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Document 52014DC0330
COMMUNICATION FROM THE COMMISSION TO THE EUROPEAN PARLIAMENT AND THE COUNCIL European Energy Security Strategy
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO Strategia europea di sicurezza energetica
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO Strategia europea di sicurezza energetica
/* COM/2014/0330 final */
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO Strategia europea di sicurezza energetica /* COM/2014/0330 final */
La
prosperità e la sicurezza dell'Unione europea dipendono dalla stabilità e dall'abbondanza
dell'approvvigionamento energetico. Il fatto che i cittadini della maggior
parte degli Stati membri non abbiano più avuto esperienza di interruzioni
durature di tale approvvigionamento dopo quelle causate dalle crisi petrolifere
degli anni settanta testimonia il successo degli Stati membri e dell'Unione nel
garantirlo. Per la maggior parte dei cittadini, l'energia è immediatamente
accessibile, una presenza pervasiva e discreta. Questo stato di cose influenza
notevolmente le decisioni prese a livello nazionale in materia di politica
energetica, giacché la sicurezza dell'approvvigionamento non è valutata sullo
stesso piano rispetto ad altre considerazioni. Tuttavia,
negli inverni del 2006 e del 2009, temporanee interruzioni delle forniture di
gas hanno colpito duramente i cittadini europei di alcuni Stati membri
orientali. Si è trattato di un brusco risveglio alla necessità che l'Unione si
doti di una politica energetica comune. Da allora, molto è stato fatto per
rafforzare la sicurezza energetica dell'UE per quanto attiene all'approvvigionamento
di gas e per ridurre il numero di Stati membri che dipendono da un solo
fornitore. Nonostante i risultati conseguiti nel potenziamento delle
infrastrutture e nella diversificazione dei fornitori, l'Unione resta
vulnerabile agli shock energetici, come chiaramente dimostrato dalle cifre
fornite di seguito. Pertanto, l'Unione deve adottare una strategia incisiva di
sicurezza energetica, che promuova la resilienza a questi shock e interruzioni
dell'approvvigionamento energetico nel breve periodo e riduca la dipendenza da
specifici combustibili, fornitori e rotte nel lungo periodo. I responsabili
politici nazionali ed europei devono comunicare in modo chiaro ai propri
cittadini le scelte da assumere per ridurre la dipendenza. Dati e cifre salienti della sicurezza energetica dell'UE § Attualmente, l'Unione importa il 53% dei propri consumi di energia. La dipendenza da fonti di importazione riguarda il greggio (quasi il 90%) e il gas naturale (66%) nonché, in misura minore, i combustibili solidi (42%) e il combustibile nucleare (40%). § La sicurezza degli approvvigionamenti energetici concerne tutti gli Stati membri, sebbene non tutti siano vulnerabili allo stesso modo. Ciò vale in particolare per le regioni meno integrate e interconnesse, quali l'area del Baltico e l'Europa orientale. § La questione più urgente sul fronte della sicurezza delle forniture è la forte dipendenza da un unico fornitore estero. Ciò vale in particolar modo per il gas ma si riscontra anche per l'energia elettrica: o sei Stati membri dipendono dalla Russia per il totale delle loro importazioni di gas; tre di essi coprono col gas oltre il 25% del proprio fabbisogno energetico. Nel 2013 la Russia ha fornito il 39% delle importazioni di gas naturale nell'UE e il 27% del consumo di gas e ha esportato il 71% del proprio gas in Europa, in primis verso la Germania e l'Italia (cfr. allegato 1); o per quanto concerne l'energia elettrica, tre Stati membri (Estonia, Lettonia e Lituania) dipendono da un unico operatore esterno per la gestione e il bilanciamento delle rispettive reti elettriche. § La bolletta energetica esterna dell'Unione ammonta a oltre 1 miliardo di euro al giorno (circa 400 miliardi di euro nel 2013) e costituisce oltre un quinto delle importazioni complessive dell'UE. L'UE importa oltre €300 miliardi di greggio e prodotti petroliferi, un terzo dei quali proviene dalla Russia. § La sicurezza energetica dell'UE va vista anche nel contesto della crescita della domanda di energia su scala mondiale, che si prevede cresca del 27% da qui al 2030, il che comporterà notevoli cambiamenti nell'approvvigionamento e nei flussi commerciali. La strategia descritta di
seguito si fonda sui punti di forza e sull'esperienza acquisita nell'applicazione
delle attuali politiche, nonché sull'efficacia delle risposte date dall'Unione
a precedenti crisi di approvvigionamento: l'Europa ha compiuto notevoli passi
avanti nel completamento del mercato interno dell'energia attraverso la
moltiplicazione delle interconnessioni; primeggia inoltre a livello mondiale in
termini di intensità energetica e si è dotata di un mix di fonti energetiche
più bilanciato rispetto ai suoi principali partner. Ciononostante, troppo
spesso i temi della sicurezza energetica vengono affrontati solo a livello
nazionale, senza tenere nel debito conto l'interdipendenza tra gli Stati
membri. Un effettivo miglioramento della sicurezza energetica richiede in primo
luogo un approccio collettivo, basato su un mercato interno efficiente e su una
cooperazione più intensa a livello regionale ed europeo, in particolare in
materia di coordinamento dello sviluppo delle reti e di apertura dei mercati;
in secondo luogo, maggiore coerenza nell'azione esterna. Un aspetto collegato,
da conseguirsi attraverso gli strumenti dell'allargamento, è che a questi
principi guida si attengano anche i paesi candidati e potenziali candidati. Attualmente l'UE è la
sola tra le grandi potenze economiche a generare il 50% della propria energia
elettrica senza emissione di gas a effetto serra [1]. Questa
tendenza deve continuare. Nel lungo periodo, la sicurezza energetica dell'Unione
è un tema inscindibile e sinergico rispetto a quello della transizione verso
una economia competitiva a basse emissioni di CO2, che riduca il
ricorso all'importazione di combustibili fossili. Pertanto, la presente strategia
europea di sicurezza energetica è parte integrante del quadro 2030 per le
politiche del clima e dell'energia[2]
ed è pienamente coerente con gli obiettivi europei di competitività e politica
industriale[3].
È pertanto importante che si adottino decisioni in merito in tempi rapidi, come
richiesto dal Consiglio europeo, e che gli Stati membri intensifichino l'impegno
comune a predisporre e attuare piani di lungo periodo per il conseguimento di un'energia
competitiva, sicura e sostenibile. Affrontare il tema della sicurezza
energetica in un contesto in rapida evoluzione richiede flessibilità e capacità
di adattamento e di cambiamento. Di conseguenza la presente strategia dovrà
essere aperta a possibili evoluzioni per rispondere alle mutevoli circostanze. La strategia identifica le
aree per le quali si richiede l'adozione di decisioni o l'attuazione di azioni
concrete nel breve, medio e lungo periodo al fine di rafforzare la sicurezza
energetica. Essa poggia su otto pilastri che, insieme, promuovono una
cooperazione più stretta a vantaggio di tutti gli Stati membri, nel rispetto
delle scelte energetiche nazionali e del principio di solidarietà: 1. azioni immediate volte ad aumentare la capacità dell'Unione di superare
un'interruzione su larga scala nel corso dell'inverno 2014/2015; 2. rafforzare i meccanismi di emergenza/solidarietà, incluso il
coordinamento delle valutazioni dei rischi e dei piani di emergenza; proteggere
le infrastrutture strategiche; 3. moderare la domanda di energia; 4. costruire un mercato interno efficiente e pienamente integrato; 5. aumentare la produzione di energia nell'Unione europea; 6. sviluppare ulteriormente le tecnologie energetiche; 7. diversificare le fonti esterne e le relative infrastrutture; 8. migliorare il coordinamento delle politiche energetiche nazionali e
parlare con una voce sola nella politica energetica esterna.
1.
Azioni immediate volte ad aumentare la capacità
dell'Unione di superare un'interruzione su larga scala nel corso dell'inverno
2014/2015
Alla luce degli attuali eventi in Ucraina e
del rischio di interruzione delle forniture energetiche, le azioni a breve
termine devono concentrarsi su quei paesi che dipendono da un unico fornitore
di gas. Per il prossimo inverno, la Commissione
lavorerà con gli Stati membri, le autorità di regolamentazione, i gestori dei
sistemi di trasmissione e gli operatori del settore per migliorare la capacità
di risposta immediata dell'Unione a possibili interruzioni. Si dovrà prestare
particolare attenzione alle aree vulnerabili, al potenziamento della capacità
di stoccaggio (p.es. sfruttando pienamente la capacità di stoccaggio della
Lettonia nella regione baltica), allo sviluppo dell'inversione dei flussi
(sulla scia del riuscito esempio del memorandum d'intesa tra Slovacchia e Ucraina)
e allo sviluppo di piani per la sicurezza delle forniture a livello regionale;
infine andrà potenziato lo sfruttamento del potenziale offerto dal gas naturale
liquido (GNL). Azioni chiave La Commissione e gli Stati membri dovranno: · intensificare la cooperazione nell'ambito del Gruppo di coordinamento per il gas[4]; in particolare, proseguire il monitoraggio dei flussi di gas naturale nonché dei livelli delle scorte di gas e coordinare su scala europea e/o regionale le valutazioni dei rischi e i piani di emergenza; · aggiornare le valutazioni dei rischi, i piani d'azione preventiva e i piani d'emergenza, in conformità con il regolamento 994/2010; · effettuare prove di stress relative alla sicurezza energetica alla luce dei rischi di interruzioni delle forniture nel corso del prossimo inverno, e sviluppare meccanismi compensativi ove necessario, quali l'aumento delle scorte di gas, lo sviluppo di infrastrutture d'emergenza e dell'inversione dei flussi e la riduzione del consumo energetico o il passaggio a combustibili alternativi nell'immediato; · rafforzare ulteriormente la collaborazione con i fornitori di gas e i gestori dei sistemi di trasmissione per individuare possibili fonti di forniture alternative a breve termine, in particolare il GNL.
2.
Rafforzare i meccanismi di emergenza/solidarietà, incluso
il coordinamento delle valutazioni dei rischi e dei piani di emergenza;
proteggere le infrastrutture strategiche
La principale priorità
dell'Unione è di mettere in campo tutte le misure preparatorie e di pianificazione
atte a migliorare la resilienza a improvvise interruzioni dell'approvvigionamento
energetico, assicurare la protezione delle infrastrutture strategiche e
sostenere collettivamente gli Stati membri particolarmente esposti.
2.1.
Scorte petrolifere
Gli Stati membri sono tenuti a costituire e
mantenere un quantitativo minimo di riserve di greggio e di prodotti
petroliferi; ciò servirà a mitigare il rischio di interruzioni delle forniture[5]. Le scorte attuali sono
equivalenti a circa 120 giorni di consumi, ampiamente superiori al requisito minimo
di 90 giorni. L'obbligo di mantenimento delle scorte in vigore nell'Unione
risponde altresì alle norme in materia fissate dall'Agenzia internazionale per l'energia
(AIE). Questi strumenti si sono rivelati utili ed efficaci. La presenza di
queste scorte a tutela da carenze energetiche materiali svolge un ruolo
fondamentale nel moderare le oscillazioni dei prezzi di mercato nell'eventualità
di situazioni di crisi. Pertanto, l'UE dovrebbe promuovere un ulteriore
rafforzamento della cooperazione e della trasparenza internazionali per quanto
attiene alle scorte e ai mercati petroliferi, in particolare coinvolgendo nuovi
importanti consumatori quali la Cina e l'India.
2.2.
Prevenire e mitigare il rischio di interruzione
delle forniture di gas
A seguito delle crisi delle forniture di gas
del 2006 e del 2009, l'Unione ha potenziato le proprie capacità di
coordinamento al fine di prevenire e mitigare eventuali interruzioni delle
forniture di gas[6].
Gli investimenti in infrastrutture di back-up sono ora obbligatori: entro il 3
dicembre 2014 gli Stati membri dovranno essere in grado di coprire i picchi di
consumo energetico anche in caso di interruzione della principale infrastruttura
produttiva. Inoltre, l'inversione dei flussi dovrà essere operativa in tutte le
interconnessioni transfrontaliere tra Stati membri. L'UE è meglio preparata anche all'eventualità
di interruzioni delle forniture di gas. Vi sono norme europee volte ad
assicurare l'approvvigionamento ai clienti protetti (quelli che utilizzano il
gas per il riscaldamento) in situazioni climatiche avverse, ad esempio nel caso
di guasto alle infrastrutture nella stagione invernale; inoltre gli Stati
membri sono tenuti a predisporre piani di preparazione e di risposta alle
emergenze. Il gruppo di coordinamento per il gas, che comprende gli Stati
membri, le autorità di regolamentazione e tutte le parti interessate, sì è
rivelato un'efficace piattaforma europea per lo scambio di informazioni tra gli
esperti e il coordinamento delle azioni. Le norme succitate realizzano un
quadro europeo che crea fiducia ed assicura solidarietà in quanto garantisce
che gli Stati membri ottemperino alle proprie responsabilità nazionali e,
collettivamente, rafforzino la sicurezza degli approvvigionamenti energetici. L'esperienza
maturata ad oggi sul tema della sicurezza dell'approvvigionamento di gas ha
dimostrato le sinergie conseguibili con il rafforzamento della cooperazione tra
gli Stati, ad esempio sviluppando valutazioni dei rischi (prove di stress) e
piani per la sicurezza dell'approvvigionamento a livello regionale ed europeo,
un quadro normativo in materia di stoccaggio di gas che ne riconosca l'importanza
strategica per la sicurezza degli approvvigionamenti o, ancora, una definizione
più precisa a livello europeo del concetto di "clienti protetti". Ciò
si andrà a inserire nella revisione complessiva della normativa vigente e dell'attuazione
del regolamento sulla sicurezza dell'approvvigionamento del gas, che sarà
completata dalla Commissione entro la fine del 2014. Inoltre,
a livello internazionale, si potrebbero prevedere, insieme ai principali
partner strategici, nuovi strumenti per la sicurezza degli approvvigionamenti.
La messa in comune di una parte minima delle attuali scorte di sicurezza per
formare una riserva virtuale di capacità comune – per esempio in seno all'AIE –
potrebbe consentire una risposta rapida nell'eventualità di una interruzione
dell'approvvigionamento di dimensioni contenute[7].
2.3.
Protezione delle infrastrutture critiche
L'Unione ha iniziato a sviluppare una politica
volta alla protezione fisica delle infrastrutture (contro minacce, pericoli
etc.) anche energetiche[8].
Un altro aspetto su cui incentrare l'attenzione è quello della sicurezza
informatica. E' inoltre necessario avviare un ampio dibattito sulla protezione
delle infrastrutture energetiche strategiche quali i sistemi di trasmissione
del gas e dell'energia elettrica che forniscono servizi essenziali a tutti i
consumatori. Tale dibattito dovrebbe affrontare il tema del controllo delle
infrastrutture strategiche da parte di entità non unionali, in particolare
società di proprietà statale, banche nazionali o fondi sovrani dei principali
paesi fornitori, che mirano a penetrare nel mercato europeo dell'energia o a
ostacolare la diversificazione piuttosto che a favorire lo sviluppo delle reti
e delle infrastrutture dell'Unione. E' necessario garantire che tutte le
operazioni di acquisizione di infrastrutture strategiche da parte di acquirenti
di paesi terzi siano conformi alla vigente normativa UE. Un ulteriore tema da
valutare è quello dei vantaggi offerti da un adeguato bilanciamento, all'interno
del sistema energetico d'insieme, tra produzione centralizzata e decentrata, al
fine di realizzare un sistema economicamente efficiente e in grado di sostenere
l'impatto di interruzioni di erogazione nelle infrastrutture produttive
principali. Le norme vigenti in materia di separazione
(unbundling) delle attività di trasmissione del gas già prevedono un meccanismo
atto ad assicurare che i gestori dei sistemi di trasmissione controllati da
entità extra-UE siano soggetti agli stessi obblighi imposti ai gestori
controllati da entità UE. Tuttavia, i recenti tentativi di alcuni gestori
extra-UE di eludere le norme dell'UE nel territorio dell'Unione potrebbero
indurre un'applicazione più rigorosa e forse anche un rafforzamento delle norme
vigenti a livello unionale e dei singoli Stati membri. In questo contesto va
altresì garantito il rispetto della normativa UE in materia di mercato interno,
in particolare per quanto attiene agli appalti pubblici.
2.4.
Meccanismi di solidarietà tra gli Stati membri
La solidarietà, che è un tratto fondante dell'UE,
impone che si presti assistenza concreta agli Stati membri particolarmente
esposti a gravi interruzioni delle forniture energetiche. Sarà inoltre
necessario realizzare e rivedere regolarmente un'adeguata pianificazione delle
emergenze, sulla base di prove di stress sui sistemi energetici e di
discussioni con le autorità nazionali e gli operatori del settore, al fine di
garantire livelli minimi di forniture intra-UE di combustibili alternativi ad
integrazione delle scorte di emergenza. Alla luce degli eventi attuali, l'attenzione
nell'immediato va concentrata sugli Stati membri ai confini orientali dell'UE;
ove opportuno, i paesi candidati e potenziali candidati potrebbero essere
associati a tali meccanismi. Azioni chiave La Commissione si impegna a: rivedere i meccanismi in essere al fine di salvaguardare la sicurezza degli approvvigionamenti energetici e proporne il rafforzamento, ove necessario, insieme a misure atte a proteggere le infrastrutture energetiche strategiche e a realizzare un buon equilibrio tra impianti centralizzati e decentrati; proporre agli Stati membri e agli operatori del settore l'adozione di nuovi meccanismi di coordinamento delle emergenze nonché piani per la fornitura dell'energia ai paesi nei momenti di bisogno, sulla base delle valutazioni dei rischi (prove di stress sulla sicurezza energetica). Nell'immediato, l'attenzione dovrebbe incentrarsi sugli Stati membri ai confini orientali dell'UE.
3.
moderare la domanda di energia
La moderazione della domanda energetica è uno
degli strumenti più efficaci per ridurre la dipendenza dell'Unione dall'energia
esterna e la sua esposizione agli aumenti dei prezzi. L'attuale situazione
rende particolarmente urgente il raggiungimento dell'obiettivo di efficienza
energetica dell'Unione già fissato al 20%, che produrrà un risparmio di energia
primaria di 371 megatonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) al 2020 rispetto
alle proiezioni. Sarà possibile realizzare questi risparmi a condizione che le
misure previste nella normativa pertinente vengano applicate in modo rigoroso e
senza ritardi. Si fa riferimento in particolare alla direttiva sull'efficienza
energetica e alla direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia. Il conseguimento di risparmi energetici
significativi richiede una chiara identificazione dei settori prioritari nonché
la disponibilità di capitali di investimento di facile accesso. Dando impulso
alla ristrutturazione degli edifici si potrebbe ridurre di circa tre quarti la
domanda energetica nel settore dell'edilizia, che da solo è responsabile di
circa il 40% dei consumi energetici nell'Unione e di un terzo dell'utilizzo del
gas naturale[9].
Anche il miglioramento delle reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento può
fornire un importante contributo. A sua volta, il settore industriale assorbe
circa un quarto del gas utilizzato nell'UE e presenta un significativo
potenziale di risparmio energetico nell'ambito di un sistema rafforzato di
scambio delle quote di emissioni proposto dalla Commissione nell'ambito del
quadro 2030 per il clima e l'energia[10]. Al fine di stimolare ulteriori investimenti del settore privato, che
può svolgere un ruolo fondamentale, i Fondi strutturali e di investimento
europei (fondi SIE) hanno riservato[11]
un minimo di 27 miliardi di euro specificatamente per gli investimenti nelle
tecnologie a basse emissioni di CO2, ivi inclusi quelli nell'efficienza
energetica. Le ultime analisi della programmazione dei fondi da parte degli
Stati membri rivelano che l'effettivo ammontare di questi investimenti
aumenterà fino a oltre 36 miliardi di euro. Gli strumenti finanziari messi in
campo con il contributo dei fondi ESI[12]
possono attrarre ulteriori investimenti privati mentre i nuovi modelli
commerciali delle società di servizi energetici (ESCO) possono conseguire risparmi nell'intero sistema energetico. Azioni chiave Gli Stati membri dovranno: accelerare l'adozione delle misure intese a conseguire l'obiettivo di efficienza energetica al 2020, ponendo l'accento sul riscaldamento e l'isolamento in particolare nel settore dell'edilizia e dell'industria, in particolare attraverso: o un'attuazione ambiziosa della direttiva sull'efficienza energetica e della direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia; o il rafforzamento del sostegno normativo e finanziario pubblico al fine di accelerare il tasso di ristrutturazione degli edifici e il miglioramento o la realizzazione dei sistemi di teleriscaldamento; o la promozione di servizi energetici e di produzione energetica basati su nuove tecnologie in cui il sostegno finanziario dell'Unione, in particolare tramite i fondi strutturali e di investimento europeo (fondi SIE), possa integrare i regimi di finanziamento nazionali; o l'accelerazione dell'attuazione dei piani d'azione per l'energia sostenibile presentati dai Comuni aderenti al Patto dei sindaci; o la promozione dell'efficienza energetica nel settore industriale attraverso il rafforzamento del sistema di scambio di quote di emissione dell'UE. La Commissione si impegna a: riesaminare la direttiva sull'efficienza energetica nel corso di questa estate per valutare i progressi compiuti verso il raggiungimento dell'obiettivo di efficienza energetica al 2020 ed a indicare le modalità con le quali l'efficienza energetica potrà contribuire al quadro 2030 per le politiche del clima e dell'energia; identificare settori prioritari chiari nell'edilizia residenziale, nei trasporti e nell'industria nei quali il miglioramento dell'efficienza energetica può essere conseguito nel medio e lungo periodo anche dagli Stati membri più vulnerabili alle interruzioni delle forniture; identificare gli ostacoli che tuttora si frappongono alla realizzazione dell'efficienza energetica e allo sviluppo di un mercato funzionante dei servizi di efficienza energetica e proporre modalità per affrontare tali ostacoli attraverso misure non legislative; riesaminare la direttiva sull'etichettatura energetica e quella sulla progettazione ecocompatibile in base all'esperienza acquisita al fine di assicurare una riduzione più efficace dei consumi energetici e di altri impatti ambientali dei prodotti. 4.
Costruire un
mercato interno efficiente e pienamente integrato La realizzazione di un mercato interno europeo
dell'energia è fondamentale per la sicurezza energetica, in quanto è il
meccanismo che consente di ottenerla in modo economicamente sostenibile. Gli
interventi pubblici che influenzano questo contesto di mercato, quali le
decisioni prese a livello nazionale in materia energie rinnovabili o di obiettivi
efficienza, le decisioni di sostegno agli investimenti nella produzione
nucleare (o allo smantellamento degli impianti nucleari) o le decisioni di
sostenere progetti infrastrutturali chiave (quali Nord Stream, South Stream,
TAP o un terminale GNL baltico) vanno discussi a livello europeo e/o regionale,
per far sì che le decisioni di un singolo Stato membro non minino la sicurezza
delle forniture energetiche in un altro. Esistono vari strumenti a livello dell'Unione
per realizzare detti progetti in conformità con l'acquis e secondo
procedure coordinate (la normativa del mercato interno, le linee guida sulle
TEN-E, il controllo sugli aiuti di Stato). Per realizzare un'efficace strategia
europea di sicurezza energetica è necessario che gli strumenti di attuazione
siano preceduti da una discussione strategica a livello dell'Unione, non solo a
livello nazionale.
4.1.
Migliorare l'efficienza del mercato interno dell'energia
elettrica e del gas
Il terzo pacchetto del mercato interno dell'energia
stabilisce il quadro all'interno del quale dovrà svilupparsi il mercato interno
europeo. I capi di Stato hanno convenuto che il mercato interno si realizzi
entro il 2014. Vi sono sviluppi positivi, ma resta ancora molto da fare. Si sono registrati progressi nell'integrazione
dei mercati regionali. Mercati competitivi e liquidi offrono un'efficace
garanzia contro gli abusi di mercato o di potere politico da parte di singoli
fornitori. Meccanismi di scambio consolidati e mercati a pronti liquidi possono
offrire soluzioni a breve termine efficaci in caso di interruzioni del servizio,
come già avviene per il petrolio e il carbone. Lo stesso grado di sicurezza si
può ottenere per il gas e l'energia elettrica, a condizione che siano
disponibili capacità di gasdotti e reti elettriche adeguate per trasmettere le
forniture da un luogo all'altro. L'approccio regionale continuerà come già in
passato a svolgere un ruolo decisivo per l'integrazione del mercato energetico
europeo in termini di scambi transfrontalieri, nonché di sicurezza delle
forniture (anche tramite meccanismi di capacità[13], ove necessario). I
paesi nordici (Finlandia, Svezia, Danimarca e Norvegia) hanno dato l'esempio
nel settore elettrico, integrando precocemente i loro mercati all'interno di
NordPool. Dal canto suo, il Forum pentalaterale dell'Europa nord-occidentale
(che include Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo e Austria) ha
avviato progetti di integrazione innovativi nei settori dell'energia elettrica
e del gas. Anche i gestori dei sistemi di trasmissione e le autorità di
regolamentazione hanno avviato importanti iniziative verso l'accoppiamento dei
mercati dell'energia elettrica in varie aree[14].
Per quanto concerne il gas, un risultato di importanza paragonabile è la
realizzazione della piattaforma PRISMA nel 2013, all'interno della quale si
mette all'asta la capacità di interconnessione delle reti di 28 gestori di
sistemi di trasmissione responsabili del trasporto del 70% del gas europeo
secondo procedure trasparenti e uniformi. Ciononostante, persiste un ritardo nello
sviluppo di mercati competitivi e pienamente integrati negli Stati baltici e
nell'Europa sud-orientale, il che priva tali regioni dei relativi vantaggi di
sicurezza dell'approvvigionamento. Sono pertanto necessari approcci mirati,
volti ad accelerare lo sviluppo di infrastrutture critiche (vedasi punto 4.2),
nonché la realizzazione in queste regioni, di hub gasieri regionali. La corretta attuazione dei codici di rete per il
settore del gas consentirà di migliorare in modo significativo la sicurezza
energetica, in quanto rafforzerà l'accesso trasparente e non discriminatorio ai
sistemi di trasmissione, consentendo un flusso libero e flessibile del gas in
tutta l'Unione. È inoltre necessario continuare ad applicare
vigorosamente la normativa antitrust e di controllo delle fusioni societarie,
giacché essa garantisce che la sicurezza dell'approvvigionamento dell'UE non
venga indebolita da comportamenti anticoncorrenziali o da un consolidamento o
un'integrazione verticale delle società energetiche in senso
anticoncorrenziale.
4.2.
Accelerare la costruzione di interconnettori chiave
Per realizzare un mercato interno dell'energia
realmente integrato e competitivo sono necessari non solo un quadro normativo
comune, ma anche sviluppi significativi dell'infrastruttura di trasporto dell'energia,
in particolare interconnessioni transfrontaliere tra gli Stati membri. La
Commissione stima le risorse necessarie all'uopo da qui al 2020 in circa 200
miliardi di euro, ma ritiene che sul mercato sia attualmente possibile reperire
solo circa la metà di questa somma. Il regolamento sugli orientamenti per le reti
transeuropee nel settore dell'energia e il meccanismo per collegare l'Europa (Connecting
Europe Facility, CEF) sono stati progettati al fine di identificare ed
assicurare la rapida attuazione dei progetti strategici necessari per l'Europa
lungo 12 corridoi e aree prioritari. Il primo elenco di progetti di interessi
comune (PIC) elaborato dall'Unione è stato adottato nel 2013. L'obiettivo
principale della politica infrastrutturale dell'UE è ora di assicurare la
tempestiva attuazione dei PCI, grazie a procedure snelle di concessione delle
autorizzazioni e ai 5,8 miliardi di euro del CEF. Il CEF costituisce solo
circa il 3% dell'investimento di 200 miliardi di euro necessario da qui al
2020, ma può fare leva anche su altri fondi attraverso strumenti finanziari. Per
sfruttare appieno il CEF occorre indirizzarlo a pochi progetti strategici, combinandolo
con gli sforzi delle autorità di regolamentazione volti a finanziare parte
delle infrastrutture attraverso tariffe di rete e con l'impegno degli Stati
membri a utilizzare i fondi strutturali e i fondi di investimento europei ove
possibile. Sia durante la fase di rilascio delle autorizzazioni che in quella
di attuazione dei progetti si dovrà tenere debito conto della normativa e degli
orientamenti dell'UE vigenti in materia ambientale[15] per
assicurare la compatibilità ambientale di ogni progetto e ottenere il sostegno
e l'accettazione dell'opinione pubblica. 27 progetti relativi al gas e 6 all'energia elettrica
sono stati riconosciuti di importanza cruciale per la sicurezza energetica dell'Unione
europea nel breve e nel medio periodo (vedasi elenco indicativo all'allegato
2), perché si prevede che la loro attuazione aumenti la diversificazione delle
possibilità di approvvigionamento e la solidarietà nelle aree più vulnerabili
dell'Europa. Si prevede il completamento di circa metà di questi progetti entro
il 2017, mentre per i progetti rimanenti la data di messa in servizio prevista
arriva fino al 2020. L'ampia maggioranza di questi progetti cruciali è ubicata
nell'Europa orientale e sud-occidentale, a un costo stimato intorno ai 17
miliardi di euro. I PIC strategici sono soprattutto progetti su larga scala, ad
eccezione di alcuni terminali di GNL e progetti di stoccaggio, e sono pertanto
intrinsecamente complessi e soggetti a ritardi. Di conseguenza, per riuscire ad
accelerarne l'attuazione non è sufficiente il sostegno del CEF già in fase
iniziale. La Commissione intende pertanto intensificare il proprio sostegno a
tali progetti riunendo i rispettivi promotori per discutere le opzioni tecniche
ai fini di una rapida attuazione, e le autorità nazionali di regolamentazione per
concordare la ripartizione dei costi e dei finanziamenti tra i paesi, nonché i
ministri competenti per assicurare un deciso sostegno politico in previsione sia
del primo bando di gara che di quelli successivi. Nel marzo 2014 le conclusioni del Consiglio
europeo sollecitavano: "la rapida attuazione di tutte le misure per
conseguire l'obiettivo di realizzare l'interconnessione di almeno il 10% della
loro capacità di produzione elettrica installata per tutti gli Stati membri". Attualmente il livello medio di interconnessione è di circa l'8%. Alla
luce dell'importanza delle interconnessioni per rafforzare la sicurezza dell'approvvigionamento,
e della necessità di facilitare il commercio transfrontaliero, la Commissione
europea propone di alzare l'attuale obiettivo di interconnessione del 10%
portandolo al 15% entro il 2030, tenendo conto degli aspetti relativi ai costi
e delle potenzialità per gli scambi commerciali nelle regioni di riferimento. 4.3.
Il mercato petrolifero europeo La Russia è oggi uno dei principali fornitori
dell'Unione europea del greggio raffinato all'interno dell'Unione e alcune
raffinerie sono ottimizzate per trasformare questi tipi di greggio. Sebbene l'attuale
capacità di raffinazione sia sufficiente a coprire la domanda complessiva di
prodotti petroliferi, l'UE è esportatore netto di benzina e importatore netto
di diesel, soprattutto dalla Russia e dagli Stati Uniti. Data l'interdipendenza
tra Unione europea, Stati Uniti e Russia per quanto riguarda il petrolio (disponibilità
di scorte, capacità di commerciarlo e trasportarlo su scala mondiale), l'Unione
europea non corre rischi immediati di approvvigionamento in materia. Tuttavia alcune
questioni vanno seguite attentamente e richiedono un coordinamento strategico più
ampio della politica petrolifera dell'Unione: -
la dipendenza del settore UE della raffinazione dal
greggio russo; -
l'aumentata concentrazione nell'industria
petrolifera russa e l'incremento di acquisizioni di capacità di raffinazione
dell'Unione da parte di compagnie petrolifere russe; -
il consumo di prodotti raffinati nei trasporti. Il comparto della raffinazione dell'Unione si
trova di fronte a importanti sfide per mantenersi competitivo, come testimoniano
la riduzione della capacità di raffinazione e gli investimenti esteri, in particolare
di società russe che contribuiscono all'aumento della dipendenza dal greggio
russo. È importante mantenere capacità di raffinazione competitive in Europa
per evitare la dipendenza da prodotti petroliferi raffinati d'importazione e
per poter trasformare le partite di greggio con un sufficiente grado di
flessibilità[16]. Nel lungo periodo sarà necessario ridurre la
dipendenza petrolifera dell'Unione, in particolare nei trasporti. La Commissione ha predisposto una serie di misure,
volte alla riduzione delle emissioni di gas a affetto serra e del consumo di
carburanti per i trasporti, che includono una strategia sui
carburanti alternativi[17],[18]. Azioni chiave Gli Stati membri dovranno: rafforzare la cooperazione regionale tra Stati membri in modo che interconnettori, modalità di bilanciamento, meccanismi di capacità e integrazione dei mercati contribuiscano alla sicurezza energetica; completare il recepimento della normativa sul mercato interno dell'energia, come previsto, entro la fine del 2014, in particolare per quanto concerne le norme su separazione, inversione dei flussi e accesso agli impianti di stoccaggio del gas; rafforzare le discussioni in merito alla direttiva sulla tassazione dell'energia, in modo da ridurre gli incentivi fiscali a favore del diesel e ristabilire l'equilibrio tra la capacità di raffinazione e il consumo di prodotti petroliferi nell'Unione. Si dovrà altresì considerare l'introduzione di una fiscalità di favore per i combustibili alternativi, in particolare quelli da fonti rinnovabili; intensificare l'impegno per attuare la direttiva di recente approvazione sulla realizzazione di un'infrastruttura per i combustibili alternativi. I gestori dei sistemi di trasmissione dovranno: accelerare l'attuazione dei codici di rete per il gas e l'energia elettrica. La Commissione si impegna a: accelerare le procedure di infrazione relative alla normativa del mercato interno ove necessario; collaborare con gli Stati membri per assicurare una rapida attuazione di tutti i progetti di interesse comune e altre misure volte a raggiungere l'obiettivo di interconnettere almeno il 10% della propria capacità elettrica installata per tutti gli Stati Membri entro il 2020 e l'obiettivo del 15% entro il 2030. Coordinare tutti i fondi comunitari disponibili, ivi inclusi CEF, SIE e il sostegno della Banca europea per gli investimenti, per accelerare la costruzione di interconnettori chiave e la relativa infrastruttura nazionale e regionale; valutare, in cooperazione con gli Stati membri e le rispettive autorità di regolamentazione nazionali, le misure da adottare per accelerare la CBCA[19] appropriata per i progetti strategici di cui all'allegato 2 e tutte le misure capaci di consentirne il completamento nell'arco dei prossimi due o tre anni; discutere con i rappresentanti dell'industria e gli Stati membri le modalità di diversificazione delle forniture di greggio alle raffinerie dell'Unione, al fine di ridurre la dipendenza dalla Russia; perseguire un'agenda commerciale attiva che assicuri l'accesso alle esportazioni petrolifere e limiti le pratiche distorsive promuovendo rigorose discipline commerciali nel settore energetico e assicurandone l'adeguata attuazione laddove opportuno; identificare risorse strategiche a livello dell'intera Unione nella catena del valore petrolifera e azioni coordinate per assicurare che il consolidamento della capacità di raffinazione dell'Unione si realizzi in modalità tali da migliorare la diversificazione energetica dell'Unione; cooperare con l'AIE per monitorare la catena del valore petrolifera e assicurare la promozione della trasparenza dei dati relativi ai flussi, agli investimenti e alla proprietà.
5.
Aumentare la produzione di energia nell'Unione
europea
L'Unione può
ridurre la dipendenza da specifici produttori e combustibili potenziando l'uso
di fonti energetiche interne. 5.1.
Aumentare la produzione di energia nell'Unione
europea Nel corso degli ultimi due decenni, la
produzione energetica interna dell'Unione è calata costantemente[20]
nonostante l'aumento della produzione da fonti rinnovabili. È comunque
possibile rallentare questa tendenza nel medio periodo rafforzando
ulteriormente il ricorso a fonti rinnovabili e all'energia nucleare, nonché
attraverso una produzione sostenibile di combustibili fossili competitivi
laddove si ricorra a tali opzioni. Energia rinnovabile Grazie al crescente ricorso a fonti
rinnovabili il risparmio sui costi dei combustibili di importazione è dell'ordine
di almeno 30 miliardi di euro all'anno. Nel 2012 si stima che l'energia da
fonti rinnovabili abbia costituito il 14,1% dei consumi energetici finali dell'Unione,
percentuale che dovrebbe raggiungere l'obiettivo del 20% nel 2020. Per il
periodo successivo al 2020 la Commissione propone di aumentare la quota di
energia rinnovabile portandola a un livello minimo del 27% entro il 2030. L'energia elettrica e il riscaldamento da
fonti rinnovabili offrono un ampio potenziale di efficienza economica per
ridurre ulteriormente l'uso del gas naturale in vari settori entro la fine di
questo decennio. In particolare, il passaggio alle fonti di energia rinnovabili
interne per il riscaldamento può sostituire quantitativi significativi di
combustibili di importazione. Secondo i rispettivi piani nazionali per le
energie rinnovabili, gli Stati membri prevedono già attualmente di aggiungere
ulteriori 29 megatonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) per il riscaldamento
da fonti rinnovabili e ulteriori 39 Mtep di energia elettrica rinnovabile tra
il 2012 e il 2020. Questi piani potrebbero essere "prefinanziati" con
fondi nazionali SIE in coordinamento con la BEI e con il sostegno delle istituzioni
finanziarie internazionali. Così come per le infrastrutture, la maggior parte
degli investimenti in quest'area dovrebbe provenire dal settore privato. La scelta delle energie rinnovabili va
abbracciata senza esitazione, ma vi sono perplessità in merito ai costi e all'impatto
sul funzionamento del mercato interno. Grazie alla riduzione dei costi delle
tecnologie, molte fonti energetiche rinnovabili diventano sempre più
concorrenziali e pronte a entrare sul mercato (per esempio l'energia eolica a
terra). Per poterle integrare su larga scala occorreranno reti energetiche più
intelligenti e nuove soluzioni per lo stoccaggio dell'energia. Potrebbe essere
altresì necessario considerare l'introduzione di meccanismi di capacità a
livello regionale[21].
Le nuove linee guida in materia di aiuti di Stato per la protezione ambientale
e l'energia nel 2014-2020 contribuiranno a realizzare gli obiettivi nazionali
2020 in materia di energie rinnovabili in modo più efficiente sotto il profilo
dei costi. Idrocarburi e carbone pulito Lo sfruttamento delle risorse convenzionali
petrolifere e di gas in Europa, sia nelle aree di produzione tradizionali (ad
esempio nel Mare del Nord), sia nelle aree di recente sfruttamento (ad esempio,
Mar Mediterraneo orientale e Mar Nero) dovrebbe essere sviluppato in piena
ottemperanza con la normativa energetica e ambientale, ivi inclusa la nuova
direttiva sulla sicurezza offshore[22].
La produzione di petrolio e gas da fonti non convenzionali in Europa, in
particolare il gas di scisto, potrebbe compensare parzialmente il calo della
produzione di gas convenzionale[23],
purché si risolvano adeguatamente le problematiche relative all'accettazione
dell'opinione pubblica e all'impatto ambientale[24]. Attualmente, alcuni
Stati membri stanno effettuando attività esplorative iniziali. È necessaria una
panoramica più precisa delle riserve non convenzionali dell'Unione (risorse
sfruttabili in maniera economicamente conveniente) al fine di consentire, ove
possibile, il passaggio alla produzione su scala commerciale. Negli ultimi vent'anni si è registrato nell'Unione
un calo sia della produzione nazionale, sia del consumo del carbone.
Ciononostante il carbone e la lignite costituiscono tuttora una quota
importante della produzione di energia elettrica in vari Stati membri e
rappresentano circa il 27% del totale a livello europeo. Sebbene l'Unione
importi attualmente circa il 40% dei propri combustibili solidi, questi
materiali provengono da un mercato mondiale efficiente e diversificato che offre
all'Unione una base di importazione sicura. A causa delle emissioni di CO2
dalla combustione del carbone e della lignite, questi combustibili potranno
avere un futuro a lungo termine nell'Unione solo con il ricorso alle tecnologie
di cattura e stoccaggio del CO2 (CCS). Le CCS offrono inoltre le
possibilità di migliorare ulteriormente il recupero di gas e petrolio che
altrimenti resterebbe inutilizzato. Pertanto, alla luce dell'uso tuttora
piuttosto limitato delle CCS saranno necessari ulteriori investimenti in
ricerca, sviluppo e realizzazione perché questa tecnologia dia i massimi
benefici. Azioni chiave Gli Stati membri dovranno: continuare a sviluppare l'utilizzo di fonti rinnovabili al fine di conseguire l'obiettivo del 2020 nel contesto di un approccio di mercato; avviare l'europeizzazione dei sistemi di sostegno alle fonti rinnovabili tramite il coordinamento rafforzato dei regimi di sostegno nazionale; nel settore del riscaldamento, accelerare il passaggio a tecnologie basate su fonti rinnovabili; assicurare quadri normativi nazionali stabili per le fonti rinnovabili ed eliminare gli ostacoli burocratici; facilitare l'accesso a strumenti di finanziamento per i progetti degli impianti rinnovabili di tutti i tipi (di grandi e piccole dimensioni) attraverso un'iniziativa concertata della Banca europea per gli investimenti e delle banche d'investimento nazionali, anche tramite ricorso ai fondi SIE, se opportuno; sfruttare, laddove questa opzione venga prescelta, gli idrocarburi e il carbone pulito, tenendo conto delle priorità di decarbonizzazione; snellire le procedure amministrative nazionali per i progetti sugli idrocarburi, anche tramite valutazioni strategiche dell'impatto e l'istituzione di sportelli unici per le procedure di rilascio delle autorizzazioni, in conformità con le linee guida della Commissione sullo snellimento delle procedure di valutazione ambientale per le infrastrutture energetiche e i progetti di interesse comune e sulle VIA per i progetti transfrontalieri di grandi dimensioni[25]; valutare le potenzialità degli idrocarburi non convenzionali tenendo pienamente conto della raccomandazione 2014/70/UE al fine di assicurare l'aderenza alle norme ambientali più rigorose; sostenere progetti dimostrativi di cattura e stoccaggio del CO2, in particolare quelli cofinanziati dal programma NER 300 e dal programma energetico europeo per la ripresa, come ad esempio il progetto ROAD. La Commissione si impegna a: istituire una rete scientifica e tecnologica europea sull'estrazione degli idrocarburi non convenzionali; organizzare uno scambio di informazioni tra gli Stati membri, i comparti industriali interessati e le organizzazioni ambientaliste non governative, al fine di realizzare documenti di riferimento sulle migliori tecniche disponibili per quanto riguarda l'esplorazione e produzione di idrocarburi; assicurare la piena attuazione e revisione della direttiva CCS e decidere in merito alla seconda tornata di premi nell'ambito del programma NER 300; promuovere lo sviluppo tecnologico e commerciale delle fonti rinnovabili nell'ambito di negoziati multilaterali e bilaterali. 6.
Sviluppare
ulteriormente le tecnologie energetiche L'attuale piano
per la riduzione della dipendenza energetica dell'Unione richiede modifiche
significative al sistema energetico nel medio e lungo periodo che non potranno
realizzarsi senza un deciso impulso allo sviluppo delle nuove tecnologie
energetiche. Tali nuove tecnologie sono necessarie per ridurre ulteriormente la
domanda di energia primaria, diversificare e consolidare le opzioni di approvvigionamento
(sia esterne sia interne) e ottimizzare l'infrastruttura delle reti energetiche
in modo da trarre pieno beneficio dalla diversificazione. Le nuove
tecnologie possono fornire soluzioni efficaci sotto il profilo dei costi, per
migliorare l'efficienza degli edifici e dei sistemi di riscaldamento locali, offrire
nuove soluzioni di stoccaggio dell'energia e ottimizzare la gestione delle
reti. Per conseguire
questi risultati l'Unione e gli Stati membri dovranno effettuare importanti
investimenti in ricerca e innovazione nel settore energetico. L'attivazione di
un'ampia gamma di nuove tecnologie energetiche sarà cruciale al fine di
assicurare che un numero sufficiente di esse raggiunga effettivamente il
mercato consentendo agli Stati membri di realizzare le rispettive scelte di mix
energetico. Tali investimenti
devono comprendere l'intera filiera tecnologica a partire dai materiali
(incluse le materie prime di importanza primaria) fino alla produzione, per
limitare la dipendenza dell'Unione, oltre che dalle importazioni di
combustibili, anche da tecnologie estere. In ultima analisi una tale strategia
può essere attuata solo se è parte integrante della politica unionale di
ricerca e innovazione in campo energetico. Al fine di massimizzare gli effetti di questi
investimenti sarà necessario rafforzare il coordinamento tra gli Stati membri
nonché tra questi ultimi e la Commissione. Inoltre, in particolare per la messa
in campo di progetti dimostrativi su larga scala, saranno indispensabili
strumenti finanziari per stimolare investimenti più consistenti del settore
industriale, per esempio attraverso la Banca europea per gli investimenti. Azione chiave La Commissione si impegna a: inserire la sicurezza energetica a pieno titolo nell'attuazione delle priorità del programma quadro di ricerca e innovazione - Orizzonte 2020 (2014-2020) e assicurare che la tabella di marcia integrata del piano strategico europeo per le tecnologie energetiche sia in linea con la strategia europea di sicurezza energetica.
7.
Diversificare le fonti esterne e le relative
infrastrutture
7.1.
Gas
Circa il 70% del gas consumato nell'Unione è
di provenienza esterna. Si prevede[26]
che la quota rimanga stabile sino al 2020 e successivamente aumenti leggermente
fino a circa 340-350 miliardi m3 entro il 2025-2030. Nel 2013, il
39% delle importazioni di gas in volume proveniva dalla Russia, il 33% dalla
Norvegia ed il 22% dal Nordafrica (Algeria e Libia). Altri paesi esportatori
forniscono la quota residuale che ammonta circa al 4%. Le importazioni di GNL
da questi e da altri paesi (come il Qatar e la Nigeria), dopo un periodo di
progressiva crescita con un picco al 20% sono successivamente calate a circa il
15% a causa dei prezzi più elevati in Asia. È prioritario da un lato diversificare
maggiormente i fornitori di gas naturale e dall'altro mantenere volumi di
importazione sostanziosi da fornitori affidabili. Secondo le previsioni, nei
prossimi anni il ruolo del GNL come importante fonte di diversificazione si
confermerà e tenderà ad aumentare: nuove forniture di GNL dall'America settentrionale,
dall'Australia e dal Qatar e nuove scoperte nell'Africa orientale amplieranno
le dimensioni e la liquidità dei mercati mondiali del GNL. Negli Stati Uniti si
prevede che il primo impianto di liquefazione sulla costa orientale sia messo
in servizio entro il 2015-2017 con una capacità di circa 24 miliardi m3/anno.
Vi sono vari altri progetti simili in corso di sviluppo: si prevede che la maggior
parte dei volumi sarà convogliata verso i mercati asiatici, ma alcune società
europee stanno già negoziando contratti di approvvigionamento di GNL con i
produttori statunitensi. Questi sviluppi dovrebbero essere agevolati traducendone
opportunamente le priorità nella politica esterna dell'UE, in particolare nei
negoziati in corso in vista di un partenariato trans-atlantico sul commercio e
gli investimenti (TTIP). Si prevede una potenziale crescita della produzione
sia in Norvegia (sino a 111 miliardi m3/anno nel 2018, rispetto al
livello attuale di 106 miliardi m3i/anno) sia in Nordafrica (risorse
di idrocarburi potenzialmente immense inesplorate o non sfruttate, con il
vantaggio della vicinanza geografica). L'Unione dovrebbe migliorare le
interconnessioni interne per assicurare che il gas proveniente da questi
fornitori raggiunga tutti i mercati regionali secondo gli attuali obiettivi di
interconnessione. Oltre a rafforzare i rapporti con i fornitori
attuali, la politica energetica dell'Unione dovrebbe altresì perseguire l'obiettivo
di aprire la strada a nuove fonti. La realizzazione del corridoio meridionale e
i progetti di interesse comune identificati rappresentano un elemento
importante in quest'ottica giacché preparano il terreno alle forniture dalla
regione del Caspio e oltre. È di importanza essenziale perseguire un'agenda
commerciale attiva in questa regione per assicurare l'accesso ai mercati ma
anche per sviluppare infrastrutture di importanza strategica la cui fattibilità
dipende dall'accesso a volumi di esportazioni sufficienti. In una fase iniziale
si prevede che entro il 2020, 10 miliardi di m3/anno di gas naturale
prodotti in Azerbaijan raggiungeranno il mercato europeo attraverso il
corridoio meridionale del gas. Questo nuovo gasdotto rivestirà anche un ruolo
cruciale di collegamento col Medio Oriente. L'infrastruttura attualmente
prevista in Turchia potrebbe avere una capienza fino a 25 miliardi di m3/anno
per il mercato europeo. Nel lungo periodo altri Paesi come il Turkmenistan, l'Iraq
e l'Iran, se sono soddisfatte le condizioni per revocare il regime di sanzioni,
potrebbero fornire un contributo significativo all'ampliamento del corridoio
meridionale del gas. Una politica estera coerente e mirata nei confronti di
questi Paesi sarà cruciale in questo senso. Inoltre l'Unione dovrebbe
intensificare il dialogo politico e commerciale con i partner dell'Africa
Settentrionale e del Mediterraneo orientale, in particolare al fine di
realizzare un hub gasiero mediterraneo nell'Europa meridionale. Perché ciò sia possibile sarà necessaria la
disponibilità di adeguate infrastrutture di importazione e di un'offerta di gas
a prezzi accessibili. Sarà inoltre necessaria una fattiva cooperazione da parte
dell'Unione e degli Stati membri (cfr. sezione 4).
7.2.
Uranio e combustibili nucleari
La tecnologia nucleare rappresenta una fonte
affidabile di energia elettrica per il carico di base a emissioni zero e svolge
un ruolo importante nel garantire la sicurezza energetica. Il valore relativo
del combustibile nucleare è marginale rispetto al costo totale della produzione
di energia elettrica se confrontato ai costi del combustibile delle centrali a
gas o a carbone; a sua volta l'uranio rappresenta una piccola quota del costo
totale del combustibile nucleare. Il mercato mondiale dell'uranio è stabile e
ben diversificato. Resta il fatto che l'Unione dipende totalmente dall'approvvigionamento
esterno per questo combustibile. A livello mondiale, sono pochissimi i soggetti
in grado di trasformare l'uranio in carburante per i reattori nucleari; ad ogni
modo, l'industria dell'Unione detiene il primato tecnologico sull'intera
filiera ivi compresi l'arricchimento e il ritrattamento. La sicurezza nucleare è una priorità assoluta
per l'Unione europea, che dovrebbe mantenere il ruolo di pioniere ed architetto
a livello internazionale in materia. Pertanto è importante accelerare l'adozione
della direttiva modificata sulla sicurezza nucleare, rafforzando l'indipendenza
dei regolatori nucleari, fornendo informazioni al pubblico ed effettuando
regolari revisioni paritetiche. Tuttavia la Russia rappresenta un concorrente
primario nella produzione di combustibile nucleare e fornisce pacchetti
integrati per investimenti nell'intera filiera del nucleare. È pertanto
necessario prestare particolare attenzione ai progetti di realizzazione di
nuove centrali nucleari nell'Unione basati su tecnologie non europee, per
assicurare che questi impianti non dipendano esclusivamente dalla Russia per la
fornitura del combustibile nucleare: come condizione per l'approvazione di questi
investimenti si dovrà esigere la possibilità di una fornitura diversificata del
combustibile; su questa condizione vigilerà l'Agenzia di approvvigionamento dell'EURATOM.
Inoltre, i gestori di tutte le centrali nucleari dovranno avere un portafoglio
diversificato di fornitori. Azioni chiave La Commissione e gli Stati membri operando congiuntamente dovranno: aumentare la trasparenza a livello dell'Unione per quanto concerne la sicurezza dell'approvvigionamento di gas e valutare le possibilità di ulteriore sviluppo delle informazioni relative ai prezzi all'interno degli attuali meccanismi informativi quali i dati Eurostat ed il monitoraggio del mercato da parte della Commissione; sostenere lo sviluppo e l'ulteriore espansione dell'infrastruttura d'approvvigionamento di gas in Norvegia, nel corridoio meridionale del gas nonché nell'hub gasiero mediterraneo; realizzare un sistema di monitoraggio a livello dell'Unione per la sicurezza energetica in base alle relazioni annuali della Commissione europea al Consiglio europeo e al Parlamento europeo; accelerare l'adozione della direttiva modificata sulla sicurezza nucleare; cooperare al fine di diversificare la fornitura di combustibili nucleari ove necessario. La Commissione si impegna a: perseguire un'agenda commerciale attiva che assicuri l'accesso alle esportazioni di gas naturale/GNL e limiti le pratiche distorsive promuovendo rigorose discipline commerciali nel settore energetico e assicurandone l'adeguata attuazione laddove opportuno; cercare di sciogliere gli attuali divieti alle esportazioni di petrolio in vigore in alcuni paesi terzi; prendere sistematicamente in considerazione la diversificazione dell'approvvigionamento di combustibili nelle valutazioni dei nuovi progetti di investimento nucleari e delle nuove bozze di accordi o contratti con paesi terzi.
8.
Migliorare il coordinamento delle politiche
energetiche nazionali e parlare con una voce sola nella politica energetica
esterna
Molte delle misure sopra descritte perseguono
la stessa priorità di base: gli Stati membri devono migliorare il coordinamento
delle principali decisioni di politica energetica. Le decisioni sul mix
energetico restano naturalmente una prerogativa nazionale; nondimeno, la
progressiva integrazione delle infrastrutture e dei mercati energetici, la
dipendenza comune da fornitori esterni e la necessità di assicurare la
solidarietà in tempi di crisi, tutti questi elementi implicano che le decisioni
fondamentali di politica energetica debbano essere discusse insieme ai paesi
vicini. Lo stesso vale per la dimensione esterna della politica energetica
europea[27],
[28]. La Commissione accoglie con favore l'appello
di alcuni Stati membri di realizzare un'Unione dell'energia. Sostiene la
creazione di un meccanismo che consenta agli Stati membri di informarsi
reciprocamente sulle principali decisioni nazionali di politica energetica
prima dell'adozione e delle delibere di dettaglio, in modo da poter tener conto
delle osservazioni avanzate durante il processo decisionale nazionale. È nell'interesse generale dell'Unione europea assicurare
che i mercati energetici internazionali siano stabili, trasparenti, basati su
norme precise e liquidi. L'Unione dovrebbe pertanto parlare con una voce sola e
coerente nelle organizzazioni e nei consessi internazionali. A ciò si collega
la promozione coordinata di tecnologie energetiche sostenibili su scala
mondiale, ma soprattutto nelle economie emergenti che si prevede daranno il
contributo maggiore alla crescita della domanda di energia nei prossimi
decenni. Tale iniziativa non solo è in linea con gli obiettivi generali ambientali
e climatici dell'Unione, ma può altresì incidere sui mercati tradizionali dei
combustibili fossili alleggerendo la domanda e migliorandone la liquidità. Nell'ambito dell'immediato vicinato, l'obiettivo
deve rimanere quello di coinvolgere tutti i partner, a tutti i livelli, per
consentirne la forte integrazione nel mercato energetico dell'Unione. La
Comunità dell'energia, che mira ad espandere l'aquis energetico dell'Unione
ai paesi dell'allargamento ed ai paesi del vicinato, dovrebbe essere
ulteriormente rafforzata alla luce delle preoccupazioni dell'Unione sulla sicurezza
dell'approvvigionamento energetico. Ciò si dovrà realizzare attraverso la
promozione di riforme del settore energetico nei paesi partecipanti e in
parallelo promuovendo la modernizzazione dei rispettivi sistemi energetici e la
loro piena integrazione nel quadro normativo dell'Unione in materia. Inoltre,
sarà necessario potenziare il quadro istituzionale della Comunità dell'energia nel
breve e medio periodo al fine di rafforzare i meccanismi di attuazione. È necessario un ricorso sistematico a
strumenti di politica estera, ad esempio includendo costantemente le tematiche
energetiche nei processi di dialogo politico e in particolare nei vertici con
partner strategici. Si avvierà una revisione dei processi di dialogo energetico
svolti a livello dell'Unione con i principali paesi fornitori. La recente
dichiarazione congiunta adottata nell'ambito della riunione dei ministri dell'energia
al G7 di Roma è un buon esempio di cooperazione rafforzata con i principali
partner. Occorre anche assicurare la coerenza con gli aspetti esterni delle
altre politiche settoriali che possono contribuire alla promozione della
sicurezza energetica, in particolare per quanto attiene alla programmazione
strategica degli strumenti di aiuto esterno dell'Unione. Il servizio europeo per l'azione esterna dell'Unione svolge un
ruolo importante nell'integrare le tematiche energetiche nella politica estera
dell'Unione e nel coordinamento con i ministeri degli Affari esteri degli Stati
membri. Inoltre, gli accordi a livello di Stati membri
con i paesi terzi nel settore dell'energia dovrebbero essere pienamente
conformi alla normativa dell'Unione ed alla politica di sicurezza dell'approvvigionamento.
A tal fine la Commissione e gli Stati membri dovrebbero attuare pienamente la
decisione n. 994/2012/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre
2012, che istituisce un meccanismo per lo scambio di informazioni riguardo ad
accordi intergovernativi fra Stati membri e paesi terzi nel settore dell'energia.
Si fa riferimento in particolare alla possibilità di introdurre disposizioni
standard e di chiedere l'assistenza della Commissione nel corso dei negoziati.
Inoltre, alla luce di recenti esperienze, gli Stati membri e le imprese
interessate devono informare la Commissione non appena possibile prima di
stipulare accordi intergovernativi che possano avere effetti sulla sicurezza dell'approvvigionamento
energetico e sulle opzioni di diversificazione e devono chiedere l'assistenza
della Commissione nel corso dei negoziati. Ciò richiede una revisione della
decisione n. 994/2012/UE. Un settore di particolare interesse è quello
del gas, in cui il rafforzamento del dialogo politico dell'Unione con i
possibili paesi fornitori potrebbe aprire la strada ad accordi commerciali
senza mettere in pericolo l'ulteriore sviluppo di un mercato interno competitivo
dell'UE. Inoltre, in alcuni casi, l'aggregazione della domanda potrebbe aumentare
il potere negoziale dell'Unione. Per quanto riguarda l'acquisto congiunto di
gas naturale si è fatto riferimento al "meccanismo di acquisto collettivo"
dell'Agenzia di approvvigionamento dell'EURATOM. Nell'attuale contesto di
assenza di rischi per la sicurezza dell'approvvigionamento sul mercato dell'uranio,
questo meccanismo lascia le parti commerciali pienamente libere di negoziare le
proprie operazioni. Il fatto che i contratti siano cofirmati dall'Agenzia di
approvvigionamento dell'EURATOM conferma semplicemente l'assenza di rischi per
la sicurezza dell'approvvigionamento. Infatti, laddove un contratto possa
potenzialmente mettere a repentaglio tale sicurezza, l'Agenzia ha diritto di o.
Sulla base delle notifiche e delle altre informazioni ricevute, l'Agenzia di
approvvigionamento dell'EURATOM promuove la trasparenza del mercato dei
combustibili nucleari anche tramite la pubblicazione di relazioni periodiche. La Commissione, in stretta collaborazione con
gli Stati membri, valuterà l'opportunità di sviluppare una procedura per il gas
che contribuisca ad aumentare la trasparenza del mercato e che tenga conto
delle esigenze di sicurezza energetica. Inoltre, si potrebbero valutare
meccanismi facoltativi di aggregazione della domanda che consentirebbero di
rafforzare il potere negoziale degli acquirenti europei. Tali opzioni dovranno essere
progettate ed applicate con particolare attenzione per assicurarne la
compatibilità con la normativa dell'UE e con il diritto commerciale. Ove
opportuno, si potrebbero includere in questa procedura anche i paesi candidati
o potenziali candidati. Azioni chiave La Commissione si impegna a: assicurare l'attuazione delle misure identificate nella comunicazione sulla politica energetica esterna del settembre 2011; valutare la possibilità di meccanismi facoltativi di aggregazione della domanda volti ad aumentare il potere negoziale degli acquirenti europei nel rispetto della normativa dell'UE e del diritto commerciale; promuovere con il SEAE un uso più sistematico degli strumenti di politica estera al fine di sostenere gli obiettivi di politica energetica esterna e di rafforzare la coerenza tra gli obiettivi di politica energetica e di politica estera; rivedere la decisione n. 994/2012/UE che istituisce un meccanismo per lo scambio di informazioni riguardo ad accordi intergovernativi fra Stati membri e paesi terzi nel settore dell'energia. Gli Stati membri dovranno: informarsi reciprocamente in merito alle decisioni importanti di politica energetica nazionale prima dell'adozione, sfruttando pienamente le sedi attuali presiedute dalla Commissione; informare preventivamente la Commissione prima di avviare negoziati volti alla stipula di accordi intergovernativi che possano avere effetti sulla sicurezza dell'approvvigionamento energetico e coinvolgere la Commissione nei negoziati. Questo assicurerebbe la piena conformità degli accordi alla normativa dell'Unione.
Conclusioni
Negli ultimi anni
sono stati realizzati notevoli progressi nel rafforzamento della sicurezza energetica
europea. Nonostante questi risultati, l'Europa resta vulnerabile agli shock
energetici. Per questo motivo la strategia europea di sicurezza energetica identifica
una serie di misure concrete volte a rafforzare la resilienza dell'Europa e a
ridurne la dipendenza dalle importazioni di energia. La sicurezza
energetica dell'Unione è inseparabile dal quadro 2030 per le politiche del clima
e dell'energia e dovrebbe essere convenuta insieme ad esso dal Consiglio
europeo. La transizione verso un'economia competitiva e a basse emissioni di CO2
ridurrà il ricorso a combustibili fossili di importazione attraverso la moderazione
della domanda energetica e lo sfruttamento delle fonti rinnovabili e di altre
fonti di provenienza interna. Nel breve periodo 1.
Nel prossimo inverno, l'Unione deve migliorare la
preparazione a eventuali interruzioni dell'approvvigionamento energetico. Si
dovranno rafforzare gli attuali meccanismi europei di risposta alle emergenze e
di solidarietà sulla base della valutazione dei rischi (prove di stress relative
alla sicurezza energetica) coordinati dalla Commissione insieme agli Stati
membri, alle autorità di regolamentazione, ai gestori dei sistemi di
trasmissione e agli operatori del settore al fine di aumentare la resilienza. È
altresì necessario che l'Unione si attivi presso i propri partner
internazionali per sviluppare nuovi meccanismi di solidarietà per il gas
naturale e per l'uso degli impianti di stoccaggio del gas. 2.
Gli investimenti in nuove infrastrutture promossi
dai principali fornitori devono essere conformi a tutte le norme vigenti in
materia di mercato interno e concorrenza. In particolare il progetto South
Stream dovrebbe essere sospeso sino a quando non ne sarà assicurata la piena
rispondenza alla normativa dell'UE, e rivalutato alla luce delle priorità di
sicurezza energetica dell'Unione. 3.
L'Unione dovrebbe cooperare attivamente con i
propri vicini e partner nell'ambito della Comunità dell'energia, in particolare
l'Ucraina e la Moldova, al fine di migliorare la sicurezza energetica. Il recente
accordo relativo all'inversione dei flussi tra la Repubblica slovacca e l'Ucraina
è un risultato importante in quest'ottica. Nel medio e lungo
periodo 4.
L'Europa dovrà realizzare un mercato energetico più
efficiente ed integrato. Si dovrà dare impulso ai progetti prioritari volti all'interconnessione
delle attuali "isole energetiche" ed assicurare la realizzazione dell'obiettivo
di interconnettere almeno il 10% della capacità di produzione elettrica
installata entro il 2020. Entro il 2030 gli Stati membri dovrebbero essere
sulla buona strada per raggiungere l'obiettivo di interconnessione del 15%. 5.
L'Unione deve ridurre la dipendenza da determinati fornitori
attraverso una diversificazione delle fonti energetiche, dei fornitori e delle
rotte. In particolare si dovranno perseguire: il rafforzamento del partenariato
con la Norvegia; l'accelerazione del corridoio meridionale del gas e la
promozione di un nuovo hub gasiero nell'Europa meridionale. 6.
Nell'ambito dell'attuazione degli strumenti
finanziari dell'Unione nel periodo 2014-2020, si dovrà assegnare priorità alla
sicurezza energetica ed alla transizione verso un'economia a basse emissioni di
CO2, in particolare utilizzando il Fondo europeo di sviluppo
regionale, il Meccanismo per collegare l'Europa (CEF), il programma Orizzonte
2020 e lo strumento europeo di vicinato e partenariato. Queste tematiche
dovrebbero essere l'obiettivo prioritario dell'intervento degli strumenti dell'azione
esterna dell'Unione quali il fondo d'investimento per la politica di vicinato e
il fondo per gli investimenti nei Balcani occidentali, nonché la Banca europea per
gli investimenti e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. 7.
Per dare risposte credibili alla sfida della
sicurezza energetica è necessario rafforzare il coordinamento delle politiche
energetiche nazionali. Le scelte nazionali in materia di mix energetico e di
infrastrutture energetiche hanno ripercussioni sugli altri Stati membri e sull'Unione
nel suo complesso. Pertanto gli Stati membri dovranno rafforzare lo scambio
reciproco di informazioni e informare la Commissione quando definiscono le
rispettive strategie di politica energetica a lungo termine e i preparano accordi
intergovernativi con paesi terzi. Occorre maggiore impegno per rafforzare le
sinergie tra gli obiettivi energetici e quelli di politica estera per parlare
ai nostri partner con una voce sola. __________________
Allegato 1: Dipendenza dalle
forniture di gas naturale dalla Russia
Asse delle ascisse: % di gas naturale nel mix energetico - Asse delle coordinate: % di gas naturale russo nel consumo nazionale di gas naturale - Dimensione dei cerchi: volume di gas naturale russo importato. Stime basate sui dati preliminari del settore per il 2013 che comprendono volumi di gas naturale commercializzati da società russe ma non necessariamente prodotti in Russia.
Allegato 2: Stato dei principali
progetti di infrastrutture per la sicurezza dell'approvvigionamento energetico
Progetti relativi al gas naturale A || Progetti a breve termine || (2014 – 2016) || # || Nome del progetto || Descrizione || Data di completamento prevista Mercato del gas baltico 1 || LT: Metaniera || Nave (non è un PIC). Stato: in costruzione || Fine 2014 2 || Potenziamento metanodotto Klaipėda-Kiemėna || Potenziamento della capacità della linea da Klaipėda all'interconnettore LT-LV. Stato: VIA e progettazione esecutiva || 2017 Opzionalità gas nell'Europea centrale e sudorientale 1 || PL: Terminale GNL || Terminale a Swinoujscie e gasdotto di connessione (non è un PIC a causa della maturità). Stato: in costruzione || Fine 2014 2 || Interconnettore EL-BG || Nuovo interconnettore a sostegno della diversificazione e fornitura di gas da Shah Deniz alla Bulgaria. Stato: rilascio autorizzazioni, VIA (ritardo di 2 anni) || 2016 3 || Inversione di flusso EL-BG || Inversione di flusso permanente sull'interconnettore esistente (alternativa/integrazione dell'IGB). Stato: prefattibilità || 2014 4 || BG: potenziamento dello stoccaggio || Aumento della capacità di stoccaggio a Chiren; stato: prefattibilità || 2017 5 || Inversione di flusso HU-HR || Inversione per consentire flussi di gas dalla Croazia all'Ungheria. Stato: studi di fattibilità. || 2015 6 || Inversione di flusso HU-RO || Progetto per consentire flussi di gas dalla Romania all'Ungheria. Stato: studi di fattibilità. || 2016 7 || Interconnettore BG-RS || Nuovo interconnettore a sostegno dal gestore di sistema in Bulgaria e Serbia. Stato: VIA, tracciato, finanziamento (con separazione di Srbijagas per l'accesso al finanziamento) || 2016 8 || Interconnettore SK-HU || Nuovo gasdotto a doppio senso Stato: in costruzione || 2015 B || Progetti a medio termine || (2017 – 2020) || # || Nome del progetto || Descrizione || Data di completamento prevista Mercato del gas baltico 1 || Interconnettore PL-LT || Nuovo gasdotto bidirezionale (GIPL) per porre fine all'isolamento degli Stati baltici. Stato: fattibilità/FEED || 2019 2 || Interconnettore FI-EE || Nuovo gasdotto offshore bidirezionale ("Balticconnector"). Stato: prefattibilità/rilascio autorizzazioni || 2019 3 || Terminale GNL baltico || Nuovo terminale GNL, ubicazione non ancora definita (EE/FI) Stato: prefattibilità, rilascio autorizzazioni || 2017 4 || Interconnettore LV-LT || Potenziamento dell'interconnettore esistente (incl. stazione di compressione). Stato: prefattibilità || 2020 Consentire il flusso di gas dalla Spagna verso nord 1 || Interconnettore ES-FR "Midcat" || Nuova interconnessione (incl. compressore) per consentire flussi bidirezionali [29] tra la Francia e la Spagna. Stato: studio di fattibilità. || Da definire Opzionalità cluster gas nell'Europa centrale e sudorientale 1 || Interconnettore PL-CZ || Nuovo gasdotto bidirezionale tra Repubblica ceca e Polonia. Stato: Fattibilità/FEED, rilascio autorizzazioni (CZ) || 2019 2 || Interconnettore PL-SK[30] || Nuovo gasdotto bidirezionale tra Slovacchia e Polonia. Stato: Decisione finale sull'investimento nel 2014 || 2019 3 || PL: 3 gasdotti interni e stazione di compressione || Sono necessari rafforzamenti interni per collegare i punti di immissione nella rete lungo la costa baltica agli interconnettori PL-SK e PL-CZ. Stato: prefattibilità || 2016-18 4 || TANAP (TR-EL) || Gasdotto transanatolico per il trasporto di gas della regione del Caspio nell'UE attraverso la Turchia e apertura del corridoio meridionale del gas. Stato: fattibilità/decisione finale sull'investimento || 2019 5 || TAP (EL-AL-IT) || Tratto interno all'UE del corridoio meridionale del gas. Connessione diretta con il TANAP. Stato: rilascio autorizzazioni || 2019 6 || IAP (AL-ME-HR) || Nuova parte di interconnessione dell'Anello di Energia dei Balcani e collegamento al TAP. Stato: fattibilità/FEED || 2020 7 || HR - terminale GNL || Nuovo terminale GNL a Krk a sostegno dei gestori e a favore della diversificazione nella regione. Stato: fattibilità/FEED (problemi di finanziamento) || 2019 8 || BG: sistema interno || Recupero ed espansione del sistema di trasporto necessario per l'integrazione regionale. Stato: fattibilità/FEED || 2017 (da confermare) 9 || RO: sistema interno e inversione di flusso verso UA || Integrazione del sistema rumeno di transito e trasmissione e inversione del flusso verso l'Ucraina. Stato: studio di fattibilità (problemi di regolamentazione relativi all'inversione del flusso) || Da definire 10 || EL: stazione di compressione || Stazione di compressione a Kipi per consentire la connessione di TANAP e TAP. Stato: rilascio autorizzazioni. || 2019 11 || LT: Terminale GNL Alessandropoli || Nuovo terminale GNL nella Grecia settentrionale. Stato: rilascio autorizzazioni || 2016[31] 12 || EL: Terminale GNL egeo || Nuovo terminale GNL galleggiante nel golfo di Kavala. Stato: fattibilità/FEED, rilascio autorizzazioni || 2016[32] Progetti nel settore dell'energia elettrica A || Progetti a breve termine || (2014 – 2016) || # || Nome del progetto || Descrizione || Data di completamento prevista Porre fine all'isolamento del Baltico 1 || Progetti NordBalt 1 e 2 || Interconnessioni Svezia-Lituania (non è un PIC) Stato: in costruzione || 2015 2 || Interconnessione LT-PL || Nuova interconnessione e stazioni di conversione back-to-back; è prevista un'ulteriore fase del progetto per il 2020; sono necessari i relativi rafforzamenti in PL. Stato: in costruzione || 2015 (prima fase) B || Progetti a medio termine || (2017 – 2020) || # || Nome del progetto || Descrizione || Data di completamento prevista Porre fine all'isolamento del Baltico 1 || Linee interne in LV e SE || Aumentare la capacità dell'interconnessione LV-SE (NordBalt). Stato: fattibilità/FEED || 2019 2 || Interconnessione EE-LV || Interconnessione e relativi rafforzamenti in EE. Stato: fattibilità/FEED || 2020 3 || Interconnessione sincrona di EE, LV, LT con le reti continentali europee. || Interconnessione sincrona degli Stati baltici. Stato: studi di fattibilità. || 2020 (da confermare) Porre fine all'isolamento della penisola iberica 1 || Interconnessione Francia - Spagna || Cavo di interconnessione elettrica sottomarino HVDC tra l'Aquitania (FR) e i Paesi Baschi (ES) || 2020 (da confermare) [1] Il 23% energie rinnovabili e il 27% energia nucleare. [2] COM(2014) 15. [3] Comunicazione della Commissione “Per una rinascita industriale
europea”, COM(2014) 014. [4] Istituito a norma del regolamento (UE) n. 994/2010
concernente misure volte a garantire la sicurezza dell'approvvigionamento di
gas. [5] Direttiva 2009/119/CE,
del 14 settembre 2009, che stabilisce l'obbligo per gli Stati membri
di mantenere un livello minimo di scorte di petrolio greggio e/o di prodotti
petroliferi. [6] Regolamento (UE) n. 994/2010 del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 20 ottobre 2010, concernente misure volte a garantire la
sicurezza dell'approvvigionamento di gas e che abroga la direttiva 2004/67/CE
del Consiglio. [7] Questa possibilità è stata sottolineata nella dichiarazione
congiunta adottata il 6 maggio 2014 a Roma dalla riunione dei ministri
dell'energia del G7. [8] Direttiva 2008/114/CE del Consiglio, dell'8 dicembre 2008,
relativa all'individuazione e alla designazione delle infrastrutture critiche
europee e alla valutazione della necessità di migliorarne la protezione. [9] Soprattutto per il riscaldamento di locali e la produzione di
acqua calda. [10] Comunicazione della Commissione "Costi e prezzi dell'energia
in Europa", pag. 11. [11] Una quota minima del 12%, 15% o 20% del bilancio del Fondo europeo
di sviluppo regionale (FESR) dev'essere investita a sostegno del passaggio ad
una economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori, rispettivamente
nelle regioni meno sviluppate, di transizione e più sviluppate dell'UE. La
quota sale al 15% per le regioni meno sviluppate se per tali investimenti si fa
ricorso al Fondo di coesione. [12] Ad esempio il "prestito per la ristrutturazione" è uno
strumento standard basato su un modello di finanziamento con condivisione del
rischio. [13] Comunicazione della Commissione "Realizzare il mercato interno
dell'energia elettrica e sfruttare al meglio l'intervento pubblico",
C(2013)7243. [14] Un ottimo esempio di tale cooperazione regionale l'istituzione, all'inizio
del 2014, dell'"accoppiamento del mercato del giorno prima" da parte
dei gestori delle reti e delle borse dell'energia di 16 Stati membri. [15] Orientamenti della Commissione "Streamlining
environmental assessment procedures for energy infrastructure and Projects of
Common interest" e sulle valutazioni d'impatto ambientale (VIA) per i
progetti transfrontalieri su larga scala. [16] Tenendo conto in particolare dei risultati del "check-up"
in corso nel settore. [17] Libro bianco Transport del 2011 "Tabella di marcia verso uno
spazio unico europeo dei trasporti - Per una politica dei trasporti competitiva
e sostenibile"; COM(2011) 144 definitivo. [18] COM(2013) 17 final. [19] Ripartizione dei costi transfrontaliera. [20] Tra il 2001 e il 2012 la produzione di energia elettrica dell'Unione
nell'insieme è diminuita del 15%. [21] Comunicazione della Commissione "Realizzare il mercato interno
dell'energia elettrica e sfruttare al meglio l'intervento pubblico",
C(2013)7243. [22] 2013/30/UE. [23] CCR, Unconventional Gas: Potential Energy Market Impacts in the
European Union (EUR25305 EN). [24] Comunicazione della Commissione e raccomandazione sulla ricerca e
la produzione di idrocarburi (come il gas di scisto) mediante la fratturazione
idraulica ad elevato volume nell'UE (COM(2014) 23 final e raccomandazione 2014/70/UE
del 22 gennaio 2014). [25] http://ec.europa.eu/environment/eia/pdf/PCI_guidance.pdf
e http://ec.europa.eu/environment/eia/pdf/Transboundry%20EIA%20Guide.pdf [26] EU Energy, transport and GHG emissions trends to 2050 –
Reference scenario 2013- European Commission. [27] Relazione della Commissione "Attuazione della comunicazione
sulla sicurezza dell'approvvigionamento energetico e la cooperazione
internazionale e delle conclusioni del Consiglio "Energia" del
novembre 2011 [COM(2013) 638]. [28] Relazione del Consiglio "Seguito del Consiglio europeo del 22
maggio 2013: riesame degli sviluppi relativi alla dimensione esterna della
politica energetica dell'UE", adottata il 12 dicembre 2013. [29] Flusso dalla Spagna verso la Francia in caso di crisi di
approvvigionamento nell'Europa occidentale/centrale. Flusso dalla Francia verso
la Spagna per l'arbitraggio dei prezzi elevati del gas in Spagna. Anche l'"Artère
du Rhône" deve essere rafforzata. [30] Questi due interconnettori (PL-CZ e PL-SK) consentiranno i flussi
tra il Baltico e l'Adriatico, ma permetterebbe anche il trasporto di gas da
DE-NL-NO, aumentando notevolmente la sicurezza energetica in tutta l'Europa
(sud)orientale. [31] Informazioni fornite dai promotori del progetto, ma è più probabile
un avvio dopo il 2017. [32] Idem.