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Document 52008AE0994

    Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Migliorare la qualità e la produttività sul luogo di lavoro: strategia comunitaria 2007-2012 per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro COM(2007) 62 def.

    GU C 224 del 30.8.2008, p. 88–94 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    30.8.2008   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 224/88


    Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Migliorare la qualità e la produttività sul luogo di lavoro: strategia comunitaria 2007-2012 per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro

    COM(2007) 62 def.

    (2008/C 224/21)

    La Commissione, in data 21 febbraio 2007, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 262 del Trattato che istituisce la Comunità europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla:

    Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Migliorare la qualità e la produttività sul luogo di lavoro: strategia comunitaria 2007-2012 per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro.

    La sezione specializzata Occupazione, affari sociali, cittadinanza, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 7 maggio 2008 sulla base del progetto predisposto dalla relatrice CSER.

    Il Comitato economico e sociale europeo, in data 29 maggio 2008, nel corso della 445a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 80 voti favorevoli, 20 voti contrari e 8 astensioni.

    1.   Sintesi

    1.1

    Gli obiettivi di produttività e di competitività della strategia di Lisbona rinnovata potranno essere realizzati solo a condizione che i cittadini europei possano lavorare in condizioni sanitarie e di sicurezza soddisfacenti. Le disposizioni comunitarie garantiscono, insieme con quelle nazionali, la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori sul luogo di lavoro. La nuova strategia comunitaria 2007-2012 per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro deve tradurre in pratica questi obiettivi.

    1.2

    La salute e la sicurezza sul luogo di lavoro vanno considerate come un fattore fondamentale di crescita economica e di produttività. I costi in gioco sono ingenti e sono a carico non solo delle imprese e dei lavoratori, ma anche della società nel suo insieme. È importante che tali costi vengano analizzati meglio, affinché emerga chiaramente fino a che punto la mancanza di sicurezza e un cattivo ambiente di lavoro comportano degli oneri per tutte le parti in causa e una perdita di produttività.

    1.3

    Il CESE si compiace dell'obiettivo di ridurre del 25 % gli infortuni sul lavoro e aggiunge che occorrerebbe anche definire un obiettivo analogo di riduzione delle malattie professionali, con particolare attenzione ai casi di cancro legati al lavoro. Occorre predisporre, verificare e adeguare un piano di azione specifico, con obiettivi quantificabili e credibili, e meccanismi di rendicontazione comparativi.

    1.4

    È necessario rispettare e applicare realmente i diritti dei lavoratori, tenendo conto delle nuove forme di occupazione e della necessità di fare in modo che la legislazione, e quindi le misure di controllo, coprano tutti i lavoratori, indipendentemente dal tipo di lavoro e dalla forma di occupazione. Il mancato rispetto dei suddetti diritti equivarrebbe a una violazione dei diritti fondamentali.

    1.5

    Il CESE è favorevole a un'adeguata attuazione della legislazione comunitaria, anzitutto attraverso l'elaborazione e l'esecuzione di strategie nazionali.

    1.6

    È necessario applicare una regolamentazione, una politica e un sostegno specifici ai gruppi bersaglio prioritari: i lavoratori disabili, le donne, i lavoratori più anziani, i giovani lavoratori e i lavoratori migranti.

    1.7

    Affinché la strategia venga messa in pratica e possa essere controllata sono necessarie norme specifiche concernenti il numero degli ispettori del lavoro rivolte a una pratica efficace e uniforme delle ispezioni e dei controlli comunitari e nazionali (1).

    1.8

    Il personale del Comitato degli alti responsabili dell'ispettorato del lavoro e quello delle autorità europee e nazionali competenti non andrebbero ridotti, ma ampliati, tenendo conto del numero di lavoratori e di abitanti dell'Europa allargata.

    1.9

    Gli Stati membri devono incoraggiare il dialogo sociale a livello comunitario, nazionale, locale e di luogo di lavoro, perché si tratta di uno strumento indispensabile per garantire a ogni singolo lavoratore la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro.

    1.10

    Bisogna accrescere la cooperazione tra Stati membri: in particolare, anche nel quadro della politica di bilancio dell'Unione europea occorre prendere misure adeguate a garantire un'applicazione sistematica ed efficace della strategia comunitaria per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro.

    1.11

    Mediante un coordinamento delle politiche comunitarie occorre avviare programmi di formazione e intensificare quelli esistenti, al fine di sviluppare la politica di prevenzione dei rischi, avvalendosi delle esperienze locali, regionali e nazionali. La prevenzione dei rischi deve essere tenuta in considerazione nei programmi di istruzione a partire dalla scuola materna, della formazione di base e della formazione professionale, in coordinamento con le politiche di sanità pubblica.

    1.12

    Ai fini del successo della prevenzione sono decisivi l'importanza attribuita alla salute e alla sicurezza sul lavoro e le persone e gli organi che ne sono responsabili nei luoghi di lavoro. È importante garantire che la formazione in materia di salute e sicurezza impartita nei luoghi di lavoro sia al passo coi tempi. Destinatari importanti di tali misure di formazione sono i dirigenti e le persone responsabili della tutela del lavoro. Occorre garantire loro una formazione adeguata, il tempo necessario per adempiere al proprio compito nel campo della tutela della salute e della sicurezza sul lavoro e la possibilità di influire tra l'altro sullo sviluppo dei processi produttivi. In tale contesto un ruolo importante ricade sulle parti sociali, le quali stipulano i contratti e ne garantiscono l'applicazione nei luoghi di lavoro.

    1.13

    Le PMI, che impiegano oltre l'80 % dei lavoratori dipendenti, risentono di un grave svantaggio per quanto riguarda le risorse e le possibilità finanziarie. Tali imprese si trovano in una situazione di forte dipendenza e dovrebbero ricevere un sostegno particolare, a condizione di impegnarsi a osservare il dialogo sociale e a rispettare gli accordi sociali in materia di salute e di sicurezza sul luogo di lavoro.

    1.14

    In parallelo con un'organizzazione del lavoro nuova e in rapido cambiamento, oltre che con l'avvento di nuove tecnologie, emergono anche nuovi rischi ai quali bisogna far fronte a livello comunitario. Secondo il comitato scientifico sui limiti di esposizione professionale agli agenti chimici bisognerebbe adottare dei limiti fondati su criteri di salute. Il Comitato si compiace del fatto che, grazie ai loro accordi in materia di stress, violenza e mobbing sul luogo di lavoro, applicabili a livello nazionale, le parti sociali hanno dato un contributo essenziale al miglioramento della salute mentale dei lavoratori.

    1.15

    La responsabilità sociale delle imprese suscita compiacimento come metodo, ma non può sostituirsi alle regole giuridiche attuali e future.

    1.16

    I problemi verso i quali sono rivolte le politiche comunitarie non possono essere risolti sul solo territorio dell'Unione europea, in particolare nel contesto della globalizzazione. Per ciascun lavoratore una globalizzazione onesta e un lavoro dignitoso sono una garanzia in vista della realizzazione degli obiettivi comunitari su scala internazionale. Le istituzioni europee devono incoraggiare la ratifica delle convenzioni dell'OIL da parte degli Stati membri.

    2.   Osservazioni generali

    2.1

    Nel quadro della strategia di Lisbona gli Stati membri hanno riconosciuto che la politica di salute e di sicurezza sul luogo di lavoro contribuisce fortemente alla crescita economica e all'occupazione (2). Inoltre il miglioramento della salute e della sicurezza sul lavoro fa parte del modello sociale europeo. Il periodo appena trascorso è stato caratterizzato da un'esigenza di ristabilire un clima di fiducia tra i cittadini europei (3).

    2.2

    Una politica sociale decisa e attenta non solo contribuisce alla crescita della produttività e della competitività ma promuove anche la coesione sociale e di conseguenza la pace sociale e la stabilità politica, senza le quali non vi sarebbe sviluppo sostenibile. In altri termini la politica sociale è un fattore di produttività (4). Quindi la sicurezza e la salute sul lavoro non sono fini a se stesse; a lungo termine le spese destinate alla salute e alla sicurezza sul lavoro non soltanto vengono ammortizzate, ma contribuiscono senz'altro ai risultati economici.

    2.3

    Sotto il profilo della salute, le condizioni di lavoro sono particolarmente importanti, se si pensa che un adulto passa un terzo del proprio tempo nel luogo di lavoro. Gli ambienti di lavoro pericolosi e pregiudizievoli per la salute causano perdite che vanno dal 3 al 5 % del PNL. Bisogna considerare la prevenzione, le spese pubbliche destinate alla salute e le spese sanitarie legate al lavoro attivo come altrettanti investimenti. In un contesto di cambiamenti demografici, occorre mirare a uno sviluppo sostenibile (5), perché è importante per l'Europa che gli investimenti aumentino e che siano disponibili più posti di lavoro nei quali la salute dei lavoratori è garantita.

    2.4

    Occorre continuare a sviluppare un quadro globale di salute e sicurezza sul luogo di lavoro e applicarlo correttamente in tutta l'UE, in modo da integrare i gruppi vulnerabili che non sono ancora adeguatamente coperti, che hanno difficoltà nel far valere i propri diritti in materia di sicurezza sul luogo di lavoro in particolare i lavoratori precari, quelli che svolgono un lavoro con un elevato grado di rischio per la salute e quelli che rischiano il posto a causa delle strategie concorrenziali a breve termine dei loro datori di lavoro.

    2.5

    Una politica di salute e sicurezza sul luogo di lavoro applicata in maniera costante rappresenta una condizione indispensabile per salvaguardare e tutelare la salute dei lavoratori. Tale politica risulta inoltre economicamente vantaggiosa. Uno degli strumenti principali in questo senso è la prevenzione, la quale costituisce il più fruttuoso degli investimenti, nonché l'approccio più efficace in termini di redditività. L'adozione di una strategia di prevenzione e di norme di protezione adeguate in ogni luogo di lavoro permette inoltre ai grandi sistemi sanitari e previdenziali di ammortizzare i costi e realizzare risparmi di grande portata e a lungo termine, oltre a essere conveniente in relazione ai premi pagati dalle imprese per l'assicurazione antinfortuni o ad altri costi direttamente o indirettamente legati alle conseguenze degli infortuni sul lavoro. La qualità dei servizi di prevenzione, la formazione sanitaria e di sicurezza dei lavoratori, il miglioramento della qualità e dell'efficacia delle norme di sicurezza, un controllo professionale e continuo e la cooperazione con le parti sociali sono elementi importanti e interdipendenti ai fini della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro.

    2.6

    Il programma Progress stabilisce che l'obiettivo principale della politica sociale europea è migliorare in maniera continua le condizioni di lavoro, dare ascolto ai lavoratori e ai loro rappresentanti e coinvolgerli nei processi decisionali. Questo dialogo su scala comunitaria in tutti i settori dovrebbe garantire la parità di diritti in tutti gli Stati membri. L'applicazione degli accordi scaturiti dal dialogo sociale (per esempio in materia di telelavoro e di lotta contro la violenza sul luogo di lavoro e contro lo stress legato al lavoro) deve essere consolidata e seguita da misure efficaci, indipendentemente dal tipo di lavoro svolto o dalla forma di occupazione prescelta. Nel caso dei dipendenti pubblici, e sebbene essi dispongano di strumenti di dialogo sociale, le disuguaglianze sono estreme non soltanto a livello di regolamentazione, ma anche nella pratica. Una caratteristica istituzionale specifica del dialogo sociale consiste nella presenza di un rappresentante permanente dei lavoratori nella regolare attività di osservazione e gestione dei rischi professionali relativi alla salute e alla sicurezza sul luogo di lavoro.

    2.7

    Il CESE raccomanda che gli Stati membri considerino seriamente la possibilità di sanzionare le violazioni delle regole e di analizzare le spese relative alla salute e alla sicurezza sul luogo di lavoro, dal momento che le conseguenze degli infortuni sul lavoro e delle malattie legate al lavoro costituiscono un onere per la società nel suo insieme e si ripercuotono anche sulla produttività e pertanto sulla competitività.

    2.8

    Nonostante un generale miglioramento della salute e della sicurezza sul lavoro nel corso degli ultimi anni, per quanto riguarda sia il numero di incidenti e di malattie legate al lavoro che la loro gravità, i rischi professionali non si sono ridotti in maniera uniforme. La situazione rimane inquietante in certi settori, per certe categorie di lavoratori e per certi tipi di imprese, che presentano dati ben superiori alla media (6). La valutazione indica che i programmi nazionali non prendono in considerazione determinati gruppi vulnerabili, per esempio i falsi lavoratori autonomi. Occorre dunque rimediare a questa situazione.

    2.9

    Anche se la precedente strategia ha permesso di sviluppare la cultura della prevenzione, questa non si è ancora diffusa capillarmente. In particolare le PMI dovrebbero beneficiare di un sostegno finanziario sistematico, a condizione di impegnarsi a rispettare gli accordi sociali in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro.

    2.10

    Nel contesto dell'ispezione del lavoro il CESE sottolinea il fatto che anche le imprese hanno l'obbligo di procedere di propria iniziativa a dei controlli interni.

    2.11

    Affinché la politica e le disposizioni comunitarie siano applicate a livello nazionale e producano risultati occorre assicurarne l'applicazione e il controllo a livello nazionale. Il CESE accoglie con favore il fatto che gli Stati membri riferiscano regolarmente in merito all'applicazione delle direttive.

    2.12

    Il CESE accoglie con favore la proposta della Commissione COM(2007) 46 def., relativa alle statistiche comunitarie della sanità pubblica e della salute e sicurezza sul luogo di lavoro, e ribadisce l'importanza delle definizioni e dei sistemi di riconoscimento comuni (7). È necessaria una regolamentazione giuridica comune per raccogliere dati adeguati e differenziati che servano a definire norme e coefficienti.

    3.   Osservazioni particolari

    3.1

    La comunicazione della Commissione ha definito come obiettivo per il periodo 2007-2012 l'innalzamento della qualità e della produttività del lavoro, ravvisando in ciò il fondamento della strategia relativa alla salute e alla sicurezza sul luogo di lavoro, nello spirito della strategia comunitaria 2002-2006 basata sulla direttiva quadro 89/391/CEE.

    3.2

    Una relazione recentemente elaborata in materia contiene una valutazione della realizzazione degli obiettivi e dell'impatto della strategia 2002-2006 (8). Nel periodo in questione dieci nuovi Stati membri sono entrati a far parte dell'Unione. Data la mancanza di statistiche e di informazioni in materia, la valutazione non ha tenuto conto della situazione dei nuovi Stati membri, e la nuova strategia è stata così predisposta in base ai dati del 1999. Di conseguenza il CESE si rammarica fortemente del fatto che, sebbene i nuovi Stati membri siano entrati nell'Unione quando la strategia era già a metà percorso, la Commissione non abbia deciso, come era nelle sue facoltà, di fare ricorso a una programmazione continua e di modificare adeguatamente la strategia.

    3.3

    Il Comitato apprezza l'obiettivo della strategia comunitaria di ridurre del 25 % gli incidenti. Ritiene che per realizzarlo occorra elaborare e attuare un piano di azione con obiettivi quantificabili, indicatori e meccanismi di scambio di informazioni che siano credibili e tali da consentire delle comparazioni, e sistemi di sorveglianza. Bisogna anche tenere conto sia delle cause interne degli infortuni sul lavoro, come la mancanza di tempo sufficiente o i ridotti tempi di consegna, che di quelle esterne, che spesso consistono nella negligenza, a sua volta ascrivibile allo stress subito nella vita privata. Oltre che degli infortuni sul lavoro bisogna occuparsi delle malattie professionali, che sono relativamente molto più numerose. Il primo passo verso la prevenzione deve consistere nel riconoscimento delle malattie professionali e nell'estensione di tale concetto. Quando si individua in tempo la causa di una malattia si possono prendere misure tempestive ed eliminarla. Ecco perché va definito un obiettivo quantitativo concreto anche in riferimento al numero di persone che lavorano in condizioni di rischio per la salute — perché ciò incide in misura determinante sul numero delle malattie professionali in futuro — e al numero delle malattie professionali.

    3.4   Legislazione e sorveglianza

    3.4.1

    Il CESE ribadisce che occorre una strategia equilibrata di salute e sicurezza, comprendente misure legislative e non legislative, a seconda di che cosa risulti più efficace in sede di attuazione. In particolare sarebbe utile tenere conto dei mutamenti intervenuti nel frattempo nelle condizioni di lavoro, le cui ripercussioni in termini di salute e di sicurezza devono essere considerate sistematicamente. Basandosi sulla ricerca bisognerebbe accertare se sia il caso di intervenire con misure adeguate, specialmente per rispondere alla crescente e generale trasformazione delle condizioni di lavoro, al fatto che i lavoratori sono chiamati a lavorare in maniera più rapida e intensiva Il CESE richiama l'attenzione sul fatto che tutti i lavoratori hanno gli stessi diritti e che ciò deve valere non solo a livello comunitario, ma anche a livello degli Stati membri.

    3.4.2

    Nell'applicazione della strategia bisognerà prevedere una regolamentazione e una politica di sostegno specifiche per i giovani, i lavoratori migranti, le donne, i lavoratori anziani e i disabili, che sono le categorie più esposte ai rischi, agli infortuni sul lavoro e alle malattie professionali. Le carenze in termini di formazione, di riqualificazione e di informazione, la mancanza di una formazione introduttiva al lavoro e di adeguate istruzioni e le insufficienti conoscenze linguistiche costituiscono altrettanti fattori di rischio. Nel caso dei lavoratori migranti le conoscenze linguistiche costituiscono un fattore importante per la prevenzione e per l'informazione, ed è essenziale garantire la parità di trattamento.

    3.4.3

    Il coordinamento e la sorveglianza delle direttive richiedono risorse materiali e umane adeguate. Tuttavia, malgrado l'allargamento del 2004, si prevedono tagli all'organico del Comitato degli alti responsabili dell'ispettorato del lavoro. Anche ridurre il numero di rappresentanti che compongono tale Comitato sarebbe inopportuno. Solo 26 persone lavorano presso l'autorità della Commissione competente in materia, e 4 o 5 si occupano dell'applicazione delle disposizioni. Il CESE deplorava questa situazione già nel 2002, quando gli Stati membri erano solo 15 contro i 27 di adesso. È indispensabile che questo settore si sviluppi. Analogamente, occorre impedire la riduzione del numero di ispettori a livello degli Stati membri.

    3.4.4

    L'obiettivo prioritario dev'essere quello di far rispettare le disposizioni in materia di protezione dei lavoratori. Le autorità competenti dovrebbero intensificare le ispezioni dirette a verificare il rispetto degli obblighi dei datori di lavoro e dei lavoratori in materia di salute e di sicurezza sul lavoro. Bisogna inoltre diffondere, grazie all'istruzione, alla formazione e ad un quadro normativo più accessibile, la cultura della salute e della sicurezza nel luogo di lavoro.

    3.4.5

    Gli ispettorati nazionali del lavoro potrebbero svolgere un ruolo positivo non solo attraverso la verifica del rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro, ma anche fornendo consigli e consulenza ai datori di lavoro. Per garantire l'indipendenza e l'efficacia delle attività degli ispettorati nazionali del lavoro occorre tuttavia disporre di fondi sufficienti.

    3.4.6

    Il Comitato degli alti responsabili dell'ispettorato del lavoro ha deciso già nel 2002 di accrescere l'efficacia delle ispezioni sul lavoro: in tale contesto uno degli strumenti principali di intervento consiste nello sviluppare indicatori che permettano di valutare la qualità delle ispezioni. Il CESE, che aveva accolto con favore tale decisione in un precedente parere (9), concorda con le conclusioni del Comitato degli alti responsabili dell'ispettorato del lavoro e ne condivide le raccomandazioni: si rammarica pertanto del fatto che esse non siano state inserite nella strategia.

    3.5   Attuazione e strategie nazionali

    3.5.1

    Bisogna incoraggiare il dialogo sociale relativo alla salute e alla sicurezza sul lavoro: a tal fine sono necessarie misure di livello europeo elaborate dalle parti sociali. Bisogna sostenere, anche finanziariamente, i paesi candidati, con il contributo del Fondo sociale europeo o di relazioni di gemellaggio tra vecchi e nuovi Stati membri. Nel caso dei paesi candidati o potenziali candidati, si è già iniziato a trasporre le regolamentazioni e a rafforzare i controlli sul luogo di lavoro.

    3.5.2

    I medici e gli altri addetti alla sanità dedicano particolare attenzione all'individuazione dei disturbi causati dalle condizioni di lavoro, ma ciò di cui occorre tenere conto sono i costi generalmente elevati della situazione sanitaria. I costi di prevenzione delle malattie non devono ricadere sui lavoratori, perché altrimenti molti di loro tenderebbero a ignorarle per ragioni finanziarie, cosa che causerebbe in seguito spese mediche ancora superiori. Nel quadro della promozione della salute sul luogo di lavoro i datori di lavoro offrono una vasta gamma di misure elaborate di concerto con i loro dipendenti, le quali contribuiscono a rendere più sano lo stile di vita dei lavoratori: tra tali misure si annoverano programmi gratuiti di prevenzione e programmi di abbandono del fumo, consulenza su un'alimentazione sana e sull'attività fisica, e programmi di prevenzione dello stress (10).

    3.5.3

    La strategia contiene un invito ad adottare ampie misure per favorire il riadattamento e il reinserimento dei lavoratori esclusi dal mercato del lavoro a causa di malattie e di invalidità professionali. Il CESE condivide l'approccio della Commissione, ma osserva che la politica comunitaria non garantisce le condizioni finanziarie che sarebbero necessarie.

    3.5.4

    Il CESE si allinea al punto di vista della Commissione, secondo cui occorre ancora fare molti sforzi, per esempio verso l'elaborazione di misure in collaborazione con i sistemi sanitari pubblici, per integrare le questioni relative alla salute e alla sicurezza sul luogo di lavoro in altre politiche specifiche dell'UE.

    3.5.5

    Il CESE apprezza l'attività del gruppo istituito nel quadro della DG EMPL con l'apporto di varie unità operative per realizzare sinergie e raggiungere risultati concreti.

    3.6   Prevenzione, istruzione e formazione

    3.6.1

    Lo sviluppo, a livello nazionale, della tutela della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro, fa parte integrante della cultura della sanità in generale, e coincide con l'interesse degli Stati membri. Inoltre, partecipare in maniera continua all'istruzione e alla formazione è nell'interesse dei lavoratori dipendenti, ed è anche un loro obbligo. I datori di lavoro, nella misura in cui rispettano l'obbligo di informare costantemente i dipendenti e di cooperare con essi, sono attori essenziali della formazione e dello sviluppo della cultura nazionale. Uno strumento rilevante in questo senso è anche quello dei contratti collettivi di lavoro.

    3.6.2

    Il CESE ricorda agli Stati membri e alle parti sociali l'importanza della prevenzione, dell'istruzione e della formazione, e la responsabilità che ricade su di loro in questo contesto. Occorre inserire o promuovere un modulo relativo alla salute e alla sicurezza sin dalle scuole materne, nelle primarie, nella formazione professionale, nell'insegnamento superiore, in quello destinato agli adulti e nei programmi di formazione permanente.

    3.6.3

    L'insegnamento, la formazione e la formazione permanente devono tenere conto dei differenti gruppi a cui si rivolgono. Il CESE accoglie con favore l'introduzione dell'istruzione e della formazione permanente nella nuova strategia e nel concetto di prevenzione.

    3.6.4

    In generale la salute e la sicurezza sul lavoro non sono prese in considerazione né nelle scuole primarie né nella riqualificazione professionale. Il CESE si compiace pertanto del fatto che l'istruzione e la formazione permanente siano state incluse nella nuova strategia e nel concetto di prevenzione.

    3.6.5

    Per quanto riguarda i luoghi di lavoro critici, dove si verifica la maggior parte degli infortuni e dei casi di malattie professionali, il CESE raccomanda che le strategie nazionali, nel quadro dell'individuazione dei rischi o, più precisamente, della prevenzione, dedichino particolare attenzione ai nuovi rischi. Anche la creazione di registri di dati settoriali costituirebbe un aiuto prezioso.

    3.6.6

    Il Comitato ritiene che le malattie causate da agenti cancerogeni in ambiente professionale rappresentino un grave problema. Nel solo 2006, nei 25 Stati membri si sono registrati 2,3 milioni di nuovi casi di patologie tumorali, che rappresentano così la principale causa di morte prematura. Si stima che il 9,6 % di tutti i decessi per patologie tumorali sia collegato alle condizioni di lavoro (11). Il Comitato si rivolge pertanto agli Stati membri affinché intraprendano azioni concrete che riducano notevolmente il numero di lavoratori esposti a sostanze dagli effetti cancerogeni

    3.6.7

    Il CESE ritiene opportuno lo sviluppo in generale di una cultura della salute per indurre nei lavoratori un comportamento più attento alla salute. A tal fine occorre non soltanto aiutare i datori di lavoro, ma anche proporre misure di sostegno al livello comunitario e degli Stati membri e educare i lavoratori ai diritti di cui godono in quest'ambito, i quali derivano da una serie di norme giuridiche di livello internazionale (OIL), comunitario (UE) e nazionale.

    3.6.8

    A livello comunitario, come a livello nazionale occorre sviluppare proattivamente la politica di prevenzione e dotarla delle necessarie risorse in termini di bilancio e/o di sicurezza sociale. Affinché la cultura della prevenzione si rafforzi è necessario elaborare un'impostazione globale e preventiva. Bisogna fare in modo che tutti i lavoratori abbiano accesso alla formazione in modo da potere ridurre la dipendenza di taluni gruppi. In considerazione del cambiamento delle forme di occupazione, questo elemento è particolarmente importante per i lavoratori che, loro malgrado, non beneficiano spesso di formazioni sulla sicurezza o di esami clinici nel quadro della medicina del lavoro, o ancora di misure di prevenzione e di controllo.

    3.6.9

    Il CESE raccomanda di riservare una particolare attenzione all'influsso dei mezzi di comunicazione di massa, allo scopo di informare meglio il grande pubblico sulla necessità di rispettare le norme di salute e sicurezza sul lavoro. Vanno sfruttate maggiormente le campagne realizzate dalla Commissione europea, dall'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, dall'OIL e dai sindacati (per es. la Giornata internazionale in memoria dei lavoratori morti o feriti sui luoghi di lavoro, ecc.).

    3.7   Nuovi rischi

    3.7.1

    Il CESE raccomanda di misurare con metodi scientifici i nuovi rischi professionali, per esempio lo stress da lavoro o la complessità delle nuove condizioni. Le ripercussioni psicosociali e fisiche che i nuovi settori di attività e le nuove condizioni di lavoro hanno per i lavoratori devono essere esaminate con metodi scientifici e a tal fine bisogna elaborare nuovi indicatori/indici. Il CESE reputa che i medici del lavoro dovrebbero tutti ricevere una formazione apposita per poter diagnosticare i disturbi mentali provocati nei lavoratori dalle condizioni di lavoro e dai problemi a esse legati.

    3.7.2

    Il CESE si compiace che la Commissione si attenda dai lavoratori dipendenti un comportamento più attento alla salute; tuttavia questa aspettativa è destinata a non realizzarsi se non si creeranno le condizioni necessarie a tal fine. I contratti precari o a tempo determinato, il tempo effettivamente trascorso sul luogo di lavoro e lo stress costante dovuto al timore di perdere il lavoro, la mancanza di conoscenze sui diritti dei lavoratori e la mancanza di informazioni, come pure la situazione di svantaggio dei lavoratori migranti nell'utilizzazione dei servizi sanitari sono altrettanti fattori che ostacolano la promozione di comportamenti adeguati.

    3.7.3

    Nel quadro della strategia 2002-2006 per il benessere sul lavoro l'UE non ha ancora assolto il compito di creare un luogo di lavoro senza stress e senza conseguenze negative per la salute mentale. Il CESE deplora questa circostanza e invita la Commissione europea ad elaborare raccomandazioni concrete.

    3.8   La protezione della salute a livello internazionale

    3.8.1

    L'UE non è responsabile soltanto dei suoi cittadini, ma anche delle condizioni di lavoro dei cittadini che vivono fuori delle sue frontiere. Come è già stato affermato nel quadro della precedente strategia, il rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori dev'essere preso in considerazione anche nel quadro del commercio estero e della politica di sviluppo, anche qualora in tali settori vi sia la possibilità di un conflitto con il principio del libero mercato (12).

    3.8.2

    Nel quadro della politica internazionale si deve incoraggiare l'adozione dei regolamenti e delle raccomandazioni dell'OIL, come pure delle conquiste dell'UE, per esempio REACH. Bisogna inoltre sviluppare le politiche e le normative volte a ridurre i rischi e le malattie derivanti dall'amianto, dalle sostanze cancerogene e dal silicio.

    3.8.3

    Nel quadro dello svolgimento di incarichi per conto dello Stato o di enti pubblici, gli Stati membri devono dare l'esempio privilegiando le imprese che rispettano le disposizioni relative alla salute e alla sicurezza sul luogo di lavoro a beneficio dei lavoratori (come si afferma nella strategia 2002-2006 per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro).

    3.8.4

    Bisogna sollecitare tutti gli Stati membri affinché ratifichino le convenzioni dell'OIL.

    Bruxelles, 29 maggio 2008

    Il Presidente

    del Comitato economico e sociale europeo

    Dimitris DIMITRIADIS


    (1)  Bisognerebbe arrivare a una proporzione di almeno un ispettore ogni 10.000 lavoratori (in numerosi Stati membri tale proporzione è minore).

    (2)  Parere del CESE del 26 settembre 2007 sul tema Promuovere una produttività sostenibile nei luoghi di lavoro in Europa (relatrice: KURKI), GU C 10 del 15.1.2008. http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:C:2008:010:0072:0079:IT:PDF.

    (3)  Cfr. doc. COM(2005) 33 def. e le conclusioni del Consiglio europeo di marzo 2007, http://www.consilium.europa.eu/ue-Docs/cms_Data/docs/pressData/it/ec/93153.pdf.

    (4)  Come ha affermato Anne-Marie SIGMUND nel quadro del convegno organizzato congiuntamente dal CESE e dall'OIL sul tema Il modello sociale europeo, che si è svolto il 26 e 27 giugno 2006.

    (5)  Cfr. il documento dell'OIL Demographic changeFacts, Scenarios and Policy Responses (Il mutamento demografico: fatti, scenari e risposte programmatiche), aprile 2008.

    (6)  Nell'edilizia gli incidenti sono due volte più frequenti della media. I dati relativi al settore dei servizi evidenziano una tendenza al rialzo, che meriterebbe un'analisi più approfondita. Il numero di incidenti aumenta anche nei settori della sanità e dell'istruzione. Questa situazione è dovuta principalmente alla violenza, allo stress e alle patologie muscoloscheletriche.

    (7)  Cfr. il parere del CESE del 25 ottobre 2007 in merito alla Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle statistiche comunitarie della sanità pubblica e della salute e sicurezza sul luogo di lavoro (relatore: RETUREAU), GU C 44 del 16.2.2008. http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:C:2008:044:0103:0105:it:pdf.

    (8)  SEC(2007) 214.

    (9)  Cfr. il parere del CESE del 17 luglio 2002 in merito alla Comunicazione della Commissione Adattarsi alle trasformazioni del lavoro e della società: una nuova strategia comunitaria per la salute e la sicurezza 2002-2006 (relatore: ETTY), GU C 241 del 7.10.2002. http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:C:2002:241:0100:0103:it:pdf.

    (10)  Cfr. il sito della Rete europea per la promozione della salute sul luogo di lavoro:

    (11)  http://www.enwhp.org/index.php?id=4.

    Studio (Hämäläinen P., Takala J.) commissionato dall'OIL http://osha.europa.eu/OSH_world_day/occupational_cancer/view?searchterm=occupational %20cancer

    (12)  Cfr. Jukka TAKALA, PE 390.606v01-00.


    ALLEGATO

    al parere del Comitato economico e sociale europeo

    I seguenti emendamenti sono stati respinti nel corso della discussione pur avendo ottenuto più di un quarto dei voti espressi.

    Punto 2.4

    Modificare come segue:

    Occorre continuare a sviluppare È già stato creato un quadro globale di salute e sicurezza sul luogo di lavoro, che deve essere applicato e applicarlo monitorato correttamente in tutta l'UE, .Questo riguarda in particolare in modo da integrare i gruppi vulnerabili che non sono ancora adeguatamente coperti, che hanno difficoltà nel far valere i propri diritti in materia di sicurezza sul luogo di lavoro in particolare i lavoratori precari, e coloro quelli che svolgono un lavoro con un elevato grado di rischio per la salute e quelli che rischiano il posto a causa delle strategie concorrenziali a breve termine dei loro datori di lavoro.

    Motivazione

    Evidente.

    Esito della votazione

    Voti favorevoli: 41 Voti contrari: 45 Astensioni: 10

    Punto 3.3

    Modificare come segue:

    Il Comitato apprezza l'obiettivo della strategia comunitaria di ridurre del 25 % gli incidenti. Ritiene che per realizzarlo occorra elaborare e attuare un piano di azione con obiettivi quantificabili, indicatori e meccanismi di scambio di informazioni che siano credibili e tali da consentire delle comparazioni, e sistemi di sorveglianza. Bisogna anche tenere conto sia delle cause interne degli infortuni sul lavoro, come la mancanza di tempo sufficiente o i ridotti tempi di consegna, che di quelle esterne, che spesso consistono nella negligenza, a sua volta ascrivibile allo stress subito nella vita privata. Oltre che degli infortuni sul lavoro bisogna occuparsi delle malattie professionali, che sono relativamente molto più numerose. Il primo passo verso la prevenzione deve consistere nel riconoscimento delle malattie professionali e nell'estensione di tale concetto. Quando si individua in tempo la causa di una malattia si possono prendere misure tempestive ed eliminarla. Ecco perché va definito un obiettivo quantitativo concreto anche in riferimento al numero di persone che lavorano in condizioni di rischio per la salute — perché ciò incide in misura determinante sul numero delle malattie professionali in futuro — e al numero delle malattie professionali.

    Motivazione

    Evidente.

    Esito della votazione

    Voti favorevoli: 46 Voti contrari: 48 Astensioni: 12


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