacchetto di misure di rilancio incisive è indispensabile all'Europa per contrastare la prevista tendenza discendente della domanda e le sue ripercussioni negative su investimenti e occupazione. La Commissione propone pertanto che gli Stati membri stabiliscano di comune accordo un incentivo finanziario coordinato che sia tempestivo, mirato e temporaneo, da attuare immediatamente.

    Nel contesto dei bilanci nazionali per il 2009, questo incentivo finanziario coordinato dovrebbe ammontare a 170 miliardi di euro, pari all'1,2% del PIL dell'Unione, onde produrre un forte impatto rapido e positivo sull'economia e sull'occupazione europee, che andrebbe ad aggiungersi al ruolo degli stabilizzatori automatici. Le spese e/o gli sgravi fiscali inclusi nell'incentivo finanziario dovrebbero essere coerenti con la flessibilità offerta dal patto di stabilità e di crescita e rafforzare le riforme strutturali della strategia di Lisbona. Questo incentivo finanziario deve essere temporaneo. Gli Stati membri devono impegnarsi a contrastare il deterioramento di bilancio e a ritornare agli obiettivi fissati per il medio termine.

    Per avere un impatto ottimale, l'incentivo finanziario deve tener conto delle situazioni di partenza di ciascuno Stato membro. È evidente che non tutti gli Stati membri si trovano nella stessa posizione. Quelli che hanno approfittato della congiuntura favorevole per rendere più sostenibili le finanze pubbliche e migliorare la competitività dispongono attualmente di un margine di manovra più ampio, mentre negli Stati membri che devono far fronte a gravi squilibri esterni ed interni, specialmente in quelli che non appartengono alla zona euro, la politica di bilancio deve puntare essenzialmente a correggere questi squilibri.

    Questo incentivo finanziario deve essere opportunamente strutturato e imperniato sui seguenti principi:

    (1) deve essere tempestivo, temporaneo, mirato e coordinato

    I pacchetti nazionali di incentivi finanziari devono essere:

    - tempestivi , per poter sostenere rapidamente l'attività economica durante la fase di rallentamento della domanda ed evitare che a causa di un ritardo nell'attuazione l'incentivo finanziario intervenga quando ormai la ripresa è in atto;

    - temporanei , per scongiurare un deterioramento permanente delle posizioni di bilancio che minerebbe la sostenibilità e richiederebbe, a termine, un finanziamento tramite futuri aumenti fiscali sostenuti;

    - mirati specificamente all'origine della sfida economica (aumento della disoccupazione, imprese e famiglie vittime di restrizioni creditizie, ecc., conseguenze delle riforme strutturali), in modo da massimizzare l'impatto sulla stabilizzazione delle limitate risorse di bilancio;

    - coordinati , così da moltiplicare l'impatto positivo e garantire la sostenibilità di bilancio a lungo termine.

    (2) Deve combinare strumenti di reddito e di spesa

    Di norma, si ritiene che la spesa pubblica discrezionale abbia a breve termine un impatto positivo maggiore sulla domanda rispetto ai tagli fiscali, poiché determinati consumatori preferiscono risparmiare anziché spendere, a meno che i tagli fiscali non siano limitati nel tempo. Considerate le diverse situazioni degli Stati membri, si potrebbero ipotizzare le seguenti misure[1]:

    - la spesa pubblica ha un impatto sulla domanda a breve termine. Misure attuabili rapidamente e destinate alle famiglie maggiormente colpite dalla recessione (ad esempio, aumento temporaneo dei trasferimenti a favore dei disoccupati o delle famiglie a basso reddito oppure prolungamento temporaneo del sussidio di disoccupazione) avranno probabilmente un'incidenza quasi diretta sul consumo. Lo stesso obiettivo può essere raggiunto anticipando gli investimenti pubblici in progetti che possano risultare vantaggiosi per le PMI e favorire il conseguimento di obiettivi strategici pubblici a lungo termine, come il potenziamento delle infrastrutture o la gestione dei cambiamenti climatici;

    - le garanzie e i prestiti agevolati per compensare il livello insolitamente elevato del premio di rischio possono risultare particolarmente efficaci in un contesto di restrizioni creditizie generalizzate, contribuendo ad ovviare alla mancanza di capitale di esercizio a lungo termine che ora come ora costituisce un problema per molte imprese;

    - incentivi fiscali opportunamente strutturati , ad esempio quelli per l'efficienza energetica, per accelerare l'adeguamento delle nostre economie alle sfide a lungo termine come i cambiamenti climatici;

    - riduzione delle imposte e dei contributi sociali: una riduzione dei contributi sociali versati dai datori di lavoro può contribuire al mantenimento e alla creazione dei posti di lavoro, mentre una riduzione della tassazione sul lavoro può sostenere il potere d'acquisto, in particolare per le persone con le retribuzioni più basse;

    - riduzioni temporanee dell'aliquota IVA standard possono essere introdotte rapidamente e costituire un incentivo finanziario a favore del consumo.

    (3) Deve essere attuato nell'ambito del patto di stabilità e di crescita

    La politica di bilancio deve essere attuata nell'ambito del patto di stabilità e di crescita, per inserirsi in un quadro comune e credibile. La revisione del patto avvenuta nel 2005 consente di tenere maggiormente conto delle condizioni cicliche, rafforzando al tempo stesso la disciplina di bilancio a medio e lungo termine. Il quadro che ne deriva è più "esigente" quando la congiuntura è favorevole, ma consente una maggiore flessibilità nei periodi difficili. La concomitanza eccezionale di una crisi finanziaria e di una recessione giustifica un'espansione di bilancio coordinata nell'UE, che potrebbe causare in alcuni Stati membri un superamento del valore di riferimento del disavanzo (3% del PIL). Nel caso degli Stati membri considerati in una situazione di disavanzo eccessivo, le misure correttive dovranno essere adottate entro tempi coerenti con la ripresa dell'economia. Questo è del tutto conforme alle procedure del patto di stabilità e di crescita, le quali garantiscono che il disavanzo eccessivo sia corretto tempestivamente, assicurando la sostenibilità a lungo termine delle posizioni di bilancio.

    Il patto di stabilità e di crescita sarà pertanto applicato oculatamente, per garantire strategie di bilancio credibili a medio termine. Gli Stati membri che adottano misure anticicliche devono presentare un programma aggiornato di stabilità o di convergenza entro la fine di dicembre 2008, specificando le misure che saranno adottate per ovviare al deterioramento di bilancio e garantire la sostenibilità a lungo termine. La Commissione valuterà poi le misure volte a sostenere il bilancio e i programmi di stabilità e convergenza in base a proiezioni aggiornate e fornirà orientamenti sulla strategia appropriata in funzione dei seguenti obiettivi:

    - garantire la reversibilità delle misure che comportano a breve termine un aggravamento dei disavanzi;

    - migliorare la definizione delle politiche di bilancio a medio termine rafforzando le norme e i quadri di bilancio nazionali;

    - garantire la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche, in particolare attraverso riforme volte a ridurre la spesa correlata all'invecchiamento.

    (4) Deve essere affiancato da riforme strutturali che sostengano la domanda e migliorino la capacità di resistenza

    Fermo restando che l'impatto più immediato sulla crescita e sull'occupazione a breve termine deve derivare da un incentivo monetario e di bilancio, un piano globale di ripresa deve comprendere anche un ambizioso programma di riforme strutturali che sia elaborato in funzione delle esigenze dei singoli Stati membri e fornisca loro gli strumenti necessari per uscire più forti dalla crisi. Questo è dovuto in parte al fatto che determinate riforme strutturali possono contribuire anche a stimolare la domanda aggregata a breve termine. Per di più, le riforme strutturali sono necessarie sia per affrontare alcune cause di fondo della crisi attuale che per migliorare la capacità di adeguamento indispensabile ad una rapida ripresa dell'economia.

    Un'economia flessibile e resiliente può contribuire ad attenuare gli effetti negativi di una crisi economica. La strategia di Lisbona ha già consolidato i fondamentali economici europei. Se opportunamente progettate, le riforme strutturali della strategia di Lisbona potrebbero costituire un'adeguata risposta politica a breve termine alla crisi, poiché rafforzano la resilienza e la flessibilità economiche. Gli Stati membri dovrebbero prendere in considerazione le misure seguenti:

    - sostenere il potere d'acquisto dei consumatori migliorando il funzionamento del mercato: politiche atte a migliorare il funzionamento dei mercati principali possono contribuire a sostenere la domanda mediante un abbassamento dei prezzi, in modo da sostenere il potere d'acquisto delle famiglie;

    - affrontare i problemi immediati in termini di competitività: negli Stati membri con problemi di inflazione e di competitività occorre prendere con urgenza provvedimenti volti a rafforzare il collegamento fra il meccanismo di fissazione delle retribuzioni e l'andamento della produttività;

    - sostenere l'occupazione e agevolare le transizioni nel mercato del lavoro : ora come ora, la principale priorità del mercato del lavoro è evitare inutili riduzioni del personale nelle industrie temporaneamente colpite da perturbazioni della domanda a breve termine. Un'organizzazione più flessibile degli orari di lavoro o un potenziamento dei servizi occupazionali potrebbero risultare utili a tal fine;

    - ridurre gli oneri normativi e amministrativi a carico delle imprese: queste riforme possono contribuire ad aumentare la produttività e a migliorare la competitività. Fra le misure attuabili rapidamente figurano i tentativi di abbreviare i tempi connessi all'avvio di un'impresa.

    2.3. Azioni nei quattro settori prioritari della strategia di Lisbona

    Per ottimizzare i benefici e conseguire gli obiettivi del piano di ripresa che consistono nel tutelare le persone e nell'impedire che la crisi distolga l'attenzione dagli interessi più a lungo termine dell'UE e dalla necessità di investire nel suo futuro, occorre uno stretto collegamento fra l'incentivo finanziario e le azioni nei quattro settori prioritari della strategia di Lisbona (persone, imprese, infrastrutture e energia, ricerca e innovazione), come indicato in questa sezione. Il 16 dicembre 2008, la Commissione presenterà a tal fine, nell'ambito del suo pacchetto annuale di Lisbona, relazioni individuali sui singoli Stati membri che comprenderanno proposte di raccomandazioni.

    Una combinazione intelligente delle politiche e dei fondi UE può fungere da catalizzatore per gli investimenti prioritari onde guidare l'UE verso una futura prosperità sostenibile. È altresì importante fornire condizioni quadro stabili e prevedibili per far rinascere la fiducia, agevolare gli investimenti ed elaborare le soluzioni più convenienti ai problemi comuni. Alcune delle azioni proposte in questa sezione mirano ad anticipare i finanziamenti UE per contribuire direttamente all'incentivo finanziario e aiutare gli Stati membri ad attuare le rispettive politiche. Altre intendono invece migliorare il quadro per i futuri investimenti, ridurre gli oneri amministrativi e accelerare l'innovazione. Nel complesso, le azioni rientrano in un pacchetto integrato: le loro implicazioni di bilancio devono tener conto dei principi esposti nella sezione precedente.

    2.3.1. Proteggere l’occupazione e promuovere l’imprenditorialità

    La priorità principale dev'essere quella di tutelare i cittadini europei contro le conseguenze più gravi della crisi finanziaria, poiché, che siano lavoratori, famiglie o imprenditori, essi sono i primi a risentirne. Per rispondere alle conseguenze sociali e sull'occupazione della crisi finanziaria, gli Stati membri devono coinvolgere attivamente le parti sociali.

    a) Persone

    È essenziale attuare un coinvolgimento attivo e politiche integrate di flessicurezza, incentrati su misure di attivazione, riqualificazione e aggiornamento delle competenze, al fine di migliorare l’occupabilità, assicurare un reinserimento rapido nel mondo del lavoro dei lavoratori giudicati in esubero ed evitare la disoccupazione di lunga durata. In questo contesto, sarà importante anche un’adeguata protezione sociale che incentivi a lavorare e consenta di conservare potere d’acquisto.

    1. Varare un’importante iniziativa europea di sostegno all’occupazione a) La Commissione propone di semplificare i criteri degli aiuti provenienti dal Fondo sociale europeo (FSE) e di incrementare i pagamenti degli anticipi a partire dall'inizio del 2009, in modo che gli Stati membri abbiano presto accesso ad un importo che può andare fino a 1,8 miliardi di euro al fine di: nell’ambito delle politiche di flessicurezza, intensificare rapidamente i programmi di attivazione, in particolare per le persone scarsamente qualificate, prevedendo consulenza personalizzata, formazione o riqualificazione intensiva dei lavoratori, apprendistato, posti di lavoro sovvenzionati, nonché sovvenzioni per i lavoratori autonomi e per l’avvio di attività d’impresa; reimpostare i programmi per concentrare il sostegno sulle categorie più vulnerabili e, ove necessario, optare per un finanziamento comunitario integrale dei progetti durante questo periodo; migliorare il monitoraggio dello sviluppo delle competenze e la sua rispondenza al fabbisogno, adeguandolo alle offerte di lavoro esistenti e future; ciò avverrà in stretta cooperazione con le parti sociali, i servizi pubblici per l’impiego e le università. In collaborazione con gli Stati membri, la Commissione propone di ri-programmare la spesa FSE per garantire la realizzazione delle priorità immediate. b) La Commissione proporrà inoltre di riesaminare le norme del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione in modo che esso possa intervenire più rapidamente in settori critici per cofinanziare la formazione e il collocamento di coloro che sono stati giudicati in esubero o per mantenere nel mondo del lavoro i lavoratori qualificati di cui ci sarà bisogno una volta iniziata la ripresa economica. La Commissione riesaminerà gli strumenti di bilancio a disposizione del Fondo alla luce dell'attuazione delle norme rivedute. 2. Creare domanda di manodopera Gli Stati membri dovrebbero cercare di ridurre gli oneri sociali a carico dei datori di lavoro per i redditi più bassi per promuovere l’occupabilità dei lavoratori meno qualificati e prendere inoltre in considerazione l’introduzione di soluzioni innovative (quali ad esempio buoni per l’acquisto di servizi domestici e di servizi di assistenza ai bambini, sussidi all’assunzione temporanea dei gruppi vulnerabili), già sperimentate con successo in alcune parti dell’Unione; entro il Consiglio europeo della primavera 2009, il Consiglio dovrebbe adottare la direttiva proposta per rendere permanenti le aliquote IVA agevolate per servizi ad alta intensità di lavoro. |

    - b) Imprese

    Accedere ai finanziamenti in misura sufficiente e a costi contenuti è una condizione necessaria per l’investimento, la crescita e la creazione di posti di lavoro nel settore privato. Gli Stati membri devono far uso dei poteri di cui dispongono per fornire un importante sostegno finanziario al settore bancario in modo che le banche riprendano le loro normali attività di prestito. Per sostenere le piccole imprese e l’imprenditorialità, l'Unione europea e gli Stati membri devono adoperarsi urgentemente per ridurre in modo sostanziale gli oneri amministrativi a carico delle PMI e delle micro-imprese, in particolare mediante una rapida attuazione delle pertinenti proposte della Commissione. A tale scopo, occorre anche attuare prima possibile la legge europea sulle piccole imprese.

    La normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato offre agli Stati membri una vasta gamma di possibilità per fornire un sostegno finanziario alle imprese, alle regioni, ai lavoratori o ai disoccupati e per stimolare la domanda. Allo stesso tempo queste norme stabiliscono condizioni di parità e assicurano che gli aiuti di Stato vengano utilizzati per sostenere gli obiettivi dell'Unione quali la ricerca e sviluppo, l'innovazione, le tecnologie dell'informazione e della comunicazione, i trasporti e l'efficienza energetica e non falsino indebitamente la concorrenza favorendo determinati settori o imprese. Nelle attuali circostanze eccezionali, l’accesso ai finanziamenti è una delle maggiori preoccupazioni per le imprese e la Commissione elaborerà orientamenti provvisori per consentire il sostegno statale per i prestiti (si veda in appresso).

    3. Favorire l’accesso ai finanziamenti per le imprese La BEI ha approntato un pacchetto di 30 miliardi di euro per prestiti alle PMI, con un incremento di 10 miliardi di euro rispetto ai suoi normali prestiti in questo settore; la BEI rafforzerà inoltre di un miliardo di euro all'anno i suoi prestiti a favore delle medie imprese, un settore fondamentale dell'economia dell'UE. In più, assegnerà un ulteriore miliardo di euro al FEI per uno strumento di finanziamento mezzanino; la Commissione introdurrà un pacchetto di semplificazione, segnatamente per accelerare il suo processo decisionale in materia di aiuti di Stato. Ogni aiuto di Stato deve inserirsi in uno dei regimi orizzontali previsti per promuovere gli obiettivi di Lisbona, quali la ricerca, l’innovazione, la formazione, la tutela ambientale e, in particolare, le tecnologie e i trasporti puliti e l’efficienza energetica. La Commissione autorizzerà in via temporanea gli Stati membri a facilitare l'accesso ai finanziamenti alle imprese mediante garanzie e prestiti sostenuti da misure d'aiuto per investimenti in prodotti che vadano al di là delle norme ambientali dell'UE[2]. 4. Ridurre gli oneri amministrativi e promuovere l’imprenditorialità Sulla base della legge per le piccole imprese, e al fine di ridurre significativamente gli oneri amministrativi a carico delle imprese e di migliorare il loro flusso di cassa, nonché di incoraggiare più persone a diventare imprenditori, l’Unione europea e gli Stati membri devono: assicurare che, ovunque nell'UE, l’avvio di un’attività d’impresa richieda un massimo di tre giorni e nessun costo e che le formalità per l’assunzione del primo dipendente possano essere espletate tramite un punto di accesso unico; eliminare l’obbligo per le microimprese di redigere i conti annuali (il risparmio stimato per tali imprese è di 7 miliardi di euro all’anno) e limitare ad 1 euro il requisito patrimoniale per le imprese private europee; accelerare l’adozione della proposta di Statuto della società privata europea così che dall’inizio del 2009 semplifichi le attività commerciali transfrontaliere delle PMI e permetta loro di avere un unico complesso di norme applicabili alle imprese in tutta l'UE; assicurare che le autorità pubbliche paghino le fatture per le forniture e i servizi entro un mese, compreso alle PMI, per alleviare i problemi di liquidità e accettino le fatture elettroniche come equivalenti delle cartacee (ciò potrebbe tradursi in una riduzione di costi fino a 18 miliardi di euro); tutti gli arretrati dovuti da enti pubblici dovranno essere ugualmente liquidati; ridurre di una percentuale che potrà raggiungere il 75% i costi delle domande di brevetto e di rinnovo di brevetto e ridurre del 50% i costi per un marchio UE. |

    - 2.3.2 Continuare a investire nel futuro

    Stiamo assistendo all’inizio di una radicale trasformazione strutturale in un’economia a bassa emissione di carbonio. Ciò rappresenta per l’UE un’opportunità che comporterà nuove attività commerciali, nuove industrie e milioni di nuovi posti di lavoro ben remunerati. Devono essere coinvolti tutti i settori: ad esempio, la recente decisione sullo "stato di salute" della PAC ha impegnato 3 miliardi di euro per investimenti rispettosi del clima a favore dello sviluppo rurale. È in contesti simili che le azioni a breve termine possono produrre benefici immediati e duraturi per l’Unione. Al fine di accelerare gli investimenti, la Commissione preciserà il quadro giuridico per partenariati fra i settori pubblico e privato volti a realizzare importanti investimenti per l'infrastruttura e la ricerca al fine di agevolare questa modalità mista di finanziamento.

    c) Infrastrutture ed energia

    Per massimizzare i benefici e minimizzare i costi, è fondamentale cogliere le opportunità per aumentare l’efficienza energetica, per esempio, degli edifici, dell’illuminazione, dei sistemi di riscaldamento e condizionamento e di altre tecnologie come i veicoli e i macchinari. Le famiglie e le imprese possono beneficiare di notevoli effetti positivi sul breve termine.

    Nel contempo, l’Europa ha bisogno di accelerare gli investimenti nelle infrastrutture, in particolare in modalità di trasporto rispettose dell’ambiente, che sono parte delle reti transeuropee (TEN), delle reti TIC ad alta velocità, delle interconnessioni energetiche e delle infrastrutture di ricerca paneuropee. Accelerare gli investimenti nelle infrastrutture non solo attutirà la crisi del settore edile, che sta subendo un drastico rallentamento nella maggior parte degli Stati membri, ma incrementerà inoltre il potenziale di crescita sostenibile su un periodo di più lunga durata. Soprattutto nel settore dell’energia, diversi rimarchevoli progetti transeuropei contribuirebbero ad aumentare la sicurezza energetica dell’UE e ad integrare un maggior numero di Stati membri nella rete elettrica europea.

    5. Aumentare gli investimenti per modernizzare l’infrastruttura europea Per almeno i prossimi due anni, è difficile che il bilancio dell'UE spenda l'intero importo previsto nel quadro finanziario. Per questo motivo, per il 2009 e il 2010, la Commissione propone di mobilitare ulteriori 5 miliardi di euro a favore delle interconnessioni energetiche transeuropee e dei progetti di infrastruttura a banda larga. Affinché ciò sia possibile, il Consiglio e il Parlamento dovranno concordare di rivedere il quadro finanziario, pur rimanendo nell'ambito dei limiti dell'attuale bilancio. Avvalendosi di una dotazione finanziaria di oltre 347 miliardi di euro per il periodo 2007-2013, la politica di coesione fornisce un sostegno considerevole agli investimenti pubblici effettuati dagli Stati membri e dalle regioni. Tuttavia, c’è il rischio che la pressione sui bilanci nazionali rallenti il ritmo di investimento previsto. Per dare una spinta immediata all’economia, si dovrebbe accelerare l’attuazione dei fondi strutturali. A tal fine: la Commissione proporrà di incrementare il suo prefinanziamento di programmi, così che all'inizio del 2009 sia reso disponibile un importo fino a 4,5 miliardi di euro; con l'aumento della quota finanziata dalla Comunità, gli Stati membri dovrebbero utilizzare la flessibilità disponibile per anticipare il finanziamento dei progetti; la Commissione proporrà una serie di altri provvedimenti tesi a far progredire l'attuazione di importanti progetti di investimento, ad agevolare l’utilizzo dei fondi di ingegneria finanziaria, a semplificare il trattamento degli anticipi versati ai beneficiari e ad estendere a tutti i fondi la possibilità di ammettere spese su base forfettaria. La Commissione sottolinea la necessità di una rapida adozione di queste proposte. Entro la fine di marzo 2009, la Commissione pubblicherà un invito a presentare proposte, dell’importo totale di 500 milioni di euro, per progetti di trasporto transeuropeo (TEN-T) che dovranno essere avviati entro la fine del 2009. Questo anticiperà l’utilizzo dei fondi esistenti che sarebbero stati riassegnati con la revisione intermedia del programma pluriannuale TEN-T nel 2010. Parallelamente, la BEI aumenterà considerevolmente il suo finanziamento per la lotta al cambiamento climatico, la sicurezza energetica e gli investimenti in infrastrutture di un importo che può arrivare fino a 6 miliardi di euro all’anno, accelerando nel contempo l’attuazione di due strumenti di finanziamento innovativi che sono stati sviluppati congiuntamente con la Commissione: il meccanismo di finanziamento con ripartizione dei rischi, per sostenere la ricerca e sviluppo, e lo strumento di garanzia dei prestiti per i progetti TEN-T, per incoraggiare una maggiore partecipazione del settore privato. L'impegno della BERS a favore dell’efficienza energetica, dell’attenuazione dei cambiamenti climatici e del finanziamento per i comuni e gli altri servizi per le infrastrutture verrà più che raddoppiato. Ciò potrebbe comportare una mobilizzazione dei finanziamenti del settore privato per investimenti pari ad un massimo di 5 miliardi di euro. 6. Migliorare l’efficienza energetica degli edifici Con un’azione comune, gli Stati membri e le Istituzioni europee dovrebbero adottare provvedimenti urgenti per migliorare l’efficienza energetica delle abitazioni e degli edifici pubblici e per incoraggiare l’adozione rapida di prodotti "verdi": gli Stati membri dovrebbero fissare obiettivi ambiziosi per assicurare che gli edifici pubblici e gli alloggi privati e sociali soddisfino le più rigorose norme europee sull’efficienza energetica, imponendo loro una certificazione energetica periodica. Per facilitare il raggiungimento degli obiettivi nazionali, gli Stati membri dovrebbero introdurre una riduzione delle tasse sulla proprietà per gli immobili energeticamente efficienti. La Commissione ha appena presentato proposte[3] per un notevole miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici ed esorta il Consiglio e il Parlamento a dare priorità alla loro adozione; inoltre, gli Stati membri dovrebbero riesaminare i propri programmi operativi dei fondi strutturali in modo da destinarne una quota maggiore agli investimenti per l’efficienza energetica, anche in occasione del finanziamento di alloggi sociali. Per allargare il ventaglio di possibilità e sostenere questa iniziativa, la Commissione propone attualmente modifiche ai regolamenti sui fondi strutturali da adottare rapidamente; la Commissione lavorerà con la BEI e con varie banche di sviluppo nazionali per lanciare un fondo 2020 per l’energia, il cambiamento climatico e le infrastrutture che finanzi progetti azionari e quasi-azionari; la Commissione esorta gli Stati membri e l’industria a sviluppare urgentemente modelli di finanziamento innovativi, in cui per esempio i lavori di rinnovamento siano finanziati mediante rimborsi basati sui risparmi energetici effettuati nell'arco di diversi anni. 7. Promuovere la rapida introduzione di “prodotti verdi” La Commissione proporrà aliquote IVA ridotte per prodotti e servizi verdi, volti a migliorare in particolar modo l'efficienza energetica degli edifici. La Commissione incoraggia gli Stati membri ad incentivare ulteriormente i consumatori al fine di incrementare la domanda di prodotti rispettosi dell’ambiente; inoltre, gli Stati membri dovrebbero mettere in atto rapidamente requisiti di prestazione ambientale per gli alimentatori esterni, il consumo di energia elettrica nel modo standby e spento, i decoder e le lampade fluorescenti; la Commissione elaborerà urgentemente provvedimenti per altri prodotti che presentano un alto potenziale di risparmio energetico come i televisori, l’illuminazione domestica, i frigoriferi e i congelatori, le lavatrici, gli scaldabagno e i condizionatori d’aria. |

    - d) Ricerca e innovazione

    La crisi finanziaria e il conseguente giro di vite sulle risorse finanziarie, tanto pubbliche quanto private, potrebbero indurre a rinviare, o addirittura a tagliare, investimenti già previsti nei settori dell'R&S e dell'istruzione, com'è accaduto in passato quando l'Europa ha attraversato periodi di recessione. Guardando in retrospettiva, tali decisioni hanno provocato enormi perdite di capitali e di conoscenze, con effetti disastrosi per la crescita e per le prospettive occupazionali europee a medio e a lungo termine. Tuttavia, vi sono stati anche esempi di paesi, europei e non, che, in periodi di difficoltà economiche, hanno avuto la lungimiranza di incrementare le spese in R&S e istruzione, gettando così le basi per una forte posizione nel campo dell'innovazione.

    8. Aumentare gli investimenti in R&S, innovazione e istruzione Gli Stati membri e il settore privato dovrebbero incrementare gli investimenti previsti in materia di istruzione e di R&S (in linea con i loro obiettivi nazionali di R&S), al fine di stimolare la crescita e la produttività. Essi dovrebbero anche cercare il modo di incrementare gli investimenti del settore privato in materia di R&S, fornendo ad esempio incentivi, sovvenzioni e/o aiuti finanziari. Gli Stati membri dovrebbero mantenere gli investimenti volti a migliorare la qualità dell'istruzione. 9. Sviluppare tecnologie pulite per le auto e l'edilizia Al fine di sostenere l'innovazione nella produzione, in particolare nell'industria della costruzione e nel settore automobilistico, che hanno recentemente assistito ad un crollo della domanda a causa della crisi e che devono far fronte a notevoli sfide in questa fase di transizione verso un'economia verde, la Commissione propone di lanciare 3 grandi partenariati tra i settori pubblico e privato: nel settore automobilistico, un'iniziativa europea per le "auto verdi", che faccia ricorso ad un'ampia gamma di tecnologie e infrastrutture energetiche intelligenti, essenziali per compiere un effettivo progresso nell'uso delle fonti energetiche rinnovabili e non inquinanti nonché nel campo della sicurezza e della fluidità del traffico. Questo partenariato sarebbe finanziato mediante contributi della Comunità, della BEI, dell'industria e degli Stati membri, con una dotazione globale pari ad almeno 5 miliardi di euro. In questo contesto, la BEI concederebbe ai produttori e ai fornitori di auto prestiti a tassi basati sui costi per finanziare l'innovazione, in particolare per tecnologie che migliorino la sicurezza e l'efficienza ambientale delle auto, ad esempio per veicoli elettrici. Nell'iniziativa dovrebbero essere integrate anche misure a favore della domanda, come ad esempio la riduzione da parte degli Stati membri delle tasse di immatricolazione e di circolazione per le auto a basse emissioni e un impegno per la rottamazione delle auto più vecchie. Inoltre, la Commissione sosterrà lo sviluppo di una rete degli appalti delle autorità regionali e locali, che consenta di raggruppare la domanda di autobus e di altri veicoli "puliti" e di accelerare l'attuazione dell'iniziativa CARS21; nel settore della costruzione, un'iniziativa europea per "edifici efficienti sul piano energetico", che promuova le tecnologie verdi e lo sviluppo di sistemi e materiali ad alta efficienza energetica in edifici nuovi o rinnovati, al fine di ridurre radicalmente il consumo energetico e le emissioni di CO2[4]. L'iniziativa dovrebbe contenere una forte componente legislativa e di normalizzazione e prevedere una rete degli appalti delle autorità regionali e locali. La dotazione prevista per questo partenariato è di 1 miliardo di euro. L'iniziativa sarebbe supportata da azioni specifiche proposte nel quadro delle azioni 5 e 6 sull'infrastruttura e l'efficienza energetica; per incentivare l'uso della tecnologia nei processi produttivi, un'iniziativa per le "fabbriche del futuro": l'obiettivo è aiutare i produttori dell'UE, in particolare le SME, attivi in tutti i settori a rispondere alle pressioni concorrenziali mondiali, incrementando la base tecnologica della produzione dell'UE mediante lo sviluppo e l'integrazione delle tecnologie abilitanti del futuro, quali le tecnologie ingegneristiche per macchinari adattabili e processi industriali, TIC e materiali avanzati. La dotazione prevista per questa azione è di 1,2 miliardi di euro. 10. Internet ad alta velocità per tutti La connessione Internet ad alta velocità promuove una rapida diffusione tecnologica, che a sua volta crea domanda per prodotti e servizi innovativi. Dotare l'Europa di questa moderna infrastruttura è importante quanto lo è stata la costruzione della rete ferroviaria nel diciannovesimo secolo. Per dare nuovo impulso al ruolo guida dell'Europa nel settore delle comunicazioni fisse e senza fili e per accelerare lo sviluppo di servizi ad elevato valore aggiunto, la Commissione e gli Stati membri dovrebbero lavorare di concerto con i soggetti interessati per sviluppare una strategia per la banda larga volta ad accelerare il miglioramento e l'estensione della rete. La strategia sarebbe sostenuta da fondi pubblici in modo da fornire l'accesso alla banda larga ad aree non raggiungibili dal mercato in cui la copertura è ancora insufficiente o ha costi elevati. L'obiettivo sarebbe quello di raggiungere per l'Internet ad alta velocità una copertura del 100% entro il 2010. Inoltre, anche al fine di migliorare le prestazioni delle reti esistenti, gli Stati membri dovrebbero promuovere investimenti competitivi in reti di fibre ottiche e aderire alle proposte della Commissione di liberare lo spettro per la banda larga senza fili. Utilizzando i finanziamenti di cui all'azione 5, nel 2009/2010 la Commissione convoglierà un ulteriore miliardo di euro verso questi investimenti per la rete. |

    - 3. Impegnarsi per soluzioni globali

    Le sfide che l'UE sta attualmente affrontando rientrano tra le sfide macroeconomiche di portata mondiale poste in luce dal recente vertice di Washington sui mercati finanziari e l'economia mondiale. Questo piano europeo di ripresa economica farà parte del contributo dell'UE ad una più stretta collaborazione macroeconomica internazionale, compreso con i paesi emergenti, tesa ad incentivare la ripresa della crescita, ad evitare ricadute negative e a sostenere i paesi in via di sviluppo. Negli ultimi decenni, l'UE ha fortemente beneficiato dell'incremento dei flussi transfrontalieri di capitali e commerciali con i paesi sviluppati e sempre più anche con le economie emergenti. La crisi finanziaria ha solo mostrato quanto il mondo sia diventato interdipendente. L'intensità e la velocità con cui una mancanza di fiducia in una parte del pianeta ha influenzato i mercati finanziari e ha avuto ripercussioni sulle economie reali a livello mondiale è davvero motivo di preoccupazione. Nel mondo attuale, un evento traumatico che investe un mercato sistemicamente importante diventa un problema di portata mondiale e come tale deve essere affrontato. Pertanto, una parte di qualunque risposta coordinata dell'UE alla crisi economica dovrà provenire da un maggiore impegno con i nostri partner internazionali e con le organizzazioni internazionali, da un lavoro comune volto a far fronte alle sfide interne ed esterne, incluso nei paesi in via di sviluppo che saranno tra quelli colpiti più duramente.

    Mantenere attivo il commercio mondiale

    La ripresa dell'Europa dipende dalla capacità delle nostre imprese di sfruttare al meglio le opportunità offerte dai mercati globali. Il ritorno dell'Europa ad una crescita solida dipenderà anche dalla sua capacità di esportare. Mantenere aperti i legami commerciali e le opportunità di investimento è anche il modo migliore per limitare l'impatto globale della crisi, poiché la ripresa mondiale dipenderà fortemente da risultati economici sostenibili delle economie emergenti e in via di sviluppo.

    Dobbiamo pertanto mantenere il nostro impegno per un'apertura dei mercati a livello mondiale, mantenendo il nostro stesso mercato per quanto possibile aperto e insistendo affinché i paesi terzi facciano altrettanto, garantendo in particolare il rispetto delle norme dell'OMC. Per raggiungere tale obiettivo, l'Europa deve adoperarsi con rinnovato slancio per:

    - raggiungere al più presto un accordo commerciale globale nei negoziati di Doha dell'OMC. A seguito del rinnovato impegno assunto nel corso del vertice di Washington del 15 novembre, la Commissione ha immediatamente intensificato gli sforzi con i principali partner dell'OMC per raggiungere un accordo circa le modalità entro la fine dell'anno. Un esito positivo dei negoziati invierebbe un forte segnale di fiducia a breve termine nel nuovo ordine economico mondiale. Nel tempo ciò procurerebbe ai consumatori e alle imprese di tutto il mondo benefici in termini di riduzione dei prezzi, grazie al taglio delle rimanenti tariffe elevate nei più importanti mercati partner;

    - continuare a sostenere il consolidamento economico e sociale dei paesi candidati e dei Balcani occidentali è nel reciproco interesse dell'UE e della regione. A tal fine la Commissione porrà in essere un "pacchetto di risposta alla crisi" da 120 milioni di euro reperendo un importo di 500 milioni di euro in prestiti delle Istituzioni finanziarie internazionali;

    - creare una rete di accordi di libero scambio globali e approfonditi con i paesi vicini quale ulteriore tappa verso un mercato regionale più integrato. Attraverso la sua politica di vicinato, l'UE può sviluppare un nuovo partenariato orientale basandosi sull'Unione per il Mediterraneo e sui suoi piani;

    - intensificare gli sforzi per garantire nuovi ed ambiziosi accordi di libero scambio con altri partner commerciali;

    - stabilire strette relazioni di lavoro con l'amministrazione USA, anche attraverso il Consiglio economico transatlantico. Potrebbe essere messa a punto una più efficace cooperazione in campo normativo anche con altri importanti paesi industrializzati, quali il Canada e il Giappone;

    - proseguire il dialogo con i principali partner bilaterali , quali la Cina, l'India, il Brasile e la Russia, e nel quadro di tale dialogo affrontare questioni relative agli appalti pubblici, alla concorrenza e alla proprietà intellettuale.

    Affrontare il problema del cambiamento climatico

    Questa crisi si è verificata alla vigilia di un'epocale transizione strutturale verso un'economia a basse emissioni di carbonio. La finalità di combattere il cambiamento climatico può essere associata ad importanti nuove opportunità economiche di sviluppare nuove tecnologie, creare occupazione e potenziare la sicurezza energetica.

    L'accordo che verrà raggiunto nel quadro del Consiglio europeo di dicembre e con il Parlamento europeo sulla strategia interna dell'UE in materia di cambiamento climatico rafforzerà il ruolo guida che l'UE deve cercare di svolgere nel garantire un ambizioso accordo internazionale sul cambiamento climatico alla conferenza dell'UNFCCC che si svolgerà a Copenaghen alla fine del 2009.

    Sostenere i paesi in via di sviluppo

    L'attuale crisi andrà ad esacerbare le esistenti pressioni sopportate dai paesi in via di sviluppo, che sono spesso quelli che meno possono reagire ad esse. È dunque quanto mai importante che l'UE, e gli altri paesi, mantengano i propri impegni per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio (OSM). Potrebbe anche risultare necessario che i paesi e le regioni sviluppati, come l'UE, pongano in atto nuovi strumenti, flessibili e innovativi, che possano aiutare i paesi in via di sviluppo a far fronte alle rapide conseguenze della crisi (ad esempio il recente strumento di aiuto alimentare dell'UE).

    Continuare ad aiutare i paesi emergenti e in via di sviluppo nel loro cammino verso uno sviluppo sostenibile è particolarmente importante, anche in vista della conferenza internazionale sul finanziamento dello sviluppo, che si terrà a Doha dal 29 novembre al 2 dicembre. In questa riunione, l'UE – che nel 2007 è risultata ancora una volta il principale donatore nell'assistenza allo sviluppo d'oltremare - riconfermerà il proprio impegno a raggiungere per questa assistenza lo 0,56% del PNL e lo 0,7% entro il 2015. L'UE inviterà anche gli altri donatori a mantenere il loro impegno verso tali risultati.

    In un periodo di crisi economica, è tanto più importante promuovere lo sviluppo sostenibile, contribuendo tra l'altro al raggiungimento dei traguardi in materia di assistenza allo sviluppo d'oltremare e agli obiettivi di sviluppo del millennio, ma anche affrontando le problematiche della governance globale. La condivisione dei benefici della crescita sostenibile, la gestione dei cambiamenti climatici, l'energia, la sicurezza alimentare e il buon governo sono ambiti fondamentali e strettamente collegati, in cui le istituzioni finanziarie internazionali sono chiamate a svolgere un ruolo importante alla stregua di altri organismi internazionali.

    4. Conclusioni

    È evidente che i prossimi mesi saranno difficili per l'UE, vista la pressione sull'occupazione e sulla domanda esercitata dalla stasi economica mondiale ed europea. Un'azione concertata, tuttavia, può permettere agli Stati membri e alle istituzioni europee di far rinascere la fiducia a livello dei consumatori e delle imprese, di far ripartire le attività di prestito e di stimolare gli investimenti nelle nostre economie, creando posti di lavoro e aiutando i disoccupati a ritrovare un impiego. Il piano europeo di ripresa economica illustrato nella presente comunicazione porrà le basi per la rapida conclusione di un accordo fra gli Stati membri onde rimettere in moto l'economia europea.

    La Commissione europea invita il Parlamento europeo a sostenere pienamente questo piano europeo di ripresa economica .

    La Commissione europea invita i capi di Stato e di governo, che si riuniranno l'11 e il 12 dicembre, a:

    1. adottare il presente piano europeo di ripresa economica;

    2. chiedere che la Commissione europea e il Consiglio collaborino per far sì che le misure combinate a livello nazionale e UE raggiungano almeno l'1,5% del PIL;

    3. garantire che i programmi di stabilità e convergenza aggiornati, che comprendono le misure di incentivazione nazionali, siano valutati conformemente alle procedure stabilite nel patto di stabilità e di crescita e beneficino della flessibilità da questo offerta;

    4. adottare le 10 azioni esposte nel piano europeo di ripresa economica; invitare il Consiglio e il Parlamento ad accelerare qualsiasi attività legislativa necessaria per attuare queste misure;

    5. accettare di individuare qualunque ulteriore misura necessaria a livello dell'UE e dei singoli Stati membri per stimolare la ripresa, sulla base di un contributo che la Commissione fornirà prima del Consiglio europeo di primavera del 2009 e nel quale verranno valutati i progressi compiuti nell'attuazione del piano;

    6. continuare a collaborare strettamente con i partner internazionali per mettere in atto soluzioni globali onde rafforzare la governance globale e favorire la ripresa economica.

    [1] Le raccomandazioni generali e le azioni specifiche connesse ai settori prioritari che figurano nel presente documento sono soggette al rispetto delle regole sul mercato interno e sulla concorrenza, specialmente per quanto riguarda gli aiuti di Stato.

    [2] Ciò verrà attuato innalzando l’attuale soglia di sicurezza per il capitale di rischio da 1,5 a 2,5 milioni e consentendo, a determinate condizioni ed entro determinati massimali, a) di concedere aiuti di Stato per garanzie su prestiti a favore di talune società che hanno difficoltà ad ottenere prestiti e (b) di concedere aiuti fino al 50% (per le PMI) e al 25% (per grandi imprese) del tasso di riferimento per prestiti per investimenti nella fabbricazione di prodotti che si conformano anticipatamente alle nuove norme comunitarie, non ancora in vigore, che innalzano il livello di tutela ambientale, o di prodotti che vanno al di là di tali norme.

    [3] COM(2008)755 del 13.11.2008.

    [4] Attualmente, gli edifici assorbono il 40% dei consumi energetici.

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