Strategia dell'UE per l'Africa

La strategia dell'UE per l'Africa rappresenta la risposta dell'UE alla duplice sfida di riorientare l'Africa verso lo sviluppo sostenibile e conseguire gli obiettivi di sviluppo del millennio (OMS) entro il 2015. Partner di lunga data e vicino prossimo dell'Africa, l'UE si trova in una posizione ottimale per dare a questo continente un impulso decisivo in tale processo.

ATTO

Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo e al Comitato economico e sociale europeo, del 12 ottobre 2005 «Strategia dell'Unione europea per l'Africa: verso un patto euroafricano per accelerare lo sviluppo dell'Africa» [COM(2005) 489 def. - Non pubblicata sulla Gazzetta ufficiale].

SINTESI

La strategia dell'UE per l'Africa definisce un quadro d'azione per tutti gli Stati membri volto a sostenere le iniziative avviate dall'Africa per conseguire gli obiettivi di sviluppo del millennio (OMS) delle Nazioni Unite. Negli ultimi anni, il continente africano ha compiuto notevoli progressi: la governance ha registrato un sensibile miglioramento e la crescita economica ha raggiunto livelli straordinari. L'Unione africana (UA), il nuovo partenariato per lo sviluppo dell'Africa per lo sviluppo dell'Africa (NEPAD) e le organizzazioni internazionali hanno fornito all'Africa un tracciato politico ed economico e una visione per il futuro.

Il cammino dell'Africa verso lo sviluppo sostenibile è però ancora molto lungo. Ancora oggigiorno, il 40% degli africani vive con meno di un dollaro al giorno, tre quarti delle vittime dell'AIDS sono africani e un africano su cinque vive in un paese lacerato dalla guerra o da conflitti violenti. Per quanto riguarda il reddito pro capite, diciotto dei venti paesi più poveri del pianeta sono africani.

L'Africa rappresenta una realtà profondamente diversa

Il continente africano presenta regimi politici, esperienze storiche e contesti culturali e religiosi, economici e geografici molto diversi. Inoltre, aree di insicurezza coesistono con centri di stabilità.

Alcuni paesi africani quali Ghana, Kenya, Tanzania, Uganda, Sudafrica, Namibia, Botswana e Mozambico, hanno conosciuto e continuano a vivere periodi duraturi di pace, sicurezza, stabilità economica e politica e partecipazione democratica, mentre altri continuano a sprofondare in conflitti interminabili. Negli ultimi dieci anni, in Guinea, Liberia e Sierra Leone, paesi ricchi di preziose risorse naturali (segnatamente diamanti e legname), i conflitti hanno fatto precipitare la regione in una grave crisi che ha provocato un enorme flusso di rifugiati. Senza parlare del conflitto del Darfur che infuria nel Sudan, della «guerra dimenticata» nel Nord dell'Uganda, della persistente insicurezza nelle regioni orientale e settentrionale della Repubblica centrafricana e dell'instabilità del Congo.

Questa maggiore instabilità va di pari passo con l'intensificarsi della criminalità organizzata transnazionale, che rende sempre più incombente la minaccia del traffico e del consumo di stupefacenti, della tratta di esseri umani, del contrabbando di risorse naturali e del traffico di armi.

Non mancano però i fattori di crescita. Lo sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, lo sviluppo agricolo e l'investimento nelle risorse umane creano un clima favorevole agli investimenti. Numerosi paesi africani sono ricchi di risorse naturali, che consentono un effettivo sviluppo sostenibile. Le economie africane che dipendono dai prodotti agricoli di base possono ridurre la propria vulnerabilità contrastando la tendenza al ribasso dei prezzi a lungo termine e le fluttuazioni dei prezzi mondiali.

Un contesto affidabile e allettante per gli investimenti è essenziale per la crescita: fattori quali la stabilità e il livello di governance di un paese, la trasparenza, il dialogo con il mondo imprenditoriale nazionale e internazionale, nonché l'integrazione regionale, contribuiscono allo sviluppo economico. Nuovi interlocutori esterni sono sempre più attratti dal potenziale economico rappresentato dall'Africa: Brasile, India e Cina sono diventati importanti fonti di investimenti esteri e rappresentano nuovi mercati per le esportazioni di prodotti di base africani. Partner di più lunga data dell'Africa, quali Stati Uniti, Giappone e Russia dimostrano un rinnovato interesse per il continente.

In tali regioni risulta particolarmente importante creare interconnessioni volte ad agevolare l'accesso della popolazione ai mercati e ridurre i costi delle attività commerciali. Occorre elaborare un processo di integrazione regionale per rafforzare la posizione dell'Africa nell'economia mondiale. È utile rammentare a questo proposito che l'Europa, destinataria di circa l'85 % delle esportazioni africane di cotone e prodotti ortofrutticoli, è il primo partner commerciale dell'Africa.

Dinamica geosociale: modelli di progresso e sacche di ineguaglianza

Anche lo sviluppo umano presenta un quadro estremamente sfaccettato; benché alcuni paesi africani abbiano registrato una crescita economica straordinaria, la ripartizione estremamente irregolare dei redditi impedisce spesso a tale crescita di incidere positivamente sulla povertà. Il caso più estremo è rappresentato dalla Namibia, che registra uno dei livelli di disuguaglianza più elevati al mondo, ma tale problema riguarda anche molti paesi poveri quali la Sierra Leone e la Repubblica centrafricana, ed anche paesi più ricchi come Lesotho, Botswana e Sudafrica.

La creazione di posti di lavoro resta una delle principali sfide per la riduzione della povertà e lo sviluppo sociale. Il problema dell'occupazione si conferma molto preoccupante in Africa, soprattutto per le donne e le minoranze etniche, che continuano ad incontrare grandi difficoltà sul mercato del lavoro. È chiaro che la situazione dell'occupazione è strettamente collegata al tasso di alfabetizzazione, che sta gradualmente crescendo. Si constatano progressi a livello di insegnamento elementare in alcuni dei paesi più poveri quali Burkina Faso, Benin ed Eritrea. Per quanto riguarda l'insegnamento secondario, invece, il Niger e il Ciad registrano un tasso particolarmente basso, di gran lunga inferiore al 10 %, con l'emarginazione di alcune categorie quali le bambine, i bambini disabili e gli orfani delle aree rurali.

Il benessere degli abitanti dipende anche dalle condizioni igienico-sanitarie. La pandemia di HIV/AIDS rappresenta un grave peso per numerosi paesi africani: il tasso di prevalenza tra gli adulti oscilla tra meno dell'1 % della popolazione in Senegal e Mauritania e oltre il 25 % in Swaziland, Botswana e Lesotho, dove la speranza di vita media è sensibilmente diminuita.

Dinamica geoambientale: gestione delle risorse naturali per combattere la povertà

Il continente africano presenta notevoli diversità sotto il profilo ambientale. Il cambiamento climatico comporterà una sempre maggiore pressione sulle risorse idriche, avrà ripercussioni negative sulla biodiversità e sulla salute umana e provocherà un peggioramento della sicurezza alimentare e l'aumento della desertificazione. Le inondazioni e la siccità, frequenti in Africa, sono destinate ad aumentare in seguito a tale cambiamento, mentre i sistemi di allarme preventivo sono inadeguati e la gestione delle catastrofi mediocre. L'adeguamento al cambiamento climatico è quindi una necessità impellente per lo sviluppo dell'Africa.

Per quanto concerne l'erosione dei suoli, emerge da uno studio recente che i processi di desertificazione riguardano il 46 % del continente africano; le zone più gravemente colpite sono situate lungo i margini del deserto.

Le risorse idriche rinnovabili dell'Africa sono inferiori alla media mondiale e almeno 13 paesi hanno subito gli effetti dello stress idrico o carenze d'acqua nel 1990, e il loro numero è destinato a raddoppiare entro il 2025. Inoltre, l'Africa possiede il 17% delle foreste del pianeta: il disboscamento, a fini commerciali o agricoli, desta grave preoccupazione, poiché rappresenta un'enorme perdita di ricchezza economica naturale per il continente.

I principi delle relazioni tra l'UE e l'Africa

Negli ultimi decenni, la CE e i suoi Stati membri hanno concluso sempre più accordi con l'Africa. La convenzione di Lomé I, firmata nel 1975, è stata il primo accordo quadro con i paesi dell'Africa subsahariana quali membri del gruppo di Stati ACP. Una serie di successive convenzioni di Lomé è sfociata nell'accordo di Cotonou, firmato nel 2000 e riveduto nel 2005, con i 48 paesi dell'Africa subsahariana. Sono stati conclusi altri accordi, quali quali gli accordi sugli scambi, lo sviluppo e la cooperazione (TDCA) con il Sudafrica, accordi di partenariato e di associazione euromediterranei, nonché quelli sulla politica europea di prossimità (PEP), volta a promuovere la prosperità, la stabilità e la sicurezza dei paesi più vicini all'Europa.

È ormai tempo, inoltre, di sviluppare i principi fondamentali che disciplinano le relazioni tra l'Africa e l'UE. La presente comunicazione ne prevede tre:

L'uguaglianza presuppone il riconoscimento e il rispetto vicendevoli delle istituzioni e la definizione di interessi collettivi reciproci; il partenariato consiste nello sviluppo di relazioni fondate su una cooperazione commerciale e politica; è infine indispensabile che le strategie e le politiche di sviluppo siano determinate dai paesi interessati e non siano imposte dall'esterno.

L'UE è impegnata in Africa ai tre livelli di governance - nazionale, regionale e continentale - sulla base del principio di sussidiarietà: soltanto le questioni che verrebbero trattate con minor efficacia a un livello inferiore dovrebbero essere riservate a un livello superiore di governance. L'UE dovrebbe altresì potenziare la solidarietà interafricana tra questi tre livelli, proponendo il dialogo con l'intero continente ad un livello politico più elevato.

La triplice strategia di risposta dell'UE

L'UE dovrebbe potenziare il proprio sostegno nei settori considerati essenziali per il conseguimento degli OMS (pace, sicurezza e buon governo), nei settori che creano un contesto favorevole alla crescita economica, agli scambi e all'interconnessione, nonché nel settore della coesione sociale e ambientale. Le guerre e i conflitti violenti nel continente africano hanno distrutto milioni di vite e vanificato decenni di sviluppo economico. L'UE intensificherà quindi i propri sforzi per promuovere la pace e la sicurezza in tutte le fasi del ciclo di un conflitto.

L'intervento dell'UE, la cui portata è molto vasta, spazia dal sostegno alle operazioni africane a favore della pace a un'impostazione globale per la prevenzione dei conflitti, cercando di rimuovere alla radice le cause dei conflitti violenti, tra cui figurano la povertà, il degrado, lo sfruttamento e la distribuzione ineguale delle terre e delle risorse naturali e il relativo accesso, una governance debole, le violazioni dei diritti umani e la disparità tra i sessi. Tali azioni riguardano altresì la cooperazione nella lotta contro il terrorismo e la non proliferazione delle armi di distruzione di massa e il sostegno alle strategie regionali e nazionali a favore del disarmo, della smobilitazione, della reintegrazione e del reinserimento per contribuire a integrare gli ex combattenti (compresi i bambini soldato) e a stabilizzare le situazioni postbelliche.

Nonostante i risultati concreti conseguiti dall'Africa, resta ancora molta strada da fare verso il buon governo. Esistono numerose restrizioni al diritto di associazione e alla libertà di organizzazione e di espressione, la corruzione è spesso endemica e la violenza contro gli avversari politici all'ordine del giorno. Per riformare lo Stato, l'UE deve contribuire a costruire istituzioni centrali efficaci e credibili, e a tal fine definirà un'iniziativa in materia di governance a sostegno del meccanismo di controllo paritario africano (African Peer Review Mechanism, APRM), volta a promuovere un maggior rispetto dei diritti umani e della democrazia, segnatamente attraverso la creazione di un forum UE-Africa sui diritti umani, nonché a sviluppare la capacità locale e il processo di decentramento per rafforzare la democrazia e lo sviluppo. L'UE dovrebbe inoltre incoraggiare i paesi africani a firmare e ad attuare i principali strumenti internazionali in materia di prevenzione della criminalità, quali la convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità transnazionale organizzata e i relativi protocolli e la convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione.

Per contribuire a un'effettiva riduzione della povertà, l'UE dovrebbe incoraggiare una crescita economica rapida e diversificata nel continente africano, sostenendo la stabilità macroeconomica e contribuendo alla creazione di mercati regionali integrati. A questo proposito, la conclusione degli accordi di partenariato economico tra i mercati delle regioni africane e l'UE risulterà fondamentale. Per stimolare lo sviluppo del settore privato, nell'ottobre del 2006 si svolgerà un forum aziendale euroafricano, il cui principale obiettivo consiste nel varo di un piano d'azione inteso a promuovere lo sviluppo di tale settore. Il continente africano ha bisogno di interconnessione, poiché l'accesso limitato ai servizi di trasporto e di comunicazione, alle risorse idriche, ai servizi sanitari e all'energia frena la crescita economica. La Commissione propone quindi di istituire un partenariato UE-Africa per le infrastrutture onde sostenere e avviare programmi (reti transafricane) che agevolino l'interconnessione a livello continentale per promuovere l'integrazione regionale. Occorre armonizzare le politiche dei trasporti sostenendo il programma "trasporti" dell'Africa subsahariana, sviluppare le infrastrutture energetiche e la gestione integrata delle risorse idriche per migliorare tale gestione nei bacini fluviali transfrontalieri.

Se si considera che il 40% degli africani sopravvive con meno di un dollaro al giorno, è indispensabile adoperarsi per garantire una tutela sociale ai più vulnerabili, contribuendo a mettere a disposizione delle popolazioni più povere in Africa servizi scolastici, assistenza sanitaria e servizi sociali di base (OSM 1-6). In tale contesto, l'UE dovrebbe sostenere l'istruzione, l'accesso alla conoscenza e il trasferimento di know-how nell'ambito di un processo esteso a tutto l'arco della vita, oltre l'istruzione primaria, e promuovere l'accesso all'approvvigionamento idrico, ai servizi igienico-sanitari, all'energia e alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC), nonché il miglioramento delle infrastrutture sanitarie e la prestazione di servizi sanitari essenziali, universali ed equi. Attualmente, essa finanzia il Fondo globale per la lotta contro l'AIDS, la tubercolosi e la malaria e sostiene la messa a punto di nuovi farmaci e vaccini contro le malattie trasmissibili. Per promuovere un miglior livello di istruzione, l'UE appoggerà l'Unione africana nell'elaborazione di un programma di scambi di studenti, il programma Nyerere, ispirato al programma europeo Erasmus.

Particolare attenzione andrebbe rivolta anche alle politiche in materia di occupazione, alla promozione della diversità culturale e alla trasformazione dei fenomeni migratori in forza positiva nel processo di sviluppo.

Per quanto riguarda l'ambiente africano, numerosi problemi quali la siccità, il cambiamento climatico e la desertificazione richiedono un sostegno supplementare dell'UE, poiché la sussistenza di molti africani dipende in larghissima misura dalle risorse naturali, soprattutto in periodi di crisi, durante le carestie e i conflitti o in seguito a catastrofi naturali. Gli interventi riguarderanno la gestione della diversità ambientale, il miglioramento della gestione sostenibile dei terreni per arrestare la desertificazione, la conservazione della biodiversità, la limitazione degli effetti del cambiamento climatico e il sostegno alla corretta gestione dei prodotti chimici.

Benché l'UE sia il principale donatore mondiale dell'Africa, il finanziamento comunitario deve nettamente aumentare. Nel giugno 2005, l'Unione si è impegnata collettivamente ad aumentare l'aiuto pubblico a 0,56% del prodotto nazionale lordo (PNL) entro il 2010 e a 0,7 % entro il 2015. Circa 4 miliardi di euro saranno destinati ogni anno all'Africa subsahariana nell'ambito del quadro finanziario pluriennale del 10° FES per gli ACP e di altre linee di bilancio tematiche e orizzontali. Questa strategia per l'Africa dovrebbe costituire il quadro di riferimento per i programmi e le misure previsti nell'ambito del 10° FES.

Andrebbero adottate misure più concrete ed efficaci per migliorare l'aiuto allo sviluppo. Nel quadro delle prossime prospettive finanziarie 2007-2013, la Commissione ha proposto una struttura semplificata per la concessione dell'aiuto esterno della Comunità. Tra le altre iniziative, il regolamento finanziario riveduto, che dovrebbe entrare in vigore nel gennaio 2007, agevola il cofinanziamento con altri donatori, autorizzando la Commissione ad accettare contributi finanziari degli Stati membri e di altri donatori per progetti che le competono. Un piano d'azione sull'efficacia degli aiuti è stato presentato nel febbraio 2006.

ATTI COLLEGATI

Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo - Promuovere le interconnessioni in Africa: il partenariato UE-Africa per le infrastrutture [COM(2006) 376 def. - Non pubblicata nella Gazzetta ufficiale] Questo partenariato, che si fonda sulla strategia dell'Unione europea per l'Africa, rappresenta la risposta dell'UE al piano d'azione dell'Unione africana (UA)-NEPAD nel settore delle infrastrutture. Esso beneficierà di un importo di base di 5,6 miliardi di euro provenienti dal decimo Fondo europeo di sviluppo (FES 2008-2013). Il partenariato riceverà inoltre un sostegno dal nuovo fondo fiduciario UE per le infrastrutture in Africa, istituito congiuntamente con la Banca europea per gli investimenti (BEI), il quale sosterrà i programmi che favoriscono l'interconnessione a livello continentale e regionale. L'obiettivo sarà quello di garantire la coerenza degli investimenti a livello continentale e regionale con le strategie nazionali di riduzione della povertà e di sviluppo delle infrastrutture. Saranno comprese le infrastrutture nel senso più ampio del termine: reti di trasporto, infrastrutture e connessioni idriche ed energetiche e reti per le tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Poiché il partenariato opera a tre livelli diversi (continentale, regionale e nazionale), il principio di sussidiarietà dovrebbe essere applicato in un quadro generale che garantisca il livello di coordinamento minimo necessario per assicurare l'efficacia e l'efficienza delle operazioni.

Ultima modifica: 06.11.2006