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Document 52010AE0449

    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «I disabili. Occupazione e accessibilità a tappe per i disabili nell'UE: la strategia di Lisbona dopo il 2010» (parere esplorativo)

    GU C 354 del 28.12.2010, p. 8–15 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    28.12.2010   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 354/8


    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «I disabili. Occupazione e accessibilità a tappe per i disabili nell'UE: la strategia di Lisbona dopo il 2010» (parere esplorativo)

    2010/C 354/02

    Relatore: Miguel Ángel CABRA DE LUNA

    Con lettera datata 23 luglio 2009, Diego LÓPEZ GARRIDO, sottosegretario di Stato all'Unione europea del ministero degli Affari esteri e della cooperazione, per conto della futura presidenza spagnola, conformemente al disposto dell'articolo 262 del Trattato che istituisce la Comunità europea, ha invitato il Comitato economico e sociale europeo a elaborare un parere esplorativo sul tema:

    I disabili. Occupazione e accessibilità a tappe per i disabili nell'UE: la strategia di Lisbona dopo il 2010.

    La sezione specializzata Occupazione, affari sociali, cittadinanza, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 23 febbraio 2010.

    Alla sua 461a sessione plenaria, dei giorni 17 e 18 marzo 2010 (seduta del 17 marzo), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 152 voti favorevoli, nessun voto contrario e 3 astensioni.

    1.   Conclusioni e raccomandazioni

    Strategia UE 2020

    1.1

    Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) chiede che, nel quadro dell'adozione della strategia UE 2020, degli orientamenti per l'occupazione e dell'Agenda sociale, si includa in tali documenti un paragrafo sulla disabilità che sia trasversale e che garantisca un miglior coordinamento in tutte le politiche comunitarie.

    1.2

    Ricorda che l'introduzione, nella futura strategia UE 2020, di criteri in grado di rafforzare le politiche in materia di disabilità, avrà effetti economici positivi per tutta la società e consentirà di fare passi avanti nell'inclusione sociale e nella non discriminazione.

    1.3

    Il CESE giudica necessario adottare un «Patto europeo per la disabilità» che getti le basi di una nuova politica comunitaria in materia. Tale patto dovrà essere conforme alla futura strategia della Commissione per i disabili, nel quadro del Trattato di Lisbona, della Convenzione dell'ONU sui diritti dei disabili e del suo protocollo. Detta convenzione dev'essere ratificata quanto prima dall'Unione europea e dagli Stati membri.

    1.4

    Il CESE chiede che vengano elaborate politiche a sostegno dell'innovazione. Tali politiche devono essere basate su dati statistici e rendere visibili i disabili in tutte le statistiche europee e nazionali pertinenti.

    I disabili e l'occupazione

    1.5

    Il Comitato approva la creazione di un mercato inclusivo per tutti e segnala che le politiche occupazionali a favore dei disabili devono basarsi su un approccio che copra l'intero arco della vita lavorativa (lifestraming) concentrandosi in particolare sull'istruzione, sull'assunzione, sul mantenimento nel mercato del lavoro e sul reinserimento professionale. Nella futura strategia UE 2020 e nella nuova strategia della Commissione europea a favore dei disabili devono essere prioritarie le politiche destinate ai giovani disabili e quelle che intervengono in caso di invalidità acquisita.

    1.6

    Il CESE chiede alla Commissione di presentare entro un anno una relazione sull'applicazione delle misure sulla disabilità e l'occupazione previste dalla direttiva 2000/78/CE.

    1.7

    Il CESE ricorda che l'accesso al normale ambiente di lavoro presuppone lo sviluppo di servizi sociali adeguati nonché la creazione di incentivi e motivazioni. Riconosce il ruolo delle imprese che assumono una maggioranza di disabili e, in generale, delle imprese dell'economia sociale e delle PMI, le quali richiedono anch'esse il sostegno di servizi sociali e incentivi adeguati. Sottolinea inoltre l'importanza degli interlocutori sociali in questo contesto.

    1.8

    Il CESE reclama politiche di sensibilizzazione che possano controbilanciare gli stereotipi tuttora esistenti sui lavoratori disabili e sottolinea il ruolo dei mezzi di comunicazione nell'accettazione della diversità.

    Accessibilità

    1.9

    Il CESE ribadisce che l'accessibilità è un vantaggio per l'intera collettività e non solo per i disabili e che comporta un aumento dei clienti delle imprese.

    1.10

    Il CESE raccomanda di applicare progressivamente le misure in materia di accessibilità, definendo obiettivi comuni a breve, medio e lungo termine (che comprendano anche una data chiara e definitiva per i prodotti, servizi e infrastrutture nuovi e per quelli già esistenti).

    1.11

    Il Comitato sostiene l'idea di nominare una Capitale europea dell'accessibilità per tutti.

    1.12

    Segnala inoltre l'urgenza di presentare una legge in materia di accessibilità elettronica (e-accessibilità). Ribadisce il proprio impegno in favore del principio di una «progettazione per tutti» e dello sviluppo di standard di accessibilità. Chiede che prima del 2011 venga presentato un piano d'azione intensivo in materia e auspica che venga creata una «Carta europea della disabilità», che faciliti il riconoscimento reciproco dei diritti e gli spostamenti transfrontalieri dei disabili.

    Disabilità e genere

    1.13

    È necessario che le questioni di genere vengano integrate trasversalmente nella definizione, nell'elaborazione, nel monitoraggio e nella valutazione delle politiche sulla disabilità, onde mettere fine alla situazione di invisibilità e alle molteplici discriminazioni di cui soffrono le donne e le ragazze disabili.

    Dialogo sociale e disabilità

    1.14

    Il CESE riconosce l'importanza degli interlocutori sociali al fine di garantire che i disabili godano, al pari delle altre persone, di condizioni di lavoro giuste e favorevoli.

    1.15

    Gli interlocutori sociali devono inserire la prospettiva della disabilità in tutte le azioni e in tutti i negoziati intersettoriali, settoriali e di impresa, specie per quanto concerne l'occupazione, l'accessibilità e la previdenza sociale.

    Partecipazione e dialogo civile

    1.16

    Il CESE ribadisce la propria adesione al principio «nulla per i disabili senza i disabili». Tale principio deve essere applicato sia alla strategia UE 2020 sia ai programmi per i disabili finanziati con fondi pubblici.

    1.17

    L'UE e gli Stati membri devono promuovere e finanziare lo sviluppo della società civile assicurandone l'indipendenza e la capacità di partecipare alla elaborazione di politiche e/o alla fornitura di servizi sociali.

    2.   Introduzione

    2.1

    Il CESE accoglie favorevolmente la richiesta della presidenza spagnola di elaborare un parere sul tema I disabili: Occupazione e accessibilità a tappe per i disabili nell'UE: la strategia di Lisbona dopo il 2010.

    2.2

    Sin dall'adozione del primo parere d'iniziativa specifico sul tema L'integrazione dei disabili nella società, nel luglio 2002 (1), il CESE ha creato in modo continuo e trasversale un corpus di documenti in cui ha sostenuto la parità di trattamento e la non discriminazione dei disabili e delle loro famiglie (2).

    2.3

    I disabili rappresentano più del 16 % della popolazione (almeno 80 milioni di persone) (3), una percentuale che aumenta con l'invecchiamento della popolazione.

    2.4

    Il CESE riconosce i progressi realizzati sia nella legislazione (4) sia nell'applicazione di politiche europee (5) che, accanto alla dichiarazione di Madrid (6) del 2002, hanno contribuito a rendere l'UE uno spazio maggiormente inclusivo per i disabili. Ciononostante, sussistono margini di miglioramento perché tali progressi hanno avuto un carattere settoriale, frammentario e hanno risentito della mancanza di una strategia armonizzata, cosa che è stata confermata dalla valutazione intermedia del piano d'azione europeo 2003-2010 (7). È inoltre necessario potenziare i servizi della Commissione europea responsabili delle politiche europee a favore dei disabili.

    2.5

    Il CESE richiama l'attenzione sugli ultimi risultati (2009) dell'Eurobarometro (8), in cui si sottolinea un forte incremento del senso di discriminazione basata sulla disabilità (8 punti percentuali in più nell'ultimo anno, vale a dire il 53 % nel 2009 rispetto al 45 % nel 2008). Nel 2009, più del 33 % dei disabili affermava di essersi sentito discriminato.

    2.6

    Il Comitato riconosce che i progressi in questo campo sono ampiamente dovuti all'opera di sensibilizzazione e di pressione svolta dal movimento europeo dei disabili e dalle organizzazioni rappresentative, riunite nel Forum europeo per le disabilità, nonché al sostegno delle parti sociali.

    2.7

    Il CESE ricorda al trio delle presidenze del Consiglio l'importanza di prendere in considerazione il presente parere nel corso delle rispettive presidenze.

    3.   La nuova politica comunitaria sulla disabilità nella futura strategia dell'UE per il 2020

    3.1   Il CESE è d'accordo con l'affermazione della Commissione secondo cui le politiche concernenti la strategia UE 2020 devono «contribuire in modo tangibile alla coesione sociale, far fronte alla disoccupazione, favorire l'inclusione sociale … Occorreranno quindi un riassetto dei sistemi d'istruzione e del mercato del lavoro e misure di stimolo alla mobilità e al dinamismo in grado di sviluppare il potenziale innovativo e creativo dell'Europa» (9).

    3.2   Il CESE ritiene che nel contesto della strategia UE 2020 sia necessario adottare un «Patto europeo per la disabilità» analogo a quelli già definiti per le questioni di genere e per i giovani.

    3.3   Il patto deve costituire un accordo comune, approvato dal Consiglio dei ministri, tra i governi degli Stati membri, la Commissione e il Forum europeo per le disabilità (EDF), con la partecipazione del Parlamento europeo, del CESE e, se del caso, delle parti sociali e dei rappresentanti della società civile organizzata. Il patto dovrebbe essere gestito da un Comitato europeo della disabilità, presieduto da un rappresentante degli Stati membri e dotato di una segreteria esecutiva affidata alla Commissione. Il patto, che risponde alla necessità di definire obiettivi comuni per gli Stati membri e di stabilire una serie di indicatori per la loro realizzazione, dovrà inoltre prevedere l'obbligo di presentare una relazione ad ogni Consiglio europeo di primavera (10). In tal modo ai disabili sarà applicata una variante del metodo di coordinamento aperto.

    3.4   Il patto deve coprire i seguenti aspetti: parità di accesso all'istruzione, parità di trattamento sul lavoro e di accesso all'occupazione, normativa sul reddito minimo e sulla previdenza sociale, libera circolazione, vita indipendente e autonomia personale, parità di accesso a beni e servizi per i disabili, consenso su un programma di accessibilità alle nuove tecnologie, trasporti e ambiente urbano, salute, assistenza alle persone colpite da ogni tipo di dipendenza, e infine politiche fiscali volte a promuovere l'integrazione dei disabili e tali da coprire i costi aggiuntivi connessi allo svolgimento della maggior parte delle loro attività quotidiane (11).

    3.5   Il patto deve tener conto in maniera trasversale delle necessità delle donne e delle ragazze disabili, dei giovani disabili, degli anziani disabili, delle persone particolarmente bisognose di sostegno per la loro autonomia personale, e dei disabili che vivono nelle zone rurali. Esso deve inoltre promuovere la ricerca, lo sviluppo e l'innovazione nell'ambito della disabilità.

    3.6   Il patto deve presentare un accordo che dovrà essere sviluppato nel quadro del Trattato di Lisbona, della Carta dei diritti fondamentali e della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei disabili, attraverso tre pilastri:

    3.6.1   (i) Momento storico di revisione delle politiche comunitarie - Collocare i disabili e le loro famiglie al centro delle politiche comunitarie

    3.6.1.1

    Il CESE chiede che l'adozione della strategia UE 2020 e l'Agenda sociale abbiano un effetto meno limitato rispetto all'attuale strategia di Lisbona e all'Agenda sociale rinnovata (12), e garantiscano anche un più ampio coordinamento. Per tale motivo, è opportuno inserirvi un paragrafo dedicato ai disabili e alle loro famiglie, che affronti aspetti come l'occupazione, l'istruzione, l'inclusione, la previdenza sociale e l'accessibilità, e garantisca la presenza della disabilità nelle tre linee d'azione principali (13).

    3.6.1.2

    Il CESE ricorda che l'inclusione delle politiche a favore dei disabili nella strategia UE 2020, nei limiti delle competenze dell'UE, avrà effetti economici positivi per tutta la società e garantirà passi avanti in materia di inclusione sociale e di non discriminazione. È quanto dimostrano alcune recenti analisi dei costi e dei benefici (14).

    3.6.1.3

    Il patto europeo per i disabili deve essere conforme alla futura strategia della Commissione a favore dei disabili (15), che sostituirà l'attuale piano d'azione in materia, valido per il periodo 2003-2010.

    3.6.1.4

    La strategia europea per l'occupazione e il metodo di coordinamento aperto in settori quali l'inclusione sociale, la previdenza sociale, le pensioni, l'istruzione e i giovani devono continuare ad includere e tenere in maggiore considerazione la disabilità, negli orientamenti rivolti agli Stati membri e negli obiettivi comuni, affinché essa appaia nei programmi nazionali, rafforzando la loro capacità analitica e tenendo conto dei risultati ottenuti nelle relazioni periodiche.

    3.6.1.5

    Le politiche europee devono sostenere l'obiettivo di eliminare qualsiasi violazione estrema dei diritti fondamentali, in particolare: l'internamento dei disabili in grandi strutture chiuse, l'istruzione separata, l'annullamento della capacità giuridica o la violenza contro di essi, tenendo conto delle circostanze ancor più difficili di cui soffrono le donne e le ragazze disabili e le persone con particolari necessità di sostegno (16).

    3.6.1.6

    Occorrono politiche che promuovano l'innovazione e che si basino su dati statistici. Il patto cercherà di dare visibilità ai disabili in tutti gli strumenti statistici di rilievo (17), utilizzando fonti, indicatori e meccanismi statistici armonizzati, aggiornati e affidabili e creando, inoltre, un modulo permanente sulla disabilità nell'indagine sulla forza lavoro in Europa, e un modulo relativo alla partecipazione sociale dei disabili, nonché includendo le questioni relative alla disabilità nei principali moduli generali.

    3.6.1.7

    Il CESE chiede che gli orientamenti dell'UE in materia di diritti umani e norme internazionali umanitarie, che saranno adottati dal Consiglio dell'UE, contengano una direttrice relativa ai diritti dei disabili, basata sulla Convenzione dell'ONU sui diritti dei disabili.

    3.6.2   (ii) Dare alla disabilità un adeguato quadro giuridico europeo

    3.6.2.1

    Il CESE afferma che l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona comporta nuove basi giuridiche. Ricorda inoltre il valore degli articoli 10, 11 e 19 di tale Trattato nonché gli articoli 21 e 26 della Carta dei diritti fondamentali, che ha valore di Trattato.

    3.6.2.2

    La Convenzione ONU comporta nuovi obblighi per l'UE. Il CESE pertanto invita:

    3.6.2.2.1

    l'UE ad adottare definitivamente la Convenzione e il suo protocollo, dando seguito alla decisione del Consiglio (18). Ricorda il valore giuridico di trattato internazionale che ha la Convenzione e chiede agli Stati membri di impegnarsi a ratificarla quanto prima;

    3.6.2.2.2

    ad analizzare, sulla base della Convenzione, tutte le norme comunitarie concernenti il mercato interno, i trasporti, la fiscalità, la concorrenza, la sanità, i consumi, le tecnologie digitali ed elettroniche, l'occupazione, l'istruzione e la non discriminazione;

    3.6.2.2.3

    a creare un sistema di coordinamento (19) all'interno della Commissione europea con la partecipazione dei commissari interessati e a istituire l'organismo indipendente previsto dalla Convenzione (20).

    3.6.2.3

    Il CESE accoglie favorevolmente l'attuale proposta di direttiva in materia di non discriminazione al di fuori del mercato del lavoro (21), ma sottolinea che essa non è abbastanza in linea con la Convenzione dell'ONU. La direttiva, attualmente in discussione al Consiglio, deve far sì che i disabili beneficino in determinate circostanze di un trattamento preferenziale in relazione al concetto di discriminazione; deve stabilire la portata della non discriminazione nelle questioni di protezione sociale, sanità e istruzione, affermando che l'istruzione separata è discriminatoria; deve garantire un'applicazione generalizzata dell'accessibilità per i disabili; deve imporre in tutti gli ambiti la realizzazione di ragionevoli adeguamenti come condizione preliminare per l'ottenimento di fondi pubblici; deve fare in modo che l'accessibilità riguardi anche tutti i beni e i servizi offerti al pubblico; e, infine, in sede di attuazione, deve fare in modo che le disposizioni dell'UE in questo campo vengano applicate in modo più tangibile, con un'applicazione immediata nel caso delle nuove costruzioni e compromessi realistici per le costruzioni esistenti.

    3.6.3   (iii) Finanziamento adeguato del patto europeo per la disabilità

    3.6.3.1

    Il Comitato ricorda la necessità di mantenere e potenziare, all'interno della futura politica di coesione, le disposizioni del regolamento generale sui fondi strutturali relative alla non discriminazione e all'accessibilità dei disabili, in quanto criteri di selezione e di esecuzione di progetti cofinanziati dall'UE (22). La futura politica di coesione deve inoltre garantire, attraverso adeguate risorse finanziarie, che in tutti gli Stati membri vengano eseguite azioni a favore dei gruppi di disabili e azioni promosse da tali gruppi. Tali principi devono essere estesi al bilancio comunitario in generale e ad altri programmi europei di ricerca, competitività, formazione, occupazione, affari sociali, cooperazione allo sviluppo, compresi i nuovi programmi che saranno avviati a partire dal 2014.

    3.6.3.2

    Il CESE riconosce che la partecipazione della società civile alla gestione diretta del Fondo sociale europeo (formazione e occupazione) e del Fondo europeo di sviluppo regionale ha dato risultati molto positivi e invita a diffondere tale modello nei programmi operativi dei fondi strutturali a partire dal 2013.

    3.6.3.3

    Il CESE ritiene che mantenere, attraverso il programma Progress, il sostegno finanziario alle organizzazioni europee dei disabili, tra le quali l'EDF, e agli organismi che promuovono l'integrazione sociale, rafforzi democraticamente l'UE e crei una società civile strutturata.

    4.   L'UE e l'occupazione dei disabili

    4.1

    L'occupazione dei disabili deve essere un principio fondamentale della strategia europea per l'occupazione. La situazione occupazionale dei lavoratori europei è difficile, ma quella dei lavoratori disabili lo è ancora di più, e pertanto è necessario potenziare un mercato del lavoro inclusivo per tutti.

    4.2

    Il CESE è preoccupato per la situazione occupazionale dei disabili. Già prima della crisi, il 78 % delle persone con disabilità gravi non aveva accesso al mercato del lavoro. I disabili presentavano un livello di inattività doppio rispetto al resto della popolazione e il loro tasso di occupazione era del 20 % inferiore a quello della media delle persone non disabili (23).

    4.3

    La crisi (che colloca il tasso medio di disoccupazione nell'UE al 10 % (24)) complica ancor più la situazione sul mercato del lavoro per i disabili per due motivi: l'accesso al mercato del lavoro sarà innanzi tutto più difficile (25) e, in secondo luogo, i governi tenderanno ad adeguare i loro deficit pubblici riducendo tutti i tipi di aiuti e di pensioni. Il CESE sottolinea che i disabili non possono essere le vittime principali della crisi e si oppone ad una diminuzione degli aiuti a loro favore (26).

    4.4

    C'è la possibilità che la crisi faccia aumentare il rischio povertà dei disabili e delle loro famiglie. D'altro canto, la crisi può rappresentare l'opportunità di sviluppare un'attività imprenditoriale più inclusiva, grazie ad incentivi tali da incrementare la produttività delle imprese, contribuendo ad un miglioramento dell'economia nel suo complesso.

    4.5

    Il Comitato afferma che la promozione dell'occupazione per i disabili deve essere uno degli obiettivi chiave della strategia europea per l'occupazione e chiede di inserire, negli orientamenti per l'occupazione, un obiettivo basato sulla conclusione n. 34 del vertice europeo di primavera 2006 (27), in cui si afferma che «Un obiettivo fondamentale è la crescita della partecipazione al mercato del lavoro, specialmente … delle persone con disabilità … Per raggiungere questi obiettivi i lavori dovrebbero essere svolti in stretta cooperazione con le parti sociali». È opportuno elaborare un catalogo di misure che gli Stati sono tenuti ad applicare nei loro programmi nazionali.

    4.6

    Le parti sociali svolgono un ruolo cruciale affinché i disabili possano accedere al mercato del lavoro tramite negoziazione collettiva e si inseriscano nelle imprese. Allo stesso modo, contribuiscono allo sviluppo delle politiche sulla diversità e possono pertanto negoziare appositi programmi per la diversità con gli imprenditori. Questi ultimi devono ricevere incentivi per avanzare su questa linea e possono utilizzare, per la realizzazione di detti programmi, politiche di responsabilità sociale delle imprese. In questo senso, il CESE si congratula con le parti sociali europee per aver concluso con successo, nel dicembre 2009, i negoziati per un nuovo accordo autonomo sui mercati del lavoro inclusivi.

    4.7

    Il CESE chiede che venga presentata entro un anno una relazione sull'applicazione delle disposizioni in materia di disabilità e occupazione della direttiva 2000/78/CE (28).

    4.8

    Il CESE ribadisce che i disabili dispongono, come tutti gli altri, delle competenze per poter svolgere una vita lavorativa piena, e afferma che non bisogna sottovalutare le loro capacità, bensì potenziarle. I disabili hanno diritto a lavorare come qualsiasi altra categoria della popolazione.

    4.9

    Il CESE richiama l'attenzione sul fatto che, secondo ricerche condotte dalla Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, l'impatto sempre crescente dei problemi di salute mentale rende tale disabilità la causa principale dell'abbandono temporaneo del mercato del lavoro, che in alcuni paesi causa quasi il 40 % (29) dei pensionamenti anticipati. È necessario un cambio di mentalità nei confronti dalla situazione di detti lavoratori, anche attraverso la sensibilizzazione di cittadini ed autorità.

    4.10

    Ricorda inoltre che per riconoscere le competenze dei disabili devono esistere meccanismi che certifichino le conoscenze da essi acquisite vuoi attraverso l'esperienza (informale), vuoi tramite l'istruzione formale. Per tale motivo, chiede di istituire un «passaporto delle qualificazioni» (30) che assicuri ai disabili una mobilità professionale all'interno dell'UE.

    4.11

    Le politiche dell'occupazione per i disabili devono coprire tutto il ciclo di vita lavorativa (lifestreaming  (31)) tenendo conto di problemi quali l'alloggio, l'istruzione di base, la formazione, l'indebitamento familiare, le difficoltà finanziarie, la salute, gli ambienti sfavorevoli e l'economia locale, nonché l'assunzione, il mantenimento sul posto di lavoro e il reinserimento professionale.

    4.12

    La libera circolazione (principio comunitario) non è stata pienamente raggiunta per i disabili e questo ha un impatto sui loro spostamenti in altri paesi dell'UE per motivi non solo di lavoro ma anche di studio, pensionamento o per qualsiasi altra attività.

    4.13

    Tra gli ostacoli alla libera circolazione si sottolinea l'impossibilità di esportare diritti come l'assistenza personale, diritto che potrebbe diventare una realtà attraverso misure concrete di coordinamento dei regimi di previdenza sociale e campagne europee di formazione e sensibilizzazione.

    4.14

    Il CESE ricorda che l'«inserimento attivo» deve fornire un collegamento con il mercato del lavoro, assicurare un reddito sufficiente e garantire un accesso a servizi sociali di qualità al fine di migliorare il tenore di vita anche di coloro che non hanno un'occupazione (32).

    4.15

    Il CESE ricorda che l'ingresso in un ambiente di lavoro ordinario richiede servizi di collocamento, di riqualificazione professionale, servizi sociali e sanitari, nonché il mantenimento e la gestione di un reddito, e infine una serie di incentivi (33).

    4.16

    Il CESE chiede un adeguamento delle prestazioni sociali e dell'imposizione fiscale che costituisca per i disabili un incoraggiamento a lavorare in impieghi di qualità e con retribuzioni adeguate, affinché l'inserimento nel mercato del lavoro non implichi una perdita di potere di acquisto. Auspica inoltre che vengano creati incentivi finanziari intesi a incoraggiare le imprese ad assumere disabili, a garantire loro un'occupazione assistita nel mercato ordinario del lavoro, e a promuovere il lavoro autonomo e l'imprenditorialità dei disabili, anche attraverso il microfinanziamento (34). Chiede infine che le ONG sviluppino servizi di sostegno ai lavoratori disabili e alle loro famiglie.

    4.17

    È opportuno adottare misure di mantenimento al lavoro e di reinserimento professionale per chi ha sofferto di una disabilità acquisita, affinché quest'ultima non implichi un abbandono anticipato del mercato del lavoro. Le misure devono altresì promuovere un adattamento del luogo di lavoro e dei dintorni immediati (adeguamenti ragionevoli) per i disabili e garantire programmi di formazione e riqualificazione professionale per i disabili al fine di assicurare lo sviluppo di una carriera (35). Nei paesi in cui esistono sistemi di quote, bisognerà garantire, attraverso meccanismi e sostegni adeguati, che gli obiettivi di inserimento nel lavoro siano raggiunti. La dimensione sociale degli appalti pubblici può anch'essa rafforzare l'occupazione dei disabili.

    4.18

    Il CESE crede fermamente che finanziare l'occupazione sia più vantaggioso che ricorrere ai sussidi di disoccupazione. Altrettanto vale per gli incentivi che inducono i disabili a ricercare un'occupazione e i datori di lavoro ad assumerli, come pure per gli incentivi al lavoro autonomo dei disabili.

    4.19

    Il CESE è favorevole alle politiche, tra cui l'istruzione precoce, rivolte ad aiutare i giovani disabili e a favorire la loro transizione dalla formazione alla prima occupazione. È inoltre favorevole alle politiche applicate in caso di disabilità acquisita e a quelle che garantiscono il mantenimento al lavoro e il reinserimento professionale. Questa categoria della popolazione dovrebbe essere considerata prioritaria nella futura strategia UE 2020 e formare parte della revisione della strategia della Commissione per i disabili. Il CESE ricorda il proprio parere SOC/349 in cui propone di elaborare una strategia non solo PER i giovani ma anche CON i giovani (36).

    4.20

    Il CESE riconosce il ruolo delle imprese che assumono in maggioranza disabili, di quelle che sono più attive di altre in questo campo e in generale delle imprese dell'economia sociale, ad esempio le cooperative, le mutue, le associazioni o le fondazioni, che favoriscono l'inserimento sociale dei disabili e la loro partecipazione al mercato del lavoro con gli stessi diritti, garantendo loro il regime speciale di sostegno stabilito dai vari Stati membri.

    4.21

    Il CESE sottolinea la necessità di sostenere le PMI affinché adottino, ai fini occupazionali, un atteggiamento basato sull'inclusione e svolgano il loro ruolo fondamentale al fine di assicurare l'efficacia delle misure a favore dei disabili sul lavoro.

    4.22

    Le istituzioni e gli organismi europei e nazionali devono conoscere la situazione e dare l'esempio, integrando nei loro organici lavoratori disabili attraverso un piano di misure concrete per migliorare gli attuali indici di inserimento professionale, generalmente molto bassi.

    4.23

    Il CESE sottolinea l'importanza del concetto di flessicurezza per i disabili, vale a dire il miglioramento delle condizioni di flessibilità e di adattabilità delle risorse umane nelle imprese accompagnato da un miglioramento delle condizioni di lavoro e della sicurezza sul lavoro. Le strategie da seguire devono garantire che, nel corso della loro vita, i disabili abbiano la possibilità di conciliare vita lavorativa e vita privata, di godere della formazione permanente, di operare una transizione tra diverse possibili situazioni e di beneficiare di risorse sociali e occupazionali.

    4.24

    Il CESE approva il sostegno ai nuovi posti di lavoro «verdi» e sociali, nonché la promozione dell'accessibilità e della progettazione per tutti, che rappresentano opportunità occupazionali per i disabili.

    4.25

    È inoltre favorevole alla concessione di aiuti ai lavoratori disabili che hanno bisogno di particolare assistenza e alla creazione dei servizi necessari affinché i loro familiari possano continuare a lavorare.

    4.26

    Le politiche di sensibilizzazione servono a mettere fine agli stereotipi (37) sui lavoratori disabili e devono essere dirette agli interlocutori sociali, ai responsabili della gestione, ai dirigenti e agli impiegati, agli operatori sanitari e alla pubblica amministrazione (38).

    4.27

    Gli strumenti di sostegno appena citati devono essere di facile uso per le imprese e per i lavoratori. È inoltre opportuno che vengano adeguatamente promossi e utilizzati dagli organismi pubblici.

    4.28

    È opportuno sottolineare il ruolo dei mezzi di informazione in quanto agenti di sensibilizzazione e diffusione, che svolgono una funzione essenziale nel promuovere i principi della tolleranza, dell'inclusione sociale e dell'accettazione della diversità nella società europea.

    4.29

    Il CESE accoglie favorevolmente lo sviluppo di iniziative innovative come quelle già citate del «passaporto di competenze» e del lifestreaming. A tale proposito mette in risalto altri esempi:

    4.29.1

    il modello di servizio job coaching che garantisce un sostegno costante nel normale ambiente di lavoro, comprendente l'assistenza e il tutoraggio;

    4.29.2

    la creazione di un sistema di accreditamento dell'apprendimento preliminare (39), che rispecchi le conoscenze professionali acquisite progressivamente;

    4.29.3

    l'assistenza durante tutta la vita lavorativa nelle imprese e nella pubblica amministrazione;

    4.29.4

    l'utilizzo di nuove tecnologie che dispongono di sistemi di sostegno audiovisivi quali il video tutorial system  (40) e, in generale, la fornitura di tecnologie di sostegno e la garanzia dell'accessibilità delle tecnologie generali nel luogo di lavoro;

    4.29.5

    lo sviluppo di un modello di gestione della disabilità (disability management model) (41) nell'ambito delle politiche generali in materia di diversità portate avanti nelle imprese.

    5.   L'accessibilità per i disabili

    5.1

    Il CESE ricorda la risoluzione del Consiglio del 17 marzo 2008, nella quale si afferma che «L'accessibilità rappresenta una pietra miliare di una società inclusiva basata sulla non discriminazione» (42). Gli interlocutori sociali svolgono un ruolo fondamentale in quanto l'accessibilità è un requisito preliminare per l'occupazione.

    5.2

    Il CESE ribadisce il contenuto del suo parere esplorativo (43) sul tema Pari opportunità per i disabili in cui si sottolinea la necessità di pari diritti pur con diverse necessità e modi distinti di accedere a beni e servizi.

    5.3

    Il CESE raccomanda di realizzare gradualmente l'accessibilità attraverso obiettivi comuni a breve, media e lunga scadenza (con un termine preciso e definitivo per i beni, i servizi e le infrastrutture nuovi e per quelli già esistenti) che vincolino gli Stati membri, utilizzando, tra l'altro, le potenzialità degli appalti pubblici.

    5.4

    Giudica l'accessibilità essenziale per poter esercitare i diritti politici e civili di applicazione immediata. Questo deve dar luogo a programmi specifici di accessibilità, corredati da norme e sanzioni tali da impegnare tutti i pubblici poteri e da offrire ai cittadini disabili la possibilità di ricorrere a vari meccanismi di difesa dei loro diritti. Non dovrebbero ripetersi elezioni del Parlamento europeo senza garanzia dell'accessibilità dei seggi elettorali e senza una presenza rilevante di disabili nelle liste elettorali. È anzi opportuno che vengano adottate misure adeguate a livello nazionale.

    5.5

    Il CESE sottolinea gli sforzi condotti dagli Stati membri dell'UE e dalla Commissione a favore dell'accessibilità, il cui fine ultimo è quello di garantire l'accessibilità a qualsiasi luogo e struttura (edifici pubblici o di pubblico interesse, imprese private, beni e servizi, turismo, commercio elettronico, informazione, trasporti, tecnologie, comunicazioni).

    5.6

    Ribadisce che l'accessibilità è un beneficio per tutti (pensiamo agli anziani, alle donne incinte, alle persone a mobilità ridotta, ecc.). Le imprese accessibili avrebbero un maggior numero di clienti (pari al 15 % dei consumatori). Nuovi prodotti creano ulteriori mercati e sono una fonte di crescita sostenibile dell'economia.

    5.7

    Il CESE segnala altresì che l'impegno a garantire l'accessibilità è un impegno a garantire diritti fondamentali dei cittadini europei, come già ribadito nel suo parere sulla e-accessibilità (44).

    5.8

    Ricorda alle istituzioni europee, e in particolare alla Commissione, che il numero dei suoi edifici e dei sistemi d'informazione elettronici accessibili (ad es. la sua pagina web e la sezione relativa alle consultazioni pubbliche della Commissione) è limitato. È pertanto necessario programmare un piano di accessibilità che dimostri un reale impegno nei confronti dei disabili (45).

    5.9

    Il CESE chiede che vengano erogati aiuti statali (46) alle imprese e ai servizi privati affinché raggiungano l'obiettivo di adeguamenti ragionevoli, obiettivo previsto dalla direttiva 2000/78/CE (47). È altresì opportuno sviluppare il principio di accessibilità preventiva nei servizi privati.

    5.10

    Occorre continuare ad elaborare standard di accessibilità a sostegno della legislazione relativa agli acquisti degli enti pubblici, prendendo a modello la legislazione nordamericana che ha dato buoni risultati. Il CESE ricorda l'importanza del dialogo tra istituzioni, industria e società civile nella definizione di detti standard (48).

    5.11

    Il Comitato approva l'idea di istituire una Capitale europea dell'accessibilità universale, basata su un sistema di concessioni di bandiere, che riconosca alle città e alle regioni europee gli sforzi da esse condotti in materia di accessibilità a luoghi, beni e servizi e favorisca lo sviluppo sostenibile degli enti locali.

    5.12

    Il CESE spera che i nuovi regolamenti sui trasporti marittimi, sugli automezzi urbani e interurbani e sui taxi tengano conto in modo soddisfacente delle diverse necessità dei disabili e che tutti i mezzi di trasporto e i luoghi di accesso a essi vengano adeguati, prendendo a modello gli attuali regolamenti sui trasporti aerei e ferroviari.

    5.13

    Il CESE ha accolto favorevolmente la comunicazione della Commissione sull'e-accessibilità (49) e ha chiesto all'UE di integrare le azioni proposte come quadro strategico europeo per la società dell'informazione. La legislazione sulla e-accessibilità deve essere presentata con urgenza e contenere, tra l'altro, disposizioni concernenti l'accessibilità dei siti Internet, la comunicazione inclusiva, i servizi a distanza, la telefonia mobile, la tecnologia digitale e gli sportelli bancari automatici. Questi obiettivi figuravano già nella Dichiarazione ministeriale di Creta (50) del 2003 e nella Dichiarazione di Riga. Attualmente si nutrono ragionevoli dubbi su una loro realizzazione nei tempi stabiliti ed è opportuno elaborare prima del 2011 un programma d'azione intensivo che consenta un loro raggiungimento.

    5.14

    Il CESE ribadisce il suo impegno a rispettare il principio della «progettazione per tutti» e ritiene fondamentale includerlo nei programmi di formazione professionale e nei piani di studi universitari affinché venga applicato da tutti sul piano professionale.

    5.15

    Il CESE è favorevole alla creazione di una «Carta europea della disabilità» che dia ai disabili che si spostano al di là delle frontiere il riconoscimento reciproco dei loro diritti, tra cui lo stesso livello di accesso ai trasporti, alla cultura, al tempo libero, seguendo l'esempio della Carta europea del parcheggio.

    6.   Disabilità e genere

    6.1

    Il CESE sottolinea che le donne disabili rappresentano il 60 % dei disabili in Europa e soffrono di una situazione di disuguaglianza. Le donne disabili continuano a subire discriminazioni nel riconoscimento dei loro diritti e nell'accesso a beni e servizi (sanità, istruzione, e prevenzione della violenza di genere, tra le altre cose).

    6.2

    In dieci anni, i livelli di occupazione delle donne disabili sono rimasti identici, caratterizzati da un alto tasso di inattività e di disoccupazione, da salari più bassi e da maggiori difficoltà nell'entrare nel mondo del lavoro.

    6.3

    È necessario che le questioni di genere siano integrate in maniera trasversale nella definizione, elaborazione, monitoraggio e valutazione delle politiche sui disabili. Occorre disporre di misure e di azioni specifiche volte a garantire l'accesso all'occupazione e a incentivare l'assunzione di donne.

    7.   Dialogo sociale e disabilità

    7.1

    Il CESE invita gli interlocutori sociali ad assicurare che i disabili lavorino a parità di condizioni con gli altri, vale a dire condizioni di lavoro giuste e favorevoli, ma soprattutto che godano di pari opportunità e dello stesso salario per lavoro di pari valore e che possano esercitare i loro diritti lavorativi e sindacali. Invita in particolare i disabili ad aderire alle organizzazioni professionali e sindacali e chiede che il lavoro in subappalto venga realizzato alle stesse condizioni professionali (51) (articolo 27 della Convenzione ONU).

    7.2

    Sul lavoro, nel campo della previdenza sociale, della salute e della sicurezza sul lavoro, in altri contesti e per quanto concerne le relazioni di lavoro in generale, il dialogo sociale è fondamentale per la difesa dei diritti, le pari opportunità e la non discriminazione dei disabili. Esso si rivela inoltre essenziale per l'attuazione di azioni positive nel campo del lavoro e dell'accessibilità, così come della formazione, della promozione e dell'assistenza a lavoratori disabili.

    7.3

    Le parti sociali devono integrare la prospettiva della disabilità in tutte le azioni e i negoziati intersettoriali, settoriali e di impresa, specie per quanto concerne l'occupazione, l'accessibilità e la previdenza sociale, in collaborazione con la società civile organizzata e le organizzazioni dei disabili.

    7.4

    Le parti sociali devono partecipare al monitoraggio e all'applicazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei disabili, per quanto concerne le relazioni di lavoro e la previdenza sociale.

    8.   Partecipazione e dialogo civile

    8.1

    Il CESE ribadisce la sua adesione al principio «nulla per i disabili senza i disabili» (52) ed è favorevole alle politiche di responsabilizzazione individuale dei disabili e di autopromozione dei loro diritti.

    8.2

    Considera che il dialogo civile con i disabili e le loro famiglie sia il quadro ideale per migliorare la governance dell'UE, definendo meccanismi e protocolli di applicazione vincolante e creando organi ad hoc di partecipazione e consultazione all'interno dell'UE.

    8.3

    Le organizzazione dei disabili devono contribuire alle relazioni periodiche che valutano le politiche di occupazione e di accessibilità, l'applicazione della Convenzione delle Nazioni Unite e i programmi e gli strumenti finanziari della Commissione, per garantire che venga tenuto in considerazione il punto di vista della società civile più inclusiva, ad esempio attraverso relazioni alternative.

    8.4

    L'UE e gli Stati membri devono garantire la promozione e il finanziamento dello sviluppo della società civile assicurandone l'indipendenza e la capacità di partecipare alla elaborazione di politiche e/o alla fornitura di servizi sociali.

    Bruxelles, 17 marzo 2010

    Il Presidente del Comitato economico e sociale europeo

    Mario SEPI


    (1)  Parere CESE, GU C 241 del 7.10.2002, pag. 89.

    (2)  Pareri del CESE: GU C 182 del 4.8.2009, pag. 19GU C 10 del 15.1.2008, pag. 80GU C 93 del 27.4.2007, pag. 32GU C 256 del 27.10.2007, pag. 102GU C 185 dell'8.8.2006, pag. 46GU C 88 dell'11.4.2006, pag. 22GU C 110 del 9.5.2006, pag. 26GU C 24 del 31.1.2006, pag. 15GU C 110 del 30.4.2004, pag. 26GU C 133 del 6.6.2003, pag. 50GU C 36 dell'8.2.2002, pag 72.

    (3)  http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/microdata/eu_silc

    (4)  Direttiva del Consiglio n. 2000/78/EC del 27 novembre 2000 - Regolamento (CE) n. 1083/2006 dell'11 luglio 2006; Regolamento (CE) n. 1107/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006 [GU L 204 del 26.7.2006] e il pacchetto telecomunicazioni COM(2007) 697 definitivo – 2007/0247 (COD).

    (5)  Comunicazione della Commissione sull'Agenda sociale COM(2005) 33 definitivo e Comunicazione della Commissione - Pari opportunità per le persone con disabilità: un piano d'azione europeo, COM(2003) 650 definitivo.

    (6)  http://antiguo.cermi.es/graficos/declaracion-madrid.asp

    (7)  http://ec.europa.eu/social/BlobServlet?docId= 3784&langId=it

    (8)  Eurobarometro: Discriminazione nell'UE nel 2009 (basato su ricerche effettuate sul campo dal 29 maggio al 14 giugno 2009).

    (9)  COM(2009) 647 definitivo.

    (10)  Risoluzione del Consiglio (2008/C75/01).

    (11)  Parere del CESE, GU C 93 del 27.4.2007.

    (http://w3.bcn.es/fitxers/baccessible/greugecomparatiueconmic.683.pdf).

    http://www.feaps.org/actualidad/23_04_09/ultima_hora/sobreesfuerzo_15_04_09.pdf

    (12)  COM(2009) 58 definitivo.

    (13)  COM(2009) 647 definitivo.

    (14)  Evaluation of employment policies for persons with disabilities and formulation and economic cost of new proposals for labour integration di Gregorio RODRÍGUEZ CAMPO, Carlos GARCÍA SERRANO e Luis TOHARIA, Colección Telefónica Accessible n. 9, Ediciones Cinca, aprile 2009 - ISBN: 978-84- 96889-48-4. Madrid.

    (15)  Risoluzione del Consiglio (2008/C 75/01).

    (16)  http://cms.horus.be/files/99909/MediaArchive/EDF%20declaration%20on%20girls%20and%20women%20with%20disabilities.doc.

    (17)  Parere del CESE, GU C 10 del 15.1.2008, pag. 80.

    (18)  Decisione del Consiglio 15540/09 del 24 novembre 2009.

    (19)  http://cms.horus.be/files/99909/MediaArchive/library/EDF_contribution_OHCHR_contribution_national_frameworks_for_implementation_CRPD(final).doc.

    (20)  http://www.efc.be/Networking/InterestGroupsAndFora/Disability/Pages/TheEuropeanConsortiumofFoundationsonHumanRightsandDisability.aspx.

    (21)  Proposta di direttiva del Consiglio (COM(2008) 426 definitivo, del 2 luglio 2008).

    (22)  http://www.observatoriodeladiscapacidad.es/?q=es/informacion/agenda/ 18112009/presentaci_n_de_innet16_european_inclusion_network_lanzamiento_del_obser.

    (23)  Statistics in Focus, Theme 3: Employment of Disabled People in Europe 2002, Eurostat 26/2003.

    http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_OFFPUB/KS-NK-03-026/EN/KS-NK-03-026-EN.PDF.

    (24)  Eurostat, gennaio 2010.

    (25)  Eurobarometro, Discriminazione nell'UE nel 2009 e parere del CESE GU C 256 del 27.10.2007, pag. 102.

    (26)  http://www.cermi.es/NR/rdonlyres/6487C9F8-F423-493B-83B8-562CB09201B8/30184/EstudioCERMICrisisyDiscapacidad.doc

    www.cermi.es.

    (27)  Conclusioni della presidenza del Consiglio europeo di Bruxelles 23-24 marzo 2006.

    (28)  Direttiva del Consiglio 2000/78.

    (29)  Analisi eseguita dalla Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro sulla base di dati raccolti dall'agenzia federale tedesca per il monitoraggio della sanità (2007):

    http://www.gbe-bund.de/gbe10/pkg_isgbe5.prc_isgbe?p_uid=gastd&p_sprache=E.

    (30)  Centro europeo dei datori di lavoro e delle imprese che forniscono servizi pubblici (CEEP): http://www.ceep.eu.

    (31)  Centro europeo dei datori di lavoro e delle imprese che forniscono servizi pubblici (CEEP): http://www.ceep.eu.

    (32)  Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro.

    (33)  Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro.

    (34)  http://ec.europa.eu/social/main.jsp?langId=es&catId=89&newsId=547.

    (35)  Guida sul tema Creating an inclusive society: mainstreaming disability based on the social economy example (Costruire una società inclusiva: integrare la disabilità seguendo l'esempio dell'economia sociale).

    http://www.socialeconomy.eu.org/IMG/pdf/Guide_on_Disability_Mainstreaming_and_Social_Economy.pdf.

    (36)  Parere del CESE, GU C 318 del 23.12.2009, pag. 113.

    (37)  www.fundaciononce.es

    (38)  Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro: http://www.eurofound.europa.eu/.

    (39)  Centro europeo dei datori di lavoro e delle imprese che forniscono servizi pubblici (CEEP): http://www.ceep.eu.

    (40)  Centro europeo dei datori di lavoro e delle imprese che forniscono servizi pubblici (CEEP): http://www.ceep.eu.

    (41)  Centro europeo dei datori di lavoro e delle imprese che forniscono servizi pubblici (CEEP): http://www.ceep.eu.

    (42)  Risoluzione del Consiglio (2008/C 75/01).

    (43)  Parere del CESE, GU C 93 del 27.4.2007, pag. 32.

    (44)  Parere del CESE, GU C 110 del 9.5.2006, pag. 26 e Risoluzione del Consiglio del 6 febbraio 2003 (GU C 39 del 2003, pag. 5).

    (45)  COM(2007) 501 definitivo.

    (46)  Articoli 41 e 42 del regolamento (CE) n. 800/2008, della Commissione, del 6 agosto 2008.

    (47)  Direttiva n. 2000/78, del Consiglio, del 27 novembre 2000.

    (48)  http://ec.europa.eu/information_society/activities/einclusion/archive/deploy/pubproc/eso-m376/index_en.htm

    http://cms.horus.be/files/99909/MediaArchive/M420%20Mandate%20Access%20Built%20Environment.pdf

    (49)  COM(2005) 425 definitivo, COM(2008) 804 definitivo.

    (50)  Dichiarazione sull'inclusione digitale: ministri dei Trasporti e delle comunicazioni dell'Unione europea. Aprile 2003.

    (51)  Articolo 27 della Convenzione dell'ONU.

    (52)  Slogan del Forum europeo sulle disabilità, assemblea generale 2009.


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