Bruxelles, 2.10.2015

COM(2015) 478 final

RELAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO

REVISIONE INTERMEDIA DELLA STRATEGIA DELL'UE SULLA BIODIVERSITÀ FINO AL 2020

{SWD(2015) 187 final}


RELAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO

REVISIONE INTERMEDIA DELLA STRATEGIA DELL'UE SULLA BIODIVERSITÀ FINO AL 2020

1.Introduzione

La biodiversità – la straordinaria varietà di forme di vita del nostro pianeta – è la base su cui si fonda la nostra economia e il nostro benessere. Fonte di aria e acqua pulite, cibo, materiali, medicine, salute e attività ricreative, favorisce l'impollinazione e la fertilità del suolo, regola il clima e ci protegge da fenomeni atmosferici estremi.

Le modifiche agli ecosistemi causate dalle attività umane e l'estinzione delle specie avvenute negli ultimi cinquant'anni sono state però più rapide che in qualunque altro momento della storia dell'uomo 1 . La perdita della biodiversità costituisce uno dei principali limiti planetari 2 già superati dall'umanità; assieme ai cambiamenti climatici, questo fenomeno accresce il rischio di mutamenti irreversibili e mina lo sviluppo economico e la resilienza delle nostre società di fronte a nuove sfide. Nel 2015 il Forum economico mondiale ha elencato "la perdita della biodiversità e il collasso degli ecosistemi" tra i dieci principali rischi globali 3 .

Dallo scenario di riferimento dell'UE per la biodiversità del 2010 4 emergeva che il 25% delle specie animali europee si stava estinguendo e il 65% degli habitat che rivestono importanza a livello di UE versava in uno stato di conservazione insoddisfacente, soprattutto a causa delle attività umane. Inoltre, i servizi ecosistemici di base hanno continuato a peggiorare.

Per far fronte a tale situazione, nel 2011 la Commissione europea ha adottato una strategia dell'UE sulla biodiversità fino al 2020 5 , con l'obiettivo chiave fissato dai capi di Stato e di governo dell'UE di "porre fine alla perdita di biodiversità e al degrado dei servizi ecosistemici nell'UE entro il 2020 e ripristinarli nei limiti del possibile, intensificando al tempo stesso il contributo dell'UE per scongiurare la perdita di biodiversità a livello mondiale". La strategia, parte integrante della strategia Europa 2020 6 e del Settimo programma di azione in materia di ambiente 7 , attua gli impegni assunti dall'UE a titolo della convenzione sulla diversità biologica e prevede sei obiettivi, ognuno sostenuto da una serie di azioni.

La presente revisione intermedia fa il punto dei progressi nell'attuazione della strategia dell'UE sulla biodiversità rispetto allo scenario di riferimento del 2010 e mira a informare i decisori in merito agli ambiti in cui è necessario prendere maggiori iniziative per raggiungere gli obiettivi dell'UE in materia di biodiversità entro il 2020.



Riquadro 1 – Il costo socioeconomico del mancato raggiungimento degli obiettivi dell'UE in materia di biodiversità

In base alle stime, il costo-opportunità del mancato raggiungimento dell'obiettivo chiave dell'UE in materia di biodiversità per il 2020 potrebbe raggiungere 50 miliardi di EUR l'anno 8 . Nell'UE un posto di lavoro su sei dipende in certa misura dalla natura 9 . Il valore delle sole attività di impollinazione degli insetti è stato stimato a 15 miliardi di EUR l'anno nell'UE. I costi di mantenimento della rete dell'UE Natura 2000, pari a circa 5,8 miliardi di EUR l'anno, rappresentano solo una piccola parte dei benefici economici generati dalla rete attraverso servizi quali lo stoccaggio di carbonio, la mitigazione delle inondazioni, la purificazione dell'acqua, l'impollinazione e la tutela delle specie ittiche, il cui valore complessivo raggiunge 200-300 miliardi di EUR l'anno. Il ripristino degli ecosistemi e l'infrastruttura verde possono migliorare la qualità dell'aria e dell'acqua e il controllo delle inondazioni, ridurre l’inquinamento acustico, promuovere le attività ricreative e le opportunità per le imprese ecologiche. Tra le pratiche agroambientali che sostengono la biodiversità, l'agricoltura biologica è un settore che registra tendenze occupazionali positive, attrae lavoratori giovani, fornisce il 10-20% in più di posti di lavoro per superficie di terreno rispetto alle aziende tradizionali e apporta valore aggiunto ai prodotti agricoli. Il mantenimento di habitat marini sani e di stock ittici sostenibili è essenziale per la sostenibilità a lungo termine della pesca. La lotta alle specie esotiche invasive, che causano danni per almeno 12 miliardi di EUR l'anno ai settori dell'UE, riveste una notevole dimensione economica. L'inazione politica e l'incapacità di frenare la perdita di biodiversità a livello mondiale potrebbero comportare perdite annuali nei servizi ecosistemici pari al 7% del PIL mondiale 10 , con maggiori ripercussioni sulle nazioni più povere e le popolazioni bisognose nelle zone rurali 11 .

Riquadro 2 – Nota sulla metodologia

La valutazione dei progressi della revisione intermedia tiene conto del modo in cui sono definiti i diversi obiettivi. L'obiettivo chiave è espresso in termini di stato auspicato della biodiversità e dei servizi ecosistemici nell'UE entro il 2020. I progressi verso il raggiungimento di tale obiettivo al momento della revisione intermedia sono stati valutati sia sotto il profilo dello stato che delle tendenze. I sei obiettivi operativi includono pertanto elementi connessi tanto alle politiche quanto allo stato. La valutazione nell'ambito di ciascuno di questi obiettivi esamina i) il bilancio intermedio, ii) le azioni attuate nonché iii) le lacune e le iniziative necessarie per raggiungere l'obiettivo entro il 2020.

La revisione intermedia si basa sulle migliori informazioni disponibili, tratte da un'ampia gamma di fonti riassunte nel documento di lavoro dei servizi della Commissione che l'accompagna 12 . Le tendenze nello stato degli habitat e delle specie che rivestono importanza per l'UE sono basate sui dati comunicati a norma delle direttive Uccelli e Habitat (periodo 2007-2012 rispetto al 2001-2006 13 ).

2.Sintesi dei progressi dal 2011

Obiettivo chiave: Porre fine alla perdita di biodiversità e al degrado dei servizi ecosistemici nell’UE entro il 2020 e ripristinarli nei limiti del possibile, intensificando al tempo stesso il contributo dell’UE per scongiurare la perdita di biodiversità a livello mondiale

Nel complesso, rispetto allo scenario di riferimento della biodiversità del 2010, la perdita di biodiversità e il degrado dei servizi ecosistemici nell'UE sono continuati, come confermato dalla relazione "European Environment State and Outlook Report (SOER)" (L'ambiente in Europa - stato e prospettive) relativa al 2015 14 . Questa evoluzione, in linea con le tendenze mondiali, ha gravi conseguenze sulla capacità della biodiversità di soddisfare le future esigenze dell'uomo. Mentre molti successi a livello locale dimostrano che le azioni sul campo apportano risultati positivi, esempi del genere devono moltiplicarsi per avere un impatto tangibile sulle tendenze negative globali.

Dall'ultimo periodo di riferimento si è registrato un leggero aumento nel numero di specie e di habitat d'importanza per l'UE il cui stato di conservazione è preservato/soddisfacente o migliorato. Le popolazioni di alcuni uccelli comuni sembrano stabilizzarsi; tuttavia, altre specie, connesse a ecosistemi di acque dolci, costieri e agricoli fragili, continuano a diminuire e il 70% delle specie dell'UE è minacciato dalla perdita di habitat. Mentre alcuni servizi ecosistemici (in particolare l'approvvigionamento) sono in aumento, altri, quali l'impollinazione, sono in calo.

Le principali minacce alla biodiversità – la perdita di habitat (in particolare dovuta all'estensione urbana incontrollata, all'intensificazione agricola, all'abbandono dei terreni agricoli e alla gestione intensiva delle foreste), l'inquinamento, il sovrasfruttamento (in particolare della pesca), le specie esotiche invasive e i cambiamenti climatici – continuano a esercitare pressioni che causano la perdita di specie e habitat e comportano il degrado degli ecosistemi e l'indebolimento della loro resilienza 15 . L'impronta dell'UE-28 corrisponde ancora oggi a più del doppio della sua biocapacità 16 , il che accresce le pressioni sulla biodiversità al di fuori dell'Europa.

Dall'introduzione della strategia si sono realizzati progressi nell'istituzione di quadri normativi, nel miglioramento della base di conoscenze e nella creazione di partenariati. Per ottenere miglioramenti significativi della biodiversità sul campo, tali iniziative dovranno tradursi in azioni concrete a livello nazionale, regionale e locale. I progressi verso il raggiungimento dell'obiettivo chiave dipenderanno altresì dalla definizione e dalla realizzazione di obiettivi in ambiti politici non direttamente interessati dalla strategia, nello specifico in materia di clima, aria, sostanze chimiche, acqua e protezione del suolo.

Molti elementi dimostrano gli ingenti sforzi profusi dai soggetti interessati, che si sono tradotti in tendenze positive a livello locale in materia di biodiversità. Questi esempi sono un'importante testimonianza di come un'azione mirata sul campo possa portare risultati estremamente positivi e offrono modelli per orientare l'attuazione della seconda parte della strategia.

2.1.Obiettivo 1: Arrestare il deterioramento dello stato di tutte le specie e gli habitat contemplati nella legislazione dell’UE in materia ambientale e conseguire un miglioramento significativo e quantificabile del loro stato in modo che, entro il 2020, rispetto alle valutazioni odierne: i) lo stato di conservazione risulti migliorato nel doppio degli habitat e nel 50% in più delle specie oggetto delle valutazioni condotte a titolo della direttiva Habitat; e ii) lo stato di conservazione risulti preservato o migliorato nel 50% in più delle specie oggetto delle valutazioni condotte a titolo della direttiva Uccelli.

In base all'ultima relazione sullo stato della natura nell'UE 17 , il numero di specie e di habitat in uno stato di conservazione preservato/soddisfacente o in miglioramento è aumentato leggermente rispetto allo scenario di riferimento del 2010. Tuttavia, per molti habitat e specie che già versavano in uno stato insoddisfacente la situazione è rimasta inalterata e per alcuni è peggiorata ulteriormente. Benché molto sia stato fatto dal 2011 nella messa in atto delle azioni previste nell'ambito di questo obiettivo, restano da raccogliere le sfide principali rappresentate dal completamento della rete marina Natura 2000, al fine di garantire la gestione efficace dei siti Natura 2000, e della disponibilità dei finanziamenti necessari per sostenere la rete Natura 2000. 

Figura 1  Progressi verso l'obiettivo 1: percentuale di valutazioni con stato preservato/soddisfacente o in miglioramento per gli uccelli (direttiva Uccelli) e per gli habitat e le specie di interesse comunitario (direttiva Habitat)

Fonte: AEA 2015

Come indicato nella figura 1, rispetto allo scenario di riferimento del 2010, un maggior numero di specie e di habitat disciplinati dalla normativa dell'UE in materia di ambiente presenta uno stato di conservazione preservato/soddisfacente o in miglioramento. Alcune specie emblematiche, quale l'aquila imperiale orientale, sono in aumento grazie a misure di conservazione mirate sostenute da finanziamenti specifici. Tuttavia, lo stato di molti altri habitat e specie resta insoddisfacente, con alcune tendenze al peggioramento.

La rete Natura 2000 è stata completata in ampia misura per gli habitat delle acque territoriali e interne, che coprono circa il 18% delle terre in superficie. La copertura della rete marina ha raggiunto il 6%, percentuale ancora ben inferiore all'obiettivo globale del 10%.

Gli Stati membri hanno realizzato, a diversi ritmi, progressi nello sviluppo e nell'attuazione di piani d'azione per le specie e di piani di gestione dei siti Natura 2000. Nel 2012 piani di gestione di questo tipo erano predisposti o in via di elaborazione solo nel 58% dei siti Natura 2000 18 . Il processo biogeografico di Natura 2000 ha favorito la cooperazione tra gli Stati membri in materia di gestione e di ripristino e vi è stato un incremento delle opportunità di finanziamento per i siti Natura 2000 19 . Sarà possibile effettuare una valutazione completa dell'integrazione di Natura 2000 nel nuovo quadro finanziario pluriennale soltanto quando tutti i programmi saranno stati approvati.

Sono stati elaborati orientamenti riguardanti l'uso dell'energia eolica, lo sviluppo e il dragaggio dei porti, l'industria estrattiva, l'agricoltura, l'acquacoltura, le foreste e l'infrastruttura energetica nel contesto dei siti Natura 2000 20 .

Sono stati organizzati corsi di formazione per giudici e pubblici ministeri sull'applicazione delle disposizioni principali della legislazione relativa alla natura. Si sono registrati notevoli miglioramenti per quanto concerne il monitoraggio e la comunicazione dei dati sulla biodiversità nonché riguardo alle disposizioni in materia di rendicontazione previste dalle due direttive sulla protezione della natura.

La comunicazione e le attività di sensibilizzazione sono state migliorate grazie al lancio della piattaforma di comunicazione Natura 2000, a un sistema annuale di premi Natura 2000 e a campagne nazionali.

La Commissione sta effettuando un check-up delle direttive Uccelli e Habitat 21 nell'ambito del programma di controllo dell'adeguatezza e dell'efficacia della regolamentazione. Tale esercizio consisterà in un'analisi completa e basata su dati concreti della adeguatezza della legislazione e della relativa attuazione rispetto agli obiettivi fissati, nonché del raggiungimento dei risultati previsti. I risultati saranno presentati nella prima metà del 2016.

Se è pur vero che ci vorrà tempo affinché gli effetti positivi di molte di queste azioni si palesino, è comunque chiaro che saranno indispensabili maggiori sforzi e investimenti da qui al 2020 per completare Natura 2000 nelle zone marine e conseguire l'obiettivo globale del 10%, garantire che tutti i siti Natura 2000 siano gestiti efficacemente e stabilire condizioni finanziarie e amministrative adeguate per conseguire gli obiettivi di conservazione e fare in modo che i servizi ecosistemici realizzino il loro potenziale all'interno e al di fuori dei territori di Natura 2000.

2.2.Obiettivo 2: Entro il 2020 preservare e valorizzare gli ecosistemi e i relativi servizi mediante l'infrastruttura verde e il ripristino di almeno il 15% degli ecosistemi degradati.

Nell'ambito di questo obiettivo si sono realizzati progressi nelle azioni per il miglioramento delle politiche e delle conoscenze e sono state intraprese attività di ripristino negli Stati membri. Tuttavia, ciò non ha fermato la tendenza al degrado di ecosistemi e servizi. È necessario sviluppare e attuare quadri nazionali e regionali volti a promuovere il ripristino e le infrastrutture verdi. Molto resta da fare per arrestare la perdita di biodiversità ordinaria al di fuori della rete Natura 2000.

 

Figura 2 Tendenze delle pressioni sugli ecosistemi

Tipo di ecosistema

Modifiche dell'habitat

Cambiamenti climatici

Sfruttamento

Specie invasive

Inquinamento e arricchimento di nutrimenti

Zone urbane

Terre coltivate

Pascoli

Aree boschive e foreste

Brughiere, zone di vegetazione arbustiva e di vegetazione rada

Zone umide

Acque dolci (fiumi e laghi)

Ambiente marino (acque di transizione e marine associate)*

*NB: i risultati per gli ecosistemi marini sono preliminari.

Legenda:

Tendenze future previste per le pressioni

In diminuzione

Stabile

In aumento

In rapido aumento

Impatto riscontrato sinora sulla biodiversità

Basso

Moderato

Elevato

Molto elevato

Fonte: AEA (2015) 22

Un'analisi recente 23 conferma le tendenze all'aumento per alcuni servizi di approvvigionamento (ad esempio, la produzione di legname) e alla diminuzione per servizi direttamente connessi alla biodiversità (ad esempio, l'impollinazione) nel periodo tra il 2000 e il 2010. Come illustrato nella figura 2, alcune forti pressioni sugli ecosistemi sono in calo (ad esempio, il deposito di zolfo nell'atmosfera), mentre persistono altre minacce per gli ecosistemi e i relativi servizi, alcune delle quali in aumento, con un conseguente rallentamento generale dei progressi verso la realizzazione dell'obiettivo.

La Commissione e gli Stati membri hanno adottato misure importanti per migliorare la base di conoscenze. La mappatura e la valutazione degli ecosistemi e dei loro servizi, se completate come previsto entro il 2020, permetterà ai decisori della sfera pubblica e ai soggetti interessati del settore privato di computare nelle rispettive decisioni di pianificazione il valore della ricchezza degli ecosistemi dell'UE e dei relativi benefici socioeconomici. La recente relazione del Centro comune di ricerca (Joint Research Centre - JRC), il cui primo aggiornamento è previsto per il 2016, costituisce una solida base per esaminare i progressi compiuti.

La strategia dell'UE per le infrastrutture verdi 24 promuove l'integrazione di soluzioni connesse a tali infrastrutture in altre politiche e strumenti di finanziamento dell'UE. La Commissione ha inoltre pubblicato uno studio 25 volto ad aiutare gli Stati membri a dare priorità al ripristino degli ecosistemi degradati. Nonostante l'esistenza di poche strategie di ripristino generali a livello nazionale e subnazionale, alcune attività di ripristino sono attuate, spesso in seguito all'adozione di normative dell'UE, quali la direttiva quadro sulle acque, la direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino e le direttive Uccelli e Habitat.

Nei prossimi anni saranno necessari maggiori sforzi per completare e attuare i quadri nazionali per la classificazione delle priorità di ripristino. Ulteriori investimenti, associati al rafforzamento delle capacità e all'integrazione delle infrastrutture verdi nei quadri di pianificazione nazionali e subnazionali, rappresenteranno un importante fattore per mantenere e ripristinare gli ecosistemi e i relativi servizi. Molto resta da fare per arrestare la perdita della biodiversità ordinaria nell'80% del territorio dell'UE che non rientra nella rete Natura 2000; a tal fine occorrerà valutare l'approccio più appropriato per garantire che non si registri nessuna perdita netta di biodiversità e di servizi ecosistemici.

2.3.Obiettivo 3: Incrementare il contributo dell'agricoltura e della silvicoltura al mantenimento e al rafforzamento della biodiversità.

2.3.1.Obiettivo 3A Agricoltura: entro il 2020 estendere al massimo le superfici agricole coltivate a prati, seminativi e colture permanenti che sono oggetto di misure inerenti alla biodiversità a titolo della PAC, in modo da garantire la conservazione della biodiversità e apportare un miglioramento misurabile (*), da un lato, allo stato di conservazione delle specie e degli habitat che dipendono dall’agricoltura o ne subiscono gli effetti e, dall’altro, all’erogazione dei servizi ecosistemici rispetto allo scenario di riferimento per l’UE del 2010, contribuendo in tal modo a promuovere una gestione più sostenibile.

(*) Il miglioramento va misurato rispetto agli obiettivi quantificati stabiliti, nell’obiettivo 1, per lo stato di conservazione delle specie e degli habitat di interesse unionale e, nell’obiettivo 2, per il ripristino degli ecosistemi degradati.

Il continuo peggioramento dello stato di specie e habitat di importanza per l'UE connessi all'agricoltura indica che sono necessarie ulteriori misure per conservare e migliorare la biodiversità in queste aree. La politica agricola comune (PAC) ha un ruolo essenziale da svolgere in questo processo, in combinazione con le politiche ambientali pertinenti 26 .

La riforma della PAC per il 2014-2020 introduce una serie di strumenti che possono contribuire a sostenere la biodiversità. Per raggiungere l'obiettivo, gli Stati membri devono sfruttare in misura sufficiente le opportunità offerte. Gli esempi locali confermano l'esistenza di pratiche agricole sostenibili, che, se maggiormente diffuse, potrebbero riportare l'UE sulla giusta strada per realizzare l'obiettivo entro il 2020.

Figura 3 Cambiamenti (2007-2012 vs 2001-2006) nello stato di conservazione degli habitat di interesse comunitario connessi agli ecosistemi agricoli (pascoli e terre coltivate)

Fonte: AEA 2015

La relazione "Ambiente in Europa Stato e prospettive" del 2015 annovera l'intensificazione delle pratiche agricole e l'abbandono dei terreni – assieme alla crescita urbana e all'infrastruttura grigia – tra le maggiori pressioni sulla biodiversità. Anche in base alla "Relazione sullo stato della natura nell'Unione europea" del 2015, l'agricoltura e le modifiche indotte dall'uomo alle condizioni naturali hanno rappresentato le principali pressioni per gli ecosistemi terrestri nel periodo 2007-2012, di cui il 20% deriva dalla sola agricoltura. Come illustrato nella figura 3, dall'ultimo periodo di riferimento non si sono registrati miglioramenti tangibili nello stato della maggior parte delle specie e degli habitat connessi all'agricoltura e contemplati dalla legislazione sulla natura dell'UE. I pascoli e le zone umide presentano la percentuale più elevata di habitat in uno stato "insoddisfacente scadente" o "in peggioramento". A differenza delle popolazioni di alcuni uccelli comuni, che hanno iniziato a stabilizzarsi dal 2010, le popolazioni di uccelli in habitat agricolo hanno continuato a declinare. I servizi di impollinazione sono in forte calo 27 , con molteplici pressioni sulle api selvatiche 28 . Anche per le farfalle comuni si registra una notevole riduzione, senza segnali di stabilizzazione.

Mentre le tendenze generali continuano a essere fonte di serie preoccupazioni, si registrano numerosi miglioramenti a livello locale derivanti direttamente da buone pratiche agricole e misure di biodiversità previste dalla PAC, in particolare nell'ambito delle misure agroambientali e dei siti Natura 2000. Tali successi portano con sé un importante messaggio sulla possibilità di conseguire l'obiettivo per il 2020 in materia di biodiversità, che è tuttavia necessario diffondere ulteriormente per raggiungere risultati tangibili a livello di UE.

La riforma della PAC per il 2014-2020 prevede una serie di strumenti che possono contribuire a sostenere la biodiversità. La condizionalità rappresenta la base delle prescrizioni e degli obblighi ambientali che gli agricoltori devono rispettare e i regimi di pagamenti diretti premiano la creazione di beni pubblici ambientali. Una delle tre pratiche ecocompatibili previste dal primo pilastro le aree di interesse ecologico riguarda specificatamente la biodiversità. Infine, il regolamento sullo sviluppo rurale 29 offre alle autorità nazionali e regionali un'ampia gamma di opzioni a sostegno della biodiversità. Tra tali opzioni rientrano una sottopriorità relativa al ripristino, alla salvaguardia e alla valorizzazione degli ecosistemi, un obiettivo per il rendimento della biodiversità nei programmi di sviluppo rurale, meccanismi di collaborazione tra agricoltori e silvicoltori e una maggiore attenzione sulle consulenze offerte agli agricoltori riguardo all'uso di acqua e pesticidi, ma anche alla biodiversità, compresi gli obblighi derivanti dalle direttive Uccelli e Habitat.

La riforma della PAC lascia alle autorità nazionali e regionali degli Stati membri la libertà di decidere come e in che misura usufruire di tali opportunità. I programmi di sviluppo rurale degli Stati membri e le scelte relative alle aree di interesse ecologico saranno monitorati con cura e valutati rispetto alla protezione della biodiversità. Secondo i programmi adottati al momento della finalizzazione della presente relazione, il 19,1% 30 del totale dei terreni agricoli è disciplinato da contratti di gestione che sostengono la biodiversità e/o il paesaggio, con forti differenze tra Stati membri e regioni. Comprendere le ragioni di tali differenze tra Stati membri sarà fondamentale per compiere ulteriori progressi verso la realizzazione dell'obiettivo del 2020.

2.3.2.Obiettivo 3B — Foreste: entro il 2020 istituire piani di gestione forestale o strumenti equivalenti, in linea con la gestione sostenibile delle foreste, per tutte le foreste di proprietà pubblica e per le aziende forestali di dimensioni superiori a una determinata superficie** (che deve essere definita dagli Stati membri o dalle regioni e indicata nei programmi di sviluppo rurale) sovvenzionate a titolo della politica dell’UE di sviluppo rurale, in modo da apportare un miglioramento misurabile*, da un lato, allo stato di conservazione delle specie e degli habitat che dipendono dalla silvicoltura o ne subiscono gli effetti e, dall’altro, all’erogazione dei relativi servizi ecosistemici rispetto allo scenario di riferimento per l’UE del 2010.

(*) Il miglioramento va misurato rispetto agli obiettivi quantificati stabiliti, nell’obiettivo 1, per lo stato di conservazione delle specie e degli habitat di interesse unionale e, nell’obiettivo 2, per il ripristino degli ecosistemi degradati.

(**) Per le aziende forestali di superficie meno estesa, gli Stati membri possono prevedere altri incentivi per incoraggiare l’adozione di piani di gestione o di strumenti equivalenti che siano in linea con la gestione sostenibile delle foreste.

Rispetto alla scenario di riferimento per la biodiversità dell'UE del 2010, le aree forestali dell'UE sono aumentate. Tuttavia, lo stato di conservazione degli habitat e delle specie boschivi contemplati dalla legislazione dell'UE non presenta segnali di miglioramento significativi. I dati a livello di UE riguardanti lo stato degli habitat boschivi al di fuori della rete Natura 2000 sono limitati. 

I piani di gestione forestale o strumenti equivalenti possono svolgere un ruolo importante nel raggiungere l'obiettivo, ma il loro potenziale continua a essere in larga parte inutilizzato.

In ultima analisi, le valutazioni da cui emerge uno stato di conservazione soddisfacente degli habitat forestali di rilevanza per l'Europa sono passate da quasi il 17% a circa il 15%. La stragrande maggioranza delle valutazioni continua a indicare uno stato insoddisfacente (80%), sebbene i risultati varino considerevolmente nelle diverse regioni biogeografiche dell'Europa, con la maggiore percentuale di stati valutati come soddisfacenti nella regione del Mediterraneo.

Figura 4 Cambiamenti (2007-2012 vs 2001-2006) dello stato di conservazione per gli habitat di interesse comunitario connessi all'ecosistema boschivo e forestale a livello dell'UE-27 31

Fonte: AEA 2015

La strategia forestale dell'UE 32 pone l'accento sull'importanza economica, sociale e ambientale degli ecosistemi forestali europei e stabilisce i principi guida della gestione sostenibile delle foreste, dell'efficienza nell'impiego delle risorse e della responsabilità globale delle foreste. La Commissione sta inoltre sviluppando criteri e indicatori per la gestione sostenibile delle foreste. Garantire finanziamenti adeguati per misure favorevoli alla biodiversità nelle zone forestali continua a rappresentare una sfida. Durante il periodo dal 2007 al 2013 sono stati assegnati alla silvicoltura un totale di 5,4 miliardi di EUR nell'ambito dei programmi di sviluppo rurale, mentre il costo annuale della gestione della rete Natura 2000 (la cui metà consiste di foreste) è di circa 5,8 miliardi di EUR.

I piani di gestione forestale o strumenti equivalenti potrebbero svolgere un ruolo fondamentale nel raggiungere l'obiettivo 3B, anche nelle foreste private. Nel complesso, una larga parte delle foreste dell'UE è soggetta a un qualche tipo di piano di gestione, nonostante persistano notevoli differenze tra Stati membri. L'integrazione di alcune misure definite nella strategia dell'UE sulla biodiversità è stata esigua. Migliorare le informazioni a livello di UE sullo stato delle foreste permetterà di effettuare una valutazione più precisa della situazione e di definire risposte politiche appropriate per raggiungere l'obiettivo.

2.4.Obiettivo 4: Conseguire entro il 2015 il rendimento massimo sostenibile*. Conseguire una distribuzione della popolazione per età e dimensione indicativa di uno stock in buone condizioni, mediante una gestione della pesca che non abbia effetti negativi di rilievo su altri stock, specie ed ecosistemi, nell'intento di ottenere un stato ambientale soddisfacente entro il 2020, come previsto dalla direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino.

* La politica comune della pesca (PCP) riveduta, entrata in vigore nel 2014, mira a garantire tassi di sfruttamento pari al rendimento massimo sostenibile per tutti gli stock entro il 2015, laddove possibile, e al più tardi entro il 2020.

   

Si sono realizzati progressi significativi nell'istituzione del quadro normativo per la pesca sostenibile nell'ambito della riforma della politica comune della pesca dell'UE e nel raggiungimento di un buono stato ambientale a norma della direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino. La Commissione promuove miglioramenti nella governance degli oceani, al fine di garantire una gestione più sostenibile delle risorse marine. Tuttavia, l'attuazione delle normative non è stata uniforme nell'UE e restano da raccogliere alcune sfide di grande portata per garantire che gli obiettivi siano conseguiti entro i termini previsti. Solo poco più del 50% degli stock valutati in base al rendimento massimo sostenibile è stato pescato in modo sostenibile nel 2013.

Sottoposti a molteplici pressioni, le specie e gli ecosistemi marini nei mari europei continuano a degradarsi.

La politica comune della pesca riveduta offre un quadro normativo solido per la pesca sostenibile e la sua attuazione sta progredendo. I livelli di catture sono pari o si avvicinano al rendimento massimo sostenibile per un numero crescente di stock commerciali. Sono degni di nota i progressi realizzati nelle acque settentrionali, in cui la maggioranza degli stock sottoposti a limiti di cattura è oggetto di valutazione (sino al 90% nel Mar Baltico) e la maggior parte viene gestita in base al rendimento massimo sostenibile. Tuttavia, nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero, meno del 10% degli sbarchi proviene da stock oggetto di valutazione e circa il 90% degli stock valutati continua a essere sovrasfruttato 33 .

La mortalità per pesca si è ridotta notevolmente per diversi stock nel Baltico e nel grande Mare del Nord 34 , il che conferma la reazione positiva all'attuazione dei piani di gestione a lungo termine e alle pratiche di pesca conformi all'obiettivo del rendimento massimo sostenibile. 

La biodiversità marina nei mari regionali europei continua a diminuire. Disporre di dati di buona qualità, affidabili e completi sull'ambiente marino rappresenta una sfida di per sé, considerato che l'80% delle specie e degli habitat contemplati dalla direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino è classificato come sconosciuto (gli stock ittici commerciali rappresentano un'eccezione positiva). Solo il 4% degli habitat è risultato in buono stato ecologico. I cambiamenti climatici e l'acidificazione aggravano le ripercussioni negative dovute allo sovrasfruttamento, all'inquinamento, ai rifiuti marini, alla distruzione degli habitat e alle specie esotiche invasive 35 .

Per sostenere la riduzione dell'impatto negativo della pesca sulle specie e sugli ecosistemi non bersaglio, la nuova politica comune della pesca mira a eliminare i rigetti in mare mediante la graduale introduzione dell'obbligo di sbarco entro il 2019. A tal fine sarà necessario rafforzare il monitoraggio a livello di Stati membri, per giungere a pratiche più pulite, selettive e che evitino le catture accessorie, nonché a dati più accurati su queste ultime. 

Per far fronte alle pressioni sulla biodiversità marina entro il 2020 occorrerà portare avanti,, a livello nazionale, le iniziative volte ad attuare i piani di gestione e a monitorare l'applicazione delle norme, parallelamente ad un migliore monitoraggio, all'approfondimento della base di conoscenze e al coordinamento delle informazioni sulla biodiversità marina. Occorrerà partire dall'esperienza maturata e potenziare le reti di ricerca. 

2.5.Obiettivo 5: Entro il 2020 individuare e classificare in ordine di priorità le specie esotiche invasive e i loro vettori, contenere o eradicare le specie prioritarie, gestire i vettori per impedire l’introduzione e l’insediamento di nuove specie.

Le specie esotiche invasive costituiscono una minaccia in rapido aumento per la biodiversità. Il regolamento su tali specie 36 è entrato in vigore nel 2015. Si sta lavorando all'elaborazione di un primo elenco delle specie esotiche invasive di rilevanza per l'Unione. Qualora l'elenco venisse adottato entro la fine del 2015, l'UE potrà ritenersi in linea con le azioni previste nell'ambito dell'obiettivo 5.

La prossima fase critica per raggiungere l'obiettivo sarà l'attuazione da parte degli Stati membri. Effettuata finora da soli sette Stati membri, la ratifica della convenzione relativa alle acque di zavorra, essenziale per far fronte alle specie esotiche invasive, procede lentamente.

Attualmente, vi sono più di 11000 specie alloctone nell'ambiente europeo, il 10-15% delle quali è fonte di problemi. Nei mari che bagnano l'Europa, più dell'80% delle specie non indigene è stato introdotto dopo il 1950 (cfr. figura 5 ).

Figura 5 Tasso di introduzione delle specie marine non indigene 37

Fonte: AEA 2015

Il nuovo regolamento sulle specie esotiche invasive definisce un quadro per prevenire e gestire l'introduzione e la diffusione di tali specie nell'UE. L'istituzione della rete europea per le informazioni sulle specie esotiche 38 è finalizzata ad assistere gli Stati membri nell'attuazione del regolamento. Sono in corso attività con gli Stati membri per finalizzare il primo elenco di specie esotiche invasive di rilevanza per l'Unione in base alle valutazioni dei rischi delle specie, tra cui le potenziali minacce economiche. Un esercizio di controllo per definire le priorità per le future valutazioni dei rischi andrà a sostegno di un approccio preventivo. Le proposte della Commissione del 2013 sulla salute di piante 39 e animali 40 mirano anch'esse a sostenere la protezione della biodiversità.

La rapida adozione del primo elenco di specie esotiche invasive di rilevanza per l'Unione e l'effettiva attuazione da parte degli Stati membri saranno decisive per continuare a progredire verso la realizzazione di questo obiettivo. I progressi nelle politiche connesse saranno fondamentali, in particolare la ratifica e l'applicazione della convenzione relativa alle acque di zavorra e l'applicazione del regime sulla salute animale per le patologie della fauna selvatica.

2.6.Obiettivo 6: Entro il 2020 l'UE avrà accresciuto il proprio contributo per scongiurare la perdita di biodiversità a livello mondiale



L'UE, che si conferma di gran lunga il principale donatore finanziario, ha compiuto progressi nell'aumentare le risorse per la biodiversità a livello mondiale. L'UE ha adottato alcune prime misure per ridurre le cause indirette della perdita di biodiversità globale, tra cui il commercio di specie selvatiche, e per inserire la biodiversità negli accordi commerciali. Tuttavia, i progressi registrati sono insufficienti per limitare l'impatto esercitato dai modelli di consumo dell'UE sulla biodiversità mondiale. Al ritmo attuale, gli sforzi sinora profusi potrebbero non essere sufficienti per realizzare entro i termini previsti gli obiettivi di Aichi relativi alla biodiversità 41 .

L'UE è il principale donatore nell'ambito dell'aiuto pubblico allo sviluppo in relazione alla biodiversità e tra il 2006 e il 2013 ha più che raddoppiato i suoi finanziamenti in materia.

Al fine di regolamentare l'accesso alle risorse genetiche e la giusta ed equa ripartizione dei benefici derivanti dalla loro utilizzazione, nel 2014 l'UE ha ratificato il protocollo di Nagoya. Per regolamentare le misure relative alla conformità è stata adottata una nuova normativa e ulteriori atti di esecuzione sono in corso di elaborazione.

Il regolamento dell'UE sul legno del 2013 mira a porre termine alla circolazione nel mercato dell'UE di legno disboscato illegalmente. L'applicazione delle normative, la governance e il commercio nel settore forestale (Forest Law Enforcement, Governance and Trade Plan - FLEGT) incoraggia il commercio di legname legale. Tra i consumatori si registra una preferenza in aumento per i prodotti derivati da foreste gestite in modo sostenibile. Si sono realizzati inoltre progressi per quanto concerne l'olio di palma, ma le iniziative prese per altre merci sono ancora troppo limitate e l'impronta dell'UE28 è ancora più del doppio rispetto alla sua biocapacità.

Figura 6 Variazione dell'impronta ecologica per regione del mondo

Fonte: AEA (SEBI - Streamlining of European biodiversity indicators) 42

Tutti i recenti accordi di libero scambio dell'UE contengono disposizioni sull'attuazione di accordi multilaterali in materia di ambiente. L'UE ha altresì sostenuto le iniziative mondiali contro il traffico di specie selvatiche 43 , anche promuovendo il progresso verso l'adozione di una risoluzione esaustiva dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla lotta al traffico illecito di specie selvatiche. L'8 giugno 2015 l'UE ha aderito ufficialmente alla convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e di fauna selvatiche minacciate di estinzione.

Delle misure per la cooperazione a uno sviluppo dell'UE "a prova di biodiversità" sono state prese in considerazione grazie all'integrazione delle questioni legate all'ambiente e ai cambiamenti climatici. Un monitoraggio obbligatorio sotto il profilo ambientale di tutte le nuove azioni di cooperazione allo sviluppo esamina gli impatti potenziali sulle zone protette o vulnerabili, i servizi ecosistemici, l'introduzione di specie alloctone, nonché l'uso di fertilizzanti, pesticidi o altre sostanze chimiche. Nella programmazione si è prestata particolare attenzione al potenziale per la tutela e il miglioramento della biodiversità.

L'UE e i suoi Stati membri hanno svolto un ruolo attivo nel definire l'agenda generale 2030 degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Onorare tali impegni nell'UE e sostenerne la realizzazione su scala globale contribuirà a compiere progressi verso il raggiungimento di questo obiettivo. Raggiungere l'obiettivo internazionale, che consiste nel raddoppiare i flussi di finanziamenti connessi alla biodiversità destinati ai paesi in via di sviluppo entro il 2015 e nel mantenerli sino al 2020, nonché nell'aumentare l'efficacia dei finanziamenti, richiederà un impegno continuo, una migliore definizione delle priorità e un coordinamento con gli altri donatori. Per raggiungere gli obiettivi dell'UE saranno necessarie ulteriori azioni per intervenire sull'impronta ecologica dell'UE nonché un'attuazione efficace delle politiche e della legislazione recentemente adottate, prestando particolare attenzione alla conformità al protocollo di Nagoya. Sono inoltre necessarie ulteriori misure volte ad attuare le disposizioni in materia di biodiversità nei recenti accordi commerciali, a integrare ulteriormente gli obiettivi relativi alla biodiversità nelle politiche commerciali dell'UE e a incoraggiare le iniziative intese a promuovere il commercio sostenibile.

3.Misure orizzontali

3.1.Finanziamenti

L'insufficienza dei finanziamenti è stata uno dei principali fattori che hanno impedito di raggiungere l'obiettivo in materia di biodiversità per il 2010. Gli aspetti relativi alla biodiversità sono stati integrati in diversa misura nei fondi strutturali e di investimento europei, in particolare nella politica agricola comune, nei fondi della politica di coesione e nel Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca. Una solida analisi degli stanziamenti a favore della biodiversità sarà possibile soltanto quando tutti i programmi di sviluppo rurale e operativi saranno adottati. Il programma LIFE continua a rappresentare una fonte di finanziamento di piccola entità, ma estremamente efficace per la natura e la biodiversità, e sosterrà altresì i finanziamenti innovativi mediante lo strumento di finanziamento del capitale naturale, avviato di recente.

La Commissione ha messo a punto un processo di monitoraggio delle spese connesse alla biodiversità nel bilancio dell'UE, al fine di formulare stime più accurate relative all'integrazione della biodiversità nella programmazione 44 . È stata elaborata anche una metodologia per garantire alla biodiversità un posto nel bilancio dell'UE, in modo da garantire che le spese non abbiano effetti negativi sugli obiettivi in materia di biodiversità, ma al contrario li sostengano.

Gli strumenti di finanziamento dell'UE sono essenziali per il rispetto degli impegni internazionali in materia di biodiversità, in particolare lo strumento per la cooperazione allo sviluppo e il Fondo europeo di sviluppo, nonché lo strumento di partenariato. Gli sforzi profusi dall'UE per rafforzare la mobilitazione delle risorse da tali strumenti esterni si inseriscono nell'iniziativa faro per la biodiversità "Biodiversity for Life (B4Life)", avviata nel 2014.

3.2.Partenariati

Vi sono stati notevoli progressi nell'istituzione di partenariati e nel coinvolgimento di soggetti interessati e della società civile. Il nuovo avvio della piattaforma europea Imprese e biodiversità sostiene la partecipazione attiva delle imprese nell'attuazione della strategia. L'azione preparatoria dell'iniziativa BEST (Biodiversity and Ecosystem Services in Territories of European Overseas) contribuisce alla transizione verso un accesso rapido e semplice ai finanziamenti destinati alla protezione della biodiversità e all'uso sostenibile dei servizi ecosistemici. L'UE sostiene altresì l'iniziativa TEEB (The Economics of Ecosystems and Biodiversity) sia nell'UE che nei paesi in via di sviluppo e incoraggia le sinergie tra la convenzione sulla diversità biologica e altre convenzioni.

3.3.Rafforzare la base di conoscenze

La base di conoscenze e di elementi di prova per la politica dell'UE in materia di biodiversità è stata rafforzata grazie a una procedura di rendicontazione semplificata, prevista dalle direttive sulla protezione della natura, e alla mappatura e valutazione degli ecosistemi e dei loro servizi riconosciuta a livello internazionale come il sistema di valutazione regionale più avanzato nell'ambito della nuova piattaforma intergovernativa scientifico-politica per la biodiversità e i servizi ecosistemici. I programmi quadro per la ricerca e l'innovazione hanno un ruolo importante da svolgere nella valutazione dei servizi ecosistemici, assieme ad altri fondi dell'UE. Orizzonte 2020 sostiene valutazioni integrate e interfacce scientifico-politiche incentrate su soluzioni fondate sulla natura. Un'altra fonte di sostegno è rappresentata dai finanziamenti della politica di coesione destinati alla ricerca e all'innovazione. Tuttavia, vi sono ancora lacune nei dati e nelle conoscenze, in particolare per quanto concerne l'ambiente marino, la valutazione della salute degli ecosistemi e i collegamenti ai servizi ecosistemici e alla resilienza. L’integrazione e il libero accesso ai dati derivanti dal monitoraggio della biodiversità e dalle relative relazioni, a norma della legislazione pertinente dell'UE (come ad esempio la politica agricola, della pesca e regionale), devono essere rafforzati come priorità per il restante periodo di attuazione. Gli strumenti esterni dell'UE hanno portato alla creazione di osservatori regionali nei paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, volti a fornire migliori informazioni ai decisori nell'ambito della gestione delle risorse naturali.

4.Conclusione

La revisione intermedia, che valuta i progressi nell'ambito della strategia dell'UE sulla biodiversità, mostra che gli obiettivi relativi alla biodiversità per il 2020 potranno essere raggiunti soltanto rafforzando notevolmente le azioni in materia di attuazione e di applicazione e rendendole più ambiziose. Al ritmo di attuazione attuale, la perdita della biodiversità e il degrado dei servizi ecosistemici continueranno in tutta l'UE e a livello mondiale, con notevoli ripercussioni sulle capacità della biodiversità di soddisfare le esigenze dell'uomo in futuro.

Si sono realizzati progressi nell'istituzione di importanti quadri normativi: la nuova politica della pesca, i regolamenti sulle specie esotiche invasive e sul legno e l'introduzione di disposizioni relative alla biodiversità negli accordi commerciali bilaterali, per citarne alcuni. La riforma della politica agricola comune offre opportunità per una migliore integrazione delle questioni connesse alla biodiversità, ma la portata del coinvolgimento degli Stati membri sarà decisiva per garantirne il successo. La Commissione ha sostenuto e integrato gli sforzi profusi da Stati membri, autorità regionali e locali e soggetti interessati per applicare la legislazione ambientale, colmare le lacune nelle politiche, fornire orientamenti e finanziamenti, promuovere partenariati e sostenere la ricerca e lo scambio di migliori pratiche. È stato maturato un grande numero di esperienze positive, che possono fungere da modello per progredire verso il raggiungimento degli obiettivi dell'UE in materia di biodiversità per il restante periodo sino al 2020.

Adesso è indispensabile intensificare l'attuazione delle misure in relazione a tutti gli obiettivi e garantire che i principi inclusi nei quadri strategici trovino applicazione concreta sul terreno. Per conseguire gli obiettivi in materia di biodiversità per il 2020 saranno necessari solidi partenariati, un coinvolgimento totale e attivo degli attori principali a tutti i livelli, soprattutto in relazione al completamento della rete Natura 2000 per l'ambiente marino, garantendo una gestione efficace dei siti Natura 2000 e attuando il regolamento sulle specie esotiche invasive, e riflettendo nel contempo sull'approccio più opportuno per il riconoscimento del capitale naturale dell'insieme dell'UE.

A tal fine è necessaria un'integrazione più efficace con un'ampia gamma di politiche, mediante la definizione di priorità coerenti, sostenute da finanziamenti adeguati — in particolare negli ambiti dell'agricoltura e della silvicoltura, che totalizzano complessivamente l'80% dell'uso del terreno nell'UE, nonché del settore marino, della pesca e dello sviluppo regionale. Gli strumenti di finanziamento dell'UE possono contribuire a tale processo. Il conseguimento degli obiettivi in materia di biodiversità contribuirà anche all'agenda per la crescita e l'occupazione, alla sicurezza alimentare e idrica e alla qualità della vita, nonché all'attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile a livello mondiale e dell'UE.

(1) http://advances.sciencemag.org/content/1/5/e1400253.full  
(2) http://www.sciencemag.org/content/347/6223/1259855.full  .
(3) http://www.weforum.org/reports/global-risks-report-2015  .
(4) http://www.eea.europa.eu/publications/eu-2010-biodiversity-baseline.
(5) COM(2011) 244 def.
(6) COM(2010) 2020 def.
(7) Decisione n. 1386/2013/UE.
(8) http://ec.europa.eu/environment/enveco/economics_policy/pdf/report_sept2011.pdf  .
(9) http://www.teebweb.org/  .
(10) http://ec.europa.eu/environment/enveco/biodiversity/pdf/ieep_alterra_report.pdf  .
(11) http://ec.europa.eu/environment/nature/biodiversity/economics/pdf/teeb_report.pdf  .
(12) SWD(2015) 187.
(13) COM(2015) 219 final.
(14) http://www.eea.europa.eu/soer  .
(15) http://www.eea.europa.eu/soer-2015/europe/biodiversity  .
(16)  SEBI (Streamlining of European biodiversity indicators) 023, EEA, 2015.
(17) COM(2015) 219 final.
(18) http://www.eea.europa.eu/publications/state-of-nature-in-the-eu  .
(19) SEC(2011) 1573 final.
(20) http://ec.europa.eu/environment/nature/natura2000/management/guidance_en.htm  .
(21) http://ec.europa.eu/environment/nature/legislation/fitness_check/index_en.htm  .
(22) Relazione tecnica n. 6/2015 dell’AEA.
(23) Relazione del JRC del 2015, “Mapping and Assessment of Ecosystems and their Services” (Mappatura e valutazione degli ecosistemi e dei loro servizi).
(24) COM(2013) 249 final.
(25) http://ec.europa.eu/environment/nature/biodiversity/comm2006/pdf/2020/RPF.pdf  .
(26) Numerose politiche e testi normativi dell’UE hanno effetti (diretti e indiretti) sullo stato della biodiversità nelle zone rurali. L’obiettivo 3A si incentra sul contributo della politica agricola comune.
(27) Relazione del JRC del 2015, “Mapping and Assessment of Ecosystems and their Services” (Mappatura e valutazione degli ecosistemi e dei loro servizi).
(28)  European Red List of Wild Bees (2015).
(29) Regolamento (UE) n. 1305/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio.
(30) I 73 programmi di sviluppo rurale (su un totale di 118) adottati entro il 23 agosto 2015 coprono tre quarti del bilancio e interessano tre quarti della superficie agricola utilizzata.
(31) Il grafico si riferisce all'UE-27 in quanto nel periodo considerato la Croazia non aveva ancora aderito all'UE.
(32) COM(2013) 659 final.
(33) COM(2015) 239 final.
(34) JRC (2015) Monitoring the performance of the CFP (Monitorare le prestazioni della PCP) – STECF-15-04.
(35) AEA, relazione n. 2/2015.
(36) Regolamento (UE) n. 1143/2014.
(37) http://www.eea.europa.eu/data-and-maps/indicators/trends-in-marine-alien-species-mas-2/assessment  .
(38) http://easin.jrc.ec.europa.eu/  .
(39) COM(2013) 267.
(40) COM(2013) 260.
(41) Convenzione sulla diversità biologica, relazione “Global Biodiversity Outlook 4”.
(42) http://www.eea.europa.eu/data-and-maps/indicators/ecological-footprint-of-european-countries/ecological-footprint-of-european-countries-2  .
(43)  COM(2014) 64 final.
(44)  SEC(2015) 240.