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Document 32010R0054

Regolamento di esecuzione (UE) n. 54/2010 del Consiglio, del 19 gennaio 2010 , che istituisce un dazio antidumping definitivo sulle importazioni di etanolamina originaria degli Stati Uniti d’America

OJ L 17, 22.1.2010, p. 1–20 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

Legal status of the document No longer in force, Date of end of validity: 23/01/2012

ELI: http://data.europa.eu/eli/reg_impl/2010/54/oj

22.1.2010   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

L 17/1


REGOLAMENTO DI ESECUZIONE (UE) N. 54/2010 DEL CONSIGLIO

del 19 gennaio 2010

che istituisce un dazio antidumping definitivo sulle importazioni di etanolamina originaria degli Stati Uniti d’America

IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea,

visto il regolamento (CE) n. 1225/2009 del Consiglio, del 30 novembre 2009, relativo alla difesa contro le importazioni oggetto di dumping da parte di paesi non membri della Comunità europea (1), che abroga il regolamento (CE) n. 384/96 del Consiglio, del 22 dicembre 1995, relativo alla difesa contro le importazioni oggetto di dumping da parte di paesi non membri della Comunità europea (2) («regolamento di base»), in particolare l’articolo 9, paragrafo 4, e l’articolo 11, paragrafo 2,

vista la proposta presentata dalla Commissione europea, previa consultazione del comitato consultivo,

considerando quanto segue:

A.   PROCEDURA

1.   Misure in vigore

(1)

Nel febbraio 1994, con il regolamento (CE) n. 229/94 (3), il Consiglio ha istituito un dazio antidumping definitivo sulle importazioni di etanolamina («prodotto in esame») originaria degli Stati Uniti d’America («USA»).

(2)

In seguito a una richiesta del Consiglio europeo delle federazioni dell’industria chimica (CEFIC), nel luglio 2005 è stato avviato un riesame in previsione della scadenza a norma dell’articolo 11, paragrafo 2, del regolamento di base. Tale riesame è stato concluso dal Consiglio con il regolamento (CE) n. 1583/2006 (4), che ha istituito misure antidumping definitive sulle importazioni di etanolamina originaria degli USA. Queste misure consistono in un dazio specifico fisso.

2.   Domanda di riesame in previsione della scadenza

(3)

In seguito alla pubblicazione, nel marzo 2008, di un avviso di imminente scadenza delle misure antidumping in vigore sulle importazioni di etanolamina originaria degli USA (5), il 25 luglio 2008 la Commissione ha ricevuto una domanda di riesame a norma dell’articolo 11, paragrafo 2, del regolamento di base.

(4)

La domanda è stata presentata dalle società BASF SE/AG, INEOS Oxide Ltd, Sasol Germany GmbH e Akzo Nobel Functional Chemicals AB («i produttori dell’Unione richiedenti»), a nome di produttori che rappresentano una percentuale considerevole, in questo caso superiore al 50 %, della produzione dell’Unione totale di etanolamina.

(5)

La domanda è motivata dal fatto che la scadenza delle misure implica il rischio del persistere o della reiterazione del dumping e del pregiudizio nei confronti dell’industria dell’Unione.

(6)

Avendo stabilito, previa consultazione del comitato consultivo, che esistono elementi di prova sufficienti per giustificare l’apertura di un riesame in previsione della scadenza, la Commissione ha avviato, con un avviso d’apertura, un’inchiesta (6) a norma dell’articolo 11, paragrafo 2, del regolamento di base.

3.   Inchiesta

(7)

I servizi della Commissione hanno informato ufficialmente dell’apertura del riesame i produttori dell’Unione, i produttori esportatori degli USA, gli importatori/operatori commerciali, gli utilizzatori dell’Unione notoriamente interessati e le autorità americane. Le parti interessate hanno avuto la possibilità di comunicare le proprie osservazioni per iscritto e di chiedere un’audizione entro il termine previsto nell’avviso di apertura.

(8)

I servizi della Commissione hanno inviato un questionario a tutte le parti notoriamente interessate e a quelle che hanno richiesto un questionario entro il termine previsto nell’avviso di apertura.

(9)

Inoltre, la Commissione ha dato alle parti direttamente interessate la possibilità di presentare le proprie osservazioni per iscritto e di chiedere un’audizione entro il termine previsto nell’avviso di apertura.

(10)

Al questionario hanno risposto due produttori esportatori americani, un importatore dell’Unione collegato, un importatore svizzero collegato, i produttori dell’Unione richiedenti e un’industria utilizzatrice nell’Unione. Un altro produttore esportatore americano (Huntsman Petrochemical Corporation) ha presentato un documento («dichiarazione») in cui sostiene che le misure vanno abrogate, però non ha risposto al questionario.

(11)

I servizi della Commissione hanno raccolto e verificato tutte le informazioni ritenute necessarie per determinare la probabilità del persistere o della reiterazione del dumping e del pregiudizio e per accertare l’interesse dell’Unione. Sono state effettuate visite di verifica presso le sedi delle seguenti società:

a)

produttori dell’Unione richiedenti

BASF SE/AG, Ludwigshafen, Germania

INEOS Oxide Ltd, Southampton, Regno Unito

Sasol Germany GmbH, Amburgo, Germania

Akzo Nobel Functional Chemicals AB, Stenungsund, Svezia

b)

produttori esportatori degli USA

Dow Chemical Company, Midland, Michigan e Seadrift, Texas, USA

INEOS Oxide LLC, Houston, Texas e Plaquemine, Louisiana, USA

c)

importatore dell’Unione collegato

INEOS Oxide Ltd, Zwijndrecht, Belgio

d)

Importatore svizzero collegato

Dow Europe GmbH, Horgen, Svizzera

e)

industria utilizzatrice dell’Unione

Evonik Degussa GmbH, Essen, Germania

4.   Periodo dell’inchiesta di riesame

(12)

L’inchiesta relativa al persistere o alla reiterazione del dumping e del pregiudizio ha riguardato il periodo compreso tra il 1o ottobre 2007 e il 30 settembre 2008 («PIR»).

(13)

L’esame delle tendenze significative per la valutazione della probabilità del persistere o della reiterazione del pregiudizio ha riguardato il periodo tra il 1o gennaio 2005 e la fine del PIR («periodo considerato»). Tali tendenze sono state esaminate anche alla luce degli effetti della crisi economica mondiale sul mercato dell’etanolamina dopo il PIR.

B.   PRODOTTO IN ESAME E PRODOTTO SIMILE

1.   Prodotto in esame

(14)

Il prodotto in esame è lo stesso delle inchieste precedenti, vale a dire l’etanolamina che attualmente rientra nei codici NC ex 2922 11 00, ex 2922 12 00 e 2922 13 10, originarie degli USA. L’etanolamina è ottenuta facendo reagire l’ossido di etilene (EO), derivante dalla reazione di etilene e ossigeno, con l’ammoniaca. Questa sintesi produce tre reazioni concorrenti e tre diversi tipi di etanolamina: la monoetanolamina (MEA), la dietanolamina (DEA) e la trietanolamina (TEA), a seconda del numero di legami dell’EO. Il numero massimo di combinazioni è limitato dal numero di elementi di idrogeno contenuti nell’ammoniaca, cioè tre. La percentuale dei tre tipi nella produzione complessiva è determinata dalla struttura specifica dell’impianto di produzione, ma può, in certa misura, essere controllata dal rapporto ammoniaca/EO («rapporto molare»).

(15)

Il prodotto in esame è utilizzato come intermedio e/o additivo per i tensioattivi usati in detergenti e prodotti per l’igiene personale, cosmetici, fertilizzanti, agenti per la protezione delle colture (glifosati), anticorrosivi, oli lubrificanti, ausiliari tessili e ammorbidenti (esterquat), materiali fotografici chimici e nell’industria metallurgica e della carta, nella produzione del cemento come legante e additivo per la macinazione, nonché come mezzo assorbente per depuratori di gas (purifica il gas rimuovendo gli acidi). Il prodotto può essere impiegato anche dai produttori stessi o da quelli collegati per la produzione di etilenammina. La MEA è utilizzata ora anche per la taurina e l’elettronica, in particolare per i prodotti del settore LCD.

2.   Prodotto simile

(16)

Come risulta dalle inchieste di riesame precedenti e da quella iniziale, il prodotto in esame fabbricato negli USA e venduto nell’Unione è, in termini di caratteristiche fisiche e tecniche, identico a quello prodotto e venduto nell’Unione dai produttori dell’Unione e non esistono differenze di impiego fra questi prodotti. È stato inoltre constatato che il prodotto in esame fabbricato negli USA e venduto nell’Unione è identico a quello venduto sul mercato interno degli USA. Tutti questi prodotti vanno quindi considerati prodotti simili a norma dell’articolo 1, paragrafo 4, del regolamento di base.

C.   PROBABILITÀ DEL PERSISTERE O DELLA REITERAZIONE DEL DUMPING

(17)

Conformemente all’articolo 11, paragrafo 2, del regolamento di base, è stato esaminato se erano in atto pratiche di dumping e, in caso affermativo, se la scadenza delle misure possa comportare o no il rischio del persistere o della reiterazione del dumping.

1.   Osservazioni preliminari

(18)

Dei quattro produttori esportatori americani citati nella denuncia, due hanno collaborato all’inchiesta e uno non ha collaborato, ma ha presentato una dichiarazione, mentre la quarta società americana citata non ha fatto pervenire alcuna risposta o altra informazione.

(19)

I due produttori esportatori che hanno collaborato rappresentavano una quota considerevole (cioè più del 90 %, la cifra esatta non può essere rivelata per ragioni di riservatezza) delle importazioni effettuate verso l’Unione nel PIR, che ammontavano a 37 583 tonnellate ed erano inferiori dell’8,5 % rispetto alle importazioni del periodo d’indagine precedente (dal 1o luglio 2004 al 30 giugno 2005). Le importazioni verso l’Unione del prodotto in esame provenienti dagli USA hanno rappresentato il 14 % del consumo dell’Unione durante il PIR.

2.   Importazioni oggetto di dumping durante il PIR

(20)

Per quanto riguarda i due produttori esportatori americani che hanno collaborato, il valore normale è stato stabilito per ciascun tipo del prodotto in esame in base al prezzo pagato o pagabile sul mercato interno degli Stati Uniti da acquirenti indipendenti, conformemente all’articolo 2, paragrafo 1, del regolamento di base, poiché è stato constatato che queste vendite sono avvenute in quantitativi sufficienti e nel corso di normali operazioni commerciali.

(21)

Come le inchieste di riesame precedenti e quella iniziale, la presente inchiesta ha evidenziato nuovamente che i due produttori esportatori americani che hanno collaborato hanno esportato il prodotto in esame nell’Unione tramite società collegate. Di conseguenza, a norma dell’articolo 2, paragrafo 9, del regolamento di base, il prezzo all’esportazione è stato costruito in base al prezzo al quale il prodotto importato è stato rivenduto per la prima volta ad un acquirente indipendente nell’Unione. Nel calcolo è stato tenuto conto di tutte le spese sostenute tra l’importazione e la rivendita, incluse le spese di vendita, generali e amministrative, e del profitto realizzato nell’Unione dalle società importatrici durante il PIR. Per quanto riguarda il margine di profitto, non è stato possibile utilizzare il profitto effettivo dell’operatore commerciale collegato, dato che la relazione tra il produttore esportatore e l’operatore commerciale collegato ha reso questi prezzi inattendibili. Il margine di profitto è stato quindi fissato ad un tasso ragionevole, non superiore al margine di profitto effettivo ottenuto dagli operatori commerciali collegati e conforme ai margini di profitto utilizzati per motivi simili nell’inchiesta precedente.

(22)

Il valore normale è stato messo a confronto con il prezzo medio all’esportazione di ciascun tipo di prodotto in esame, a livello franco fabbrica e allo stesso stadio commerciale. A norma dell’articolo 2, paragrafo 10, del regolamento di base e al fine di garantire un confronto equo, si è tenuto conto delle differenze tra i fattori che, secondo quanto viene affermato e dimostrato, influiscono sui prezzi e sulla loro comparabilità. Sono stati applicati adeguamenti per le spese di trasporto interno e marittimo, le riduzioni differite, i costi di movimentazione e di imballaggio, i costi di credito e i dazi all’importazione, tutti detratti dai prezzi di rivendita in modo da ottenere un importo franco fabbrica.

(23)

A norma dell’articolo 2, paragrafo 11, del regolamento di base, il margine di dumping è stato calcolato per ciascun tipo di prodotto in base a un confronto tra la media ponderata dei valori normali e la media ponderata dei prezzi all’esportazione, allo stesso stadio commerciale. Questo confronto ha dimostrato l’esistenza del dumping durante il PIR, anche se a un livello inferiore rispetto a quello stabilito nell’inchiesta precedente. La media ponderata del margine di dumping espressa in percentuale del valore cif alla frontiera dell’Unione era pari all’11,9 % per la INEOS Oxide LLC e allo 0 % per la Dow Chemical. Per quanto riguarda gli altri produttori americani che non hanno collaborato all’inchiesta e che nel PIR hanno effettuato meno del 5 % delle importazioni (la cifra esatta non può essere rivelata per ragioni di riservatezza) del prodotto in esame dagli USA verso l’Unione, il margine di dumping ha dovuto essere basato sui dati disponibili secondo le disposizioni dell’articolo 18 del regolamento di base.

Come già indicato, l’inchiesta ha stabilito l’esistenza di pratiche di dumping. Quindi, a norma dell’articolo 18, paragrafo 6, del regolamento di base, l’esistenza di un dumping dell’11,9 %, livello constatato per la INEOS Oxide LLC, è attribuita anche agli esportatori che non hanno collaborato all’inchiesta. Infatti, non vi è motivo di ritenere che una parte che non ha collaborato all’inchiesta abbia praticato un dumping inferiore a quello delle parti che hanno collaborato e di trattare tale parte in modo più favorevole rispetto a quelle che hanno collaborato. Va notato che non erano disponibili informazioni verificabili per i produttori americani che non hanno collaborato, mentre le risposte al questionario dei produttori esportatori americani che hanno collaborato, verificate confrontandole alle statistiche di Eurostat, escludono la possibilità che le quantità mancanti abbiano potuto essere esportate dai produttori esportatori americani che hanno collaborato.

3.   Andamento delle importazioni in caso di abrogazione delle misure

(24)

Dopo avere analizzato l’esistenza di pratiche di dumping nel PIR, si è proceduto ad esaminare la probabilità del persistere del dumping.

(25)

L’abrogazione delle misure consentirebbe agli esportatori di ridurre i prezzi all’esportazione. Una riduzione dei prezzi all’esportazione renderebbe il prodotto americano più conveniente sul mercato dell’Unione. Se i prezzi all’esportazione venissero ridotti in proporzione al livello dei dazi antidumping, i margini di dumping constatati nel PIR sarebbero del 12 % per la INEOS Oxide LLC e per le parti che non hanno collaborato (conformemente all’articolo 18 del regolamento di base), mentre non vi sarebbe ancora alcun dumping per la Dow Chemical. La lieve differenza tra il margine di dumping con dazio e quello senza dazio è dovuta al fatto che, durante il PIR, il livello generale dei prezzi dell’etanolamina era piuttosto alto, il che significa che il dazio antidumping imposto sotto forma di importo specifico fisso ha avuto un impatto minimo. Dopo il PIR, i prezzi dell’etanolamina sono generalmente diminuiti in modo considerevole, come spiegato sotto più dettagliatamente.

(26)

Le capacità di produzione inutilizzate negli USA durante il PIR non sono irrilevanti. Secondo le stime, esse ammontano a 60 000 tonnellate. Questa cifra è stata calcolata in base ai volumi prodotti dai due produttori esportatori che hanno collaborato, al fatto che normalmente i tassi di produzione previsti rappresentano circa il 90 % della capacità nominale, all’ipotesi che i rendimenti effettivi dei produttori americani che non hanno collaborato non avrebbero potuto essere ottenuti a tassi di produzione effettivi inferiori all’80 % della capacità nominale, nonché alle informazioni delle principali riviste del settore. Se fossero raggiunti tassi di produzione più elevati, la cifra potrebbe essere dell’ordine di 85 000 tonnellate. Rispetto a una capacità nominale totale degli USA stimata in 732 000 tonnellate, la domanda totale stimata, compreso il consumo vincolato, ammonta a 588 000 tonnellate. Il tasso di utilizzo delle capacità relativamente basso è stato causato da una serie di incidenti avvenuti in questi ultimi anni, vale a dire le chiusure selettive effettuate dai produttori americani per tenere basse le scorte, l’espansione delle loro capacità (l’ultima espansione di 45 000 tonnellate della Dow Chemical e l’ultima espansione di 32 000 tonnellate di uno dei produttori esportatori americani che non hanno collaborato) e l’impatto dei cicloni Gustav e Ike su alcuni impianti di produzione o di estrazione di materie prime. Per quanto riguarda i cicloni, il loro impatto si sentiva ancora nel PIR, ma è stato superato in seguito.

Esso è stato valutato, secondo le stime del PCI Consulting Group effettuate nel 2008, a una perdita di produzione di 39 000 tonnellate (7). L’esistenza di capacità di produzione potenziali inutilizzate negli USA nel 2007 e 2008, un periodo compreso nel PIR, è confermata anche da un’importante pubblicazione annuale che analizza il mercato dell’etanolamina (8). Secondo le sue stime, nel 2007 si è avuta un’eccedenza di produzione di 65 000 tonnellate sul mercato americano. Le capacità inutilizzate di 60 000 tonnellate vanno confrontate con il volume delle esportazioni dagli USA verso l’Unione durante il PIR (37 583 tonnellate) e il consumo totale dell’Unione (268 000 tonnellate). Ne consegue che esiste un notevole potenziale di aumento delle esportazioni dagli USA e di acquisizione di una parte del mercato dell’Unione.

(27)

L’inchiesta ha dimostrato che i produttori americani hanno crescenti difficoltà a trovare sbocchi in vari importanti mercati d’esportazione, perché questi sono diventati autosufficienti o lo diventeranno prossimamente. Infatti, sui mercati dei paesi terzi riforniti dagli USA sono avvenute varie espansioni di capacità, concluse recentemente o in atto, come:

i)

la recente espansione di capacità (da 55 000 a 65 000 tonnellate, a seconda delle fonti) del Brasile, un importante mercato d’esportazione per i produttori americani;

ii)

l’espansione globale di 180 000 tonnellate della Cina, un mercato in cui alcuni produttori americani esportano attraverso società joint-venture stabilite in altri paesi asiatici; e

iii)

l’espansione di Taiwan e della Thailandia (90 000 tonnellate in totale), che rende il mercato asiatico una zona caratterizzata da un eccesso di capacità e lascia poco spazio alle esportazioni delle imprese non asiatiche. Nel 2008 il totale delle esportazioni americane verso mercati diversi da quello dell’Unione ammontava a 137 000 tonnellate, di cui 61 600 tonnellate (9) erano destinate al mercato asiatico. Una quantità considerevole di queste esportazioni dovrà quindi essere trasferita verso nuovi mercati.

(28)

Per concludere, come indicato nel considerando 26, esistono notevoli capacità inutilizzate che potrebbero essere impiegate per produrre più etanolamina e venderle sul mercato dell’Unione in caso di abrogazione delle misure. Inoltre, è probabile che i mercati di esportazione importanti per i produttori americani siano saturi a causa dell’aumento delle produzioni locali, il che renderebbe il mercato dell’Unione un’alternativa molto attraente per le esportazioni degli USA.

(29)

È stato esaminato anche il possibile comportamento commerciale del produttore americano che non ha collaborato, menzionato nel considerando 10. Si ricorda che l’unica informazione che ha presentato è stato una dichiarazione, in cui concludeva che le importazioni di etanolamina originaria degli USA non causavano alcun pregiudizio e che non esistevano rischi di reiterazione di un dumping pregiudizievole. La società ha sostenuto che durante il PIR aveva effettuato solo vendite di quantitativi ridotti del prodotto in esame alle due parti indipendenti e alla parte collegata nell’Unione. Essa ha anche affermato che desiderava avere un sistema regolare ed equo di vendite nell’Unione, ma non ha fornito dati concreti o informazioni verificabili sulle sue prestazioni nel PIR relative al prodotto in esame o sul comportamento che intendeva adottare in futuro nel commercio dell’etanolamina con il mercato dell’Unione. Le conclusioni in merito al produttore americano che non ha collaborato si sono perciò dovute basare sui dati disponibili, a norma dell’articolo 18 del regolamento di base. A tale riguardo sono state ottenute informazioni pubblicamente disponibili dal sito Internet di questa società, nonché dai dati pertinenti pubblicati su Chemical Economics Handbook, Product Review on Ethanolamines (SRI Consulting), un’importante rivista del settore. In base a tali informazioni è stato concluso che questo produttore americano che non ha collaborato rappresentava il 29 % della capacità produttiva degli USA durante il PIR, considerando il prodotto in esame come appartenente a un settore di attività della società con il miglior rendimento.

L’importanza globale del mercato dell’Unione è stata confermata anche dal fatto che le vendite all’Unione rappresentano circa il 33 % del totale delle vendite di questa società. Data la rilevanza di questo produttore sul mercato americano, la sua capacità di produzione, l’importanza globale dell’Unione nelle sue attività commerciali e l’importanza del mercato dell’Unione nel mercato mondiale di etanolamina, è ragionevole supporre che questo produttore americano che non ha collaborato aumenterebbe ulteriormente le sue esportazioni verso l’Unione in caso di scadenza delle misure. In base ai dati registrati nel PIR, esiste un incentivo per farlo, soprattutto a causa del livello elevato dei prezzi del prodotto in esame sul mercato dell’Unione.

(30)

Dal novembre 2004 la Cina riscuote dazi antidumping sulla MEA e sulla DEA proveniente da Giappone, USA, Iran, Malaysia, Taiwan e Messico. L’etanolamina originaria degli USA è soggetta a dazi che variano dal 20 % al 74 %. Nel 2008 l’11 % del totale delle esportazioni americane era destinato alla Cina (10), un mercato con una domanda crescente del prodotto in esame e che nel 2007 ha prodotto circa il 24 % del suo consumo interno totale di etanolamina. Va notato che la Dow Chemical ha costituito una società joint-venture con la Petronas, denominata Optimal, e ha installato 75 000 tonnellate di capacità in Malaysia, destinate dal 2002 a rifornire il mercato asiatico dell’etanolamina. Rimane comunque il fatto che le effettive esportazioni americane verso la Cina sono soggette a misure e quindi limitano, a tutti gli effetti pratici, la possibilità di assorbire in modo significativo le capacità inutilizzate.

(31)

Inoltre, sembra che il potenziale di esportazione di etanolamina degli USA verso la Cina sia stato indebolito dal fatto che il regime di dazio cinese sull’etanolamina importata dai paesi dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (ASEAN) è stato modificato (dazi d’importazione ridotti dal 5 % allo 0 %), offrendo un vantaggio supplementare ai produttori di etanolamina dei paesi ASEAN che esportano in Cina (11).

(32)

Il mercato dell’etanolamina è caratterizzato da una forte crescita della domanda di DEA, dovuta al suo impiego per la produzione dell’erbicida glifosato. La domanda di TEA è accresciuta in particolare dall’impiego nel settore dei cementi e degli ammorbidenti per tessuti. Il mercato principale per la MEA è la sintesi di composti organici (soprattutto etilenammine). Un regolamento in vigore negli USA dal 1o gennaio 2005, che vieta l’utilizzo di prodotti alternativi a base di metallo per il trattamento del legno, ha determinato un aumento della domanda di MEA. Tuttavia, in base alle informazioni delle principali riviste del settore, l’impatto del provvedimento legislativo americano del 2005 sulla domanda non darà più luogo a forti aumenti del consumo in futuro. Infatti, le informazioni disponibili pubblicamente confermano che il consumo di MEA destinata ai prodotti di preservazione del legno è aumentato da 3 000 tonnellate nel 2001 a 107 000 tonnellate nel 2007. Dal 2006 i tassi di crescita annuali sono stati però modesti (3 %) e non si prevede che cambieranno sostanzialmente in futuro. Ciò è dovuto alla stabilizzazione di questo segmento di mercato e alla concorrenza sul mercato dei preservanti del legno di altri prodotti che non utilizzano MEA (prodotti di preservazione del legno a base di borato, specie di legno resistenti per natura ai parassiti e acciaio riciclato). In breve, la domanda è aumentata fino al PIR, ma dovrebbe stabilizzarsi in futuro.

(33)

Sono state esaminate anche le informazioni disponibili riguardanti la possibile evoluzione della domanda negli USA e nel resto del mondo fino al 2013. Tutte le cifre figuranti nei seguenti considerando sono basate su informazioni fornite dai denunzianti, Dow Chemical, INEOS Oxide LLC e dalle più importanti pubblicazioni di riferimento dell’industria chimica, dei gruppi SRI Consulting, PCI e Tecnon OrbiChem Ltd. I dati non riflettono ancora l’impatto della crisi economica attuale.

(34)

Secondo tali informazioni, il tasso di crescita medio annuo della domanda negli USA dovrebbe raggiungere il 3,1 %. I tassi di crescita sugli altri mercati sono più elevati. Il tasso di crescita medio annuo previsto nell’Unione non raggiungerà il 4 %, mentre è del 4,6 % in Cina, del 5 % in America centrale e meridionale e del 13,4 % nel Medio Oriente. Questa situazione conferma che i produttori americani dovranno cercare nuovi mercati di esportazione e tentare di aumentare al massimo la loro presenza e i loro profitti in zone del mondo in cui è prevista una maggiore crescita e dove esiste la possibilità di acquisire maggiori quote di mercato.

(35)

Se si confronta l’evoluzione della domanda con la capacità di produzione disponibile, si ottiene il quadro seguente, basato anch’esso su dati anteriori alla crisi: negli USA, dove la produzione effettiva nel PIR superava di circa 65 000 tonnellate il consumo effettivo del prodotto, considerando le capacità inutilizzate, ci vorrà del tempo prima che venga assorbita la capacità di produzione supplementare diventata operativa recentemente. Secondo le informazioni disponibili, la sovraccapacità degli USA probabilmente non cesserà prima del 2013. Quindi, si prevede che i produttori americani non saranno meno incentivati ad esportare nel prossimo futuro.

(36)

Nel 2007, invece, la domanda sul mercato europeo è stata leggermente superiore (12) alla capacità di produzione dell’Unione. Tuttavia, in base ai dati anteriori alla crisi, è improbabile che questa situazione rimanga invariata. Infatti, se si confrontano i tassi di crescita previsti con le espansioni di capacità annunciate, è probabile che si avrà un eccesso di capacità se i piani d’investimento della INEOS Oxide Ltd saranno realizzati nell’Unione. Tale espansione di capacità diventerà operativa soltanto alla fine del 2010. Il mercato dell’Unione diventerebbe quindi molto vulnerabile a qualsiasi pressione derivante dalla necessità dei produttori americani di acquisire mercati per la loro produzione eccedentaria.

(37)

In generale, si prevede che entro il 2013 la capacità di produzione mondiale aumenterà da circa 1 764 000 tonnellate a 2 423 000 tonnellate (capacità nominale). Questa cifra comprende le nuove capacità installate nell’Unione (+ 119 000), in Russia (+50 000), in Arabia Saudita (+ 100 000) e in Asia (+ 394 000) (13). In Cina è previsto un aumento della capacità di produzione di etanolamina di 344 000 tonnellate nel periodo 2009-2011. Tenuto conto del fatto che un produttore americano vende il prodotto in esame alla Cina attraverso una joint-venture in Malaysia, è ovvio prevedere che qualsiasi aumento di autosufficienza della Cina limiterà gravemente le possibilità di esportare dei produttori americani. Per quanto riguarda gli altri mercati asiatici, le informazioni disponibili confermano che stanno diventando anch’essi autosufficienti, il che accresce la pressione sui produttori americani per trovare nuovi mercati.

(38)

La domanda mondiale, in previsione di un tasso di crescita del 3,5-4 %, aumenterà a 1 836 000 tonnellate entro il 2013. Prendendo in considerazione il fatto che parte dell’eccesso di capacità viene sempre assorbito attraverso gli arresti di produzione per manutenzione e che quindi è necessario disporre di un certo margine di riserva, le proiezioni per il 2013 indicano solo un equilibrio negli USA e un eccesso di capacità altrove. In breve, le varie espansioni di capacità e proiezioni della situazione di mercato fino al 2013 indicano che è probabile che i produttori esportatori americani facciano ricorso a pratiche di dumping sul mercato dell’Unione, perché probabilmente l’equilibrio fra la domanda e l’offerta sul mercato americano non sarà raggiunto prima del 2013.

(39)

Va notato che l’etanolamina fa parte del settore commerciale dei derivati dell’OE. Anche il glicole monoetilenico (MEG) appartiene a questo settore. Vi sono indizi che la maggior parte dei produttori asiatici di derivati dell’OE cerca di concentrarsi su un settore dei derivati dell’OE diverso dal MEG, data la forte depressione dei mercati di glicole, e quindi immette più etanolamina sul mercato. Infatti, a causa dei prezzi molto bassi di MEG nel 2008, i produttori asiatici che possono produrre sia MEG sia etanolamina preferiscono la produzione di etanolamina per migliorare la propria redditività globale (14). È probabile che questo restringa il mercato dell’etanolamina in Asia, che nel 2008 rappresentava il 18 % (15) del totale delle esportazioni americane. In base alle informazioni disponibili dall’inizio dell’attuale crisi economica, alcuni prevedevano che in Asia sarebbero esistite ancora carenze sostanziali a brevissimo termine (16), ma che sarebbero state colmate a medio termine, considerando il forte aumento della capacità di produzione di etanolamina in Asia, come indicato al considerando 27.

(40)

Le informazioni disponibili posteriori al PIR confermano che a causa dei prezzi molto bassi del MEG i produttori che producono sia MEG sia etanolamina preferiscono la produzione di etanolamina per migliorare la propria redditività globale. Per quanto riguarda l’evoluzione delle capacità di produzione di MEG a livello mondiale, le informazioni (17) disponibili indicano che sono aumentate circa del 19 % nel periodo considerato. Quest’aumento è dovuto in particolare all’aumento, oltre che in Asia, nei paesi del Medio Oriente (Iran, Kuwait e Arabia Saudita), dove l’espansione della capacità di produzione di MEG continuerà fino al 2015. In Messico la capacità di produzione di etanolamina è aumentata di 40 000 tonnellate nel periodo considerato, mentre le informazioni disponibili indicano che è prevedibile un passaggio dalla produzione di MEG a quella di etanolamina. Questa situazione conferma che il mercato mondiale si trova di fronte a un grave problema di sovrapproduzione di MEG e spiega il calo generale dei suoi prezzi.

(41)

Dato che gli USA sono il mercato dell’etanolamina più importante del mondo, si prevede che saranno il primo mercato ad affrontare le conseguenze dell’eccesso di capacità di produzione di MEG, vale a dire il calo dei prezzi di MEG e il trasferimento dalla materia prima utilizzata (OE) dalla produzione di MEG a quella di etanolamina. È ovvio che la sovraccapacità di produzione di MEG e le conseguenze che ne derivano, insieme all’eccesso di etanolamina già constatato sul mercato americano, eserciteranno una pressione sui prezzi dell’etanolamina.

(42)

In generale sul mercato dell’Unione le vendite con contratti a tempo determinato sono meno frequenti che su quello americano, ma tutti i contratti verificati contenevano clausole che permettevano un adattamento dei prezzi relativamente rapido in seguito alle fluttuazioni dei prezzi (normalmente entro poche settimane). Di conseguenza, l’esistenza di un contratto di vendita non significa che i prezzi di vendita siano fissati per un periodo più lungo e siano quindi stabili. I prezzi unitari dipendono fortemente dai prezzi del mercato mondiale.

(43)

Gli utilizzatori industriali degli USA e dell’Unione ottengono di solito condizioni simili sui due mercati, poiché sono spesso società multinazionali che negoziano le condizioni di fornitura a livello mondiale e selezionano fornitori in grado di operare a un livello simile. Le vendite a operatori commerciali e distributori effettuate dai due produttori esportatori che hanno collaborato rappresentano solo tra il 10 % e 20 % delle vendite sul mercato americano e tra il 25 % e 35 % delle vendite sul mercato dell’Unione. In base ai dati verificati, i prezzi interni americani praticati agli operatori commerciali erano mediamente inferiori del 7 % rispetto ai prezzi dell’Unione e i prezzi di vendita americani agli utilizzatori industriali nazionali erano in media inferiori quasi del 30 % rispetto a quelli praticati agli utilizzatori dell’Unione. Questi dati confermano che nel PIR esisteva una differenza comparativamente significativa tra i due mercati e che i prezzi del mercato dell’Unione erano più alti dei prezzi americani. Quindi, tenuto conto della saturazione degli altri mercati di esportazione degli USA e del livello dei prezzi nell’Unione, l’abrogazione delle misure costituirebbe un notevole incentivo ad aumentare le esportazioni verso l’Unione se questa differenza di prezzo si manterrà nel prossimo futuro. A tale riguardo va notato che, come spiegato nel considerando 48, i dati posteriori al PIR indicano che, a causa della crisi economica mondiale, i prezzi americani hanno superato quelli dell’Unione in tale periodo.

(44)

In base ai dati relativi al PIR e vista la differenza non trascurabile tra i prezzi americani e quelli dell’Unione per gli utilizzatori industriali, che rappresentano la maggioranza dei clienti, l’abrogazione delle misure costituirebbe un notevole incentivo a trasferire le vendite americane verso l’Unione. In ogni caso, la situazione è cambiata dopo il PIR e per la maggior parte dei tipi di prodotti i prezzi delle esportazioni americane sarebbero competitivi solo a livelli di dumping (vedere considerando 48).

(45)

Dall’inchiesta è emerso che nel PIR i principali mercati d’esportazione degli USA erano il Canada, il Messico, il Brasile e l’Unione. Per quanto riguarda i prezzi di vendita, i prezzi delle esportazioni americane verso i paesi terzi erano generalmente più elevati di quelli praticati sul mercato americano e i prezzi delle esportazioni americane verso l’Unione erano generalmente più elevati di quelli praticati per il resto del mondo. Sebbene questa situazione possa essere attribuita in parte al volume ridotto delle esportazioni (un volume minore determina di solito prezzi più elevati), essa conferma anche l’importanza dei mercati d’esportazione per i produttori americani, che potrebbero sempre sperare prezzi più elevati e considerare quindi questi mercati come molto attraenti se sul mercato interno americano sorgessero problemi come un eccesso di offerta/capacità o un’erosione della domanda.

(46)

I prezzi globali dell’etanolamina sono calati verso la fine del 2008, dopo aver raggiunto un massimo assoluto nel terzo trimestre e all’inizio del quarto trimestre del 2008. Successivamente, i prezzi sono diminuiti a causa della debolezza della domanda e dei costi molto inferiori dell’etilene (18). È evidente che quest’erosione dei prezzi è avvenuta anche nei mercati d’esportazione tradizionali degli USA, come il Canada, il Messico o il Brasile (19), il che dimostra che i prezzi posteriori al PIR sui mercati d’esportazione tradizionali degli USA sono inferiori ai prezzi dell’Unione.

(47)

In conclusione, per i due produttori esportatori che hanno collaborato il mercato americano resta, in linea di principio, il principale mercato di vendita. La maggior parte delle esportazioni americane del prodotto in esame viene assorbita dall’Unione e dal Canada (che non produce etanolamina), seguiti da Brasile e Messico. Nel PIR circa il 20 % della produzione americana è stato esportato a prezzi generalmente superiori a quelli praticati sul mercato interno americano. Quindi le vendite verso l’Unione e il resto del mondo hanno svolto nel PIR un ruolo importante per l’utilizzazione e la redditività globale delle capacità di produzione installate. Mentre i prezzi sono cambiati notevolmente dopo il PIR, non vi sono dubbi sull’importanza che i mercati di esportazione continuano ad avere per la redditività e l’utilizzazione delle capacità. Non vi sono elementi comprovanti che quanto sopra menzionato non si applichi ai produttori americani che non hanno collaborato.

(48)

Un elemento che probabilmente avrà un ruolo cruciale nell’evoluzione delle capacità e della domanda mondiale nel prossimo futuro è l’impatto della recente crisi economica mondiale. La società Dow Chemical ha sostenuto che la crisi non avrà un impatto significativo sul commercio dell’etanolamina, che la crisi attuale sta finendo e i prezzi dovrebbero risalire nuovamente nella seconda metà del 2009. L’industria dell’Unione ha invece sostenuto che la domanda è diminuita del 30 %, i suoi prezzi di vendita sono calati fortemente e tale calo è maggiore di quello del prezzo delle materie prime utilizzate per la produzione di etanolamina, cioè l’OE e l’ammoniaca.

Le affermazioni della Dow Chemical non sono state ritenute convincenti. Storicamente le crisi economiche incidono negativamente sulla domanda per certi settori di utilizzazione finale del prodotto in esame, come i prodotti per l’igiene e la cura personali. Come già spiegato, l’impatto sulla domanda della legislazione americana relativa al trattamento del legno probabilmente cesserà gradualmente tra breve, mentre la ben nota debolezza del settore edile ed automobilistico in Europa e negli USA non pare giovare alla domanda del prodotto in esame nel settore del cemento e dei fluidi per autoveicoli, per lo meno in un prossimo futuro. Inoltre, le applicazioni tessili negli USA hanno avuto anch’esse una tendenza al ribasso e si sono poi stabilizzate nel 2007. Nel complesso le affermazioni della Dow Chemical riguardo alla crisi economica e alla futura evoluzione dei prezzi non sono state confermate da nessuna informazione accessibile pubblicamente fornita durante la presente inchiesta. Le informazioni disponibili sulle principali riviste specializzate hanno invece confermato la spiegazione dell’industria dell’Unione, che la domanda era diminuita fortemente, in alcuni settori persino del 40 %.

I dati disponibili, posteriori al PIR, indicano che il dumping è aumentato rispetto alla situazione prevalente nel PIR. Come è già stato osservato, durante il PIR esisteva una differenza comparativamente grande tra il mercato dell’Unione e quello degli USA e i prezzi dell’Unione erano spesso superiori a quelli americani. È stato quindi constatato un dumping per due esportatori americani, ma non per il terzo. Verso la fine del PIR e nell’ottobre 2008 si è avuto chiaramente un surriscaldamento del mercato. In particolare, i prezzi americani sono aumentati considerevolmente e hanno superato quelli dell’Unione per due dei tre tipi di prodotto (MEA e DEA, che costituivano il 41 % delle esportazioni americane) mentre la differenza con la TEA è notevolmente diminuita. Anche se i prezzi sono calati fortemente dall’ottobre 2008, i dati disponibili più recenti indicano che i prezzi negli USA sono ancora superiori a quelli in Europa, in particolare i prezzi della MEA e della DEA. In altre parole, tutte le esportazioni dagli USA verso l’Europa dovranno essere effettuate a prezzi di dumping, perché i loro prezzi siano competitivi con quelli dei prodotti europei.

(49)

Va ricordato che uno dei due produttori esportatori che hanno collaborato ha fatto ricorso al dumping nel PIR, anche se a livello inferiore rispetto alla precedente inchiesta di riesame. È stato però constatato un dumping anche per i produttori esportatori che non hanno collaborato.

(50)

Rispetto alla precedente inchiesta di riesame, la quota di mercato delle importazioni americane è scesa dal 16,7 % al 14 %. Negli USA esiste ancora una considerevole capacità inutilizzata di circa 60 000 tonnellate, sebbene sia diminuita rispetto al riesame precedente. Va notato che il basso tasso di utilizzo durante il PIR è stato una conseguenza di eventi temporanei e che l’utilizzo del 29 % delle capacità installate negli USA non ha potuto essere determinato a causa della mancanza di collaborazione. Contemporaneamente, si prevede che la domanda sul mercato americano aumenterà a un ritmo leggermente più lento che nell’Unione e che l’eccesso di capacità negli USA sarà assorbito al più presto entro il 2013. Inoltre, i produttori americani sono motivati ad aumentare le loro vendite sul mercato dell’Unione in caso di abrogazione delle misure, perché in vari casi i prezzi del mercato dell’Unione sono risultati superiori a quelli praticati sul mercato interno degli USA e su qualsiasi altro mercato d’esportazione dei produttori americani nel PIR. I punti sopramenzionati dimostrano che esiste un incentivo per le società americane ad aumentare la loro presenza sul mercato dell’Unione. Ciò darebbe luogo a un eccesso di offerta e quindi a una spirale discendente dei prezzi, in altre parole a un volume di importazioni oggetto di dumping ancora più elevato che nel PIR. La probabilità di una persistenza o un aumento delle importazioni oggetto di dumping sulla base dei dati del PIR è ancora maggiore se si tiene conto degli sviluppi posteriori al PIR. Dopo il PIR e a causa della crisi economica mondiale, i prezzi americani di una parte significativa del prodotto in esame hanno superato quelli dell’Unione, mentre i livelli dei prezzi erano generalmente inferiori nel resto del mondo. L’evoluzione dopo il PIR indica chiaramente che se i produttori americani vogliono competere con l’industria dell’Unione, i loro prodotti dovranno essere importati a prezzi di dumping in quantità ancora maggiore che durante il PIR.

(51)

In conclusione, in caso di abrogazione delle misure è probabile che il dumping persista e che aumenti il volume delle importazioni, che potrebbe esercitare una pressione al ribasso sui prezzi nell’Unione almeno fino al 2013.

D.   DEFINIZIONE DELL’INDUSTRIA DELL’UNIONE

(52)

La denuncia è stata presentata per conto di quattro produttori di etanolamina noti dell’Unione, che rappresentano una percentuale considerevole della produzione dell’Unione totale nota del prodotto simile, superiore in questo caso al 95 %.

(53)

I quattro produttori dell’Unione che hanno presentato la domanda hanno collaborato pienamente all’inchiesta. Un’altra società dell’Unione, la LUKOIL Neftochim Bourgas AD, ha sostenuto la denuncia come produttore dell’Unione, ma non ha risposto al questionario e non ha fornito altre informazioni o dati. I produttori dell’Unione richiedenti hanno siti di produzione in Francia, Germania, Svezia e Belgio.

(54)

Va notato che un produttore dell’Unione, la società INEOS Oxide Ltd, ha anche interessi concernenti i suoi prodotti negli USA. Durante l’inchiesta questo particolare produttore ha dichiarato di considerarsi un produttore dell’Unione a pieno titolo. La società ha importato il prodotto in esame dal suo produttore americano collegato durante il PIR, ma la percentuale delle importazioni rispetto alla sua produzione dell’Unione è inferiore al 10 %. Inoltre, secondo le informazioni disponibili, questo produttore prevede di espandere le sue capacità nell’Unione entro la fine del 2010. Secondo quanto precede, questa società può essere considerata un effettivo produttore dell’Unione, poiché le sue importazioni non costituiscono la parte fondamentale della sua attività commerciale. Pertanto, non si ritiene opportuno escludere tale produttore dalla definizione di industria dell’Unione di cui all’articolo 4, paragrafo 1, lettera a), del regolamento di base.

(55)

In base a ciò, i quattro produttori dell’Unione sono BASF SE/AG, INEOS Oxide Ltd, Sasol Germany GmbH e Akzo Nobel Functional Chemicals AB, che rappresentano l’industria dell’Unione conformemente all’articolo 4, paragrafo 1, e all’articolo 5, paragrafo 4, del regolamento di base. Essi sono denominati di seguito «industria dell’Unione».

(56)

L’inchiesta ha rivelato, come la precedente inchiesta di riesame, che una parte della produzione di etanolamina dell’Unione è destinata all’utilizzo interno o vincolato. Tre delle quattro società appartenenti all’industria dell’Unione producono per un uso vincolato. L’inchiesta ha confermato che l’industria dell’Unione non acquista il prodotto in esame per un uso vincolato da parti indipendenti, all’interno o all’esterno dell’Unione, e che la produzione vincolata serve per la produzione di altri prodotti derivati. L’etanolamina per uso vincolato non è quindi considerata in concorrenza con l’etanolamina disponibile sul mercato dell’Unione («il mercato libero»).

E.   SITUAZIONE SUL MERCATO DELL’UNIONE

1.   Consumo dell’Unione

(57)

Il consumo dell’Unione è stato calcolato sommando il volume della produzione propria dei produttoridell’Unione, destinata alla libera vendita sul mercato dell’Unione e all’uso vincolato di questi produttori, con i volumi delle importazioni dai paesi terzi verso il mercato dell’Unione e detraendo le esportazioni dei produttori dell’Unione. Sono state aggiunte anche le stime per il produttore che non ha collaborato, che rappresenta una parte molto ridotta della produzione dell’Unione.

(58)

In base a tali dati, il consumo dell’Unione ha avuto la seguente evoluzione:

Consumo

(t)

2005

2006

2007

PIR

Totale

439 521

438 872

479 361

475 269

Indice

100

100

109

108

Produzione vincolata

248 994

246 857

243 995

206 982

Indice

100

99

98

83

Mercato libero

190 505

192 010

235 461

268 386

Indice

100

101

124

141

Fonte: Risposte al questionario ed Eurostat.

(59)

Il consumo del mercato libero è aumentato del 41 % nel corso del periodo considerato e l’aumento maggiore si è verificato tra il 2007 e il PIR. Per quanto riguarda il mercato vincolato, il consumo è diminuito del 17 %.

2.   Importazioni provenienti dagli USA

(60)

Il volume delle importazioni del prodotto in esame dagli USA verso l’Unione è diminuito del 16 % nel corso del periodo considerato. Nonostante ciò, dal 2007 al PIR è stato osservato un leggero aumento delle importazioni. Riassumendo, i produttori americani non hanno aumentato le loro esportazioni verso l’Unione a causa di i) problemi operativi (l’impatto materiale dei cicloni sulla produzione e sulle esportazioni americane) e la conseguente necessità di soddisfare il mercato interno degli USA; e ii) la contrazione dell’offerta e della domanda mondiale, dovuta a carenze di produzione in altre parti del mondo e a migliori opportunità commerciali con il trasferimento delle materie prime utilizzate per l’etanolamina alla produzione di MEG. Inoltre, durante il periodo considerato un produttore americano ha quasi cessato le sue esportazioni verso l’Unione, contribuendo così al calo osservato. Va notato anche che nel PIR una parte considerevole delle importazioni americane non è stata oggetto di dumping.

Importazioni

(t)

2005

2006

2007

PIR

Prodotto in esame

44 912

39 641

35 892

37 583

Indice

100

88

80

84

Fonte: Risposte al questionario ed Eurostat.

(61)

Il prezzo medio all’importazione è aumentato costantemente nel corso del periodo considerato. Nel complesso, il prezzo medio all’importazione dagli USA è sempre stato inferiore al prezzo medio dell’industria dell’Unione.

Prezzo medio all’importazione per tonnellata

(in EUR)

2005

2006

2007

PIR

Prodotto in esame

825

974

1 000

1 114

Indice

100

118

121

135

Fonte: Risposte al questionario ed Eurostat.

(62)

La quota di mercato delle importazioni dagli USA è diminuita del 9,6 % nel periodo considerato. Anche questo calo è attribuito ai problemi descritti sopra al considerando 60.

Quota del mercato americano

2005

2006

2007

PIR

Prodotto in esame

23,6 %

20,6 %

15,2 %

14 %

Indice

100

88

65

59

Fonte: Risposte al questionario ed Eurostat.

(63)

Per verificare se vi sia stata sottoquotazione dei prezzi, i prezzi all’importazione dei due produttori esportatori che hanno collaborato, praticati ai clienti indipendenti, sono stati confrontati con i prezzi dell’industria dell’Unione, sulla base delle medie ponderate per tipi di prodotti comparabili durante il PIR. I prezzi dell’industria dell’Unione sono stati adeguati a un livello franco fabbrica e confrontati ai prezzi all’importazione cif frontiera dell’Unione, inclusi tutti i tipi di dazi doganali. Il confronto dei prezzi è stato effettuato per transazioni allo stesso stadio commerciale, dopo i dovuti adeguamenti, se necessario, e la detrazione di riduzioni e sconti.

(64)

In base alla metodologia descritta sopra non è stata constatata una sottoquotazione dei prezzi di vendita dell’industria dell’Unione.

3.   Importazioni da altri paesi terzi

(65)

Le importazioni da altri paesi terzi sono aumentate costantemente durante il periodo considerato, raggiungendo il massimo nel 2007, e hanno rivelato una tendenza al ribasso tra il 2007 e il PIR. Nonostante ciò, nel periodo considerato sono sempre rimaste nettamente inferiori a quelle degli USA. Gli altri principali paesi esportatori sono la Russia, il Messico, l’Iran e Taiwan. Fuorché in Russia, dove si registra un costante aumento delle esportazioni, in tutti gli altri paesi l’evoluzione delle esportazioni è incoerente, con aumenti e diminuzioni di quantità irregolari da un anno all’altro.

Importazioni da altri paesi

2005

2006

2007

PIR

Tonnellate

7 862

16 021

23 086

19 644

Indice

100

204

294

250

Quota di mercato

4,1 %

8,3 %

9,8 %

7,3 %

Indice

100

202

238

177

Prezzo all’importazione (EUR/t)

1 215

1 177

1 402

1 459

Indice

100

97

115

120

Fonte: Eurostat.

4.   Situazione economica dell’industria dell’Unione

(66)

Si ricorda che l’industria produce anche per l’uso vincolato. Sulla base delle vendite sul mercato libero e dell’uso vincolato sono stati stabiliti i seguenti indicatori: scorte, produzione, capacità, utilizzo delle capacità, investimenti, utile sul capitale investito, flusso di cassa, capacità di ottenere capitali, occupazione, produttività e salari. Gli altri indicatori, in particolare le vendite e i profitti, si riferiscono alle vendite sul mercato libero. Vista l’evoluzione del mercato vincolato, cioè che il consumo vincolato è sostanzialmente conforme all’evoluzione delle vendite del mercato libero, le conclusioni concernenti il mercato vincolato possono essere estrapolate.

(67)

Nel periodo considerato la produzione e le capacità dell’industria dell’Unione sono aumentate gradualmente del 13 %. L’utilizzo delle capacità dell’industria dell’Unione è rimasto stabile a un livello elevato, leggermente inferiore al 90 %. Secondo le informazioni disponibili, questo livello di utilizzo delle capacità è vicino al livello massimo per l’industria interessata. L’aumento parallelo della produzione e delle capacità, che è rimasto in ogni caso inferiore alla crescita del consumo dell’Unione, conferma che l’industria dell’Unione ha potuto approfittare delle misure esistenti e beneficiare dell’aumento della domanda del prodotto in esame (attribuita alla domanda crescente nelle varie industrie a valle che utilizzano etanolamina).

 

2005

2006

2007

PIR

Produzione (t)

375 119

371 688

407 744

424 526

Indice

100

99

109

113

Capacità (t)

424 000

432 000

458 000

477 000

Indice

100

102

108

113

Utilizzo delle capacità

88 %

86 %

89 %

89 %

Indice

100

97

101

101

Fonte: Risposte al questionario.

(68)

Le scorte dell’industria dell’Unione sono aumentate anch’esse insieme all’aumento globale del consumo dell’Unione. Questo indicatore non è comunque considerato molto significativo, perché la produzione di etanolamina è adattata a ogni cliente e si basa generalmente su contratti a lungo termine conclusi di solito verso la fine dell’anno civile.

 

2005

2006

2007

PIR

Scorte (t)

8 906

10 113

9 250

11 097

Indice

100

114

104

125

Fonte: Risposte al questionario.

(69)

Le vendite dell’industria dell’Unione sono aumentare notevolmente nel corso del periodo considerato (fino al 54 %). Nonostante ciò, dato che contemporaneamente vi è stato un forte aumento del consumo dell’Unione sul mercato libero, la crescita della quota di mercato dell’industria dell’Unione è stata relativamente modesta (6,4 %) durante il periodo considerato. Queste tendenze confermano che l’industria dell’Unione ha potuto beneficiare delle misure in vigore. Il prezzo unitario medio della produzione dell’industria dell’Unione è aumentato del 31 % nel periodo considerato. Questa situazione riflette il sostanziale aumento dei prezzi delle materie prime utilizzate per fabbricare etanolamina, ma anche un aumento della redditività, in particolare nel PIR.

(70)

L’aumento osservato dei prezzi di vendita dell’industria dell’Unione corrisponde anche all’aumento mondiale dei prezzi sul mercato dell’etanolamina. Questo fenomeno viene attribuito a una serie di eventi straordinari e temporanei che hanno avuto luogo durante il periodo considerato, in particolare dal 2007 al PIR. Da un lato, i costi delle materie prime (OE, principalmente un derivato del petrolio e ammoniaca) sono aumentati considerevolmente in tale periodo. Dall’altro, il mercato mondiale ha subito una notevole contrazione dell’equilibrio tra domanda e offerta durante lo stesso periodo, causata da diversi fattori, come: problemi di produzione e di esportazione negli USA dovuti a cicloni, difficoltà di produzione in Asia, una forte crescita della domanda dei prodotti derivati (prodotti agrochimici e più precisamente glifosato) che utilizzano etanolamina come materia prima, nonché problemi di fabbricazione dei prodotti (in particolare MEG) con le stesse materie prime usate per la produzione di etanolamina, che hanno indotto i produttori che fabbricano sia MEG sia etanolamina a preferire temporaneamente il MEG.

Vendite nell’Unione del prodotto simile sul mercato libero

2005

2006

2007

PIR

Volume (t)

132 003

130 575

169 403

203 090

Indice

100

99

128

154

Prezzi di vendita medi (EUR/t)

1 044

1 141

1 189

1 366

Indice

100

109

114

131

Quota di mercato

69 %

68 %

72,9 %

76,6 %

Indice

100

98

106

111

Fonte: Risposte al questionario.

(71)

Nel periodo considerato l’industria dell’Unione ha aumentato fortemente la propria redditività. Questo miglioramento può essere constatato nel contesto di: un aumento mondiale dei prezzi dell’etanolamina, la decisione di un produttore americano che ha quasi cessato le sue esportazioni verso l’Unione, contribuendo al calo delle importazioni dagli USA, e una crescente domanda di etanolamina nell’Unione e a livello mondiale. L’aumento della domanda ha determinato un aumento dei volumi delle vendite e dei livelli dei prezzi di vendita, che è stato, alla fine del PIR, superiore all’aumento corrispondente dei costi di produzione.

 

2005

2006

2007

PIR

Redditività dell’industria dell’Unione

10,1 %

16 %

15,8 %

21,9 %

Indice

100

159

157

217

Fonte: Risposte al questionario.

(72)

Il livello degli investimenti mostra un’evoluzione non lineare durante il periodo considerato. Gli investimenti sono stati necessari da un lato per mantenere i piani dei siti di produzione e dall’altro per modesti ampliamenti di capacità, al fine di approfittare della crescita del consumo e soddisfare i bisogni di esportazione. L’utile sul capitale investito, espresso in termini di utili netti dell’industria dell’Unione e di valore contabile netto dei suoi investimenti, presenta una forte tendenza al miglioramento durante il periodo considerato. Anche il flusso di cassa dell’industria dell’Unione rivela un miglioramento sostanziale nel periodo considerato.

 

2005

2006

2007

PIR

Investimenti (EUR)

980 213

6 396 684

1 505 707

2 454 173

Indice

100

654

154

250

Rendimento delle attività nette

45 %

54 %

55 %

87 %

Indice

100

121

123

195

Flusso di cassa (EUR)

22 831 675

34 807 468

36 971 471

55 859 958

Indice

100

152

162

245

Fonte: Risposte al questionario.

(73)

Il numero di dipendenti dell’industria dell’Unione che si occupano della produzione del prodotto simile è aumentato leggermente durante il periodo considerato. L’industria dell’Unione ha potuto controllare l’evoluzione del costo medio della manodopera per dipendente in detto periodo. La produttività, espressa in termini di produzione per lavoratore, è migliorata leggermente nello stesso periodo. L’evoluzione dei costi della manodopera e della produttività ha avuto un impatto positivo mantenendo i costi di produzione sotto stretto controllo e ha contribuito a migliorare i profitti.

 

2005

2006

2007

PIR

Occupazione

100

104

104

110

Indice

100

103

104

110

Produttività (in tonnellate per lavoratore)

3 749

3 591

3 916

3 858

Indice

100

96

104

103

Costo medio della manodopera per lavoratore (EUR)

2 389

2 629

2 449

2 262

Indice

100

110

103

95

Fonte: Risposte al questionario.

(74)

Durante il PIR il dumping è continuato, anche se a livelli inferiori rispetto a quelli emersi nella precedente inchiesta di riesame.

(75)

Come dimostrato sopra, l’industria dell’Unione ha avuto la possibilità di riprendersi dagli effetti del dumping precedente, in particolare in termini di redditività, vendite e quote di mercato.

(76)

Il volume delle esportazioni dell’industria dell’Unione verso i paesi terzi è aumentato del 21 % nel corso del periodo considerato. Questo considerevole miglioramento è iniziato nel 2007 ed è continuato fino al PIR; esso è stato attribuito principalmente alla crescita della domanda di etanolamina sui mercati asiatici, dovuta alle difficoltà di produzione sorte su quei mercati durante lo stesso periodo. I prezzi di vendita delle esportazioni hanno seguito una tendenza simile a quella dei prezzi dell’Unione. Anche questa situazione è stata attribuita al fatto che il periodo tra il 2007 e il PIR è stato caratterizzato da una notevole contrazione dell’equilibrio mondiale tra domanda e offerta.

 

2005

2006

2007

PIR

Volume delle esportazioni dell’industria dell’Unione (t)

18 308

14 055

22 746

22 228

Indice

100

77

124

121

Prezzo di vendita delle esportazioni

1 223

1 293

1 241

1 689

Indice

100

106

101

138

Fonte: Risposte al questionario.

5.   Conclusione sulla situazione del mercato dell’Unione

(77)

Nel periodo considerato il volume di etanolamina consumato sul mercato dell’Unione è aumentato del 41 %, mentre le importazioni dagli USA sono diminuite del 16 %. Contemporaneamente l’industria dell’Unione ha aumentato il volume delle sue vendite e la quota di mercato corrispondente.

(78)

La situazione economica dell’industria dell’Unione è migliorata nel periodo considerato. I relativi indicatori di pregiudizio indicano una buona situazione in termini di risultati economici. L’industria dell’Unione ha operato ad alta capacità, raggiungendo margini di profitto considerevoli, ha mantenuto un flusso di cassa stabile, aumentato gli investimenti e mantenuto sotto controllo i costi della manodopera. Inoltre, essa ha potuto beneficiare di una serie di eventi eccezionali avvenuti tra il 2007 e il PIR che hanno fatto aumentare i prezzi, con effetti positivi sui risultati economici.

(79)

Concludendo, vista l’evoluzione positiva degli indicatori relativi all’industria dell’Unione, non si è potuto stabilire che il pregiudizio materiale è persistito. È stato perciò esaminato se in caso di scadenza delle misure sia probabile una reiterazione del pregiudizio.

F.   PROBABILITÀ DI REITERAZIONE DEL PREGIUDIZIO

(80)

Si ricorda che per due produttori esportatori americani è stato stabilito il persistere del dumping durante il PIR. Uno dei due esportatori che sono ricorsi al dumping non ha collaborato. Dato che è soggetto a misure antidumping più rigorose ed è anche uno dei maggiori produttori sul mercato americano, egli sarebbe fortemente incentivato a ripresentarsi sul mercato dell’Unione in caso di abrogazione delle misure.

(81)

Come spiegato dettagliatamente nella sezione C, l’inchiesta ha stabilito una serie di fattori che indicano la probabilità di un sostanziale aumento delle importazioni oggetto di dumping provenienti dagli USA se le misure venissero abrogate. Questi fattori sono in particolare:

le capacità inutilizzate dei produttori americani, che ammontano a 60 000 tonnellate e probabilmente non saranno assorbite nel prossimo futuro,

l’autosufficienza prevista dei mercati d’esportazione tradizionali degli USA, che costringerà i produttori americani a trasferire le proprie esportazioni verso l’Unione. Questo vale in particolare per i mercati d’esportazione in America latina e in Asia (20). Si ricorda che i mercati asiatici hanno un ruolo importante per lo smercio delle eccedenze di etanolamina dei produttori americani,

i dazi antidumping cinesi imposti su due dei tre tipi di prodotto a una serie di paesi, tra cui gli USA,

la pressione di una maggiore produzione, dovuta al passaggio dalla produzione di MEG a quella di etanolamina. L’eccesso di capacità e i bassi prezzi nel settore del MEG indurranno i produttori a preferire la produzione di etanolamina a quella di MEG, creando nuove capacità di produzione ed esercitando una pressione sui prezzi,

si prevede che l’andamento della domanda di etanolamina negli USA sarà inferiore rispetto ad altre parti del mondo, compresa l’Unione,

si prevede che il tasso di crescita medio della domanda nell’Unione sarà superiore a quello negli USA, il che incentiverà ulteriormente i produttori esportatori americani a orientare le loro esportazioni verso l’Unione,

le informazioni disponibili su un produttore americano che non ha collaborato inducono a concludere che anche le società che non hanno collaborato all’inchiesta e hanno ridotto al minimo le esportazioni verso l’Unione rimangono molto interessate a restare sul mercato dell’Unione e a rafforzare le proprie attività d’esportazione.

(82)

Tenuto conto di quanto precede, i produttori americani dovranno trovare altri clienti e l’alternativa più fattibile per loro sarebbe quella di esportare sul mercato dell’Unione.

(83)

Durante il PIR, l’industria dell’Unione ha ottenuto buoni risultati. La ragione consiste nella forte domanda del prodotto in esame, che ha superato l’offerta. Nonostante ciò, qualsiasi aumento delle importazioni dagli USA di etanolamina già soggette a dumping eserciterebbe una pressione considerevole sull’industria dell’Unione e nuocerebbe al suo rendimento.

(84)

Va notato inoltre che l’etanolamina è una merce, vale a dire che i vari tipi di prodotto sono fabbricati secondo determinate norme tecniche e i prodotti di una fonte possono essere sostituiti facilmente con prodotti di un’altra fonte. Quindi, su un mercato caratterizzato da un eccesso di offerta, la concorrenza si farà principalmente in base al prezzo.

(85)

In questo contesto, la combinazione dei fattori sopra descritti può mettere in pericolo con relativa rapidità la forte domanda di etanolamina e portare a una situazione di eccesso di offerta sul mercato dell’Unione. Un aumento delle importazioni oggetto di dumping eserciterebbe una pressione al ribasso sul livello dei prezzi di vendita ed avrebbe quindi un effetto negativo sugli indicatori di rendimento dell’industria dell’Unione, in particolare sulla redditività. In caso di aumento del dumping, si avrebbe una sottoquotazione dei prezzi.

(86)

La probabilità di una reiterazione del pregiudizio descritta nella sezione precedente è accentuata dal fatto che il mercato dell’etanolamina è cambiato in seguito alla crisi economica che si è manifestata nell’autunno 2008. Molti parametri chiave sono cambiati considerevolmente, per quanto riguarda sia le esportazioni sia la situazione dell’industria dell’Unione. Come spiegato sopra, le informazioni disponibili indicano che le importazioni oggetto di dumping sono aumentate fortemente dopo il PIR, poiché il livello dei prezzi americani per due tipi di prodotto è superiore a quello dei prezzi europei, mentre il differenziale di prezzo per il terzo tipo sta scomparendo rapidamente. A tale riguardo, i dati di Eurostat indicano che il prezzo delle importazioni dagli USA (15 052 tonnellate) era inferiore del 20 % nel secondo trimestre del 2009 rispetto al PIR.

(87)

In assenza di misure, l’industria dell’Unione si troverebbe ad affrontare quest’aumento di importazioni oggetto di dumping in una posizione considerevolmente più debole. Le informazioni disponibili pubblicamente raccolte nel corso dell’inchiesta indicano infatti una diminuzione della domanda, delle vendite e delle economie di scala, una capacità di produzione inutilizzata, un deterioramento della situazione finanziaria, ecc. (21). A causa dell’attuale crisi economica, il mercato dell’Unione dell’etanolamina si è trovato di fronte a una domanda debole e i produttori dell’Unione sono stati costretti a ridurre la produzione.

(88)

L’industria dell’Unione presenta attualmente un livello di utilizzazione delle capacità del 70 %, molto inferiore a quello del PIR, in cui operava quasi al massimo delle capacità. Inoltre, dopo il PIR il volume delle vendite dell’industria dell’Unione è calato del 30 % circa, mentre i prezzi di vendita sono diminuiti del 35-40 %. Contemporaneamente, l’evoluzione del costo di produzione e della redditività dopo il PIR rivela l’esistenza di un grave squilibrio tra il costo delle materie prime e i prezzi dell’etanolamina, il che peggiora ulteriormente i risultati finanziari dell’industria dell’Unione. Il costo delle due principali materie prime utilizzate per la produzione dell’etanolamina (etilene e ammoniaca) è infatti diminuito meno rispetto ai prezzi dell’etanolamina dopo il PIR. Ciò ha determinato una forte riduzione dei margini di profitto dell’industria dell’Unione, che attualmente registra perdite o margini di profitto inferiori al 10 %.

(89)

In altre parole, l’industria dell’Unione sembra non trovarsi più in una situazione di forza, bensì in una situazione in cui la pressione delle importazioni oggetto di dumping rischia di innescare una pericolosa spirale discendente che supererà di gran lunga il rischio considerato probabile in base ai dati del PIR.

(90)

La situazione economica descritta sopra ha ridotto le possibilità commerciali dell’industria dell’Unione. Da un lato essa non sarà più in grado di espandere la sua cerchia di clienti nell’Unione, tenendo conto del fatto che non esistono indicazioni che i suoi principali concorrenti sul mercato dell’Unione (cioè i produttori americani) abbiano cessato di esportare verso l’Unione. Dall’altro, sembra che non si possa neanche alleggerire la pressione sull’industria dell’Unione aumentando la produzione di prodotti ad uso vincolato, poiché non esistono indicazioni che le prospettive economiche dei prodotti derivati (etilenammine, erbicidi e catalizzatori) possano compensare la pressione sul mercato dell’etanolamina.

(91)

In caso di abrogazione delle misure esiste una forte probabilità di aumento delle importazioni americane oggetto di dumping nell’Unione, il che comporterebbe una reiterazione del pregiudizio. I produttori americani stanno perdendo i loro mercati tradizionali, mentre l’eccesso di offerta di MEG rischia di causare un aumento della produzione di etanolamina, che dovrebbe essere venduta su mercati diversi da quello americano. Inoltre, la crisi economica ha colpito l’industria dell’Unione, che deve affrontare la pressione delle importazioni americane attualmente oggetto di dumping senza avere una soluzione alternativa fattibile per far fronte al dumping pregiudizievole, a parte il mantenimento dei dazi antidumping. Non sono stati trovati elementi che inducano a concludere che questa situazione non si aggravi in caso di scadenza delle misure.

G.   INTERESSE DELL’UNIONE

1.   Osservazione preliminare

(92)

A norma dell’articolo 21 del regolamento di base, è stato esaminato se il mantenimento delle misure antidumping attualmente in vigore sia contrario all’interesse generale dell’Unione. La determinazione dell’interesse dell’Unione si è basata su una valutazione degli interessi di tutte le parti coinvolte, cioè dell’industria dell’Unione, degli importatori, degli operatori commerciali e delle industrie utilizzatrici del prodotto in esame.

(93)

Va ricordato che nelle inchieste precedenti l’adozione delle misure non è stata considerata contraria all’interesse dell’Unione. Inoltre, l’inchiesta attuale costituisce un riesame in previsione della scadenza e quindi analizza una situazione in cui sono già in vigore misure antidumping.

(94)

Su questa base è stato esaminato se, nonostante le conclusioni sulla probabilità del persistere del dumping e di reiterazione del pregiudizio, esistono validi motivi per concludere che, in questo caso specifico, la proroga delle misure non è nell’interesse dell’Unione.

2.   Interesse dell’industria dell’Unione

(95)

Si ricorda che le pratiche di dumping hanno continuato nel PIR e che è probabile che il dumping del prodotto in esame originario degli USA persista e che venga reiterato il pregiudizio ai danni dell’industria dell’Unione.

(96)

L’industria dell’Unione ha dato prova di solidità e competitività, confermate dall’andamento positivo della maggior parte degli indicatori economici. Le misure antidumping istituite in precedenza hanno contribuito al recupero della redditività e hanno permesso di ottenere un utile sufficiente sul capitale investito. Ciò potrebbe attrarre nuovi investimenti nel 2010. Di conseguenza, è nell’interesse dell’industria dell’Unione mantenere le misure contro le importazioni oggetto di dumping provenienti dagli USA.

3.   Interesse degli importatori e degli operatori commerciali

(97)

Data la mancanza di collaborazione da parte degli operatori commerciali, si è concluso che l’assenza o la proroga delle misure non avrà effetti rilevanti su tale categoria. Inoltre, l’inchiesta non ha rivelato l’esistenza di importatori non collegati, poiché tutte le importazioni dagli USA nell’Unione del prodotto in esame vengono effettuate attraverso importatori collegati ai produttori esportatori americani.

(98)

La proroga delle misure non modificherà la situazione attuale degli importatori collegati, che nel PIR risultano aver realizzato profitti con margini conformi alle condizioni di mercato. Ad ogni modo, almeno nel caso in questione, gli interessi degli importatori collegati formano parte integrante degli interessi dei produttori esportatori, dato che questi ultimi possono determinare la politica degli importatori collegati. Si ricorda che gli interessi dei produttori esportatori non sono compresi nell’analisi dell’interesse dell’Unione.

4.   Interesse delle industrie utilizzatrici

(99)

In considerazione del fatto che la proroga delle misure rappresenterebbe un terzo rinnovo delle misure antidumping, è stata prestata particolare attenzione all’interesse delle industrie utilizzatrici.

(100)

Nel corso dell’inchiesta si è manifestato un solo utilizzatore del settore dell’esterquat per ammorbidenti per tessuti. L’esterquat viene prodotto con TEA ed è utilizzato come ammorbidente per tessuti e commercializzato da società come Unilever, Henkel, Colgate Palmolive, Procter & Gamble e Benckiser/Reckitt. Durante il PIR l’industria utilizzatrice in questione ha acquistato etanolamina da industrie americane e dell’Unione. Le sue importazioni rappresentano una piccola parte del totale delle importazioni dagli USA (tra il 15 % e il 25 % — la cifra esatta non può essere rivelata per ragioni di riservatezza).

(101)

La sola industria utilizzatrice che ha collaborato ha sostenuto che le misure antidumping danneggiano gli utilizzatori dell’Unione, perché questi dipendono dalle importazioni di etanolamina come fonte supplementare per coprire la domanda dell’Unione. Essa ha anche sostenuto che gli utilizzatori dell’Unione operano su mercati altamente competitivi e sensibili ai prezzi, su cui si esercita la pressione dei produttori a valle. Inoltre, devono acquistare le materie prime al prezzo più basso possibile al fine di ridurre i costi. Perciò, secondo quest’industria utilizzatrice, qualsiasi aumento del prezzo dell’etanolamina mette in pericolo le sue attività commerciali e nuoce alla sua redditività. La parte ha quindi concluso che la proroga delle misure non è nell’interesse dell’Unione, poiché la situazione descritta migliorerebbe se si lasciassero scadere le misure antidumping.

(102)

È stato constatato che durante il PIR la TEA ha rappresentato una parte cospicua (dal 20 % al 30 %) del costo totale di produzione dell’esterquat per la sola industria utilizzatrice che ha collaborato. È chiaro che l’eliminazione delle misure antidumping allevierebbe, almeno a breve termine, per questa società l’onere costituito dal costo della TEA come materia prima. Nonostante ciò, tenuto conto del fatto che la società acquista notevoli quantità di TEA dall’industria dell’Unione, l’impatto finale di qualsiasi modifica delle misure antidumping non dovrebbe essere significativo per l’industria utilizzatrice in questione. A tale riguardo la Commissione ha esaminato l’impatto delle attuali misure antidumping sul fatturato di detta società, per quanto concerne il commercio di esterquat con l’utilizzo di etanolamina importata dagli USA. I dati disponibili indicano che l’impatto globale del dazio antidumping sul fatturato di questa società è moderato (dall’1 % al 5 %, la cifra esatta non può essere rivelata per ragioni di riservatezza). Ciò spiega come mai essa abbia potuto continuare le sue attività commerciali in questo settore, malgrado il forte aumento dei prezzi dell’etanolamina fino al PIR e l’esistenza di misure antidumping. Va notato inoltre che l’esterquat rappresenta solo una parte relativamente piccola del totale delle attività di quest’industria utilizzatrice.

(103)

È stata esaminata anche l’evoluzione del prezzo della TEA dopo il PIR e il suo impatto sul costo di produzione della sola industria utilizzatrice che ha collaborato. Si ricorda a tale riguardo che i prezzi dell’etanolamina sono notevolmente diminuiti dopo il PIR. Osservando l’evoluzione del prezzo della TEA e la struttura dei costi del commercio di esterquat, si ritiene che l’incidenza della TEA sul costo totale del prodotto finito sia diminuito dopo il PIR. In base ai dati disponibili risulta che per l’industria utilizzatrice in questione la diminuzione del prezzo della TEA può comportare una riduzione del costo della TEA del 20-25 %. L’effetto corrispondente sul costo totale di produzione dei prodotti finiti sarebbe una riduzione tra il 15 % e il 20 %.

(104)

L’impatto della proroga delle misure antidumping sulla sola industria utilizzatrice che ha collaborato è stato analizzato anche esaminando i suoi risultati economici precedenti, in particolare la redditività e le vendite. Per quanto riguarda la redditività, è stato constatato che durante il periodo considerato, nonostante le misure in vigore, essa ha raggiunto una redditività marginale per i prodotti contenenti etanolamina. Per quanto riguarda le vendite, essa ha aumentato notevolmente le vendite all’esportazione di prodotti contenenti etanolamina, mentre le vendite sul mercato dell’Unione sono leggermente diminuite. Queste tendenze si sono verificate sia per i prodotti fabbricati con etanolamina originaria degli USA, sia per quelli con etanolamina originaria dell’Unione. Ciò mette in evidenza che l’esistenza di misure antidumping non ha avuto alcun impatto sul processo decisionale della società per quanto riguarda le vendite, il che conferma che essa ha potuto continuare ad ottenere buoni risultati senza che si siano notati gravi problemi di vendita e redditività. Non è stato constatato alcun fatto convincente che indichi che la situazione descritta cambierebbe in caso di proroga delle misure antidumping.

(105)

Infine, non è stato trovato alcun elemento di prova convincente a sostegno dell’asserzione che la tensione del mercato per le industrie utilizzatrici sia direttamente imputabile a carenze nella fornitura di etanolamina da parte dell’industria dell’Unione.

(106)

Riassumendo, durante il PIR l’effetto del dazio antidumping sul costo di produzione dei prodotti finiti per l’industria utilizzatrice che ha collaborato è stato piuttosto limitato e l’abolizione delle misure antidumping porterebbe solo un sollievo minimo. Inoltre, la situazione dopo il PIR per quanto riguarda i prezzi della TEA ha già avuto un impatto positivo sulla struttura dei costi della società. È stato perciò concluso che una proroga delle misure non avrebbe un’incidenza significativa sulla sola industria utilizzatrice che ha collaborato. Tenuto conto del fatto che nessun altro utilizzatore ha collaborato all’inchiesta e che nessun’altra informazione pertinente è stata presentata dalle parti su questa particolare questione, si ritiene che l’analisi che precede debba essere applicata anche a tutte le industrie utilizzatrici interessate dal mercato dell’etanolamina.

5.   Conclusioni sull’interesse dell’Unione

(107)

L’inchiesta ha determinato che le misure antidumping attualmente in vigore hanno contribuito alla ripresa dell’industria dell’Unione. L’industria dell’Unione sarebbe avvantaggiata da una proroga delle misure, che sosterrebbero l’attuale e redditizio livello dei prezzi e renderebbero possibili nuovi investimenti. La scadenza della misure metterebbe a rischio questo processo di ripresa, come descritto dettagliatamente nella sezione F. Pertanto, la proroga delle misure è nell’interesse dell’industria dell’Unione.

(108)

Sembra che non esistano importatori indipendenti e non si sono manifestati operatori commerciali indipendenti. Tutte le importazioni originarie degli USA vengono effettuate attraverso operatori commerciali collegati che, mentre le misure erano in vigore, hanno realizzato margini di profitto conformi ai normali tassi di mercato durante il PIR.

(109)

Inoltre, in passato le misure esistenti non risultano avere avuto alcun effetto negativo rilevante sulla situazione economica degli utilizzatori. In base alle informazioni raccolte nel corso della presente inchiesta, gli eventuali aumenti dei prezzi risultanti dall’applicazione di misure antidumping non sembrano sproporzionati rispetto al beneficio che l’industria dell’Unione potrebbe trarre dall’eliminazione delle distorsioni del commercio causate dalle importazioni oggetto di dumping.

(110)

Per quanto riguarda l’interesse dell’Unione, si conclude quindi che non esistono motivi validi contrari alla proroga delle misure antidumping attualmente in vigore nei confronti delle importazioni di etanolamina originaria degli USA.

(111)

Si ritiene pertanto che sia opportuno prorogare le attuali misure antidumping istituite sulle importazioni di etanolamina originaria degli USA.

H.   MISURE ANTIDUMPING

(112)

Tutte le parti sono state informate delle considerazioni e dei fatti essenziali in base a cui si intendeva raccomandare la proroga delle misure in vigore. È stato anche fissato un termine entro il quale le parti potevano presentare osservazioni e ricorsi concernenti le informazioni comunicate. Le osservazioni presentate sono state analizzate, ma non hanno condotto a una modifica delle considerazioni e dei fatti essenziali in base a cui è stato deciso di prorogare le attuali misure antidumping.

(113)

L’inchiesta ha dimostrato che esiste un rischio di persistenza del dumping (compreso un probabile aumento del volume delle esportazioni oggetto di dumping) e di reiterazione del pregiudizio.

(114)

Anche tenendo conto del fatto che uno dei due produttori esportatori che hanno collaborato non ha praticato il dumping e (quindi) supponendo che in futuro la sua parte di importazioni dagli USA non sarà oggetto di dumping, le condizioni per il mantenimento dei dazi in base all’articolo 11, paragrafo 2, sono soddisfatte.

(115)

Ne consegue che, a norma dell’articolo 11, paragrafo 2, del regolamento di base, le misure antidumping applicabili alle importazioni di etanolamina originaria degli USA, istituite con regolamento (CE) n. 1583/2006, devono essere mantenute.

(116)

Si ritiene inoltre che le misure debbano essere mantenute soltanto per un periodo supplementare di due anni, per una serie di motivi, come la probabilità di reiterazione del dumping pregiudizievole, per il fatto che i) le pratiche di dumping dei produttori esportatori americani sono continuate nonostante le misure in vigore; e ii) si prevede un aumento delle importazioni nell’Unione dovuto all’esistenza di un eccesso di capacità di produzione di 60 000 tonnellate negli USA e la mancanza di domanda interna corrispondente capace di assorbire queste capacità eccedentarie. Inoltre, uno dei produttori americani che non ha collaborato all’inchiesta è attualmente soggetto al dazio antidumping più elevato e quindi è altamente motivato a ritornare sul mercato dell’Unione in caso di scadenza delle misure. Egli dispone anche della rete di distribuzione necessaria, poiché vende altri prodotti chimici sul mercato dell’Unione, e ha indicato che considera l’Unione un mercato d’esportazione importante.

(117)

Inoltre, si prevede che l’eccesso di capacità negli USA scomparirà gradualmente verso il 2013 ed esistono piani di espansione delle capacità nell’Unione per la fine del 2010. Queste considerazioni, insieme all’incertezza riguardo all’impatto dell’attuale crisi economica mondiale sul mercato dell’etanolamina (a livello mondiale e soprattutto a livello dell’Unione) giustificano la limitazione a due anni della proroga delle misure,

HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:

Articolo 1

1.   È istituito un dazio antidumping definitivo sulle importazioni di etanolamina che rientra attualmente nei codici NC ex 2922 11 00 (monoetanolamina) (codice TARIC 2922110010), ex 2922 12 00 (dietanolamina) (codice TARIC 2922120010) e 2922 13 10 (trietanolamina), originaria degli Stati Uniti d’America.

2.   L’importo del dazio antidumping definitivo applicabile ai prodotti descritti nel paragrafo 1 e fabbricati dalle società di seguito elencate è il seguente:

Società

Dazio antidumping

(EUR/t)

Codice addizionale TARIC

The Dow Chemical

Corporation

2030 Dow Center

Midland, Michigan 48674

USA

59,25

A115

INEOS Americas LLC

7770 Rangeline Road

Theodore, Alabama 36582

USA

69,40

A145

Huntsman Chemical

Corporation

3040 Post Oak Boulevard

PO Box 27707

Houston, Texas 77056

111,25

A116

Tutte le altre società

111,25

A999

3.   Salvo altrimenti disposto, si applicano le disposizioni in vigore in materia di dazi doganali.

4.   In caso di deterioramento delle merci prima della loro immissione in libera pratica e se, per questa ragione, il prezzo effettivamente pagato o pagabile è calcolato proporzionalmente ai fini della determinazione del valore in dogana, conformemente all’articolo 145 del regolamento (CEE) n. 2454/93 della Commissione (22), l’importo del dazio antidumping, calcolato sulla base dell’importo summenzionato, è ridotto di una percentuale corrispondente al calcolo proporzionale del prezzo effettivamente pagato o pagabile.

Articolo 2

Il presente regolamento entra in vigore il giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea ed è applicato per un per un periodo di due anni.

Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.

Fatto a Bruxelles, addì 19 gennaio 2010.

Per il Consiglio

La presidente

E. SALGADO


(1)  GU L 343 del 22.12.2009, pag. 51.

(2)  GU L 56 del 6.3.1996, pag. 1.

(3)  GU L 28 del 2.2.1994, pag. 40.

(4)  GU L 294 del 25.10.2006, pag. 2.

(5)  GU C 71 del 18.3.2008, pag. 13.

(6)  GU C 270 del 25.10.2008, pag. 26.

(7)  Ethylene Oxide & Glycol Market Outlook, PCI Xylenes & Polyesters Ltd (in appresso PCI), edizione ottobre 2008.

(8)  Chemical Economics Handbook Product Review-Ethanolamines-SRI Consulting, gennaio 2009, 642.5000 A, pagg. 14-15.

(9)  PCI, edizione gennaio 2009.

(10)  PCI, edizione aprile 2009.

(11)  Pubblicazione Tecnon OrbiChem, 17 marzo 2009.

(12)  Pubblicazione SRI, gennaio 2009.

(13)  Pubblicazione Tecnon OrbiChem, 17 marzo 2009.

(14)  Pubblicazione Tecnon OrbiChem, 17 dicembre 2008.

(15)  PCI, edizione aprile 2009.

(16)  In base ai dati sul consumo e sui piani di espansione della pubblicazione SRI, gennaio 2009.

(17)  PCI, edizione aprile 2009; pubblicazione Tecnon OrbiChem del 17 dicembre 2008 e del 17 marzo 2009.

(18)  PCI, edizione aprile 2009.

(19)  Pubblicazione Tecnon OrbiChem del 17 marzo e del 14 agosto 2009.

(20)  Pubblicazione Tecnon OrbiChem, 17 marzo 2009.

(21)  Pubblicazione Tecnon OrbiChem, 14 agosto 2009; pubblicazione ICIS del 15 e 19 aprile 2009; PCI edizioni dal novembre 2008 al luglio 2009.

(22)  GU L 253 dell’11.10.1993, pag. 1.


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