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Document 52012PC0710
Proposal for a DECISION OF THE EUROPEAN PARLIAMENT AND OF THE COUNCIL on a General Union Environment Action Programme to 2020 "Living well, within the limits of our planet"
Proposta di DECISIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO su un programma generale di azione dell'Unione in materia di ambiente fino al 2020 "Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta"
Proposta di DECISIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO su un programma generale di azione dell'Unione in materia di ambiente fino al 2020 "Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta"
/* COM/2012/0710 final - 2012/0337 (COD) */
Proposta di DECISIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO su un programma generale di azione dell'Unione in materia di ambiente fino al 2020 "Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta" /* COM/2012/0710 final - 2012/0337 (COD) */
RELAZIONE 1. CONTESTO DELLA PROPOSTA I programmi di azione per l'ambiente (PAA) hanno
orientato lo sviluppo della politica ambientale dell'UE fin dai primi anni 1970.
In conformità al trattato, i PAA sono adottati secondo la procedura legislativa
ordinaria. Il 6° PAA è scaduto nel luglio 2012; la Commissione
europea, in risposta alla richiesta da parte dei soggetti interessati, compresi
il Consiglio e il Parlamento europeo, propone ora un nuovo programma sulla scia
dei precedenti. La presente proposta nasce in un contesto a
quattro componenti. Primo, nonostante i progressi compiuti in alcuni settori,
le principali sfide ambientali perdurano, così come le opportunità di rendere
l'ambiente più resiliente ai rischi sistemici e ai cambiamenti. Secondo, l'UE ha
adottato la strategia Europa 2020 per una crescita intelligente,
sostenibile e inclusiva, che orienta le scelte politiche fino al 2020.
Terzo, nell'attuale situazione di crisi economica con cui sono alle prese
molti paesi dell'UE, la necessità di riforme strutturali offre all'Unione nuove
opportunità per dirigersi verso un'economia verde inclusiva. Infine, Rio+20 ha
evidenziato l'importanza della dimensione mondiale. Il presente PAA intende potenziare gradualmente il
contributo della politica ambientale alla transizione verso un'economia
efficiente nell'uso delle risorse e a basse emissioni di carbonio, in grado di
proteggere e valorizzare il capitale naturale nonché di tutelare la salute e il
benessere dei cittadini. Il programma definisce un quadro generale per la
politica ambientale fino al 2020, individuando nove obiettivi prioritari che
dovrebbero essere realizzati dall'UE e dagli Stati membri. La responsabilità del conseguimento dei traguardi
e degli obiettivi ambientali e climatici è condivisa tra l'UE e gli Stati
membri. Il programma deve essere attuato al livello adatto, secondo il
principio di sussidiarietà. 2. CONSULTAZIONE DELLE PARTI
INTERESSATE E VALUTAZIONI D'IMPATTO Nel preparare la presente proposta, la Commissione
ha svolto una valutazione d'impatto tenendo conto delle opinioni delle altre
istituzioni dell'UE e di un'ampia gamma di portatori d'interesse. Ha attinto
anche da una serie di studi e valutazioni. Dalla valutazione è emerso che la
proposta recherà valore aggiunto in vari modi: predisponendo un quadro
strategico per la politica ambientale nell'UE; assicurando complementarità e
coerenza; garantendo prevedibilità e parità di condizioni, e stimolando
l'azione a tutti i livelli di governance. Queste constatazioni e
l'impostazione proposta per il programma sono corroborate dalle opinioni
espresse dalla maggioranza dei portatori d'interesse. 3. ELEMENTI GIURIDICI DELLA
PROPOSTA La presente proposta di decisione del Parlamento
europeo e del Consiglio su un nuovo programma generale di azione dell'Unione in
materia di ambiente fino al 2020 si basa sull'articolo 192,
paragrafo 3, del TFUE. 4. INCIDENZA SUL BILANCIO Il programma di cui alla presente proposta di
decisione è stato elaborato in linea con la proposta della Commissione
concernente il quadro finanziario pluriennale dell'UE per il periodo 2014-2020. 2012/0337 (COD) Proposta di DECISIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL
CONSIGLIO su un programma generale di azione
dell'Unione in materia di ambiente fino al 2020 "Vivere bene entro i limiti del
nostro pianeta" (Testo rilevante ai fini del SEE) IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO
DELL'UNIONE EUROPEA, visto il trattato sul funzionamento
dell'Unione europea, in particolare l'articolo 192, paragrafo 3, vista la proposta della Commissione europea, previa trasmissione del progetto di atto
legislativo ai parlamenti nazionali, visto il parere del Comitato economico e
sociale europeo[1], visto il parere del Comitato delle regioni[2], deliberando secondo la procedura legislativa
ordinaria, considerando quanto segue: (1) L'Unione si è prefissata
l'obiettivo di diventare un'economia intelligente, sostenibile e inclusiva
entro il 2020, ponendo in essere una serie di politiche e di azioni orientate
verso un'economia efficiente nell'uso delle risorse e a basse emissioni di
carbonio[3]. (2) I programmi di azione per
l'ambiente susseguitisi dal 1973 hanno formato il quadro per l'azione
dell'Unione in materia ambientale. (3) Il Sesto programma di azione
per l'ambiente (6° PAA) si è concluso nel luglio 2012, ma molte delle
misure e delle azioni avviate nell'ambito del programma sono tuttora in via di
realizzazione. (4) La valutazione finale del 6° PAA
è giunta alla conclusione che il programma ha recato benefici all'ambiente e ha
delineato un orientamento strategico generale per la politica ambientale.
Nonostante questi risultati positivi, persistono tendenze non sostenibili nei
quattro settori prioritari indicati nel 6° PAA: cambiamenti climatici,
biodiversità, ambiente e salute, nonché uso sostenibile delle risorse naturali
e gestione dei rifiuti. (5) La valutazione finale ha
evidenziato nel 6° PAA alcune carenze cui si dovrà ovviare nel nuovo
programma. (6) Le tendenze e le sfide
sistemiche a livello mondiale, inerenti alle dinamiche demografiche,
all'urbanizzazione, alle malattie e pandemie, alle trasformazioni tecnologiche
in via di accelerazione e ad una crescita economica non sostenibile, rendono
ancora più complicato affrontare le sfide ambientali e conseguire uno sviluppo
sostenibile a lungo termine. Per assicurare la prosperità dell'Unione nel lungo
periodo è necessario intraprendere ulteriori azioni che permettano di
affrontare tali sfide. (7) È indispensabile che gli
obiettivi prioritari dell'Unione per il 2020 siano fissati alla luce di una
visione di lungo periodo all'orizzonte 2050. Il nuovo programma deve portare
avanti le iniziative politiche della strategia Europa 2020[4], segnatamente il pacchetto
dell'UE su clima ed energia[5],
la tabella di marcia verso un'economia competitiva a basse emissioni di
carbonio nel 2050[6],
la strategia dell'UE per la biodiversità fino al 2020[7], la tabella di marcia verso
un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse[8]
e l'iniziativa faro "L'Unione dell'innovazione"[9]. (8) Il programma deve contribuire
a realizzare gli obiettivi ambientali già approvati dall'Unione. (9) L'Unione si è prefissa di
ridurre di almeno il 20% le emissioni di gas a effetto serra nell'UE entro
il 2020 (30% a condizione che altri paesi sviluppati si impegnino a
realizzare riduzioni analoghe e che i paesi in via di sviluppo contribuiscano
adeguatamente secondo le loro capacità e responsabilità), di portare al 20%
entro il 2020 la quota del consumo energetico proveniente da fonti di
energia rinnovabili e di ridurre del 20% il consumo di energia primaria
rispetto ai livelli preventivati, riduzione da ottenere grazie al miglioramento
dell'efficienza energetica[10]. (10) L'Unione si è prefissa di
porre fine alla perdita di biodiversità e al degrado dei servizi ecosistemici
nell'UE entro il 2020, ripristinarli nei limiti del possibile e, al tempo
stesso, intensificare il contributo dell'UE per scongiurare la perdita di
biodiversità a livello mondiale[11]. (11) L'Unione si è prefissa di
raggiungere un buono stato di tutte le acque entro il 2015, comprese le
acque dolci (fiumi, laghi e acque sotterranee), le acque di transizione
(estuari e delta) e le acque costiere nel limite di un miglio nautico dalla
costa[12]. (12) L'Unione si è prefissa di
raggiungere un buono stato ambientale di tutte le acque marine dell'UE entro
il 2020[13]. (13) L'Unione si è prefissa di
raggiungere livelli di qualità dell'aria che non presentino impatti o rischi
significativi per la salute umana e l'ambiente[14]. (14) L'Unione si è prefissa di
ottenere, entro il 2020, che le sostanze chimiche siano prodotte e utilizzate
in modo tale da contenere entro livelli minimi gli effetti nocivi rilevanti per
la salute umana e l'ambiente[15]. (15) L'Unione si è prefissa di
proteggere l'ambiente e la salute umana prevenendo o riducendo gli impatti
negativi della produzione e della gestione dei rifiuti, riducendo gli impatti
complessivi dell'uso delle risorse e migliorandone l'efficienza, mediante
l'applicazione della seguente gerarchia dei rifiuti: prevenzione, preparazione
al riutilizzo, riciclaggio, altre forme di recupero, smaltimento[16]. (16) L'Unione si è prefissa di
addivenire a una completa dissociazione della crescita economica dal degrado
ambientale[17]. (17) L'Unione si è prefissa di
realizzare l'obiettivo di un mondo esente dal degrado del suolo nel contesto
dello sviluppo sostenibile[18]. (18) La politica ambientale
dell'Unione si fonda, in particolare, sul principio "chi inquina
paga", sul principio di precauzione e di azione preventiva e sul principio
di riduzione dell'inquinamento alla fonte. (19) L'azione tesa a realizzare gli
obiettivi prioritari deve essere intrapresa a diversi livelli di governance,
secondo il principio di sussidiarietà. (20) La collaborazione con soggetti
non governativi è importante per la buona riuscita del programma e per il
conseguimento degli obiettivi prioritari dello stesso. (21) La perdita di biodiversità e
il degrado degli ecosistemi nell'Unione hanno implicazioni considerevoli per
l'ambiente e sono onerosi per la società nel suo insieme e in particolare per
gli operatori economici dei settori che dipendono direttamente da servizi
ecosistemici. (22) Nell'Unione resta ancora molto
da fare per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e promuovere un uso più
efficiente delle risorse. Così facendo si allenteranno le pressioni
sull'ambiente, si otterrà un aumento della competitività e si verranno a creare
nuove fonti di crescita e di occupazione grazie ai risparmi derivanti
dall'aumento dell'efficienza, dalla commercializzazione di soluzioni innovative
e da una migliore gestione delle risorse nel corso del loro intero ciclo di
vita. (23) I problemi e gli impatti
ambientali comportano tuttora rischi rilevanti per la salute e il benessere
della popolazione, rischi che possono essere scongiurati mediante misure volte
a migliorare lo stato dell'ambiente. (24) La piena e uniforme attuazione
dell'acquis ambientale nell'insieme dell'Unione rappresenta un
investimento oculato sia per l'ambiente, sia per la salute umana, sia per
l'economia. (25) La politica ambientale
dell'Unione deve continuare a fondarsi su solide basi scientifiche. (26) Gli obiettivi ambientali
devono tradursi in adeguati investimenti. (27) L'integrazione ambientale è
essenziale per allentare le pressioni sull'ambiente determinate dalle politiche
e dalle attività condotte in altri settori e per il conseguimento degli
obiettivi climatico-ambientali. (28) L'Unione è un territorio
densamente popolato, in cui oltre il 70% della popolazione vive in zone urbane
e periurbane confrontate a specifiche sfide d'ordine ambientale e climatico. (29) Molte delle sfide ambientali
si presentano su scala mondiale e possono essere affrontate soltanto attraverso
un approccio d'insieme a livello planetario, mentre altre sono caratterizzate
da una spiccata dimensione regionale e richiedono una cooperazione con i paesi
vicini. (30) Nel prosieguo della conferenza
delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile del 2012 (vertice Rio+20),
il nuovo programma generale di azione deve porsi a sostegno delle iniziative
internazionali e regionali intese a trasformare l'economia mondiale in
un'economia verde inclusiva nel contesto dello sviluppo sostenibile e della
riduzione della povertà. (31) Un'opportuna combinazione di
strumenti politici può aiutare gli operatori economici e i consumatori ad
acquisire una migliore comprensione dell'impatto ambientale delle loro attività
e a gestirlo. Tali strumenti politici consistono, tra l'altro, in incentivi
economici, strumenti di mercato, obblighi di informazione, nonché in misure e
strumenti volontari che impegnano i portatori d'interesse vari livelli, ad
integrazione dei quadri legislativi. (32) Tutte le misure, le azioni e
gli obiettivi previsti nel nuovo programma generale di azione in materia di
ambiente devono essere portati avanti secondo i principi della
"regolamentazione intelligente"[19]
e, se necessario, sottoposti a una valutazione d'impatto generale. (33) I progressi compiuti nella
realizzazione degli obiettivi del nuovo programma generale di azione in materia
di ambiente devono essere monitorati, analizzati e valutati sulla base di
indicatori concordati, HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE: Articolo 1 È adottato un programma generale di azione
dell'Unione in materia di ambiente fino al 31 dicembre 2020 (di
seguito "il programma"), il cui testo è riportato nell'allegato. Articolo 2 1. Nell'esecuzione del programma, l'Unione
persegue i seguenti obiettivi: (a)
proteggere, conservare e migliorare il capitale
naturale dell'Unione; (b)
trasformare l'Unione in un'economia a basse
emissioni di carbonio, efficiente nell'impiego delle risorse, verde e
competitiva; (c)
proteggere i cittadini dell'Unione da pressioni e
rischi d'ordine ambientale per la salute e il benessere; (d)
sfruttare al massimo i vantaggi della legislazione
unionale in materia di ambiente; (e)
migliorare le basi scientifiche della politica
ambientale; (f)
garantire investimenti a sostegno delle politiche
in materia di ambiente e clima, al giusto prezzo; (g)
migliorare l'integrazione ambientale e la coerenza
delle politiche; (h)
migliorare la sostenibilità delle città
dell'Unione; (i)
aumentare l'efficacia dell'azione unionale
nell'affrontare le sfide ambientali a livello regionale e mondiale. 2. Il programma è fondato sul principio
"chi inquina paga", sul principio di precauzione e di azione
preventiva e sul principio di riduzione dell'inquinamento alla fonte. 3. Tutte le misure, le azioni e gli obiettivi
previsti nel programma sono realizzati secondo i principi della
"regolamentazione intelligente"[20]
e, se necessario, sottoposti a una valutazione d'impatto generale. Articolo 3 1. L'Unione e i suoi Stati membri sono
responsabili per la realizzazione degli obiettivi prioritari stabiliti nel
programma. Essi affrontano le sfide rilevate secondo un approccio coerente e
agiscono in conformità al principio di sussidiarietà, al livello più
appropriato per il conseguimento degli obiettivi prioritari e dei risultati
previsti dal programma. 2. Le autorità pubbliche a tutti i livelli
attuano il programma in collaborazione con gli operatori economici, le parti
sociali, i rappresentanti della società civile e i privati cittadini. Articolo 4 La presente decisione entra in vigore il
ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale
dell'Unione europea. Fatto a Bruxelles, il Per il Parlamento europeo Per
il Consiglio Il presidente Il
presidente ALLEGATO "Vivere bene entro i limiti del nostro
pianeta" PROGRAMMA DI
AZIONE FINO AL 2020 1. Negli ultimi 40 anni grazie a
un'intensa attività legislativa in materia ambientale abbiamo raggiunto i più
elevati standard a livello internazionale, che ci hanno aiutati a fare fronte
ad alcune delle principali preoccupazioni dei cittadini e degli operatori
economici dell'Unione riguardo all'ambiente. 2. Nel corso degli ultimi
decenni è stata registrata una diminuzione significativa delle emissioni di
inquinanti nell'aria, nelle acque e nel suolo, cui negli ultimi anni si è
affiancata una diminuzione delle emissioni di gas a effetto serra. La
legislazione dell'UE sulle sostanze chimiche è stata aggiornata e l'uso di
numerose sostanze tossiche o pericolose come il piombo, il cadmio e il mercurio
è stato limitato nei prodotti di uso comune. L'acqua di cui dispongono i
cittadini dell'UE è tra le migliori al mondo in termini qualitativi e oltre il 18%
del territorio dell'Unione, nonché il 4% dei mari che lo bagnano, è stato dichiarato
area naturale protetta. 3. La politica ambientale
dell'Unione ha favorito l'innovazione e gli investimenti in prodotti e servizi
legati all'ambiente, creando posti di lavoro e opportunità di esportazione[21]. Gli allargamenti che si sono
succeduti hanno esteso gli elevati standard di protezione ambientale a una
buona parte del continente europeo e l'UE ha contribuito al crescente impegno
internazionale volto a contrastare i cambiamenti climatici e la perdita di
biodiversità, nonché al successo delle iniziative prese a livello globale per
bandire le sostanze che riducono lo stato di ozono e i carburanti che
contengono piombo. 4. Sono stati raggiunti
risultati ragguardevoli anche nell'integrazione degli obiettivi ambientali in
altre politiche e attività dell'Unione. Dal 2003, nel quadro della politica
agricola comune (in prosieguo "la PAC"), i pagamenti diretti ai
contadini sono subordinati ai requisiti di mantenimento dei terreni in buone
condizioni agricole e ambientali e di rispetto della legislazione ambientale
pertinente. La lotta contro i cambiamenti climatici è diventata parte
integrante della politica energetica e sono stati compiuti dei progressi
nell'integrazione di aspetti legati all'efficienza delle risorse, ai
cambiamenti climatici e all'efficienza energetica in altri settori
fondamentali, come i trasporti e il settore immobiliare. 5. Tuttavia molte tendenze in
materia ambientale nell'UE destano tutt'ora preoccupazione, non da ultimo a
causa di un'attuazione insoddisfacente della vigente legislazione ambientale
unionale. Solo il 17% delle specie e degli habitat contemplati dalla direttiva
habitat[22]
sono in buono stato e il degrado e la perdita di capitale naturale stanno
compromettendo gli sforzi intesi a raggiungere gli obiettivi dell'UE in materia
di biodiversità e di cambiamenti climatici. Tutto ciò comporta costi elevati
non ancora debitamente valutati nel nostro sistema economico e sociale. Il
fatto che il trenta per cento del territorio dell'UE sia fortemente frammentato
incide sulla connettività e sulla salute egli ecosistemi e sulla loro capacità
di offrire servizi e costituire un valido habitat per diverse specie. Mentre a
livello di UE sono stati compiuti dei progressi nel dissociare la crescita
dalle emissioni di gas a effetto serra, l'uso delle risorse e dagli impatti
ambientali, l'uso delle risorse è tutt'ora in gran parte insostenibile e
inefficiente, mentre i rifiuti non sono gestiti al meglio. Di conseguenza,
gli operatori economici dell'UE non sfruttano appieno le opportunità che l'efficienza
nell'uso delle risorse può offrire in termini di competitività, riduzioni dei
costi, aumento di produttività e sicurezza di approvvigionamento. I livelli di
qualità dell'acqua e di inquinamento atmosferico sono tutt'ora problematici in
diverse parti d'Europa e i cittadini dell'UE continuano ad essere esposti a
sostanze pericolose e potenzialmente nocive per la loro salute e il loro
benessere. L'uso non sostenibile dei terreni porta a un consumo di suolo
fertile, con risvolti sul piano della sicurezza alimentare e del raggiungimento
degli obiettivi in favore della biodiversità. Il degrado del suolo
continua ad aumentare, spesso senza che nessuno intervenga. 6. I cambiamenti climatici
nell'UE sono prevalentemente dovuti a evoluzioni di portata globale, ad esempio
di natura demografica, legati ad abitudini di consumo o a prassi commerciali
oppure alla rapidità dei progressi tecnologici. Questi cambiamenti, che
potrebbero aprire interessanti prospettive di crescita economica e di benessere
sociale, implicano problematiche e incertezze per l'economia e la società
unionali, creando un degrado ambientale che assume dimensioni globali[23]. 7. Gli attuali sistemi di
produzione e di consumo dell'economia globale generano molti rifiuti e assieme
alla domanda crescente di beni e servizi e all'esaurimento delle risorse
contribuiscono ad aumentare i costi di materie prime fondamentali, minerali ed
energia, generando ancora più inquinamento e rifiuti, aumentando le emissioni
globali di gas a effetto serra e causando il degrado del suolo, la
deforestazione e la perdita di biodiversità. Quasi due terzi degli ecosistemi
mondiali sono in declino[24]
ed è comprovato che i limiti del pianeta per la biodiversità, i cambiamenti
climatici e il ciclo dell'azoto sono già stati superati[25]. È realistico ritenere che
entro il 2030 dovremo fare fronte a una riduzione del 40% delle risorse
idriche, a meno che non siano compiuti progressi considerevoli per un uso più
efficiente delle risorse. Vi è inoltre il rischio che i cambiamenti climatici
aggravino ulteriormente questi problemi e che comportino costi ingenti. Nel 2011
le catastrofi dovute in parte ai cambiamenti climatici hanno causato danni
economici globali per oltre 300 miliardi di EUR. L'OCSE ha lanciato un
monito affermando che il degrado e l'erosione costanti del capitale naturale
rischiano di provocare cambiamenti irreversibili che potrebbero mettere a
repentaglio due secoli di miglioramenti del nostro standard di vita e implicare
costi significativi[26]. 8. Per affrontare alcune di queste
problematiche complesse sarà necessario sfruttare appieno il potenziale in
termini di tecnologie ambientali e garantire che le industrie sviluppino
costantemente e diffondano le migliori tecniche disponibili e le innovazioni
emergenti. Sono inoltre necessari progressi rapidi in ambiti dall'elevato
potenziale scientifico e tecnologico. Tutto ciò dovrebbe essere realizzato
facendo leva sulla ricerca e creando condizioni che spianino la strada ad
investimenti privati nella ricerca. Al contempo abbiamo bisogno di una maggiore
sensibilizzazione rispetto ai potenziali rischi per l'ambiente e per la salute
umana associati alle nuove tecnologie nonché di una migliore valutazione e
gestione degli stessi. Questa è una precondizione per l'accettazione pubblica delle
nuove tecnologie, così come per la capacità dell'UE di individuare gli sviluppi
tecnologici e contrastare i potenziali rischi ad essi associati in maniera
efficace e puntuale. 9. Se vogliamo dare un futuro al
nostro benessere dobbiamo agire ora, in maniera coordinata e con urgenza, per
migliorare la resilienza ecologica e sfruttare al massimo i potenziali vantaggi
delle politiche ambientali per l'economia e la società, nel rispetto dei limiti
ecologici del pianeta. Questo programma è in linea con l'impegno dell'UE di
trasformarsi in un'economia verde inclusiva che garantisca crescita e sviluppo,
tuteli la salute e il benessere dell'uomo, crei posti di lavoro dignitosi,
riduca le ineguaglianze, investa sul capitale naturale e sulla sua protezione. 10. La nostra visione per il 2050
vuole ispirare le azioni che saranno realizzate entro e oltre il 2020. Secondo
questa visione nel 2050 vivremo bene e nel rispetto dei limiti ecologici
del nostro pianeta. Prosperità e ambiente sano saranno basati su un'economia innovativa
e circolare, in cui non si spreca nulla e in cui le risorse naturali sono
gestite in modo tale da rafforzare la resilienza della società.
La crescita sarà caratterizzata da emissioni ridotte di carbonio e sarà da
tempo dissociata dall'uso delle risorse, scandendo così il ritmo di un'economia
globale sostenibile. 11. Questa trasformazione richiede
una piena integrazione degli aspetti ambientali in altre politiche, come
l'energia, i trasporti, l'agricoltura, la pesca, l'economia e l'industria, la
ricerca e l'innovazione, l'occupazione e la politica sociale, in modo tale da
dare vita a un approccio coerente e comune. Le azioni realizzate all'interno
dell'UE dovrebbero essere inoltre affiancate da azioni rafforzate sul piano
internazionale e da una cooperazione con i paesi vicini volta ad affrontare le
sfide comuni. 12. L'UE ha avviato questa
trasformazione attraverso strategie integrate e a lungo termine finalizzate ad
arginare la perdita di biodiversità[27],
a rendere più efficiente l'impiego delle risorse[28] e ad accelerare il processo di
transizione verso un'economia a bassa intensità di carbonio[29]. La Commissione ha
ulteriormente integrato le problematiche e gli obiettivi in materia ambientale
nelle recenti iniziative in altre aree strategiche fondamentali, tra cui
l'energia[30]
e i trasporti[31]
e si è impegnata per ottenere benefici ancora maggiori per l'ambiente
procedendo alla riforma delle politiche dell'UE per l'agricoltura e lo sviluppo
rurale, la pesca e la coesione, sulla base dei progressi finora compiuti. 13. L'UE ha aderito a numerosi
accordi internazionali in materia ambientale, compreso l'impegno assunto nel
quadro della conferenza della Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile
(Rio+20)[32],
in cui ha espresso il proprio sostegno a favore di un'economia verde
sostenibile come parte integrante di una strategia più ampia per lo sviluppo
sostenibile. 14. Questo programma integra tali
impegni definendo degli obiettivi prioritari per l'UE da raggiungere entro il 2020. 15. In molti casi le azioni
finalizzate al raggiungimento di tali obiettivi saranno di natura
prevalentemente nazionale, regionale o locale, in linea con il principio di
sussidiarietà. In altri casi sarà necessario intervenire con misure
supplementari a livello di UE. Poiché nell'UE la politica ambientale è un
ambito di competenza concorrente, uno dei fini di questo programma è creare un
senso di identificazione nei traguardi e negli obiettivi comuni e garantire
condizioni paritarie a operatori economici e autorità pubbliche. La
determinazione di traguardi e obiettivi comuni fornisce inoltre un orientamento
e un chiaro quadro di riferimento per le azioni ai responsabili politici e ad
altri portatori d'interesse, comprese le regioni e i comuni, gli operatori
economici e le parti sociali, nonché i cittadini. PRIORITÀ TEMATICHE Obiettivo prioritario 1:
proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dell'Unione 16. La prosperità economica e il
benessere nell'UE dipendono dal suo capitale naturale, compresi gli ecosistemi
da cui trarre beni e servizi essenziali, il suolo fertile e le foreste
multifunzionali, i terreni e i mari produttivi, le acque dolci e l'aria pura,
l'impollinazione, la prevenzione delle alluvioni, la regolazione del clima e la
protezione dalle catastrofi naturali. L'UE ha adottato un solido corpus
legislativo per proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale. Ne
fanno parte la direttiva quadro sulle acque[33],
la direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino[34], la direttiva sulla qualità
dell'aria e le direttive ad essa correlate[35]
nonché la direttiva Habitat e la direttiva Uccelli[36]. Anche la legislazione in
materia di cambiamenti climatici, sostanze chimiche, emissioni industriali e
rifiuti contribuiscono ad allentare le pressioni cui è esposta la biodiversità,
compresi gli ecosistemi, le specie e gli habitat. 17. Tuttavia, da valutazioni
recenti emerge che nell'UE il problema della perdita di biodiversità non è
stato ancora risolto e che la maggior parte degli ecosistemi è colpita da un
forte degrado[37].
La strategia dell'UE sulla biodiversità fino al 2020[38] stabilisce gli obiettivi e le
azioni necessari per invertire queste tendenze negative e migliorare i servizi
ecosistemici. L'UE potrà raggiungere il suo obiettivo principale sulla
biodiversità entro il 2020 solo se tale strategia sarà attuata integralmente.
Essa racchiude misure volte all'attuazione delle direttive Uccelli e
Habitat, compresa la rete Natura 2000, ma il raggiungimento dell'obiettivo
principale richiederà la piena attuazione dell'intera legislazione esistente
finalizzata alla protezione del capitale naturale. 18. Nonostante gli sforzi finora
profusi, nel 2015 verosimilmente solo circa il 53% dei corpi idrici
superficiali dell'UE sarà conforme al "buono stato ecologico"
previsto dalla direttiva quadro sulle acque[39].
Vi è inoltre il rischio che non si raggiunga l'obiettivo di "buono stato
ambientale" entro il 2020 stabilito dalla direttiva quadro sulla strategia
per l'ambiente marino, tra l'altro a causa di un costante sovrasfruttamento
delle risorse ittiche e della presenza di rifiuti marini nei mari europei. Se
da un lato le politiche dell'UE in materia di emissioni industriali ed
emissioni hanno contribuito a ridurre molte forme di inquinamento, dall'altro
lato gli ecosistemi sono tutt'ora colpiti da depositi eccessivi di azoto e
inquinamento da ozono associati alle emissioni del settore dei trasporti,
dell'agricoltura intensiva e della produzione energetica. 19. Pertanto per proteggere,
conservare e migliorare il capitale naturale dell'UE è necessario affrontare i
problemi alla radice mirando, tra l'altro, a una migliore integrazione degli
obiettivi relativi al capitale naturale in altre politiche per garantire che le
politiche siano coerenti e che diano benefici trasversali. Gli elementi
di "inverdimento" (greening) contenuti nelle proposte di
riforma della Commissione, in particolare per le politiche UE in materia di
agricoltura, pesca e politica di coesione, sono ripresi anche nelle proposte di
"inverdimento" del bilancio dell'UE nel quadro del quadro finanziario
pluriennale 2014-2020 (QFP) e sono intesi a sostenere tali obiettivi. Ad
esempio, come stabilito nelle proposte della Commissione per la riforma della
PAC[40],
gli ecosistemi acquatici nelle aree rurali dovrebbero beneficiare del nesso
stabilito tra i pagamenti alle aziende agricole e il rispetto dei requisiti
della direttiva quadro sulle acque. L'"inverdimento" della PAC
incoraggerà anche le pratiche agricole di diversificazione delle colture
favorevoli all'ambiente, la protezione dei pascoli permanenti e la creazione e
la conservazione di zone agricole e forestali di interesse ecologico. 20. Nel caso dell'ambiente marino,
il settore offre sì opportunità economiche nella pesca, nei trasporti marittimi
e nell'acquacoltura, così come nelle materie prime, nell'energia offshore e
nelle biotecnologie marine, ma bisogna fare in modo che tale sfruttamento sia
compatibile con la conservazione e la gestione sostenibile degli ecosistemi
marini e costieri. 21. La politica dell'UE sui
cambiamenti climatici dovrebbe tenere maggiormente in considerazione gli
approcci basati sugli ecosistemi volti alla mitigazione dei cambiamenti
climatici e all'adattamento agli stessi e che hanno risvolti positivi anche per
la biodiversità e per la prestazione di altri servizi ecosistemici. Altri
obiettivi ambientali, invece, come la conservazione della biodiversità e la
protezione delle acque, dovrebbero essere presi debitamente in considerazione
nelle decisioni legate alle energie rinnovabili. Infine, dovrebbero essere
adottate misure per contrastare l'inquinamento atmosferico dovuto ai trasporti
e le emissioni di CO2[41]. 22. Il degrado, la frammentazione
e l'uso non sostenibile del suolo nell'UE sta compromettendo la fornitura di
diversi servizi ecosistemici, minacciando la biodiversità e aumentando la
vulnerabilità dell'Europa rispetto ai cambiamenti climatici e alle catastrofi
naturali, oltre a favorire il degrado del suolo. Oltre il 25% del territorio
dell'UE è colpito dall'erosione del suolo dovuta all'acqua, un fenomeno che compromette
le stesse funzionalità del suolo e si ripercuote sulla qualità dell'acqua
dolce. Un ulteriore problema è dato dalla contaminazione e
dall'impermeabilizzazione del suolo. Si stima che oltre mezzo milione di siti
nell'UE siano contaminati e finché non saranno individuati e valutati,
continueranno a costituire rischi potenzialmente gravi per l'ambiente e la
salute. Ogni anno più di 1 000 km² di terreni vengono destinati ad usi
edilizi, industriali, di trasporto o ricreativi. È difficile e potenzialmente
costoso invertire queste tendenze a lungo termine, e quasi sempre ciò richiede
dei compromessi tra le varie esigenze di ordine sociale, economico ed
ambientale. Le decisioni degli Stati membri che riguardano la pianificazione
dell'uso dei terreni dovrebbero essere più sostenibili. 23. Al fine di ridurre le
pressioni più forti che l'uomo esercita sui terreni, sul suolo e su altri
ecosistemi in Europa, si interverrà per garantire che le decisioni relative
all'uso dei terreni a tutti i livelli di pertinenza tengano debitamente conto
degli impatti ambientali, sociali ed economici. Le conclusioni del vertice di
Rio+20 hanno invocato un mondo esente dal degrado del suolo. L'UE e gli Stati
membri dovrebbero riflettere sul modo migliore per concretizzare questo impegno
nei limiti delle rispettive competenze e su come affrontare le problematiche
legate alla qualità del suolo all'interno di un quadro giuridico vincolante[42]. Saranno inoltre stabiliti
degli obiettivi per un uso sostenibile dei terreni e del suolo. 24. Nonostante gli apporti di
azoto e fosforo nell'ambiente dell'UE siano diminuiti sostanzialmente nell'arco
degli ultimi 20 anni, il rilascio eccessivo di nutrienti continua a gravare
sulla qualità dell'aria e dell'acqua e a ripercuotersi negativamente sugli
ecosistemi, causando problemi significativi alla salute dell'uomo. In
particolare, il problema del rilascio di ammoniaca dovuto a una gestione
inefficiente e a un trattamento inadeguato delle acque reflue va affrontato con
urgenza al fine di ridurre considerevolmente tali sostanze. È inoltre
necessario impegnarsi maggiormente per una gestione del ciclo dei nutrienti più
efficace ed efficiente nell'impiego delle risorse e di migliorare l'efficienza
d'impiego dei fertilizzanti. Tutto ciò richiede una migliore attuazione della
legislazione dell'UE in materia ambientale, al fine di affrontare le sfide in
questione, rendere più stringenti le norme laddove necessario e disciplinare il
ciclo dei nutrienti nel quadro di un approccio di natura più olistica che si
intrecci con le politiche dell'UE in vigore e integrato nelle stesse e che
contribuisca a contrastare l'eccessivo rilascio di nutrienti e
l'eutrofizzazione. 25. Le azioni intraprese
nell'ambito della strategia per la biodiversità sono volte a ripristinare il 15%
degli ecosistemi degradati nell'UE e a diffondere l'uso delle infrastrutture
verdi e contribuiranno a contrastare il fenomeno della frammentazione dei
terreni. Esse miglioreranno ulteriormente il capitale naturale e rafforzeranno
la resilienza dell'ecosistema, oltre ad offrire diverse opzioni efficienti
sotto il profilo dei costi per mitigare i cambiamenti climatici e adattarsi
agli stessi nonché per gestire il rischio di catastrofe. Nel frattempo gli
sforzi degli Stati membri volti alla mappatura e alla valutazione degli
ecosistemi e dei relativi servizi nonché l'iniziativa intesa a garantire che
non vi siano perdite nette negli ecosistemi, prevista per il 2015,
contribuiranno a preservare le riserve di capitale naturale a vari livelli.
L'integrazione del valore economico dei servizi ecosistemici nei sistemi di
contabilità e rendicontazione a livello di UE e di Stati membri nel entro il 2020
migliorerà la gestione del capitale naturale dell'Unione. 26. Al fine di proteggere,
conservare e migliorare il capitale naturale dell'UE, il programma dovrà
garantire che entro il 2020: (a)
la perdita di biodiversità e il degrado dei servizi
ecosistemici sono stati debellati e gli ecosistemi e i relativi servizi sono
preservati e migliorati; (b)
gli impatti delle pressioni sulle acque dolci, di
transizione e costiere sono considerevolmente ridotte per raggiungere,
preservare o migliorare il buono stato così come definito nella direttiva
quadro sulle acque; (c)
gli impatti delle pressioni sulle acque marine sono
ridotte per raggiungere o preservare un buono stato così come richiesto dalla
direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino; (d)
gli impatti dell'inquinamento atmosferico sugli
ecosistemi e la biodiversità sono ulteriormente ridotti; (e)
i terreni sono gestiti in maniera sostenibile
all'interno dell'UE, il suolo è adeguatamente protetto e la bonifica dei siti
contaminati è ben avviata; (f)
il ciclo dei nutrienti (azoto e fosforo) è gestito
in maniera più sostenibile ed efficiente nell'impiego delle risorse; (g)
le foreste e i servizi che offrono sono protette e
la loro resilienza verso i cambiamenti climatici e gli incendi è migliorata; A tal fine è necessario, in particolare: (a)
dare piena attuazione alla strategia dell'UE per la
biodiversità; (b)
dare piena attuazione al Piano per la salvaguardia
delle risorse idriche europee; (c)
intensificare, tra l'altro, l'impegno volto a
garantire riserve ittiche sane al più tardi entro il 2020 a partire dalla
pesca, che dovrebbe essere pari o inferiore ai livelli di rendimento massimo
sostenibile a partire dal 2015 per tutte le attività di pesca, e quantificare
un obiettivo di riduzione dei rifiuti marini a livello di UE; (d)
rafforzare l'impegno per raggiungere il pieno
rispetto della legislazione UE sulla qualità dell'aria e definire azioni e
obiettivi strategici oltre il 2020; (e)
intensificare gli sforzi per ridurre l'erosione del
suolo e aumentare la materia organica presente al suo interno, per bonificare i
siti contaminati e migliorare l'integrazione degli aspetti legati all'uso del
suolo in processi decisionali coordinati, coinvolgendo le istanze decisionali a
tutti i livelli pertinenti e integrandoli con l'adozione di obiettivi relativi
al suolo e ai terreni in quanto risorsa nonché di obiettivi di pianificazione
territoriale; (f)
avviare ulteriori iniziative per eliminare le
emissioni di azoto e di fosforo, nonché le emissioni dovute alle acque reflue
urbane e industriali e all'uso di fertilizzanti; (g)
Sviluppare e attuare una nuova strategia per le
foreste nell'UE che tenga conto sia delle numerose esigenze, sia dei vantaggi
delle foreste e che contribuisca a un approccio più strategico alla protezione
e al miglioramento delle stesse. Obiettivo prioritario 2:
trasformare l'Unione in un'economia a basse emissioni di carbonio, efficiente
nell'impiego delle risorse, verde e competitiva 27. L'iniziativa faro della
strategia Europa 2020 per un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse è
volta a sostenere la transizione verso un'economia che usa in maniera
efficiente tutte le risorse, che dissoci imperativamente la crescita economica
dall'uso delle risorse e dell'energia e dai relativi impatti ambientali, che
riduca le emissioni di gas a effetto serra, che aumenti la competitività grazie
all'efficienza e all'innovazione e che promuova una maggiore sicurezza in ambito
energetico. La tabella di marcia verso un'Europa efficiente nell'impiego delle
risorse[43]
e la tabella di marcia verso un'economia competitiva a basse emissioni di
carbonio[44]
sono elementi cardine dell'iniziativa, poiché stabiliscono il quadro per le azioni
future volte a raggiungere tali obiettivi. 28. In tutti i settori economici è
necessario puntare sull'innovazione per migliorare l'efficienza delle risorse e
migliorare la competitività in un contesto caratterizzato da un aumento del
prezzo delle risorse, dalla carenza di risorse e da restrizioni sul fronte
dell'offerta. Gli operatori economici sono il principale motore
dell'innovazione, compresa l'eco-innovazione. Tuttavia i mercati non agiranno
di propria iniziativa. È pertanto essenziale un intervento governativo a
livello di Unione e di Stati membri, al fine di fornire il giusto quadro di
riferimento per l'ecoinnovazione, favorendo lo sviluppo di un commercio e di
soluzioni tecnologiche sostenibili in risposta alle sfide ambientali[45]. 29. Si tratta di un requisito
fondamentale per fare fronte alle sfide ambientali, che comporta anche dei
vantaggi socioeconomici. La potenziale crescita in termini di occupazione
dovuta alla trasformazione in un'economia a basse emissioni di carbonio e
all'impiego efficiente delle risorse è essenziale per il raggiungimento degli
obiettivi sull'occupazione di Europa 2020[46].
Negli ultimi anni l'occupazione nel settore delle tecnologie e dei servizi in
ambito ambientale nell'UE ha segnato una crescita di circa il 3% annuo[47]. Si stima che il valore del
mercato globale delle ecoindustrie sia di almeno 3 000 miliardi
di EUR e, secondo le previsioni, tale valore dovrebbe almeno raddoppiarsi
nel prossimo decennio. Gli operatori economici europei primeggiano già a
livello internazionale nel riciclaggio e nell'efficienza energetica e
dovrebbero essere incoraggiati a beneficiare della crescita della domanda
globale con il sostegno del piano d'azione per l'ecoinnovazione[48]. Ad esempio, si prevede che
entro il 2020 già il solo settore delle energie rinnovabili in Europa genererà
più di 400 000 nuovi posti di lavoro[49]. 30. La piena attuazione del
pacchetto UE su clima ed energia è essenziale per raggiungere le tappe previste
per il 2020 e per creare un'economia competitiva e a basse emissioni di
carbonio entro il 2050. Se da un lato l'UE sta attualmente rispettando
l'impegno di ridurre, entro il 2020, le emissioni di gas a effetto serra
interne del 20% rispetto ai livelli del 1990, il raggiungimento dell'obiettivo
legato all'efficienza energetica richiederà che i miglioramenti in questo
ambito avvengano in tempi molto più rapidi. Ciò è importante anche alla luce
della domanda energetica in continua crescita e del dibattito in corso sui
conflitti tra l'uso dei terreni per la produzione di alimenti e per la
bioenergia. Si auspica che la nuova direttiva sull'efficienza energetica dia un
contributo significativo a questa causa. 31. Se vogliamo che l'UE dia il
giusto contributo a livello internazionale, tutti i settori economici dovranno
concorrere alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. L'UE deve ora
concordare i prossimi passi per il suo quadro per il clima e l'energia oltre il
2020 per prepararsi ai negoziati internazionali su un nuovo strumento
giuridicamente vincolante, ma anche per dare agli Stati membri e all'industria
un contesto chiaro in cui effettuare i necessari investimenti a medio termine.
È pertanto necessario che l'UE valuti delle opzioni strategiche volte a
conseguire le riduzioni di cui nella tabella di marcia verso un'economia
competitiva a basse emissioni di carbonio oltre il 2020. La tabella di marcia
per l'energia 2050 e il Libro bianco sui trasporti devono essere
avallati da un solido quadro politico. Inoltre, è necessario che gli Stati
membri elaborino e mettano in pratica strategie di sviluppo a lungo termine,
efficienti nell'utilizzo delle risorse e a basse emissioni di carbonio intese a
raggiungere l'obiettivo dell'UE di ridurre le emissioni di gas a effetto serra
tra l'80% e il 95% rispetto ai valori del 1990 entro la metà del secolo, nel
quadro dell'impegno globale di limitare l'aumento medio delle temperature a un
valore inferiore a 2 °C. Il sistema di scambio di quote di emissione
dell'Unione europea continuerà a costituire un pilastro fondamentale della politica
dell'UE in materia di clima anche dopo il 2020. 32. La diffusione nell'industria
delle migliori tecniche disponibili previste dalla direttiva sulle emissioni
industriali consentirà di migliorare i modelli di utilizzo delle risorse e di
ridurre le emissioni degli oltre 50 000 principali impianti industriali
dell'UE. Ciò darà un forte impulso allo sviluppo di tecniche innovative,
all'inverdimento dell'economia e alla riduzione dei costi industriali a lungo
termine. 33. Saranno inoltre adottate delle
misure volte a migliorare ulteriormente la prestazione ambientale di beni e
servizi sul mercato dell'UE nel corso del loro intero ciclo di vita, il tutto
tramite iniziative che mirano ad aumentare l'offerta di prodotti sostenibili
per l'ambiente e a stimolare una transizione significativa nella domanda di
tali prodotti da parte dei consumatori. Ciò sarà raggiunto grazie una
combinazione equilibrata di incentivi per i consumatori e per gli operatori
economici (comprese le PMI), nonché di strumenti di mercato e norme finalizzati
alla riduzione degli impatti ambientali delle proprie operazioni e dei propri
prodotti. La legislazione sui prodotti in vigore, tra cui figurano le direttive
sulla progettazione ecocompatibile e sull'etichettatura energetica nonché il regolamento
sull'Ecolabel saranno riviste con l'obiettivo di migliorare la performance
ambientale e l'efficienza nell'impiego delle risorse dei prodotti nel corso del
loro intero ciclo di vita, garantendo pertanto un quadro più coerente per la
produzione e il consumo sostenibili nell'UE[50]. 34. Visto che l'80% degli impatti
ambientali associati ai prodotti si decide in fase di progettazione, il quadro
politico dell'UE dovrebbe garantire che i prodotti prioritari commercializzati
nel mercato dell'UE siano progettati in maniera ecocompatibile e nell'ottica di
un'ottimizzazione dell'efficienza delle risorse e dei materiali, tenendo conto
anche di aspetti come la riciclabilità, la presenza di contenuto riciclato e la
durabilità. Queste prescrizioni dovranno essere tali da poter essere attuate e
rispettate. A livello di UE e a livello nazionale saranno profusi sforzi intesi
a rimuovere le barriere all'ecoinnovazione[51]
e a sfruttare appieno il potenziale delle ecoindustrie, con vantaggi in termini
di posti di lavoro e crescita "verdi". 35. Al fine di stabilire un quadro
d'azione per il miglioramento degli aspetti legati all'efficienza delle risorse
che vadano oltre le emissioni di gas a effetto serra saranno stabiliti degli
obiettivi volti a ridurre l'impatto globale dei consumi, in particolare nel
settore alimentare, dell'edilizia e della mobilità[52]. Insieme, essi costituiscono
circa l'80% degli impatti ambientali relativi al consumo. Dalla conferenza di
Rio+20 è emersa la necessità di ridurre considerevolmente le perdite post-raccolto
e altre perdite relative agli alimenti nonché gli sprechi in tutta la catena di
approvvigionamento. 36. Oltre ai requisiti vincolanti
in materia di appalti pubblici verdi per determinate categorie di prodotti[53], la maggior parte degli Stati
membri ha adottato piani d'azione facoltativi e molti di essi hanno stabilito
degli obiettivi per specifici gruppi di prodotti. Tuttavia per le
amministrazioni a tutti i livelli vi è ancora un considerevole margine di
azione per ridurre l'impatto ambientale grazie alle loro decisioni di acquisto.
È auspicabile che gli Stati membri e le regioni intraprendano ulteriori
iniziative per raggiungere l'obiettivo di applicare i criteri sugli appalti
pubblici verdi ad almeno il 50% delle gare pubbliche. La Commissione valuterà
l'opportunità di adottare ulteriori atti legislativi specifici per settore al
fine di stabilire norme vincolanti in materia di appalti pubblici verdi per
ulteriori categorie di prodotti. 37. Vi è inoltre un grande
potenziale di miglioramento della gestione dei rifiuti nell'UE per giungere a
un miglior utilizzo delle risorse, aprire nuovi mercati, creare posti di lavoro
e ridurre la dipendenza dalle importazioni di materie prime, consentendo di
ridurre gli impatti ambientali[54].
Ogni anno nell'UE si generano 2,7 miliardi di tonnellate di rifiuti,
di cui 98 milioni di tonnellate sono rifiuti pericolosi. In media
solo il 40% dei rifiuti solidi viene riutilizzato o riciclato, il resto finisce
nelle discariche o è destinato all'incenerimento. Alcuni Stati membri riciclano
oltre il 70% dei rifiuti, dimostrando così che è possibile utilizzarli come una
risorsa fondamentale nell'UE. Al contempo in molti Stati membri il 75% dei
rifiuti municipali è destinato alle discariche. 38. Trasformare i rifiuti in una
risorsa, come invocato nel quadro della tabella di marcia verso un'Europa
efficiente nell'impiego delle risorse, richiede una piena applicazione della
legislazione UE sui rifiuti in tutta l'Unione, basata su un'applicazione
rigorosa della gerarchia dei rifiuti e che disciplini i diversi tipi di rifiuti[55]. Sono pertanto necessari
ulteriori sforzi per: ridurre la produzione di rifiuti pro capite in termini
assoluti, limitare il recupero energetico di materiali non riciclabili,
dismettere le discariche, garantire un riciclaggio di elevata qualità e
sviluppare dei mercati per materie prime secondarie. I rifiuti pericolosi
dovranno essere gestiti in modo tale da minimizzare gli effetti dannosi per la
salute umana e l'ambiente, così come concordato in occasione del vertice di
Rio+20. Per raggiungere questo proposito è auspicabile che in tutta l'UE si
ricorra in maniera più sistematica a strumenti di mercato che favoriscano la
prevenzione, il riciclaggio e il riutilizzo. È opportuno rimuovere gli ostacoli
alle attività di riciclaggio nel mercato interno dell'UE e riesaminare gli
obiettivi esistenti in materia di prevenzione, riutilizzo, riciclaggio,
recupero e di alternative alla discarica per progredire verso un'economia
"circolare", con un uso senza soluzione di continuità delle risorse e
rifiuti residui quasi inesistenti. 39. Anche l'efficienza delle
risorse nel settore idrico sarà trattata come una priorità al fine di garantire
un buono stato delle acque. Sebbene siccità e carenze idriche siano fenomeni in
continua espansione in Europa, si stima che ad oggi il 20-40% dell'acqua
disponibile in Europa sia sprecata, ad esempio, a causa di perdite nel sistema
di distribuzione. Dai modelli disponibili emerge un potenziale di miglioramento
considerevole in termini di efficienza idrica nell'UE. Inoltre si prevede che
l'aumento della domanda e gli impatti dei cambiamenti climatici aggraveranno
significativamente la pressione cui sono esposte le risorse idriche europee.
Viste le premesse qui esposte, occorre che l'Unione e gli Stati membri
intervengano per garantire che entro il 2020 le attività di estrazione idrica
avvengano nel rispetto dei limiti delle risorse idriche rinnovabili,
migliorando, tra l'altro, l'efficienza idrica attraverso il ricorso a
meccanismi di mercato quali una tariffazione delle acque che rispecchi
l'effettivo valore dell'acqua[56].
Il progresso sarà agevolato da una dimostrazione e una diffusione accelerati di
tecnologie nonché di sistemi e modelli commerciali innovativi che si basano sul
piano strategico di attuazione del partenariato europeo per l'innovazione
relativo all'acqua. 40. La realizzazione di un chiaro
quadro politico a lungo termine in tutti questi ambiti contribuirà a stimolare
gli investimenti e le azioni necessarie per sviluppare appieno i mercati delle
tecnologie più verdi e promuovere soluzioni commerciali sostenibili.
È inoltre necessario elaborare indicatori e obiettivi relativi
all'efficienza delle risorse al fine di fornire gli orientamenti del caso alle
istanze decisionali pubbliche e private per trasformare la nostra economia.
Questi elementi diventeranno parte integrante del presente programma non appena
saranno concordati a livello di UE. 41. Al fine di trasformare l'UE in
un'economia a basse emissioni di carbonio, efficiente nell'impiego delle
risorse, verde e competitiva, il programma dovrà garantire che entro il 2020: (a)
l'UE abbia raggiunto i propri obiettivi sul clima e
l'energia e si stia adoperando per ridurre le emissioni di gas a effetto serra
dell'80-95% entro il 2050 rispetto ai valori del 1990, nel quadro dell'impegno
generale di limitare l'aumento della temperatura media sotto i 2 °C. (b)
l'impatto ambientale globale delle industrie
dell'UE in tutti i principali settori industriali sia stato ridotto
sensibilmente a fronte di una maggiore efficienza nell'uso delle risorse. (c)
l'impatto ambientale globale della produzione e del
consumo sia stato ridotto, in particolare nei settori dell'alimentazione,
dell'edilizia e della mobilità. (d)
i rifiuti siano gestiti responsabilmente alla
stregua di una risorsa, i rifiuti pro capite siano in declino in valori
assoluti, il recupero energetico sia limitato ai materiali non riciclabili e le
discariche per materiali riciclabili e sottoposti a compostaggio non siano più
operative. (e)
si prevenga o si sia significativamente ridotto lo
stress idrico nell'UE A tal fine è necessario, in particolare: (a)
dare piena attuazione al pacchetto su clima ed
energia e accordarsi sul quadro di politiche per il clima e l'energia per il
periodo successivo al 2020; (b)
applicare a tappeto le migliori pratiche
disponibili e intensificare gli sforzi intesi a promuovere la diffusione di
tecnologie, processi e servizi innovativi emergenti; (c)
dare un nuovo impulso alla ricerca e
all'innovazione necessarie per lanciare tecnologie, sistemi e modelli
commerciali che consentiranno di ridurre i tempi e diminuire i costi della
transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio ed efficiente
nell'impiego delle risorse; (d)
stabilire un quadro più coerente per la produzione
e il consumo sostenibili; sottoporre a revisione la legislazione sui prodotti
al fine di migliorare la performance ambientale e l'efficienza nell'impiego
delle risorse dei prodotti nel corso del loro intero ciclo di vita; determinare
degli obiettivi per ridurre l'impatto globale dei consumi; (e)
dare piena attuazione alla legislazione dell'UE in
materia di rifiuti. Ciò richiederà anche l'applicazione della gerarchia
dei rifiuti e un uso efficace degli strumenti e delle misure di mercato al fine
di garantire che le discariche siano effettivamente dismesse, che il recupero
energetico sia limitato ai materiali non riciclabili, che i rifiuti riciclati
siano usati come fonte principale e affidabile di materie prime per l'UE, che i
rifiuti pericolosi siano gestiti responsabilmente e che ne sia limitata la
produzione, che i trasporti di rifiuti illegali siano sradicati e che gli
ostacoli presenti sul mercato interno alle attività di riciclaggio
ecocompatibili siano rimossi; (f)
migliorare l'efficienza idrica stabilendo degli
obiettivi a livello di bacini idrografici e adottando meccanismi di mercato
come la tariffazione delle acque. Obiettivo prioritario 3: proteggere
i cittadini dell'Unione da pressioni legate all'ambiente e da rischi per la
salute e il benessere 42. La legislazione dell'UE in materia
di ambiente ha comportato benefici considerevoli in termini di salute e
benessere dei cittadini. Tuttavia l'acqua, l'inquinamento atmosferico e le
sostanze chimiche sono tutt'ora tra i principali problemi legati all'ambiente
nell'UE[57].
L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) stima che i fattori di stress per
l'ambiente sono responsabili per il 15-20% delle morti in 53 paesi europei[58]. Secondo l'OCSE entro il 2050,
in tutto il mondo, l'inquinamento atmosferico urbano diventerà la prima causa
di mortalità legata all'ambiente. 43. Una buona parte della
popolazione dell'UE è tutt'ora esposta a livelli di inquinamento atmosferico
che superano i valori di riferimento raccomandati dall'OMS[59]. È necessario intervenire
soprattutto in ambiti in cui la popolazione, in particolare le categorie
sociali sensibili o vulnerabili, e gli ecosistemi sono esposti a livelli
elevati di agenti inquinanti, come all'interno di agglomerati urbani o negli
edifici. 44. L'accesso a risorse idriche di
qualità soddisfacente è ancora problematico in diverse zone rurali nell'UE,
nonostante il fatto che una buona qualità delle acque di balneazione europee
giovi sia alla salute umana, sia all'industria del turismo dell'UE. Sempre più
spesso le alluvioni hanno ripercussioni negative sulla salute umana e le
attività economiche, in parte riconducibili a cambiamenti al ciclo idrologico e
all'uso del suolo. 45. L'attuazione lacunosa delle
politiche adottate fa sì che nell'UE non si raggiungano adeguati standard di
qualità dell'aria e dell'acqua. L'Unione aggiornerà gli obiettivi in base alle
più recenti scoperte scientifiche e si impegnerà attivamente a creare sinergie
con altri obiettivi politici in settori come i cambiamenti climatici, la
biodiversità e l'ambiente marino e terrestre. Ad esempio, ridurre determinati
inquinanti atmosferici può contribuire considerevolmente alla mitigazione dei
cambiamenti climatici. Gli ulteriori impegni in questo campo si baseranno
su un riesame approfondito della legislazione dell'UE sulla qualità dell'aria e
sul Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee. 46. Affrontare il problema
dell'inquinamento alla radice rimane una priorità e l'attuazione della
direttiva sulle emissioni industriali comporterà un'ulteriore riduzione delle
emissioni generate dai principali settori industriali. Il raggiungimento degli
obiettivi stabiliti nella tabella di marcia verso uno spazio unico europeo dei
trasporti aumenterà anche la mobilità sostenibile nell'UE, contrastando così
un'importante fonte di inquinamento acustico e atmosferico a livello locale. 47. In base alle stime, il 40%
della popolazione dell'UE vive in zone urbane con livelli di rumore notturno
superiori a quelli raccomandati dall'OMS. 48. La legislazione orizzontale
sulle sostanze chimiche (REACH e i regolamenti sulla classificazione,
l'etichettatura e l'imballaggio) costituiscono una protezione di base per la
salute umana e l'ambiente e promuovono la diffusione di metodi emergenti non
testati sugli animali. Tuttavia permane una certa incertezza sugli impatti
sulla salute umana e sull'ambiente derivanti dagli effetti combinati di diverse
sostanze chimiche (miscele), nanomateriali, sostanze chimiche che
interferiscono con il sistema endocrino (perturbatori endocrini) e le sostanze
chimiche contenute nei prodotti. Negli ultimi anni è emersa in maniera più
incalzante la necessità di intervenire per affrontare queste sfide, in
particolare visto l'impegno che l'UE ha assunto in occasione del vertice
mondiale sullo sviluppo sostenibile del 2002 e riaffermato al vertice di Rio+20
di garantire che entro il 2020 siano contenuti entro livelli minimi gli effetti
negativi significativi delle sostanze chimiche sulla salute umana e l'ambiente
e di rispondere a problematiche e sfide nuove ed emergenti in maniera efficace,
efficiente, coerente e coordinata. L'UE continuerà a sviluppare e ad adottare
diversi approcci volti a contrastare gli effetti combinati delle sostanze
chimiche e ad affrontare i problemi di sicurezza legati ai perturbatori
endocrini, oltre a mettere a punto un approccio globale per minimizzare gli
effetti negativi delle sostanze pericolose, tra cui le sostanze chimiche
contenute nei prodotti, fondandosi su un'ampia base di conoscenze in materia di
esposizione alle sostanze chimiche e di tossicità. La gestione responsabile e
sostenibile dei nanomateriali sarà garantita nel quadro di un approccio globale
che terrà conto anche della valutazione e della gestione dei rischi,
dell'informazione e del monitoraggio. L'azione congiunta di questi approcci
aumenterà la base di conoscenze in ambito chimico e fornirà un quadro di
riferimento per l'elaborazione di soluzioni più sostenibili. 49. Nel frattempo l'espansione del
mercato dei prodotti, delle sostanze chimiche e dei materiali a base biologica
può offrire dei vantaggi dati, ad esempio, da una riduzione delle emissioni di
gas a effetto serra e da nuove opportunità commerciali, ma bisogna garantire
che l'intero ciclo di vita di tali prodotti sia sostenibile e far sì che non
inasprisca la concorrenza relativa ai terreni e non aumenti i livelli di
emissioni. 50. I cambiamenti climatici
graveranno ulteriormente sui problemi ambientali provocando siccità prolungate
e ondate di caldo, alluvioni, tempeste e incendi boschivi, così come nuove e
più virulente forme di patologie umane, animali o vegetali. È necessario
intervenire in maniera mirata per fare in modo che l'UE abbia i mezzi per
affrontare le pressioni e le nuove situazioni derivanti dai cambiamenti
climatici, rafforzando la resilienza ambientale, economica e sociale. Poiché
diversi settori sono e saranno sempre più soggetti agli impatti dei cambiamenti
climatici, le considerazioni legate all'adeguamento e alla gestione del rischio
di catastrofe dovranno essere maggiormente integrate nelle politiche dell'UE. 51. Inoltre, le misure volte ad
aumentare la resilienza ecologica e climatica, come il ripristino
dell'ecosistema e le infrastrutture verdi, possono comportare importanti
vantaggi socioeconomici, tra l'altro in termini di salute pubblica. È
necessario che le sinergie e i potenziali compromessi tra obiettivi climatici e
altri obiettivi ambientali, legati ad esempio alla qualità dell'aria, siano
gestiti correttamente. Ad esempio, un passaggio ad altri combustibili deciso in
ragione di considerazioni climatiche o di sicurezza di approvvigionamento
potrebbe comportare aumenti considerevoli di particolato e di emissioni nocive. 52. Al fine di proteggere i
cittadini dell'UE da pressioni legate all'ambiente e da rischi per la salute e
il benessere , entro il 2020 il programma dovrebbe garantire: (a)
un significativo miglioramento della qualità
dell'aria nell'UE; (b)
una significativa riduzione dell'inquinamento
acustico nell'UE; (c)
standard elevati per l'acqua potabile e per le
acque di balneazione per tutti i cittadini dell'UE; (d)
una risposta efficace agli effetti combinati delle
sostanze chimiche e alle preoccupazioni legate ai perturbatori endocrini nonché
una valutazione e una limitazione entro livelli minimi dei rischi per
l'ambiente e la salute associati all'uso di sostanze pericolose, tra cui le
sostanze chimiche contenute nei prodotti; (e)
una risposta efficace delle preoccupazioni relative
alla sicurezza relative ai nanomateriali nel quadro di un approccio coerente e
trasversale tra le diverse legislazioni; (f)
il conseguimento di progressi decisivi
nell'adeguamento agli impatti dei cambiamenti climatici. A tal fine è necessario, in particolare: (a)
dare attuazione alla politica dell'UE sulla qualità
dell'aria, in base alle più recenti conoscenze scientifiche, e intraprendere
misure per affrontare il problema dell'inquinamento dell'aria alla radice; (b)
dare attuazione alla politica dell'UE
sull'inquinamento acustico già oggetto di revisione, in base alle più recenti
conoscenze scientifiche, e intraprendere misure per affrontare il problema dell'inquinamento
acustico alla radice; (c)
intensificare gli sforzi intesi a dare attuazione
alla direttiva sull'acqua potabile, in particolare per i piccoli fornitori di
acqua, nonché alla direttiva sulle acque di balneazione; (d)
sviluppare una strategia dell'UE per un ambiente
non tossico, sostenuta da un'ampia base di conoscenze sull'esposizione alle
sostanze chimiche e sulla tossicità e che si traduca in alternative innovative
sostenibili; (e)
adottare e attuare una strategia dell'UE per
l'adattamento ai cambiamenti climatici, che preveda, tra l'altro,
l'integrazione di questo tema e di considerazioni relative alla gestione del
rischio di catastrofe nei principali settori d'intervento e nelle iniziative
politiche chiave dell'UE. IL QUADRO DI
SOSTEGNO 53. Il raggiungimento dei
succitati obiettivi prioritari tematici richiederà la realizzazione di un
quadro di sostegno delle azioni concrete. Saranno adottate misure volte a
migliorare i quattro pilastri fondamentali di tale quadro di sostegno:
migliorare le modalità di attuazione generali della legislazione dell'UE in
materia ambientale migliorare gli elementi scientifici alla base delle
politiche ambientali; garantire investimenti e creare i giusti incentivi per la
protezione dell'ambiente e migliorare l'integrazione ambientale e la coerenza
delle politiche sia nel quadro della politica ambientale, sia rispetto ad altre
politiche. I benefici di natura orizzontale della politica dell'UE in materia
di ambiente si estenderanno oltre il campo di applicazione e l'orizzonte temporale
del presente programma. Obiettivo prioritario 4: sfruttare
al massimo i vantaggi della legislazione unionale in materia di ambiente 54. I vantaggi dati dall'effettiva
attuazione della legislazione dell'UE in materia di ambiente sono triplici:
parità di condizioni per i soggetti economici che operano nel mercato unico,
stimolo all'innovazione e promozione dei vantaggi "del primo
arrivato" nei diversi settori per gli operatori economici europei. I costi
associati alla mancata attuazione della legislazione, per contro, sono elevati
e secondo le stime ammontano a circa 50 miliardi di EUR all'anno,
comprensivi dei costi legati all'avvio di procedimenti d'infrazione[60]. Già nel solo 2009 erano in
corso 451 procedimenti d'infrazione legati alla legislazione dell'UE in materia
ambientale. La Commissione riceve inoltre diverse denunce direttamente dai
cittadini dell'UE, che in molti casi sarebbe più indicato rivolgere al proprio
Stato membro o alle autorità locali. 55. Pertanto nei prossimi anni
sarà data priorità assoluta ad una migliore attuazione dell'acquis
dell'UE in materia ambientale a livello di Stati membri. Si registrano
differenze significative in termini di attuazione tra i diversi Stati membri e
al loro interno. È necessario fornire ai soggetti coinvolti nell'attuazione
della legislazione ambientale a livello nazionale, regionale e locale le
conoscenze e le capacità per trarre maggiori vantaggi dalla legislazione in
oggetto. 56. Il numero elevato di
infrazioni, denunce e petizioni in materia ambientale evidenzia la necessità di
mettere in atto un sistema efficace e pragmatico di controlli e contrappesi a
livello nazionale che contribuisca a individuare e a risolvere i problemi di
attuazione, così come la necessità di adottare misure che prevengano il problema
a monte. A tale proposito gli sforzi fino al 2020 saranno incentrati sui
miglioramenti in quattro ambiti fondamentali: 57. In primo luogo, sarà
migliorato il modo in cui sono raccolte e divulgate le conoscenze
sull'attuazione, in modo tale da aiutare i cittadini e chi opera in campo
ambientale a comprendere appieno le modalità con cui le amministrazioni
nazionali e locali mettono in pratica gli impegni assunti a livello di UE[61]. Le problematiche legate
all'attuazione all'interno di uno specifico Stato membro saranno affrontate al
fine di fornire un adeguato sostegno, analogamente all'approccio personalizzato
seguito nel processo del semestre europeo. Ad esempio, saranno concordati
contratti di partenariato per l'attuazione che coinvolgeranno la Commissione e
i singoli Stati membri e che saranno finalizzati a trattare aspetti legati al
reperimento di un sostegno finanziario per l'attuazione e a migliori sistemi di
informazione per valutare i progressi. 58. In secondo luogo, l'UE
estenderà gli obblighi relativi alle ispezioni e alla sorveglianza all'insieme
della legislazione dell'UE in materia ambientale, attribuendo capacità a
livello di UE per affrontare situazioni di legittima preoccupazione. 59. In terzo luogo, saranno
migliorate le modalità di gestione e il seguito dato a livello nazionale alle
denunce sull'attuazione del diritto ambientale dell'UE. 60. In quarto luogo, i cittadini
dell'UE beneficeranno di un accesso più facile alla giustizia per le tematiche
ambientali e di una tutela giuridica efficiente, in linea con i trattati
internazionali e gli sviluppi subentrati grazie all'entrata in vigore del
trattato di Lisbona e della recente giurisprudenza della Corte di giustizia
dell'Unione europea. Si promuoverà inoltre la risoluzione stragiudiziale delle
controversie per evitare la controversia giudiziaria. 61. Il livello generale di governance
ambientale nell'UE sarà ulteriormente migliorato rafforzando la cooperazione a
livello di UE tra i professionisti che lavorano nell'ambito della
protezione dell'ambiente (avvocati dello Stato, ispettori, pubblici ministeri,
ombudsman e giudici) e incoraggiandoli a condividere le buone pratiche. 62. Oltre ad aiutare gli Stati
membri a migliorare l'esecuzione[62],
la Commissione continuerà a dare il proprio contributo per garantire che la
legislazione sia proporzionata al suo scopo e che rifletta le più recenti
conoscenze scientifiche. Come regola generale, gli obblighi giuridici
sufficientemente chiari e precisi saranno racchiusi in regolamenti, che hanno
effetti diretti e misurabili e che danno meno spazio a incoerenze in sede di
attuazione. La Commissione ricorrerà maggiormente a schede di valutazione a ad
altri mezzi per monitorare i progressi compiuti dagli Stati membri
nell'attuazione di determinati aspetti della legislazione. 63. Per sfruttare al massimo i
vantaggi della legislazione dell'UE in materia di ambiente, entro il 2020 il
programma deve garantire che: (a)
i cittadini dell'UE abbiano accesso a informazioni
chiare da cui si evincano le modalità con cui si attua il diritto ambientale
dell'UE; (b)
sia migliorata la qualità dell'attuazione specifica
della legislazione in materia di ambiente; (c)
siano rispettate le disposizioni del diritto
ambientale dell'UE a tutti i livelli amministrativi e che siano garantite
condizioni paritarie nel mercato interno; (d)
sia rafforzata la fiducia dei cittadini nel diritto
ambientale dell'UE; (e)
sia promosso il principio di una protezione
giuridica efficace per i cittadini e le loro organizzazioni. A tal fine è necessario, in particolare: (a)
stabilire dei sistemi a livello nazionale volti a
divulgare attivamente le informazioni in merito alle modalità con cui è data
attuazione alla legislazione dell'UE in materia ambientale, in combinazione con
una visione generale dei risultati conseguiti dai singoli Stati membri a
livello di UE; (b)
stipulare contratti di partenariato per
l'attuazione tra Stati membri e Commissione; (c)
estendere gli obblighi vincolanti per le ispezioni
e la sorveglianza degli Stati membri sull'insieme della legislazione dell'UE in
materia ambientale, e attribuire capacità a livello di UE per affrontare
situazioni di giustificata preoccupazione accompagnate dal sostegno a reti di
professionisti; (d)
istituire meccanismi coerenti ed efficaci a livello
nazionale per la gestione delle denunce relative all'attuazione del diritto
dell'UE sull'ambiente; (e)
garantire che le disposizioni nazionali
sull'accesso alla giustizia siano in linea con la giurisprudenza della Corte di
giustizia dell'Unione europea e promuovere la risoluzione stragiudiziale delle controversie
per trovare soluzioni in via amichevole per i contrasti sorti in ambito
ambientale. Obiettivo prioritario 5: migliorare
le basi scientifiche della politica ambientale 64. Gli elementi giustificativi
alla base della politica ambientale dell'UE sono legati all'attuazione della
legislazione unionale e derivano dal monitoraggio ambientale, nonché da dati,
valutazioni e indicatori, ai quali si aggiungono i risultati della ricerca
scientifica convenzionale e delle iniziative scientifiche promosse dai
cittadini. Questi elementi sono stati notevolmente rafforzati e hanno
portato sia i responsabili politici sia i cittadini ad acquisire maggior
consapevolezza e ad avere fiducia in un approccio sperimentale, grazie a una
migliore comprensione delle sfide complesse che li attendono in ambito
ambientale e a livello sociale. 65. È necessario intraprendere
azioni a livello internazionale e dell'UE per rafforzare e migliorare
ulteriormente l'interfaccia tra scienza e politiche ambientali, ad esempio
attraverso la nomina di consulenti scientifici di rilievo, come hanno già
provveduto a fare la Commissione e alcuni Stati membri. 66. Tuttavia, l'incalzare degli
sviluppi attuali e le incertezze che caratterizzano alcune probabili tendenze
future richiedono ulteriori azioni che mantengano e rafforzino la presenza di
queste basi scientifiche per assicurare che le politiche dell'UE continuino a
fondarsi su una solida consapevolezza riguardo allo stato dell'ambiente, le
possibili risposte in materia e le conseguenze che ne derivano. 67. Negli ultimi decenni è
migliorato il modo in cui vengono raccolte e utilizzate le informazioni e le
statistiche ambientali, sia a livello dell'UE e degli Stati membri che a
livello mondiale. Tuttavia, i metodi di raccolta dei dati e la loro qualità
continuano a essere eterogenei e la presenza di una vasta quantità di fonti li
rende difficilmente accessibili. Occorre provvedere quindi a investimenti
continui per assicurare a tutti coloro che sono coinvolti nella definizione e
nell'attuazione delle politiche la disponibilità e l'accessibilità di dati
credibili, confrontabili e di qualità certa. È necessario progettare
sistemi di informazione ambientale nei quali possano essere facilmente inserite
nuove informazioni sui temi emergenti. 68. L'ulteriore attuazione del
principio "produrre una volta, riutilizzare molte volte", presente
all'interno del Sistema comune di informazioni ambientali[63], nonché gli approcci e le
norme condivise sull'acquisizione e la raccolta di informazioni territoriali
nell'ambito dei sistemi INSPIRE[64]
e GMES[65]
saranno d'aiuto per evitare una sovrapposizione degli sforzi ed eliminare oneri
amministrativi inutili sulle autorità pubbliche, come lo saranno gli sforzi per
razionalizzare gli obblighi di comunicazione imposti a norma delle diverse
normative. Gli Stati membri dovrebbero rendere più accessibili al pubblico
le informazioni raccolte (ad esempio tramite valutazioni ambientali strategiche
o valutazioni di impatto ambientale) per la valutazione degli impatti di piani,
programmi e progetti. 69. Continuano a sussistere gravi
lacune nelle conoscenze, alcune di queste particolarmente rilevanti rispetto
agli obiettivi prioritari del presente programma. È quindi essenziale
investire ulteriormente nella ricerca per colmarle al fine di garantire che le
pubbliche autorità e le imprese siano in grado di formulare le loro decisioni a
partire da solide basi, in modo che riflettano pienamente costi e benefici
sociali, economici e ambientali. Le lacune più evidenti sono quattro, elencate di
seguito. –
Sono necessari sia una ricerca più avanzata, che
possa colmare le lacune che riguardano dati e conoscenze, sia strumenti di
modellizzazione adeguati per una migliore comprensione delle problematiche
complesse pertinenti ai cambiamenti ambientali, ad esempio rispetto ai
cambiamenti climatici e all'impatto delle catastrofi ambientali, oppure alle
implicazioni della perdita di biodiversità per i servizi ecosistemici, gli
effetti soglia e i punti di non ritorno sotto il profilo ecologico. Sebbene i dati
concreti giustifichino pienamente azioni preventive in questi ambiti, per
trovare le risposte più appropriate in materia è necessario promuovere
ulteriori ricerche che esplorino i limiti del pianeta per la biodiversità, i
rischi sistemici e la capacità della nostra società di affrontarli. Per farlo
sono necessari investimenti che permettano di colmare le lacune inerenti a dati
e conoscenze, di procedere a una mappatura e a una valutazione dei servizi
ecosistemici, di capire come la biodiversità possa sostenere questi ultimi e
come tali servizi si adattano ai cambiamenti climatici. –
Il passaggio a un'economia verde inclusiva richiede
che si tenga debitamente conto dell'interazione tra fattori socioeconomici e
ambientali. Capire meglio i modelli di consumo e produzione sostenibile, tenere
in considerazione più attentamente i costi derivanti dall'agire o dal non
agire, capire come i cambiamenti nei comportamenti a livello individuale o
della società possono contribuire a ottenere risultati ambientali e come le
megatendenze globali possano incidere sull'ambiente europeo: tutto ciò può
essere d'aiuto per definire iniziative politiche più mirate con l'obiettivo di
migliorare l'uso efficiente delle risorse e alleviare le pressioni
sull'ambiente. –
Esistono ancora incertezze riguardo alla salute
umana e alle implicazioni ambientali dei perturbatori endocrini, delle miscele,
delle sostanze chimiche contenute nei prodotti e dei nanomateriali. Se queste
lacune verranno colmate, il processo decisionale può risultarne accelerato e
sarà possibile sviluppare ulteriormente le norme riguardanti le sostanze
chimiche e affrontare più puntualmente le preoccupazioni in questo ambito,
stimolando al contempo un uso più sostenibile delle sostanze in questione. Una
migliore comprensione dei fattori ambientali che incidono sulla salute umana
consentirebbe di intraprendere un'azione politica preventiva. –
Per garantire che tutti i settori contribuiscano
agli sforzi necessari a combattere i cambiamenti climatici è necessario avere
un quadro chiaro delle misurazioni pertinenti alle emissioni di gas a effetto
serra, del monitoraggio e della raccolta di dati, che è però attualmente
carente per alcuni settori essenziali quali quello agricolo. L'iniziativa Orizzonte 2020 fornisce l'opportunità
di concentrare gli sforzi della ricerca e di mobilitare il potenziale
innovativo europeo, in quanto può rappresentare un punto d'incontro tra risorse
e conoscenze in diversi settori e discipline, sia all'interno dell'UE che a
livello mondiale. 70. La nascita di problematiche
nuove ed emergenti a seguito di sviluppi tecnologici che avvengono così
rapidamente da non permettere alle politiche di tenersi al passo con i tempi,
come ad esempio i nanomateriali, le fonti energetiche non convenzionali, la
cattura e lo stoccaggio del carbonio e le onde elettromagnetiche, costituiscono
una sfida per la gestione del rischio e possono far sorgere conflitti
d'interesse, bisogni e aspettative. A sua volta, ciò può suscitare
preoccupazioni sempre maggiori presso i cittadini e, potenzialmente, generare
ostilità nei confronti delle nuove tecnologie. È quindi necessario
garantire un dibattito pubblico sempre più ampio riguardo ai rischi ambientali
e agli eventuali compromessi che, in quanto cittadini, siamo disposti ad accettare
alla luce di informazioni a volte incomplete e incerte sui rischi emergenti e
su come affrontarli. Un approccio sistematico alla gestione del rischio
ambientale migliorerà la capacità dell'UE di seguire gli sviluppi tecnologici,
agire tempestivamente su di essi e contemporaneamente rassicurare i cittadini a
riguardo. 71. Per migliorare le basi
scientifiche delle politiche ambientali, entro il 2020 il programma dovrà fare
in modo che: (a)
i responsabili politici e le imprese possano
sviluppare e attuare politiche ambientali e in materia di clima, compresa la
misurazione di costi e benefici, a partire da basi migliori; (b)
sia notevolmente migliorata la nostra comprensione
dei rischi ambientali e climatici emergenti e la nostra capacità di valutarli e
gestirli; (c)
l'interfaccia tra politica ambientale e scienza
risulti rafforzata. A tal fine è necessario, in particolare: (a)
coordinare e concentrare gli sforzi della ricerca a
livello dell'UE e degli Stati membri, in modo da affrontare le lacune critiche
in materia di conoscenze ambientali, compresi i rischi collegati a punti di non
ritorno sotto il profilo ecologico; (b)
adottare un approccio sistematico in materia di
gestione del rischio; (c)
semplificare, razionalizzare e modernizzare i dati
pertinenti all'ambiente e ai cambiamenti climatici nonché la raccolta, gestione
e diffusione delle informazioni in materia. Obiettivo prioritario 6: garantire
investimenti a favore delle politiche in materia di ambiente e clima e farlo al
giusto prezzo 72. Gli sforzi richiesti per
raggiungere gli obiettivi precedentemente esposti necessiteranno di
investimenti adeguati da fonti private e pubbliche. Contemporaneamente occorre
evidenziare che, sebbene molti paesi trovino difficile fronteggiare la crisi
economico-finanziaria, la necessità di operare riforme economiche e ridurre il
debito pubblico rappresenta un'opportunità per transitare rapidamente verso
un'economia più efficiente nell'impiego delle risorse e a basse emissioni di
carbonio. 73. Attualmente è difficile
attrarre finanziamenti destinati ad alcuni settori a causa dell'assenza di
segnali di prezzo dal mercato o della presenza di segnali di prezzo distorti
derivanti da un'incapacità di dare adeguatamente conto dei costi ambientali o
dalla presenza di sovvenzioni per attività dannose per l'ambiente. 74. L'Unione e gli Stati membri
dovranno mettere a punto condizioni giuste per garantire che si tenga
adeguatamente conto delle esternalità ambientali e per far pervenire i giusti
segnali di mercato al settore privato, facendo attenzione ad eventuali impatti
sociali negativi. Per far ciò, occorrerà applicare il principio "chi
inquina paga" in modo più sistematico, attraverso l'eliminazione graduale
delle sovvenzioni dannose per l'ambiente e operando uno spostamento sostanziale
dalla tassazione della manodopera verso la tassazione sull'inquinamento. La
sempre maggiore scarsità delle risorse naturali potrebbe determinare un
incremento della loro redditività economica e dei profitti associati al loro
possesso o uso esclusivo. Un intervento pubblico che garantisca che tali
rendite non siano eccessive e che le esternalità siano prese in considerazione
porterà a un uso più efficiente delle risorse e contribuirà a evitare
distorsioni del mercato, generando al contempo entrate pubbliche. Le priorità
in materia di ambiente e clima saranno perseguite nel quadro del semestre
europeo dove sono particolarmente rilevanti per le prospettive di crescita
sostenibile dei singoli Stati membri ai quali vengono rivolte raccomandazioni
specifiche. Occorre far maggiore ricorso, a livello dell'UE e nazionale, ad
altri strumenti di mercato quali i pagamenti per i servizi ecosistemici, per
incentivare il coinvolgimento del settore privato e la gestione sostenibile del
capitale naturale. 75. Il settore privato dovrebbe
venir incoraggiato anche a cogliere le opportunità offerte nel contesto del
nuovo quadro finanziario dell'UE, al fine di aumentarne il coinvolgimento negli
sforzi intrapresi per raggiungere gli obiettivi ambientali e climatici, in
particolare riguardo alla partecipazione ad attività ecoinnovative e
all'adozione di nuove tecnologie, mirando in particolare alle PMI. Le
iniziative pubblico-privato per l'ecoinnovazione devono essere promosse
nell'ambito dei partenariati europei per l'innovazione, ad esempio il partenariato
europeo per l'innovazione relativo all'acqua[66].
Grazie al nuovo quadro per gli strumenti finanziari innovativi, l'accesso del
settore privato a finanziamenti destinati all'ambiente — in particolare
nell'ambito della biodiversità e dei cambiamenti climatici — dovrebbe risultare
più facile. Le imprese europee dovrebbero essere ulteriormente incoraggiate a
divulgare informazioni ambientali all'interno dei loro rendiconti finanziari,
spingendosi oltre a quanto stabilito ai sensi dell'attuale normativa UE[67]. 76. Nelle proposte relative al
quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020, la Commissione ha
integrato maggiormente gli obiettivi in materia di ambiente e clima in tutti
gli strumenti unionali di finanziamento, offrendo agli Stati membri l'opportunità
di raggiungere obiettivi pertinenti a questi ambiti. La Commissione ha inoltre
proposto di incrementare la spesa pertinente al clima fino ad arrivare ad
almeno il 20% dell'intero bilancio. Per settori politici critici quali
l'agricoltura, la Commissione ha proposto di migliorare gli incentivi destinati
agli agricoltori perché forniscano beni e servizi pubblici con effetti positivi
sull'ambiente, ai quali corrispondono condizionalità a carattere ambientale. Se
le proposte verranno accettate, le politiche dell'UE saranno sostenute da
risorse finanziarie adeguate per la loro attuazione e ulteriori fondi saranno
messi a disposizione per l'ambiente e i cambiamenti climatici, in modo da
apportare, nella pratica, benefici coerenti e concreti a livello locale e
regionale. 77. Al di là dell'integrazione di
cui sopra, l'inclusione di "progetti integrati" nel programma LIFE
consentirà di combinare i finanziamenti allineandoli meglio con le priorità
politiche e fornendo un sostegno più strategico e più attento ai costi per le
misure in materia di ambiente e clima. 78. L'aumento del capitale messo a
disposizione della Banca europea per gli investimenti (BEI) nel
quadro del patto per la crescita e l'occupazione del 2012 rappresenta
un'ulteriore fonte di finanziamenti[68]. 79. Le esperienze acquisite nel
corso del periodo di programmazione 2007-2013 dimostrano che, nonostante le
numerose fonti di finanziamento a disposizione dell'ambiente, l'assorbimento
degli stanziamenti a livello regionale e nazionale nel corso dei primi anni è
stato molto disomogeneo, compromettendo almeno potenzialmente la possibilità di
raggiungere gli obiettivi e i traguardi concordati. Per evitare il
ripetersi della situazione, gli Stati membri dovrebbero integrare gli obiettivi
in materia di ambiente e clima nelle strategie di finanziamento e nei programmi
di coesione economica e sociale, nonché nelle politiche marittime e di sviluppo
rurale; dovrebbero inoltre dare priorità all'assorbimento tempestivo degli
stanziamenti destinati all'ambiente e ai cambiamenti climatici, e rafforzare la
capacità degli organismi di esecuzione di fornire investimenti sostenibili ed
economicamente efficienti, in modo da garantire un supporto finanziario
adeguato, nonché necessario, per gli investimenti in questi ambiti. 80. Inoltre, l'individuazione
delle spese connesse alla biodiversità e al clima si è dimostrata un compito
arduo. Per valutare i progressi relativi a questi obiettivi, dovrebbe essere
istituito un sistema di rilevamento e rendicontazione fondato sulla metodologia
dell'OCSE (i cosiddetti "marcatori di Rio"). Si tratta di un passo
importante per lo sforzo globale dell'UE in materia di accordi multilaterali
sulla biodiversità e i cambiamenti climatici. In tale contesto, l'UE
contribuirà al processo intergovernativo varato nel corso del vertice Rio+20,
che mira a valutare il fabbisogno finanziario e a proporre opzioni per una
strategia finanziaria efficace e sostenibile. 81. Occorre continuare a lavorare
allo sviluppo di indicatori per il monitoraggio dei progressi economici: si
tratta di indicatori che integrano e vanno oltre il PIL. Una corretta
valutazione dei beni ambientali è essenziale al fine di garantire la
disponibilità di finanziamenti trasparenti e sostenibili. Sarà necessario un
ulteriore sforzo per misurare il valore da attribuire ai nostri ecosistemi e i
costi associati al loro esaurimento, nonché gli incentivi corrispondenti, in
modo da poter formulare di conseguenza le decisioni in materia di politiche e
investimenti. Occorre aumentare gli sforzi per sviluppare un sistema di conti
ambientali, che comprenda conti fisici e monetari per il capitale naturale e i
servizi ecosistemici. Ciò andrà a sostegno delle conclusioni raggiunte al
vertice Rio+20, che ha riconosciuto la necessità di introdurre misure più ampie
al fine di una migliore valutazione degli indici di benessere e sostenibilità,
per integrarli nel dato relativo al PIL di un paese. 82. Per essere in grado di
garantire investimenti a favore delle politiche in materia di ambiente e clima,
al giusto prezzo, entro il 2020 il programma dovrà fare in modo che: (a)
gli obiettivi delle politiche in materia di
ambiente e clima siano ottenuti in modo efficiente sotto il profilo dei costi e
siano sostenuti da finanziamenti adeguati; (b)
aumentino i finanziamenti provenienti dal settore
privato destinati alle spese collegate all'ambiente e al clima. A tal fine è necessario, in particolare: (a)
eliminare gradualmente le sovvenzioni dannose per
l'ambiente, fare maggiore ricorso a strumenti di mercato che includano misure
fiscali, nonché prezzi e tariffe, ed espandere i mercati per i beni e i servizi
ambientali facendo però attenzione agli eventuali impatti sociali negativi; (b)
agevolare l'accesso a strumenti finanziari
innovativi e a finanziamenti per l'ecoinnovazione; (c)
rispecchiare adeguatamente le priorità ambientali e
climatiche nelle politiche, a sostegno di una coesione economica, sociale e
territoriale; (d)
operare uno sforzo particolare per assicurare un
utilizzo completo ed efficiente dei finanziamenti messi a disposizione
dall'Unione per le misure ambientali, anche attraverso il miglioramento
significativo della capacità di assorbimento tempestiva degli stanziamenti a
titolo del quadro finanziario pluriennale dell'Unione per il periodo 2014-2020
e la destinazione del 20% del bilancio alla mitigazione dei cambiamenti
climatici e all'adattamento ai medesimi, attraverso l'integrazione delle azioni
per il clima e vincolando tali investimenti a parametri di riferimento chiari,
obiettivi definiti, monitoraggio e rendicontazione; (e)
sviluppare e attuare, entro il 2014, un sistema di
rendicontazione e tracciabilità delle spese relative all'ambiente nel bilancio
UE, in particolare per le spese in materia di cambiamenti climatici e
biodiversità; (f)
integrare le considerazioni sull'ambiente e sul
clima nel semestre europeo, in quanto contesto in cui esse assumono importanza
nelle prospettive dei singoli Stati membri in materia di crescita sostenibile e
nelle raccomandazioni specifiche per paese; (g)
sviluppare e applicare indicatori alternativi che
integrino e contemporaneamente vadano oltre il PIL per monitorare l'effettiva
sostenibilità dei nostri progressi e continuare a lavorare affinché gli
indicatori economici vengano integrati con quelli ambientali e sociali, anche
per quanto riguarda la contabilizzazione del capitale naturale. Obiettivo prioritario 7: migliorare
l'integrazione ambientale e la coerenza delle politiche 83. Sebbene già a partire dal 1997
l'integrazione delle considerazioni in materia ambientale nelle politiche e
nelle attività dell'UE sia una condizione sancita dal trattato, lo stato
globale in cui si trova l'ambiente in Europa indica che i progressi compiuti
finora, anche se apprezzabili in alcuni ambiti, non sono stati sufficienti a
invertire tutte le tendenze negative. Per poter raggiungere gli obiettivi
prioritari contenuti nel programma sarà necessario integrare più incisivamente
le considerazioni ambientali e climatiche nelle altre politiche,
accompagnandole ad approcci più coerenti e condivisi in grado di determinare molteplici
vantaggi. In questo modo sarà possibile gestire tempestivamente i
difficili compromessi che si presentano, invece di affrontarli nella fase di
attuazione, e mitigare più efficacemente gli inevitabili impatti. La direttiva
sulla valutazione ambientale strategica[69]
e la direttiva sulla valutazione dell'impatto ambientale[70], se correttamente applicate,
sono strumenti efficaci per assicurare che i requisiti per la protezione
dell'ambiente vengano integrati nei piani e nei programmi e non solo nei progetti.
Le autorità locali e regionali, generalmente responsabili delle decisioni in
materia di uso del suolo e delle zone marine, giocano un ruolo particolarmente
importante nella valutazione degli impatti ambientali e per proteggere,
conservare e migliorare il capitale naturale nonché per aumentare la resilienza
agli impatti dei cambiamenti climatici e delle catastrofi naturali. 84. La prevista espansione delle
reti energetiche e dei trasporti, comprese le infrastrutture offshore, dovrà
essere compatibile con l'obiettivo di proteggere la natura e con gli obblighi e
i bisogni derivanti dall'adattamento ai cambiamenti climatici. Incorporando le
infrastrutture verdi in piani e programmi pertinenti è possibile contribuire a
superare la frammentazione degli habitat e salvaguardare o ripristinare la
connettività ecologica, migliorare la resilienza degli ecosistemi e di
conseguenza assicurare la continuità nella fornitura di servizi ecosistemici,
compreso il sequestro del carbonio e l'adattamento ai cambiamenti climatici,
offrendo allo stesso tempo ai cittadini ambienti sani e spazi ricreativi
godibili. 85. Il presente programma
comprende un certo numero di obiettivi prioritari intesi a migliorare
l'integrazione. La Commissione nelle proposte di riforma in merito a PAC, PCP,
reti transeuropee (TEN) e politica di coesione, ha incluso ulteriori misure a
sostegno dell'integrazione ambientale e della sostenibilità. Perché il
programma ottenga i risultati sperati, queste politiche dovrebbero contribuire
ulteriormente al conseguimento di obiettivi e traguardi relativi all'ambiente.
Allo stesso modo, anche gli sforzi tesi in primo luogo a ottenere miglioramenti
ambientali dovrebbero essere progettati, ogniqualvolta possibile, in modo da
dare luogo a benefici trasversali per altri settori politici. Ad esempio, le
azioni volte a ripristinare gli ecosistemi possono essere progettate anche per
fornire benefici ad habitat e specie o per assorbire anidride carbonica, e allo
stesso tempo per migliorare la fornitura di servizi ecosistemici vitali per
molti settori economici, quali l'impollinazione o la depurazione delle acque
nel settore agricolo, nonché per la creazione di posti di lavoro
"verdi". 86. Per migliorare l'integrazione
ambientale e la coerenza delle politiche, entro il 2020 il programma dovrà
garantire che: (a)
le politiche settoriali a livello di UE e Stati
membri siano sviluppate e attuate in modo da sostenere obiettivi e traguardi
importanti in relazione all'ambiente e al clima. A tal fine è necessario, in particolare: (a)
integrare le condizionalità e gli incentivi legati
all'ambiente e al clima nelle iniziative politiche, senza dimenticare il
riesame e la riforma della politica esistente nonché il varo di nuove
iniziative, a livello di UE e di Stati membri; (b)
effettuare sistematicamente valutazioni ex ante
dell'impatto ambientale, sociale ed economico delle iniziative politiche a
livello dell'UE e degli Stati membri, al fine di garantire la loro coerenza ed
efficacia. AFFRONTARE LE SFIDE A LIVELLO LOCALE, REGIONALE E GLOBALE Obiettivo prioritario 8: migliorare
la sostenibilità delle città dell'UE 87. Il territorio dell'UE è
densamente popolato e si prevede che, entro il 2020, l'80% della sua
popolazione vivrà in zone urbane o periurbane. La qualità di vita dipenderà
direttamente dallo stato in cui si trova l'ambiente urbano. Gli impatti
ambientali dovuti alle città arrivano ben oltre i loro confini fisici, in
quanto le città dipendono in modo sostanziale dalle regioni periurbane e rurali
che devono provvedere alle loro esigenze in termini di cibo, energia, spazio e
risorse, nonché accogliere i loro rifiuti. 88. La maggior parte delle città
deve affrontare un insieme simile di problemi ambientali di base, che
comprendono cattiva qualità dell'aria, livelli di rumore alti, emissioni di gas
a effetto serra, scarsità d'acqua, alluvioni e tempeste, siti contaminati, aree
industriali dismesse e rifiuti. Contemporaneamente, le città dell'UE sono
all'avanguardia nello stabilire norme per la sostenibilità urbana e spesso
esplorano soluzioni pionieristiche per affrontare le sfide ambientali[71]. Un numero sempre maggiore di
città europee sta mettendo la sostenibilità ambientale al centro delle proprie
strategie di sviluppo urbano. 89. I cittadini europei, che
vivano in città o in zone rurali, traggono vantaggio da una serie di politiche
e iniziative dell'UE a favore dello sviluppo sostenibile delle aree urbane.
Tuttavia, questo richiede una coordinazione efficace ed efficiente tra i
diversi livelli dell'amministrazione, al di là dei confini amministrativi, per
coinvolgere sistematicamente le autorità regionali e locali nella
programmazione, formulazione e sviluppo di politiche con un impatto sulla
qualità dell'ambiente urbano. Il meccanismo di coordinamento rafforzato a
livello nazionale e regionale proposto nell'ambito del quadro strategico comune
per il prossimo periodo di finanziamento e la creazione di una piattaforma
sullo sviluppo urbano[72]
sono iniziative che possono contribuire a perseguire questo obiettivo,
coinvolgendo allo stesso tempo un maggior numero di gruppi di portatori
d'interesse e i cittadini in generale in decisioni che li riguardano
direttamente. Le autorità locali e regionali trarranno beneficio anche
dall'ulteriore sviluppo di strumenti che semplifichino la raccolta e la
gestione dei dati ambientali e che facilitino lo scambio di informazioni e
migliori pratiche; esse beneficeranno inoltre degli sforzi in corso per
migliorare l'attuazione della normativa ambientale a livello locale, nazionale
e dell'Unione[73].
Tutto ciò è in sintonia con l'impegno preso al vertice Rio+20 di promuovere un
approccio integrato per programmare, costruire e gestire città e insediamenti
urbani sostenibili. Per poter assicurare che le comunità urbane siano luoghi di
vita e di lavoro sostenibili, efficienti e sani è essenziale ricorrere ad
approcci integrati per la pianificazione del territorio urbano nei quali,
contemporaneamente alle sfide economiche e sociali, vengano prese pienamente in
conto le considerazioni ambientali a lungo termine. 90. L'UE dovrebbe promuovere
ancora più a fondo e, dove appropriato, espandere le iniziative già esistenti a
sostegno dell'innovazione e delle migliori pratiche urbane nonché del
collegamento e degli scambi tra le varie città; l'Unione dovrebbe inoltre
incoraggiare le città a dimostrare la loro capacità di agire in prima linea per
lo sviluppo urbano sostenibile[74].
Le istituzioni dell'UE e gli Stati membri dovrebbero facilitare e incoraggiare
l'assorbimento dei finanziamenti UE a titolo della politica di coesione e di
altri stanziamenti, a sostegno degli sforzi intrapresi dalle città per uno
sviluppo urbano più sostenibile, per sensibilizzare l'opinione pubblica e
incoraggiare il coinvolgimento delle realtà locali[75]. Lo sviluppo di una serie di
criteri di sostenibilità per le città, sui quali venga raggiunto un accordo,
può rappresentare una base di riferimento condivisa per simili iniziative e
promuovere un approccio coerente e integrato in materia di sviluppo urbano
sostenibile. 91. Per migliorare la
sostenibilità delle città dell'UE, entro il 2020 il programma deve
garantire che: (c)
la maggioranza delle città dell'UE attuino
politiche in materia di pianificazione e progettazione urbana sostenibile. A tal fine è necessario, in particolare: (a)
definire una serie di criteri, sui quali trovare un
accordo, per valutare le prestazioni ambientali delle città, tenendo presente
gli impatti economici e sociali; (b)
assicurare che le città abbiano accesso alle
informazioni riguardo ai finanziamenti disponibili per interventi di
miglioramento della sostenibilità urbana nonché ai finanziamenti stessi. Obiettivo prioritario 9: aumentare
l'efficacia dell'azione unionale nell'affrontare le sfide ambientali e
climatiche a livello regionale e mondiale 92. La sostenibilità ambientale
ricopre un'importanza critica nella lotta per ridurre la povertà e garantire la
qualità della vita e la crescita economica[76].
Nel corso del vertice Rio+20 i leader mondiali hanno riaffermato il loro
impegno per lo sviluppo sostenibile e riconosciuto l'importanza di un'economia
verde inclusiva quale strumento per raggiungere lo sviluppo sostenibile, senza
dimenticare il ruolo cruciale svolto da un ambiente sano per garantire la
sicurezza alimentare e ridurre la povertà. Alla luce dell'aumento della
popolazione in un mondo sempre più urbanizzato, queste sfide includeranno il
bisogno di intraprendere azioni concrete in materia di acqua, oceani,
territorio ed ecosistemi sostenibili, efficienza nell'uso delle risorse
(in particolare riguardo ai rifiuti), energia sostenibile e cambiamenti climatici,
passando attraverso l'eliminazione graduale delle sovvenzioni per i
combustibili fossili. Le sfide dovranno essere affrontate con approcci su
misura a livello locale, nazionale o unionale, nonché sostenendo con un serio
impegno gli sforzi intrapresi a livello internazionale per sviluppare le
soluzioni necessarie a garantire uno sviluppo sostenibile a livello mondiale. 93. I risultati di Rio+20 dovranno
riflettersi nelle priorità di politica interna ed esterna dell'Unione e degli
Stati membri. L'Unione europea dovrebbe inoltre appoggiare la creazione di
un forum politico ad alto livello che sostituisca gradualmente la
"Commissione sviluppo sostenibile" e sorvegli l'attuazione dei
risultati di Rio+20. 94. Molti degli obiettivi
prioritari indicati nel presente programma possono essere pienamente raggiunti
solo all'interno di un approccio globale e cooperando con paesi partner. Per
questa ragione l'Unione e gli Stati membri dovranno impegnarsi in maniera
risoluta, precisa, coerente e unitaria nei pertinenti processi internazionali,
regionali e bilaterali. Dovranno continuare a promuovere un efficace quadro
normativo per una politica ambientale globale, al quale affiancare un approccio
più efficace e strategico in cui il dialogo e la cooperazione politica, a
livello sia regionale che bilaterale, siano costruiti in funzione,
rispettivamente, dei partner strategici dell'Unione[77], dei paesi candidati e vicini
e dei paesi in via di sviluppo, con un sostegno finanziario adeguato. 95. Il periodo su cui si estende
il programma corrisponde alle fasi cruciali della politica internazionale in
materia di clima, biodiversità e sostanze chimiche. Per rispettare il limite
dei 2 °C, le emissioni globali di gas a effetto serra devono essere
ridotte di almeno il 50% rispetto ai livelli del 1990, entro il 2050. Tuttavia,
le parti hanno espresso un impegno nel quadro dell'UNFCCC (convenzione quadro
delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici)[78] riguardante solo la metà della
riduzione delle emissioni richiesta entro il 2020. In assenza di un'azione
globale più incisiva, è improbabile che si riescano a ridurre i cambiamenti
climatici. Anche nella migliore delle ipotesi, le nazioni si troveranno a dover
fronteggiare sempre più gli inevitabili impatti dei cambiamenti climatici a causa
delle emissioni storiche di gas a effetto serra e dovranno sviluppare strategie
di adattamento a tali cambiamenti. Nel quadro della piattaforma di Durban per
un'azione rafforzata, occorre arrivare a un accordo globale e solido,
applicabile universalmente, adottato entro il 2015 e da attuare a partire dal 2020.
L'UE continuerà a restare coinvolta proattivamente in questo processo, anche
partecipando a discussioni su come colmare il divario esistente tra gli attuali
impegni a ridurre le emissioni sottoscritti rispettivamente dai paesi
industrializzati e dai paesi in via di sviluppo, nonché su quali azioni
intraprendere in materia di emissioni per proseguire su una strada che sia
compatibile con l'obiettivo del limite di 2 °C. Il seguito di Rio+20 deve
inoltre contribuire a ridurre le emissioni di gas a effetto serra, sostenendo
così la lotta ai cambiamenti climatici. Parallelamente, l'UE dovrebbe
perseguire e intensificare ulteriormente i partenariati in materia di
cambiamenti climatici che coinvolgono partner strategici e dovrebbe
intraprendere ulteriori azioni per integrare le considerazioni sull'ambiente e
sui cambiamenti climatici nelle sue politiche per lo sviluppo. 96. Gli obiettivi mondiali in
materia di biodiversità[79]
nel quadro della convenzione sulla diversità biologica (CDB) devono essere
conseguiti entro il 2020, come punto di partenza per arrestare ed eventualmente
invertire la tendenza della perdita di biodiversità a livello mondiale. L'UE
contribuirà quanto più possibile a questi sforzi, anche attraverso il
raggiungimento dell'obiettivo di raddoppiare i finanziamenti in materia di
biodiversità destinati ai paesi in via di sviluppo entro il 2015, mantenendoli
allo stesso livello fino al 2020[80].
Esiste già un obiettivo globale per il 2020 concernente la gestione dei
rischi derivanti dalle sostanze chimiche. L'UE continuerà a svolgere un
ruolo attivo e costruttivo, aiutando i processi in corso a raggiungere i loro
obiettivi. 97. L'UE può contare su buoni
risultati quando si parla di appartenenza ad accordi multilaterali
sull'ambiente (AMA), sebbene un certo numero di Stati membri non abbia ancora
ratificato gli accordi più importanti. Questo fatto compromette la credibilità
dell'UE nei negoziati pertinenti. Gli Stati membri e l'UE dovrebbero garantire
una ratifica tempestiva di tutti gli accordi multilaterali sull'ambiente dei
quali sono firmatari. 98. L'UE dovrebbe anche far valere
la propria posizione, in quanto mercato tra i più grandi del mondo, per
promuovere politiche e approcci che limitino la pressione sulle risorse
naturali mondiali. Può farlo modificando i modelli del consumo e della
produzione ma anche assicurandosi che le politiche commerciali e quelle
relative al mercato interno sostengano il raggiungimento degli obiettivi
ambientali e climatici e forniscano incentivi ad altri paesi per aggiornare e
applicare il loro quadro regolamentare e le norme in materia di ambiente. L'UE
continuerà a promuovere lo sviluppo sostenibile negoziando ed applicando
disposizioni specifiche nei propri accordi in materia di commercio
internazionale e prenderà in considerazione altre opzioni politiche per ridurre
l'impatto dei consumi interni dell'UE sull'ambiente dei paesi terzi. Un esempio
di queste opzioni politiche è rappresentato dagli accordi di partenariato su
base volontaria per l'applicazione delle normative, la governance e il
commercio nel settore forestale (FLEGT), che hanno stabilito un quadro
normativo per garantire che solo il legname prodotto legalmente possa entrare
nel territorio dell'UE in provenienza da paesi partner. 99. L'UE dovrebbe continuare a
promuovere pratiche commerciali rispettose dell'ambiente. I nuovi obblighi
definiti nel quadro dell'iniziativa dell'UE in materia di responsabilità
sociale d'impresa[81]
per le imprese del settore estrattivo e del settore del legname che operano in
foreste primarie, siano esse quotate oppure non quotate ma di grandi
dimensioni, impongono una rendicontazione per i pagamenti versati ai governi e
porteranno a maggiore trasparenza e responsabilità riguardo alle modalità di
sfruttamento delle risorse naturali. Essendo uno dei principali
fornitori di beni e servizi ambientali, l'UE dovrebbe promuovere norme
"verdi" a livello globale, il libero scambio di beni e servizi
ambientali, una maggior diffusione delle tecnologie rispettose dell'ambiente e
attente ai cambiamenti climatici, la tutela degli investimenti e dei diritti di
proprietà intellettuale e lo scambio delle migliori pratiche a livello
internazionale. 100. Per aumentare l'efficacia
dell'UE nell'affrontare le sfide ambientali e climatiche a livello regionale e
mondiale, entro il 2020 il programma deve garantire che: (a)
i risultati di Rio+20 siano pienamente integrati
nelle politiche esterne dell'UE e l'Unione contribuisca efficacemente agli
sforzi su scala mondiale per attuare gli impegni assunti, inclusi quelli nel
quadro delle convenzioni di Rio; (b)
l'UE sostenga efficacemente gli sforzi intrapresi a
livello nazionale, regionale e internazionale per far fronte alle sfide
ambientali e climatiche e per assicurare uno sviluppo sostenibile; (c)
venga ridotto l'impatto dei consumi interni dell'UE
sull'ambiente al di fuori dei confini unionali. A tal fine è necessario, in particolare: (a)
impegnarsi attivamente per l'adozione di obiettivi
per lo sviluppo sostenibile che: a) affrontino gli ambiti prioritari di
un'economia verde inclusiva e obiettivi più ampi in materia di sviluppo
sostenibile, quali energia, risorse idriche, sicurezza alimentare, oceani,
nonché consumo e produzione sostenibili, ma che comprendano anche tematiche
trasversali come equità, inclusione sociale, lavoro dignitoso, stato di diritto
e buon governo; b) siano universalmente applicabili e coprano tutti e tre
gli aspetti dello sviluppo sostenibile; c) vengano valutati e siano
corredati da obiettivi e indicatori e, infine, d) siano coerenti e
integrati con il quadro di sviluppo successivo al 2015, fornendo inoltre un
sostegno alle azioni per il clima; (b)
contribuire a creare un più efficace programma
dell'ONU per lo sviluppo sostenibile rafforzando il suo programma per
l'ambiente (UNEP), secondo le conclusioni raggiunte al vertice Rio+20, pur
continuando a impegnarsi per valorizzare l'UNEP attraverso la sua
trasformazione in agenzia ONU specializzata e, infine, sostenere gli
sforzi in atto per aumentare le sinergie tra i diversi accordi multilaterali
sull'ambiente; (c)
aumentare l'impatto delle diverse fonti di
finanziamento, anche attraverso misure fiscali e il reperimento di risorse
interne, investimenti privati, fonti di investimento nuove o innovative, nonché
sviluppare soluzioni per l'utilizzo degli aiuti allo sviluppo in modo da
catalizzare queste e altre fonti di finanziamento nel quadro sia della
strategia di finanziamento dello sviluppo sostenibile definita a Rio sia delle
stesse politiche dell'UE e anche all'interno degli impegni internazionali in
materia di finanziamenti per il clima e la biodiversità; (d)
cooperare più strategicamente con i paesi partner.
Si tratta di sviluppare la cooperazione con: 1) i partner strategici, per
promuovere le migliori pratiche nelle politiche e nella legislazione interne
sull'ambiente nonché la convergenza nei negoziati multilaterali in materia di
ambiente; 2) i paesi che rientrano nella politica europea di vicinato, per un
graduale ravvicinamento alle principali politiche e norme ambientali e
climatiche dell'UE e una maggiore cooperazione per affrontare le sfide
ambientali e climatiche a livello ragionale; 3) i paesi in via di sviluppo, per
sostenere i loro sforzi nella protezione dell'ambiente, nella lotta ai
cambiamenti climatici e nella riduzione delle catastrofi naturali, nonché per
onorare gli impegni internazionali sull'ambiente assunti dall'UE quali
contributo alla riduzione della povertà e allo sviluppo sostenibile; (e)
impegnarsi in modo più proattivo, coerente ed
efficace nei processi multilaterali in materia di ambiente, che comprendono la
convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC),
la convenzione sulla diversità biologica (CDB) e le convenzioni sulle sostanze
chimiche, nonché in altre sedi pertinenti quali l'Organizzazione internazionale
dell'aviazione civile e l'Organizzazione marittima internazionale, in modo da
assicurare che gli impegni per il 2020 siano rispettati a livello unionale e
mondiale e per arrivare a un accordo sulle azioni da intraprendere a livello
internazionale dopo il 2020; (f)
ratificare tutti i più importanti accordi
multilaterali sull'ambiente molto prima del 2020; (g)
valutare l'impatto sull'ambiente, in un contesto
globale, dei consumi di cibo e beni non alimentari all'interno dell'UE e le
possibili risposte in merito. MONITORARE I PROGRESSI 101. La Commissione garantirà che
l'attuazione del programma sia monitorata nel contesto del normale processo di
monitoraggio della strategia Europa 2020. Prima del 2020 verrà svolta
una valutazione del programma, in particolare sulla base del rapporto dell'AEA
sullo stato dell'ambiente. 102. Gli indicatori utilizzati per
monitorare i progressi nel raggiungimento degli obiettivi prioritari includono
quelli utilizzati dall'AEA per il monitoraggio dello stato dell'ambiente e
quelli per verificare l'applicazione degli obiettivi e della legislazione
esistenti in materia di ambiente, clima e biodiversità e le tappe miliari per
il raggiungimento dell'efficienza nell'uso delle risorse. Ulteriori indicatori
per misurare sia i progressi complessivi verso un'economia e una società
europee efficienti nell'impiego delle risorse, sia i loro contributi alla
prosperità e al benessere, saranno sviluppati in collaborazione con i portatori
d'interesse nel contesto della tabella di marcia verso un'Europa efficiente
nell'impiego delle risorse. [1] GU C […] del […], pag. […]. [2] GU C […] del […], pag. […]. [3] COM(2010) 2020 (GU C 88 del 19.3.2011) e EUCO 13/10. [4] COM(2010) 2020, GU C 88 del 19.3.2011. [5] Regolamento (CE) n. 443/2009, direttive 2009/28/CE,
2009/29/CE, 2009/30/CE e 2009/31/CE, decisione 406/2009/CE, tutti in GU L 140
del 5.6.2009. [6] COM(2011) 112, GU
C 140 dell'11.5.2011. [7] COM(2011) 244, GU
C 264 dell'8.9.2011. [8] COM(2011) 571, GU
C 37 del 10.2.2012. [9] COM(2010) 546, GU C 121 del 19.4.2011. [10] Consiglio europeo dell'8 e 9 marzo 2007. [11] EUCO 7/10; Conclusioni del Consiglio 7536/10; COM(2011) 244. [12] Direttiva 2000/60/CE, GU L 327 del 22.12.2000. [13] Direttiva 2008/56/CE, GU L 164 del 25.6.2008. [14] Decisione 1600/2002/CE (GU L 242 del 10.8.2002);
direttiva 2008/50/CE (GU L 152 dell'11.6.2008). [15] Decisione 1600/2002/CE (GU L 242 del 10.8.2002);
piano di attuazione di Johannesburg (Vertice mondiale sullo sviluppo
sostenibile 2002). [16] Direttiva 2008/98/CE, GU L 312 del 22.11.2008. [17] Conclusioni del Consiglio dell'11 giugno 2012,
COM(2011) 571. [18] Risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite
66/288. [19] COM(2010) 543, GU
C 121 del 19.4.2011. [20] COM(2010) 543, GU
C 121 del 19.4.2011. [21] "The economic benefits of environmental policy",
(IES, Libera università di Amsterdam, 2009; COM(2012) 173; Implementing EU
legislation for Green Growth (BIO Intelligence Service 2011). [22] Direttiva 92/43/CEE, GU L 206 del 22.7.1992. [23] SEC(2011) 1067; The European Environment —
State and Outlook 2010: Assessment of Global Megatrends (EEA, 2010). [24] Relazione del Gruppo di alto livello sulla sostenibilità
mondiale del Segretariato generale dell'ONU dal titolo "Resilient
People, Resilient Planet: A future worth choosing", 2012. [25] Sono state individuate le soglie associate a nove "limiti
del pianeta" che, una volta superati, rischiano di generare cambiamenti
irreversibili con conseguenze potenzialmente disastrose per gli esseri umani,
tra cui: cambiamenti climatici, perdita di biodiversità, uso globale dell'acqua
potabile, acidificazione degli oceani, cambiamenti dei cicli dell'azoto e del
fosforo e cambiamenti dell'uso del suolo (Ecology and Society, volume 14, n. 2,
2009). [26] Environmental Outlook to 2050 (OECD 2012) (prospettive per
l'ambiente fino al 2050). [27] COM(2011) 244, GU C 264 dell'8.9.2011. [28] COM(2011) 571, GU C 37 del 10.2.2012. [29] COM(2011) 112, GU C 140 dell'11.5.2011. [30] COM(2011) 885, GU C 102 del 5.4.2012. [31] COM(2011) 144, GU C 140
dell'11.5.2011. [32] Risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite
66/288. [33] Direttiva 2000/60/CE, GU L 327 del 22.12.2000. [34] Direttiva 2008/56/CE, GU L 164 del 25.6.2008. [35] Direttiva 2008/50/CE, GU L 152 dell'11.6.2008 e direttiva 2004/107/CE,
GU L 23 del 26.1.2005. [36] Direttiva 2009/147/CE,
GU L 20 del 26.1.2010 e direttiva 92/43/CEE, GU L 206 del 22.7.1992. [37] Relazione tecnica dell'AEA, 12/2010. [38] COM(2011) 244, GU C 264
dell'8.9.2011. [39] COM(2012) 673. [40] COM(2011) 625, GU C 37 del 10.2.2012. [41] COM(2011) 144, GU C 140
dell'11.5.2011. [42] COM(2006) 232 (GU C 332 del 30.12.2006),
proposta di direttiva che istituisce un quadro per la protezione del suolo e
modifica la direttiva 2004/35/CE. [43] COM(2011) 571, GU C 37
del 10.2.2012. [44] COM(2011) 112, GU C 140
dell'11.5.2011. [45] Fostering Innovation for Green Growth (OCSE 2011) e The
Eco-Innovation Gap: An economic opportunity for business (EIO 2012). [46] COM(2012) 173 non ancora pubblicato nella GU. [47] Il settore dell'ecoindustria dell'UE occupava circa 2,7
milioni di persone nel 2008, mentre nel 2012 la percentuale potrebbe attestarsi
attorno ai 3,4 milioni. (Ecorys, 2012) [48] COM(2011) 899, GU C 102 del 5.4.2012. [49] The impact of renewable energy
policy on economic growth and employment in the EU (Employ-RES 2009). [50] Per la legislazione
sulla progettazione ecocompatibile, sull'etichettatura energetica, sull'Ecolabel,
sul piano di aiuti per la gestione dell'energia e sulle pratiche commerciali
sleali è prevista una revisione entro il 2015. [51] COM(2011) 899, GU C 102
del 5.4.2012. [52] Ogni anno nell'UE sprechiamo circa 89 milioni di
tonnellate di cibo, ossia 179 kg a testa (BIO Intelligence Service 2010). Gli
impatti aggregati dell'edilizia e delle infrastrutture costituiscono circa il 15-30%
delle pressioni ambientali complessive associate al consumo in Europa e
generano circa 2,5 tonnellate equivalenti di CO2 a testa all'anno
(SEC(2011) 1067). [53] Regolamento 106/2008/CE, GU L 39 del 13.2.2008. Direttiva 2009/33/CE,
GU L 120 del 15.5.2009 e la nuova direttiva sull'efficienza energetica, ossia
la direttiva 2012/27/UE, GU L 315 del 14.11.2012 [54] Ad esempio, la piena attuazione della
normativa UE sui rifiuti consentirebbe di risparmiare 72 miliardi di EUR
l'anno, di aumentare il fatturato annuo dell'UE di 42 miliardi di euro nel
settore della gestione e del riciclaggio dei rifiuti e di creare oltre 400 000
posti di lavoro entro il 2020. [55] Direttiva 2008/98/CE, GU L 312 del 22.11.2008. [56] COM(2012) 673. [57] Speciale Eurobarometro 365 (2011). [58] AEA, The European Environment – State and Outlook 2010
(SOER 2010). [59] SOER 2010. [60] I costi della non attuazione dell'acquis in materia
ambientale (COWI 2011). [61] COM(2012) 95, GU C 171 del 16.6.2012. [62] COM(2008) 773, GU C 76 del 25.3.2010. [63] COM(2008)
46, GU C 118 del 15.5.2008. [64] Direttiva 2007/2/CE che istituisce un'Infrastruttura per
l'informazione territoriale nella Comunità europea (Inspire), GU L 108 del 25.4.2007. [65] Regolamento (UE) n. 911/2010 relativo al programma
europeo di monitoraggio della terra (GMES), GU L 276 del 20.10.2010. [66] COM(2012) 216. [67] COM(2011) 681, GU C 37 del 10.2.2012. [68] EUCO 76/12. [69] Direttiva 2001/42/CE, GU L 197 del 21.7.2001. [70] Direttiva 85/337/CEE, GU L 175 del 5.7.1985. [71] Cfr. ad esempio la relazione "Cities of tomorrow"
(Commissione europea, 2011) e il documento di lavoro dei servizi della Commissione
SWD(2012) 101. [72] COM(2011) 615, GU
C 37 del 10.2.2012. [73] Ad esempio: il sistema di informazione sulle acque per
l'Europa (Water Information System for Europe – WISE), il sistema
informativo europeo sulla biodiversità (Biodiversity Information System for
Europe – BISE) e la piattaforma europea sull'adattamento ai cambiamenti
climatici (Climate-ADAPT). [74] Alcuni esempi: il Partenariato europeo per l'innovazione
su "Città e comunità intelligenti", C(2012) 4701, il premio
"Capitale verde europea" e l'iniziativa di programmazione congiunta
nel settore della ricerca "Europa urbana". [75] La Commissione ha proposto di accantonare un minimo del 5%
degli stanziamenti del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) in ogni Stato
membro per finanziare lo sviluppo urbano sostenibile integrato. [76] Rapporto sullo sviluppo umano (UNDP, 2011). [77] Brasile, Canada, Cina, India, Giappone, Messico, Russia,
Sudafrica, Corea del Sud, Stati Uniti e altri paesi del G20 (ad es.:
Argentina, Australia, Indonesia, Arabia Saudita e Turchia). [78] Bridging the Emissions Gap (Colmare il divario
delle emissioni, UNEP, 2011). [79] CBD Strategic Plan for Biodiversity 2011-2020. [80] CBD Decision XI/4. [81] Proposte di modifica della direttiva sull'armonizzazione
degli obblighi di trasparenza, COM(2011) 683, e della direttiva relativa ai
bilanci annuali, ai bilanci consolidati e alle relative relazioni di taluni
tipi di imprese, COM(2011) 684.