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Document 52012DC0600
COMMUNICATION FROM THE COMMISSION TO THE EUROPEAN PARLIAMENT AND THE COUNCIL Enlargement Strategy and Main Challenges 2012-2013
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2012-2013
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2012-2013
/* COM/2012/0600 final */
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2012-2013 /* COM/2012/0600 final */
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL
PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO Strategia di allargamento e sfide principali
per il periodo 2012-2013
1.
Introduzione
L’Unione europea persegue da oltre quarant’anni
una politica di allargamento. Con il susseguirsi delle adesioni gli Stati
membri sono passati da sei a 27 e il 1° luglio 2013 la Croazia diventerà il 28°
Stato membro dell’UE. La politica di allargamento risponde, sin dalla nascita
dell’Unione, alle legittime aspirazioni dei popoli del continente europeo di unirsi
in nome di un progetto comune; l’allargamento ha ravvicinato nazioni e culture,
arricchendo e nutrendo la diversità e il dinamismo dell’Unione. Più dei tre
quarti degli Stati membri dell’Unione sono stati in passato “paesi dell’allargamento”. In un momento di grandi sfide per l’Europa e
di una profonda incertezza mondiale e sullo sfondo di un rinnovato interesse
per l’integrazione economica, finanziaria e politica, la politica di
allargamento continua a contribuire alla pace, alla sicurezza e alla prosperità
del continente europeo. Vincolata da condizioni rigorose ma eque, la
prospettiva di aderire all’Unione stimola riordini politici e economici che
trasformano le società e offrono nuove opportunità a cittadini e imprese. Ad
ogni adesione l’Unione acquista d’altro canto ulteriore peso politico e
economico. Grazie alla leadership che esercita tramite la politica di
allargamento, l’Unione può trarre beneficio da un continente più forte e più
unito riconfermandosi un attore in grado di incidere sulla scena mondiale. Le più recenti adesioni dei paesi dell’Europa
centrale e orientale non solo hanno permesso di unire est e ovest dopo decenni
di separazione forzata ma hanno apportato anche una serie di benefici
reciproci: maggiore integrazione commerciale, un mercato interno più grande,
economie di scala e più investimenti e opportunità di lavoro. Tra l’avvio dei
negoziati e l’adesione vera e propria, le esportazioni dell’Unione verso i
paesi candidati si sono triplicate. Si stima che nello stesso periodo la crescita
sostenuta degli allora paesi in via di adesione fosse imputabile per un terzo
all’allargamento. Lo Stato di diritto e la governance
democratica occupano un posto centrale nel processo di allargamento. Le
precedenti adesioni ci hanno insegnato quanto sia importante dare più
centralità a questi settori e assicurare la qualità di un processo che
attualmente sostiene e promuove la stabilità in una regione segnata di recente
dal conflitto e che nell’Europa sud-orientale favorisce un clima propizio alla crescita
e agli investimenti, promuove la cooperazione regionale e permette di
affrontare problematiche comuni, come la lotta alla criminalità organizzata e
alla corruzione. La centralità dello Stato di diritto e della governance
democratica risponde alle preoccupazioni dei cittadini dell’Unione e dei paesi
dell’allargamento in materia di giustizia, sicurezza e diritti fondamentali. A
giugno il Consiglio ha accettato di applicare ai negoziati con il Montenegro il
nuovo approccio proposto dalla Commissione su sistema giudiziario e diritti
fondamentali e su giustizia, libertà e sicurezza, ponendo così lo Stato di
diritto saldamente al centro del processo di adesione e definendo le basi dei
negoziati futuri. In quest’ultimo anno le difficoltà della zona
euro hanno dominato l’agenda politica dell’Unione e, unitamente alla
recente crisi finanziaria mondiale, hanno messo in risalto l’interdipendenza
delle economie nazionali all’interno e al di fuori dell’UE. Le sfide della zona
euro mostrano quanto sia importante rafforzare la stabilità economica e
finanziaria e sostenere le riforme e la crescita, anche nei paesi dell’allargamento.
La maggiore integrazione economica, finanziaria e politica che ne deriva per l’Unione
dovrà essere presa in considerazione nel processo di allargamento. Rendere i
paesi dell’allargamento più resilienti alle crisi è nell’interesse comune. Il
processo di allargamento è un potente strumento in tal senso. Un’Unione più
forte e allargata può affrontare meglio questo sfide. Si prenda il caso della
Turchia: in una prospettiva di adesione il suo dinamismo economico, il suo
ruolo geopolitico, il suo contributo alla sicurezza energetica e il fatto di
avere una popolazione giovane sono carte vincenti non solo per il paese stesso
ma anche per l’Unione. Scongiurare il rischio di instabilità nei
Balcani occidentali è palesemente nel nostro interesse comune, tenuto conto
della pesante eredità della guerra e delle divisioni nella regione. Il processo
di allargamento aiuta i sostenitori delle riforme e favorisce ulteriormente la
transizione democratica della regione, avviata all’indomani della guerra,
evitando i costi ben maggiori che le conseguenze dell’instabilità potrebbero
occasionare. Rafforzare la stabilità e la democrazia nel sud-est europeo vuol
dire anche investire in sistemi democratici più radicati e sostenibili in tutto
il vicinato dell’Unione. Consolidamento degli impegni, condizioni eque e
rigorose, una comunicazione efficace con il pubblico e la capacità dell’Unione
di ricevere nuovi membri: sono questi i principi alla base della politica di
allargamento dell’Unione che si fonda sul consenso rinnovato sull’allargamento,
approvato dal Consiglio europeo. Attualmente il programma di allargamento
interessa i Balcani occidentali, la Turchia e l’Islanda. L’Unione proclama
sistematicamente il carattere inclusivo della sua politica nei confronti dei
Balcani occidentali e il Consiglio europeo ha confermato a più riprese che il
futuro della regione è nell’UE. Il processo di stabilizzazione e associazione rimane
il quadro comune per i necessari preparativi. Perché abbia successo il processo di
allargamento deve rimanere credibile, tanto nel garantire che i paesi dell’allargamento
realizzino profondi riordini in modo da rispettare i criteri stabiliti, soprattutto
quelli di Copenaghen, che nell’assicurare il sostegno degli Stati membri e dei
loro cittadini. È essenziale favorire la comprensione e il dibattito informato
sull’impatto della politica di allargamento, soprattutto in un momento in cui l’Unione
è alle prese con sfide importanti. In questo contesto vale soprattutto il
principio secondo cui ciascun paese è valutato per i propri meriti. Il ritmo di
avanzamento di ogni paese verso l’adesione dipende dalla propria capacità di
rispettare le condizioni necessarie. L’allargamento è quindi per definizione un
processo graduale che si fonda su un’attuazione decisa e sostenibile delle
riforme da parte dei paesi interessati. Il nuovo approccio ai negoziati sullo
Stato di diritto rende necessario stabilire track record affidabili sull’attuazione
delle riforme durante tutto il processo negoziale. Le riforme devono essere
radicate e irreversibili. La prossima adesione della Croazia, l’avvio a
giugno dei negoziati di adesione con il Montenegro e lo status di paese candidato
concesso a marzo alla Serbia mostrano che l’Unione rispetta gli impegni quando
le condizioni risultano soddisfatte. Questi sviluppi positivi, che sono un
segnale forte del potere di trasformazione dell’allargamento e mostrano le
potenzialità di una regione che appena mezza generazione fa era alle prese con
la guerra, incentivano e incoraggiano tutti i paesi della regione a accelerare
i preparativi in prospettiva dell’adesione all’Unione come obiettivo a termine.
In questi dodici mesi i paesi dell’allargamento
hanno realizzato una serie di progressi. Oltre
alla Croazia, al Montenegro e alla Serbia, anche l’ex Repubblica jugoslava di
Macedonia ha messo a segno risultati positivi e il dialogo ad alto livello sull’adesione
ha concentrato l’interesse delle autorità sulle riforme. In Albania il dialogo tra governo e opposizione ha permesso di
superare ampiamente lo stallo politico con l’adozione della riforma elettorale
e parlamentare. I negoziati di adesione con l’Islanda
procedono in modo soddisfacente e la Turchia
mostra un sostegno attivo per il nuovo programma costruttivo annunciato lo
scorso anno e avviato dalla Commissione a maggio 2012.
In molti paesi però alcune riforme stentano a
partire; diritti umani, buon governo, Stato di
diritto, lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, capacità
amministrativa, disoccupazione, riforma economica e inclusione sociale
rimangono i principali problemi da risolvere. Spesso
mancano la responsabilità per intraprendere le riforme e la volontà politica di
andare avanti. La libertà di espressione e l’indipendenza dei media non sono
ancora sufficientemente garantite e il processo di adesione viene a volte
ostacolato da questioni bilaterali. Il processo di allargamento, per sua natura
inclusivo, richiede una partecipazione estesa delle parti un causa. L’ampio consenso politico e il sostegno della
popolazione alle riforme richiesti nei paesi dell’allargamento contribuiscono
infatti notevolmente alle trasformazioni necessarie per progredire sulla strada
dell’Unione. La presente comunicazione rende conto dello
stato di avanzamento del programma di allargamento dell’Unione europea. Sulla base delle analisi approfondite per paese
riportate in allegato[1],
la comunicazione passa in rassegna le realizzazioni di ciascun paese sulla
strada dell’adesione, fa il punto della situazione, valuta le prospettive per i
prossimi anni e formula raccomandazioni. Come
in passato, la comunicazione punta inoltre i riflettori su una serie di
problematiche chiave e sul sostegno dell’Unione ai paesi dell’allargamento,
soprattutto tramite lo strumento di assistenza preadesione (IPA).
2.
Principali sfide
2.1.
Lo Stato di diritto al cuore della politica
di allargamento
Le adesioni recenti e le sfide nei paesi dell’allargamento
ci hanno insegnato che lo Stato di diritto deve occupare un posto ancor più
centrale nella politica di allargamento. Il Consiglio ha approvato il nuovo
approccio ai negoziati su sistema giudiziario e diritti fondamentali e su
giustizia, libertà e sicurezza, proposto dal documento di strategia dello
scorso anno. L’approccio, che informa attualmente il quadro negoziale con il
Montenegro adottato a giugno 2012, pone lo Stato di diritto saldamente al
centro del processo di adesione e definisce le basi dei negoziati futuri. In tutte le fasi del processo di adesione gli
aspiranti membri devono mostrarsi in grado di rafforzare la realizzazione
pratica dei valori su cui si basa l’Unione, assicurando e promuovendo sin dal
principio il buon funzionamento delle istituzioni alla base della governance
democratica e dello Stato di diritto: parlamento, governo, apparato giudiziario
(ovvero tribunali e procure) e organi di contrasto. Per molti paesi dell’allargamento questo vuol
dire affrontare una serie di sfide chiave. I paesi devono garantire l’indipendenza, l’imparzialità,
la responsabilità e il buon funzionamento del sistema giudiziario e
garantire processi equi. Il sistema giudiziario deve funzionare in modo
efficiente, evitando procedimenti eccessivamente lunghi. La maggior parte dei
paesi ha avviato riforme in tal senso: è stata rafforzata l’indipendenza dei
consigli giudiziari dello Stato e in alcuni casi sono state introdotte nuove
procedure di nomina dei giudici. Rimangono comunque molti problemi irrisolti:
occorrono procedure più rigorose di selezione dei magistrati e dei pubblici
ministeri, bisogna trovare il giusto equilibrio tra indipendenza e
responsabilità del settore giudiziario, anche per quanto riguarda l’immunità, e
in molti casi bisogna smaltire arretrati giudiziari eccessivi. Anche l’esecuzione
delle sentenze pone problemi. Oltre ai doverosi riordini legislativi e
amministrativi, in molti casi occorre una nuova cultura giudiziaria che metta l’accento
sul servizio ai cittadini. La corruzione è un problema persistente
in molti paesi dell’allargamento. È un fenomeno che minaccia lo Stato di
diritto e condiziona negativamente il clima imprenditoriale, che grava sul
bilancio dello Stato e incide sul quotidiano, limitando ad esempio l’accesso
dei cittadini alla sanità e all’istruzione. La corruzione dilagante porta a
infiltrazioni di gruppi legati alla criminalità organizzata nel settore
pubblico e privato. I paesi devono correre ulteriormente ai ripari per
prevenirla, garantendo soprattutto maggiore trasparenza negli enti pubblici e circa
l’impiego dei fondi pubblici. Gli organi di contrasto devono essere proattivi,
ben coordinati e efficienti per far sì che i casi di corruzione, anche nelle
alte sfere, siano debitamente indagati, perseguiti e sanzionati. Molti paesi
dell’allargamento devono essere più vigilanti sul finanziamento dei partiti
politici e delle campagne elettorali, sulla gestione del conflitto d’interesse,
sulla trasparenza degli appalti pubblici, sull’accesso all’informazione e sui
sequestri e le confische di beni. Alcuni paesi hanno istituito uffici
specializzati presso le procure, che funzionano in modo soddisfacente, ma
rimane ancora molto da fare per stabilire i track record necessari. Per
verificare l’appropriatezza delle politiche anticorruzione servono dati statistici
affidabili. La lotta alla criminalità organizzata rimane
un problema grave e la maggior parte dei paesi dell’allargamento deve porvi
rimedio con assoluta priorità. La natura transfrontaliera di molte attività
criminali richiede una stretta cooperazione tra gli organi di contrasto e
giudiziari della regione, tra gli Stati membri e in ambito internazionale. Gli
organi di contrasto devono disporre di strumenti giuridici e investigativi
efficaci per combattere e punire adeguatamente la criminalità organizzata. Va
potenziata soprattutto la capacità di indagine finanziaria. Al di là dei
progressi realizzati, molti paesi devono impegnarsi maggiormente per garantire
indagini proattive, seguiti giuridici efficaci e una maggiore cooperazione
nazionale e internazionale. La Commissione continua a supportare la rete
regionale delle procure che sarà assistita da esperti distaccati dagli Stati
membri. Deve inoltre continuare la cooperazione operativa con le principali
agenzie europee, soprattutto Europol. Il riordino della pubblica
amministrazione è, alla luce dei criteri politici, una priorità chiave per
molti paesi dell’allargamento. Componente essenziale della governance
democratica e dello Stato di diritto, il riordino mira a garantire maggiore
trasparenza, responsabilità pubblica e efficacia e a mettere chiaramente l’amministrazione
al servizio dei cittadini e delle imprese. Procedure amministrative adeguate,
anche di gestione del personale e delle finanze pubbliche, compresa l’esazione
fiscale, e sistemi di rilevazione statistica affidabili e indipendenti sono
fondamentali per il funzionamento dello Stato e per la realizzazione delle
riforme necessarie all’integrazione nell’Unione. I paesi devono fare di più per
migliorare gli apparati amministrativi ai vari livelli nell’ambito di strategie
nazionali globali. Si tratta di una sfida notevole per i paesi dell’allargamento
e la Commissione potenzierà la propria capacità di valutazione e monitoraggio
per individuare le carenze principali e aiutare i paesi a pianificare, definire
le priorità e attuare le riforme. I diritti civili, politici, sociali e
economici e i diritti delle minoranze sono un problema serio in molti paesi
dell’allargamento. Ampiamente riconosciuti sulla carta, questi diritti
fondamentali trovano difficile attuazione in molti casi. Alcuni paesi
lamentano carenze legislative, ad esempio per quanto riguarda la portata delle
norme antidiscriminazione. Spesso bisogna rafforzare notevolmente le
istituzioni nazionali che vigilano sui diritti umani, come gli ombudsman, e gli
organi di contrasto competenti a intervenire sui reati generati dall’odio o
sulla violenza di genere. L’atteggiamento sociale discriminatorio verso una
serie di gruppi vulnerabili - minoranze etniche, disabili, lesbiche, gay,
bisessuali, transessuali - è un problema riscontrato in molti i paesi. Il pluralismo del panorama mediatico è un
tratto comune ai paesi dell’allargamento. Alcuni hanno abolito il reato di
diffamazione ma, malgrado i progressi, in molti paesi la libertà di
espressione è messa a dura prova dalle interferenze politiche, dalla
pressione economica, dall’autocensura e dalla mancanza di norme che tutelino i
giornalisti da intimidazioni e violenze. Il quadro legislativo turco per
esempio non tutela ancora sufficientemente la libertà di espressione, mentre il
gran numero di cause e indagini contro i giornalisti e la pressione indebita
sui media suscita serie preoccupazioni. Visti i problemi persistenti in questo
settore, la Commissione prevede di organizzare nella prima metà del 2013 il
seguito della conferenza “Speak up!” tenutasi a maggio 2011. L’evento
dovrà riunire rappresentanti dei media e della società civile dei Balcani
occidentali e della Turchia per discutere in che misura i governi perseguono le
priorità principali definite per raggiungere gli standard europei in materia di
libertà di espressione. La Commissione continuerà a collaborare con il
Parlamento europeo e a dare centralità a queste problematiche nel processo di
adesione. Data la portata delle sfide e l’ampio respiro
delle riforme, il capitolo su sistema giudiziario e diritti fondamentali e
quello su giustizia, libertà e sicurezza verranno abbordati già nelle prime
fasi negoziali, per lasciare ai paesi il tempo necessario a stabilire norme e
istituzioni adeguate e rigorosi track record di attuazione prima della
conclusione dei negoziati. Questi capitoli prenderanno avvio sulla base dei
piani d’azione che saranno adottati dalle autorità nazionali. Gli orientamenti
forniti dalla Commissione nelle relazioni sullo screening guideranno le
autorità nazionali nell’elaborazione dei piani. La novità consiste nell’introduzione
di parametri intermedi che verranno stabiliti una volta avviati i negoziati. Il
Consiglio stabilirà i parametri di chiusura solo quando quelli intermedi
saranno stati raggiunti. Questo approccio mira a condurre i negoziati
in un ambito strutturato che tenga conto dei tempi necessari per l’adeguata
attuazione delle riforme e per la messa a punto di track record
rigorosi. Sono inoltre previste garanzie e misure correttive che permettano ad
esempio di adeguare i parametri e garantire un equilibrio globale su tutti i
capitoli del processo negoziale. Il nuovo approccio mira inoltre a rendere più
trasparenti e inclusivi i negoziati e il processo riformatore: i candidati sono
infatti incoraggiati a individuare le priorità di riordino consultando le parti
in causa in modo da garantire un più vasto sostegno per le riforme. La
Commissione verificherà poi i progressi raggiunti nei settori individuati. L’attuazione
delle riforme continuerà a beneficiare del sostegno IPA. Per i paesi dell’allargamento lo sviluppo
dello Stato di diritto e della pubblica amministrazione è fondamentale per
potersi avvicinare all’Unione e assumersi a termine tutti gli oneri dell’adesione
e il nuovo approccio dà particolare centralità a questo aspetto già prima dell’avvio
dei negoziati di adesione. Con il Montenegro lo screening dei principali
capitoli dello Stato di diritto è stato avviato ben prima dei negoziati veri e
propri e anche gli altri paesi candidati – ex Repubblica jugoslava di Macedonia
e Serbia – sono stati invitati a partecipare alle sessioni di screening
esplicative. Le principali priorità poste come condizioni per l’avvio dei
negoziati di adesione con l’Albania sono decisamente incentrate sullo Stato di
diritto. Le questioni dello Stato di diritto sono peraltro al centro di diverse
iniziative specifiche per paese varate lo scorso anno dalla Commissione e
illustrate nella parte 3 della presente comunicazione.
2.2.
Cooperazione regionale e riconciliazione nei
Balcani occidentali
La cooperazione regionale e le
relazioni di buon vicinato sono elementi essenziali del processo di
stabilizzazione e associazione e in quanto tali vengono monitorate attentamente
dalla Commissione in tutte le fasi del processo di adesione. Lo scorso anno ci
sono stati progressi in questo ambito. Sono proseguiti i contatti bilaterali e
multilaterali tra leader e politici della regione - anche su questioni
sensibili come crimini di guerra, frontiere, rientro dei profughi, criminalità
organizzata e cooperazione di polizia - e nell’ambito di forum regionali, come
la Comunità dell’energia, lo Spazio aereo comune europeo, la Zona centroeuropea
di libero scambio (CEFTA) e la Scuola regionale di pubblica amministrazione. È
stato nominato il nuovo segretario generale del Consiglio di cooperazione
regionale (RCC) e la Commissione si augura che questo organismo possa svolgere
un ruolo di maggior rilievo come piattaforma in grado di promuovere questioni
importanti per l’intera regione e la sua prospettiva europea, integrando così
maggiormente la cooperazione regionale nell’agenda politica nazionale. La
cooperazione regionale deve avere una guida e una titolarità regionali. Le controversie sulle questioni interetniche o
sullo status, segnatamente in Bosnia-Erzegovina e Kosovo*,
continuano a bloccare il funzionamento delle istituzioni e a ostacolare il
processo di riforma, ripercuotendosi a volte sull’intera regione. Il modo
migliore per risolvere questi problemi è proseguire sulla strada dell’Unione.
Questioni etniche complesse possono trovare soluzione nel dialogo e nel
compromesso, come dimostra l’attuazione dell’accordo quadro di Ohrid nell’ex
Repubblica jugoslava di Macedonia. La controversia sullo status del Kosovo
continua a impedire lo sviluppo di relazioni più strutturate con l’Unione e la questione del Kosovo settentrionale rimane un
problema serio. Per compiere progressi è
necessario che tutte le parti coinvolte collaborino in uno spirito costruttivo. Il dialogo Belgrado-Pristina ha
raggiunto nuovi risultati con gli accordi su cooperazione regionale,
rappresentazione e gestione integrata delle frontiere/dei confini; quest’ultimo
però non è ancora attuato. È stata finalmente chiarita l’interpretazione serba
dell’accordo sulla cooperazione regionale e sulla rappresentanza del Kosovo e
dall’entrata in vigore dell’accordo il carattere inclusivo della cooperazione
regionale non risulta ostacolato. Gli altri accordi su libera circolazione,
catasto, anagrafi, bolli doganali e reciproco riconoscimento dei diplomi hanno
avuto un’attuazione discontinua e i risultati sono per ora scarsi. È
assolutamente prioritario compiere ulteriori progressi in questo senso. Tra la popolazione si levano voci sempre più
forti a favore della riconciliazione e si rafforza la base per la
risoluzione di questioni collegate alla guerra, come i crimini, i rifugiati e
le tensioni interetniche. Vanno sostenute le iniziative di ONG e di
associazioni della società civile, come la Youth Initiative for Human Rights,
la Truth and Reconciliation Commission (RECOM) e l’iniziativa Igman,
che svolgono un ruolo importante nel favorire la riconciliazione tra i
cittadini della regione. Nei prossimi anni bisognerà comunque mantenere la
guardia alta contro i rigurgiti nazionalisti. Soprattutto governi e leader
politici devono impegnarsi affinché si crei un clima che permetta di fare i
conti con il passato. Le questioni legate ai conflitti del passato e altre
problematiche bilaterali rimangono sfide importanti per la stabilità nei
Balcani occidentali e vanno affrontate urgentemente. Risolvere
questi problemi significa rimuovere uno dei principali ostacoli sulla strada
dei Balcani occidentali verso l’Unione. Quanto ai crimini di guerra, perché la
riconciliazione sia duratura è essenziale portare a termine il processo facendo
giustizia per i crimini perpetrati durante le guerre nell’ex Jugoslavia. Dopo i
primi passi decisivi dei paesi della regione che hanno gettato le basi per
permettere al Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (ICTY) di
concludere il lavoro - sebbene alcuni processi potrebbero protrarsi oltre la data
ultima prevista a dicembre 2014 -, continua attualmente la collaborazione
con il l’ICTY. Man mano che si conclude il lavoro dell’ICTY, i governi interessati
incontrano grandi difficoltà a garantire che i crimini di guerra non restino
impuniti nelle proprie giurisdizioni. I paesi della regione possono assicurare
giustizia alle migliaia di vittime dimostrando di avere la volontà politica,
concentrandosi sulle risorse, potenziando la cooperazione regionale e
risolvendo i problemi legati all’estradizione dei propri cittadini. Quello
delle persone scomparse è un altro problema pendente. La Commissione dà pieno
sostegno alle indagini in corso sotto l’egida di EULEX sui presunti reati
perpetrati durante e dopo il conflitto in Kosovo, tra cui l’espianto coatto di
organi umani, denunciati dalla relazione Marty sottoscritta dall’Assemblea
parlamentare del Consiglio d’Europa. Quanto ai profughi, a novembre 2011
Serbia, Croazia, Bosnia-Erzegovina e Montenegro hanno firmato a Belgrado una
dichiarazione ministeriale che rinnovava l’impegno politico a concludere il
processo di Sarajevo. A aprile 2012 è stato convenuto un programma
regionale per gli alloggi presentato alla conferenza dei donatori, in occasione
delle quale l’Unione e la comunità internazionale hanno annunciato altri aiuti
sostanziali. Le autorità nazionali devono ora
garantire la realizzazione del programma, che mira a agevolare il rientro dei
profughi più vulnerabili nei luoghi di provenienza o a favorirne l’integrazione
lì dove si trovano ora, permettendo così di chiudere gli ultimi centri di
accoglienza che ospitano gli sfollati interni e i profughi della regione e
derubricare formalmente i 74 000 profughi ancora iscritti nelle liste. La
Commissione si compiace per i risultati fin qui raggiunti e incoraggia i paesi
a impegnarsi per risolvere le ultime questioni riguardanti profughi e sfollati
interni. I problemi delle minoranze sono ancora
molto seri nei Balcani occidentali. Ovunque vigono quadri giuridici elaborati e
rigorosi per la loro tutela, ma l’attuazione pratica è spesso complicata,
specie quando l’eco dei recenti conflitti non si è ancora spenta. Occorre
diffondere una più vasta cultura di accettazione delle minoranze tramite la
scuola, ampi dibattiti pubblici e campagne di sensibilizzazione, e bisogna
prevenire proattivamente i reati legati all’odio e alla discriminazione. L’etnia
Rom è tra le più sfavorite della regione e la Commissione continuerà a
sostenere misure a suo favore, anche tramite il “decennio Rom”. Le conclusioni
operative sottoscritte dai paesi nel 2011, in occasione dei seminari sui Rom
tenuti dalla Commissione, vanno ora tradotte in pratica. Le parti coinvolte devono risolvere quanto
prima, nell’ambito del processo di allargamento, le questioni bilaterali
pendenti, mostrandosi determinate, agendo in uno spirito di buon vicinato e
tenendo conto degli interessi generali dell’Unione. In questo ultimo anno i
progressi sono stati scarsi. La Commissione esorta le parti a fare il
necessario per risolvere le vertenze pendenti, in linea con i principi
stabiliti e i mezzi disponibili, anche rivolgendosi alla Corte internazionale
di giustizia se necessario o a altri organi di composizione delle controversie
esistenti o ad hoc. Le questioni bilaterali non devono ostacolare il processo
di adesione. La Commissione è disposta a promuovere lo slancio politico
necessario per cercare soluzioni e a sostenere le relative iniziative. L’accordo
per un arbitrato internazionale sui confini tra Slovenia e Croazia, entrato in
vigore nel 2012, spiana la strada alla soluzione della vertenza e offre un
valido esempio di come affrontare questo tipo di problemi bilaterali. La
Commissione sottolinea l’importanza della dichiarazione resa dalla Croazia
sulla promozione dei valori europei nell’Europa sud-orientale e in particolare
sull’impegno del paese a adoperarsi affinché le questioni bilaterali non
intralcino il processo di adesione dei paesi candidati. Per quanto riguarda l’ex
Repubblica jugoslava di Macedonia, la Commissione ribadisce la necessità di
risolvere la questione del nome secondo una soluzione negoziata e accettabile
per le parti in causa, sotto gli auspici dell’ONU. È necessario arrivare quanto
prima ad una soluzione.
2.3.
Sfide economiche e sociali
Accelerare la ripresa economica nei paesi
dell’allargamento Gli sviluppi socio-economici disegnano nei
paesi dell’allargamento un paesaggio frastagliato. Tutti i paesi dell’allargamento
hanno conservato in buona misura la stabilità macroeconomica anche se per
alcuni la stabilità di bilancio è decisamente a rischio. La crisi economica
colpisce tutta la regione; nei Balcani occidentali gli scarsi livelli di
competitività, reddito e investimenti e l’elevata e crescente disoccupazione
retrocedono i paesi in condizioni di recessione. In Turchia la crescita economica è dovuta in
buona misura alle prudenti politiche macroeconomiche e alle riforme avviate ben
prima della crisi mondiale. Rimane comunque molto da fare per sostenere la
crescita e rafforzare l’economia. L’attuale congiuntura favorevole permette di
avviare ulteriori riforme strutturali, soprattutto nei settori dell’istruzione,
delle infrastrutture e della politica del mercato del lavoro. Dopo il crollo del sistema bancario, l’economia
islandese si è contratta complessivamente del 12%. La ripresa, avviata nel
2011 e continuata nel 2012, ha fatto leva sulle esportazioni e su una forte
domanda interna. L’economia si è stabilizzata grazie a interventi decisi di ristrutturazione
e rafforzamento del settore bancario, al consolidamento delle finanze pubbliche
e a un prudente mix di politiche, anche se gode della protezione dei controlli
sui movimenti di capitali che il paese stenta ad abolire. Dopo una lieve ripresa nel 2010 e nel 2011, la
maggior parte delle economie dei Balcani occidentali ha conosciuto una nuova
contrazione nel 2012, sulla scia degli sviluppi negativi all’interno dell’Unione.
Croazia, Bosnia-Erzegovina e Serbia sono di nuovo in una fase di recessione.
Albania, Kosovo e ex Repubblica jugoslava di Macedonia resistono meglio alle
intemperie: le loro economie continuano a crescere grazie al sostegno della
domanda interna e sono meno colpite dalla contrazione degli scambi. I settore
finanziario è rimasto stabile in tutti i paesi, anche se il portafoglio
prestiti è andato peggiorando. La lunga fase di depressione ha visibilmente
aggravato le già difficili condizioni sociali. La disoccupazione, in continua
crescita, raggiunge attualmente una media del 21% nei Balcani occidentali, con
picchi più elevati in Bosnia-Erzegovina, Serbia, ex Repubblica jugoslava di
Macedonia e Kosovo. I giovani sono tra i più colpiti. Fattore ancora più
preoccupante: sono stati vanificati i risultati positivi in termini di riduzione
della povertà raggiunti prima della crisi. L’erosione delle riserve finanziarie
e dei risparmi delle famiglie ha danneggiato soprattutto l’emergente ceto
medio. Diversi sondaggi d’opinione mostrano un crescente malcontento per la
situazione socio-economica: sono spesso in molti a non potersi più permettere
servizi o beni di base. Queste tendenze, unite a una crescita più lenta nel
2012 o in alcuni casi ad una nuova recessione, evidenziano la necessità di una
risposta politica molto più proattiva che allevi le ripercussioni sociali, la
disoccupazione e la povertà, ad esempio incoraggiando gli investimenti in modo
da sostenere l’occupazione e da indirizzare i finanziamenti verso il settore
sociale. Viene riconosciuta la necessità di riforme
prioritarie e di misure per la crescita e l’occupazione ma spesso l’impegno
politico per attuarle è troppo incerto. Negli anni l’esazione fiscale, la
pianificazione e l’esecuzione del bilancio non hanno fatto registrare i
progressi necessari. I trasferimenti di bilancio rimangono poco mirati e non
contribuiscono a migliorare la situazione sociale. Nelle grandi linee i mercati
del lavoro non sono stati riformati e i sistemi di formazione professionale non
contribuiscono a ridurre lo squilibrio tra opportunità e competenze. I
lavoratori si vedono spesso costretti a cercare lavoro all’estero, il che
riduce la pressione sull’economia nel breve termine, grazie all’apporto delle
rimesse e alla riduzione della disoccupazione, ma ne limita nel lungo termine
il potenziale di crescita perché sottrae forza lavoro e favorisce la fuga di
cervelli. A livello macroeconomico molti paesi hanno introdotto riforme mirate
a agevolare la creazione di imprese o regimi in grado di attrarre investimenti
esteri, ma lo scarso radicamento dello Stato di diritto e la forte presenza del
settore informale ostacolano la creazione di un clima favorevole alle imprese. L’Unione sostiene i paesi fornendo loro
consulenza strategica e assistenza finanziaria e collabora con le istituzioni
finanziarie internazionali per convogliare i prestiti agevolati verso i settori
prioritari. La Commissione continuerà ad associare i paesi
dell’allargamento alla strategia Europa 2020 e valuterà la possibilità di
discutere le questioni riguardanti la competitività e l’occupazione nell’ambito
delle riunioni ASA. Secondo l’approccio Europa 2020 i paesi dell’allargamento
sono incoraggiati a prendere in considerazione obiettivi nazionali in materia
di occupazione, innovazione, cambiamenti climatici, energia, istruzione,
riduzione della povertà e inclusione sociale. Dal 2013 la Commissione avvierà
gradualmente con i paesi dell’allargamento un dialogo sui programmi per l’occupazione
e le riforme sociali nell’ambito di un approccio globale per l’impiego e la
politica sociale. La Commissione intende inoltre favorire una partecipazione
più estesa dei paesi dell’allargamento ai programmi dell’Unione per permettere
loro di collaborare con gli Stati membri nei settori delle iniziative faro
della strategia Europa 2020. I gruppi politici regionali e il Consiglio di
cooperazione regionale hanno ottenuto buoni risultati nell’adattare il processo
Europa 2020 ai fabbisogni e alle realtà locali. Nel 2012 i ministri
responsabili del commercio e degli investimenti si sono impegnati a monitorare
regolarmente le politiche regionali su scambi, ricerca privata, imprenditoria e
occupazione. La Commissione intende sostenere questi sforzi comuni di riforma e
l’approccio al monitoraggio regionale, anche tramite i fondi IPA. Una cooperazione economica regionale più
intensa può contribuire a attenuare le ripercussioni della crisi. In media
circa il 17% dell’attività commerciale nella regione è costituita da scambi
regionali. La crisi ha inciso meno sui flussi tra i paesi CEFTA che mostrano di
recente segni di ripresa più immediati rispetto agli scambi con l’Unione. I
flussi commerciali sono comunque costituiti principalmente da derrate
alimentari e prodotti di base e i beni a più alto valore aggiunto incidono in
minima parte. Il CEFTA ha avviato un processo di liberalizzazione di
determinati servizi che potrebbe apportare notevoli benefici a tutte le parti.
Grazie all’integrazione dei mercati dell’energia e dei trasporti la regione sta
diventando più competitiva e si creano le condizioni necessarie per attrarre
gli investitori del comparto. Per costituire una riserva di progetti nei
paesi, è stato creato il quadro per gli investimenti nei Balcani occidentali
(WBIF) che riunisce i donatori nazionali e le istituzioni finanziarie
internazionali. Nell’ambito del WBIF la Commissione, i donatori bilaterali e le
istituzioni finanziarie internazionali sostengono investimenti per 8 miliardi
di EUR in trasporti, energia, ambiente, cambiamenti climatici, settore sociale
e sviluppo del settore privato e/o delle PMI. Il WBIF sarà sempre più centrale
nell’aiutare i paesi a preparare e sostenere gli investimenti più necessari a
rilanciare la crescita e l’occupazione. Governance economica dell’Unione e paesi
dell’allargamento Alla luce dei profondi cambiamenti in corso
nella governance economica dell’Unione, è importante continuare a informare e
associare i paesi dell’allargamento in questo processo, anche in considerazione
del loro elevato livello di integrazione economica con l’UE. La Commissione europea informa i paesi dell’allargamento
circa gli sviluppi delle politiche economiche dell’Unione nell’ambito dei
regolari dialoghi bilaterali politici e economici e del dialogo economico
multilaterale tra Commissione, Stati membri e paesi candidati sul controllo di
bilancio preadesione. La vigilanza economica che la Commissione
esercita sui paesi dell’allargamento verrà progressivamente adeguata in
funzione degli sviluppi della governance economica dell’UE. La Commissione
chiederà ai paesi di rafforzare i programmi economici a medio termine,
soprattutto per quanto riguarda la sostenibilità della posizione con l’estero e
i principali ostacoli strutturali alla crescita, in linea con la strategia
Europa 2020, e presterà particolare attenzione al potenziamento dei quadri di
bilancio nazionali che dovranno garantire elevati standard di qualità. I paesi
dovranno impegnarsi seriamente dando seguito alle raccomandazioni convenute
nella riunione congiunta dell’ECOFIN annuale e potranno essere informati sugli
altri sviluppi nella governance dell’Unione durante la preparazione e in
occasione delle riunioni ECOFIN congiunte e nell’ambito dei forum ASA, dedicati
di norma alla vigilanza economica e di bilancio. Le future riunioni di screening daranno ai
paesi l’occasione di familiarizzarsi con i nuovi obblighi previsti dalla
normativa economica e monetaria dell’Unione e con la nuova struttura di
vigilanza finanziaria. La Commissione valuterà se invitare a queste riunioni i
paesi candidati non ancora impegnati nel processo negoziale e se organizzare
ulteriori riunioni di screening durante i negoziati di adesione per rendere
conto dell’adozione di nuove norme dell’acquis.
3.
Tenere vivo l’interesse per l’allargamento e le riforme
I paesi dell’allargamento devono affrontare
numerose sfide, soprattutto in settori quali lo Stato di diritto, la
corruzione, la criminalità organizzata, l’economia e la coesione sociale. In
una congiuntura economica stagnante sussistono peraltro rischi di derive
populiste e resistenze alle riforme fondamentali. Soprattutto nei Balcani
occidentali è fondamentale che i paesi proseguano saldamente sul cammino delle
riforme, lasciandosi alle spalle le pesanti eredità del passato e investendo in
un futuro europeo. La realizzazione delle riforme è peraltro anche nell’interesse
dell’Unione. L’allargamento è un impegno condiviso e tenere vivo l’interesse
per l’allargamento e le riforme sono due aspetti della stessa realtà. La Commissione è alla costante ricerca di
approcci innovativi per affrontare i problemi che sorgono nei paesi dell’allargamento
e nel processo di adesione. Pur applicando gli stessi criteri e le stesse
condizioni di adesione, in molti settori occorrono approcci contestualizzati e
su misura che permettano di affrontare situazioni difficili e sbloccare
eventualmente il processo di adesione. Non si tratta solo dello Stato di
diritto e della riforma della pubblica amministrazione: ci sono anche il
potenziamento democratico, il buon governo e le problematiche socio-economiche.
Queste iniziative, che danno vitalità alle riforme, non sostituiscono i
negoziati di adesione ma assicurano il passaggio verso la fase negoziale. Sulla base del documento di strategia sull’allargamento
e delle conclusioni del Consiglio di dicembre 2011, a maggio 2012 è stato
avviato un programma costruttivo per le relazioni UE‑Turchia mirato a
sostenere il processo dei negoziati di adesione, in linea con il quadro
negoziale e le relative conclusioni del Consiglio. Il programma copre un’ampia
gamma di settori di interesse comune: riforme politiche, dialogo sulla politica
estera, allineamento con l’acquis, visti, mobilità e migrazione, commercio,
energia, lotta antiterrorismo e partecipazione della Turchia ai programmi dell’Unione.
Con l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia a
marzo 2012 è stato avviato a Skopje un dialogo ad alto livello sull’adesione
che ha rilanciato l’interesse per l’integrazione nell’Unione dandole centralità
nell’agenda politica, grazie a un confronto strutturato e di alto livello sulle
principali sfide e opportunità di riforma. Tra i temi trattati: libertà di
espressione, Stato di diritto, relazioni etniche, problemi legati alla riforma
elettorale, riforma della pubblica amministrazione, potenziamento dell’economia
di mercato, relazioni di buon vicinato. Il governo sta compiendo progressi nel
definire le misure specifiche e i tempi per la realizzazione degli ambiziosi
obiettivi di riforma previsti dalla roadmap. In Albania la Commissione collabora con
governo e opposizione per aiutare il paese a superare gli ostacoli politici che
gli impediscono di proseguire sulla strada delle riforme elettorali e
parlamentari e di creare un clima favorevole ad ulteriori progressi,
soprattutto a sostegno del programma per l’Unione. Questo approccio ha permesso
di rivedere, in modo trasparente e partecipativo, il piano d’azione nazionale
elaborato in risposta alle priorità chiave individuate dal parere della
Commissione. Il governo, muovendosi sullo sfondo del programma per l’Unione, ha
conseguito risultati concreti rispetto ai parametri del piano, anche per quanto
riguarda la riforma parlamentare e elettorale, lo Stato di diritto e i diritti
umani. A giugno 2012 è stato lanciato a Bruxelles un
dialogo a alto livello sul processo di adesione con la Bosnia-Erzegovina. L’iniziativa
intende aiutare il paese a realizzare progressi illustrando i requisiti e la
metodologia dei negoziati di adesione e spiegando cosa viene chiesto in
concreto ai paesi che partecipano al processo di adesione. Lo scopo è tener
vivo l’interesse politico per il programma per l’UE malgrado la crisi politica
in corso. La riunione di giugno ha stabilito conclusioni comuni e una roadmap
per l’integrazione nell’Unione che stabilisce i tempi per il rispetto delle
condizioni per l’entrata in vigore dell’accordo di stabilizzazione e
associazione (ASA) e per la presentazione di una domanda di adesione credibile.
L’operazione ha richiesto un coordinamento tra tutte le autorità competenti
sulle questioni dell’Unione, in modo che il paese potesse esprimere una
posizione univoca. La Commissione deve purtroppo constatare che finora i
risultati sono al di sotto delle aspettative. Il dialogo strutturato sulla
giustizia avviato nel 2011 ha inciso positivamente sulla strategia di riforma
del settore giustizia 2009-2013. A maggio 2012 è stato avviato un dialogo
strutturato tra la Commissione europea e il Kosovo sullo Stato di diritto.
Intento del dialogo è aiutare il paese a affrontare le sfide di un settore che
pone problemi a tutti i paesi dei Balcani occidentali. La Commissione si
concentra attualmente sul settore giudiziario e sulla lotta contro la
criminalità organizzata e la corruzione. La Commissione intende proseguire queste e
altre iniziative per tenere vivo lo slancio e il potere di trasformazione del
processo di adesione e garantire il carattere reattivo della politica di
allargamento.
4.
I progressi nei paesi dell’allargamento e previsioni per 2012-2013
4.1.
Balcani occidentali
Croazia Parallelamente alla presente comunicazione la
Commissione ha adottato una comunicazione che rende conto delle principali risultanze
della relazione di monitoraggio globale sullo stadio di avanzamento della
Croazia in vista dell’adesione all’Unione. La
Commissione continuerà a monitorare gli impegni sottoscritti dal paese in fase
negoziale fino alla data di adesione; la relazione di monitoraggio finale è
prevista per la primavera 2013. Montenegro Il 29 giugno 2012 il Consiglio europeo ha
adottato la decisione del Consiglio, basata su una relazione della Commissione,
di avviare i negoziati di adesione con il Montenegro. I negoziati hanno preso
avvio il giorno stesso con la prima conferenza intergovernativa. I negoziati di
adesione sono condotti nell’ambito del quadro negoziale adottato dal Consiglio
che, improntato al nuovo approccio per i capitoli su sistema giudiziario e diritti
fondamentali e su giustizia, libertà e sicurezza, mette l’accento sullo Stato
di diritto. La decisione di avvio dei negoziati è stata
presa alla luce dei progressi costanti realizzati dal Montenegro sulla strada
delle principali riforme. Il rispetto dei criteri politici risulta
soddisfacente. Il quadro legislativo-istituzionale e le politiche sono stati
migliorati in modo da garantire un funzionamento più efficiente del parlamento
e del settore giudiziario e da rafforzare la politica anticorruzione, i diritti
umani e la tutela delle minoranze. La riforma della costituzione e della
pubblica amministrazione prosegue e il Montenegro ha continuato a onorare gli
obblighi sottoscritti nell’ambito dell’accordo di stabilizzazione e di
associazione (ASA) e a svolgere un ruolo costruttivo nella regione nel rispetto
degli impegni internazionali. Per quanto riguarda lo Stato di diritto, il
Montenegro deve impegnarsi di più per sviluppare un track record e
rendere irreversibile l’attuazione delle riforme, soprattutto nella lotta alla
criminalità organizzata e alla corruzione, in particolare nelle alte sfere.
Il paese deve portare a termine il processo di revisione della costituzione e
garantire l’indipendenza del sistema giudiziario. Il problema della
responsabilità dei giudici non è stato risolto. Date le dimensioni ridotte dell’amministrazione
nazionale, lo sviluppo della capacità amministrativa necessaria a attuare l’acquis
è visto come un problema trasversale. In linea con il nuovo approccio e su
sollecitazione del Consiglio europeo di dicembre 2011, nella primavera del 2012
la Commissione ha avviato lo screening dei capitoli su sistema giudiziario e
diritti fondamentali e su giustizia, libertà e sicurezza. Lo screening degli
altri capitoli è cominciato a settembre 2012 e dovrebbe concludersi entro l’estate
del 2013. La Commissione continuerà a sostenere il
Montenegro nell’attuazione delle riforme connesse all’Unione. Ex Repubblica jugoslava di Macedonia L’ex Repubblica jugoslava di Macedonia ha
ottenuto lo status di paese candidato nel 2005. Nel 2009 la Commissione,
ritenendo soddisfacente il rispetto dei criteri politici da parte del paese, ha
raccomandato di avviare i negoziati di adesione, raccomandazione reiterata
nel 2010, nel 2011 e ora di nuovo nel 2012. La Commissione è fermamente
convinta che si debba passare alla fase successiva del processo di adesione per
consolidare il ritmo e la sostenibilità delle riforme, soprattutto per quanto
riguarda lo Stato di diritto, e per rafforzare le relazioni interetniche.
Questo sviluppo gioverebbe all’intera regione. Il paese continua a rispettare gli impegni
sottoscritti in forza dell’accordo di stabilizzazione e di associazione (ASA).
La Commissione ribadisce la proposta di passare alla seconda fase del processo
di associazione e, in linea con le pertinenti disposizioni dall’ASA, sollecita
il Consiglio ad agire in tal senso senza ulteriori indugi. Il paese continua a soddisfare in misura
sufficiente i criteri politici. Il governo ha posto il processo di adesione al
centro dell’agenda politica. Il dialogo ad alto livello sull’adesione con la
Commissione ha avuto un ruolo catalizzatore accelerando le riforme e
contribuendo al conseguimento di progressi sostanziali in settori strategici
fondamentali. Il governo ha presentato al parlamento una serie di proposte per
migliorare il quadro legislativo elettorale e, relativamente alla libertà di
espressione, per depenalizzare la diffamazione. Il primo riesame governativo
sull’applicazione dell’accordo quadro di Ohrid è un strumento utile per
intensificare il dialogo fra le comunità. È necessario tenere vivo l’interesse per le
riforme in tutti gli ambiti relativi ai criteri politici assicurandone
soprattutto l’attuazione. Lo Stato di diritto deve essere rafforzato,
soprattutto per quanto riguarda la libertà di espressione. Il dialogo sotto
forma di tavole rotonde tra il governo e l’associazione dei giornalisti dovrà
continuare a essere il forum nel quale risolvere le principali questioni
riguardanti i media. Le tensioni tra le comunità in seguito agli episodi di
violenza del primo semestre 2012 hanno suscitato preoccupazione. Il governo ha
affrontato la sfida con maturità e dovrà continuare su questa strada in modo da
rinsaldare le relazioni interetniche e promuovere la riconciliazione, anche in
vista del dibattito sullo status delle vittime del conflitto del 2001. A breve ricorrerà il 20° anniversario dell’adesione
dell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia alle Nazioni Unite e la controversia
con la Grecia sulla denominazione del paese è ancora irrisolta. Dagli anni 1990
è in corso un dialogo sotto l’egida delle Nazioni Unite e dal 2009 si tengono
contatti bilaterali, anche a livello di Primi ministri. Queste iniziative sono
rimaste però finora infruttuose. A dicembre la Corte internazionale di
giustizia ha stabilito che, nell’opporsi all’adesione dell’ex Repubblica
jugoslava di Macedonia alla NATO in occasione del vertice di Bucarest del 2008,
la Grecia ha violato l’accordo interinale con il paese. Rimane essenziale
mantenere relazioni di buon vicinato e risolvere la questione del nome in modo
negoziato e reciprocamente accettabile, sotto l’egida dell’ONU, e bisogna
arrivare quanto prima ad una soluzione. Vanno peraltro evitate azioni e
dichiarazioni in grado di compromettere le relazioni di buon vicinato. Serbia Il Consiglio europeo di marzo 2012 ha concesso
alla Serbia lo status di paese candidato. La stabilità e il funzionamento delle
istituzioni sono state garantite prima e dopo le elezioni presidenziali,
politiche e locali e in Vojvodina. Malgrado il rallentamento dell’attività
legislativa dovuto alle elezioni, nella maggior parte dei settori si osservano
progressi nell’attuazione delle riforme. La Serbia ha continuato a collaborare
senza riserve con il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (ICTY)
e la realizzazione degli obblighi in forza dell’accordo interinale e/o dell’accordo
di stabilizzazione e associazione procede senza problemi. Il dialogo con
Pristina ha prodotto una serie di risultati, ma gli accordi raggiunti non sono
stati applicati in modo uniforme. Di recente la Serbia ha firmato il protocollo
tecnico sulla gestione integrata delle frontiere ed è stata finalmente chiarita
l’interpretazione serba dell’accordo sulla cooperazione regionale e sulla
rappresentanza del Kosovo; dall’entrata in vigore dell’accordo il carattere
inclusivo della cooperazione regionale non risulta più ostacolato. I nuovi
leader serbi hanno ribadito l’impegno ad attuare tutti gli accordi già
raggiunti nel dialogo con Pristina e a cominciare ad affrontare questioni
politiche più ampie. Il rispetto di questo impegno è fondamentale per il
passaggio del paese alla fase successiva dell’integrazione nell’Unione. La Serbia è sulla buona strada verso un
rispetto soddisfacente dei criteri politici e delle condizioni legate al
processo di stabilizzazione e di associazione. Il paese deve però garantire
maggiore impegno sullo Stato di diritto, soprattutto per quanto riguarda il
settore giudiziario; le recenti difficoltà evidenziano infatti la necessità di
un rinnovato impegno a proseguire le riforme e a garantire l’indipendenza, l’imparzialità
e l’efficienza del settore, anche alla luce delle recenti pronunce della Corte
costituzionale e tenuto conto della necessità di riconquistare la fiducia dei cittadini
dopo il discredito gettato dal processo di rinomina dei giudici. Anche alla
luce dei recenti eventi, la Serbia deve prestare particolare attenzione ai
diritti dei gruppi vulnerabili e all’indipendenza delle principali istituzioni,
come la banca centrale. Il paese deve continuare a impegnarsi in modo
costruttivo nella cooperazione regionale e a approfondire le relazioni con i
paesi del vicinato. Dovrà inoltre rilanciare l’interesse per le riforme e
compiere ulteriori progressi verso un miglioramento visibile e duraturo delle
relazioni con il Kosovo. La Commissione intende raccomandare l’avvio
dei negoziati di adesione con la Serbia; non appena avrà stabilito che la
Serbia rispetta adeguatamente i criteri e le condizioni di adesione stabiliti
dal processo di stabilizzazione e associazione, in particolare la questione del
Kosovo, ritenuta prioritaria dalle conclusioni del Consiglio, la Commissione
presenterà una relazione in tal senso, in linea con le conclusioni del
Consiglio del 5 dicembre 2011. Le relazioni tra Serbia e Kosovo devono
registrare progressi visibili e duraturi in modo da permettere a entrambi i
paesi di proseguire sulla strada dell’Unione e evitare che si ostacolino a
vicenda. Albania L’accordo politico di novembre 2011 tra
maggioranza di governo e opposizione ha segnato la fine di una lunga impasse
politica dopo le elezioni parlamentari del 2009. L’accordo
mira a realizzare le necessarie riforme elettorali e parlamentari e a istaurare
un clima politico che favorisca uno sforzo di riforma comune anche in altri
settori. Il conseguente miglioramento del dialogo politico e della cooperazione
ha permesso di continuare la realizzazione delle principali riforme. Le
elezioni presidenziali sono state condotte nel rispetto della costituzione anche
se il processo politico che le ha accompagnate non è stato inclusivo come
sperato. Successivamente il ritmo delle riforme è andato rallentandosi ma l’accordo
politico ha tenuto. L’Albania ha fatto buoni progressi verso
il rispetto dei criteri politici previsti per l’adesione all’UE realizzando una
serie di riforme in linea con le dodici priorità fondamentali stabilite dal
parere della Commissione del 2010. Nell’insieme il paese continua a attuare
senza problemi l’accordo di stabilizzazione e di associazione e a svolgere un
ruolo costruttivo nella regione. L’Albania ha realizzato quattro priorità di
base riguardanti: il buon funzionamento del parlamento; l’adozione delle leggi
in sospeso che richiedevano una maggioranza qualificata; la nomina dell’ombudsman
e lo svolgimento di una procedura di audizione e di voto per le principali
istituzioni; la modifica della legge elettorale. La riforma della pubblica amministrazione e il
miglioramento del trattamento dei detenuti, due priorità fondamentali, sono ben
avviate in Albania. L’adeguato coordinamento del processo di integrazione da
parte del governo e l’efficace collaborazione dell’opposizione hanno permesso
di realizzare discreti progressi nel conseguimento dei due elementi principali
riguardanti la riforma del sistema giudiziario e la lotta anticorruzione: è
stato per esempio riformato il sistema delle immunità per i pubblici ufficiali
e i giudici ed è stata adottata la legge sulla giustizia amministrativa.
Progressi si riscontrano anche in altri principali elementi prioritari
riguardanti la lotta contro la criminalità organizzata, la riforma dei diritti
di proprietà e le politiche antidiscriminazione, soprattutto per quanto
riguarda i diritti delle donne, con passi significativi come l’aumento delle
confische dei proventi di reato, l’adozione di una strategia globale per la
riforma dei diritti di proprietà e modifiche del codice penale volte a
rafforzare le pene previste per le violenze domestiche. L’Albania deve continuare su questa strada e
adottare misure concrete che accelerino la lotta anticorruzione e la riforma
del sistema giudiziario in modo da garantirne l’indipendenza, l’efficienza e la
responsabilità. Vanno completati il riordino della pubblica amministrazione e
quello del sistema giudiziario e occorre rivedere il regolamento parlamentare. Sono necessari ulteriori sforzi per rispettare gli
impegni in materia di diritti umani e per migliorare le condizioni di vita
della comunità Rom. È necessario continuare il
dialogo politico sulle riforme e permettere alle istituzioni democratiche di
funzionare bene e di svilupparsi ulteriormente. Le
elezioni parlamentari previste per l’estate 2013 sono un test importante per la
nuova legge elettorale e per l’impegno dei diversi schieramenti verso le
riforme. È essenziale tener vivo l’impegno
riformista, soprattutto per quanto riguarda l’attuazione delle norme e delle
politiche sullo Stato di diritto. Bosnia-Erzegovina L’istituzione dell’autorità esecutiva e di
quella legislativa è stata completata con l’accordo sul governo nazionale, dopo
sedici mesi di stallo politico all’indomani delle elezioni legislative di
ottobre 2010. Con la formazione del nuovo
Consiglio dei ministri e l’adozione delle due leggi principali connesse all’UE
l’attenzione si è spostata inizialmente verso l’integrazione nell’UE, ma col passare del tempo il
consenso politico è venuto meno e i progressi sul programma per l’UE si sono
arenati. Si è dato inizio a un rimpasto dell’autorità
statale, federale e cantonale, ma il processo è stato bloccato da disaccordi
politici e problemi giuridici. La
Bosnia-Erzegovina ha conseguito scarsi progressi nel conformarsi ai criteri
politici. Il paese, che stenta a dotarsi di un
assetto istituzionale più funzionale, meglio coordinato e più duraturo, dovrà impegnarsi profondamente per rafforzare il
settore giudiziario, secondo le priorità individuate nell’ambito del dialogo
strutturato UE-Bosnia-Erzegovina sulla giustizia. Stesso
dicasi per la lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata e per la
riforma della pubblica amministrazione. Manca tra gli esponenti politici una visione
condivisa della direzione generale, del futuro e dell’assetto istituzionale del
paese, condizione indispensabile per progredire sulla strada dell’Unione. Il paese non dispone di un dispositivo di
coordinamento efficace tra i vari livelli di governo in grado di assicurare il
recepimento, l’attuazione e l’applicazione della normativa dell’Unione e questa
carenza va colmata quanto prima per permettere al paese di esprimersi in modo
univoco sulle questioni europee e beneficiare realmente dell’assistenza
preadesione. Per questo a giugno 27 è stato
lanciato a Bruxelles un dialogo a alto livello sul processo di adesione. Il dialogo ha permesso di definire una roadmap
interna sull’integrazione con l’UE per il rispetto delle condizioni necessarie
all’entrata in vigore dell’accordo di stabilizzazione e associazione (ASA) e
per la presentazione di una candidatura credibile, secondo la definizione
contenuta nelle pertinenti conclusioni del Consiglio; entro il 31 agosto il
paese avrebbe dovuto raggiungere un accordo politico per modificare la
costituzione e rispettare così la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo
(CEDU) sulla discriminazione etnica nella composizione istituzionale del paese
(causa Sejdic-Finci), ma la scadenza non è stata rispettata. Ad agosto
tre partiti politici hanno presentato al parlamento tre proposte separate, ma
coordinate, di revisione della costituzione. La costituzione va urgentemente
armonizzata con la sentenza Sejdic-Finci della CEDU e il ritardo
accumulato suscita preoccupazione. Per rispettare gli obblighi dell’AI/ASA il
paese deve dare seguito in modo credibile alla sentenza della CEDU e deve dare
applicazione agli obblighi sugli aiuti di Stato. Il sistema di governo della Bosnia-Erzegovina
rende tuttora necessaria una presenza internazionale con mandato esecutivo. A
maggio il comitato direttivo del Consiglio per l’attuazione della pace ha
accettato la decisione dell’Ufficio dell’Alto rappresentante di sospendere la
supervisione e di chiudere il 31 agosto l’ufficio di Brčko alla luce dei
notevoli progressi nell’attuazione del processo di definizione dello status di
Brčko. L’ufficio di Brčko è stato così chiuso alla data prevista. L’Unione
ha aperto nuovi uffici a Brčko e Mostar e ha potenziato quello di Banja
Luka. Dopo la separazione del mandato del
Rappresentante speciale dell’Unione europea (RSUE) dall’Ufficio dell’Alto
rappresentante, l’Unione, assicurando una presenza più massiccia, si è posta
alla guida di una serie di settori assistendo le autorità nella realizzazione
degli obiettivi del programma per l’Unione. L’UE
potenzierà in tal senso il sostegno alle istituzioni del paese. La Bosnia-Erzegovina deve impegnarsi a fondo
per raggiungere gli altri obiettivi in sospeso e facilitare la transizione da
un sistema di governo e sicurezza sotto sorveglianza internazionale verso
istituzioni nazionali pienamente padrone del processo politico e legislativo,
secondo i requisiti richiesti ad un paese che aspira ad essere membro dell’Unione.
Questi requisiti fanno capo alla necessità di creare un contesto politico
stabile che ponga il programma per l’Unione al centro del processo politico. La
volontà politica di raggiungere un accordo basato sul compromesso è fondamentale
per poter realizzare le aspirazioni europee del paese e dei suoi cittadini. Kosovo Parallelamente alla presente comunicazione la
Commissione ha adottato una comunicazione su uno studio di fattibilità per un
accordo di stabilizzazione e associazione con il Kosovo.
4.2.
Turchia
La Turchia riveste una grande importanza per l’Unione
tenuto conto del suo dinamismo economico, della sua posizione strategica e del
contributo che il suo importante ruolo regionale dà alla politica estera e di
sicurezza energetica dell’UE. Tramite l’unione doganale la Turchia conosce già
un certo grado di integrazione nell’Unione e contribuisce notevolmente alla
competitività europea. D’altro canto l’Unione continua ad essere il principale
puntello della modernizzazione economica e politica del paese. Dell’ulteriore
sviluppo di questi legami beneficerebbero quindi entrambe le parti. Le relazioni UE-Turchia possono esprimere al
meglio le proprie potenzialità solo nell’ambito di un processo di adesione
attivo e credibile. Il processo di adesione rimane quindi l’ambito più adeguato
per promuovere le riforme connesse all’Unione, per sviluppare il dialogo sulle
questioni di politica estera e di sicurezza e per intensificare la
competitività economica e la cooperazione in materia di energia, giustizia e
affari interni. Questo processo deve svolgersi nel rispetto degli impegni dell’Unione
e delle condizioni stabilite. Partendo da queste premesse, a maggio 2012 la
Commissione ha lanciato un programma costruttivo per le relazioni con la Turchia
che intende ridare slancio al processo di adesione dopo un periodo di stallo e
dinamizzare le relazioni UE-Turchia. Più che un’alternativa ai negoziati di
adesione, il programma costruttivo si propone come strumento di sostegno in una
serie di settori di interesse comune: allineamento legislativo, cooperazione
rafforzata sull’energia, visti, mobilità, migrazione, unione doganale, politica
estera, riforme politiche, lotta al terrorismo, partecipazione ai programmi di
scambio interpersonali. Sei degli otto gruppi di lavoro creati per favorire l’allineamento
con l’acquis si sono riuniti per la prima volta. Il sostegno attivo della
Turchia al programma costruttivo e alla prospettiva europea rimane essenziale.
Il rilancio dei negoziati di adesione è nell’interesse tanto dell’Unione che
della Turchia, soprattutto se si vuole che la prospettiva verso l’UE continui
ad essere il parametro delle riforme del paese. Il Consiglio ha invitato la Commissione ad
istituire un quadro di dialogo e cooperazione più ampio tra l’UE e la Turchia
per trattare tutti i settori della politica in materia di giustizia e affari
interni. Nella stessa occasione il Consiglio ha invitato la Commissione a
prendere misure volte alla liberalizzazione dei visti in una prospettiva
graduale e a lungo termine, parallelamente alla firma di un accordo di
riammissione UE-Turchia. L’accordo è stato siglato a giugno ed è ora
fondamentale che il paese lo firmi per poter avviare la roadmap per la
liberalizzazione del visto. La Turchia si definisce sempre più come “polo
dell’energia” e, prendendo atto delle problematiche comuni che l’Unione e la
Turchia si trovano ad affrontare, la Commissione e la Turchia hanno deciso di
potenziare la cooperazione su una serie di questioni chiave in questo settore. Il dialogo politico con l’UE sulla politica
estera e di sicurezza si è notevolmente intensificato. Gli sviluppi nel loro
vicinato comune confermano il ruolo importante e il valido contributo della
Turchia alla politica estera e di sicurezza dell’Unione. La Turchia ha
continuato a svolgere un ruolo costruttivo sostenendo i movimenti riformisti
dei paesi del Nordafrica e del Medio Oriente. La cooperazione sulla Siria è
molto intensa. Le questioni di politica estera di interesse comune ad entrambe
le parti – Nordafrica, Medio Oriente, Balcani occidentali,
Afghanistan/Pakistan, Caucaso meridionale – sono state discusse nelle riunioni
di dialogo politico, anche a livello ministeriale. L’economia turca è in forte crescita anche se
la stabilità macroeconomica è minacciata da grandi squilibri esterni e forti
pressioni inflazionistiche. Il lavoro informale è ancora molto diffuso, i
mercati del lavoro sono segmentati e la riforma della normativa sui sindacati
non è stata ancora completata. La Commissione sta valutando come tener conto
delle preoccupazioni espresse dalla Turchia nell’ambito dell’unione doganale,
anche per quanto riguarda gli accordi di libero scambio tra l’Unione e alcuni
paesi terzi. La Commissione vorrebbe al tempo stesso modernizzare l’unione
doganale e rimuovere gli ostacoli che impediscono gli scambi tra l’Unione e la
Turchia e a tal fine ha chiesto alla Banca
Mondiale di valutare il funzionamento dell’unione doganale in vista della sua
modernizzazione. La Commissione continuerà a lavorare al programma
costruttivo per dare nuovo dinamismo al processo di adesione e intensificare le
relazioni. La mancanza di progressi verso il pieno
rispetto dei criteri politici suscita crescente apprensione. Il rispetto dei diritti fondamentali sul campo
disegna un quadro preoccupante, sebbene siano migliorate di recente diverse
disposizioni di legge in materia. Il diritto
alla libertà, alla sicurezza e al giusto processo vengono spesso violati; l’applicazione
eccessiva delle leggi contro il terrorismo e la criminalità organizzata finisce
per limitare pesantemente la libertà di espressione, di riunione e di
associazione. La Turchia deve risolvere le
questioni riguardanti l’indipendenza, l’imparzialità e l’efficienza del sistema
giudiziario. L’ulteriore restrizione, nella
pratica, della libertà dei media e la proliferazione di procedimenti a carico
di scrittori e giornalisti sono preoccupanti, anche
perché portano ad una crescente autocensura. La
Commissione si compiace per l’impegno assunto dal governo turco di presentare
quanto prima il quarto pacchetto di riforme del sistema giudiziario e chiede al
governo di porre fine ai principali problemi che limitano attualmente l’esercizio
pratico della libertà di espressione. La questione curda mette a dura prova la
democrazia turca e occorre trovare urgentemente una soluzione politica. Nell’insieme la Turchia deve impegnarsi ancora a
fondo per raggiungere standard elevati di democrazia e diritti umani e i lavori in corso sulla nuova costituzione
offrono senza dubbio un’importante opportunità in tal senso. Gli attentati terroristici del PKK, iscritto
nell’elenco delle organizzazioni terroristiche dell’Unione, sono andati
intensificandosi notevolmente, soprattutto negli ultimi mesi. L’Unione ha
sistematicamente espresso dura condanna per questi atti di terrorismo e
intrattiene con la Turchia un attivo dialogo sulla lotta al terrorismo, che è
uno degli elementi importanti del programma costruttivo. La Turchia ha congelato le relazioni con la
presidenza di turno del Consiglio dell’Unione, iniziata nel secondo semestre
del 2012, rifiutandosi perfino di partecipare a qualsiasi riunione presieduta
da Cipro. Il Commissione esprime ancora una volta seria preoccupazione per le
dichiarazioni e le minacce della Turchia e invita il paese a rispettare
pienamente il ruolo della presidenza del Consiglio, fondamentale tassello
istituzionale dell’Unione ai sensi del trattato. I colloqui sotto l’egida del segretariato
generale dell’ONU mirati a risolvere complessivamente la questione cipriota si
sono arenati nella primavera del 2012. Una
soluzione globale è nell’interesse di tutte le parti perché garantirebbe
maggiore stabilità nel Mediterraneo meridionale, offrirebbe nuove opportunità
economiche agli Stati membri e darebbe un forte impulso ai negoziati di
adesione della Turchia. La Commissione
sollecita quindi la Turchia ad impegnarsi costruttivamente con tutte le parti
affinché il processo sia condotto in porto con successo. L’Unione ribadisce peraltro i diritti sovrani
degli Stati membri, come la conclusione di accordi bilaterali, la prospezione e
lo sfruttamento delle risorse naturali, garantiti dall’acquis e dal diritto
internazionale, tra cui la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del
mare. In linea con le posizioni reiterate del
Consiglio e della Commissione negli scorsi anni, la Commissione ribadisce che
la Turchia deve urgentemente rispettare l’obbligo di attuare pienamente il
protocollo aggiuntivo e realizzare progressi verso la normalizzazione delle
relazioni bilaterali con la Repubblica di Cipro. La
Commissione sottolinea inoltre la necessità di astenersi da qualsiasi tipo di
minaccia, fonte di attrito o azione che potrebbe compromettere le relazioni di
buon vicinato e la soluzione pacifica delle controversie. L’Unione continuerà a seguire e esaminare i
progressi compiuti in questi ambiti, in linea con le pertinenti decisioni del
Consiglio. La Turchia deve intensificare gli sforzi per
risolvere le questioni bilaterali pendenti con i paesi vicini, come le vertenze
frontaliere. La Grecia e Cipro hanno
presentato un gran numero di reclami formali contro la Turchia per violazione
delle acque territoriali e dello spazio aereo.
4.3.
Islanda
L’adesione dell’Islanda rimane una questione
di interesse comune. Vanno infatti moltiplicandosi gli interessi tra l’Unione e
l’Islanda, dalle energie rinnovabili ai cambiamenti climatici passando per l’importanza
strategica della politica dell’Unione nella regione artica. La ottime
credenziali democratiche del paese sono una risorsa per l’Unione. I negoziati di adesione procedono bene: il
paese vanta nell’insieme un buon livello di allineamento con l’acquis
essendo membro dello Spazio economico europeo (SEE) e dal 2001 dello Spazio
Schengen. Più della metà dei capitoli negoziali sono stati aperti e 10 di
questi sono stati provvisoriamente chiusi. L’adesione all’Unione è una
questione molto dibattuta in Islanda. La Commissione continuerà a sostenere in
tal senso le attività di comunicazione e i contatti interpersonali. La
Commissione è fiduciosa che l’Unione riuscirà a proporre all’Islanda un
pacchetto negoziale che tenga conto delle particolarità e delle aspettative del
paese, nel quadro convenuto per i negoziati di adesione e nel pieno rispetto
dei principi e dell’acquis dell’Unione. Questo permetterà anche alla
popolazione del paese di prendere una decisione informata, quando verrà il
momento. L’Islanda continua a soddisfare i criteri
politici: è una democrazia funzionante, con istituzioni forti e una profonda e
radicata tradizione di democrazia rappresentativa. L’apparato giudiziario è
molto sviluppato e il livello di tutela dei diritti fondamentali, già elevato,
si rafforza sempre più. Dopo una lunga e profonda recessione, nel
2011-2012 è cominciata la ripresa economica: la crescita ha ripreso slancio e
vanno migliorando le condizioni macroeconomiche. L’attuazione degli obblighi del SEE da parte
del paese rimane nell’insieme ampiamente soddisfacente. Si notano alcune
carenze nei servizi finanziari, nella sicurezza alimentare e nella libera
circolazione dei capitali. Sono tuttora in vigore le restrizioni alla libera
circolazione dei capitali adottate per far fronte alla crisi finanziaria del
2008 e l’autorità di vigilanza EFTA ha avviato un procedimento contro il paese
davanti alla Corte EFTA sul caso Icesave.
5.
Sostenere e assistere i paesi dell’allargamento
5.1.
Assistenza finanziaria
La Commissione aiuta i paesi dell’allargamento
a prepararsi all’adesione fornendo sostegno finanziario e tecnico nel quadro di
uno specifico strumento finanziario di assistenza preadesione, l’IPA, che per
il periodo 2007-2013 beneficia di una dotazione di 11,6 miliardi di EUR. L’assistenza
IPA ha permesso di potenziare le capacità e di sostenere il processo di riforma
dei paesi beneficiari in diversi settori - Stato di diritto, giustizia e affari
interni, riordino della pubblica amministrazione, diritti fondamentali,
sviluppo della società civile, dialogo sociale - contribuendo peraltro al
successo dei negoziati di adesione con la Croazia e permettendo di avviare a
giugno 2012 quelli con il Montenegro. L’assistenza, che sostiene anche gli
investimenti nello sviluppo economico, sociale e rurale e la cooperazione
regionale nei Balcani occidentali, ha finanziato progetti specifici su vari
temi: formazione su criminalità organizzata e corruzione per la polizia del
Montenegro; gestione di un regime di sovvenzioni a sostegno dell’occupazione
femminile in Turchia; finanziamento per il ripristino della rete ferroviaria
del corridoio europeo X in Croazia, che fa da interfaccia con la rete
ferroviaria serba. Per il prossimo quadro finanziario pluriennale
2014-2020 la Commissione ha proposto uno stanziamento di 14,1 miliardi di EUR a
copertura dello strumento IPA II in modo da garantire un livello di
finanziamento simile a prezzi costanti rispetto al precedente quadro
finanziario. La proposta del nuovo regolamento IPA II
rientrava nel pacchetto di strumenti per il quadro finanziario pluriennale
presentato a dicembre 2011 dalla Commissione. Stabilendo nessi più diretti con
le priorità individuate dalla strategia di allargamento e dalla pianificazione
pluriennale, l’IPA II innova rispetto al predecessore e dà maggiore centralità
strategica all’assistenza finanziaria preadesione. La migliore pianificazione
strategica dell’assistenza IPA si riflette nel quadro strategico comune e nei
documenti di strategia nazionali o multinazionali stabiliti per l’intera durata
del prossimo quadro finanziario pluriennale e riguardanti un numero minore di
settori di intervento in sostituzione delle attuali “componenti”. Il regolamento
introduce poi un elemento di rendimento e traguardi direttamente
collegati all’assistenza; i documenti di strategia nazionali e multinazionali
stabiliranno realisticamente i relativi indicatori. L’elemento di rendimento
permetterà di ricompensare i paesi che assicurano buone prestazioni e di
riassegnare i fondi in modo più flessibile anche in caso di prestazioni
insufficienti. Secondo il nuovo regolamento IPA II, i paesi candidati e
candidati potenziali possono accedere agli stessi tipi di sostegno, che
verranno essenzialmente determinati in funzione dei bisogni e delle capacità
del singolo e dei risultati raggiunti nell’ambito della precedente assistenza
preadesione. Quanto ai programmi operativi, il regolamento
IPA II, al pari di altri strumenti per l’azione esterna dell’Unione, prevede di
potenziare il cofinanziamento di strategie settoriali concordate con i
paesi beneficiari, invece di singoli progetti, aumentando la quota di
assistenza finanziata mediante il sostegno a livello di settore (compreso il
sostegno al bilancio per settori selezionati sulla base di condizioni precise).
La programmazione pluriennale verrà resa più sistematica anche tramite l’assistenza
alla transizione e allo sviluppo istituzionale (ad es. riforma della pubblica
amministrazione, riforma dei sistemi giudiziari ecc.), sostenendo così un’attuazione
efficace delle pertinenti strategie settoriali. Lo scopo è preparare i paesi
all’adesione utilizzando i fondi dell’Unione per stimolare riforme su ampia
scala in modo da garantire un rapporto costi/benefici elevato che non sarebbe
assicurato da progetti singoli o isolati. L’IPA persegue due obiettivi principali:
assistere il processo di adesione e sostenere lo sviluppo socio-economico dei
beneficiari. In futuro l’assistenza preadesione continuerà
a sostenere il potenziamento delle istituzioni democratiche e dello Stato di
diritto, la riforma della pubblica amministrazione e il buon governo in tutti i
paesi beneficiari, come anche la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata,
lo sviluppo della società civile, la promozione e la tutela dei diritti umani e
delle libertà fondamentali. Come corollario del “nuovo approccio” ai capitoli
23 e 24 e considerata la natura più a lungo termine delle riforme perseguite in
questi settori e la necessità di costituire track record di attuazione
prima dell’adesione, l’assistenza IPA II sosterrà i paesi beneficiari nel
raggiungere i requisiti in questi ambiti già dalle primissime fasi. Verranno sostenuti inoltre lo sviluppo
economico e sociale e la cooperazione regionale e territoriale (azioni
trasfrontaliere, transnazionali e interregionali). L’assistenza allo sviluppo
economico e sociale mirerà a sviluppare il capitale materiale, a migliorare le
connessioni con l’UE e le reti regionali, a dare impulso all’occupazione, a
potenziare il capitale umano, a favorire l’inclusione economica e sociale. Per ottenere il sostegno finanziario i governi
dei paesi dell’allargamento dovranno adottare politiche e strategie globali e
sostenibili in determinati ambiti prioritari: giustizia e affari interni,
pubblica amministrazione, sviluppo del settore privato, trasporti, energia,
ambiente e cambiamenti climatici, sviluppo sociale, agricoltura e sviluppo
rurale. Il processo dovrebbe favorire una più ampia titolarità locale e un più
vasto consenso sulle strategie, migliorando la capacità dei paesi beneficiari
di pianificare, attuare e monitorarne la realizzazione delle strategie e di
inglobarle nel più vasto processo di preparazione all’adesione.
5.2.
I benefici di una più stretta integrazione
prima dell’adesione
I cittadini dei paesi dell’allargamento hanno
accesso a notevoli benefici già prima dell’adesione vera e propria. La
partecipazione ai programmi dell’Unione, della società civile e a altre
iniziative, i viaggi in esenzione dal visto e gli scambi previsti dagli accordi
di stabilizzazione e associazione avvicinano sempre più i cittadini all’UE. La maggior parte dei paesi candidati e
candidati potenziali ha accesso ai programmi dell’Unione e nel 2012 la Commissione
ha proposto di estendere questa possibilità anche al Kosovo. I paesi possono
così familiarizzarsi con le politiche e i metodi di lavoro dell’Unione e
integrarsi progressivamente nelle sue reti. Un numero crescente di studenti
approfitta per esempio dei programmi Erasmus e Erasmus Mundus e scienziati e
ricercatori collaborano con i propri omologhi dell’Unione nell’ambito del 7°
programma quadro di ricerca. Per i cittadini dei paesi dell’allargamento l’esenzione
dal visto nell’Unione è uno dei benefici più tangibili della maggiore
integrazione. L’Islanda fa già parte dello spazio Schengen. Nei Balcani
occidentali i cittadini croati beneficiano già da tempo dell’esenzione dal
visto per l’intera Unione. I cittadini dell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia,
del Montenegro e della Serbia hanno ottenuto l’esenzione dal visto per lo
spazio Schengen a dicembre 2009 e lo stesso status è stato concesso l’anno dopo
a Albania e Bosnia-Erzegovina. Queste ultime decisioni sono state prese
perché i paesi interessati soddisfacevano una serie di requisiti stabiliti nel
quadro dei dialoghi per la liberalizzazione dei visti condotti dalla
Commissione. I dialoghi hanno fortemente stimolato le riforme per il
raggiungimento delle norme dell’Unione in materia di giustizia e affari interni
e per il rafforzamento dello Stato di diritto e della lotta alla criminalità
organizzata transfrontaliera, alla corruzione e alla migrazione illegale. Gli
sviluppi successivi hanno mostrato un uso abusivo del regime di esenzione dal
visto e del sistema di asilo; a gennaio 2011 la Commissione ha introdotto un
meccanismo di controllo post-liberalizzazione del visto e sono stati introdotti
controlli più rigorosi sul posto. Il numero di domande di asilo infondate
rimane elevato in alcuni Stati membri dell’Unione e ogni paese della regione
dovrà quindi continuare a prendere provvedimenti mirati. Più in generale sono
state adottate le nuove proposte di sospendere temporaneamente il regime di
esenzione in vigore con un paese terzo nel caso si verifichi un afflusso
improvviso di cittadini. A gennaio 2012 la Commissione ha avviato un
dialogo con il Kosovo sulla liberalizzazione dei visti. La cooperazione tra l’Unione e la Turchia su
visti e migrazione si è intensificata e le due parti hanno siglato un accordo
di riammissione. Occorre ora vedere se l’accordo verrà firmato velocemente e
effettivamente attuato, un fattore importante anche in vista di ulteriori passi
verso la liberalizzazione dei visti in una prospettiva graduale e di lungo
termine. L’Unione continua a sostenere ampiamente le
organizzazioni della società civile (OSC) dei paesi dell’allargamento,
soprattutto tramite lo strumento di vicinato per la società civile. L’intento è
contribuire a sviluppare le capacità e la professionalità delle OSC,
incoraggiare la creazione di reti a tutti i livelli – dell’Unione, nazionale e
regionale – per permettere alle OSC di partecipare a un dialogo reale con gli
attori pubblici e privati e di monitorare gli sviluppi in settori quali lo
Stato di diritto e il rispetto dei diritti fondamentali. Le attività della società civile svolgono un
ruolo fondamentale per lo sviluppo democratico, il rispetto dei diritti umani e
lo Stato di diritto. Una società civile attiva stimola la responsabilizzazione
politica, rende più comprensibili, partecipative e accettabili le riforme
legate al processo di adesione e favorisce la riconciliazione tra comunità
divise dal conflitto. Il Montenegro ha deciso di associare le OSC alla fase di
preparazione dei negoziati di adesione. Nella maggior parte dei paesi dell’allargamento
la società civile è in continua crescita anche se in alcuni casi mancano ancora
una cultura di accettazione delle OSC e occorre creare un clima favorevole al
loro sviluppo e garantire le condizioni necessarie al dialogo strategico.
Persistono inoltre i problemi di finanziamento, anche per quanto riguarda il
sostegno del governo e la sostenibilità. L’IPA affronta questi problemi nell’ambito
dello strumento di vicinato per la società civile e grazie alle modifiche previste
dal regolamento finanziario la Commissione potrà cooperare con le principali
OSC della regione per erogare piccole sovvenzioni alle organizzazioni di base
locali, favorendo così il controllo democratico e affrontando questioni di
maggiore interesse per i cittadini.
5.3.
Informazione e comunicazione
Perché sia sostenibile e abbia successo, la
politica di allargamento, e in particolare l’adesione di nuovi Stati membri,
deve essere capita e sostenuta dall’opinione pubblica. Si tratta di un compito
particolarmente arduo nell’attuale contesto di crisi finanziaria e del debito
sovrano, in cui viene messo sempre più in dubbio il ruolo dei pubblici poteri,
Unione europea compresa. La Commissione è convinta che per farvi fronte bisogna
rendere il processo di allargamento più trasparente, coerente e credibile agli
occhi dei cittadini e delle parti in causa, tanto negli Stati membri che nei
paesi dell’allargamento. Come in altri settori di intervento, l’opinione
pubblica chiede prove tangibili dell’efficacia delle adesioni all’Unione, del
potere di trasformazione della politica di allargamento nei paesi interessati e
del suo valore aggiunto per l’Unione. Ancor più che in passato le istituzioni dell’Unione
devono quindi diffondere informazioni sul processo di allargamento, sui paesi
interessati e sulle implicazioni per l’Unione, alimentando un dibattito
pubblico informato. Bisogna sfatare falsi miti e dissipare paure infondate sull’allargamento
rispondendo alle preoccupazioni legittime dei cittadini. Il compito di informare i cittadini e fare
comunicazione compete soprattutto agli Stati membri e ai paesi dell’allargamento,
ma ai messaggi che i governi inviano nei dibattiti nazionali devono unirsi
quelli delle istituzioni europee. Gli Stati membri devono informare e spiegare
al pubblico nazionale le decisioni sull’allargamento prese collegialmente nelle
istanze dell’Unione, così come i leader politici dei paesi dell’allargamento
devono spiegare in che misura le decisioni prese sulle riforme sono non solo
necessarie per il processo di adesione ma servono anche al buon funzionamento
dello Stato. Questo tipo di comunicazione potrebbe riconquistare il sostegno
dell’opinione pubblica nei paesi in cui è andato allargandosi il divario tra la
politica del governo e la visione dei cittadini sull’adesione all’Unione
garantendo un ampio sostegno pubblico per le riforme che i paesi dell’allargamento
devono approntare per raggiungere le condizioni rigorose ma eque dell’adesione
all’Unione.
6.
Conclusioni e
raccomandazioni
Partendo da questa analisi, la Commissione
propone le seguenti conclusioni e raccomandazioni. I 1.
Sin dalla creazione dell’Unione, la politica di
allargamento risponde alle legittime aspirazioni dei popoli del continente
europeo di unirsi in nome di un progetto comune. Gli Stati membri dell’Unione,
sei in origine, passeranno a 28 con l’adesione della Croazia il 1° luglio 2013.
2.
In un momento di grandi sfide per l’Europa e di
profonda incertezza mondiale e sullo sfondo di un rinnovato interesse per l’integrazione
economica, finanziaria e politica, la politica di allargamento continua a
contribuire alla pace, alla sicurezza e alla prosperità
del continente europeo. La prossima adesione della Croazia, l’avvio dei
negoziati di adesione con il Montenegro e lo status di paese candidato della
Serbia sono un segnale forte del potere di trasformazione dell’allargamento
e rivelano le potenzialità di una regione che appena mezza generazione fa era
alle prese con la guerra. L’allargamento verso il sud-est europeo può evitare i
costi ben maggiori che le conseguenze dell’instabilità possono occasionare. Si
tratta di un investimento nella democrazia sostenibile che rafforza al tempo
stesso il ruolo dell’Unione sulla scena mondiale. 3.
Le difficoltà della zona euro e la recente crisi
finanziaria mondiale, che hanno messo in risalto l’interdipendenza delle
economie nazionali, sia all’interno dell’Unione che oltre i suoi confini,
mostrano quanto sia importante consolidare ulteriormente la stabilità
economica e di bilancio e sostenere le riforme e la crescita, anche nei
paesi dell’allargamento. Il processo di allargamento è un potente strumento in
tal senso. 4.
Vincolata da condizioni rigorose ma eque –
soggette soprattutto al principio secondo cui ogni paese è valutato per i
propri meriti – la prospettiva di aderire all’Unione stimola riordini politici
e economici che trasformano le società, consolidano lo Stato di diritto e
offrono nuove opportunità a cittadini e imprese. In una congiuntura economica
stagnante, la prospettiva dell’adesione riduce il rischio di resistenza alle
riforme necessarie. 5.
Per avere successo il processo di allargamento deve
rimanere credibile. Tenere vivo l’interesse per l’allargamento e le
riforme sono due aspetti della stessa realtà. La politica di allargamento dell’Unione
prende le mosse dal consenso rinnovato sull’allargamento approvato dal
Consiglio europeo. L’allargamento è per definizione un processo graduale che si
fonda su un’attuazione decisa e sostenibile delle riforme nei paesi
interessati. Gli insegnamenti tratti dalle precedenti adesioni modellano la
politica di allargamento garantendo l’integrazione armoniosa dei nuovi Stati
membri e rispondendo meglio ai bisogni dei paesi in fase di trasformazione,
soprattutto per quanto riguarda lo Stato di diritto. 6.
Lo Stato di diritto e la governance democratica
occupano un posto centrale nel processo di allargamento. L’adozione da parte del Consiglio del nuovo approccio proposto dalla
Commissione per i negoziati su sistema giudiziario e diritti fondamentali e su
giustizia, libertà e sicurezza ha posto saldamente al centro della politica
di allargamento lo Stato di diritto e le sfide comuni connesse alla lotta
contro la criminalità organizzata e la corruzione. I negoziati di adesione su
questi capitoli verranno avviati già nelle prime fasi e saranno chiusi solo
alla fine del processo per garantire il tempo necessario a definire track
record solidi e dare alle riforme un andamento irreversibile. La
Commissione continuerà a dare priorità alle questioni legislative ben prima
dell’avvio dei negoziati, anche nell’ambito dei dialoghi strutturati e dell’assistenza
dello strumento IPA II. 7.
La libertà di espressione rimane un problema
serio in molti paesi. Alla luce delle persistenti difficoltà in questo ambito,
la Commissione continuerà a considerare questa problematica prioritaria nell’ambito
del processo di adesione. Nella prima metà del 2013 la Commissione prevede di
organizzare il seguito della conferenza “Speak up!” tenutasi a maggio
2011 che riunirà i rappresentanti dei media e della società civile dei Balcani
occidentali e della Turchia. Il monitoraggio e le relazioni della Commissione
terranno conto degli esiti della conferenza e del seguito che vi verrà dato. La
Commissione continuerà a collaborare con il Parlamento europeo in questo
ambito. 8.
In molti settori occorrono approcci per paese che
permettano di affrontare situazioni difficili e sbloccare eventualmente il
processo di adesione. La Commissione ha adottato un programma costruttivo con
la Turchia e ha avviato una serie di dialoghi ad alto livello e di dialoghi
strutturali nei Balcani occidentali. Queste iniziative, che danno vitalità
alle riforme, non sostituiscono i negoziati di adesione ma assicurano il
passaggio verso la fase negoziale. La Commissione continuerà con questo impegno
e si concentrerà su settori fondamentali come lo Stato di diritto, la
governance democratica e le riforme economiche. 9.
La cooperazione regionale e le relazioni di buon vicinato sono elementi essenziali del processo
di stabilizzazione e associazione. Le questioni riguardanti i recenti
conflitti, compresi i crimini di guerra, il rientro dei profughi, il
trattamento delle minoranze, e il pari trattamento dei cittadini rimangono
grandi sfide per la stabilità nei Balcani occidentali e vanno affrontate urgentemente.
Occorre garantire il funzionamento dei forum regionali e il carattere inclusivo
della cooperazione regionale. Le controversie su questioni interetniche e di
status vanno risolte in uno spirito di dialogo e compromesso. 10.
Durante il processo di allargamento le parti
coinvolte devono risolvere quanto prima le questioni bilaterali, mostrandosi
determinate, agendo in uno spirito di buon vicinato e tenendo conto
degli interessi generali dell’Unione. Le questioni bilaterali non devono
ostacolare il processo di adesione. La Commissione esorta le parti a fare il
necessario per risolvere le vertenze pendenti, in linea con i principi
stabiliti e i mezzi disponibili, anche rivolgendosi alla Corte internazionale
di giustizia se necessario o a altri organi di composizione delle controversie
esistenti o ad hoc. La prospettiva dei negoziati di adesione può essere un
forte stimolo per la soluzione delle controversie e la Commissione si dichiara
pronta ad intervenire per facilitare il processo. 11.
Nei paesi dell’allargamento è fondamentale rafforzare
la ripresa economica. La disoccupazione continua a crescere e nei Balcani
occidentali la maggior parte delle economie attraversa una nuova fase di
contrazione. L’economia turca continua a crescere anche se a un ritmo meno elevato.
In Islanda la ripresa è iniziata nel 2011 ed è continuata nel 2012. L’Unione
continuerà ad assistere i paesi prestando consulenza strategica e assistenza
finanziaria. Il Quadro per gli investimenti nei Balcani occidentali servirà a
preparare e sostenere, in stretta collaborazione con le istituzioni finanziarie
internazionali, gli investimenti necessari a rilanciare la crescita e l’occupazione.
La Commissione continuerà ad associare i paesi dell’allargamento alla strategia
Europa 2020. 12.
La governance economica dell’Unione subisce
profondi cambiamenti e la Commissione continuerà a informare e associare i
paesi dell’allargamento in questo processo. In tal senso verrà gradualmente
adattata l’attuale vigilanza economica nei confronti dei paesi dell’allargamento
e verrà valutata la possibilità di discutere le questioni riguardanti la
competitività e l’occupazione nell’ambito delle riunioni ASA. 13.
A dicembre 2011 la Commissione ha proposto il nuovo
regolamento IPA II per il quadro finanziario pluriennale 2014-2020. L’IPA
II rinsalda il nesso con le priorità della strategia di allargamento,
soprattutto per quanto riguarda il potenziamento delle istituzioni democratiche
e dello Stato di diritto e lo sviluppo socio-economico. Il nuovo strumento
sosterrà ulteriormente le strategie settoriali garantendo maggiore flessibilità
e procedure più snelle. 14.
Gli scambi nell’ambito dell’ASA, l’esenzione dal
visto e la partecipazione ai programmi dell’UE
offrono oggi notevoli vantaggi ai cittadini dei paesi dell’allargamento. A gennaio
2012 la Commissione ha avviato un dialogo con il Kosovo sulla liberalizzazione
dei visti. L’Unione e la Turchia hanno siglato un accordo di riammissione che,
se verrà firmato in tempi brevi e sarà effettivamente attuato, segnerà un passo
avanti verso la liberalizzazione dei visti. I paesi devono però prendere
ulteriori misure per evitare un uso abusivo dell’esenzione dal visto. 15.
Il successo e la sostenibilità della politica di
allargamento dipendono dalla comprensione e dal sostegno dell’opinione pubblica.
L’informazione dei cittadini e la comunicazione con il pubblico competono
principalmente agli Stati membri e ai paesi dell’allargamento. È essenziale
agevolare la comprensione e il dibattito informato sull’impatto della politica
di allargamento, soprattutto in un momento in cui l’Unione è alle prese con
sfide importanti. La Commissione continuerà dal canto suo a informare il
pubblico sul processo di allargamento per alimentare un dibattito informato. 16.
Il processo di allargamento, per sua natura inclusivo,
richiede la partecipazione delle parti in causa. Nei paesi dell’allargamento
sono necessari un ampio consenso politico e il sostegno della popolazione per
le riforme perché contribuiscono notevolmente alle trasformazioni necessarie
per progredire sulla strada dell’Unione. Tramite lo strumento di vicinato
per la società civile la Commissione continuerà a sostenere questo
processo, soprattutto con piccole sovvenzioni a favore delle organizzazioni di
base della società civile in ambito locale. II 17.
Croazia:
parallelamente alla presente comunicazione la Commissione ha adottato una
comunicazione che rende conto delle principali risultanze della relazione di
monitoraggio globale sullo stadio di avanzamento della Croazia in vista dell’adesione
all’Unione. La Commissione conclude che la Croazia continua a progredire nell’adozione
e nell’attuazione della legislazione dell’Unione e che l’allineamento con l’acquis
è in dirittura d’arrivo. Sono comunque necessari ulteriori sforzi in una serie
di ambiti e un numero limitato di questioni dovrà essere affrontato con urgenza
nei prossimi mesi. Si tratta in particolare di questioni riguardanti la
politica di concorrenza, il settore giudiziario e i diritti fondamentali
(soprattutto l’efficienza giudiziaria), la giustizia, la libertà e la
sicurezza. La Croazia dovrà sforzarsi per concludere in tempo i preparativi e
permettere alla Commissione di renderne conto nella comunicazione sulla
relazione di monitoraggio finale sui preparativi del paese in vista dell’adesione,
che verrà presentata nella primavera del 2013. 18.
Montenegro: il
rispetto dei criteri politici procede bene e i negoziati avviati a giugno 2012
riflettono i progressi costanti realizzati dal paese sulla strada delle
principali riforme. Il processo di screening è stato avviato e dovrebbe
concludersi nell’estate del 2013. I negoziati di adesione, che seguono il nuovo
approccio al capitolo su sistema giudiziario e diritti fondamentali e al
capitolo su giustizia, libertà e sicurezza, assicurano la centralità dello
Stato di diritto. Nel corso dei negoziati il Montenegro dovrà sviluppare un track
record in questo settore e garantire un’attuazione irreversibile delle
riforme, soprattutto per quanto riguarda la lotta alla criminalità organizzata
e alla corruzione, anche nelle alte sfere. 19.
Ex Repubblica jugoslava di Macedonia: il rispetto dei criteri politici procede bene e il processo di
adesione è al centro dell’agenda politica del governo. Il dialogo ad alto
livello sull’adesione con la Commissione ha avuto un ruolo catalizzatore
accelerando le riforme e contribuendo al conseguimento di progressi sostanziali
in una serie di settori strategici fondamentali. È necessario tenere vivo l’interesse
per le riforme in tutti gli ambiti, assicurandone soprattutto l’attuazione. Lo
Stato di diritto deve rimanere al centro dell’attenzione, soprattutto per
quanto riguarda la libertà di espressione, le relazioni interetniche e la
riconciliazione. La Commissione raccomanda per la quarta volta di
avviare i negoziati di adesione con l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia. È
infatti convinta che il passaggio alla fase successiva del processo di adesione
permetterà di consolidare il ritmo e la sostenibilità delle riforme, di ridurre
il rischio di eventuali inversioni di rotta e di rafforzare le relazioni
interetniche. L’avvio dei negoziati darà inoltre credibilità all’Unione e
incentiverà il processo di riforma nel resto della regione. La Commissione ribadisce l’importanza capitale di
mantenere relazioni di buon vicinato e di risolvere la questione del nome
secondo una soluzione negoziata e accettabile per le parti in causa, sotto l’egida
dell’ONU. L’eventuale decisione del Consiglio europeo di
avviare i negoziati di adesione contribuirebbe a creare le condizioni
favorevoli alla risoluzione della controversia. La Commissione è pronta a
presentare quanto prima una proposta di quadro negoziale che contempli la
necessità di comporre la controversia sul nome già in una primissima fase dei
negoziati. Una tale proposta terrebbe anche conto dei precedenti quadri
negoziali e in particolare dei principi del nuovo approccio adottato dal
Consiglio a dicembre 2011. Un tale approccio richiede un forte impegno politico
da entrambe le parti già da prima del Consiglio europeo. 20.
Serbia: il
Consiglio europeo di marzo 2012 ha concesso alla Serbia lo status di paese
candidato. La Serbia procede verso un rispetto soddisfacente dei criteri
politici e delle condizioni legate al processo di stabilizzazione e di
associazione. Il paese deve però garantire maggiore impegno sullo Stato di
diritto, soprattutto per quanto riguarda il settore giudiziario; le recenti
difficoltà evidenziano infatti la necessità di un rinnovato impegno a
proseguire le riforme e a garantire l’indipendenza, l’imparzialità e l’efficienza
del settore, anche alla luce delle recenti pronunce della Corte costituzionale.
Anche alla luce dei recenti eventi, la Serbia deve prestare inoltre particolare
attenzione ai diritti dei gruppi vulnerabili e all’indipendenza delle
principali istituzioni, come la banca centrale. Il paese deve continuare a
impegnarsi in modo costruttivo nella cooperazione regionale e ad approfondire
le relazioni con i paesi del vicinato. Dovrà inoltre rilanciare l’interesse per
le riforme e compiere ulteriori progressi verso un miglioramento visibile e
duraturo delle relazioni con il Kosovo. Di recente la Serbia ha firmato il
protocollo tecnico sulla gestione integrata delle frontiere ed è stata
finalmente chiarita l’interpretazione serba dell’accordo sulla cooperazione
regionale e sulla rappresentanza del Kosovo; l’accordo è entrato in vigore nel
frattempo e il chiarimento non ostacola più il carattere inclusivo della
cooperazione regionale. In linea con le conclusioni del Consiglio del 5
dicembre 2011 sulle condizioni per l’avvio dei negoziati di adesione con la
Serbia, adottate dal Consiglio europeo del 9 dicembre 2011, la Commissione
presenterà una relazione non appena avrà stabilito che la Serbia rispetta
adeguatamente i criteri di adesione e in particolare che ha adottato misure per
un miglioramento visibile e duraturo delle relazioni con il Kosovo, condizione
ritenuta prioritaria.La Commissione chiede alla Serbia di attuare in buona fede
tutti gli accordi fin qui raggiunti e di impegnarsi costruttivamente a
risolvere tutte le questioni in sospeso, con l’aiuto dell’Unione. Le relazioni tra Serbia e Kosovo devono registrare
progressi visibili e duraturi in modo da permettere a entrambi i paesi di
proseguire sulla strada dell’Unione e evitare che si ostacolino a vicenda.
Questo processo dovrà consentire gradualmente la piena normalizzazione delle
relazioni tra Serbia e Kosovo permettendo ad entrambi di esercitare pienamente
i rispettivi diritti e di assumersi le rispettive responsabilità nell’ambito
dell’Unione. Il processo dovrà in particolare risolvere i problemi nel Kosovo
settentrionale rispettando al tempo stesso l’integrità territoriale del paese e
le esigenze specifiche della popolazione locale. La Commissione sottolinea che il processo di
normalizzazione delle relazioni tra Belgrado e Pristina andrà affrontato anche
al momento di definire il quadro che permetterà in futuro di condurre i
negoziati di adesione con la Serbia. È importante che le parti seguano con
determinazione questo approccio globale, avvalendosi del pieno sostegno dell’Unione.
21.
Albania: il
dialogo tra il governo e l’opposizione è migliorato, soprattutto dopo l’accordo
raggiunto a novembre 2011, e l’Albania ha realizzato progressi verso il
rispetto dei criteri politici necessari per diventare membro dell’Unione. Il
parere della Commissione del 2010 individua 12 priorità fondamentali che il
paese deve rispettare per l’avvio dei negoziati di adesione con l’Unione e in
questo quadro l’Albania ha avviato una serie di riforme sostanziali. L’Albania
ha rispettato quattro di queste priorità: il buon funzionamento del parlamento;
l’adozione delle leggi in sospeso che richiedevano una maggioranza qualificata;
la nomina dell’ombudsman e lo svolgimento di una procedura di audizione e di
voto per le principali istituzioni; la modifica della legge elettorale. La
riforma della pubblica amministrazione e il miglioramento del trattamento dei
detenuti, due delle priorità fondamentali, sono ben avviate. Per procedere nel
rispetto delle altre priorità sono state prese misure importanti: l’adozione
della legge sui tribunali amministrativi; l’abolizione delle immunità per gli
alti funzionari e per i giudici; l’aumento delle confische dei proventi di
reato; l’adozione di una strategia globale per la riforma dei diritti di
proprietà; la revisione del codice penale mirata a rafforzare le pene previste
per le violenze domestiche. Alla luce di questi risultati la Commissione
raccomanda al Consiglio di concedere all’Albania lo status di paese candidato a
condizione che completi le principali misure per la riforma del settore
giudiziario e della pubblica amministrazione e per la revisione del regolamento
parlamentare. La Commissione presenterà una relazione al Consiglio non appena
saranno stati conseguiti i progressi necessari. La relazione renderà anche conto
dell’impegno dimostrato dal paese nella lotta alla corruzione e alla
criminalità organizzata, indicando come ha investigato e perseguito
proattivamente questi casi. Per raccomandare l’avvio dei negoziati di
adesione, la Commissione verificherà in particolare il rispetto degli impegni
già assunti e il completamento delle altre priorità fondamentali non ancora
realizzate. L’Albania dovrà in particolare: condurre le elezioni nel rispetto
degli standard europei e internazionali; potenziare l’indipendenza, l’efficienza
e la responsabilità delle istituzioni giudiziarie; profondere sforzi decisi
nella lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata con indagini e
procedimenti proattivi; adottare misure efficaci per rafforzare la tutela dei
diritti umani e le politiche di lotta alla discriminazione; dare attuazione ai
diritti di proprietà. Lo svolgimento armonioso delle elezioni parlamentari
previste nel 2013 permetterà di testare l’impegno condiviso dei partiti verso
la riforma elettorale e sarà una precondizione perché la Commissione raccomandi
l’avvio dei negoziati. Un intenso dialogo politico e l’impegno costante in
tutti i settori contemplati dalle priorità fondamentali rimangono essenziali
per l’attuazione delle riforme e per assicurare al paese un futuro nell’Unione. 22.
Bosnia-Erzegovina: il paese ha realizzato scarsi progressi verso la realizzazione dei
criteri politici e la creazione di un assetto istituzionale più funzionale,
coordinato e duraturo. La Bosnia-Erzegovina ha continuato a impegnarsi costruttivamente
con l’UE in un dialogo strutturato sulla giustizia nell’ambito del processo di
stabilizzazione e di associazione. Il dialogo ad alto livello sul processo di
adesione avviato a giugno è il forum in cui si esplicita l’impegno a realizzare
i requisiti del processo di integrazione nell’Unione. La Commissione deve
purtroppo constatare che finora i risultati sono al di sotto delle aspettative.
Manca fra gli esponenti politici una visione condivisa della direzione
generale, del futuro e dell’assetto istituzionale del paese. Il rispetto delle
condizioni per l’entrata in vigore dell’ASA e per la presentazione di una
domanda di adesione credibile rimangono prioritari, così come l’introduzione di
un dispositivo di coordinamento efficace tra i vari livelli di governo che
consenta al paese di esprimersi in modo univoco sulle questioni europee. La
Commissione continuerà il proprio impegno con le autorità nazionali ma i leader
nazionali dovranno dimostrare di avere la volontà politica per raggiungere un
consenso e dare forma alle aspirazioni europee del paese e dei suoi cittadini. Dopo la separazione del mandato del Rappresentante
speciale dell’Unione europea (RSUE) dall’Ufficio dell’Alto rappresentante, l’Unione,
assicurando una presenza più massiccia, si è posta alla guida di una serie di
settori assistendo le autorità ad attuare gli obiettivi del programma per l’Unione e potenzierà il sostegno alle istituzioni del paese
in tal senso. 23.
Kosovo:
parallelamente alla presente comunicazione la Commissione ha adottato una
comunicazione su uno studio di fattibilità per un accordo di stabilizzazione e
associazione con il Kosovo. Lo studio conferma la realizzabilità dell’ASA tra l’Unione
e il Kosovo anche se gli Stati membri continuano ad avere posizioni diverse
sullo status. La Commissione proporrà le direttive di negoziato per l’ASA solo
quando il Kosovo avrà realizzato progressi in una serie di priorità a breve
termine. È fondamentale che il Kosovo continui a attuare in buona fede gli
accordi finora raggiunti tra Belgrado e Pristina e si impegni costruttivamente
a risolvere tutte le questioni in sospeso, con l’aiuto dell’Unione. Le relazioni tra Kosovo e Serbia devono registrare
progressi visibili e duraturi in modo da permettere ad entrambi di proseguire
sulla strada dell’Unione e evitare che si ostacolino a vicenda. Il processo
dovrà in particolare risolvere i problemi nel Kosovo settentrionale nel
rispetto delle esigenze specifiche della popolazione locale. 24.
Turchia: la
Turchia riveste una grande importanza per l’Unione tenuto conto del suo
dinamismo economico, della sua posizione strategica e del suo importante ruolo
regionale. La Commissione sottolinea l’importanza della cooperazione e del
dialogo in corso sulle questioni di politica estera di interesse comune, riguardanti
ad esempio il Nordafrica e il Medio Oriente. Le relazioni UE-Turchia possono esprimere al
meglio le proprie potenzialità solo nell’ambito di un processo di adesione
attivo e credibile, nel rispetto degli impegni dell’UE e delle condizioni
poste. Il rilancio dei negoziati di adesione è nell’interesse tanto dell’Unione
che della Turchia, soprattutto se si vuole che la prospettiva verso l’UE
continui ad essere il parametro delle riforme del paese. La Commissione ritiene
importante riprendere, in linea con le procedure stabilite e con le pertinenti
conclusioni del Consiglio, i lavori sui capitoli negoziali interrotti da anni
per mancanza di consenso tra gli Stati membri. Per rilanciare il processo di adesione e dare
dinamismo alle relazioni UE-Turchia, la Commissione continuerà a realizzare il
programma costruttivo per le relazioni con la Turchia che, avviato a maggio
2012, sta già dando i primi frutti. Il sostegno attivo della Turchia al
programma costruttivo e alla prospettiva europea rimane essenziale. Il pieno rispetto dei criteri politici suscita
crescente apprensione. Il rispetto dei diritti fondamentali sul campo, anche
per quanto riguarda la libertà di espressione, disegna un quadro preoccupante,
sebbene siano migliorate di recente diverse disposizioni di legge in materia.
La Turchia deve risolvere le questioni riguardanti l’indipendenza, l’imparzialità
e l’efficienza del sistema giudiziario. La Commissione si compiace per l’impegno
del governo turco di presentare quanto prima il quarto pacchetto di riforme del
sistema giudiziario che si augura possa porre fine ai problemi principali che
limitano attualmente l’esercizio concreto della libertà di espressione. La Turchia ha congelato le relazioni con la
presidenza di turno del Consiglio dell’Unione, iniziata nel secondo semestre
del 2012. La Commissione esprime ancora una volta seria preoccupazione per le
dichiarazioni e le minacce della Turchia e invita il paese a rispettare
pienamente il ruolo della presidenza del Consiglio. L’Unione ribadisce peraltro i diritti sovrani
degli Stati membri, come la conclusione di accordi bilaterali, la prospezione e
lo sfruttamento delle risorse naturali, garantiti dall’acquis e dal diritto
internazionale, tra cui la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare.
In linea con le posizioni reiterate del Consiglio e della Commissione negli
scorsi anni, la Commissione ribadisce che la Turchia deve urgentemente
rispettare l’obbligo di attuare pienamente il protocollo aggiuntivo e
realizzare progressi verso la normalizzazione delle relazioni bilaterali con la
Repubblica di Cipro. Una tale attuazione potrebbe dare vitalità al processo di
adesione. In assenza di progressi in questi ambiti, la Commissione raccomanda
di mantenere in vigore le misure adottate dall’Unione nel 2006. La Commissione
sottolinea inoltre la necessità di astenersi da qualsiasi tipo di minaccia,
fonte di attrito o azione che potrebbe compromettere le relazioni di buon
vicinato e la soluzione pacifica delle controversie. La Commissione incoraggia la Turchia a potenziare
concretamente il proprio impegno e il proprio contributo ai colloqui per una
soluzione globale della questione cipriota, con i buoni uffici del segretario
generale dell’ONU. 25.
Quanto alla questione cipriota, i negoziati
per una soluzione globale tra i leader della comunità greco-cipriota e della
comunità turco-cipriota sotto l’egida dell’ONU sono in una fase di stallo. È
necessario rilanciarli e concluderli quanto prima, partendo dai progressi fin
qui realizzati. In tal senso è necessario creare un clima costruttivo che
permetta di portare a termine il processo e dia all’opinione pubblica la
possibilità di integrare i compromessi necessari. La Commissione continuerà a
fornire un forte supporto politico e la consulenza tecnica sulle questioni di
competenza dell’Unione. 26.
Islanda: si
moltiplicano gli interessi tra l’Unione e l’Islanda, e non solo per quanto
riguarda le energie rinnovabili e i cambiamenti climatici passando; la politica
dell’Unione nella regione artica va acquisendo infatti maggiore importanza
strategica. I negoziati di adesione con l’Islanda procedono in modo
soddisfacente. L’adesione all’Unione è una questione molto dibattuta in
Islanda. La Commissione è fiduciosa che l’Unione riuscirà a proporre all’Islanda
un pacchetto negoziale che tenga conto delle particolarità del paese,
salvaguardando al tempo stesso i principi e l’acquis dell’UE, in modo da
permettere alla popolazione del paese di prendere una decisione informata,
quando verrà il momento.. ALLEGATO Conclusioni
su Montenegro, ex Repubblica iugoslava di Macedonia, Serbia, Albania,
Bosnia-Erzegovina, Turchia e Islanda Montenegro Il Montenegro rispetta in misura sufficiente i
criteri politici per l’adesione all’UE. Il quadro legislativo e istituzionale e le politiche
sono stati migliorati per promuovere un funzionamento più efficiente del
parlamento e del settore giudiziario, la politica anticorruzione, i diritti
umani e la tutela delle minoranze. Le riforme della costituzione e della
pubblica amministrazione sono ulteriormente progredite, così come il
consolidamento di un track record sull’applicazione della legge. Il
paese deve adoperarsi ulteriormente nel settore dello Stato di diritto, in
particolare per portare a termine la riforma costituzionale volta a rafforzare
l’indipendenza giudiziaria e sviluppare ulteriormente il suo bilancio a livello
di attuazione, specie per quanto riguarda la lotta contro la corruzione e la
criminalità organizzata. Il
Montenegro ha continuato a svolgere un ruolo costruttivo nella regione, rispettando
inoltre i propri impegni internazionali e le condizioni del processo di
stabilizzazione e di associazione. Per quanto riguarda la democrazia e lo
Stato di diritto, il Montenegro ha rafforzato il ruolo legislativo e di
controllo del parlamento, anche per le questioni inerenti allo Stato di
diritto. Si è iniziato ad applicare la recente legislazione sulle elezioni e la
capacità del parlamento è stata rafforzata a livello amministrativo e di
esperti. La trasparenza è migliorata e sono state previste commissioni separate
sull’integrazione europea e sulla lotta alla corruzione. Occorre proseguire gli
sforzi volti a potenziare la capacità legislativa e di controllo del
parlamento. La definizione delle politiche pubbliche
è ulteriormente migliorata. Si stanno approntando le strutture per i negoziati
di adesione, che comprendono anche rappresentanti della società civile. Occorre
rafforzare ulteriormente la capacità amministrativa per il coordinamento dell’integrazione
europea, compresa l’assistenza finanziaria, per soddisfare le condizioni legate
ai negoziati di adesione. Si deve migliorare anche la capacità generale dei
ministeri di elaborare norme legislative e valutazioni d’impatto di elevata
qualità. Per quanto riguarda il governo locale, occorrono ulteriori sforzi per
applicare la recente legislazione e creare un’amministrazione trasparente,
efficiente e responsabile. Il Montenegro ha adottato altre misure per
risolvere i problemi posti dalla riforma della pubblica amministrazione.
Il quadro legislativo e l’applicazione della legislazione adottata di recente
devono essere migliorati in modo finanziariamente sostenibile e prevedendo
adeguati meccanismi di verifica. La capacità dell’ombudsman deve essere
ulteriormente rafforzata. Si segnala qualche progresso per quanto
riguarda il sistema giudiziario. Si è iniziato ad applicare la
legislazione di recente adozione. Si osservano progressi riguardo alla
pubblicazione delle sentenze e all’arretrato giudiziario. Il
processo volto a riformare la costituzione per aumentare l’indipendenza della
magistratura secondo le norme europee rimane incompleto. Occorrono ulteriori
sforzi per garantire un sistema di nomine e di carriere basato sul merito
nonché per rafforzare la responsabilità e l’integrità della magistratura. Si segnala qualche progresso in materia di lotta
alla corruzione. Si è iniziato ad applicare la legislazione adottata di
recente nei settori fondamentali del finanziamento dei partiti politici, della
prevenzione dei conflitti di interessi e degli appalti pubblici. Occorre
rafforzare la capacità degli organi di vigilanza, in particolare la commissione
elettorale nazionale, la Corte dei conti e la commissione per la prevenzione
dei conflitti di interessi. Il Montenegro ha ulteriormente sviluppato il suo
track record di indagini, rinvii a giudizio e condanne nei casi di corruzione,
il cui numero rimane tuttavia basso. Inoltre, non vengono ancora disposti il
sequestro o la confisca dei beni per reati di corruzione. La corruzione è
ancora molto diffusa e rimane un problema serio, che ostacola le indagini degli
organi di contrasto sulla criminalità organizzata. Si rilevano progressi in termini di lotta
alla criminalità organizzata. Il bilancio è migliorato, ma deve
svilupparsi ulteriormente. La lotta alla criminalità organizzata attraverso
tutti gli strumenti del sistema giuridico costituisce una sfida particolarmente
pressante per il paese. La cooperazione regionale e internazionale è stata
intensificata con la firma di accordi e operazioni congiunte, ma occorre ancora
consolidare proattivamente i risultati ottenuti, anche in termini di capacità
amministrative e di cooperazione fra le agenzie che si occupano di criminalità
organizzata, specialmente nel settore delle indagini finanziarie, dove il
quadro giuridico deve essere completato. Non è ancora stato creato un sistema
nazionale di intelligence in campo penale, la cui mancanza nuoce all’efficienza
degli organi di contrasto, che deve essere migliorata. Occorre rafforzare il
ruolo guida del procuratore nelle indagini e adoperarsi con maggiore impegno
per combattere il riciclaggio del denaro e la tratta di esseri umani, anche per
quanto riguarda l’identificazione e il reinserimento delle vittime. Il Montenegro ha continuato a migliorare il
quadro legislativo e istituzionale per la tutela dei diritti umani e
delle minoranze. Le autorità, comprese quelle ai massimi
livelli, hanno adottato un atteggiamento più positivo in materia di diritti
umani. Occorre adoperarsi ulteriormente per completare il quadro legislativo e
istituzionale pertinente e rafforzare le capacità amministrative e finanziarie
in questo campo, comprese quelle del procuratore dello Stato e dell’ombudsman. Il paese ha compiuto buoni progressi per
quanto riguarda il potenziamento del quadro giuridico e amministrativo per i diritti
civili e politici in Montenegro e l’applicazione dei diritti stessi.
Occorre rafforzare il potere dell’ombudsman di intervenire nei casi di
maltrattamento, migliorare le condizioni di vita nelle carceri e intensificare
le indagini e le azioni giudiziarie sui vecchi casi di violenze a danno dei
giornalisti. Il Montenegro ha fatto progressi relativamente
ai diritti sociali ed economici consolidando il quadro giuridico e
istituzionale pertinente. L’atteggiamento più positivo delle autorità ha
contribuito alla promozione di questi diritti, la cui applicazione richiede
tuttavia l’assegnazione di fondi supplementari e di risorse umane qualificate.
Occorre migliorare il modo in cui vengono affrontate le violazioni dei diritti
sociali e economici. Il Montenegro ha fatto progressi per quanto
riguarda la tutela delle minoranze e i diritti culturali. L’adozione
della strategia volta a migliorare la situazione di rom, ashkali ed egiziani e
del relativo piano d’azione è uno sviluppo positivo in tale contesto, ma l’inclusione
di queste minoranze, che sono ancora vittime di discriminazioni, deve essere
migliorata, in particolare attraverso l’applicazione dei documenti strategici
pertinenti. Si sono fatti ulteriori passi avanti per garantire uno status
giuridico agli sfollati, il cui accesso ai diritti economici e sociali rimane
però insufficiente. Per quanto riguarda le questioni
regionali e gli obblighi internazionali, il Montenegro
continua a soddisfare le condizioni legate al processo di stabilizzazione e di
associazione a livello di collaborazione con l’ICTY e di cooperazione
regionale. Devono ancora essere risolte determinate questioni bilaterali con i
paesi limitrofi, specie per quanto riguarda la delimitazione dei confini. Si osservano
notevoli progressi in relazione al processo avviato dalla dichiarazione di
Sarajevo. Bosnia-Erzegovina, Croazia, Montenegro e Serbia hanno continuato a
collaborare per offrire soluzioni durature alle persone sfollate a causa dei
conflitti interni degli anni ‘90. I quattro paesi hanno sottoscritto una
dichiarazione ministeriale e raggiunto un accordo su un programma abitativo
regionale a favore di circa 27 000 famiglie o 74 000 persone. In
occasione della conferenza dei donatori tenutasi a Sarajevo nell’aprile 2012
sono stati impegnati circa 265 milioni di euro a sostegno del programma.
Occorre continuare a collaborare in modo costruttivo su tutte le questioni
ancora irrisolte nell’ambito del processo. Per quanto attiene alla Corte penale
internazionale, l’accordo bilaterale di immunità concluso con gli Stati Uniti
non è conforme alle posizioni comuni e ai principi direttivi dell’UE. Il
Montenegro si deve allineare con la posizione dell’UE. Dopo una discreta ripresa nel 2011, l’economia
del Montenegro ha registrato un rallentamento nel primo semestre del 2012.
La domanda interna è tuttora limitata dal debole aumento del credito e da un
debito ancora elevato del settore privato. In mancanza dei normali strumenti di
politica monetaria[2],
la politica economica ha portato avanti il risanamento di bilancio e le riforme
strutturali al fine di consolidare la stabilità economica e finanziaria. Le
sopravvenienze passive legate alle garanzie di Stato rappresentano tuttavia una
seria minaccia per la stabilità delle finanze pubbliche. I tassi di
disoccupazione rimangono elevati e sussistono carenze in termini di Stato di
diritto, risorse umane e infrastrutture. Per quanto riguarda i criteri economici,
il Montenegro ha fatto qualche progresso supplementare verso l’instaurazione di
un’economia di mercato funzionante. Ciò nonostante, la ristrutturazione
incompleta dell’industria siderurgica, i problemi generali di liquidità e le
difficili condizioni del mercato del lavoro impediscono tuttora un’allocazione
efficiente delle risorse. Il paese dovrebbe essere in grado di far fronte a
medio termine alle pressioni della concorrenza e alle forze di mercato all’interno
dell’Unione purché continui ad ovviare alle carenze strutturali esistenti per
mezzo di opportune politiche macroeconomiche e riforme strutturali. La stabilità
macroeconomica è stata mantenuta. Il settore bancario si sta ancora riprendendo
e i depositi riaffluiscono progressivamente nel sistema. Le procedure di
entrata nel mercato e di recupero dei crediti in caso di fallimento sono state
ulteriormente migliorate. Il recupero dei crediti a livello civile è stato reso
più efficiente. La liberalizzazione delle telecomunicazioni e dell’energia ha
facilitato l’apertura dei rispettivi mercati e gli enti regolatori sono
diventati più autorevoli. Il Montenegro ha partecipato più attivamente ai
programmi di ricerca dell’Unione e rimane fortemente integrato nei mercati UE e
CEFTA. Permangono
tuttavia forti squilibri esterni e il funzionamento del mercato del lavoro
lascia ancora a desiderare, con tassi di disoccupazione elevati. Le pressioni
inflazionistiche sono in aumento. Il proseguimento del deleveraging del settore
finanziario causa problemi di liquidità e il conseguente accumulo di arretrati
fiscali e di altri arretrati di pagamento nell’economia. Le sopravvenienze
passive e i contributi non versati hanno messo a dura prova la stabilità delle
finanze pubbliche. Il debito pubblico è ulteriormente aumentato. Occorre
ovviare alla difficile situazione economica del produttore di alluminio. Il
paese deve attirare ulteriori investimenti per sviluppare le infrastrutture
nazionali, ma il clima imprenditoriale risente tuttora delle carenze a livello
di Stato di diritto e delle notevoli dimensioni del settore informale. Il Montenegro ha compiuto qualche progresso
per quanto riguarda il miglioramento della sua capacità di assumere gli
obblighi che comporta l’adesione. Si segnalano buoni progressi
relativamente agli appalti pubblici, alla politica dei trasporti, alle
statistiche e alla scienza e ricerca, mentre i progressi sono limitati in altri
settori quali la libera circolazione dei lavoratori, la libera circolazione dei
capitali, il diritto societario, la sicurezza alimentare, la politica
veterinaria e fitosanitaria, la fiscalità, la politica imprenditoriale e
industriale, l’ambiente e i cambiamenti climatici o le disposizioni
finanziarie e di bilancio. La limitata capacità amministrativa del Montenegro
pone problemi in diversi settori e deve essere rafforzata in previsione dei
negoziati di adesione e per garantire un’effettiva applicazione dell’acquis.
Nel complesso il Montenegro ha continuato a onorare agevolmente i suoi obblighi
a norma dell’accordo di stabilizzazione e di associazione (ASA). Permangono
alcune lacune per quanto riguarda il settore degli aiuti di Stato, in cui
occorrono ulteriori sforzi ai fini dell’allineamento. Il Montenegro ha fatto qualche progresso per
quanto riguarda la libera circolazione delle merci. Il proseguimento
dell’allineamento con l’acquis richiede ulteriori sforzi, un miglior
coordinamento e un maggior coinvolgimento. Nel complesso, i preparativi in
questo settore sono relativamente a buon punto. Sono stati compiuti pochi progressi in materia
di libera circolazione dei lavoratori, un settore in cui l’allineamento
con l’acquis si trova ancora nella fase iniziale. Si segnala qualche progresso
relativamente al diritto di stabilimento e alla libera prestazione
dei servizi. Il Montenegro ha compiuto buoni progressi per quanto riguarda
l’allineamento della nuova legge sui servizi postali con l’acquis. Le riforme
legislative riguardanti lo stabilimento devono essere attuate. Occorrono altri
notevoli sforzi per l’allineamento della legislazione con la direttiva sui
servizi, il riconoscimento delle qualifiche professionali e la cooperazione
interistituzionale. I preparativi in questo settore sono discretamente
progrediti. Si osservano pochi progressi relativamente
alla libera circolazione dei capitali, sebbene i preparativi siano ben
avviati. Occorre adoperarsi con maggiore impegno per completare l’allineamento
con l’acquis riguardante i sistemi di pagamento e il rafforzamento della
capacità amministrativa, specialmente in termini di lotta contro il riciclaggio
del denaro. I preparativi sono a uno stadio relativamente iniziale per quanto
riguarda la lotta contro il riciclaggio del denaro e il finanziamento del
terrorismo. Occorrono ulteriori sforzi per applicare la legge, migliorare il
coordinamento tra agenzie e costituire un track record di lotta contro il
riciclaggio del denaro e il finanziamento del terrorismo. Nel complesso, i
preparativi nel settore sono ben avviati. Si osservano buoni progressi nel settore degli
appalti pubblici. L’applicazione della nuova legislazione desta tuttora
preoccupazione. Il quadro legislativo sulle concessioni deve ancora essere
allineato con l’acquis. Occorre chiarire il ruolo, i poteri e le competenze dei
futuri servizi ispettivi e dotarli di personale sufficiente. Si osservano pochi
progressi in materia di diritto societario. Le nuove modifiche della
legge sulla contabilità e sulla revisione dei conti, che istituisce un organo
di vigilanza per i revisori e un sistema di controllo della qualità, devono
ancora essere adottate. Si segnala qualche progresso a livello di proprietà
intellettuale. Occorrono ulteriori sforzi per allineare la legislazione
pertinente con l’acquis e applicarla in modo efficace. Nel complesso, i
preparativi in ciascuno di questi settori sono discretamente progrediti. Si osserva qualche progresso relativamente
alla politica di concorrenza. Occorrono ulteriori sforzi per allineare
la legislazione del Montenegro con l’acquis e garantire l’indipendenza
operativa dell’autorità garante della concorrenza. Va rivolta particolare
attenzione all’applicazione delle norme sugli aiuti di Stato, in particolare
per gli aiuti ai settori sensibili. Nel complesso, i preparativi riguardanti la
politica di concorrenza sono discretamente progrediti. Si osserva qualche progresso nel settore dei servizi
finanziari. con l’adozione della legislazione sulla comunicazione al
pubblico delle informazioni e dei dati da parte delle banche, sul calcolo dei
grandi fidi e sugli OICVM. Occorrono notevoli sforzi per l’allineamento con l’acquis
vigente nei settori contemplati da questo capitolo e la sua applicazione. Nel
complesso, il livello di allineamento rimane discreto. Si osserva qualche progresso nel settore della
società dell’informazione e dei media. Le modifiche della
legislazione, tuttavia, hanno compromesso l’indipendenza degli organi
normativi. Nel complesso, i preparativi sono discretamente progrediti. Sono stati fatti progressi nei settori dell’agricoltura
e dello sviluppo rurale. Il paese deve adoperarsi per sviluppare un
quadro giuridico che consenta di raggiungere gli obiettivi del piano d’azione nazionale
relativamente all’accreditamento per la gestione dei fondi di sviluppo rurale.
Si osservano progressi limitati per quanto riguarda la sicurezza alimentare
e le politiche veterinaria e fitosanitaria. Occorrono sforzi in tutti i
settori, specie per quanto riguarda l’ulteriore allineamento con l’acquis, il
potenziamento della capacità di controllo in campo veterinario e la valutazione
delle norme igieniche negli impianti di produzione di alimenti e mangimi. Si
rileva qualche progresso nel settore della pesca. Occorre adoperarsi per
allineare la legislazione con l’acquis sulla pesca e applicare le norme UE,
specie per quanto riguarda la gestione delle risorse, l’ispezione e il
controllo, la politica di mercato, la politica strutturale e la politica sugli
aiuti di Stato. L’allineamento con l’acquis in ciascuno di questi settori è
ancora in fase iniziale. I progressi sono stati buoni nel campo dei
trasporti, specie per quanto riguarda il trasporto stradale, ferroviario e
marittimo, ma occorre garantire l’effettiva applicazione dell’acquis. Il paese
deve progredire ulteriormente nel settore del trasporto ferroviario per quanto
riguarda l’interoperabilità, la creazione di un organo di indagine sugli
incidenti e l’indipendenza dell’ente regolatore. Nel complesso, i preparativi
in questo settore sono a buon punto. Si segnala qualche progresso in materia di
energia. Il Montenegro deve ancora adottare la legislazione attuativa
supplementare per il mercato interno dell’energia, le leggi sulle scorte
petrolifere e i programmi di lavoro decennali sullo sviluppo delle fonti di
energia rinnovabile. L’allineamento con l’acquis pertinente è in fase iniziale.
Sono stati fatti
pochi progressi a livello di fiscalità, specie per quanto riguarda la
creazione di nuovi dipartimenti presso l’amministrazione fiscale. Occorrono
ulteriori sforzi per definire una strategia generale in campo imprenditoriale e
informatico. Nel complesso, l’allineamento del Montenegro con l’acquis sulla
fiscalità è in fase iniziale. Si osservano alcuni progressi nel settore
della politica economica e monetaria, Occorrono ancora notevoli sforzi
per completare l’allineamento con l’acquis, specie per quanto riguarda l’indipendenza
della banca centrale, il finanziamento monetario e l’accesso privilegiato del
settore pubblico agli istituti finanziari. Si deve migliorare ulteriormente la
capacità di definire e coordinare la politica economica. L’uso attuale dell’euro
da parte del Montenegro, deciso dalle autorità nazionali in circostanze
eccezionali, è completamente diverso da quello della zona euro. Nel complesso,
è stato raggiunto un discreto livello di allineamento nel settore della
politica economica e monetaria. Si segnalano buoni progressi in materia di statistiche.
Il Montenegro, tuttavia, deve ancora adoperarsi con notevole e prolungato
impegno per allinearsi con l’acquis su agricoltura, imprese e statistiche
macroeconomiche. I preparativi in questo settore sono discretamente progrediti. Si osserva qualche progresso in materia di politica
sociale e occupazione. Occorrono ulteriori sforzi per quanto riguarda la
salute e la sicurezza sul posto di lavoro. È necessario migliorare la capacità
del servizio pubblico per l’occupazione e le politiche di attivazione onde
ovviare ai bassi tassi di attività e di occupazione e allo squilibrio fra la
domanda e l’offerta di competenze. Le misure e le strategie per la riduzione
della povertà e l’inclusione dei rom devono essere rafforzate. La situazione
delle finanze pubbliche continua ad avere un’incidenza negativa sulle riforme
sociali. Occorrono ulteriori sforzi per attuare le riforme programmate a
livello di pensioni. Nel complesso, il Montenegro ha cominciato a prendere
provvedimenti per realizzare le sue priorità in questo campo. Si osservano pochi progressi relativamente
alla politica imprenditoriale e industriale. Il paese si è dotato di
varie strategie e istituzioni. Occorrono ulteriori sforzi per garantire lo
sviluppo e l’attuazione di questa politica. Si segnala qualche progresso a livello di reti
transeuropee. Per quanto riguarda le infrastrutture delle reti di
trasporto, c’è ancora molto da fare per migliorare i collegamenti stradali e
ferroviari. Il Montenegro deve ancora sviluppare le interconnessioni di gas con
i paesi vicini e migliorare i sistemi di trasmissione nazionali. Nel complesso,
i preparativi in questo campo sono ancora in fase iniziale. Si osserva qualche
progresso in termini di politica regionale e coordinamento degli strumenti
strutturali, specie per quanto concerne il quadro istituzionale e la programmazione.
Il Montenegro deve rafforzare la capacità amministrativa presso le strutture
create nell’ambito dell’IPA e prepararle adeguatamente per il futuro. Nel
complesso, i preparativi in questo settore sono iniziati. Il Montenegro ha fatto qualche progresso a
livello di sistema giudiziario e diritti fondamentali. Si è iniziato ad
applicare la legislazione di recente adozione. Si osservano progressi riguardo
alla pubblicazione delle sentenze e all’arretrato giudiziario. La
riforma costituzionale volta a rafforzare l’indipendenza giudiziaria non è
ancora stata completata. Il paese deve ancora istituire un sistema unico di
assunzioni a livello nazionale e un sistema di monitoraggio della durata dei
processi, razionalizzare la rete dei tribunali e migliorare l’affidabilità
delle statistiche giudiziarie. Occorrono ulteriori sforzi per garantire
un sistema di nomine e di carriere basato sul merito nonché per aumentare la
responsabilità e l’integrità della magistratura. Il Montenegro ha potenziato il
quadro giuridico anticorruzione e ulteriormente sviluppato il suo track record
di indagini, rinvii a giudizio e condanne per i casi di corruzione, ma deve
intensificare gli sforzi. La corruzione è ancora molto diffusa e rimane un
fenomeno preoccupante, che consente anche ai gruppi della criminalità
organizzata di infiltrarsi nei settori pubblico e privato. Il numero di
condanne definitive rimane basso e non vi sono casi di corruzione in cui siano
stati disposti il sequestro o la confisca dei beni. Il quadro giuridico e istituzionale per la
tutela dei diritti fondamentali è stato ulteriormente potenziato. La
depenalizzazione della diffamazione ha contribuito a migliorare il contesto in
cui operano i media nel paese. Si sono fatti ulteriori passi avanti per garantire
lo status giuridico degli sfollati. Occorre promuovere ulteriormente l’inclusione
sociale di rom, ashkali ed egiziani, in particolare attraverso l’attuazione dei
documenti politici pertinenti. La tutela dei diritti umani da parte delle
autorità giudiziarie e di contrasto rimane carente. Occorre intensificare le
indagini e le azioni giudiziarie sui vecchi casi di violenza a danno dei
giornalisti. Il paese dovrà dar prova di un impegno costante per allinearsi con
l’acquis dell’UE e le norme internazionali in materia. Nel complesso, i
preparativi in questo settore sono discretamente progrediti. Il Montenegro ha fatto qualche progresso in
materia di giustizia, libertà e sicurezza. È iniziato l’allineamento con
l’acquis su migrazione, asilo e visti. Si sta completando la costruzione del
centro per stranieri e del centro per richiedenti asilo. Procede l’attuazione
della strategia per la gestione integrata delle frontiere e del relativo piano
d’azione. Il paese ha continuato ad ampliare la sua rete internazionale e
regionale per la cooperazione di polizia e la lotta alla criminalità
organizzata e a rafforzare il suo quadro giuridico e le sue capacità
amministrative. Le operazioni investigative congiunte svolte con altri paesi
della regione, con gli Stati membri dell’UE, con Interpol e con Europol hanno
determinato un aumento dei rinvii a giudizio, degli arresti e delle condanne
riguardanti la criminalità organizzata. Il quadro politico e giuridico
pertinente è stato migliorato. Occorrerà un ulteriore e costante impegno per
allinearsi con l’acquis in questo capitolo, specie per quanto riguarda asilo,
visti, frontiere esterne, Schengen e lotta alla criminalità organizzata, e per
costituire un solido track record di indagini, condanne e sequestro di droga.
Occorre migliorare la capacità di applicare il quadro giuridico per la
cooperazione giudiziaria in campo civile e penale e adoperarsi con maggiore
impegno per lottare contro il riciclaggio del denaro e la tratta di esseri
umani. Il paese è discretamente progredito in questo campo. Si osservano buoni progressi in termini di
allineamento con l’acquis nei settori della scienza e della ricerca.
Occorrono ulteriori sforzi per potenziare la capacità di ricerca e innovazione
a livello nazionale e agevolare l’integrazione nello spazio europeo della
ricerca. È necessario aumentare ulteriormente il volume degli investimenti
destinati alla ricerca, in particolare quelli del settore privato, incentivando
anche gli investimenti pubblici e privati nella ricerca scientifica. Nel complesso,
i preparativi nel settore sono ben avviati. Si sono compiuti alcuni progressi
nel settore dell’istruzione e della cultura. Occorre portare
avanti la riforma dell’istruzione superiore e la modernizzazione del sistema di
istruzione e formazione professionale. L’attuazione delle riforme didattiche
desta tuttora preoccupazione. Nel complesso, i preparativi in questo settore
sono discretamente progrediti. Il Montenegro ha fatto pochi progressi in
materia di ambiente e cambiamenti climatici. Vi è qualche segno
di miglioramento con l’adozione della legislazione sulla gestione dei rifiuti,
sulla qualità dell’aria e sui prodotti chimici, nonché per quanto riguarda la
capacità amministrativa e gli sforzi intrapresi per allinearsi con l’acquis sul
clima. Occorre rivolgere ulteriore attenzione alla qualità dell’acqua e alla
gestione dei rifiuti e garantire l’applicazione effettiva dell’acquis sulla
valutazione dell’impatto ambientale e sulla valutazione ambientale strategica.
Il paese deve adoperarsi con notevole impegno per allinearsi con l’acquis su
ambiente e clima, applicare queste disposizioni e rafforzare la capacità
amministrativa e la cooperazione interistituzionale, tenendo sistematicamente
conto delle considerazioni relative all’ambiente e ai cambiamenti climatici
negli altri settori strategici e negli altri documenti di programmazione. I
progressi sono ostacolati sia dalla mancanza di una priorità politica e di
finanziamenti adeguati che dalla conoscenza limitata dei requisiti ambientali e
climatici. In questo settore i preparativi sono ancora in fase iniziale. Si osserva qualche progresso in materia di tutela
dei consumatori e della salute. Occorre portare avanti l’allineamento
legislativo sulla tutela dei consumatori. I preparativi nel settore sono
abbastanza ben avviati. È stato fatto qualche progresso per quanto riguarda la
legislazione doganale. Una nuova legge sui dazi doganali allinea ulteriormente
la legislazione nazionale con la tariffa doganale comune. Occorre migliorare l’applicazione
delle procedure e dei metodi di lavoro esistenti per quanto riguarda la
capacità amministrativa e operativa. I preparativi per l’eventuale adesione
alla convenzione relativa ad un regime comune di transito devono essere
intensificati. Nel complesso, i preparativi nel settore dell’unione doganale
sono discretamente progrediti. Si segnala qualche progresso in materia di relazioni
esterne. Il Montenegro è diventato membro dell’OMC. Si è fatto
qualche passo avanti anche per quanto riguarda la politica estera, di
sicurezza e di difesa. Il Montenegro si è allineato con tutte le
dichiarazioni e le decisioni del Consiglio dell’UE e ha continuato a
contribuire attivamente alla stabilità regionale. I preparativi in questi
settori sono discretamente progrediti. Il Montenegro ha fatto progressi eterogenei a
livello di controllo finanziario. Il quadro legislativo in materia di
controllo finanziario interno pubblico esiste, ma la sua applicazione concreta
lascia a desiderare, specialmente a livello locale. Il Montenegro deve
rafforzare la responsabilità gestionale nell’ambito della riforma della
pubblica amministrazione e garantire l’indipendenza finanziaria de facto della
Corte dei conti. I preparativi nel settore del controllo finanziario sono in
fase iniziale. Si osservano progressi limitati per quanto riguarda le disposizioni
finanziarie e di bilancio. A tempo debito, dovrà essere creato un organo
incaricato di guidare e coordinare i preparativi per l’adesione nel campo delle
risorse proprie. Il paese deve dotarsi del quadro amministrativo per l’applicazione
delle norme in materia di risorse proprie. Nel complesso, i preparativi in
questo campo sono in fase iniziale. Ex
Repubblica jugoslava di Macedonia L’ex Repubblica iugoslava di Macedonia
continua a soddisfare in misura sufficiente i criteri politici. Il paese
continua a rispettare gli impegni sottoscritti in forza dell’accordo di
stabilizzazione e di associazione. Il governo ha posto il processo di adesione
al centro dell’agenda politica. Il dialogo ad alto livello sull’adesione con la
Commissione ha svolto un ruolo di catalizzatore per accelerare le riforme e
contribuito al conseguimento di progressi sostanziali in settori strategici
fondamentali. Il governo ha adottato proposte volte a migliorare il quadro
legislativo per le elezioni e, relativamente alla libertà di espressione,
depenalizzare la diffamazione. Il primo riesame governativo dell’applicazione
dell’accordo quadro di Ohrid fornisce uno strumento per l’intensificazione del
dialogo fra le comunità. Va mantenuto l’accento sulle riforme in tutti i
settori dei criteri politici, soprattutto per garantirne l’attuazione. Il
parlamento sta esaminando la legislazione pertinente. Lo Stato di diritto deve
rimanere al centro dell’attenzione, anche per quanto riguarda la libertà di espressione,
le relazioni interetniche e la riconciliazione. Va promosso un approccio
inclusivo nei confronti della società civile. L’accordo quadro di Ohrid resta un elemento
essenziale per la democrazia e lo Stato di diritto
nel paese. Il governo ha intrapreso un’analisi dell’attuazione dell’accordo
dal 2001 per arrivare a un consenso sui risultati ottenuti e sulle sfide
future. Le tensioni tra le comunità in seguito agli episodi di violenza del
primo semestre 2012 hanno destato preoccupazione. Il governo ha dato prova di
maturità nel rispondere a questa sfida e deve continuare a farlo per rinsaldare
ulteriormente le relazioni interetniche e promuovere la riconciliazione, anche
per quanto riguarda lo status delle vittime del conflitto del 2001. Si segnala
qualche progresso con la più ampia attuazione della legge sulle lingue. Il funzionamento del parlamento è
migliorato e il dialogo politico è stato mantenuto, in particolare per quanto
concerne l’integrazione nell’UE. L’applicazione del manuale di procedura è
proseguita, anche per quanto riguarda le principali richieste dell’opposizione.
Le proposte governative per migliorare il quadro elettorale sono all’esame del
parlamento. Occorrerà adoperarsi con impegno per applicare integralmente le
raccomandazioni dell’OSCE/ODIHR. È proseguita la collaborazione nell’ambito
della coalizione di governo, che è riuscita a porre il processo di adesione al
centro dell’agenda politica. Il governo ha coordinato efficacemente lo
svolgimento del dialogo ad alto livello sull’adesione in base alla propria
roadmap. Per quanto riguarda il governo locale occorre accelerare il processo
di decentramento, specie per quanto riguarda il quadro finanziario. Si osservano alcuni progressi a livello di pubblica
amministrazione. I servizi ai cittadini sono migliorati e si sta
introducendo l’e-government. Sono in corso consultazioni sulle principali
riforme del quadro per l’amministrazione. Occorrono ulteriori sforzi per
garantire la trasparenza, la professionalità e l’indipendenza della pubblica
amministrazione, in particolare il rispetto di principi di assunzione e
promozione basati sul merito. Per quanto riguarda il settore giudiziario,
il paese ha adottato misure di salvaguardia legislative e istituzionali, ma
deve adoperarsi con ulteriore impegno per garantire un’effettiva indipendenza e
imparzialità. Si osservano progressi, specie per quanto riguarda la riduzione
dell’arretrato giudiziario. Occorrono ulteriori sforzi per garantire la
chiarezza e la trasparenza delle motivazioni, e quindi l’adeguatezza delle
procedure di rimozione dagli incarichi, e migliorare considerevolmente il
sistema di nomine e carriere giudiziarie basate sul merito. Si deve sostenere
maggiormente il ruolo fondamentale dell’accademia per giudici e pubblici
ministeri nello sviluppo di una magistratura altamente qualificata. Il paese si è dotato di un quadro legislativo
in materia di lotta alla corruzione e ha lievemente rafforzato la
capacità in questo campo, ma deve adoperarsi con maggiore impegno per applicare
la legislazione vigente. Sono stati presi provvedimenti per migliorare le
capacità di verifica e i poteri esecutivi delle autorità, ma i progressi in
termini di risultati finali sono poco visibili. Non è ancora stato costituito
un track record di gestione dei casi di corruzione ad alto livello. Gli organi
di vigilanza e le agenzie esecutive devono adottare un approccio più proattivo
e coordinato. Occorre migliorare la raccolta e l’analisi dei dati statistici
per concentrare gli sforzi in funzione delle necessità. La corruzione regna
ancora in molti settori e rimane un problema serio. Si è fatto qualche progresso nella lotta
alla criminalità organizzata, in particolare con l’emissione di oltre 100
mandati d’arresto internazionali e una buona cooperazione attraverso Interpol e
con Europol. La legge sull’intercettazione delle comunicazioni è stata
modificata per aumentare l’efficienza e la trasparenza di questa misura
investigativa speciale. Occorre rafforzare ulteriormente le capacità degli
organi di contrasto, la cooperazione tra agenzie e lo scambio di informazioni.
Il paese ha raggiunto un buon livello per quanto riguarda la cooperazione di
polizia e la lotta alla criminalità organizzata. Il paese dispone di gran parte del quadro
legislativo e istituzionale per i diritti umani e la tutela
delle minoranze. I diritti civili e politici sono generalmente
rispettati e sono stati fatti ulteriori progressi. La tavola rotonda con i
giornalisti si è rivelata estremamente utile per affrontare i problemi
principali nel settore dei media. Il governo ha adottato proposte volte a
depenalizzare la diffamazione con l’adozione di una norma di diritto civile
sulla responsabilità in caso di ingiuria e diffamazione. Il codice penale deve
essere riveduto secondo questa impostazione. Il Consiglio per l’emittenza
radiotelevisiva ha iniziato ad applicare le disposizioni giuridiche contro la
concentrazione della proprietà e i conflitti di interessi nella sfera politica,
ma deve dimostrare di seguire un approccio non discriminatorio e trasparente.
La mancanza di pluralismo e l’autocensura destano ancora notevoli
preoccupazioni. Occorrono sforzi costanti per affrontare i problemi connessi
quali la trasparenza della pubblicità di Stato e i diritti professionali dei
giornalisti. Va segnalato qualche progresso per quanto
riguarda i diritti sociali ed economici. Il Consiglio economico e
sociale si è riunito regolarmente. La Commissione per la prevenzione delle
discriminazioni sta esaminando le denunce, anche se le sue risorse sono
limitate. La legge antidiscriminazioni deve essere integralmente allineata con
l’acquis, specie per quanto riguarda le discriminazioni basate sulle tendenze
sessuali. Occorre tutelare maggiormente i diritti delle donne, comprese quelle
appartenenti a gruppi vulnerabili, e aumentarne la partecipazione al mercato
del lavoro e alla vita politica. L’integrazione sociale dei disabili rimane
inadeguata. Nel complesso è stato fatto qualche progresso
a livello di diritti culturali e minoranze. È iniziato un riesame
dell’accordo quadro di Ohrid che comprende raccomandazioni per affrontare i
problemi attuali. Occorre dare un seguito al riesame e garantire una
cooperazione etnica concreta. È di fondamentale importanza promuovere una
maggiore fiducia tra le comunità etniche. Sono state intraprese diverse azioni
a favore dei rom, in particolare per affrontare il problema delle persone senza
documenti e integrare i rifugiati. Occorre rafforzare considerevolmente l’attuazione
delle strategie esistenti e intensificare la cooperazione interistituzionale. Per quanto riguarda le questioni
regionali e gli obblighi internazionali, il paese ha
continuato a collaborare pienamente con il Tribunale penale internazionale per
l’ex Jugoslavia (ICTY). Non vi sono cause o appelli pendenti all’Aia. Sui
quattro casi rinviati dall’ICTY alle autorità nazionali nel 2008, uno è stato
archiviato nel 2011 dal sistema giudiziario nazionale e tre sono stati
archiviati nel 2012, come richiesto dalla Procura dello Stato e conformemente
alla legge sull’amnistia. Per quanto attiene alla Corte penale
internazionale, l’accordo bilaterale di immunità concluso con gli Stati Uniti
non è conforme alle posizioni comuni e ai principi direttivi dell’UE. Il paese
si deve allineare con la posizione dell’UE. Il paese ha continuato a partecipare
attivamente alle iniziative di cooperazione regionale, ivi compresi il processo
di cooperazione nell’Europa sudorientale (SEECP), il Consiglio di cooperazione
regionale (CCR) e l’accordo centroeuropeo di libero scambio (CEFTA), assumendo
la presidenza del SEECP nel giugno 2012. Skopje è stata scelta come sede del
segretariato della rete sanitaria dell’Europa sud-orientale (SEEHN). Il paese
ha continuato a contribuire alla missione ALTHEA dell’UE in Bosnia-Erzegovina. L’ex Repubblica jugoslava di Macedonia ha
continuato globalmente a svolgere un ruolo costruttivo nelle relazioni
bilaterali con gli Stati membri limitrofi e con gli altri paesi dell’allargamento
e ha sviluppato ulteriormente le relazioni con i partner dei Balcani
occidentali. I rapporti con la Grecia risentono tuttora della questione del
nome del paese. La Corte internazionale di giustizia ha adottato una sentenza
sull’accordo interinale con la Grecia. Il paese ha proseguito i colloqui sotto
l’egida dell’ONU e ha mantenuto contatti diretti con la Grecia. Occorre
proseguire con maggior determinazione i colloqui sotto l’egida dell’ONU per
trovare una soluzione negoziata e accettabile per entrambi i paesi, nonché gli
incontri e i contatti bilaterali diretti. Occorre evitare azioni e dichiarazioni
che potrebbero incidere negativamente sulle relazioni di buon vicinato. L’economia
del paese ha continuato a crescere, a un ritmo più lento, nel 2011 per poi
registrare una contrazione nel primo semestre del 2012. La crescita è dovuta
alla resilienza della domanda interna, mentre la domanda esterna è diminuita.
Le riforme strutturali sono proseguite, ma a un ritmo globalmente lento e
graduale. Si osserva qualche altro progresso per quanto riguarda la
semplificazione della registrazione delle imprese, l’accelerazione delle
procedure giudiziarie e lo sviluppo dell’intermediazione finanziaria. Si è
fatto poco, tuttavia, per ovviare al tasso elevatissimo di disoccupazione, che
è sostanzialmente strutturale e colpisce in particolare i giovani e le persone
con un livello di istruzione basso. L’ex Repubblica
iugoslava di Macedonia ha mantenuto un livello elevato di conformità con i criteri
economici e in alcuni settori ha registrato ulteriori progressi verso l’instaurazione
di un’economia di mercato funzionante. Il paese dovrebbe essere in grado di far
fronte a medio termine alle pressioni della concorrenza e alle forze di mercato
all’interno dell’Unione, sempre che attui risolutamente il programma di riforme
volto a ridurre le notevoli carenze strutturali. Il paese ha
mantenuto un ampio consenso sugli orientamenti di base delle politiche
economiche. La politica monetaria, imperniata sull’ancoraggio di fatto all’euro,
ha contribuito alla stabilità macroeconomica. Nel complesso la politica di
bilancio ha mantenuto la spesa a un livello corrispondente all’aumento delle
entrate. La privatizzazione è stata praticamente completata. La
liberalizzazione dei prezzi e degli scambi è stata in gran parte realizzata. Si
sono registrati ulteriori progressi in termini di agevolazione dell’entrata nel
mercato e di semplificazione del quadro normativo. Le procedure giudiziarie
sono state accelerate con un’ulteriore riduzione della durata media delle
procedure fallimentari. Il processo di registrazione delle proprietà è praticamente
terminato. Finora il settore finanziario ha resistito piuttosto bene alle
turbolenze del mercato finanziario e ha mantenuto la tendenza a una maggiore
intermediazione e all’approfondimento del mercato. È proseguito il graduale
miglioramento del settore dell’istruzione. L’aumento degli IED ha contribuito a
diversificare la struttura delle esportazioni del paese. Si osservano
tuttavia un ulteriore deterioramento della qualità della governance di
bilancio, un peggioramento della pianificazione e della gestione della spesa
pubblica a medio termine e una minore trasparenza e affidabilità dei conti del
settore pubblico. È stato inoltre mantenuto l’orientamento a breve termine
della spesa, con scarsi effetti di promozione della crescita. Il debito del
settore pubblico è notevolmente aumentato. Il tasso di disoccupazione è rimasto
molto elevato. Il funzionamento del mercato del lavoro è ostacolato da
carenze strutturali. Il livello di istruzione e le qualifiche del capitale
umano sono mediocri. Anche il capitale fisico deve essere ammodernato e
potenziato. Nonostante i progressivi miglioramenti, il funzionamento dell’economia
di mercato è tuttora ostacolato da carenze istituzionali e giudiziarie. Alcune
agenzie di regolamentazione e di vigilanza non dispongono ancora delle risorse
e dell’autorevolezza necessarie per svolgere correttamente le loro funzioni.
Occorre migliorare la capacità e l’efficienza della pubblica amministrazione
per quanto riguarda i servizi alle imprese. Il settore informale costituisce
ancora un problema serio. L’ex Repubblica iugoslava di Macedonia ha
fatto ulteriori progressi per quanto riguarda il miglioramento della sua capacità
di assumere gli obblighi che comporta l’adesione, in particolare a
livello di libera circolazione delle merci, concorrenza, sicurezza alimentare e
politica veterinaria e reti transeuropee. Occorrono ulteriori sforzi in altri
settori quali l’ambiente, la politica sociale e l’occupazione, la politica
regionale e il coordinamento degli strumenti strutturali. Nel complesso
il paese ha raggiunto un buon livello di allineamento con l’acquis a questo
stadio del processo di adesione e ha continuato a onorare agevolmente i suoi
obblighi a norma dell’accordo di stabilizzazione e di associazione (ASA), per
cui la Commissione ha proposto di passare alla seconda fase dell’associazione. Si osservano buoni progressi per quanto
riguarda la libera circolazione delle merci, specialmente a livello di
standardizzazione e metrologia. I preparativi in questo settore sono a buon
punto. Si segnala qualche progresso nei settori della libera circolazione
dei lavoratori e del diritto di stabilimento e della libera
prestazione dei servizi, specie per quanto riguarda i servizi postali.
Occorrono tuttavia ulteriori sforzi in termini di attuazione della direttiva
sui servizi e di riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali. Nel
complesso, il paese è discretamente progredito in questo campo. Si osserva
qualche progresso per quanto riguarda la libera circolazione dei capitali.
L’ulteriore liberalizzazione dei movimenti di capitale e dei pagamenti è
subordinata al passaggio alla seconda fase dell’ASA, attualmente all’esame in
sede di Consiglio. I preparativi in questo settore sono ben avviati, Il paese ha fatto qualche progresso nel settore
degli appalti pubblici, raggiungendo un livello elevato di allineamento
tranne per quanto riguarda i mezzi di ricorso e gli appalti nel settore della
difesa. La capacità amministrativa nel campo dei mezzi di ricorso e delle
concessioni rimane scarsa. Si osservano buoni progressi a livello di diritto
societario, specie per quanto riguarda l’audit. Le qualifiche ottenute all’estero
dai revisori abilitati non sono ancora riconosciute. Nel complesso, i
preparativi in questo settore sono discretamente progrediti. Si rileva qualche
progresso nel settore della proprietà intellettuale, in cui il quadro
legislativo e la capacità amministrativa sono stati ulteriormente migliorati.
Occorrono tuttavia ulteriori sforzi a livello di applicazione e attuazione. Nel
complesso, l’allineamento in questo settore è discretamente progredito. Il paese ha fatto
buoni progressi per quanto riguarda la politica di concorrenza,
migliorando l’effettiva applicazione della normativa. I preparativi in questo
settore sono a buon punto. Le risorse dell’autorità garante della concorrenza
devono essere ulteriormente rafforzate. I progressi registrati a livello di servizi
finanziari riguardano i settori bancario e assicurativo, i mercati
mobiliari e i servizi d’investimento. Deve ancora essere completato l’allineamento
per quanto riguarda l’infrastruttura del mercato finanziario. Nel complesso, l’allineamento
con l’acquis in questo settore è discretamente progredito. Si osservano progressi nel settore della società
dell’informazione e dei media. L’allineamento con l’acquis è
proseguito ed è stata introdotta la maggior parte delle principali misure di
salvaguardia della concorrenza. Nel campo della politica audiovisiva, le
attività del Consiglio per l’emittenza radiotelevisiva si sono intensificate,
ma occorre garantire un approccio non discriminatorio. I preparativi in questo
settore sono discretamente progrediti. Si segnala qualche progresso nel settore dell’agricoltura
e dello sviluppo rurale, dove i preparativi sono discretamente
progrediti. Il paese ha fatto ulteriori passi avanti verso la creazione del
sistema integrato di amministrazione e controllo. L’allineamento con l’acquis
impone di mantenere un impegno costante. La capacità amministrativa rimane
preoccupante nell’intero settore. Si sono registrati
buoni progressi in termini di politica veterinaria e fitosanitaria e di sicurezza
alimentare, in particolare per quanto riguarda il potenziamento delle
istituzioni e l’attuazione di programmi volti ad eliminare le malattie degli
animali. Il paese ha fatto pochi progressi nel settore fitosanitario,
senza registrare alcun miglioramento in termini di capacità amministrativa e
coordinamento tra le autorità competenti. Nel complesso, i preparativi
riguardanti la politica veterinaria e fitosanitaria e di sicurezza alimentare
sono discretamente progrediti. Si segnalano pochi
progressi per quanto riguarda la politica dei trasporti. Il paese ha
fatto qualche progresso in termini di allineamento con l’acquis sul trasporto
stradale ma non per quanto riguarda la sicurezza stradale, che continua a
destare preoccupazione. La legislazione sul trasporto ferroviario deve essere
ulteriormente allineata con l’acquis. Una modifica legislativa che preclude il
mercato ferroviario alla concorrenza fino all’adesione all’UE ha vanificato l’allineamento
già realizzato con l’acquis. La commissione d’indagine sugli incidenti
ferroviari deve diventare operativa per poter funzionare come organo
indipendente. È stato fatto qualche progresso nel settore dell’energia,
in particolare con la promulgazione della legislazione applicativa derivante
dalla legge sull’energia del 2011. Si osserva qualche progresso relativamente
all’energia rinnovabile. I mercati dell’elettricità e del gas naturale devono
ancora essere totalmente liberalizzati. I preparativi in questi settori sono
discretamente progrediti. I progressi sono stati limitati nel settore
della fiscalità. Occorrono ulteriori sforzi per armonizzare la
legislazione nazionale con l’acquis, potenziare la lotta contro la frode e l’evasione
fiscale e migliorare la capacità in termini informatici e di personale. Nel
complesso, i preparativi nel settore della fiscalità sono discretamente
progrediti. Si osservano pochi progressi nel settore della
politica economica e monetaria, dove i preparativi sono a buon punto.
Sono stati fatti passi avanti nel settore statistico per quanto riguarda
l’armonizzazione delle statistiche settoriali e la trasmissione dei dati. Nel
complesso, i preparativi nel settore delle statistiche sono discretamente progrediti. Si osservano
scarsi progressi in materia di politica sociale e occupazione. I tassi
di disoccupazione e di povertà sono elevati e la partecipazione delle donne al
mercato del lavoro rimane scarsa. È stato fatto qualche progresso a livello di
dialogo sociale, ma occorre rafforzare ulteriormente il ruolo delle parti
sociali. La convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con
disabilità e il relativo protocollo opzionale sono stati ratificati. L’integrazione
dei rom, dei disabili e delle altre persone socialmente escluse procede a
rilento. Esiste un meccanismo di prevenzione e protezione contro le
discriminazioni, che però non è del tutto operativo. La capacità amministrativa
globale deve essere notevolmente potenziata. Nel complesso, i preparativi in
questo campo non hanno registrato progressi significativi. Va segnalato
qualche progresso relativamente alla politica imprenditoriale e industriale.
Le diverse strategie e misure adottate denotano un deciso impegno a migliorare
il clima imprenditoriale, ma l’attuazione rimane affidata a tutta una serie di
organi non coordinati e non dotati di finanziamenti sufficienti. Deve ancora
essere garantita la piena efficacia delle misure. Sono stati compiuti progressi nel settore
delle reti transeuropee. Il paese continua a sviluppare le proprie reti
di trasporto, energia e telecomunicazioni e partecipa attivamente all’Osservatorio
sui trasporti dell’Europa sudorientale e alla Comunità dell’energia. Dopo l’aggiudicazione
del contratto, sono iniziati i lavori di costruzione connessi al corridoio X,
finanziati in parte dalla componente III dell’IPA. I preparativi in questo
settore sono discretamente progrediti. I progressi sono stati limitati in termini di politica
regionale e coordinamento dei fondi strutturali. È necessario
migliorare la gestione dei programmi IPA per garantire un assorbimento totale e
tempestivo dei fondi UE. Occorrono ulteriori sforzi per ovviare alle carenze
dei sistemi di gestione, controllo e revisione dei conti. In particolare,
occorre rafforzare considerevolmente il personale e le qualifiche presso le
strutture operative e il dipartimento centrale per i finanziamenti e i
contratti del ministero delle Finanze. I preparativi in questo settore sono
discretamente progrediti. È stato fatto qualche progresso per quanto
riguarda il sistema giudiziario e i diritti fondamentali,
specialmente in termini di riduzione dell’arretrato giudiziario. Occorrono
ulteriori miglioramenti riguardanti le nomine giudiziarie in base al merito, la
precisione e la prevedibilità delle motivazioni delle rimozioni dagli incarichi
e l’uso corretto degli strumenti statistici. Il paese si è dotato del quadro
legislativo sulla lotta alla corruzione e ha lievemente rafforzato la capacità
in questo campo, ma deve adoperarsi con maggiore impegno per costituire un
track record di indagini, azioni penali e condanne. A livello di diritti
fondamentali, si osserva qualche progresso per quanto riguarda la libertà di
espressione, in particolare ai fini della depenalizzazione della diffamazione.
Le istituzioni competenti devono promuovere e tutelare in modo più efficace i
diritti fondamentali. L’accordo quadro di Ohrid resta un elemento essenziale
per la democrazia e lo Stato di diritto nel paese. I preparativi riguardanti il
sistema giudiziario e i diritti fondamentali sono discretamente progrediti. I progressi
registrati a livello di giustizia, libertà e sicurezza riguardano
principalmente le frontiere esterne, la cooperazione doganale e l’intercettazione
delle comunicazioni. Occorrono ulteriori sforzi per rendere più efficiente la
procedura in materia di asilo, garantire assunzioni rigorosamente basate sul
merito presso le forze di polizia, intensificare la lotta alla criminalità
organizzata e aumentare i sequestri di droga. Nel complesso, i preparativi in
questo settore sono a buon punto. Nel settore della scienza e della ricerca
i progressi sono stati scarsi. Il tasso generale di partecipazione ai programmi
quadro dell’UE è rimasto buono. Sono proseguiti i preparativi riguardanti il
programma nazionale per la scienza, la ricerca e lo sviluppo e la strategia
sull’innovazione, ma i documenti devono ancora essere adottati. Il paese ha
parzialmente raggiunto i suoi obiettivi in questo campo. Si osserva qualche progresso in materia di istruzione,
formazione, gioventù e cultura. I risultati del paese sono ulteriormente
migliorati rispetto ai parametri comuni di “Istruzione e formazione 2020”. È
ripresa l’attuazione di misure preparatorie per i programmi “Apprendimento
permanente” e “Gioventù in azione”. Gli investimenti devono ancora essere
equamente distribuiti fra tutte le parti del paese e della società
multiculturale. Il paese è discretamente progredito per quanto riguarda l’istruzione
e la cultura. I progressi
relativi al capitolo ambiente e cambiamenti climatici sono stati
limitati. È proseguito il recepimento dell’acquis nella legislazione nazionale,
specie per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, la qualità dell’aria e i
prodotti chimici. Occorre adoperarsi con notevole impegno per applicare la
legislazione nazionale, in particolare per quanto riguarda la gestione delle
risorse idriche, la lotta contro l’inquinamento industriale, la protezione
della natura e i cambiamenti climatici. Nel complesso, i preparativi nel settore
ambientale sono discretamente progrediti, mentre rimangono in fase iniziale per
quanto riguarda i cambiamenti climatici. Vi è stato qualche
passo avanti relativamente alla tutela dei consumatori e della salute,
specie per quanto riguarda il quadro giuridico e istituzionale. Le risorse
finanziarie limitate e le strutture operative inadeguate impediscono di fare
ulteriori progressi, specialmente a livello di tutela dei consumatori. Nel
complesso, i preparativi in questo settore sono discretamente progrediti. Si osservano
progressi a livello di unione doganale, soprattutto in termini di
capacità amministrativa e operativa. La collaborazione fra agenzie, la lotta
alla corruzione nell’amministrazione doganale e la capacità di contrastare la
criminalità transfrontaliera sono ulteriormente migliorate. I preparativi
riguardanti l’unione doganale sono ben avviati. Si è fatto qualche
progresso a livello di relazioni esterne, specie per quanto riguarda la
politica commerciale comune. Il paese, tuttavia, non dispone ancora di una
capacità istituzionale sufficiente per poter partecipare pienamente alle
politiche commerciale, di sviluppo e umanitaria. I preparativi nel settore
delle relazioni esterne sono discretamente progrediti. Sono stati fatti
progressi costanti per quanto riguarda la politica estera, di sicurezza e di
difesa. Il paese ha mantenuto il suo elevato livello di allineamento con le
dichiarazioni dell’UE e le decisioni del Consiglio e ha continuato a
partecipare alle operazioni civili e militari e di gestione delle crisi. I
preparativi riguardanti la politica estera, di sicurezza e di difesa sono a
buon punto. I progressi riscontrati a livello di controllo
finanziario riguardano principalmente l’audit esterno e la protezione dell’euro
contro la falsificazione. Tuttavia, l’applicazione pratica nel paese del
controllo finanziario interno pubblico è ancora in fase iniziale, cosi come i
preparativi globali per questo capitolo. Non si segnalano progressi particolari
per quanto riguarda le disposizioni finanziarie e di bilancio. Occorre
potenziare le istituzioni esistenti per completare il quadro amministrativo
necessario per il calcolo corretto, le previsioni, la riscossione, il
pagamento, il monitoraggio e la rendicontazione sulle risorse proprie. In
questo settore i preparativi sono in fase iniziale. Serbia La Serbia è ben
avviata verso una conformità sufficiente con i criteri politici e con le
condizioni legate al processo di stabilizzazione e di associazione. La
stabilità e il funzionamento delle istituzioni sono state garantite prima e
dopo le elezioni presidenziali, politiche e comunali e in Vojvodina. Malgrado
un rallentamento dell’attività legislativa nel contesto elettorale, si osserva
qualche progresso per quanto riguarda l’attuazione delle riforme nella maggior
parte dei settori. La Serbia ha continuato a collaborare pienamente con il
Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (ICTY). Si sono ottenuti
risultati nell’ambito del dialogo con Pristina, ma gli accordi non sono stati
applicati in modo uniforme. Il modo in cui la Serbia interpreta l’accordo sulla
cooperazione regionale e sulla rappresentanza del Kosovo è stato chiarito e non
rappresenta più un ostacolo a una cooperazione regionale inclusiva, a
condizione che l’accordo venga applicato in maniera costante. La nuova
leadership serba ha ribadito l’impegno ad applicare tutti gli accordi già
raggiunti nell’ambito del dialogo con Pristina e a cominciare ad affrontare le
questioni politiche più generali. Il rispetto di questo impegno è fondamentale
per il passaggio alla prossima fase dell’integrazione della Serbia nell’UE. La democrazia e lo Stato di diritto
sono stati ulteriormente consolidati. A detta degli organismi di osservazione
internazionali, le elezioni sono state caratterizzate da competitività,
condizioni favorevoli e un’organizzazione professionale. Le elezioni
parlamentari e presidenziali in Kosovo si sono svolte in modo ordinato con l’aiuto
dell’OSCE. Contrariamente a quanto si è fatto in passato, non si sono svolte
elezioni locali in Kosovo, in linea con l’UNSCR 1244/99. È stata applicata la
legislazione del 2011 sui mandati parlamentari e sul finanziamento dei partiti
politici. Va però segnalata una certa mancanza di trasparenza nei lavori della
commissione elettorale nazionale e nella gestione del nuovo registro unico
degli elettori. Il governo deve mettere in pratica le raccomandazioni della
missione di osservazione elettorale dell’OSCE/ODIHR. L’attività
legislativa del parlamento si è ridotta a causa della tornata elettorale, ma le
altre attività parlamentari sono proseguite normalmente. Occorrono
ulteriori riforme per garantire la totale conformità delle disposizioni
costituzionali, in particolare quelle riguardanti il settore giudiziario, con
gli standard europei. Il governo è rimasto stabile e ha portato a
termine un intero mandato. Nel luglio 2012 stato costituito un nuovo governo di
coalizione che ha mantenuto il deciso orientamento strategico del paese verso l’integrazione
nell’UE. Il nuovo presidente e il nuovo governo si sono impegnati ad attuare il
programma di riforma connesso all’UE e a collaborare strettamente per compiere
progressi in tale ambito. Il governo deve migliorare la consultazione delle
parti interessate in sede di definizione delle politiche e sviluppare il
controllo esercitato sull’applicazione delle nuove leggi. La riforma della pubblica
amministrazione procede a rilento ed è ostacolata da uno scarso impegno a
livello politico. Il quadro legislativo deve essere completato e totalmente
allineato con gli standard internazionali. Occorre migliorare l’attuazione
delle leggi esistenti e della strategia di riforma della pubblica
amministrazione, nonché sviluppare e applicare sistemi di assunzione e di
promozione basati sul merito. L’attuazione delle raccomandazioni degli organi
normativi indipendenti deve essere accelerata. Si osservano pochi
progressi per quanto riguarda il controllo civile sulle forze di sicurezza.
È stata istituita una commissione parlamentare specifica, ma nel complesso il
controllo del parlamento è rimasto limitato. In seguito a una sentenza della
Corte costituzionale occorre chiarire il quadro giuridico per il monitoraggio
delle comunicazioni ad opera dei servizi di sicurezza e di intelligence. Gli scarsi progressi registrati nel settore giudiziario
riguardano principalmente l’applicazione delle nuove leggi volte a migliorare l’efficienza
della magistratura. Il riesame delle riconferme di giudici e pubblici ministeri
non ha permesso di ovviare alle lacune esistenti ed è stato annullato dalla
Corte costituzionale, che ha disposto la reintegrazione di tutti i giudici e
pubblici ministeri che avevano fatto ricorso contro la loro mancata riconferma.
I casi rinviati dalla Corte costituzionale dovranno essere trattati con la
debita diligenza e in totale conformità alle decisioni della Corte. Deve ancora
essere creato un sistema di valutazione professionale, norme disciplinari
efficaci e maggiori garanzie di integrità. Per far sì che i cittadini abbiano
nuovamente fiducia nella giustizia, le autorità dovranno prendere in
considerazione misure supplementari volte a rafforzare l’indipendenza, l’imparzialità,
la competenza, la responsabilità e l’efficienza della magistratura, in
particolare: criteri trasparenti per le nomine di giudici e pubblici ministeri,
formazione iniziale e permanente sotto la responsabilità dell’Accademia
giudiziaria unitamente alla valutazione dei giudici e pubblici ministeri in
carica, compresi quelli nominati nel 2009, garanzie di integrità e
razionalizzazione dei tribunali. Per affrontare questi problemi occorrono una
nuova strategia di riforma giudiziaria e un piano d’azione per l’attuazione
della strategia basato su un riesame funzionale della magistratura. È proseguita l’applicazione del quadro
giuridico sulla lotta alla corruzione. L’attività dell’agenzia
anticorruzione si è intensificata, soprattutto in relazione al finanziamento
dei partiti politici. La corruzione, tuttavia, regna ancora in molti settori e
rimane un problema serio. Deve ancora essere adottata una nuova strategia
anticorruzione con il relativo piano d’azione. Occorre migliorare
considerevolmente l’applicazione del quadro giuridico e l’efficienza delle
istituzioni anticorruzione. Il paese deve adottare un approccio più proattivo
per le indagini e le azioni penali sui casi di corruzione e la magistratura
deve costituire progressivamente un solido track record di condanne, anche ad
alto livello, specialmente in caso di uso improprio di fondi pubblici. Per
rendere più efficace la lotta alla corruzione occorrono una direzione politica
più energica e un coordinamento più efficace tra i diversi organismi. Il quadro
giuridico relativo alla lotta alla criminalità organizzata è globalmente
adeguato e continua ad essere applicato. Il miglioramento del coordinamento fra
le agenzie e della cooperazione regionale e internazionale ha permesso di
ottenere risultati concreti nella lotta contro i gruppi della criminalità
organizzata. La criminalità organizzata, in particolare il riciclaggio del
denaro e il traffico di droga, rimane un fenomeno molto preoccupante in Serbia.
Occorre sviluppare ulteriormente il track record di indagini e condanne. I diritti umani continuano ad essere generalmente rispettati e sono
stati compiuti ulteriori progressi per quanto riguarda i diritti umani
e la tutela delle minoranze. Il paese dispone del
quadro legislativo e istituzionale sul rispetto dei diritti umani, ma
deve adoperarsi con ulteriore impegno per applicare gli strumenti
internazionali. Si osserva qualche
progresso per quanto riguarda i diritti civili e politici. La libertà di riunione e di associazione è garantita
dalla Costituzione e globalmente rispettata, ma la Pride parade è stata
nuovamente vietata nell’ottobre 2012. L’Ufficio governativo per la cooperazione
con la società civile è stato molto attivo. Il quadro giuridico sulla libertà
di espressione è in vigore, ma le violenze e le minacce contro i giornalisti
continuano a destare preoccupazione. Occorre accelerare l’attuazione della
strategia relativa ai media. Nel complesso la libertà di pensiero, coscienza e
religione è rispettata, ma il processo di registrazione delle comunità
religiose rimane poco trasparente e poco coerente. Il meccanismo nazionale per
la protezione contro la tortura è entrato in funzione ma deve essere ulteriormente
potenziato. Sebbene sia stata aperta una nuova struttura, il sovraffollamento
nelle carceri rimane preoccupante. Per quanto riguarda l’accesso alla
giustizia, il paese deve ancora sviluppare un sistema efficace di gratuito
patrocinio. Il paese si è
dotato del quadro giuridico sulla tutela dei diritti sociali ed economici.
Occorre adottare altre misure per combattere tutte le forme di discriminazione
e creare meccanismi efficienti per migliorare la protezione delle donne e dei
minori contro qualsiasi forma di violenza. La categorie più discriminate sono i
rom, i disabili e le minoranze sessuali. Occorrono un approccio proattivo per
migliorare l’inclusione delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali
e una maggiore comprensione tra le diverse componenti della società. Si deve
migliorare il dialogo sociale e risolvere la questione dei criteri di
rappresentatività delle parti sociali. Per quanto riguarda i diritti di
proprietà, si è iniziato ad applicare la legge sulla restituzione del 2011. Il
paese si è dotato del quadro giuridico sulla tutela delle minoranze, che
viene generalmente rispettato. Sono state prese alcune misure positive per
migliorare la situazione delle minoranze, compresi i rom. È stato introdotto un
sistema di relazioni finanziarie periodiche da parte dei consigli nazionali per
le minoranze. Occorrono ulteriori sforzi per garantire un’applicazione
effettiva della legislazione sulle minoranze in tutto il paese e ovviare alle
lacune individuate. La Serbia deve sostenere maggiormente lo sviluppo
socioeconomico nelle zone di Sandzak e Presevo, Bujanovac e Medvedja. La
situazione dei rom, dei rifugiati e degli sfollati interni rimane difficile. Per quanto
riguarda le questioni regionali e gli obblighi
internazionali, la Serbia ha continuato a collaborare pienamente con il
Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia ed a consentire un accesso
rapido e senza problemi a documenti e testimoni, a sostegno dei processi in
corso o in programma presso l’ICTY. È proseguita la gestione dei crimini di
guerra a livello nazionale e si sono intensificati la cooperazione e lo scambio
di informazioni. La Serbia deve però intensificare le indagini sulle reti di
assistenza ai ricercati dell’ICTY ex latitanti per conseguire risultati
visibili. La politica della
Serbia nei confronti della Corte penale internazionale rimane conforme ai
principi direttivi e alle posizioni comuni dell’UE sull’integrità dello statuto
di Roma. La Serbia non ha sottoscritto nessun accordo bilaterale sull’immunità.
Si osservano
notevoli progressi in relazione al processo avviato dalla dichiarazione di
Sarajevo. Bosnia-Erzegovina, Croazia, Montenegro e Serbia hanno continuato a
collaborare per offrire soluzioni durature alle persone sfollate a causa dei
conflitti interni degli anni ‘90. I quattro paesi hanno sottoscritto una
dichiarazione ministeriale e raggiunto un accordo su un programma abitativo
regionale a favore di circa 27 000 famiglie o 74 000 persone. In
occasione della conferenza dei donatori tenutasi a Sarajevo nell’aprile 2012
sono stati impegnati circa 265 milioni di euro a sostegno del programma.
Occorre continuare a collaborare in modo costruttivo su tutte le questioni
ancora irrisolte nell’ambito del processo. La Serbia deve ancora progredire verso un
miglioramento visibile e duraturo delle relazioni con il Kosovo, priorità
fondamentale individuata nel parere della Commissione sulla domanda di adesione
della Serbia. Il dialogo con Pristina è progredito con accordi riguardanti la
cooperazione regionale, la rappresentanza del Kosovo e la gestione integrata
delle frontiere/della linea di confine. Il modo in cui la Serbia interpreta l’accordo
sulla cooperazione regionale e sulla rappresentanza del Kosovo è stato chiarito
poco dopo la formazione del nuovo governo e non rappresenta più un ostacolo a
una cooperazione regionale inclusiva, a condizione che l’accordo venga
applicato in maniera costante. Nel settembre 2012 la Serbia ha firmato anche il
protocollo tecnico sulla gestione integrata delle frontiere, che tuttavia non è
ancora stato applicato. Nel complesso l’applicazione di altri accordi conclusi
relativamente alla libera circolazione, al catasto, alle anagrafi, ai timbri
doganali e all’accettazione reciproca dei diplomi è proseguita. In seguito alle
elezioni e all’insediamento del nuovo governo, la Serbia deve partecipare in
modo costruttivo alla prossima fase del dialogo per conseguire ulteriori
progressi migliorando in modo visibile e duraturo le relazioni con il Kosovo. La Serbia ha mantenuto buone relazioni con i
paesi vicini e una partecipazione attiva alla cooperazione regionale, assumendo
in particolare la presidenza del processo di cooperazione nell’Europa
sudorientale (SEECP), dell’iniziativa regionale per la migrazione, l’asilo ed i
rifugiati (MARRI), dell’iniziativa adriatico-ionica (AII) e dell’Organizzazione
per la cooperazione economica nel Mar Nero (BSEC). Il paese continua inoltre a
partecipare attivamente al Consiglio di cooperazione regionale (CCR) e all’accordo
centroeuropeo di libero scambio (CEFTA). Nel 2011 l’economia della Serbia ha
registrato un’ulteriore crescita dell’1,6%, ma la ripresa è notevolmente
rallentata nella seconda metà dell’anno per poi trasformarsi in contrazione nel
primo semestre del 2012. Il tasso di disoccupazione è lievitato al 25%. Il
disavanzo di bilancio è arrivato al 5% nel 2011 e ha superato questa
percentuale nel primo semestre del 2012. Nel settembre 2011 la Serbia ha
concluso un accordo stand-by precauzionale con il Fondo monetario
internazionale (FMI), ma il completamento del primo riesame è stato rinviato
perché il bilancio 2012 si è discostato dal programma di bilancio concordato.
La maggior parte delle riforme economiche ha subito una battuta d’arresto nel
periodo pre-elettorale. L’adozione di modifiche della legge sulla Banca
nazionale della Serbia ha messo seriamente a repentaglio l’indipendenza della
banca centrale. Nel settembre 2012 il FMI ha condotto una missione di
accertamento, ma i colloqui su un accordo stand-by non sono ancora ripresi. Per quanto riguarda i criteri economici,
nel periodo oggetto della relazione non vi sono stati ulteriori progressi verso
l’instaurazione di un’economia di mercato funzionante. La Serbia deve
adoperarsi con notevole impegno per ristrutturare la propria economia onde far
fronte a medio termine alle pressioni concorrenziali e alle forze di mercato
all’interno dell’Unione. Il consenso sui principi di base dell’economia
di mercato è stato globalmente mantenuto ma deve essere rafforzato. I rischi
inerenti ai finanziamenti esterni a breve termine sono attenuati dalle
dimensioni ancora notevoli delle riserve valutarie e dalla struttura favorevole
del debito estero, caratterizzata da una forte prevalenza del debito a lungo
termine. L’integrazione commerciale con l’UE è rimasta elevata. Il settore
bancario è liquido e ben capitalizzato. La banca centrale ha intensificato la
vigilanza del settore bancario. Si è presa qualche misura per accelerare e
facilitare l’ingresso nel mercato. È stata presa qualche misura limitata per
migliorare il clima imprenditoriale, specialmente a livello di diritto
societario e politica delle PMI. Gli elevati disavanzi di bilancio hanno
tuttavia limitato l’efficacia delle politiche macroeconomiche e l’onere dell’aggiustamento
è ricaduto principalmente sulla politica monetaria, che continua a risentire
del notevole grado di euroizzazione dell’economia. Le condizioni del mercato
occupazionale si sono notevolmente deteriorate, con un aumento della
disoccupazione. La creazione di occupazione sostenibile costituisce una sfida
notevole. La politica di bilancio poco rigorosa e l’aumento del debito pubblico
stanno rapidamente limitando il margine di bilancio disponibile per attenuare
gli shock futuri. Il paese deve adottare con urgenza e determinazione misure di
risanamento, affiancate da riforme sistemiche del settore pubblico, per
ripristinare la sostenibilità delle finanze pubbliche. I ritardi nell’attuazione
delle riforme strutturali limitano anche la portata delle risposte strategiche
a favore della crescita. Occorre adoperarsi con particolare impegno per
migliorare ulteriormente il clima imprenditoriale. Non si registra alcun
progresso per quanto riguarda lo sviluppo di un settore privato dinamico e l’ingerenza
statale nell’economia rimane notevole. La privatizzazione e la ristrutturazione
delle imprese di Stato sono andate avanti molto a rilento e in alcuni casi la
precedente privatizzazione è stata addirittura annullata. La prevedibilità
giuridica rimane molto limitata e la scarsa chiarezza dei diritti di proprietà
continua a ostacolare l’attività economica. Il settore informale costituisce
ancora un problema serio. Per quanto riguarda la sua capacità di
assumere gli obblighi che comporta l’adesione, la Serbia ha
continuato ad allineare la legislazione nazionale con i requisiti della
normativa UE, anche se a un ritmo più lento a causa della riduzione delle
attività parlamentari e governative durante l’anno delle elezioni. Il paese ha
fatto buoni progressi a livello di diritto societario, diritti di proprietà intellettuale,
statistiche e unione doganale. Occorrono ulteriori sforzi per quanto riguarda,
in particolare, il sistema giudiziario e i diritti fondamentali, il settore “giustizia,
libertà e sicurezza”, l’agricoltura e lo sviluppo rurale, l’ambiente e i cambiamenti
climatici e il controllo finanziario. L’applicazione dell’accordo interinale e
dell’accordo di stabilizzazione e associazione (ASA) procede regolarmente senza
questioni in sospeso. La Serbia continua a costituire un track record positivo
per quanto riguarda l’adempimento degli obblighi assunti a norma dell’accordo
di stabilizzazione e di associazione e dell’accordo interinale. Il paese ha fatto
qualche progresso nel settore della libera circolazione delle merci,
dove i preparativi sono discretamente progrediti. Gli standard dell’UE
continuano a essere applicati e l’organismo di accreditamento serbo è diventato
membro a tutti gli effetti della Cooperazione europea per l’accreditamento. La
vigilanza del mercato rimane molto frammentata e le ispezioni impongono tuttora
un onere amministrativo eccessivo alle imprese. Occorre rafforzare l’applicazione
delle leggi, la capacità amministrativa e il coordinamento tra le istituzioni.
Si segnalano alcuni progressi nel settore della libera circolazione dei
lavoratori, dove i preparativi sono discretamente progrediti. Occorre
migliorare il coordinamento dei regimi previdenziali e accelerare i preparativi
per la partecipazione alla rete dei servizi europei per l’occupazione. Vi sono stati pochi progressi per quanto
riguarda il diritto di stabilimento e la libera prestazione dei
servizi, mentre si è fatto qualche passo avanti nel settore della libera
circolazione dei capitali, anche per quanto riguarda la lotta contro il
riciclaggio del denaro. Occorrono ulteriori sforzi per allineare la
legislazione sulle operazioni in conto capitale a breve termine, i beni
immobili e i sistemi di pagamento con l’acquis UE e per intensificare la lotta
contro il riciclaggio del denaro. Nel complesso, l’allineamento in questi
settori è discretamente progredito. Si è fatto qualche
progresso nel settore degli appalti pubblici, specie per quanto riguarda
i partenariati pubblico-privato. La Serbia deve continuare ad adoperarsi con
costante impegno per applicare il quadro legislativo sugli appalti pubblici,
evitando in particolare le irregolarità nell’uso della procedura negoziata.
Deve essere garantito un coordinamento efficace tra le principali parti
interessate, comprese le istituzioni giudiziarie e di audit. Occorre rafforzare
considerevolmente l’applicazione e le capacità amministrative dell’ispettorato
di bilancio del ministero delle Finanze incaricato di monitorare gli appalti
pubblici. L’allineamento in questo settore è discretamente progredito. Si osservano buoni progressi nel settore del diritto
societario, dove l’allineamento è a buon punto, con l’entrata in vigore
della nuova legge nel febbraio 2012 e l’adozione di diverse modifiche. Per
quanto riguarda la contabilità e la revisione aziendale, occorre intensificare
gli sforzi relativamente al controllo pubblico indipendente, alla garanzia
della qualità e alle indagini. La Serbia ha compiuto buoni progressi in termini
di allineamento con l’acquis UE sui diritti di proprietà intellettuale e
di attuazione della sua strategia 2011-2015 sui diritti di proprietà
intellettuale (DPI). Deve ancora essere creato un meccanismo formale di
coordinamento e cooperazione tra le istituzioni responsabili della tutela dei
DPI. L’allineamento in questo settore è a buon punto. Si segnala qualche
progresso nel settore della politica di concorrenza, dove l’allineamento
è discretamente progredito. L’autorità garante della concorrenza ha rafforzato
la propria capacità e l’autorità competente in materia di aiuti di Stato ha
migliorato i suoi risultati in termini di applicazione, ma occorre migliorare
le notifiche preliminari degli aiuti di Stato. Occorrono ulteriori misure di
sensibilizzazione nel settore dell’antitrust, delle concentrazioni e degli
aiuti di Stato. La Serbia ha fatto qualche progresso in materia di servizi
finanziari, con l’adozione di determinati provvedimenti finalizzati al
rispetto dei requisiti di Basilea II. La legislazione serba deve essere
ulteriormente allineata con l’acquis e applicata correttamente a medio termine.
L’allineamento in questo settore è discretamente progredito. I progressi sono stati scarsi nel settore della
società dell’informazione e dei media, dove l’allineamento è
discretamente progredito. Il regime di autorizzazione generale per i fornitori
di servizi di telecomunicazioni è entrato integralmente in vigore e sono state
adottate alcune misure fondamentali di salvaguardia della concorrenza. È
iniziato il passaggio dall’analogico al digitale. Il paese deve ancora
rafforzare l’indipendenza finanziaria dell’ente regolatore per le
telecomunicazioni e allineare il quadro legislativo nazionale con l’acquis. Si rilevano progressi a livello di agricoltura
e sviluppo rurale, comprese le statistiche agricole. Il paese ha fatto
notevoli passi avanti anche per quanto riguarda le strutture e le risorse
necessarie per lo sviluppo rurale nell’ambito di IPARD, ma deve ancora
sviluppare ulteriormente la capacità. Nel complesso, l’allineamento in questo
settore è ancora in fase iniziale. È stato fatto qualche progresso nel settore
della politica veterinaria e fitosanitaria e di sicurezza alimentare,
dove i preparativi sono discretamente progrediti. Occorre rafforzare
ulteriormente la capacità amministrativa delle istituzioni incaricate di
verificare la sicurezza della catena alimentare, in particolare le istituzioni
veterinarie e fitosanitarie e i laboratori nazionali di riferimento. Occorrono
ulteriori sforzi relativamente al potenziamento degli impianti di produzione di
alimenti e mangimi, alla gestione dei sottoprodotti di origine animale e agli
organismi geneticamente modificati. Si segnala qualche progresso nel settore
della pesca. Occorre migliorare la raccolta dei dati di mercato e
istituire un regime nazionale di certificazione delle catture per le
importazioni e le esportazioni di prodotti della pesca. I preparativi in questo
settore sono discretamente progrediti. Si osserva qualche
progresso a livello di politica dei trasporti, specie per quanto
riguarda il trasporto stradale e aereo e la navigazione interna. Devono essere
adottate le leggi sulle ferrovie e sulla relativa sicurezza e interoperabilità.
Occorre garantire un equo accesso al mercato, separare le funzioni di gestore
delle infrastrutture e di operatore ferroviario, definire con precisione il
ruolo dell’ente regolatore e rafforzare ulteriormente la capacità, specialmente
in termini di applicazione e ispezione. Nel complesso, l’allineamento della
Serbia in questo settore è discretamente progredito. Si segnalano pochi progressi in materia di energia.
Occorrono ulteriori sforzi in termini di effettiva apertura del mercato,
separazione e fissazione delle tariffe in funzione dei costi. Devono ancora
essere adottate la legislazione quadro sull’uso razionale dell’energia e la
legislazione sulle riserve di prodotti di base. Il ruolo e l’indipendenza dell’agenzia
per l’energia e dell’autorità di regolamentazione del settore nucleare devono
essere rafforzati. La Serbia deve affrontare urgentemente la questione dell’inclusione
del Kosovo nel meccanismo regionale per il transito dell’elettricità di cui al
parere motivato della Comunità dell’energia. Nel complesso, i preparativi in
questo settore sono discretamente progrediti. Va segnalato qualche progresso in materia di fiscalità
con l’attuazione della strategia globale della Serbia relativa all’amministrazione
tributaria. Il paese deve proseguire il processo di modernizzazione e
affrontare il problema dell’economia sommersa. Occorrono notevoli sforzi per
migliorare il sistema informatico e la comunicazione con i contribuenti e
allineare ulteriormente la legislazione sulle accise. Nel complesso, i
preparativi in questo settore sono discretamente progrediti. Non vi sono stati
progressi nel settore della politica economica e monetaria, dove l’allineamento
è discretamente progredito. Le recenti modifiche della legge sulla banca
centrale ne minacciano l’indipendenza e costituiscono quindi un notevole passo
indietro nell’allineamento con l’acquis. Occorre migliorare
ulteriormente la capacità di definire e coordinare la politica economica. Si
segnalano buoni progressi nel settore delle statistiche, dove l’allineamento
è discretamente progredito. Il censimento demografico e abitativo si è svolto
come previsto. Nei prossimi anni occorrerà rafforzare la capacità dell’Ufficio
statistico per consentire la graduale attuazione dell’acquis statistico. Si osserva qualche
progresso in materia di politica sociale e occupazione, specie per
quanto riguarda la politica occupazionale, la salute e la sicurezza sul posto
di lavoro e l’inclusione sociale. Ciò nonostante, le politiche occupazionali
risentono globalmente degli sviluppi economici negativi e delle restrizioni di
bilancio e devono essere potenziate. Occorre inoltre intensificare gli sforzi
per ristrutturare e riformare la protezione sociale e ritornare alla sostenibilità.
La Serbia ha cominciato a prendere provvedimenti per realizzare le sue priorità
in questo campo. Si segnalano progressi nel settore della politica
imprenditoriale e industriale, dove i preparativi sono ben avviati. La
Serbia applica adeguatamente lo “Small Business Act”. La Serbia ha fatto qualche passo avanti nel
settore delle reti transeuropee, dove i preparativi sono discretamente
progrediti. Il paese continua a sviluppare le proprie reti dei trasporti e dell’energia
e a partecipare attivamente al lavoro dell’Osservatorio sui trasporti dell’Europa
sudorientale e della Comunità dell’energia. Il paese deve ancora affrontare
notevoli sfide per quanto riguarda il finanziamento delle nuove
interconnessioni delle reti dell’energia e dei trasporti. Si osservano
progressi nel settore della politica regionale e del coordinamento
degli strumenti strutturali, dove i preparativi procedono. La Serbia ha
completato le fasi preparatorie per la gestione decentrata di quattro
componenti dell’IPA. Occorre garantire una capacità di attuazione adeguata e
migliorare la programmazione, specie per quanto riguarda la preparazione di una
riserva di progetti validi basati sulle strategie pertinenti. Il paese ha fatto
pochi progressi per quanto riguarda il sistema giudiziario e i diritti
fondamentali. Il riesame delle riconferme di giudici e pubblici ministeri
non ha permesso di ovviare alle lacune esistenti ed è stato annullato dalla
Corte costituzionale, che ha disposto la reintegrazione di tutti i giudici e
pubblici ministeri che avevano fatto ricorso contro la loro mancata riconferma.
Occorre una nuova strategia di riforma giudiziaria basata su un riesame
funzionale. Si è continuato ad applicare il quadro giuridico per la lotta alla
corruzione, ma deve ancora essere adottata una nuova strategia anticorruzione
con il relativo piano d’azione. Occorrono una direzione politica più energica,
un coordinamento più efficace tra i diversi organismi e un approccio proattivo
per quanto riguarda le indagini e le azioni penali sui casi di corruzione. La
legislazione sui diritti fondamentali è in vigore e viene globalmente
rispettata. Nel complesso la libertà di espressione è garantita, ma occorre
accelerare l’attuazione della strategia sui media. La discriminazione basata
sull’appartenenza etnica, sul sesso e sulle tendenze sessuali rimane diffusa e
occorrono ulteriori misure per combattere tutte le forme di discriminazione.
Occorrono un approccio proattivo per migliorare l’inclusione delle persone
lesbiche, gay, bisessuali e transessuali e una maggiore comprensione tra le
diverse componenti della società. Sono state prese alcune misure positive per
migliorare la situazione delle minoranze, compresi i rom, ma occorrono
ulteriori sforzi per garantire un’applicazione coerente della legislazione in
tutto il paese. La Serbia ha cominciato a prendere provvedimenti per realizzare
le sue priorità in questo campo. Il paese ha fatto
qualche progresso in materia di giustizia, libertà e sicurezza. La
Serbia partecipa attivamente alla cooperazione di polizia e giudiziaria
internazionale e nel complesso gli organi di contrasto dispongono di una
capacità sufficiente per svolgere le indagini standard. Occorrono ulteriori
sforzi per aumentare la capacità di svolgere indagini complesse e rafforzare il
coordinamento tra organi di contrasto e magistratura. Deve essere costituito un
track record di indagini proattive e condanne definitive nei casi connessi alla
criminalità organizzata. Nel complesso, i preparativi in questo settore sono
discretamente progrediti. Nel settore della scienza e della ricerca
i progressi sono stati scarsi. Gli investimenti pubblici e privati nella
ricerca rimangono limitati e la Serbia deve rafforzare globalmente la capacità
nazionale. Nel complesso, i preparativi in questo settore sono ben avviati. I
progressi sono stati scarsi nel settore dell’istruzione e della cultura,
dove l’allineamento è discretamente progredito. Il sistema scolastico è stato
reso più socialmente inclusivo e sono stati introdotti standard di garanzia della
qualità nell’insegnamento elementare. Occorre però migliorare l’attuazione
delle riforme dell’istruzione superiore e accelerare le riforme riguardanti l’istruzione
e la formazione professionale, La gestione e il controllo finanziari devono
ancora essere migliorati in previsione della partecipazione della Serbia al
futuro programma Istruzione, giovani e sport. Si è fatto qualche
progresso nel settore dell’ambiente, dove sono proseguiti l’allineamento
con l’acquis e la ratifica delle convenzioni ambientali internazionali. Occorrono
altri notevoli sforzi per applicare la legislazione nazionale, in particolare
per quanto riguarda la gestione delle risorse idriche, la lotta contro l’inquinamento
industriale e la gestione del rischio, la protezione della natura e la qualità
dell’aria. Il rafforzamento della capacità amministrativa deve rimanere
prioritario. Si osservano pochi progressi a livello di cambiamenti climatici.
Occorrono notevoli sforzi in termini di sensibilizzazione alle opportunità
e alle sfide dell’azione per il clima, definizione di un’impostazione più
strategica per il paese, allineamento con e applicazione dell’acquis sul clima
e rafforzamento della capacità amministrativa e della cooperazione
interistituzionale. Nel complesso, la Serbia ha cominciato a prendere
provvedimenti per realizzare le sue priorità in questi ambiti. Si segnala qualche progresso nel settore della
tutela dei consumatori e della salute, dove i preparativi sono
discretamente progrediti. Occorre concentrare gli sforzi sull’applicazione del
quadro legislativo vigente e sull’ulteriore allineamento con l’acquis,
rafforzando inoltre il coordinamento istituzionale tra i soggetti interessati e
la capacità amministrativa nei settori della tutela dei consumatori e della
pubblica sanità. La Serbia ha fatto
buoni progressi per quanto riguarda l’unione doganale con l’adozione di
nuove leggi e sforzi costanti per migliorare la capacità amministrativa, specie
per quanto riguarda l’audit e i controlli a posteriori. La Serbia deve inoltre
garantire la corretta applicazione dell’acquis dell’UE alla frontiera
amministrativa/linea di demarcazione con il Kosovo. Occorre applicare la
legislazione sulla sicurezza nel settore doganale e rinnovare o migliorare il
sistema di trattamento delle dichiarazioni doganali. Nel complesso, i
preparativi riguardanti l’unione doganale sono ben avviati. Si segnala qualche
progresso nel settore delle relazioni esterne, dove i preparativi sono
discretamente progrediti. L’adesione all’OMC è subordinata al completamento dei
negoziati bilaterali. Quanto alla politica estera, di sicurezza e di difesa,
la Serbia ha notevolmente migliorato l’allineamento con le dichiarazioni PESC
dell’UE e ha partecipato con impegno costante alle operazioni civili e militari
e di gestione delle crisi. I preparativi in questo settore sono ben avviati. Si è fatto qualche
progresso a livello di controllo finanziario, specie per quanto riguarda
l’audit esterno. Occorrono notevoli sforzi per sviluppare un sistema di
gestione e controllo finanziario del settore pubblico basato sul concetto di
responsabilità gestionale. Non si osserva alcun progresso relativamente
alle disposizioni finanziarie e di bilancio. A tempo debito dovranno
essere sviluppate le infrastrutture amministrative necessarie, compresi il
coordinamento e i contatti organizzativi e procedurali tra le varie istituzioni
che si occupano del sistema delle risorse proprie. Nel complesso, i preparativi
in questi settori sono in fase iniziale. Albania L’accordo politico
del novembre 2011 tra maggioranza di governo e opposizione ha segnato la fine
dell’impasse politica successiva alle elezioni parlamentari del 2009. L’accordo
mira a intraprendere le necessarie riforme a livello elettorale e parlamentare
e a creare un clima politico favorevole alle riforme congiunte in altri
settori. Ne è conseguito un notevole miglioramento del dialogo politico e della
cooperazione, che ha consentito di progredire nell’attuazione delle riforme
principali, compresa quella elettorale. Le elezioni presidenziali si sono
svolte in conformità della costituzione, ma il processo politico connesso non
si è avvalso del dialogo positivo fra partiti avviato a novembre. Si è
continuato ad applicare l’accordo politico malgrado la retorica conflittuale in
atto tra governo e opposizione. Nel complesso, l’Albania ha compiuto buoni
progressi verso la conformità con i criteri politici cui è subordinata l’adesione
all’UE e la realizzazione di diverse riforme in base alle priorità fondamentali
del parere della Commissione del 2010[3].
Il paese ha fatto buoni progressi in settori chiave della riforma politica
quali il buon funzionamento del parlamento, l’adozione delle leggi in sospeso
che richiedevano una maggioranza rafforzata, la nomina dell’ombudsman, la
procedura di audizione e di voto in parlamento per le nomine presso la Corte
suprema e la modifica del quadro legislativo per le elezioni, realizzando le
quattro priorità fondamentali pertinenti. L’Albania è sulla buona strada per
realizzare le due priorità fondamentali riguardanti la riforma della pubblica
amministrazione e il miglioramento del trattamento dei detenuti. Quanto alle altre
sei priorità fondamentali, si osservano discreti progressi riguardanti la
riforma della giustizia e la lotta contro la corruzione, tra cui la riforma
dell’immunità costituzionale degli alti funzionari pubblici e dei giudici e l’adozione
della legge sui tribunali amministrativi, e progressi disomogenei per quanto
attiene alle politiche antidiscriminazioni, compresa la tutela delle minoranze
e il miglioramento delle condizioni di vita della comunità rom. I progressi
registrati per quanto riguarda la lotta contro la criminalità organizzata, la
riforma dei diritti di proprietà e i diritti delle donne comprendono qualche
misura significativa come l’aumento delle confische dei proventi di reato, l’adozione
di una strategia globale per la riforma dei diritti di proprietà e modifiche
del codice penale per rafforzare le sanzioni contro le violenze domestiche. In tutti i settori
delle priorità fondamentali non completamente realizzati occorreranno altri
notevoli sforzi per garantire l’adempimento sostenibile degli impegni già
assunti e il conseguimento di ulteriori risultati tangibili, specialmente a
livello di attuazione. Per tenere viva la spinta riformista e consolidare
quanto ottenuto finora, l’Albania deve concentrarsi in particolare sull’adozione
consensuale del regolamento parlamentare riveduto e delle modifiche delle leggi
sulla Corte suprema e sulla funzione pubblica. La sostenibilità del dialogo
politico è un elemento indispensabile per il buon funzionamento delle
istituzioni democratiche e per il percorso dell’Albania verso l’Unione. Per
quanto riguarda la democrazia e lo Stato di diritto,
il miglioramento del dialogo politico e un’atmosfera più costruttiva durante le
riunioni delle commissioni e le plenarie hanno permesso di compiere buoni
progressi in diversi settori, nonostante brevi periodi di retorica politica
conflittuale e il rallentamento temporaneo delle riforme. Il funzionamento
del parlamento e il dialogo politico sono notevolmente migliorati grazie
all’accordo politico del novembre 2011. Questo ha permesso di compiere notevoli
progressi con l’adozione di tutte le leggi in sospeso che richiedevano una
maggioranza rafforzata, la nomina consensuale di un ombudsman, lo svolgimento
di una procedura di audizione e di voto per la nomina presidenziale di un
giudice presso la Corte suprema e l’adozione di modifiche del codice elettorale
(quattro priorità fondamentali del parere). Ora è assolutamente indispensabile
che il regolamento parlamentare riveduto sia adottato. L’11 giugno 2012 è stato
eletto al quarto turno un nuovo presidente con i soli voti della maggioranza al
governo. Pur essendo conforme alla costituzione, l’elezione presidenziale non
ha risposto a tutte le aspettative in termini di inclusività e ha messo a
repentaglio il consolidamento del dialogo e della cooperazione a livello
politico contribuendo a un temporaneo rallentamento delle riforme nei settori
chiave che richiedono un consenso politico, ma la situazione si è sbloccata
poco dopo. Si è registrato qualche passo avanti per
quanto riguarda l’attività del governo, con buoni progressi in termini
di coordinamento del processo di integrazione nell’UE attraverso la revisione
del piano d’azione per la realizzazione delle priorità fondamentali del parere,
che è stata svolta in modo trasparente e partecipativo. È proseguita la
collaborazione costruttiva fra il presidente della commissione parlamentare
sull’integrazione europea, membro dell’opposizione, e il ministro dell’Integrazione
europea sulle riforme nazionali connesse all’UE, che hanno partecipato insieme
alla riunione del consiglio di stabilizzazione e di associazione UE-Albania
tenutasi nel maggio 2012. Occorre migliorare ulteriormente la capacità di
redazione legislativa e il processo di pianificazione per l’allineamento della
legislazione con l’acquis, in particolare attraverso l’effettiva applicazione
della decisione del Consiglio dei ministri sul NPISAA[4]. Per quanto riguarda le autonomie
locali, al decentramento delle competenze statali non hanno fatto riscontro
adeguati trasferimenti di risorse amministrative e finanziarie dal livello
centrale a quello locale. L’esistenza di due associazioni diverse dei governi
locali non permette di migliorare le relazioni istituzionali tra governo
centrale e governi locali e quindi di garantire il buon esito e la trasparenza
del processo di decentramento. La riforma della pubblica amministrazione,
priorità fondamentale del parere, è progredita soprattutto con l’adozione delle
leggi sui tribunali amministrativi e sull’organizzazione e il funzionamento
della pubblica amministrazione e con la nomina dell’ombudsman. Ora è di
fondamentale importanza adottare le modifiche della legge sulla funzione pubblica.
Occorre rafforzare l’applicazione delle leggi e degli atti amministrativi
adottati. Il quadro legislativo e istituzionale per la pubblica amministrazione
presenta ancora lacune che devono essere colmate per promuovere la
professionalità, la depoliticizzazione, la meritocrazia, la trasparenza e la
responsabilità. Il paese ha compiuto discreti progressi verso
il completamento della riforma giudiziaria, una priorità fondamentale
del parere. È iniziata l’attuazione della strategia di riforma giudiziaria del
marzo 2012 e del relativo piano d’azione. Sono state adottate la legge sui
tribunali amministrativi e la legge sulla conferenza giudiziaria nazionale. Il
nuovo sistema di ufficiali giudiziari privati è operativo. Devono però essere
completati, adottati o applicati atti legislativi importanti per rafforzare la
responsabilità, l’indipendenza e l’efficienza della magistratura. In tale
contesto, è di fondamentale importanza che siano adottate le modifiche della
legge sulla Corte suprema. L’efficienza della magistratura risente tuttora di
problemi di organizzazione dei tribunali, trasparenza, arretrato giudiziario,
status dell’amministrazione giudiziaria e ripartizione del bilancio. I
procedimenti volti a far luce sugli avvenimenti del 21 gennaio 2011
devono essere completati attraverso un processo giudiziario credibile. Si
segnalano buoni progressi nella lotta alla corruzione nel settore giudiziario
con la limitazione dell’immunità dei giudici. L’Albania deve accelerare
ulteriormente l’attuazione della strategia di riforma giudiziaria per garantire
l’indipendenza, l’efficienza e la responsabilità pubblica delle sue istituzioni
giudiziarie. I discreti progressi compiuti a livello di
politica anticorruzione, priorità fondamentale del parere, riguardano
soprattutto la limitazione dell’immunità costituzionale degli alti funzionari
pubblici e dei giudici. Si fatto qualche sforzo per migliorare la cooperazione
interistituzionale, gli scambi di informazioni e le azioni penali sui casi di
basso e medio livello. ma la mancanza di un approccio proattivo e di risorse e
attrezzature nuoce tuttora all’efficacia delle indagini. Non esiste un track
record adeguato relativo a indagini, azioni penali e condanne a tutti i
livelli. La corruzione regna ancora in molti settori e rimane un problema
particolarmente serio. Il paese ha fatto
qualche progresso per quanto riguarda la lotta alla criminalità organizzata,
che è una priorità fondamentale del parere. Si osservano progressi riguardanti,
in particolare, l’aumento delle confische dei proventi di reato, la
cooperazione interistituzionale nelle indagini sulla criminalità finanziaria,
il riciclaggio del denaro e la lotta contro la tratta di esseri umani. La
cooperazione con gli Stati membri dell’UE procede bene ed è stato attivato un canale
di comunicazione sicuro per facilitare lo scambio di informazioni con Europol.
Occorre promuovere la valutazione delle minacce e le indagini proattive per
sviluppare ulteriormente un track record di indagini, azioni penali e condanne
a tutti i livelli. La criminalità organizzata rimane una sfida considerevole in
Albania. Si osservano discreti progressi per quanto
riguarda i diritti umani e la tutela delle minoranze. Si sono fatti progressi verso la conformità
con la priorità fondamentale riguardante il miglioramento del trattamento dei
detenuti, il rafforzamento del follow-up giudiziario dei casi di maltrattamento
e l’applicazione delle raccomandazioni dell’ombudsman. Sono stati presi
provvedimenti per migliorare le condizioni di detenzione e intensificare la
cooperazione con l’ombudsman. Vengono ancora segnalati casi di maltrattamento e
la polizia non applica sistematicamente procedure corrette in caso di arresto e
detenzione preventiva. Si rilevano ancora differenze nelle condizioni di vita
nelle carceri. È prevista la creazione di una struttura medica speciale per i
detenuti con infermità mentali, ma sussiste la necessità di aumentare l’assistenza
specializzata e migliorare il trattamento. Il ricorso alla detenzione
preventiva rimane eccessivo a causa dei ritardi dei procedimenti giudiziari e
delle risorse insufficienti del servizio di libertà vigilata. Il paese ha fatto progressi disomogenei per
realizzare la priorità fondamentale consistente nel migliorare la tutela dei
diritti umani, in particolare per le donne, i minori e i rom, e nell’attuare
efficacemente le politiche antidiscriminazioni. Le modifiche del codice penale
riguardanti la violenza domestica sono un passo nella giusta direzione. L’attuazione
delle politiche per la tutela dei minori deve essere rafforzata. Occorre
adottare misure legislative a favore dei disabili e rivedere la legislazione
per eliminare le disposizioni potenzialmente discriminatorie nei confronti
delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali. Il commissario per la
tutela contro le discriminazioni ha svolto un’azione di sensibilizzazione, ma
occorrono ulteriori sforzi per costituire un track record di casi conclusi.
Certi gruppi vulnerabili, come le persone lesbiche, gay, bisessuali e
transessuali e i rom, sono ancora vittime di discriminazioni. Le relazioni
interetniche rimangono buone, ma non è stato fatto niente per colmare le lacune
del quadro legislativo e istituzionale globale relativamente alle minoranze. L’uso
degli strumenti politici per l’inclusione dei rom e l’accesso di questa
comunità alla protezione e ai servizi sociali sono ancora insufficienti, il che
ne causa l’emarginazione. Le politiche sui diritti umani sono ampiamente
sostenute dalla società civile e dai donatori. È importante che l’Albania dia priorità
alle politiche in questi ambiti per garantirne la sostenibilità. Si è fatto qualche progresso relativamente ai diritti
di proprietà, segnatamente con l’adozione di una nuova legge sulla
registrazione dei beni immobili e di una strategia trasversale, con il relativo
piano d’azione, per la riforma di questi diritti, una priorità fondamentale del
parere. Occorrono un coordinamento e un monitoraggio efficienti per garantire l’attuazione
della strategia nonché la coerenza tra la normativa in vigore e le iniziative
future. Le consultazioni al riguardo con le parti interessate devono
proseguire. Il primo registro delle proprietà non è ancora stato completato. Le
richieste di compensazione e restituzione vengono trattate con estrema
lentezza. Per quanto riguarda le questioni regionali e gli obblighi
internazionali, l’Albania ha continuato a dare un contributo costruttivo
alla stabilità della regione consolidando le sue relazioni positive con i paesi
vicini e i partner regionali. Il paese ha collaborato pienamente con
EULEX e nel maggio 2012 il parlamento ha adottato una legge speciale che
consente agli investigatori di EULEX di svolgere indagini sul territorio
albanese. Durante la sua presidenza dell’iniziativa regionale per la
migrazione, l’asilo ed i rifugiati (MARRI) è entrato in vigore un accordo tra l’Albania,
il Montenegro e l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia per snellire le
procedure di attraversamento delle frontiere tra questi paesi, i cui cittadini
possono ora viaggiare da un paese all’altro con una carta d’identità biometrica
per un periodo massimo di tre mesi. Per quanto attiene alla Corte penale
internazionale, l’accordo bilaterale di immunità concluso con gli Stati Uniti
non è conforme alle posizioni comuni e ai principi direttivi dell’UE. L’Albania
si deve allineare con la posizione dell’UE. L’Albania ha continuato a partecipare
attivamente alle iniziative di cooperazione regionali, ivi compresi il processo
di cooperazione nell’Europa sudorientale (SEECP), il Consiglio di cooperazione
regionale (CCR) e l’accordo centroeuropeo di libero scambio (CEFTA). Il paese
esercita attualmente la presidenza del CEFTA e del Consiglio dei ministri del
Consiglio d’Europa. L’Albania ha mantenuto la stabilità
macroeconomica. La crescita del PIL, trainata principalmente dalla domanda
interna, ha registrato un rallentamento nel 2011 ma è rimasta a un livello
positivo del 3,1%. L’attività economica è ristagnata nel primo trimestre del
2012 a fronte di interruzioni dell’erogazione dell’energia elettrica dovute alle
condizioni meteorologiche. Il volume insufficiente delle entrate e l’aumento
della spesa hanno determinato un aumento del disavanzo pubblico e, di
conseguenza, del debito pubblico. Il ritmo delle riforme strutturali è
rallentato, in parte a causa del precario dialogo politico interno. La politica
monetaria è rimasta sana e ha permesso di contenere l’inflazione entro i valori
obiettivo stabiliti. Lo sviluppo economico è tuttora frenato dalle carenze a
livello di esecutività dei contratti e di Stato di diritto, dal livello
inadeguato delle infrastrutture e del capitale umano e dall’economia informale. Per quanto
riguarda i criteri economici, l’Albania ha fatto qualche progresso
supplementare verso l’instaurazione di un’economia di mercato funzionante. L’Albania
dovrebbe potere far fronte a medio termine alle pressioni della concorrenza e
alle forze di mercato all’interno dell’Unione purché acceleri e approfondisca
le riforme strutturali, anche mediante il potenziamento del sistema giuridico e
del capitale fisico e umano. Nonostante un contesto politico spesso
polarizzato, è stato mantenuto un ampio consenso sugli elementi alla base di un’economia
di mercato. La crescita dell’economia albanese è proseguita, anche se con
maggiore lentezza e malgrado le condizioni economiche ancora sfavorevoli dei
suoi principali partner commerciali. La politica monetaria ha contribuito a
stabilizzare l’inflazione e ad ancorare le aspettative inflazionistiche. La
situazione sul mercato del lavoro è lievemente migliorata. La partecipazione
dello Stato all’economia e le sovvenzioni sono ancora limitate. Il settore
bancario è liquido e ben capitalizzato. Si è fatto qualche passo avanti per
facilitare ulteriormente l’ingresso nel mercato. Nel 2011,
tuttavia, il disavanzo di bilancio è aumentato accentuando ulteriormente il
debito pubblico, già elevato, che rimane caratterizzato da una propensione al
breve termine. Il persistere di un disavanzo elevato delle partite correnti è
una fonte di vulnerabilità. Il tasso di disoccupazione rimane elevato. L’applicazione
delle procedure fallimentari è incompleta. L’esecutività dei contratti risente
della debolezza dello Stato di diritto, mentre il fatto che le questioni
relative ai diritti di proprietà siano tuttora irrisolte ha effetti negativi sugli
investimenti e sul clima imprenditoriale generale. Il settore informale e la
riscossione inefficiente delle imposte costituiscono tuttora un problema. Il
volume considerevole, e in aumento, dei prestiti in sofferenza nel sistema
bancario desta tuttora preoccupazione. Gli investimenti nel capitale umano e
nelle infrastrutture restano insufficienti. La mancata diversificazione della
base produttiva in termini di settori e mercati di esportazione rende l’economia
vulnerabile agli shock esterni. L’Albania ha fatto
discreti progressi per quanto riguarda il miglioramento della sua capacità
di assumere gli obblighi che comporta l’adesione, in particolare a
livello di concorrenza, fiscalità, statistiche, giustizia, libertà e sicurezza,
istruzione e cultura e unione doganale. I progressi sono stati limitati in
altri ambiti quali la libera circolazione dei lavoratori, gli appalti pubblici,
la legge sulla proprietà intellettuale, la sicurezza alimentare, la pesca, l’energia,
l’ambiente e i cambiamenti climatici. Nel complesso l’Albania ha continuato a
onorare agevolmente i suoi obblighi a norma dell’accordo di stabilizzazione e
di associazione (ASA). Si deve tuttavia garantire il rispetto tempestivo degli
impegni, specie per quanto riguarda i diritti di proprietà intellettuale e
industriale. Occorre un impegno costante per consolidare la capacità
amministrativa ai fini dell’attuazione e dell’applicazione della normativa. In materia di libera circolazione delle
merci si osservano progressi a livello di standardizzazione. Occorre
proseguire il ravvicinamento legislativo con l’acquis e creare un ispettorato
competente per la vigilanza del mercato. I preparativi in questo settore sono
discretamente progrediti. Si segnalano pochi progressi per quanto
riguarda la libera circolazione dei lavoratori. Si è fatto qualche
preparativo in vista di una futura partecipazione a EURES e al coordinamento
dei regimi previdenziali. Occorrono ulteriori sforzi per allineare la
legislazione sull’accesso al mercato del lavoro con l’acquis. Nel complesso, i
preparativi in questo campo non hanno registrato progressi significativi. Si
segnala qualche progresso relativamente al diritto di stabilimento e
alla libera prestazione dei servizi, specie per quanto riguarda il
riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali. I preparativi per l’allineamento
con la direttiva sui servizi sono ancora in fase iniziale. La
legislazione albanese sui servizi postali non è ancora in linea con l’acquis. I
preparativi nel settore sono discretamente progrediti. Il paese ha fatto
progressi in termini di misure legislative sulla libera circolazione dei
capitali con l’adozione di modifiche del codice penale e della legge sulle
banche. Occorrono ulteriori sforzi per ravvicinare all’acquis la legge sui
sistemi di pagamento. I preparativi riguardanti la libera circolazione dei
capitali sono discretamente progrediti. I progressi sono stati scarsi per quanto
riguarda il ravvicinamento all’acquis del quadro legislativo sugli appalti
pubblici e le concessioni. Non vi è ancora una chiara ripartizione
delle competenze fra tutte le istituzioni competenti in materia di appalti
pubblici, la cui capacità amministrativa e indipendenza rimangono peraltro
insufficienti. I preparativi nel settore sono discretamente progrediti. Si
segnala qualche progresso nel settore del diritto societario, dove i
preparativi sono discretamente progrediti. L’Albania ha approvato il codice di
governo societario, che allinea ulteriormente la sua legislazione con l’acquis.
Occorre un ulteriore ravvicinamento legislativo per quanto riguarda gli
obblighi in materia di relazioni e di documentazione in caso di fusioni e
scissioni e di contabilità aziendale e revisione contabile. I progressi sono
stati limitati per quanto riguarda la legge sulla proprietà intellettuale
e i preparativi non hanno registrato grandi progressi. Sussistono notevoli
carenze per quanto concerne l’applicazione effettiva dei diritti di proprietà
intellettuale e industriale, che compromettono il rispetto degli impegni
assunti dall’Albania nell’ambito dell’ASA. Va segnalato qualche
progresso in materia di concorrenza. È progredito l’allineamento
legislativo con l’acquis sulle misure antitrust e sul controllo delle
concentrazioni ed è stata adottata la carta degli aiuti di Stato a finalità
regionale. La capacità amministrativa e l’indipendenza operativa delle autorità
competenti in materia di aiuti di Stato e concorrenza devono essere
adeguatamente tutelate. I preparativi nel settore della concorrenza sono ben
avviati. Si segnala qualche progresso nel settore dei servizi
finanziari, dove i preparativi sono discretamente progrediti. Le
legislazione sulle banche è stata ulteriormente armonizzata con l’acquis e il
mercato degli investimenti è stato ulteriormente sviluppato. Occorrono sforzi supplementari
per quanto riguarda le assicurazioni e le pensioni professionali, l’infrastruttura
del mercato finanziario, il mercato mobiliare e i servizi d’investimento. La
capacità amministrativa nei settori bancario e non bancario rimane
insufficiente. I progressi sono stati scarsi nel settore della società dell’informazione
e dei media, dove i preparativi non hanno registrato progressi
significativi. Nonostante le misure normative a favore della concorrenza
adottate nel settore delle comunicazioni elettroniche, sussistono
preoccupazioni per quanto riguarda la riforma globale e la liberalizzazione del
settore, le incertezze giuridiche e la capacità e l’indipendenza dell’ente
regolatore per le telecomunicazioni. L’adozione della legge sui servizi di
media audiovisivi è stata ulteriormente rinviata. Sebbene sia stato fatto
qualche progresso relativamente all’indipendenza dei media, sussistono
preoccupazioni, specie per quanto riguarda l’indipendenza dell’ente regolatore.
Occorre garantire l’effettiva attuazione della strategia sul passaggio al
digitale. L’allineamento con
l’acquis sull’agricoltura e lo sviluppo rurale ha registrato
progressi disomogenei, specie per quanto riguarda la creazione delle
istituzioni competenti in materia di sviluppo rurale. Occorre sviluppare le
capacità nel settore dello sviluppo rurale, creare un catasto fondiario e
definire strategie riguardanti l’agricoltura e l’uso delle terre. Nel
complesso, l’Albania ha cominciato a prendere provvedimenti per realizzare le
sue priorità in questo campo. Si osservano progressi limitati per quanto
riguarda la sicurezza alimentare e le politiche veterinaria e
fitosanitaria. Occorre migliorare le definizione delle competenze, le
responsabilità e la comunicazione sulla gestione del rischio, la registrazione
degli spostamenti di animali e la lotta contro le malattie degli animali nonché
potenziare gli impianti di produzione di alimenti e mangimi. I preparativi in
questi settori sono ancora in fase iniziale. I progressi sono stati limitati
nel settore della pesca, dove i preparativi non hanno registrato
progressi significativi. Occorre ancora aumentare le risorse e migliorare le
capacità tecniche di monitoraggio, controllo e sorveglianza dei servizi
competenti, compreso il Centro operativo marittimo interistituzionale. La
ripartizione dei compiti di rendicontazione e comunicazione fra le direzioni
del ministero dell’Ambiente, delle foreste e dell’amministrazione delle risorse
idriche non è sufficientemente chiara. Gli scarsi
progressi compiuti a livello di politica dei trasporti riguardano
soprattutto il cabotaggio nel settore marittimo. Occorrono ulteriori sforzi per
allinearsi con l’acquis e applicare correttamente la legislazione. La capacità
amministrativa e tecnica rimane carente per tutti i modi di trasporto, in
particolare a livello di aviazione e sicurezza stradale. Devono essere
destinate maggiori risorse alla manutenzione delle infrastrutture ferroviarie,
che rimane problematica. Si osservano scarsi progressi nel settore dell’energia.
La mancanza di diversificazione nuoce alla sicurezza della fornitura di
elettricità. Occorre riformare ulteriormente il mercato dell’energia per
garantire la sostenibilità economica del settore e rafforzare ulteriormente la
capacità amministrativa e l’indipendenza dell’ente regolatore. Nel complesso, i
preparativi nei settori dei trasporti e dell’energia non hanno registrato
progressi significativi. È stato fatto qualche progresso in termini di
allineamento della legislazione sulla fiscalità indiretta con l’acquis e
di rafforzamento della capacità di indagine e audit interno dell’amministrazione
fiscale. Occorrono ulteriori sforzi a livello di fiscalità diretta, riscossione
delle imposte, rimborso dell’IVA e tecnologie dell’informazione. I preparativi
in questo settore sono discretamente progrediti. L’Albania non ha fatto alcun
progresso in termini di allineamento legislativo con l’acquis sulla politica
economica e monetaria; i preparativi in questo campo non sono ancora
sufficienti. Si rilevano scarsi progressi per quanto riguarda la stesura del
documento di politica economica. Le capacità di definizione delle politiche
sono insufficienti. Si osserva qualche progresso in materia di statistiche.
Nell’ottobre 2011 INSTAT ha organizzato un
censimento demografico e abitativo. Occorre migliorare notevolmente le
statistiche settoriali e mettere a disposizione risorse sufficienti per il
prossimo censimento agricolo, nonché garantire l’indipendenza e la capacità
amministrativa di INSTAT. Nel complesso, i preparativi nel settore delle
statistiche sono discretamente progrediti. Si osservano pochi progressi nel settore politica
sociale e dell’occupazione, dove i preparativi non hanno registrato
progressi significativi. Il mercato del lavoro è tuttora caratterizzato da
livelli elevati di informalità, da una scarsa partecipazione delle donne e da
un tasso di disoccupazione giovanile relativamente elevato. L’inclusione
sociale dei disabili e della minoranza rom rimane insufficiente. Occorre
garantire la sostenibilità dei finanziamenti per poter attuare con successo le
riforme dell’assistenza e della protezione sociale. L’attuazione delle
politiche in questo campo rimane problematica. Si segnala qualche progresso nel
settore della politica imprenditoriale e industriale, dove i preparativi
sono discretamente progrediti. Sono stati adottati alcuni provvedimenti per
agevolare l’accesso delle PMI ai finanziamenti e migliorare il quadro normativo
sull’attività delle imprese. Le procedure di uscita dal mercato sono ancora
troppo lunghe. Si è fatto qualche progresso in materia di reti
transeuropee. Il trasporto ferroviario è ancora poco sviluppato e occorrono
cospicui investimenti per la manutenzione e il potenziamento delle
infrastrutture di trasporto in generale. Per quanto riguarda le reti dell’energia,
occorre completare le interconnessioni elettriche con i paesi limitrofi e
iniziare a elaborare una strategia per l’introduzione del gas naturale. Nel
complesso i preparativi non hanno registrato progressi significativi. Si
osserva qualche progresso nel settore della politica regionale e del coordinamento
degli strumenti strutturali, dove i preparativi sono ancora in fase
iniziale. Il paese dovrà adoperarsi con notevole impegno per creare la capacità
istituzionale e amministrativa necessaria a livello centrale e locale e
costituire una riserva di progetti “maturi” e di qualità. Si è fatto qualche progresso nell’attuazione
delle politiche riguardanti il sistema giudiziario e i diritti
fondamentali, cercando in particolare di realizzare le priorità
fondamentali pertinenti individuate nel parere della Commissione. Sussistono
tuttavia notevoli lacune nel quadro legislativo, specie per quanto concerne la
riforma della giustizia. L’applicazione coerente degli strumenti legislativi e
politici rimane un problema in tutti i settori di questo capitolo. L’allineamento
dell’Albania con gli standard europei e con l’acquis riguardante il sistema
giudiziario e i diritti fondamentali non ha registrato progressi significativi.
Si osserva qualche progresso in materia di giustizia,
libertà e sicurezza, specie per quanto riguarda la gestione delle
frontiere, la cooperazione internazionale e la lotta alla criminalità
organizzata. Occorre intensificare il coordinamento tra le istituzioni di
contrasto e costituire un solido track record di indagini, azioni penali e
condanne. Nel complesso, i preparativi in questo settore procedono. I progressi sono stati scarsi nel settore
della scienza e della ricerca, dove i preparativi non hanno
registrato progressi significativi. Occorre adoperarsi con maggiore impegno a
livello nazionale per aumentare la capacità di ricerca e innovazione e la
competitività del paese. Il livello degli investimenti nella ricerca rimane
bassissimo e il capitale umano deve essere potenziato. Si osservano buoni progressi per quanto
riguarda l’allineamento con gli standard europei su istruzione e cultura,
specialmente a livello di istruzione superiore e di sviluppo dell’istruzione e
della formazione professionale (VET). Occorrono ulteriori sforzi per migliorare
la trasparenza presso gli istituti privati di istruzione superiore. Nel 2012 l’Albania
ha iniziato a partecipare al programma Cultura. Nel complesso, i preparativi in
questo settore sono discretamente progrediti. È proseguito l’allineamento con l’acquis sull’ambiente,
mentre i progressi sono molto limitati per quanto riguarda i cambiamenti
climatici. Occorre adoperarsi con urgenza per allineare, applicare e
attuare la legislazione. L’informazione e la consultazione dei cittadini sulle
iniziative legislative o sugli investimenti pubblici rimangono scarse.
Occorrono un maggiore impegno politico e un’azione coordinata in questi
settori. Le risorse attualmente disponibili sono troppo limitate rispetto ai
cospicui investimenti necessari. L’ambiente deve essere integrato meglio in
altri settori quali i trasporti e l’energia. Per quanto riguarda i cambiamenti
climatici, occorrono notevoli sforzi in termini di sensibilizzazione,
definizione di un’impostazione più strategica per il paese, allineamento con e
applicazione dell’acquis e rafforzamento della capacità amministrativa e della
cooperazione interistituzionale. I preparativi a livello ambientale sono ancora
in fase iniziale, specie per quanto riguarda i cambiamenti climatici. Si registra qualche progresso in materia di tutela
dei consumatori e della salute. L’applicazione e l’attuazione della
normativa rimangono estremamente carenti. Non esiste un sistema di vigilanza
del mercato. La trasparenza e l’attuazione risentono della scarsa conoscenza
del sistema di protezione sanitaria da parte degli operatori e dei cittadini. I
fondi destinati al settore sanitario rimangono insufficienti. I preparativi in
questi settori non hanno registrato progressi significativi. Si segnalano
progressi per quanto riguarda il ravvicinamento legislativo nel settore dell’unione
doganale, dove i preparativi sono discretamente progrediti. La capacità
amministrativa e operativa globale rimane carente, anche per quanto riguarda la
compatibilità dei sistemi informatici con i requisiti dell’UE. Occorrono
ulteriori sforzi per quanto riguarda la valutazione in dogana e l’agevolazione
degli scambi. Si registrano discreti progressi in materia di
relazioni esterne. L’Albania ha continuato a collaborare in modo
costruttivo con l’OMC e il CEFTA. Le capacità amministrative delle istituzioni
interessate dalla politica commerciale devono ancora essere migliorate. Per
quanto riguarda la politica estera, di sicurezza e di difesa, il paese
ha continuato ad allinearsi con le posizioni della politica di sicurezza e di
difesa comune dell’UE e a dimostrare un impegno politico in merito alla sua
partecipazione alle operazioni civili e militari e di gestione delle crisi. Il
registro online delle armi e delle munizioni, che è gestito dalla polizia di
Stato, deve ancora essere completato. Nel complesso, i preparativi nel settore
rimangono ben avviati. I progressi sono stati scarsi nel settore del controllo
finanziario, dove i preparativi non hanno registrato progressi
significativi. Sussistono carenze per quanto riguarda l’applicazione del quadro
legislativo in materia di controllo finanziario interno pubblico e del
principio della responsabilità gestionale. L’audit esterno deve essere
migliorato secondo le norme INTOSAI. Non si osservano particolari progressi per
quanto riguarda le disposizioni finanziarie e di bilancio. A tempo
debito dovranno essere create valide strutture di coordinamento e norme di
attuazione adeguate per la gestione del sistema delle risorse proprie. Nel
complesso, i preparativi in questo campo sono in fase iniziale. Bosnia-Erzegovina L’istituzione
delle autorità esecutive e legislative è stata completata con l’accordo su un
governo a livello dello Stato dopo sedici mesi di impasse politica successiva
alle elezioni legislative dell’ottobre 2010. Con la formazione del nuovo
Consiglio dei ministri e l’adozione delle due leggi principali connesse all’UE
l’attenzione si è spostata inizialmente verso l’integrazione nell’UE, ma col
passare del tempo il consenso politico è venuto meno e i progressi sul
programma relativo all’UE si sono arenati. Si è dato inizio a un rimpasto delle
autorità a livello di Stato, Federazione e cantone, ma il processo è stato
bloccato da disaccordi politici e problemi giuridici. Manca tuttora fra gli
esponenti politici una visione comune sulla direzione generale, sul futuro e
sull’assetto istituzionale del paese, indispensabile per progredire in misura
decisiva verso l’UE. Dopo la separazione del mandato del
rappresentante speciale dell’Unione europea (RSUE) da quello dell’ufficio dell’Alto
rappresentante, la presenza rafforzata del capo della delegazione UE/RSUE in
Bosnia-Erzegovina ha assunto un ruolo guida per aiutare le autorità a
raggiungere gli obiettivi del programma relativo all’UE nei settori chiave. Nel complesso la Bosnia-Erzegovina ha
registrato progressi limitati per quanto riguarda la conformità con i criteri
politici. A giugno è stato lanciato a Bruxelles un dialogo ad alto livello
sull’adesione con rappresentanti delle autorità e dei partiti politici della Bosnia-Erzegovina
per spiegare le condizioni cui è subordinata l’adesione all’UE. I partecipanti
hanno concordato una roadmap interna sull’integrazione nell’UE per consentire l’entrata
in vigore dell’ASA e presentare una candidatura credibile, secondo la definizione
contenuta nelle conclusioni pertinenti del Consiglio. Il primo termine fissato
nella roadmap di giugno per la presentazione di una proposta concordata per
conformarsi alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo nella causa
Sejdic-Finci non è stato rispettato. Il paese deve creare in via prioritaria un
meccanismo di coordinamento efficace tra i diversi livelli di governo per il
recepimento, l’applicazione e l’attuazione del diritto dell’UE onde potersi
esprimere con una sola voce sulle questioni connesse all’Unione e utilizzare al
meglio l’assistenza preadesione dell’UE. Per quanto riguarda la democrazia e lo
Stato di diritto, a febbraio è stato costituito un governo a livello
statale dopo le politiche dell’ottobre 2010. A giugno è iniziato un rimpasto
delle autorità a livello di Stato e Federazione, ma l’esito del processo rimane
incerto a causa di disaccordi politici e controversie giuridiche pendenti.
Rimane prioritario il potenziamento della funzionalità e dei meccanismi di
coordinamento delle istituzioni. La costituzione deve ancora essere
armonizzata con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Deve ancora
essere presentata all’assemblea parlamentare una proposta, basata su un
consenso politico, che modifichi la costituzione per garantire la conformità
con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (causa Sejdic-Finci). L’assemblea parlamentare ha fatto
qualche progresso per quanto riguarda l’adozione della legislazione connessa
all’UE, in particolare le leggi sugli aiuti di Stato e sul censimento abitativo
e demografico. È prioritario istituire il consiglio sugli aiuti di Stato,
conformarsi ai principi UE sulle imprese pubbliche e creare un inventario
generale degli aiuti di Stato per adempiere gli obblighi assunti di sede di AI/ASA.
L’efficacia dell’attività legislativa ha risentito dei ritardi nella
costituzione del governo a livello statale e nel rimpasto governativo a tutti i
livelli. Occorre migliorare la cooperazione tra i parlamenti delle entità, l’assemblea
parlamentare a livello statale e il Consiglio dei ministri a livello statale
sulle questioni relative all’UE. Non si è fatto molto per migliorare la
funzionalità e l’efficienza a tutti i livelli di governo, che hanno
continuato a risentire di un processo di elaborazione delle politiche
frammentato e non coordinato. Dopo l’adozione, a maggio, del bilancio a livello
statale del 2012, la coalizione di governo è stata sciolta. La politica estera
viene tuttora definita in funzione delle diverse posizioni della Presidenza della
Bosnia-Erzegovina in merito a determinate questioni. Si rilevano scarsi progressi per quanto
riguarda la riforma della pubblica amministrazione. La revisione del
piano d’azione nell’ambito della strategia di riforma della pubblica
amministrazione ha fornito un quadro per la riforma per il prossimo
quinquennio. Il coordinamento tra le amministrazioni a tutti i livelli rimane
scarso e il processo di riforma della pubblica amministrazione non gode di un
sostegno politico sufficiente. Occorre affrontare la questione della
sostenibilità finanziaria a tutti i livelli della pubblica amministrazione. È
in carica un ombudsman a livello statale, la cui efficacia risente tuttavia
della riduzione dei finanziamenti. La frammentazione e la politicizzazione
continuano a ostacolare la creazione di una funzione pubblica professionale,
responsabile, trasparente ed efficiente, basata sul merito e sulla competenza. Si rilevano
progressi limitati per quanto riguarda la riforma della pubblica
amministrazione. Nel corso del dialogo strutturato sulla giustizia è emerso
un atteggiamento costruttivo circa la necessità di una riforma globale, basato
sul coinvolgimento interno, anche nell’attuazione della strategia di riforma
della giustizia e della strategia nazionale sui crimini di guerra. L’arretrato
giudiziario, comprendente anche i casi di crimini di guerra, rimane elevato
nonostante le ulteriori misure adottate per ridurlo, specie per quanto riguarda
le cause connesse alle bollette delle utenze pubbliche. Occorre garantire l’applicazione
armonizzata delle norme penali in tutto il paese e ovviare alla frammentazione
organizzativa e di bilancio del sistema giudiziario. La Bosnia-Erzegovina ha fatto progressi
limitati nella lotta alla corruzione, che costituisce un problema serio
e regna tuttora in molti settori sia pubblici che privati. Il quadro
giuridico esiste, ma manca la volontà politica di affrontare la questione e
migliorare la capacità istituzionale. Occorre accelerare l’attuazione della
strategia e del piano d’azione. È stato adottato il manuale per l’agenzia
anticorruzione, che però non è ancora operativa. Il follow-up giudiziario dei
casi di corruzione procede tuttora a rilento e sono state avviate azioni penali
solo per un numero limitato di casi ad alto livello. L’applicazione
insufficiente della legislazione e i problemi di coordinamento fra entità
continuano a destare preoccupazione. La Bosnia-Erzegovina deve dar prova di
maggiore impegno politico e determinazione per combattere la corruzione. I
progressi sono stati scarsi per quanto riguarda la lotta alla criminalità
organizzata. La Bosnia-Erzegovina rimane un paese di approvvigionamento di
armi e munizioni destinate ai gruppi criminali nell’UE. Le attività della
criminalità organizzata sono inoltre legate al transito della droga sulle rotte
di traffico internazionali. Il rispetto dei diritti umani e
la tutela delle minoranze sono ampiamente garantiti. La
Bosnia-Erzegovina ha ratificato tutte le principali convenzioni internazionali
sui diritti umani, la cui applicazione rimane però disomogenea. Nel complesso i diritti civili e politici
vengono rispettati. Si è fatto qualche passo avanti per quanto riguarda le
condizioni nelle carceri. La nuova struttura psichiatrica di Sokolac non è
ancora operativa. Occorre ancora intraprendere una riforma globale del sistema
carcerario e adottare la legge quadro sul gratuito patrocinio. Il paese ha
fatto qualche progresso per quanto riguarda l’accesso alla giustizia, ma il suo
quadro giuridico e istituzionale rimane frammentato. Le Costituzioni dello
Stato e delle entità sanciscono la libertà di espressione e dei media, la
libertà di riunione e la libertà di pensiero, coscienza e religione. È
proseguita la stretta collaborazione tra il Consiglio per la stampa, le
istituzioni giudiziarie e le associazioni dei giornalisti per migliorare la
qualità dell’informazione e sensibilizzare i cittadini ai loro diritti
giuridici. I giornalisti e i direttori di giornale sono ancora oggetto di
intimidazioni e minacce. Le pressioni politiche sui media e la polarizzazione
politica ed etnica dei media continuano a destare preoccupazione. I tentativi
di minare l’indipendenza dell’ente regolatore per le comunicazioni e delle
emittenti pubbliche sono diventati più frequenti. Devono ancora essere nominati
il direttore generale e i membri del consiglio di amministrazione dell’ente.
Per quanto riguarda la società civile, occorre migliorare i meccanismi di
cooperazione a tutti i livelli e la trasparenza nell’assegnazione dei
finanziamenti. In settembre si è svolto a Sarajevo un incontro mondiale per la
pace a cui hanno partecipato i principali leader religiosi. Nel complesso i diritti economici e sociali
vengono rispettati. Si osserva qualche progresso per quanto riguarda la lotta
alle violenze contro le donne e lo sviluppo della prima infanzia. I diritti
delle donne e dei minori non vengono ancora applicati in modo uniforme. Non si
è fatto molto per migliorare il carattere inclusivo delle scuole. La
separazione e la discriminazione etnica de facto in alcune scuole pubbliche
continuano a destare preoccupazione. L’esistenza di sistemi di istruzione
segregati e a base etnica continua a ostacolare i rientri sostenibili. È in
vigore una legge antidiscriminazioni a livello statale, la cui applicazione non
è però effettiva. Sono ancora diffuse le discriminazioni contro le persone
lesbiche, gay, bisessuali e transessuali. Il fatto che il sistema delle
prestazioni sociali sia basato sullo status anziché sui bisogni ha avuto un’incidenza
negativa sulle condizioni delle categorie vulnerabili, compresi i disabili. Il
mancato riconoscimento delle parti sociali a livello statale e la
frammentazione del quadro legislativo hanno continuato a ostacolare il dialogo
sociale e l’esercizio dei diritti dei lavoratori. Il rispetto e
la tutela delle minoranze e dei diritti culturali[5] sono
ampiamente garantiti. L’influenza dei consigli nazionali per le minoranze sulla
definizione delle politiche rimane limitata, anche per mancanza di un sostegno
politico e finanziario. Si è fatto qualche progresso per quanto riguarda l’attuazione
del piano d’azione sugli alloggi a favore dei rom. Occorre intensificare gli
sforzi per garantire l’effettiva attuazione dei piani d’azione riguardanti la
sanità, l’occupazione e l’istruzione, destinare maggiori risorse a tal fine e
migliorare la sostenibilità per quanto riguarda l’attuazione dei quattro piani
d’azione. La mancata iscrizione alla nascita impedisce a un certo
numero di bambini rom di frequentare la scuola e di beneficiare dell’assistenza
sanitaria. La minoranza rom si trova ancora a subire
discriminazioni e ad avere condizioni di vita molto difficili. Si è fatto
qualche progresso per quanto riguarda gli alloggi destinati a rifugiati e
sfollati interni nell’ambito dell’attuazione della strategia riveduta sull’allegato
VII dell’accordo di pace di Dayton-Parigi. Le discriminazioni relative all’accesso
all’occupazione, all’assistenza sanitaria e ai diritti pensionistici
compromettono tuttora la sostenibilità del ritorno e l’integrazione locale di
queste persone. Non sono ancora state definite procedure totalmente trasparenti
per l’assegnazione dei fondi destinati a sostenere il rientro in base alle
necessità. Per quanto riguarda le questioni
regionali e gli obblighi internazionali, è proseguita l’attuazione
dell’accordo di pace di Dayton-Parigi. La collaborazione con il Tribunale
penale internazionale per l’ex Jugoslavia è globalmente soddisfacente nella
maggior parte dei settori. La collaborazione tra tribunali e pubblici
ministeri di Bosnia-Erzegovina, Croazia e Serbia è proseguita. È in corso l’attuazione
degli accordi bilaterali sul riconoscimento e sull’applicazione reciproci delle
sentenze nei casi penali. Gli ostacoli giuridici all’estradizione contenuti nel
codice di procedura penale frenano tuttora le azioni giudiziarie nei casi di
crimini di guerra. Non è ancora stata data veste definitiva al protocollo sulla
condivisione delle informazioni e delle prove nei casi riguardanti i crimini di
guerra tra l’Ufficio del procuratore della Bosnia-Erzegovina e l’Ufficio del
procuratore per i crimini di guerra della Serbia. Per quanto attiene alla Corte penale
internazionale, l’accordo bilaterale di immunità concluso con gli Stati Uniti
non è conforme alle posizioni comuni e ai principi direttivi dell’UE. Il paese
si deve allineare con la posizione dell’UE. Si
osservano notevoli progressi in relazione al processo avviato dalla
dichiarazione di Sarajevo. Bosnia-Erzegovina, Croazia, Montenegro e Serbia
hanno continuato a collaborare per offrire soluzioni durature alle persone
sfollate a causa dei conflitti interni degli anni ‘90. I quattro paesi hanno
sottoscritto una dichiarazione ministeriale e raggiunto un accordo su un
programma abitativo regionale a favore di circa 27 000 famiglie o 74 000
persone. In occasione della conferenza dei donatori tenutasi a Sarajevo in
aprile sono stati impegnati circa 265 milioni di euro a sostegno del
programma. Occorre continuare a collaborare in modo costruttivo su tutte le
questioni ancora irrisolte nell’ambito del processo. La
Bosnia-Erzegovina ha continuato a partecipare attivamente alle iniziative della
cooperazione regionale, ivi compresi il processo di cooperazione nell’Europa
sudorientale (SEECP), il Consiglio di cooperazione regionale (CCR) e l’accordo
centroeuropeo di libero scambio (CEFTA). La Bosnia-Erzegovina ha sviluppato
ulteriormente le relazioni con i paesi limitrofi, ma devono ancora essere
risolte questioni attinenti alle frontiere e alle proprietà. Sono state
organizzate diverse riunioni per discutere delle implicazioni per le relazioni
bilaterali dell’adesione della Croazia all’UE nel luglio 2013. In tale contesto
sono proseguite, con progressi limitati, le discussioni sulle questioni
irrisolte attinenti alla gestione delle frontiere. L’accordo sul libero transito
attraverso il porto croato di Ploce e il corridoio di Neum in Bosnia-Erzegovina
e l’accordo sul traffico frontaliero locale devono essere allineati con l’acquis
dell’UE. In vista dell’adesione della Croazia, occorre affrontare con
urgenza le questioni connesse alle frontiere, agli scambi commerciali e al
transito. Nel 2011 l’economia della
Bosnia-Erzegovina ha registrato una crescita dell’1,3%, sostenuta dalla ripresa
della domanda interna e, in misura minore, da una domanda esterna ancora in
aumento. Il processo di ripresa si è invertito all’inizio del 2012 a causa del
peggioramento del contesto economico. I tassi di disoccupazione sono rimasti
elevatissimi. L’aumento delle entrate e alcuni tagli alla spesa hanno
contribuito al risanamento del bilancio, ma la qualità delle finanze pubbliche
è rimasta mediocre e la sostenibilità di bilancio ha notevolmente risentito dei
ritardi nell’adozione del bilancio dello Stato e di una strategia di bilancio a
medio termine. L’indebolimento del consenso sugli orientamenti di base delle
politiche economiche e di bilancio ha inciso negativamente sulle riforme a
livello nazionale. È stato concluso un nuovo accordo stand-by biennale con il
FMI per aiutare il paese a controbilanciare gli effetti del deterioramento del
contesto esterno e ad ovviare alle vulnerabilità esterne e interne. Per quanto riguarda il rispetto dei criteri
economici, la Bosnia-Erzegovina ha compiuto altri piccoli progressi verso
la creazione di un’economia di mercato funzionante. Occorre intraprendere con
determinazione ulteriori e significative riforme per permettere al paese di far
fronte a lungo termine alle pressioni della concorrenza e alle forze di mercato
all’interno dell’Unione. La stabilità finanziaria e monetaria è stata
preservata contemporaneamente a un contenimento dell’inflazione. Il regime del
comitato monetario ha conservato un grado elevato di credibilità. La crescita
del credito è proseguita, anche se con un marginale rallentamento, stimolando
la ripresa della domanda interna. Le attività commerciali si sono ulteriormente
sviluppate e il livello di integrazione commerciale con l’UE e i paesi della
regione è rimasto elevato. Si osserva qualche limitato miglioramento del clima
imprenditoriale, specie per quanto riguarda l’accelerazione della registrazione
delle imprese. Tuttavia, i ritardi nell’adozione dei bilanci
statali 2011 e 2012 e dei quadri globali per le politiche di bilancio 2012-2014
e 2013-2015 hanno gravemente compromesso la sostenibilità e la credibilità
della politica di bilancio in Bosnia-Erzegovina. La qualità delle finanze
pubbliche è rimasta inadeguata, con un rapporto elevato tra spese correnti e
PIL. Il deterioramento del contesto esterno si ripercuote in misura crescente
sulle finanze pubbliche dall’inizio del 2012, con un rapido aumento del
fabbisogno di finanziamento del settore pubblico e del debito pubblico, che
esclude in una certa misura gli investitori privati. Gli squilibri esterni, in
particolare il disavanzo commerciale con l’estero e il disavanzo delle partite correnti,
sono aumentati. Il processo di privatizzazione, ristrutturazione delle imprese
pubbliche e liberalizzazione delle industrie di rete si è arenato. La capacità
produttiva e la competitività dell’economia sono rimaste a livelli piuttosto
bassi, perché le fonti di crescita interne non sono state adeguatamente
sfruttate. Le condizioni sul mercato occupazionale sono rimaste mediocri e
rigidità strutturali, come i contributi sociali elevati e i trasferimenti
sociali non sufficientemente mirati, hanno continuato a frenare la creazione di
posti di lavoro. La disoccupazione è rimasta a livelli molto elevati, al pari
del tasso di partecipazione. Il clima imprenditoriale risente delle
inefficienze amministrative e della debolezza dello Stato di diritto. Il settore
informale costituisce ancora un problema serio. La Bosnia-Erzegovina ha registrato progressi
limitati per quanto riguarda l’allineamento della sua legislazione e delle sue
politiche agli standard europei. Si osserva qualche progresso
relativamente alla libera circolazione delle merci, alla concorrenza, alla
proprietà intellettuale, alla ricerca e a diverse questioni inerenti alla
giustizia, alla libertà e alla sicurezza. Il paese dovrà impegnarsi in modo
particolare per quanto riguarda la circolazione delle persone e dei servizi, i
capitali, le dogane e la fiscalità, gli appalti pubblici, l’occupazione e le
politiche sociali, l’istruzione, la cultura, l’industria e le PMI, l’agricoltura
e la pesca, la sicurezza alimentare, le questioni veterinarie e fitosanitarie,
l’ambiente e i cambiamenti climatici, i trasporti, l’energia, la società dell’informazione
e i media, il controllo finanziario e le statistiche. Nel complesso l’applicazione
dell’accordo interinale (AI) è rimasta poco uniforme. Il paese continua
a violare l’accordo perché non rispetta la Convenzione europea dei diritti dell’uomo
e non adempie in misura sufficiente ai propri obblighi riguardanti gli aiuti di
Stato. La legge sugli aiuti di Stato è stata adottata, ma il paese deve ancora
istituire il consiglio sugli aiuti di Stato, conformarsi ai principi UE sulle
imprese pubbliche e creare un inventario degli aiuti di Stato. Occorre
accelerare l’applicazione della legge sul censimento demografico. La Bosnia-Erzegovina
ha compiuto qualche progresso nei settori del mercato interno.
Nel campo della libera circolazione delle merci si è fatto qualche passo
avanti in termini di standardizzazione, accreditamento, vigilanza del mercato e
tutela dei consumatori. Rimane necessario un impegno considerevole per
allineare il quadro legislativo alla normativa dell’UE, migliorare la capacità
amministrativa e creare uno spazio economico unico. Deve ancora essere
istituito un dialogo pubblico-privato sul mercato industriale. I progressi sono
stati scarsi per quanto riguarda la libera circolazione delle persone, i
servizi e il diritto di stabilimento. Entrambe le entità applicano nuovi
piani contabili per gli istituti finanziari armonizzati tra di esse e la
vigilanza bancaria fra entità rimane soddisfacente. È indispensabile
semplificare ulteriormente le modalità di registrazione delle imprese e
allineare il quadro legislativo sui servizi postali. Non si osserva alcun progresso per quanto
riguarda la libera circolazione dei capitali. Occorrono un
ulteriore allineamento con l’acquis e un’armonizzazione della legislazione a
livello nazionale. I progressi sono stati scarsi nei settori delle dogane
e della fiscalità. Sussistono carenze in termini di allineamento
legislativo e di capacità amministrativa e operativa globale. Occorrono
ulteriori sforzi per fornire servizi migliori ai contribuenti, facilitare gli
scambi e garantire l’effettiva attuazione e applicazione della legislazione,
compresa quella sulla proprietà intellettuale. La Bosnia-Erzegovina ha fatto qualche progresso
con l’adozione della legge statale sugli aiuti pubblici e con l’applicazione
delle norme in materia di concorrenza. Non vi è stato alcun progresso nel
settore degli appalti pubblici, specie per quanto riguarda l’allineamento
integrale con la normativa pertinente. Sono stati registrati ulteriori
progressi per quanto riguarda i diritti di proprietà intellettuale. Si segnalano pochi progressi relativamente
alle politiche occupazionali e sociali. Il paese deve intensificare il
ravvicinamento legislativo e adottare e attuare i documenti strategici. La
strategia di inclusione sociale a livello statale non è ancora stata adottata.
Sono state adottate leggi quadro e strategie in materia di istruzione,
che però devono ancora essere attuate. È stato fatto qualche passo avanti nel
settore della cultura. Il paese ha registrato ulteriori progressi in
materia di ricerca e ha proseguito i preparativi per l’Unione dell’innovazione.
I negoziati per l’adesione all’Organizzazione mondiale del commercio
sono ulteriormente progrediti. La Bosnia-Erzegovina ha fatto pochi progressi
verso la conformità con gli standard europei per una serie di politiche
settoriali. Per quanto riguarda l’industria e le piccole e medie
imprese (PMI), il paese deve ancora adottare una strategia nazionale di
sviluppo, comprendente elementi di politica industriale, e la nuova strategia
per le PMI. Sono stati compiuti pochi progressi nel settore dell’agricoltura e
dello sviluppo rurale, della politica veterinaria e fitosanitaria e della
sicurezza alimentare, nonché nel campo della pesca. È di fondamentale
importanza stabilire una chiara suddivisione delle competenze, garantire uno
stretto coordinamento tra Stato e entità per quanto riguarda l’allineamento con
l’acquis in questi settori e potenziare gli stabilimenti. La mancanza di
progressi ha ripercussioni negative sul commercio di prodotti agricoli, in
particolare con l’UE. I preparativi
della Bosnia-Erzegovina nel settore dell’ambiente sono ancora in fase
iniziale. Mancano tuttora un quadro legislativo armonizzato per la tutela
ambientale e capacità istituzionali adeguate. La capacità amministrativa è
scarsa e la comunicazione orizzontale e verticale tra le diverse autorità deve
essere potenziata. Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, il paese
deve ancora adottare una strategia nazionale sul clima, allinearsi con l’acquis
e attuare misure di sensibilizzazione. La
Bosnia-Erzegovina ha fatto pochi progressi nel settore dei trasporti, ma
vi è stato qualche sviluppo positivo per quanto riguarda le reti di trasporto
transeuropee e il trasporto aereo. La legge sul trasporto delle merci
pericolose deve ancora essere integralmente allineata con l’acquis dell’UE. La
questione del potenziamento dell’infrastruttura di trasporto non è ancora stata
affrontata. I preparativi nel settore dell’energia sono ancora in fase
iniziale. In quanto parte del trattato che istituisce la Comunità dell’energia,
la Bosnia-Erzegovina deve applicare la pertinente legislazione UE in materia di
energia. Per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento elettrico occorrono
una società nazionale di trasmissione operativa in tutto il paese e una
strategia globale in materia di energia. Si segnalano pochi progressi relativamente
alla società dell’informazione e ai media. Il quadro legislativo
per l’emittenza pubblica non è stato totalmente armonizzato. Le continue
minacce all’indipendenza dell’ente regolatore per le comunicazioni e delle
emittenti pubbliche, le pressioni politiche sui media e la lentezza con cui
procede la riforma dell’emittenza pubblica continuano a destare serie
preoccupazioni. I progressi sono stati scarsi per quanto
riguarda il controllo finanziario. La legislazione pertinente deve
ancora essere adottata e attuata e l’organo di coordinamento delle unità
centrali di armonizzazione deve riprendere il proprio ruolo. Occorre rafforzare
le capacità di audit interno e l’indipendenza delle istituzioni di audit
esterno. Si osserva qualche progresso nel settore delle statistiche.
Occorre migliorare le statistiche settoriali, ad esempio quelle sui conti
nazionali, sulle imprese e sull’agricoltura. La cooperazione tra gli istituti
statistici a livello di Stato e di entità e le altre agenzie competenti a
livello di Stato deve essere intensificata, anche in previsione dell’applicazione
della legge sul censimento demografico e abitativo. Si osserva qualche progresso nei diversi
ambiti inerenti a giustizia, libertà e sicurezza. Si stanno
realizzando le priorità per quanto riguarda la politica dei visti. L’applicazione
dell’accordo di facilitazione del visto tra l’UE e la Bosnia-Erzegovina e dell’accordo
di riammissione procede regolarmente. Nel dicembre 2010 è entrata in vigore l’esenzione
dall’obbligo di visto per i cittadini della Bosnia-Erzegovina in possesso di
passaporti biometrici che si recano nello spazio Schengen. Nell’ambito del
meccanismo di controllo post-liberalizzazione del visto, la Bosnia-Erzegovina
ha adottato misure mirate per migliorare la gestione dei flussi migratori.
Devono ancora essere attuate alcune riforme adottate nell’ambito della roadmap
per la liberalizzazione del visto, le più urgenti delle quali sono la creazione
di un sistema funzionante per lo scambio elettronico di dati tra organi di
contrasto e procure in tutta la Bosnia-Erzegovina e l’istituzione di un’agenzia
anticorruzione pienamente operativa, dotata di persone e risorse finanziarie
sufficienti. Il paese ha proseguito i preparativi in
materia di gestione delle frontiere, asilo e migrazione. Il sistema di
asilo e di protezione internazionale, il monitoraggio dei flussi migratori e la
collaborazione fra agenzie sono ulteriormente migliorati. Occorre potenziare le
infrastrutture presso alcuni valichi di frontiera. La questione dei valichi di
frontiera non autorizzati con il Montenegro e la Serbia non è ancora stata
affrontata. Si osserva qualche progresso in materia di lotta al riciclaggio
del denaro. La strategia e il piano d’azione per la lotta al riciclaggio
del denaro sono tuttora attuati in misura limitata. I progressi sono stati
scarsi per quanto riguarda la lotta contro la droga. La mancanza di un
follow-up giudiziario efficace ostacola la lotta contro il traffico di droga,
che rimane un problema preoccupante. La Bosnia-Erzegovina ha continuato ad
adoperarsi per aumentare la capacità e l’efficacia della polizia, ma la
frammentazione delle forze di polizia nuoce tuttora all’efficienza, alla
collaborazione e allo scambio di informazioni. La lotta contro la
criminalità organizzata rimane inadeguata per mancanza di un coordinamento
efficace tra gli organi di contrasto. La criminalità organizzata rimane un
fenomeno molto preoccupante, che incide sullo Stato di diritto e sul clima
imprenditoriale. Occorre intensificare la lotta contro la tratta di esseri
umani e ovviare alle carenze in termini di identificazione delle vittime.
La Bosnia-Erzegovina ha compiuto qualche progresso in materia di lotta al
terrorismo. La task force congiunta antiterrorismo è stata ripristinata, ma l’attuazione
della strategia volta prevenire e combattere il terrorismo rimane carente. I preparativi riguardanti la protezione dei
dati personali sono proseguiti, ma occorre migliorare l’applicazione della
legge e rafforzare l’indipendenza dell’organo di vigilanza. Una protezione
efficace dei dati personali è indispensabile perché la Bosnia-Erzegovina possa
concludere accordi con Europol e Eurojust. Turchia Il programma costruttivo è stato lanciato a
maggio per sostenere e integrare i negoziati di adesione attraverso una
cooperazione intensificata in diversi settori di comune interesse: riforme
politiche, allineamento con l’acquis, dialogo sulla politica estera, visti,
mobilità e migrazione, commercio, energia, lotta al terrorismo e partecipazione
ai programmi comunitari. Sei degli otto gruppi di lavoro creati per favorire l’allineamento
con l’acquis si sono riuniti per la prima volta. I lavori su una nuova costituzione sono
iniziati attraverso un processo relativamente democratico e partecipativo, ma
aumentano le preoccupazioni circa la mancanza di progressi sostanziali verso la
piena conformità della Turchia con i criteri politici. La situazione in termini
di rispetto dei diritti fondamentali rimane molto preoccupante, in particolare
per il fatto che l’ampia applicazione del quadro giuridico su terrorismo e
criminalità organizzata dà adito a frequenti violazioni del diritto alla
libertà e alla sicurezza, del diritto a un giusto processo e della libertà di
espressione, riunione e associazione. Mentre prosegue il dibattito su temi
considerati sensibili, come la questione armena o il ruolo dell’esercito, le
restrizioni applicate de facto alla libertà dei media e numerosi processi
contro scrittori e giornalisti continuano a destare notevole preoccupazione.
Questo fa sì che l’autocensura sia molto diffusa. Per quanto riguarda la democrazia
e lo Stato di diritto, sono state prese misure positive in
termini di collaborazione per la stesura di una nuova costituzione, ma il
processo legislativo è stato caratterizzato da una frequente mancanza di
consultazioni. Pur offrendo la possibilità di rafforzare la fiducia nel buon
funzionamento delle istituzioni democratiche turche e nello Stato di diritto,
le indagini sui presunti progetti di colpo di Stato hanno destato serie
preoccupazioni a causa della loro ampia portata e delle carenze dei procedimenti
giudiziari. La questione curda rimane una sfida fondamentale per la democrazia
turca: l’apertura democratica del 2009, destinata ad affrontare, tra l’altro,
la questione curda, non ha avuto alcun seguito. L’amministrazione locale della
parte sud-orientale del paese ha risentito dell’arresto di numerosi politici
locali. Gli attentati terroristici del PKK sono notevolmente aumentati. Per quanto riguarda la riforma della pubblica
amministrazione vi sono stati progressi in termini di riforma legislativa.
La creazione della figura dell’ombudsman è un passo importante verso la tutela
dei diritti dei cittadini e la garanzia della responsabilità della pubblica
amministrazione. Occorre un maggior sostegno politico a favore della riforma
della pubblica amministrazione e non vi è stato alcun progresso per quanto
riguarda il decentramento amministrativo. Il controllo civile sulle forze di
sicurezza è stato ulteriormente consolidato. È positiva l’introduzione
di un controllo limitato del parlamento sul bilancio della difesa, la cui
portata rimane però limitata. Nel complesso lo Stato maggiore non ha esercitato
pressioni dirette o indirette in merito alle questioni politiche. Sono state
prese diverse misure simboliche per democratizzare ulteriormente le relazioni
tra civili e militari. Occorrono altre riforme, in particolare per quanto
riguarda il sistema della giustizia militare e il controllo civile sulla
gendarmeria. È stato fatto qualche progresso nel settore giudiziario
dopo l’adozione del terzo pacchetto di riforme giudiziarie, che comprende
un certo numero di miglioramenti del sistema giudiziario penale turco tra cui l’allentamento
delle restrizioni imposte ai media per quanto riguarda i servizi sulle indagini
criminali e la soppressione della disposizione che consentiva al procuratore di
vietare le pubblicazioni. Un certo numero di detenuti è stato rilasciato dalla
custodia cautelare dopo l’entrata in vigore delle modifiche giuridiche. Le
riforme giuridiche, tuttavia, non hanno affrontato le carenze principali, per
le quali la Corte europea dei diritti dell’uomo ha ripetutamente condannato la
Turchia. L’incidenza e la durata della detenzione preventiva continuano a
destare seria preoccupazione. Occorrono ulteriori misure per aumentare l’indipendenza,
l’imparzialità e l’efficienza nel settore, anche per quanto riguarda il sistema
giudiziario penale e il notevole arretrato di casi penali gravi pendenti. Il
paese deve prendere ulteriori provvedimenti per aumentare il tasso di
partecipazione delle donne nel settore giudiziario. La strategia di riforma
giudiziaria deve essere riveduta di concerto con tutte le parti interessate,
compresi i giuristi turchi e la società civile. I progressi sono
stati limitati per quanto riguarda la lotta alla corruzione, con alcuni
sviluppi relativi alle incriminazioni e alla trasparenza nel finanziamento dei
partiti politici. Occorre rendere più trasparente il finanziamento dei partiti
politici. Fra i problemi che ancora sussistono nel settore va segnalata l’ampia
portata delle immunità. Il paese deve ancora costituire un track record di
indagini, rinvii a giudizio e condanne per i casi di corruzione. Si nutrono
dubbi circa l’imparzialità nella gestione dei casi anticorruzione. L’attuazione
della strategia nazionale anticorruzione richiede un più forte impegno
politico. Si osservano progressi disomogenei nella lotta
contro la criminalità organizzata. Sebbene la Turchia sia firmataria delle
principali convenzioni internazionali, la mancanza di una legge sulla
protezione dei dati ostacola tuttora la cooperazione di polizia a livello
internazionale e la conclusione di un accordo di cooperazione operativa con
Europol. Il distacco di un funzionario di polizia di collegamento presso
Europol contribuirebbe a migliorare la cooperazione bilaterale. Non si
osservano progressi significativi per quanto riguarda la lotta contro la tratta
di esseri umani. Per quanto
riguarda i diritti umani e la tutela delle minoranze, il paese
dovrà dar prova di notevole impegno nella maggior parte dei settori, in
particolare, la libertà di espressione, la libertà di riunione e di
associazione e la libertà di culto. Sebbene sia stato
fatto qualche progresso per quanto attiene all’osservanza della
legislazione internazionale sui diritti umani, devono ancora essere
intraprese riforme importanti per rafforzare le relative strutture e il numero
di procedimenti penali avviati contro i difensori dei diritti umani è
preoccupante. Si è registrata un’ulteriore
diminuzione delle torture e dei maltrattamenti nei luoghi di
detenzione, ma l’impiego eccessivo della forza rimane preoccupante e si
osservano pochi progressi per quanto concerne la questione dell’impunità.
Esiste un notevole arretrato giudiziario e viene data priorità alle
controdenunce presentate dalle forze di sicurezza. Il costante aumento della popolazione carceraria
sta causando un grave sovraffollamento, con notevoli ripercussioni sull’igiene
e sulle altre condizioni fisiche. Le condizioni di detenzione sono ancora molto
preoccupanti, specie per quanto riguarda i minori. Da tempo si attende una
revisione completa del sistema di denunce e reclami in carcere. Il paese dovrà
dar prova di particolare impegno per quanto riguarda i servizi medici offerti
ai detenuti e le condizioni di detenzione dei minori. I progressi sono limitati per quanto riguarda
l’accesso alla giustizia. La portata e la qualità del gratuito
patrocinio sono inadeguate. Non esiste un meccanismo di monitoraggio efficace
in grado di risolvere i problemi di lunga data. Per quanto
riguarda la libertà di espressione, dopo l’adozione del terzo pacchetto
di riforme giudiziarie un certo numero di giornalisti è stato rilasciato in
attesa di processo, le restrizioni imposte ai media per quanto riguarda i
servizi sulle indagini criminali sono state rese meno rigorose e il sequestro
delle opere scritte prima della pubblicazione è stato vietato. L’aumento delle
violazioni della libertà di espressione desta tuttavia notevole preoccupazione
e la libertà dei media rimane di fatto limitata. Il quadro giuridico, specie
per quanto riguarda la criminalità organizzata e il terrorismo, e la sua
interpretazione da parte dei tribunali danno adito ad abusi. Questo ha dato
luogo a una diffusa autocensura, dovuta anche all’elevata concentrazione dei
media in conglomerati industriali i cui interessi vanno ben al di là della
libera circolazione delle informazioni e delle idee. La frequente censura
operata nei confronti di siti Internet desta serie preoccupazioni e la
legislazione relativa a Internet deve essere riveduta. Per quanto
riguarda la libertà di riunione e di associazione, mentre le
manifestazioni del 1° maggio e attività quali la “giornata commemorativa
del genocidio armeno” si sono svolte in un clima pacifico, durante le
manifestazioni non autorizzate si sono verificati casi di violenza e di uso
eccessivo della forza da parte delle forze di sicurezza, specialmente, ma non
solo, durante le manifestazioni connesse alla questione curda. A volte il
diritto costituzionale alla libertà di riunione e di associazione viene
interpretato in maniera eccessivamente restrittiva. Occorre rivedere la legge
sulle manifestazioni e sui comizi e indagare sulle denunce riguardanti l’uso
eccessivo della forza da parte delle forze di sicurezza, avviando se del caso
le azioni giudiziarie. Le regole sulla raccolta di fondi rimangono restrittive
e discrezionali. Non si osservano sviluppi per quanto riguarda la legislazione
sui partiti politici. Si rilevano progressi
limitati per quanto riguarda la libertà di pensiero, di coscienza e di
religione. È stato fatto qualche progresso relativamente all’obiezione di
coscienza in termini di applicazione della giurisprudenza della Corte europea
dei diritti dell’uomo (CEDU). È proseguito il dialogo con le comunità religiose
non musulmane, ma persone appartenenti a minoranze religiose o non
confessionali hanno ricevuto minacce da estremisti. Deve ancora essere
istituito un quadro normativo conforme ai requisiti della Convenzione europea
dei diritti dell’uomo che consenta alla comunità degli Alevi di svolgere le sue
attività senza indebite restrizioni. A livello giuridico, sono stati compiuti
progressi per quanto riguarda il rispetto dei diritti delle donne e la parità
fra i sessi. Il governo ha elaborato un piano d’azione per
affrontare le questioni sollevate nella relazione del Parlamento europeo dal
titolo “Prospettiva 2020 per le donne in Turchia”. La legge sulla tutela
della famiglia e sulla prevenzione delle violenze contro le donne mira a
proteggere dalle violenze i membri della famiglia e quelli nati da relazioni extraconiugali.
Le procedure previste nei casi di emergenza sono generalmente valide, al pari
della consultazione inclusiva svolta dalle autorità con la società civile. Occorreranno
inoltre notevoli sforzi per trasformare questa nuova legge, così come la normativa
già esistente, in una realtà politica, sociale ed economica. La legislazione
deve essere applicata in modo coerente in tutto il paese. Occorre aumentare il
coinvolgimento e la partecipazione delle donne in termini di occupazione,
definizione delle strategie e politica. È stata adottata una legge sui parti
cesarei senza una preparazione sufficiente e senza consultazioni con la società
civile. Il dibattito che ha preceduto l’adozione della legge e un dibattito
analogo sull’aborto sono stati caratterizzati da una polarizzazione delle
posizioni. I matrimoni precoci e forzati costituiscono tuttora un grave
problema. Per quanto riguarda i diritti dei minori
occorrono sforzi in tutti i settori (istruzione, lotta al lavoro minorile,
sanità, capacità amministrativa, coordinamento ecc.). In linea generale devono
essere adottate ulteriori misure di prevenzione e riabilitazione per i
minorenni. La detenzione dei minori non si svolge in condizioni appropriate e
occorre creare altri tribunali specializzati in conformità della legislazione
vigente. Sono
necessarie altre misure per aumentare la partecipazione delle persone
socialmente vulnerabili e/o dei disabili alla vita economica e sociale. Occorrono ulteriori sforzi per combattere la discriminazione.
Manca una legislazione globale antidiscriminazioni e il governo dovrà
adoperarsi con notevole impegno per tutelare efficacemente le categorie
vulnerabili (donne, minori e persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali)
contro gli abusi della società, le discriminazioni e le violenze. I progressi sono
stati limitati per quanto attiene ai diritti dei lavoratori e dei sindacati.
Pur essendo stata modificata, la legislazione sui diritti sindacali dei
funzionari della pubblica amministrazione non è ancora conforme agli standard
dell’UE e dell’OIL. Le azioni collettive dei sindacati sono oggetto di numerose
restrizioni. Si
segnalano progressi relativi ai diritti di proprietà con l’adozione
della legislazione che modifica la legge sulle fondazioni del 2008. Il processo
di attuazione prosegue, ma la legislazione vigente non copre ancora né le
fondazioni la cui gestione è stata ripresa dalla direzione generale per le
fondazioni né le proprietà confiscate a fondazioni della comunità Alevi. I
procedimenti giudiziari, alcuni dei quali sono stati promossi dal governo, nei
confronti del monastero siriaco ortodosso Mor Gabriel destano preoccupazione.
La Turchia deve garantire il pieno rispetto dei diritti di proprietà di tutte
le comunità religiose non musulmane e delle altre comunità. La
politica della Turchia nei confronti delle minoranze rimane restrittiva,
anche se per la prima volta rappresentanti di gruppi minoritari non
appartenenti esclusivamente alle minoranze ufficialmente riconosciute sono
stati invitati a pronunciarsi in parlamento su una nuova costituzione. Il
rispetto e la tutela della lingua, della cultura e dei diritti fondamentali, in
linea con gli standard europei, non sono ancora totalmente garantiti. La
Turchia deve adottare un approccio globale e adoperarsi con maggiore impegno
per rafforzare la tolleranza e la sicurezza e promuovere l’integrazione delle
minoranze. Occorre rivedere la legislazione in vigore, adottare una normativa
completa per lottare contro la discriminazione e creare meccanismi di
protezione o organi specifici per lottare contro il razzismo, la xenofobia, l’antisemitismo
e l’intolleranza. Il paese deve applicare i patti e le convenzioni pertinenti. La Turchia ha fatto progressi relativamente ai
diritti culturali e si segnalano meno restrizioni all’uso del curdo in
carcere durante le visite e nella corrispondenza. L’uso delle lingue diverse
dal turco, tuttavia, è ancora limitato dalla legislazione, comprese la
costituzione e la legge sui partiti politici. La magistratura ha inoltre
adottato una serie di decisioni restrittive sull’uso delle lingue diverse dal
turco, compreso l’uso del curdo nei processi riguardanti politici e difensori
dei diritti umani curdi. Si è fatto qualche progresso, ma occorre un
approccio sistematico per affrontare i problemi dei rom, elaborando una
strategia globale e integrando la questione nei principali documenti politici.
La mancanza di dati quantitativi sulla situazione dei rom impedisce di definire
una politica basata su elementi concreti. Per quanto riguarda le zone orientali e
sudorientali, nonostante l’intenso dibattito sulla questione curda non si è
fatto alcun progresso verso un’eventuale soluzione. Gli attentati terroristici
e le operazioni militari si sono intensificati. L’UE ha condannato tutti gli
atti di terrorismo. L’arresto di politici eletti e difensori dei diritti umani
desta preoccupazione. Gli inviti rivolti alle autorità perché svolgessero
indagini rapide ed efficaci e un’inchiesta pubblica trasparente su episodi
quali la strage di civili a Uludere sono rimasti lettera morta. Si deve ancora
far luce, secondo le procedure previste dalla legge, sulle esecuzioni
extragiudiziali e sulle torture perpetrate nelle zone sudorientali negli anni ‘80
e ‘90. Le indagini giudiziarie sui crimini passati saranno presto prescritte
senza aver dato risultati. Le mine terrestri e il sistema dei “guardiani di
villaggio” sono ancora fonte di preoccupazione. È proseguito il
processo di risarcimento degli sfollati interni, la cui efficacia deve
però ancora essere valutata. Per quanto riguarda i rifugiati e i richiedenti
asilo, si rileva qualche miglioramento nelle condizioni di detenzione nei
centri di espulsione, ma non esiste ancora una strategia nazionale per
soddisfare meglio le necessità degli sfollati interni né un quadro giuridico
globale per i rifugiati e i richiedenti asilo. Occorre migliorare ulteriormente
le prassi a livello di detenzione e di estradizione. Per quanto
riguarda le questioni regionali e gli obblighi internazionali, la
Turchia ha ribadito il proprio sostegno ai negoziati in corso tra i leader
delle due comunità nel quadro della missione di buoni uffici del Segretario
generale delle Nazioni Unite per trovare una soluzione globale al problema di
Cipro. Malgrado le ripetute esortazioni del Consiglio e della Commissione, la
Turchia non ha ancora adempiuto all’obbligo di applicare integralmente, e in
modo non discriminatorio, il protocollo aggiuntivo all’accordo di associazione
e non ha eliminato tutti gli ostacoli alla libera circolazione delle merci
conformemente alla dichiarazione della Comunità europea e dei suoi Stati membri
del 21 settembre 2005 e alle conclusioni del Consiglio, comprese quelle del
dicembre 2006 e del dicembre 2010. Non si segnala alcun progresso verso la
normalizzazione delle relazioni bilaterali con la Repubblica di Cipro. Inoltre
la Turchia ha deciso di congelare le sue relazioni con la presidenza cipriota
dell’UE nel secondo semestre del 2012, astenendosi tra l’altro dal partecipare
alle riunioni presiedute da Cipro. Il Consiglio europeo ha espresso seria
preoccupazione riguardo alle dichiarazioni e alle minacce della Turchia e ha
invitato a rispettare pienamente il ruolo della presidenza del Consiglio, che
costituisce un elemento istituzionale fondamentale dell’UE previsto dal
trattato. La Turchia ha continuato a rilasciare dichiarazioni in cui si
opponeva alle operazioni di trivellazione ad opera della Repubblica di Cipro e
minacciava rappresaglie contro tutte le compagnie petrolifere che avessero
partecipato alle prospezioni cipriote. L’Unione ha ribadito i diritti sovrani
di tutti gli Stati membri, tra cui quello di concludere accordi bilaterali e di
esplorare e sfruttare le loro risorse naturali conformemente all’acquis dell’UE
e al diritto internazionale, compresa la Convenzione delle Nazioni Unite sul
diritto del mare. Dopo l’ultimo
ciclo di colloqui esplorativi svoltosi nel luglio 2011, sono in corso
discussioni tra Grecia e Turchia per fissare la data del prossimo ciclo. La
Grecia e Cipro hanno presentato un gran numero di reclami formali per le
continue violazioni delle loro acque territoriali e del loro spazio aereo, fra
l’altro per i voli sulle isole greche. Per quanto riguarda la cooperazione
regionale, la Turchia continua a partecipare a iniziative regionali quali
il processo di cooperazione nell’Europa sudorientale (SEECP) e il Consiglio di
cooperazione regionale (CCR). La Turchia sostiene l’integrazione europea di
tutti i paesi della regione e ha intensificato i contatti con i Balcani
occidentali, esprimendo un deciso impegno a promuovere la pace e la stabilità e
ha mantenuto relazioni positive con la vicina Bulgaria. L’economia
turca ha continuato a registrare una forte crescita grazie alle politiche a
favore della stabilità e della crescita attuate per la maggior parte del decennio
precedente. Il ritmo della crescita è in graduale diminuzione da metà del 2011
in linea con il rallentamento della domanda interna, accompagnato da un
miglioramento della bilancia commerciale e della bilancia delle partite
correnti, ma i considerevoli squilibri esterni e le forti pressioni
inflazionistiche costituiscono tuttora una minaccia per la stabilità
macroeconomica. Per quanto concerne i criteri economici,
la Turchia ha un’economia di mercato funzionante. Il paese dovrebbe essere in
grado di far fronte a medio termine alle pressioni concorrenziali e alle forze
di mercato all’interno dell’Unione purché acceleri l’attuazione del suo
programma globale di riforme strutturali. Nel 2011 l’economia turca ha registrato una
crescita dell’8,5%, di poco inferiore a quella del 2010 (9,2%). La
crescita è stata trainata principalmente dalla domanda interna, in particolare
quella proveniente dal settore privato. Il primo semestre del 2012 è stato
caratterizzato da un forte rallentamento della crescita, scesa al 3,1% rispetto
allo stesso periodo dell’anno precedente. Al rallentamento della domanda
interna fa riscontro un miglioramento dei disavanzi commerciale e delle partite
correnti, anche se i livelli di partenza erano molto elevati (10% del PIL nel
2011). La forte espansione economica ha determinato anche un notevole aumento
dell’occupazione e un calo della disoccupazione, passata dall’11% circa a metà
del 2011 a meno del 9% un anno dopo. La politica
monetaria ha svolto un ruolo più determinante riducendo contemporaneamente l’aumento
del credito e il disavanzo delle partite correnti. Nel 2011
la situazione a livello di bilancio è stata migliore del previsto e a metà del
2012 il debito pubblico era sceso al 39% del PIL. Le riforme e l’aumento della
spesa per l’istruzione hanno avuto qualche effetto positivo sul livello di
istruzione e sul tasso di scolarizzazione. L’integrazione commerciale ed
economica con l’UE è rimasta elevata. Lo scenario di un atterraggio morbido dell’economia
rischia però di essere compromesso da periodi di incertezza finanziaria e dalla
percezione globale del rischio e potrebbero essere necessarie altre misure per
coordinare meglio la combinazione delle politiche. Il disavanzo delle partite
correnti rimane considerevole. Pur essendo diminuita, l’inflazione è ancora
elevata. Questi squilibri denotano problemi di competitività e una mancanza di
risparmio interno e richiedono ulteriori riforme strutturali. Non si è fatto
niente per migliorare la trasparenza di bilancio e ancorare meglio la politica
finanziaria, cosa che conferirebbe alla Turchia maggiore credibilità sui
mercati. L’uscita dal mercato rimane costosa e lunga e le
procedure fallimentari sono ancora relativamente complesse. Occorre applicare
integralmente la legge sugli aiuti di Stato per migliorare la competitività
delle imprese. Si osserva qualche miglioramento per quanto riguarda il capitale
umano del paese, mentre i progressi sono limitati per quanto riguarda il
capitale fisico. La Turchia ha continuato a migliorare la
propria capacità di assumere gli obblighi che comporta l’adesione.
Sono stati fatti progressi nella maggior parte dei settori, in particolare per
quanto riguarda l’acquis su diritto societario, statistiche, scienza e ricerca
e unione doganale, ma il paese deve adoperarsi per proseguire l’allineamento
nella maggior parte dei settori. Occorre migliorare la capacità amministrativa
di conformarsi all’acquis in termini di efficacia ed efficienza, nonché
rafforzare la capacità di attuazione in determinati ambiti. Gli sforzi
finalizzati all’allineamento sono stati monitorati dagli organismi istituiti
dall’accordo di associazione e dai gruppi di lavoro creati nell’ambito del
programma positivo. Si osserva qualche progresso per quanto
riguarda la libera circolazione dei beni. La Turchia ha introdotto il
principio del riconoscimento reciproco nel suo ordinamento giuridico per il
settore non armonizzato ed è diventata membro a tutti gli effetti del CEN e del
CENELEC. Sussistono tuttavia ostacoli tecnici al commercio che impediscono la
libera circolazione delle merci in determinati settori, in violazione degli
obblighi assunti dalla Turchia nell’ambito dell’unione doganale. L’allineamento
in questo settore è a buon punto. Si segnalano pochi progressi per quanto
riguarda la libera circolazione dei lavoratori. La Turchia ha aumentato
la propria capacità in vista di una futura partecipazione a EURES e al
coordinamento dei regimi previdenziali. I preparativi in questo campo sono stati
avviati. Si segnalano pochissimi progressi relativamente al diritto di
stabilimento e alla libera prestazione dei servizi, un settore in
cui occorrono ulteriori sforzi. Nel complesso, l’allineamento è in fase
iniziale. I progressi sono stati limitati in termini di libera circolazione
dei capitali. In diversi settori vengono ancora applicate restrizioni ai
movimenti di capitale. La capacità di applicazione delle norme contro il
riciclaggio del denaro e il finanziamento del terrorismo deve essere migliorata.
Il paese deve adoperarsi con ulteriore impegno per allinearsi con l’acquis e
con le raccomandazioni pertinenti della FATF. I preparativi in questo settore
sono ancora in fase iniziale. Si segnalano progressi limitati in materia di appalti
pubblici. Il paese si è dotato delle necessarie istituzioni e ha migliorato
la propria capacità amministrativa. Il progetto di strategia di allineamento e
il relativo piano d’azione, vincolato a scadenze precise, devono ancora essere
adottati. La Turchia deve abolire le deroghe non conformi all’acquis e
allineare ulteriormente la legislazione nazionale, specie per quanto riguarda
servizi pubblici, concessioni e partenariati pubblico-privato. L’organizzazione
del sistema dei mezzi di ricorso deve essere riveduta. I preparativi in questo
settore sono discretamente progrediti. Si segnalano buoni progressi a livello
di diritto societario. Il quadro giuridico e istituzionale è migliorato
con la creazione dell’autorità turca per le norme contabili e di audit, ma
occorre rafforzare la capacità delle organizzazioni commerciali, giudiziarie e
aziendali di applicare il nuovo codice commerciale turco. Nel complesso, la
Turchia ha raggiunto uno stadio avanzato in questo campo. È stato fatto qualche
progresso per quanto riguarda la legge sulla proprietà intellettuale.
Occorre adottare leggi aggiornate in linea con l’acquis. È fondamentale
aumentare la capacità del settore giudiziario e dell’amministrazione doganale
ai fini di un’applicazione più efficace dei DPI. Occorre inoltre potenziare la
lotta contro le merci contraffatte. Uno stretto coordinamento e un’intensa
collaborazione fra le parti interessate nel settore dei diritti di proprietà
intellettuale sono fondamentali, così come le campagne generali di
sensibilizzazione ai rischi di violazione di questi diritti. La Turchia
soddisfa solo in parte le priorità in questo campo. I progressi sono limitati per quanto riguarda
la politica di concorrenza. La Turchia ha applicato correttamente le
norme sull’antitrust e sulle concentrazioni. I recenti sviluppi giuridici,
tuttavia, destano preoccupazione in merito alla capacità dell’autorità garante
della concorrenza di continuare a operare in modo indipendente. Non si osserva
alcun progresso nel settore degli aiuti di Stato, caratterizzato da diverse
prassi in conflitto con le norme dell’unione doganale. La mancanza di una
legislazione applicativa rende inefficace la legge sugli aiuti di Stato. L’allineamento
è a buon punto per quanto riguarda le concentrazioni, mentre la preparazione
del paese relativamente agli aiuti di Stato non è ancora sufficiente. È stato fatto
qualche progresso nel settore dei servizi finanziari. Le norme di
Basilea II sono diventate obbligatorie per il settore bancario. Occorrono
ulteriori sforzi, specie per quanto riguarda i mercati mobiliari, i servizi d’investimento
e il settore assicurativo. I preparativi in questo settore sono ben avviati. Si
osservano progressi nel settore della società dell’informazione e
dei media, ma l’allineamento con il quadro UE sulle comunicazioni
elettroniche rimane limitato, specie per quanto concerne le autorizzazioni e l’accesso
al mercato. Occorre un impegno costante per proseguire l’allineamento della
legislazione sui servizi della società dell’informazione. Destano
preoccupazione le disposizioni sui contenuti Internet che potrebbero limitare
la libertà di espressione e l’interpretazione troppo ampia di determinate
disposizioni giuridiche in merito alle sanzioni contro le emittenti
radiotelevisive. I preparativi in questo settore sono discretamente progrediti. I progressi sono
stati limitati per quanto riguarda l’allineamento nei settori dell’agricoltura
e dello sviluppo rurale. Sono aumentate le capacità inerenti alle
statistiche agricole e alla rete d’informazione contabile agricola. L’attuazione
del programma di sviluppo rurale preadesione è migliorata, ma occorre
adoperarsi con notevole impegno per garantire un assorbimento adeguato dei
fondi. Il divieto di fatto applicato all’importazione di bovini vivi, carni
bovine e prodotti derivati non è stato integralmente revocato e non esistono
strategie riguardanti il riorientamento del sostegno agricolo e le statistiche
agricole. I preparativi in questo campo non hanno registrato progressi
significativi. Si osserva qualche progresso per quanto riguarda la sicurezza
alimentare e le politiche veterinaria e fitosanitaria. Occorrono
ulteriori sforzi per progredire verso l’allineamento integrale con l’acquis
nonché un notevole impegno a livello di potenziamento degli stabilimenti
agroalimentari per renderli conformi agli standard UE, controllo degli
spostamenti di animali, salute degli animali, specie per quanto riguarda la
lotta contro l’afta epizootica, e sottoprodotti di origine animale. In questo
settore i preparativi sono in fase iniziale. Va segnalato qualche progresso a
livello di pesca, specialmente in termini di capacità amministrativa,
gestione delle risorse e della flotta, ispezioni e controlli e accordi
internazionali. Occorrono però ulteriori sforzi in termini di allineamento
legislativo, azione strutturale, politica di mercato e aiuti di Stato. L’allineamento
in questo settore non ha registrato progressi significativi. Si segnala qualche
passo avanti per quanto riguarda l’allineamento nel settore dei trasporti,
che nel complesso è discretamente progredito. La Turchia deve allinearsi con i
recenti pacchetti legislativi dell’UE sul trasporto marittimo e ferroviario.
Occorre rafforzare ulteriormente le risorse umane e la capacità tecnica di
applicare l’acquis, specie per quanto riguarda le merci pericolose e la
preparazione a interventi di emergenza nel settore del trasporto marittimo. L’assenza
di comunicazione tra i centri di controllo del traffico aereo della Turchia e
della Repubblica di Cipro costituisce un grave rischio per la sicurezza aerea. Va segnalato
qualche progresso nel settore dell’energia, specie per quanto riguarda
le energie rinnovabili e l’efficienza energetica. Occorrono ulteriori sforzi
relativamente al gas naturale, alla sicurezza nucleare e alla radioprotezione,
compresa la gestione responsabile del combustibile esaurito e dei rifiuti
radioattivi. La concorrenza rimane limitata nel settore del gas. Occorre
migliorare il funzionamento del meccanismo di fissazione delle tariffe in base
ai costi, che non è ancora stato introdotto sui mercati del gas. Occorre
rafforzare l’indipendenza e la capacità istituzionale dell’ente regolatore. Nel
complesso, l’allineamento della Turchia è discretamente progredito. I progressi sono
limitati per quanto riguarda l’allineamento legislativo sulla fiscalità.
Sono state prese misure positive ai fini dell’eliminazione delle pratiche
discriminatorie relative alla tassazione del tabacco, nonché in termini di
cooperazione amministrativa e di capacità operativa, ma permangono discrepanze
rispetto all’acquis. Per quanto riguarda le accise sulle bevande alcoliche,
occorrono ulteriori sforzi per attuare il piano d’azione riducendo le
differenze tra prodotti importati e prodotti nazionali. Per compiere ulteriori
progressi è indispensabile abolire gradatamente le pratiche discriminatorie.
Non si segnala alcun progresso a livello di fiscalità diretta. Nel complesso, l’allineamento
in questo settore è discretamente progredito. Si osserva qualche
progresso in termini di politica economica e monetaria. La banca
centrale ha utilizzato attivamente diversi strumenti per garantire la stabilità
finanziaria e dei prezzi, anche se con risultati eterogenei. L’allineamento con
l’acquis rimane incompleto, specie per quanto riguarda la piena indipendenza
della banca centrale e il divieto relativo all’accesso privilegiato del settore
pubblico alle istituzioni finanziarie. La capacità di definizione e
coordinamento della politica economica è adeguata. Il livello di preparazione
della Turchia è globalmente buono. Si osservano buoni
progressi nel settore delle statistiche, soprattutto in termini di
classificazioni e registri, statistiche demografiche e altre statistiche
settoriali. Il processo deve proseguire, specialmente per quanto riguarda i
conti nazionali e le statistiche sulle imprese e sull’agricoltura. Il livello
di allineamento con l’acquis è globalmente buono. Vi è stato qualche progresso, anche se non
omogeneo, a livello di politica sociale e occupazione, tra cui in
particolare il miglioramento della capacità amministrativa, l’estensione della
copertura previdenziale e l’adozione di nuove leggi sulla salute e la sicurezza
sul posto di lavoro e sui diritti sindacali dei funzionari della pubblica
amministrazione. Tuttavia, i diritti sindacali dei lavoratori e dei funzionari
statali non sono ancora conformi agli standard dell’UE e dell’OIL. Occorrono
ulteriori sforzi per porre in essere un quadro strategico chiaro sulla lotta
alla povertà, ridurre la segmentazione del mercato del lavoro, combattere il
lavoro nero e aumentare i tassi di occupazione di donne e disabili. Nel
complesso l’allineamento legislativo è discretamente progredito. La Turchia ha fatto qualche progresso
relativamente ai principi e agli strumenti della politica imprenditoriale e
industriale e all’adozione di strategie settoriali. Il suo livello
di allineamento nel settore è sufficiente. La Turchia ha fatto qualche passo avanti nel
settore delle reti transeuropee, dove l’allineamento è a buon punto. Si
segnala qualche progresso relativamente alle reti dei trasporti e dell’energia
elettrica. Occorrono sforzi costanti per quanto riguarda le interconnessioni di
gas e la realizzazione del corridoio meridionale del gas. Si osserva qualche progresso in termini di politica
regionale e coordinamento degli strumenti strutturali. Il quadro
istituzionale per l’attuazione delle componenti “sviluppo regionale” e “sviluppo
delle risorse umane” dell’IPA è stato potenziato e le strutture operative per i
programmi operativi Competitività regionale, Ambiente e Sviluppo delle risorse
umane hanno ottenuto l’accreditamento per l’organizzazione di gare d’appalto, l’aggiudicazione
dei contratti e la gestione finanziaria. Occorre però rafforzare ulteriormente
la capacità amministrativa delle istituzioni IPA. I preparativi in questo campo
non hanno registrato progressi significativi. Il paese ha fatto qualche progresso nel
settore giudiziario dopo l’adozione del terzo pacchetto di riforme della
giustizia, che introduce determinati miglioramenti nel sistema giudiziario
penale. Occorrono tuttavia ulteriori sforzi per aumentare l’indipendenza, l’imparzialità
e l’efficienza nel settore, anche per quanto riguarda il sistema giudiziario
penale e il notevole arretrato di casi penali gravi. Il tasso di partecipazione
delle donne alla magistratura deve essere migliorato. I progressi sono stati
limitati per quanto riguarda la lotta alla corruzione, con alcuni sviluppi
relativi alle incriminazioni e alla trasparenza nel finanziamento dei partiti
politici. L’attuazione della strategia nazionale anticorruzione richiede un più
forte impegno politico. La situazione in termini di rispetto dei diritti
fondamentali rimane molto preoccupante, in particolare per il fatto che l’ampia
applicazione del quadro giuridico su terrorismo e criminalità organizzata dà
adito a frequenti violazioni del diritto alla libertà e alla sicurezza, del
diritto a un giusto processo e della libertà di espressione, riunione e
associazione. Sono stati fatti progressi limitati in materia
di giustizia, libertà e sicurezza. La Turchia fornisce assistenza
umanitaria ai profughi siriani, ma il suo sistema di asilo non è certo
compatibile con gli standard dell’UE. La Turchia deve aumentare la propria
capacità di lotta contro la migrazione irregolare. È di fondamentale importanza
che l’accordo di riammissione UE-Turchia siglato a giugno sia concluso
rapidamente e applicato concretamente e che il paese onori integralmente i
propri obblighi in materia di riammissione. L’adozione della legge sugli
stranieri e sulla protezione internazionale e le riforme riguardanti la
gestione delle frontiere rimangono prioritarie. I progressi sono stati limitati
per quanto riguarda l’allineamento con la legislazione sui visti. La mancanza
di una legislazione adeguata sulla protezione dei dati impedisce di compiere
ulteriori passi avanti. Occorrono riforme nel settore della lotta al terrorismo
e alla criminalità organizzata. L’allineamento in questo campo è globalmente in
fase iniziale. Si segnalano buoni
progressi a livello di scienza e ricerca. La Turchia ha preso
provvedimenti per rafforzare la propria capacità e l’integrazione nello spazio
europeo della ricerca. Il tasso di partecipazione e di successo della Turchia
nell’ambito del Settimo programma quadro (7° PQ) dell’UE è aumentato, ma
occorrono ulteriori sforzi per migliorare la qualità delle candidature e dei
ricercatori. Nel complesso, la Turchia è ben preparata in questo campo. Si sono compiuti
alcuni progressi nel settore dell’istruzione e della cultura. L’interesse
dei cittadini per i programmi dell’UE è in costante aumento. La Turchia ha
portato l’istruzione obbligatoria da 8 a 12 anni. Si osservano pochi progressi
in materia di cultura e nessuno per quanto riguarda l’allineamento legislativo.
Nel complesso, la Turchia è discretamente progredita in questo campo. L’evoluzione verso
un ulteriore allineamento in materia di ambiente e cambiamenti climatici
è stata disomogenea. La Turchia ha compiuto buoni progressi per quanto riguarda
le risorse idriche, alcuni progressi a livello di gestione dei rifiuti e
inquinamento industriale e progressi limitati in termini di qualità dell’aria e
protezione della natura. I progressi sono scarsissimi per quanto riguarda la
legislazione orizzontale ambientale e inesistenti a livello di protezione della
natura e prodotti chimici. Va rivolta particolare attenzione alla sostenibilità
delle zone protette esistenti e dei potenziali siti Natura 2000. Per quanto
riguarda i cambiamenti climatici, il paese deve ancora elaborare e attuare una
politica più ambiziosa e coordinata sul clima a livello interno e
internazionale. Non è stato realizzato alcun progresso in termini di capacità
amministrativa. Occorre rafforzare l’agenda ambientale del ministero per l’ambiente
e l’urbanizzazione nonché il coordinamento e la cooperazione tra le autorità
competenti a tutti i livelli. In questo settore i preparativi sono in fase
iniziale. Si osserva qualche
progresso in materia di tutela dei consumatori e della salute. Devono
ancora essere adottate le norme legislative fondamentali per la tutela dei
consumatori e il movimento dei consumatori rimane debole. La Turchia ha creato
nuove strutture amministrative per la pubblica sanità il cui funzionamento deve
essere monitorato con la massima attenzione. Nel complesso, i preparativi nel
settore sono ben avviati. Si osservano buoni
progressi per quanto riguarda l’unione doganale. L’unione doganale
UE-Turchia ha permesso alla Turchia di raggiungere un elevato livello di
allineamento con l’acquis pertinente. Il paese deve allinearsi ulteriormente per
quanto riguarda le esenzioni dai dazi, le zone franche, la sorveglianza, i
contingenti tariffari e i diritti di proprietà intellettuale e proseguire i
preparativi per i sistemi informatici doganali. Occorrono ulteriori sforzi per
migliorare i controlli basati sul rischio e semplificare le procedure onde
agevolare il commercio legittimo pur garantendo la sicurezza. È stato fatto
qualche progresso a livello di relazioni esterne. Occorre un ulteriore
allineamento in settori quali il sistema delle preferenze generalizzate e il
controllo dei beni a duplice uso. L’uso intensivo di misure di salvaguardia
desta preoccupazione. Nel complesso, il livello di allineamento in questo campo
rimane elevato. Il dialogo
politico con l’UE sulla politica estera e di sicurezza si è notevolmente
intensificato, anche a causa del ruolo fondamentale svolto dalla Turchia per
promuovere la sicurezza, la transizione economica e le riforme democratiche
nella regione, compresi i recenti sviluppi nell’Africa settentrionale. La
Turchia ha condannato energicamente e ripetutamente la violenza del regime
siriano contro i civili, ha mantenuto aperte le frontiere con la Siria e
fornisce assistenza umanitaria a quasi 100 000 siriani in fuga. Nel
periodo oggetto della relazione l’allineamento della Turchia con le
dichiarazioni PESC è rimasto basso rispetto ai periodi precedenti. Non è stato
realizzato alcun progresso per quanto riguarda la normalizzazione dei rapporti
con l’Armenia. Le relazioni diplomatiche con Israele non sono migliorate. Nel complesso,
i preparativi riguardanti la politica estera, di sicurezza e di difesa sono
discretamente progrediti. Va segnalato
qualche progresso in termini di controllo finanziario, specie per quanto
riguarda la protezione dell’euro. Occorrono ulteriori sforzi, specie per quanto
riguarda la portata della prossima revisione del documento strategico sul
controllo finanziario interno pubblico, il rafforzamento della funzione di
audit interno nella pubblica amministrazione e il potenziamento del servizio
turco per il coordinamento delle misure antifrode. Le recenti modifiche della
legge sulla Corte dei conti mettono a repentaglio i precedenti sviluppi in
materia di audit esterno. Nel complesso, i preparativi in questo settore sono
discretamente progrediti. Non si osservano particolari progressi nel
settore delle disposizioni finanziarie e di bilancio, dove i preparativi
sono in fase iniziale. A tempo debito dovranno essere create valide strutture
di coordinamento, una capacità amministrativa sufficiente e norme di attuazione
adeguate. Islanda L’Islanda continua a soddisfare i criteri
politici. L’Islanda è una democrazia funzionante, con istituzioni forti e
una profonda e radicata tradizione di democrazia rappresentativa. L’apparato
giudiziario islandese è molto valido e l’Islanda aumenta costantemente il suo
livello già elevato di tutela dei diritti fondamentali. Le proposte del Consiglio costituzionale sulla
riforma della costituzione sono attualmente all’esame in parlamento. In base
alle conclusioni della commissione speciale d’inchiesta sono state adottate
diverse misure per aumentare l’efficienza della pubblica amministrazione. Le
elezioni del giugno 2012 hanno conferito un quinto mandato al presidente in
carica. L’Ufficio del procuratore speciale ha continuato
a occuparsi efficacemente dei casi connessi alla crisi bancaria del 2008. Nell’aprile
2012 l’Alta corte di impeachment ha giudicato l’ex primo ministro colpevole di
uno dei quattro capi d’accusa nei suoi confronti, cioè quello di non aver
indetto Consigli dei ministri specifici in previsione della crisi finanziaria.
Non è stata pronunciata alcuna condanna. Il quadro anticorruzione è stato ulteriormente
potenziato. Per quanto riguarda i conflitti di interessi, nella primavera del
2012 è stato elaborato un codice di condotta per il personale del governo
centrale, mentre devono ancora essere elaborati codici di condotta per i
funzionari della pubblica amministrazione in generale e i consulenti politici. L’Islanda ha continuato a tutelare i diritti
fondamentali, compresi i diritti economici e sociali. Il paese deve ancora
ratificare la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con
disabilità, la convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta
contro la violenza contro le donne e la violenza domestica e la convenzione
quadro del Consiglio d’Europa per la tutela delle minoranze nazionali. L’economia islandese ha iniziato a
riprendersi dalla lunga e profonda recessione nel 2011, registrando un tasso di
crescita del 2,6% e un tasso analogo nel primo semestre del 2012. Le autorità
hanno proseguito la ristrutturazione del debito interno, la stabilizzazione del
settore finanziario e il risanamento di bilancio. Nel maggio 2012 è stata
venduta a investitori esteri, a un tasso del 6%, una seconda serie di
obbligazioni post-crisi per un importo di 1 miliardo di USD. L’Islanda ha
nuovamente ottenuto un rating pari a investment grade dalle tre principali
agenzie di rating. Tuttavia, i mediocri bilanci dei settori finanziari e non
finanziari comportano ancora notevoli rischi per la stabilità economica e
finanziaria. L’abolizione delle restrizioni ai movimenti di capitale
costituisce tuttora un problema strategico fondamentale. Per quanto riguarda i criteri economici,
l’Islanda può essere considerata un’economia di mercato funzionante. Tuttavia,
le carenze del settore finanziario e le restrizioni ai movimenti di capitale
impediscono tuttora di assegnare le risorse in modo efficiente. L’Islanda
dovrebbe essere in grado di far fronte a medio termine alle pressioni della
concorrenza e alle forze di mercato all’interno dell’Unione purché continui ad
ovviare alle carenze strutturali esistenti per mezzo di opportune politiche
macroeconomiche e riforme strutturali. Il mix delle politiche, imperniato sulla
stabilizzazione dei tassi di cambio, sul risanamento di bilancio e sulla
ristrutturazione del debito interno, ha contribuito a ripristinare una maggiore
stabilità macroeconomica. La politica monetaria è stata resa più rigorosa in
risposta all’aumento dell’inflazione e la stabilità dei tassi di cambio è stata
globalmente mantenuta. Il risanamento di bilancio è proseguito con ulteriori
misure sul fronte delle entrate e della spesa nei bilanci 2011 e 2012. Sono
stati presi provvedimenti per ridurre i rischi di rifinanziamento della
pubblica amministrazione e rafforzare le finanze dei governi locali. Sono stati
mantenuti un avanzo commerciale e una bilancia delle partite correnti
sostanzialmente in equilibrio. Il calo del tasso di disoccupazione e il recente
aumento dell’occupazione denotano un lieve miglioramento del mercato del
lavoro. Il paese possiede buone infrastrutture di base, risorse naturali
abbondanti e un mercato occupazionale flessibile, con alti tassi di
partecipazione. Le vulnerabilità macrofinanziarie rimangono
tuttavia notevoli. L’inflazione annuale si è mantenuta al di sopra dei livelli
obiettivo e le aspettative inflazionistiche sono elevate. Rimane difficile
mantenere la stabilità dei tassi di cambio. Sussistono rischi di bilancio. I
livelli del debito pubblico e privato rimangono elevati nonostante la
ristrutturazione del debito e le famiglie e le imprese devono ancora affrontare
notevoli problemi. Permangono notevoli incertezze circa la qualità degli attivi
bancari e i default sono ancora frequenti. La disoccupazione, il cui tasso si
aggira tuttora intorno al 7% ed è vicino ai livelli più elevati mai raggiunti
nel paese, colpisce in particolare i giovani. Il numero di disoccupati a lungo
termine è molto elevato. La stabilizzazione macroeconomica coincide con una
fase di protezionismo temporaneo per mezzo di restrizioni del conto capitale,
che dovranno essere abolite. La crescita, gli investimenti e lo sviluppo sono
frenati dai notevoli ostacoli all’ingresso nel mercato in determinati settori.
La struttura industriale rimane poco diversificata. Si è continuato a valutare la capacità
dell’Islanda di assumere gli obblighi che comporta l’adesione tenendo
conto della sua partecipazione allo Spazio economico europeo (SEE). Il livello
generale di preparazione alla conformità con l’acquis rimane buono, grazie in
particolare alla partecipazione dell’Islanda allo Spazio economico europeo. Nonostante i progressi compiuti, la questione
Icesave non è ancora risolta. Nel dicembre 2011 l’Autorità di vigilanza EFTA
(ESA) ha citato l’Islanda dinanzi alla Corte EFTA per non conformità alla
direttiva relativa ai sistemi di garanzia dei depositi e all’articolo 4
dell’accordo SEE relativo alla non discriminazione. L’Islanda ha respinto
queste accuse chiedendo l’archiviazione del caso. Diversi Stati membri dell’UE
e dell’EFTA hanno inviato osservazioni scritte alla Corte. La Commissione
europea è intervenuta presso la Corte EFTA per sostenere l’Autorità di
vigilanza. Nel frattempo, nel dicembre 2011 e nel maggio 2012 sono stati
effettuati, in seguito alla liquidazione commerciale di Landsbanki Íslands
hf, i primi due pagamenti parziali ai creditori privilegiati. I negoziati di adesione sono ulteriormente
progrediti. Nel periodo oggetto della relazione sono stati aperti 14 capitoli,
otto dei quali sono stati provvisoriamente chiusi. Più di metà (18) di tutti i
capitoli di negoziato è stata aperta e 10 capitoli sono stati provvisoriamente
chiusi. Nel complesso, i preparativi per assumere a
medio termine gli obblighi che comporta l’adesione sono proseguiti nei settori
parzialmente contemplati dal SEE e nei capitoli non contemplati dal SEE. L’Islanda
mantiene globalmente un buon livello di allineamento e applica gran parte dell’acquis
nei settori contemplati dal SEE, tra cui libera circolazione delle merci,
libera circolazione dei lavoratori, diritto di stabilimento e libera
prestazione dei servizi, appalti pubblici, diritto societario, legge sulla
proprietà intellettuale, concorrenza, società dell’informazione e media. La relazione conferma l’esistenza di una serie
di sfide nei seguenti settori: servizi finanziari, agricoltura e sviluppo
rurale, ambiente, pesca, libera circolazione dei capitali, sicurezza
alimentare, politica veterinaria e fitosanitaria, fiscalità e dogane. Per quanto riguarda la capacità
amministrativa, occorre garantire la costante disponibilità delle risorse umane
e finanziarie necessarie per i preparativi associati al processo di adesione
all’UE. L’Islanda ha mantenuto un notevole livello di
allineamento con l’acquis sulla libera circolazione delle merci.
Occorrono ulteriori sforzi per quanto riguarda le misure orizzontali e la
legislazione sui prodotti nell’ambito del “vecchio e nuovo approccio” nonché la
capacità amministrativa, anche in termini di vigilanza del mercato. L’Islanda mantiene un elevato livello di
allineamento con l’acquis sulla libera circolazione dei lavoratori. Si
segnalano buoni progressi in termini di coordinamento dei regimi previdenziali.
L’Islanda dovrà estendere le norme sul coordinamento dei regimi previdenziali
anche ai cittadini di paesi terzi che soggiornano legalmente sul suo territorio
e proseguire i preparativi per la creazione di un sistema per lo scambio
elettronico di dati. La legislazione sul diritto di stabilimento
e sulla libera prestazione dei servizi è allineata in larga misura con l’acquis.
Il paese deve completare l’allineamento con la terza direttiva postale e
abolire le restrizioni esistenti nel settore della pesca. L’Islanda applica parti dell’acquis sulla libera
circolazione dei capitali. Sussistono però eccezioni, specie per quanto
riguarda le restrizioni agli investimenti e gli estesi controlli sul capitale. L’Islanda ha raggiunto uno stadio avanzato nel
settore degli appalti pubblici. Il livello di allineamento e di
attuazione nel settore rimane soddisfacente, tranne per quanto riguarda i mezzi
di ricorso e gli appalti nel settore della difesa. L’Islanda ha già
raggiunto un buon livello di allineamento e applica gran parte dell’acquis sul diritto
societario. Il paese deve ancora allinearsi totalmente con l’acquis
riguardante il diritto societario e con le norme contabili e gli standard in
materia di audit. L’Islanda mantiene un elevato livello di
allineamento con l’acquis per quanto riguarda la legge sulla proprietà
intellettuale e dispone della capacità amministrativa necessaria per
applicarlo. L’allineamento con la direttiva sul rispetto dei diritti di
proprietà intellettuale non è ancora completo. L’Islanda ha raggiunto un elevato livello di
allineamento con l’acquis sulla politica di concorrenza. Gli aiuti di
Stato concessi dall’Islanda in risposta alla crisi finanziaria sono stati
conformi all’acquis pertinente. L’allineamento nel
settore dei servizi finanziari è buono. Nonostante i progressi compiuti,
il paese deve adoperarsi per continuare ad allinearsi con il nuovo acquis e
garantire un’applicazione effettiva delle norme e una vigilanza adeguata. La
questione Icesave non è ancora risolta. La causa ESA contro l’Islanda è ancora
pendente dinanzi alla Corte EFTA. L’Islanda ha già raggiunto un buon livello di
allineamento e applica gran parte dell’acquis riguardante la società dell’informazione
e i media. Rimangono diverse lacune per quanto riguarda il recepimento
nel settore della politica audiovisiva e dei servizi della società dell’informazione.
Sono iniziati i preparativi nel settore dell’agricoltura
e dello sviluppo rurale, in cui la politica dell’Islanda non è
globalmente in linea con l’acquis. Sono stati adottati una strategia e un piano
di misure per garantire la conformità con i requisiti UE in materia di
agricoltura e sviluppo rurale. Occorre creare le strutture amministrative
necessarie per attuare tutti gli aspetti della politica agricola comune. La legislazione e il quadro amministrativo
dell’Islanda sono parzialmente in linea con l’acquis sulla sicurezza alimentare
e sulla politica veterinaria e fitosanitaria. È stato fatto qualche progresso
per quanto riguarda la sicurezza alimentare in generale e le norme sulla
sicurezza alimentare. Occorre colmare le lacune legislative per quanto riguarda
la salute degli animali e delle piante, gli organismi geneticamente modificati,
i nuovi prodotti alimentari e i prodotti di origine animali non destinati al
consumo umano. L’Islanda continua ad applicare un sistema di
gestione della pesca che ha obiettivi analoghi a quelli dell’UE, anche
se comporta alcune regole molto diverse da quelle dell’Unione. Le restrizioni
applicate alla libertà di stabilimento, ai servizi e ai movimenti di capitale
nel settore della pesca non sono in linea con l’acquis. L’Islanda vanta
già un buon livello di allineamento nel settore dei trasporti. Si
segnalano progressi per quanto riguarda le norme sulla sicurezza stradale.
Occorre completare il recepimento della normativa UE sul trasporto aereo e
stradale. La legislazione
sull’energia rimane parzialmente in linea, ma occorre proseguire l’allineamento
con l’acquis riguardante le scorte petrolifere, l’efficienza energetica e il
mercato interno dell’energia e rafforzare l’indipendenza e la capacità
amministrativa dell’ente regolatore. L’Islanda rimane parzialmente allineata con l’acquis
sulla fiscalità e mantiene un buon livello di capacità amministrativa.
Occorrono ulteriori sforzi per garantire l’interconnettività dei sistemi
informatici e l’interoperabilità con i sistemi informatici dell’UE nel campo
della fiscalità. L’Islanda vanta un buon livello di
allineamento con l’acquis sulla politica economica e monetaria. Occorre
colmare le lacune esistenti rispetto all’acquis sulla politica monetaria, anche
per quanto riguarda l’indipendenza della banca centrale e il divieto del
finanziamento monetario del settore pubblico. L’Islanda applica parzialmente l’acquis sulle statistiche.
È stata svolta gran parte del censimento demografico e abitativo basato sui
registri. Le risorse assegnate all’Ufficio statistico sono ancora
insufficienti. L’Islanda ha
continuato ad applicare e ad attuare gran parte dell’acquis relativo alla politica
sociale e all’occupazione. Sono iniziati i preparativi per la partecipazione
al Fondo sociale europeo ed è in corso di elaborazione una strategia globale
per l’occupazione. Il paese deve ancora completare l’allineamento legislativo
per quanto riguarda le misure antidiscriminazione e la parità fra i sessi. I preparativi dell’Islanda riguardanti la politica
imprenditoriale e industriale rimangono a uno stadio avanzato. L’accesso
delle PMI ai finanziamenti subisce tuttora le ripercussioni della crisi
finanziaria. L’Islanda mantiene un buon livello di
allineamento con gli standard dell’UE quanto riguarda le reti transeuropee. È stato adottato
un piano d’azione globale, con il relativo calendario, per conformarsi ai
requisiti dell’UE in materia di politica regionale e coordinamento
degli strumenti strutturali. L’Islanda deve designare la futura
autorità di gestione e preparare la strategia e i documenti di programmazione
richiesti dalla politica di coesione. L’Islanda mantiene standard elevati per quanto
riguarda il sistema giudiziario e i diritti fondamentali e ha
ulteriormente rafforzato il quadro politico anticorruzione. Il paese continua
ad innalzare il suo già elevato livello di protezione dei diritti fondamentali.
La legislazione sui diritti dei cittadini e sulla protezione dei dati non è
ancora in linea con l’acquis. L’Islanda continua ad applicare l’accordo di
Schengen e ha raggiunto uno stadio avanzato di allineamento con l’acquis su giustizia,
libertà e sicurezza. Occorrono ulteriori sforzi per allinearsi con l’acquis
riguardante, tra l’altro, la migrazione, l’asilo e la cooperazione giudiziaria.
L’Islanda ha continuato a partecipare
attivamente al programma quadro dell’UE su scienza e ricerca. I
preparativi per l’adesione all’UE e l’integrazione nello spazio europeo della
ricerca sono a buon punto. L’Islanda ha
raggiunto un elevato livello di allineamento in materia di istruzione e
cultura e ha continuato a partecipare a diversi programmi dell’UE in questi
settori. Il quadro
legislativo e amministrativo sull’ambiente e sui cambiamenti
climatici è stato ulteriormente rafforzato e rimane sostanzialmente in
linea con l’acquis. Non è ancora stata raggiunta la piena conformità con l’acquis
sulla protezione della natura, la qualità dell’acqua e i cambiamenti climatici.
L’Islanda deve ratificare le convenzioni di Espoo e di Rotterdam. L’Islanda ha già raggiunto un buon livello di
allineamento e applica gran parte dell’acquis sulla tutela dei consumatori e
della salute. Si segnalano ulteriori progressi limitati in materia di pubblica
sanità. Occorrono ulteriori sforzi per colmare le lacune a livello di
allineamento con l’acquis sulla tutela dei consumatori. L’Islanda applica gran parte dell’acquis sull’unione
doganale. Sono iniziati i preparativi per un’applicazione effettiva dell’acquis
al momento dell’adesione. Occorre ancora ovviare alle carenze a livello
di allineamento con l’acquis UE sull’unione doganale, anche per quanto riguarda
i dazi doganali, le norme doganali generali, le norme di origine, le procedure
con un impatto economico, le norme di sicurezza e l’abolizione dei dazi
doganali. I preparativi per lo sviluppo dell’interconnettività con i
sistemi informatici connessi all’UE devono proseguire. L’Islanda ha
mantenuto un notevole livello di allineamento con l’acquis sulle relazioni
esterne. È positivo il fatto che l’Islanda e l’UE abbiano deciso di tenere
consultazioni periodiche sulla politica commerciale. L’Islanda mantiene
un elevato livello di allineamento per quanto riguarda la politica estera,
di sicurezza e di difesa. L’importanza attribuita dall’Islanda alla politica
artica denota il suo impegno a svolgere un ruolo attivo nelle organizzazioni
regionali dell’Europa settentrionale. Il sistema di controllo
finanziario dell’Islanda è parzialmente conforme agli standard
internazionali e alle migliori pratiche dell’UE. Occorre proseguire la
preparazione del documento strategico sul controllo finanziario interno
pubblico e continuare ad adoperarsi per introdurre l’audit interno e garantire
la conformità con le norme INTOSAI sull’audit esterno e la tutela degli
interessi finanziari dell’UE. L’Islanda mantiene
un buon livello di allineamento con i settori strategici connessi alle disposizioni
finanziarie e di bilancio. Occorre intensificare i preparativi
amministrativi per la creazione del sistema delle risorse proprie. Deve ancora
essere formalmente istituita una struttura di coordinamento. [1] Le sintesi e le conclusioni delle relazioni sui singoli
paesi sono allegate alla comunicazione. * Tale designazione non pregiudica le posizioni riguardo allo status ed è
in linea con la risoluzione 1244 (1999) dell’UNSC e con il parere
della CIG sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo. [2] Il Montenegro usa unilateralmente l’euro come unica moneta legale. [3] Le priorità fondamentali riguardano i seguenti settori:
buon funzionamento del parlamento; adozione di leggi a maggioranza rafforzata;
procedure di nomina e nomine per le istituzioni principali; riforma elettorale;
svolgimento delle elezioni; riforma della pubblica amministrazione; Stato di
diritto e riforma giudiziaria; lotta alla corruzione; lotta alla criminalità
organizzata; questioni connesse alla proprietà; potenziamento dei diritti umani
e attuazione delle politiche antidiscriminazioni; miglioramento del trattamento
dei detenuti e applicazione delle raccomandazioni dell’ombudsman. Per il testo
integrale delle priorità fondamentali si veda il COM (2010) 680. [4] Piano nazionale per l’attuazione
dell’accordo di stabilizzazione e di associazione. [5] Secondo la legge sulla tutela dei diritti delle persone
appartenenti a minoranze nazionali, in Bosnia-Erzegovina vi sono 17 minoranze
nazionali. I tre “popoli costituenti”, cioè serbi, croati e bosniaci, non
costituiscono minoranze nazionali.