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RELAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO E AL PARLAMENTO EUROPEO Prima fase di attuazione della direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino (2008/56/CE) Valutazione e orientamenti della Commissione europea /* COM/2014/097 final */


RELAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO E AL PARLAMENTO EUROPEO

Prima fase di attuazione della direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino (2008/56/CE)

Valutazione e orientamenti della Commissione europea

A poco più di cinque anni dall’entrata in vigore della direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino (MSFD), la presente relazione segna la conclusione della prima fase di attuazione, volta a definire i livelli di ambizione. Si è proceduto a un’operazione di raccolta di dati e di analisi senza precedenti, nel corso della quale gli Stati membri hanno presentato una valutazione dello stato dei loro mari (la valutazione iniziale), hanno definito quel che considerano essere il “buono stato ecologico” delle loro acque marine e fissato una serie di traguardi per colmare il divario con la situazione attuale, indicando la meta che intendono raggiungere nel 2020, anno in cui deve essere realizzato il buono stato ecologico. Tale operazione ha permesso di tenere un ampio dibattito pubblico sulla protezione dell’ambiente marino, di riunire una grande quantità di conoscenze sui nostri mari e oceani e di promuovere la creazione di nuove collaborazioni regionali, in particolare mediante le convenzioni marittime regionali. Al contempo, nella valutazione delle relazioni degli Stati membri la Commissione esprime alcune preoccupazioni per i seguenti aspetti: la definizione di “buono stato ecologico” fornita dagli Stati membri e il percorso tracciato per realizzarlo riflettono un’ambizione generale limitata, spesso non tengono conto degli obblighi e delle norme esistenti e mancano di coerenza nell’Unione, anche tra paesi vicini che condividono la stessa regione marina.

A dicembre del 2013 tutti gli Stati membri interessati, tranne alcuni, avevano trasmesso le loro relazioni alla Commissione europea[1]. La presente relazione rispecchia il fatto che per alcuni Stati membri i dati sono disponibili solo in parte e che uno Stato membro non ha fornito alcuna informazione. Ove opportuno, la Commissione ha avviato procedimenti di infrazione. Oltre all’azione legale, la Commissione rifletterà su come comunicare la valutazione e gli orientamenti agli Stati membri non inclusi nella presente relazione, in seguito alla trasmissione completa della loro relazioni.

Sulla base di questa analisi, la presente relazione fornisce orientamenti[2] sotto forma di raccomandazioni da attuare a livello dell’UE, regionale e nazionale. Piuttosto che proporre di riprendere nuovamente l’elaborazione delle relazioni nei casi in cui si siano state riscontrate lacune, nella presente relazione e nel documento di lavoro dei servizi che la accompagna, la Commissione pone l’accento su un’impostazione dinamica e orientata al futuro. L’obiettivo è fornire orientamenti concreti su come affrontare le problematiche individuate, rendendo il processo di ulteriore attuazione meno oneroso e più efficace.

Il documento di lavoro dei servizi della Commissione[3] che accompagna la presente relazione contiene un’analisi più dettagliata delle informazioni fornite degli Stati membri sulla serie di 11 descrittori qualitativi dell’ambiente marino previsti dalla direttiva (biodiversità, specie non indigene, popolazioni di pesci, rete trofica marina, contaminanti, rifiuti, rumore sottomarino) e fornisce raccomandazioni più precise, nonché valutazioni e raccomandazioni specifiche per paese. Nel corso del 2014 il Centro comune di ricerca (CCR) della Commissione europea elaborerà una valutazione approfondita degli aspetti più tecnici delle relazioni degli Stati membri. Anche l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) presenterà le proprie conclusioni sullo stato generale dell’ambiente marino in Europa.

1.           Lo stato dei mari europei

Complessivamente, i mari d’Europa sono più estesi del territorio terrestre europeo e ospitano una vita marina ricca, fragile e unica, di cui molto è ancora da scoprire. Gli ecosistemi marini sono sottoposti a crescenti pressioni dovute alle attività umane sia sulla terraferma sia in mare, dato che il 41% della popolazione europea vive in regioni costiere e che le attività economiche che dipendono dall’ambiente marino sono in aumento. Le relazioni degli Stati membri confermano che i mari europei non presentano un “buono stato ecologico”.

Le cause di tale situazione sono molteplici, e in particolare, le seguenti:

· il 39% degli stock nell’Atlantico nordorientale e l’88% nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero sono ancora sovrasfruttati e la situazione sta migliorando solo lentamente[4];

· benché si sia registrato un calo dell’inquinamento nell’ambiente marino in determinate località, i livelli di nutrienti e di determinate sostanze pericolose si confermano nel complesso superiori ai limiti accettabili. La riduzione dell’ossigeno, risultante dall’inquinamento da nutrienti, è particolarmente grave nel Mar Baltico e nel Mar Nero;

· i rifiuti marini, principalmente la plastica, rappresentano un problema crescente a livello mondiale e nell’UE. Nel Mare del Nord si è rilevata la presenza di plastica nello stomaco di oltre il 90% delle procellarie cinerine e, sulla costa atlantica, su 100 m di spiaggia si ritrovano in media 712 tipi di rifiuti. Le ripercussioni di questo problema in aumento sono molteplici e la loro portata non è ancora del tutto nota;

· anche i cambiamenti climatici, pur non essendo oggetto di una valutazione diretta nell’ambito della MSFD, contribuiscono all’ulteriore degrado degli ecosistemi marini.

Dovranno essere profusi ulteriori sforzi al fine di raggiungere l’obiettivo di conseguire entro il 2020 un buono stato ecologico quale parte di un’attuazione completa, adeguata, uniforme e coerente della MSFD.

2.           Principi di base della valutazione

Per valutare se le informazioni trasmesse dagli Stati membri forniscono un quadro completo, adeguato, uniforme e coerente[5], come previsto dagli articoli 8 (valutazione iniziale), 9 (definizione di buono stato ecologico) e 10 (traguardi ambientali) della direttiva, la Commissione ha applicato una serie di criteri e ha esaminato in particolare se:

– tutti i descrittori pertinenti e tutte le acque marine fossero state oggetto delle relazioni degli Stati membri per ogni disposizione pertinente;

– la definizione di buono stato ecologico fosse specifica e quantificata, in modo da consentire la valutazione dei progressi compiuti verso il conseguimento di tale stato;

– le definizioni di buono stato ecologico per la stessa regione o sottoregione marina fossero coerenti le une con le altre;

– la valutazione iniziale riflettesse le conoscenze scientifiche disponibili negli ambiti trattati dalla direttiva e permettesse di stabilire una base per riferimenti futuri;

– i traguardi fissati rispecchiassero i risultati della valutazione iniziale e la definizione di buono stato ecologico, per permettere agli Stati membri di raggiungere effettivamente il buono stato ecologico entro il 2020;

– gli Stati membri avessero preso in considerazione i regolamenti e le politiche dell’UE esistenti in materia di ambiente marino, nonché le norme pertinenti stabilite dalle convenzioni regionali marittime, in assenza di norme dell’UE.

Tali criteri sono stati precisati in dettaglio in una serie di questionari[6]. Il mancato rispetto di uno o più criteri ha condotto alle seguenti valutazioni: “parzialmente adeguato” o “inadeguato”, “non uniforme” e/o “scarso” o “medio” sotto il profilo della coerenza. Il rispetto di tutti i criteri, anche se a un livello minimo, ha portato alle seguenti valutazioni: “adeguato”, “uniforme” e “coerente”.

Soltanto il rispetto di tali criteri da parte di tutti gli Stati membri permetterà di determinare se le politiche in vigore stanno mettendo complessivamente l’UE sulla buona strada per garantire entro il 2020 “la diversità ecologica e la vitalità di mari ed oceani che siano puliti, sani e produttivi”[7]. Non è questo il caso attuale e alcuni esempi illustrano la questione:

– gli Stati membri hanno fornito informazioni su elenchi di diverse specie e habitat, ma alcuni hanno tralasciato quelli stabiliti dalla direttiva “Habitat”, mentre altri gli habitat presenti nelle loro acque;

– gli Stati membri hanno individuato diversi contaminanti iscritti nell’elenco delle sostanze prioritarie a norma della direttiva quadro sulle acque, concentrandosi però su alcuni e ignorandone altri;

– solo qualche Stato membro ha specificato chiaramente che tutti gli stock ittici dovrebbero essere sfruttati a livelli pari o inferiori al rendimento massimo sostenibile.

Tuttavia, la valutazione della Commissione non dovrebbe essere interpretata prettamente in termini di osservanza della direttiva. Il suo fine è piuttosto permettere alla Commissione di fornire agli Stati membri orientamenti sul raggiungimento degli obiettivi della direttiva e descrivere brevemente l’attuazione della stessa. Infine, pur riconoscendo che la trasmissione delle relazioni rappresenti per gli Stati membri un onore considerevole, soprattutto considerata la ristrettezza dei termini, la valutazione della Commissione è tanto accurata quanto le informazioni ricevute. Vi sono esempi di relazioni di ottima qualità, ma anche casi in cui le informazioni comunicate sono carenti o contraddittorie.

3.           Risultati principali

(1) Una valutazione completa

La valutazione dello stato delle acque marine nell’UE ha un carattere olistico e integra considerazioni socioeconomiche. Permette di comprendere meglio le pressioni e gli effetti dovuti alle attività umane sulla vita marina, raccogliendo una grande quantità di informazioni. In particolare, i temi della biodiversità, delle specie non indigene, dei rifiuti marini e del rumore sottomarino non erano mai stati affrontati con una tale sistematicità. La maggior parte degli Stati membri ha comunicato informazioni sulla maggioranza degli articoli e dei descrittori, fornendo così un’ampia panoramica dell’ambiente marino in Europa. Tuttavia, la qualità dei dati forniti differisce molto da un paese all’altro e, all’interno dei singoli Stati membri, da un descrittore all’altro.

Strumenti quali la direttiva quadro sulle acque, la politica comune della pesca e la politica dell’UE in materia di biodiversità nel settore marino sono stati presi in maggiore considerazione, il che ha apportato un importante contributo alla coerenza politica, intensificando pertanto la cooperazione intersettoriale e il dialogo in seno all’UE.

Il lavoro condotto sulla MSFD ha promosso e sostenuto nuovi sviluppi nelle convenzioni marittime regionali, a dimostrazione della complementarietà delle attività realizzate a livello dell’UE e a livello di regione marittima e a mutuo beneficio di tutti i soggetti coinvolti. Le convenzioni marittime regionali hanno elaborato, a diversi livelli, relazioni sullo stato dei loro mari, al fine di contribuire alle valutazioni iniziali degli Stati membri. Hanno inoltre sviluppato nuovi indicatori, traguardi e metodi a livello regionale e concordato sulla necessità di migliorare la cooperazione regionale.

Infine, negli Stati membri[8] sono state organizzate consultazioni pubbliche, che hanno promosso un dibattito con i soggetti coinvolti sul livello cui dovrebbero ambire le politiche marine nell’UE e al di fuori.

In generale, la prima fase della direttiva quadro sulla strategia marina ha quindi permesso all’UE di fare un passo avanti verso l’attuazione concreta dell’approccio ecosistemico nella gestione delle attività umane che incidono sui nostri mari, concetto al cuore della direttiva, e di trarre preziosi insegnamenti, sia a livello dell’UE che nell’ambito degli Stati membri e delle convenzioni marittime regionali.

(2) Adeguatezza

Nonostante questi aspetti positivi, la Commissione europea ha riscontrato altresì nelle relazioni degli Stati membri alcune carenze in termini di adeguatezza e anche gli Stati che hanno ottenuto i migliori risultati devono ancora colmare specifiche lacune.

La valutazione iniziale degli Stati membri di cui all’articolo 8 costituisce la base di conoscenze su cui si fonda l’attuazione della direttiva. Eppure, le relazioni di valutazione iniziale forniscono spesso soltanto una panoramica frammentaria dello stato dell’ambiente marino, che non sempre rispecchia la totalità delle conoscenze disponibili.

Le lacune nei dati presenti nelle relazioni degli Stati membri sono inevitabili, dal momento che sussistono carenze significative nelle conoscenze sulle questioni marine e che la portata della valutazione di cui all’articolo 8 della MSFD è molto ampia. Tuttavia, solo alcuni Stati membri hanno proposto una strategia su come colmare le attuali lacune nei dati prima del prossimo ciclo di relazioni, ad esempio mediante futuri piani di monitoraggio a livello nazionale o regionale. I risultati dei progetti di ricerca destinati specificatamente ad affrontare le lacune nelle conoscenze sulle questioni marine pertinenti per gli 11 descrittori della MSFD non sempre sono stati impiegati al meglio. Infine, gli Stati membri non hanno utilizzato la valutazione iniziale per stabilire una base di riferimento: lasciandosi sfuggire quest’opportunità, valutare la distanza dal traguardo è difficile e talvolta impossibile.

Inoltre, un’adeguata definizione di buono stato ecologico, di cui all’articolo 9, è particolarmente importante nella prima fase dell’attuazione, poiché stabilisce il livello di ambizione che gli Stati membri si sono impegnati a raggiungere entro il 2020.

La maggior parte degli Stati membri ha fornito informazioni sul buono stato ecologico per tutti i descrittori e alcuni hanno posto obiettivi ambiziosi nel definirlo. Ciononostante, una gran parte di essi non è andata oltre la definizione di base di buono stato ecologico prevista dalla direttiva. Ad esempio, molti non hanno incluso elementi qualitativi o esplicativi che illustrino il concetto e apportino valore aggiunto, ambizione e obiettivi chiaramente definiti. Inoltre, spesso il buono stato ecologico non è stato definito in modo misurabile, il che rende impossibile esaminare nella pratica in che misura è stato realizzato. Quando presenti, le ambizioni di alto livello qualitativo per la definizione del buono stato ecologico si limitano spesso ad aspirazioni.

In aggiunta, in alcuni casi gli Stati membri non si sono basati sistematicamente sulla legislazione dell’UE e sulle norme delle convenzioni marittime regionali esistenti. Ciò può essere dovuto al fatto che la relazione tra la MSFD e altri testi legislativi pertinenti potrebbe non essere abbastanza chiara per tutti. Tuttavia, alcuni Stati membri hanno optato principalmente per approccio selettivo, tenendo conto solo in parte delle norme, degli obiettivi e dei valori limite esistenti. Se non verranno apportate modifiche, la realizzazione del buono stato ecologico, come attualmente definito, porterà soltanto a un miglioramento modesto della qualità dei nostri oceani.

Le stesse conclusioni possono essere tratte per i traguardi fissati a norma dell’articolo 10 della MSFD. Gli Stati membri hanno stabilito un’ampia gamma di traguardi, che differiscono per livello di ambizione e specificità. Fatto ancor più importante, in alcuni casi gli obiettivi ambientali fissati non sono sufficienti per raggiungere il buono stato ecologico.

(3) Uniformità   

Altra preoccupazione generale è la mancanza di uniformità nell’attuazione da parte degli Stati membri. In particolare, non è stata riconosciuta da tutti la correlazione tra la valutazione iniziale (il punto di partenza), la definizione di buono stato ecologico (l’obiettivo finale) e i traguardi (l’impegno necessario per raggiungere l’obiettivo, iniziando dal punto di partenza). Alcuni Stati membri non hanno operato una chiara distinzione tra la definizione di buono stato ecologico e i traguardi stessi oppure non hanno preso in considerazione la loro valutazione iniziale nel fissare i traguardi, trasformando un processo completo e olistico in una serie di operazioni di comunicazione tra loro scollegate.

(4) Coerenza

La cooperazione regionale mediante le convenzioni marittime regionali per la tutela della acque marine dell’UE è giunta a uno stadio sviluppato. Le parti coinvolte in dette convenzioni hanno assunto impegni considerevoli per applicare l’approccio ecosistemico e sostenere l’attuazione della MSFD. Purtroppo, esistono differenze tra i diversi Stati membri nell’applicazione dei risultati della cooperazione regionale alle loro strategie marine. Talvolta il lavoro pertinente svolto nell’ambito delle convenzioni marittime regionali è pervenuto troppo tardi o, anche se giunto a tempo, non è sempre stato utilizzato nelle relazioni nazionali.

Ciò ha comportato una mancanza di coerenza in seno all’UE e anche nella stessa regione o sottoregione marina (diversamente da quanto previsto all’articolo 3, paragrafo 5, lettera b), e all’articolo 5, paragrafo 2, della MSFD). Sebbene la coerenza vari molto nell’UE e sia elevata in alcune regioni e per alcuni descrittori, i livelli generali vanno da discreti a scarsi. Gli Stati membri dell’Atlantico nordorientale presentano il livello di coerenza più elevato (anche se con un ampio margine di miglioramento), mentre nel Mar Mediterraneo e in particolare nel Mar Nero la coerenza è al livello più basso (benché per quest’ultimo sia stata possibile solo una valutazione parziale).

Non esiste quindi a livello UE una concezione comune di “buono stato ecologico”, neppure a livello (sotto)regionale. Esistono più di 20 definizioni di “buono stato ecologico” in tutta l’UE e, pertanto, nessun obiettivo comune o comparabile.

4.           Raccomandazioni e prossime tappe

L’analisi della prima fase di attuazione della MSFD illustra chiaramente che sono necessari ulteriori progressi per evitare che l’impostazione in materia di protezione dell’ambiente marino sia insufficiente, inefficace, frammentaria e ingiustificatamente onerosa.

La comparabilità delle relazioni degli Stati membri è limitata e ostacola il coordinamento dell’azione e dell’analisi. In tali condizioni, non solo sarà difficile raggiungere il buono stato ecologico entro il 2020, ma altresì sapere quanto siamo distanti dall’obiettivo. Inoltre, la scarsa comparabilità priverà gli operatori economici di condizioni eque nell’UE e nelle sue regioni marine mettendo altresì a repentaglio un’importante base di risorse, senza la quale la crescita blu non sarà sostenibile a lungo termine.

Si offrono ora nuove opportunità per migliorare la situazione prima dell’elaborazione dei programmi di monitoraggio e dei programmi di misure, previsti rispettivamente per il 2014 e il 2015, che, se coordinati e sviluppati congiuntamente tra Stati membri, daranno migliori risultati a costi minori.

(1) Insegnamenti tratti sinora

Anticipando i risultati della presente valutazione, la Commissione e gli Stati membri hanno già tratto una serie di insegnamenti e li hanno tradotti in iniziative concrete:

– la strategia comune di attuazione per la MSFD[9] è stata adattata alle nuove sfide e, assieme agli Stati membri, alle convenzioni marittime regionali e ad altri attori pertinenti, è stato elaborato per il 2014-2018 un nuovo programma di lavoro per l’attuazione della MSFD[10]. Il programma congiunto fissa le tappe principali, rafforza la cooperazione con le convenzioni marittime regionali e prevede l’elaborazione di orientamenti volti a migliorare la comprensione dei requisiti della MSFD;

– è stato messo a disposizione degli Stati membri un ulteriore sostegno all’attuazione, grazie a progetti concreti e su misura, finanziati nell’ambito della politica marittima integrata dell’UE e destinati, ad esempio, a migliorare l’attuazione della direttiva nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero;

– sono state adottate misure intese a snellire e semplificare gli obblighi degli Stati membri relativi alla trasmissione delle relazioni, nonché a utilizzare relazioni esistenti nell’ambito della legislazione pertinente, sulla base del principio per cui una stessa relazione è utilizzata per più scopi “una notifica, molti utilizzi “.

(2) Prospettive future

Oltre agli insegnamenti tratti, molto deve essere fatto nell’attuale ciclo di attuazione e prima del prossimo ciclo di relazioni del 2018. A tal fine, saranno necessari non solo una serie di iniziative specifiche e un più elevato livello di ambizione, ma anche un diverso modo di ideare l’attuazione della MSFD per colmare le lacune rilevate.

Nel breve termine e ai sensi dell’articolo 12 della MSFD, è essenziale garantire che si faccia tesoro degli aspetti più positivi dell’attuazione effettuata sinora e che le debolezze individuate non incidano negativamente sulla futura messa in atto della MSFD. A tal fine, gli Stati membri dovrebbero prendere rapidamente in seria considerazione le raccomandazioni esposte in seguito, anche nell’elaborare i programmi di monitoraggio e i programmi di misure. Nello specifico, gli Stati membri dovrebbero:

– utilizzare i programmi di monitoraggio per correggere le carenze e le lacune riscontrate nella valutazione iniziale;

– utilizzare sistematicamente come requisiti minimi le norme previste dalla legislazione dell’UE (come ad esempio, la politica comune della pesca, la direttiva quadro sulle acque, la direttiva “Habitat”, ecc. e la proposta di direttiva relativa alla pianificazione dello spazio marittimo (PSM) e alla gestione integrata delle zone costiere[11], non appena entrata in vigore). Qualora non esistano norme di questo tipo, gli Stati membri dovranno utilizzare gli indicatori comuni specifici per le regioni elaborati dalle convezioni marittime regionali pertinenti nei rispettivi programmi di monitoraggio e di misure;

– rivedere e, se possibile, aggiornare la definizione di buono stato ecologico e i traguardi in sede di preparazione dei programmi di monitoraggio e dei programmi di misure, al fine di garantire un approccio coerente tra le varie regioni e al loro interno, nonché tra le diverse disposizioni.

Inoltre, laddove la Commissione abbia riscontrato carenze, gli Stati membri dovranno, il prima possibile o al più tardi entro il 2018, migliorare significativamente la qualità e la coerenza delle definizioni di buono stato ecologico, delle valutazioni iniziali e dei traguardi ambientali, per garantire che la seconda fase di attuazione apporti maggiori benefici. In particolare, dovrebbero essere prese le seguenti misure:

– rivedere, rafforzare e migliorare entro il 2015 l’attuale decisione 2010/477/UE in materia di buono stato ecologico, al fine di definire una serie di norme e criteri metodologici sul buono stato ecologico più chiari, semplici, concisi, coerenti e comparabili. Tale riesame potrebbe tenere conto degli effetti dei cambiamenti climatici nella valutazione del buono stato ecologico[12];

– rivedere e, se necessario, aggiornare l’allegato III della MSFD ed elaborare orientamenti specifici per garantire un’impostazione più uniforme e coerente per le valutazioni nel prossimo ciclo di attuazione;

mettere in atto un sistema di condivisione di dati e informazioni tra l’UE (AEA) e le convenzioni marittime regionali (WISE per il mare) moderno ed efficace, traendo il massimo vantaggio dagli sviluppi in corso per il miglioramento dell’accessibilità e dell’interoperabilità dei dati marini mediante l’iniziativa “Conoscenze oceanografiche 2020”;

– utilizzare in modo sistematico le valutazioni effettuate dagli Stati membri per altre normative pertinenti dell’UE o nell’ambito delle convenzioni marittime regionali, iniziando immediatamente i lavori preparatori;

– sviluppare piani di azione, coordinati a livello sotto(regionale), per correggere le carenze individuate al più tardi entro il 2018[13].

Infine, la cooperazione regionale deve essere posta al centro dell’attuazione della MSFD e orientare le procedure di attuazione nazionali piuttosto che il contrario. A livello regionale, la Commissione e gli Stati membri dovrebbero cooperare con altre parti contraenti nell’ambito delle convenzioni marittime regionali, per favorire un maggiore coordinamento a livello regionale e sottoregionale, tenendo in considerazione che ogni convenzione presenta specificità proprie. Gli Stati membri dovrebbero inoltre utilizzare sistematicamente i risultati nelle procedure di attuazione nazionali. La Commissione e gli Stati membri dovranno continuare le discussioni su come intensificare nel migliore dei modi la cooperazione regionale e rafforzare ulteriormente quella con le convenzioni marittime regionali, soprattutto al fine di allineare maggiormente i programmi di lavoro.

Tali raccomandazioni mirano a fornire un quadro chiaro per migliorare gradualmente l’approccio cooperativo all’attuazione della MSFD, con tappe e obiettivi da raggiungere progressivamente a ogni livello pertinente. La piena e rapida realizzazione di tali prospettive da parte di tutti gli Stati membri, ben prima del 2018, contribuirà a ottenere la necessaria e urgente svolta a livello politico e migliorerà la gestione congiunta della protezione dei nostri mari e oceani nel breve tempo rimasto prima del 2020.

Nell’ambito dell’esercizio di valutazione dei programmi di misure[14], nel 2016 la Commissione europea intende esaminare se l’approccio cooperativo di cui sopra sia stato messo in atto e sia stato proficuo o se, per garantire la corretta attuazione della MSFD, siano necessarie nuove iniziative. La revisione della decisione sul buono stato ecologico nel 2015 e il rafforzamento della cooperazione regionale rappresentano elementi essenziali di questo approccio. Allo stesso tempo, la Commissione europea può avvalersi della possibilità di avviare procedimenti di infrazione, qualora sia necessario, al fine di garantire la corretta attuazione della MSFD.

5.           Conclusione

Gli ecosistemi marini dell’UE, estremamente fragili, sono sottoposti a crescenti pressioni dovute alle attività umane. Attuare la MSFD e tradurne l’approccio ecosistemico in una realtà dalle solide basi scientifiche nell’ambiente marino, collaborando al contempo con i paesi vicini dell’UE, è un compito estremamente arduo, ma fondamentale. Nella prima fase della MSFD sono state fissate tappe fondamentali a livello europeo, ragionale e nazionale, cosa che ha richiesto notevole impegno. Ciononostante, l’UE è ancora ben lungi dall’avere mari e oceani sani. Per conseguire questo obiettivo entro il 2020, in meno di sette anni, occorre impegnarsi ancora di più e modificare rapidamente e radicalmente il modo in cui gli Stati membri, la Commissione europea, le convenzioni marittime regionali e altre organizzazioni pertinenti collaborano fra di loro, prestando particolare attenzione all’azione e alla programmazione congiunta e alla coerenza delle politiche nei diversi settori. Un maggiore coordinamento dei programmi di monitoraggio e dei programmi di misure, una cooperazione regionale più ambiziosa e una migliore comprensione di ruoli, responsabilità e obblighi di tutte le parti consentiranno di proteggere l’ambiente marino con maggiore efficacia e costi minori. Saranno altrettanto utili in tal senso la piena attuazione del quadro legislativo dell’UE in materia di fonti di inquinamento terrestri nonché sforzi più sistematici per conseguire la gestione integrata delle zone costiere. Queste azioni rappresentano il minimo necessario per far sì che l’UE riesca con successo ad attuare la MSFD, a proteggere i propri mari e oceani e a garantire che le sue acque marine forniscano alle generazioni future una fonte sostenibile di sviluppo.

[1]               Si veda il documento di lavoro dei servizi della Commissione: “First steps in the implementation of the Marine Strategy Framework Directive - Assessment in accordance with Article 12 of Directive 2008/56/EC” (Prime tappe nell’attuazione della direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino – Valutazione a norma dell’articolo 12 della direttiva 2008/56/CE), volto a fare il punto sulle comunicazioni degli Stati membri. Gli Stati membri non costieri non sono tenuti a presentare relazioni nell’ambito della MSFD.

[2]               Secondo il disposto dell’articolo 12 della direttiva quadro sulla strategia marina.

[3]               Si veda il documento di lavoro dei servizi della Commissione: “First steps in the implementation of the Marine Strategy Framework Directive - Assessment in accordance with Article 12 of Directive 2008/56/EC” (Prime tappe nell’attuazione della direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino – Valutazione a norma dell’articolo 12 della direttiva 2008/56/CE).

[4]               Comunicazione della Commissione al Consiglio concernente una consultazione sulle possibilità di pesca per il 2014, COM(2013) 319 final.

[5]               L’articolo 12 della MSFD recita quanto segue: “Sulla base di tutte le comunicazioni effettuate ai sensi dell’articolo 9, paragrafo 2, dell’articolo 10, paragrafo 2, e dell’articolo 11, paragrafo 3, in relazione ad ogni regione o sottoregione marina la Commissione valuta, per ciascuno Stato membro, se gli elementi comunicati costituiscano un quadro conforme ai requisiti della presente direttiva e può chiedere allo Stato membro interessato di trasmettere qualsiasi ulteriore informazione che sia disponibile e necessaria. Nel procedere a tali valutazioni la Commissione tiene conto della coerenza dei quadri stabiliti nelle varie regioni o sottoregioni marine e nell’insieme della Comunità”.

[6]               Si veda il documento di lavoro dei servizi della Commissione, ibid.

[7]               Articolo 3, paragrafo 5, della MSFD.

[8]               La Commissione europea ha ricevuto informazioni sui processi di consultazione del pubblico di cui all’articolo 19 della MSFD da 17 Stati membri. Per ulteriori informazioni si veda il documento di lavoro dei servizi della Commissione.

[9]               La direttiva richiede dagli Stati membri un contributo dettagliato e coordinato. Per facilitare questo compito, gli Stati membri e la Commissione hanno istituito un programma informale di coordinamento, la strategia comune di attuazione.

[10]             Programma di lavoro concordato in quanto parte della strategia comune di attuazione:

                http://ec.europa.eu/environment/marine/eu-coast-and-marine-policy/implementation/index_en.htm

[11]             Proposta di direttiva che istituisce un quadro per la pianificazione dello spazio marittimo e la gestione integrata delle zone costiere, COM(2013) 133 final.

[12]             Come sottolineato nel documento SWD(2013) 133 final (parte della strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici elaborata dalla Commissione).

[13]             I piani d’azione potrebbero ispirarsi all’impostazione dei quadri strutturati per l’attuazione e l’informazione (Structured Implementation and Information Frameworks) e definire le diverse misure che gli Stati membri devono adottare per migliorare l’attuazione (si veda il documento COM(2012) 95).

[14]             Articolo 16 della MSFD.