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COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI Energie rinnovabili: un ruolo di primo piano nel mercato energetico europeo /* COM/2012/0271 final */


COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI

Energie rinnovabili: un ruolo di primo piano nel mercato energetico europeo

(Testo rilevante ai fini del SEE)

1.           Introduzione

Le energie rinnovabili ci consentono di diversificare le fonti di approvvigionamento energetico, aumentandone in tal modo la sicurezza e migliorando la competitività europea con la creazione di nuove industrie, occupazione, crescita economica e opportunità di esportazione e, al contempo, riducendo le emissioni di gas a effetto serra. Una forte espansione, da oggi al 2030, nel settore delle energie alternative potrebbe generare più di 3 milioni di posti di lavoro[1], anche presso piccole e medie imprese. Se l’Europa continua a mantenere la posizione dominante nel settore delle energie rinnovabili, può aumentare anche la sua competitività a livello globale, in quanto le industrie a “tecnologia pulita” stanno diventando sempre più importanti a livello mondiale. Nel 2007 l’Unione europea si è preposta l’ambizioso traguardo di raggiungere una quota del 20% di energie rinnovabili e del 10% di energie rinnovabili nei trasporti entro il 2020; a tal fine, ha predisposto una serie di politiche di sostegno[2]. Il traguardo fissato per le energie rinnovabili è un obiettivo chiave all’interno della strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. All’inizio del 2012 si constata che tali politiche cominciano a produrre i primi frutti e che, attualmente, l’UE è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi prefissati[3] (cfr. capitolo 1 del documento di lavoro dei servizi della Commissione).

Tuttavia, la crisi economica ha reso più prudenti gli investitori nel settore dell’energia. Nei mercati europei liberalizzati dell’energia, la crescita delle energie rinnovabili è determinata dagli investimenti del settore privato che, a loro volta, dipendono dalla stabilità della politica in materia di energie rinnovabili. Anche gli investimenti in infrastrutture, produzione e logistica richiedono investimenti paralleli – ad esempio in strutture di prova, nella produzione di cavi, in impianti industriali e nella costruzione di navi destinate all’allestimento di impianti eolici in mare. Contemporaneamente a una rigorosa attuazione e all’applicazione della direttiva sull’energia da fonti rinnovabili[4], è necessario fornire chiari obiettivi politici a lungo termine in modo da garantire che attraggano gli investimenti necessari.

La Tabella di marcia per l’energia 2050[5] si basa sul mercato unico dell’energia[6], sull’attuazione del pacchetto dedicato alle infrastrutture energetiche e sugli obiettivi climatici stabiliti nella Tabella di marcia 2050 per un’economia a basse emissioni di carbonio[7]. Indipendentemente dallo scenario scelto, la maggior parte dell’approvvigionamento di energia nel 2050 dovrà provenire da fonti energetiche rinnovabili. Sostenere una forte crescita nel settore delle energie rinnovabili vuol dire scegliere la cosiddetta opzione “senza rimpianti”. Tuttavia, nonostante il quadro fortemente positivo da oggi al 2020, la tabella di marcia suggerisce che la crescita nel settore delle energie rinnovabili, in assenza di ulteriori interventi, subirà un crollo dopo il 2020 in quanto si tratta di energie più costose e che comportano più ostacoli rispetto ai combustibili fossili. Esprimere con chiarezza da subito gli orientamenti politici previsti per il regime successivo al 2020 produrrà benefici reali sia per gli investitori che operano nei settori dell’industria e delle infrastrutture sia, direttamente, per gli investitori nel settore delle energie rinnovabili.

Nella sua formulazione attuale, la direttiva sulle energie rinnovabili 2009/28/CE è intesa ad assicurare il conseguimento degli obiettivi 2020 in materia di rinnovabili. Essa prevede per il 2018 la stesura di una tabella di marcia post‑2020. Tuttavia, le parti interessate hanno già espresso la necessità di maggiore chiarezza circa gli orientamenti politici successivi al 2020. Per questo motivo la Commissione ritiene che sia importante iniziare già da ora a preparare il periodo dopo il 2020. La presente comunicazione spiega come le energie rinnovabili siano in corso di integrazione nel mercato unico, fornisce alcuni orientamenti sul quadro di riferimento da oggi al 2020 e illustra eventuali opzioni politiche per il periodo successivo al 2020, in modo da garantire la continuità e la stabilità necessarie affinché la produzione europea di energie rinnovabili continui a crescere fino al 2030 e oltre. La comunicazione è accompagnata da un documento di lavoro dei servizi della Commissione e da una valutazione d’impatto.

2.           Integrare le energie rinnovabili nel mercato interno

Al fine di raggiungere l’obiettivo del 20%, la direttiva sulle energie rinnovabili[8] ha stabilito obiettivi nazionali vincolanti. Per conseguirli, gli Stati membri possono gestire regimi di sostegno e applicare misure di cooperazione (articolo 3 e articoli da 6 a 9). Sulla base dei piani d’azione nazionali per le energie rinnovabili, dei regimi di sostegno messi in opera dagli Stati membri e dei continui investimenti in ricerca e sviluppo, il settore europeo delle energie rinnovabili si è sviluppato molto più rapidamente di quanto previsto al momento dell’elaborazione della direttiva. I produttori di energie rinnovabili stanno diventando attori di rilievo sul mercato dell’energia.

Sviluppi del mercato e costi

La forte crescita riscontrata sui mercati delle energie rinnovabili indica che stiamo assistendo a un significativo “affinamento” delle tecnologie. Nei cinque anni precedenti il 2010 i costi medi per un sistema fotovoltaico sono diminuiti del 48% e i costi di un modulo del 41%. Sulla base della crescita sostenuta dall’attuale politica di incentivi governativi, dalle politiche di sostegno, dalle riforme e dalla rimozione delle barriere di mercato, l’industria prevede che i costi scenderanno ulteriormente. I costi di investimento nell’energia eolica terrestre sono diminuiti del 10% tra il 2008 e il 2012. Entro il 2020 i sistemi fotovoltaici e la produzione di energia eolica terrestre dovrebbero diventare concorrenziali su numerosi mercati. Tuttavia, ottenere competitività richiede un impegno politico per stabilire quadri normativi che sostengano la politica industriale, lo sviluppo tecnologico e la rimozione delle distorsioni di mercato. Altre tecnologie arriveranno a maturazione seguendo percorsi diversi, ma anche per loro si prevede una diminuzione dei costi del capitale.

È importante continuare a utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione per ridurre i costi al fine di garantire che le tecnologie per le energie rinnovabili diventino competitive e, in ultima analisi, siano in sintonia con il mercato. È necessario rivedere le politiche che ostacolano gli investimenti nel settore delle energie rinnovabili e, più specificamente, eliminare progressivamente le sovvenzioni per i combustibili fossili. In considerazione della complementarietà delle politiche in materia di energia e di clima, è necessario che il mercato del carbonio funzioni correttamente e che le imposte sull’energia vengano concepite in modo adeguato in modo da offrire chiari e solidi incentivi per gli investitori così da orientare gli investimenti sulle tecnologie a basse emissioni di carbonio e sul loro sviluppo. Contemporaneamente, l’energia rinnovabile dovrebbe essere gradualmente integrata nel mercato non ricorrendo ad alcun sostegno o a un sostegno ridotto, e dovrebbe, col tempo, contribuire alla stabilità e alla sicurezza della rete a parità di condizioni con i generatori di elettricità convenzionali e con prezzi concorrenziali per l’elettricità. Sul lungo periodo occorre garantire la presenza di parità di condizioni.

Migliorare i regimi di sostegno

Il costo delle energie rinnovabili non è determinato soltanto dalle risorse eoliche, solari, da biomassa o idriche; i costi di progetto sono anche dettati dalle spese amministrative[9] e dai costi del capitale. La complessità delle procedure di autorizzazione, l’assenza di sportelli unici, l’introduzione di procedure di registrazione, la tempistica dei processi di pianificazione per i quali occorrono mesi o anni, nonché il timore di modifiche ai regimi di sostegno con effetto retroattivo: tutti questi fattori comportano un incremento dei rischi inerenti ai progetti (cfr. capitolo 2 del documento di lavoro dei servizi della Commissione). La presenza di questi rischi significativi, in particolare nei paesi con mercati di capitale sotto pressione, generano un costo del capitale molto elevato, aumentando di conseguenza il costo dei progetti per le energie rinnovabili e compromettendone la competitività. Pertanto, la scelta di regimi amministrativi semplici, la presenza di regimi di sostegno stabili e affidabili e un accesso più semplice ai capitali (ad esempio attraverso regimi di sostegno pubblici) contribuiranno a rendere competitive le energie rinnovabili. In tale contesto, la Banca europea per gli investimenti e le istituzioni pubbliche a livello nazionale possono ricoprire un ruolo fondamentale. Oggi, la maggior parte delle tecnologie per le energie rinnovabili beneficia di regimi nazionali di sostegno[10], ma ciò incide solo su una piccola parte del mercato dell’energia: meno di un terzo del 19% della nostra energia elettrica da fonti rinnovabili è al riparo dai prezzi di mercato. Nel settore dei trasporti, tutte le forme di combustibile alternativo da fonti di energie rinnovabili possono essere contabilizzate ai fini dell’obiettivo del 10%, sebbene l’evoluzione in questo settore venga ostacolata dai prezzi elevati dei sistemi di trasporto interessati e dall’insufficienza delle infrastrutture per il combustibile[11]. Gli obblighi relativi alla miscelazione di biocarburanti sono frequenti e questo tipo di carburanti costituisce circa il 4% di quelli destinati ai trasporti. In linea di principio, i costi vengono scaricati dai fornitori di carburanti sui consumatori. Nel settore del riscaldamento e del raffreddamento (dove circa il 13% dell’energia proviene da fonti rinnovabili), sono stati aboliti i sostegni in alcuni mercati e per alcune tecnologie più mature (ad esempio l’energia solare termica).

In definitiva, non dovrebbe più essere necessario fornire aiuti a tecnologie mature che operano su mercati competitivi, con un mercato del carbonio che funziona correttamente. Per il momento, in ogni Stato membro, i regimi di sostegno sono in corso di adeguamento (15 Stati membri offrono attualmente regimi di sostegno che espongono i produttori a prezzi di mercato – cfr. il capitolo 2 del documento di lavoro dei servizi della Commissione). I regimi di sostegno hanno bisogno di riforme di questo tipo per garantire efficienza in termini di costi. Procedere il più rapidamente possibile verso regimi che espongano i produttori ai prezzi di mercato significa incoraggiare la competitività in campo tecnologico. Tuttavia, per tecnologie nuove e meno mature, potrebbe essere ancora necessario fornire una qualche forma di sostegno alla ricerca e allo sviluppo, oppure un sostegno finanziario o amministrativo. Quindi, anche dopo il 2020, potrebbero rivelarsi ancora necessari alcuni regimi di sostegno ben mirati ed efficaci in termini di costi. Un buon esempio in questo senso è rappresentato dal programma “NER 300” che utilizza i proventi delle aste organizzate nell’ambito del sistema dell’UE di scambio delle quote di emissione per stimolare la dimostrazione e la diffusione tempestiva delle tecnologie innovative nel settore delle energie rinnovabili.

Le recenti modifiche dei regimi di sostegno sono state talvolta generate da una crescita inaspettatamente repentina della spesa destinata alle energie rinnovabili, non sostenibile nel breve periodo. In alcuni Stati membri le modifiche ai regimi di sostegno sono state poco trasparenti, sono avvenute improvvisamente e, in alcuni casi, sono state imposte addirittura retroattivamente o hanno introdotto una moratoria. Questo tipo di pratiche, per tutte le nuove tecnologie e gli investimenti che ancora dipendono dai sostegni, compromette la fiducia degli investitori nel settore. Inoltre, la presenza di regimi di sostegno nazionali divergenti, che si basano su incentivi diversi, può creare ostacoli all’entrata sul mercato e impedire agli operatori di mettere in atto modelli commerciali transfrontalieri, addirittura impedendo lo sviluppo dell’attività commerciale. Occorre evitare di esporre il mercato unico a un simile rischio ed è inoltre necessario continuare ad agire per garantire coerenza tra gli approcci adottati nei diversi Stati membri, per eliminare le distorsioni e valorizzare le risorse energetiche rinnovabili in modo economicamente vantaggioso. A tale scopo, la Commissione intende preparare orientamenti pertinenti alle migliori pratiche e all’esperienza acquisita in materia nonché, se necessario, alla riforma dei regimi di sostegno, in modo da garantire maggiore coerenza tra gli approcci a livello nazionale e da evitare la frammentazione del mercato interno. I principi che li informano sono illustrati ai capitoli 3 e 4 del documento di lavoro dei servizi della Commissione, in allegato. I principi alla base dei regimi di sostegno devono essere stabiliti in modo da limitare le distorsioni del mercato, evitare sovracompensazioni e assicurare la coerenza in tutti gli Stati membri. Si tratta di principi che riguardano la trasparenza, la prevedibilità e la necessità di stimolare l’innovazione[12].

Stimolare la cooperazione e gli scambi

Storicamente, gli Stati membri hanno sviluppato le proprie risorse energetiche rinnovabili, contribuendo alla riduzione delle proprie emissioni, riducendo le importazioni di combustibili fossili e creando posti di lavoro sul proprio territorio. Tuttavia, la creazione di un mercato europeo dell’energia e la volontà di ridurre quanto più possibile i costi dovrebbe portare a un incremento degli scambi, in tutte le forme di energie rinnovabili. Per agevolare il conseguimento di tali obiettivi, la direttiva sulle energie rinnovabili ha istituito meccanismi di cooperazione in modo da consentire che l’energia rinnovabile prodotta in uno Stato membro possa essere contabilizzata ai fini dell’obiettivo nazionale di un altro Stato (cfr. capitolo 4 del documento di lavoro dei servizi della Commissione). Tali meccanismi non sono stati ancora pienamente sfruttati, nonostante i potenziali benefici economici per entrambe le parti[13]. Solo due Stati membri[14] hanno dichiarato di essere pronti a usare meccanismi di cooperazione onde conseguire i loro obiettivi per il 2020. Sul “lato dell’offerta”, dieci Stati membri[15] dovrebbero poter contare su “un’eccedenza” da mettere a disposizione di altri Stati membri. Lo scenario potrebbe comunque cambiare da oggi al 2020 e la Commissione si impegna a monitorare la situazione da vicino.

I progetti attualmente in corso che potrebbero utilizzare meccanismi di cooperazione sono il progetto per l’energia solare “Helios” in Grecia, progetti comuni o regimi di sostegno nel mare del Nord come pure iniziative simili nel Mediterraneo meridionale e nel contesto più ampio della politica europea di vicinato. Si tratta di iniziative già in corso di discussione con una serie di paesi terzi[16]. La cooperazione per lo sviluppo di energia solare, sia per il consumo domestico che per l’esportazione, può costituire un elemento chiave di un’agenda globale che mira a una crescita sostanziale in un settore delle energie rinnovabili concretamente fattibile e può contribuire al raggiungimento di tutte le sue potenzialità in termini di crescita economica e occupazione. Al fine di incoraggiare ulteriormente lo sviluppo della produzione di energie sostenibili all’interno e insieme ai paesi vicini, la Commissione intende:

a) facilitare la cooperazione internazionale per lo sviluppo di energie rinnovabili sia consentendo il pieno ricorso ai meccanismi di cooperazione che potrebbero portare allo sviluppo delle energie rinnovabili nel Mediterraneo meridionale, che chiedendo un mandato per negoziare accordi bilaterali/multilaterali al fine di consentire l’utilizzo dei crediti provenienti da progetti dedicati alle energie rinnovabili nel Mediterraneo meridionale, nel contesto di un rafforzamento del dialogo politico tra l’UE e il Mediterraneo meridionale sui cambiamenti climatici,

b) proporre misure specifiche volte a incoraggiare lo scambio di elettricità proveniente da fonti rinnovabili nel quadro di un futuro accordo con partner nordafricani, ad esempio sulla base di mandati di negoziato specifici, che aprano la strada a una comunità dell’energia “UE-Mediterraneo meridionale”.

c) proporre l’ampliamento del quadro della direttiva 2009/28/CE ai paesi della regione interessata dalla PEV e in particolare ai paesi del Mediterraneo meridionale.

Sulla base dell’esperienza finora acquisita, la Commissione elaborerà orientamenti per agevolare gli scambi di energie rinnovabili (cfr. capitoli 3 e 4 del documento di lavoro dei servizi della Commissione), mirando a ridurne la complessità in modo tale che i meccanismi di cooperazione post-2020 risultino uno strumento di semplice utilizzo per lo scambio di energie rinnovabili all’interno e all’esterno dell’UE. Una maggiore convergenza, inclusa la presenza di regimi di sostegno comuni condivisi, garantirebbe uno sfruttamento più efficace sotto il profilo dei costi delle energie rinnovabili e un approccio più compatibile con il mercato unico.

Un altro aspetto inerente agli scambi internazionali e alle energie rinnovabili riguarda gli scambi di prodotti e l’apertura dei mercati. Nel mercato globale, relativamente recente, delle apparecchiature per le energie rinnovabili emergono chiari elementi che dimostrano come il mercato sia in crescita e come la concorrenza internazionale produca effetti positivi sull’innovazione e sui costi. Inoltre, in questo settore di mercato caratterizzato da competitività a livello mondiale, l’industria europea continua a mantenere la propria posizione di punta e deve rafforzare il proprio vantaggio. Come si può osservare nell’industria della tecnologia fotovoltaica, il valore aggiunto dell’UE predomina e genera sia posti di lavoro che crescita[17]. Considerati i benefici derivanti dall’espansione del commercio mondiale, è importante che vengano eliminate le barriere al commercio, ad esempio le norme sulla “provenienza locale” o la parziale chiusura dei mercati degli appalti pubblici. Di conseguenza, la Commissione continuerà a promuovere un commercio equo e liberalizzato nel settore delle energie rinnovabili.

3.           Apertura del mercato dell’energia elettrica ed energie rinnovabili

Il settore del riscaldamento e raffreddamento è un mercato molto locale, che necessita di riforme e infrastrutture a livello locale. Lo sviluppo delle energie rinnovabili nel settore dei trasporti ha luogo in un mercato del carburante aperto a tutta l’Europa, che beneficerà della chiarezza derivante dalla prossima normativa in materia di requisiti di etichettatura per i carburanti. Il settore dell’energia elettrica, tuttavia, sta per essere trasformato in un mercato unico europeo.

In risposta all’invito rivolto dai capi di Stato e di governo per il completamento del mercato interno dell’energia entro il 2014 nel settore dell’energia elettrica, la Commissione sta lavorando di concerto con autorità di regolamentazione e parti interessate al fine di armonizzare le norme di funzionamento del mercato e della rete. In questo modo, e attraverso l’attuazione del terzo pacchetto, i mercati nazionali dovrebbero aprirsi offrendo maggiore competitività, efficienza di mercato e scelta per i consumatori. Ciò dovrebbe anche facilitare l’ingresso sul mercato e l’integrazione di nuovi operatori, comprese le piccole e medie imprese e altri produttori di energie rinnovabili.

L’elaborazione di nuove norme deve tener conto della natura mutevole del settore dell’energia elettrica, basata su un mercato competitivo ove sono presenti diversi produttori di energia che forniscono una produzione più variegata, inclusa quella proveniente dall’energia eolica e solare. La presenza di norme che riflettono le specificità delle nuove forme di produzione di energia, ad esempio consentendo scambi più vicini ai tempi reali e, contemporaneamente, la rimozione degli ostacoli che ancora ostano a un mercato veramente integrato, consentiranno ai produttori di energie rinnovabili di partecipare pienamente a un mercato veramente competitivo e di assumersi progressivamente le stesse responsabilità dei produttori di energie convenzionali, anche riguardo al bilanciamento.

La liberalizzazione del mercato dell’elettricità dovrebbe inoltre garantire che gli operatori ottengano utili sufficienti a coprire i loro costi di investimento per nuove capacità di produzione di elettricità in modo da salvaguardare l’adeguatezza del sistema (attraverso investimenti adeguati a garantire la continuità di approvvigionamento di energia elettrica). Tuttavia, i prezzi all’ingrosso dell’elettricità, sulla base dei costi marginali a breve termine, potrebbero subire pressioni al ribasso a causa della maggior presenza di energia eolica e solare (con costi marginali vicini allo zero). Il mercato dovrebbe essere in grado di rispondere riducendo l’offerta quando i prezzi sono bassi e aumentandola quando sono elevati. I cambiamenti dei prezzi di mercato devono incoraggiare la flessibilità attraverso, ad esempio, impianti di stoccaggio, produzione flessibile e misure di gestione della domanda (rispondendo alle reazioni degli utilizzatori dovute ai cambiamenti delle strutture dei prezzi).

Alcuni Stati membri, tuttavia, temono che gli investimenti nella capacità di produzione di elettricità non siano sufficienti. Di conseguenza, essi hanno sviluppato “meccanismi di pagamento sulla base della capacità”, tramite i quali i governi determinano i livelli di capacità produttiva necessari. Tale approccio può incoraggiare gli investimenti ma, contemporaneamente, separa le decisioni di investimento dai segnali dei prezzi di mercato. Inoltre, se mal progettati, tali meccanismi possono “imporre” soluzioni che si concentrano sulla produzione, impedendo l’introduzione di nuove forme di flessibilità. Ci sarebbero ripercussioni negative anche su produzione ripartita aggregata, risposta alla domanda e zone di bilanciamento ampliate. Inoltre i mercati nazionali ne risulterebbero segmentati, mettendo a repentaglio il commercio transfrontaliero che è invece necessario per un mercato europeo dell’elettricità efficiente e per la diffusione delle energie rinnovabili.

Per fare in modo che gli accordi di mercato possano dar vita agli investimenti necessari sulla flessibilità, occorre garantire che tali accordi consentano la partecipazione di molti più attori, nonché di nuovi prodotti e tecnologie, attraverso un ampliamento dei mercati di bilanciamento. Gli accordi di mercato devono essere coerenti con il mercato unico e devono quindi essere sviluppati e migliorati. La questione sarà oggetto di ulteriori discussioni e analisi all’interno della comunicazione della Commissione sul mercato interno dell’energia, di prossima pubblicazione.

4.           Trasformare le nostre infrastrutture

Il pacchetto sulle infrastrutture energetiche[18] proposto dall’UE individua 12 corridoi strategici per le infrastrutture energetiche, propone uno snellimento delle procedure di autorizzazione e delle norme sulla ripartizione dei costi nonché la messa a disposizione, se necessario, di un finanziamento UE a titolo del “Meccanismo per collegare l’Europa” (9,12 miliardi di EUR per il periodo 2014-2020)[19]. La proposta scaturisce non solo dalla necessità di integrare una quota maggiore di elettricità eolica e solare (che attualmente rappresenta il 5% dell’elettricità fornita nell’UE), ma anche da quella di creare un mercato integrato nell’UE e di sostituire gli impianti obsoleti. Il pacchetto sulle infrastrutture energetiche prevede che, solo per le nuove linee elettriche, siano necessari circa 100 miliardi di euro.

Tale pacchetto integra le direttive sul mercato interno dell’energia[20] che hanno preparato la strada a un’infrastruttura energetica integrata a livello europeo, attraverso misure volte a un miglior coordinamento della programmazione, dello sviluppo e del funzionamento delle infrastrutture e l’introduzione di contatori intelligenti. Entrambe le iniziative sono fondamentali per la trasformazione del settore europeo dell’energia elettrica. Creazione del mercato unico, nuove tecnologie, nuovi operatori di mercato, nuovi fornitori di servizi accessori: tutti questi aspetti dipendono dal bisogno di nuove infrastrutture.

Quote di elettricità eolica e solare. Fonte: Eurostat 2010, piani nazionali 2020.                                                 

Per i 21 Stati membri nei quali meno del 5% dell’energia nella rete elettrica proviene da fonti rinnovabili, l’incidenza dei limiti delle infrastrutture sulla produzione di energia da fonti rinnovabili non ha creato problemi di bilanciamento oppure li ha creati solo a livello locale. Tuttavia, nei sei Stati membri dove oltre il 5% dell’energia è costituito da energia eolica e solare, sono già state adottate misure per creare maggiore elasticità, anche in sistemi isolati, in modo da garantire il bilanciamento e la stabilità delle reti[21]. Soddisfare le esigenze future riguardo alle infrastrutture è una sfida che dipenderà in gran parte dalla nostra capacità di sviluppare fonti di energia rinnovabili, infrastrutture di rete e migliori soluzioni operative all’interno di un mercato unico.

L’aumento della produzione e della distribuzione (di rinnovabili), nonché della risposta alla domanda, richiederà ulteriori investimenti nelle reti di distribuzione che sono state concepite per portare l’elettricità ai consumatori finali, ma non per assorbire la produzione dai piccoli produttori. La presenza più diffusa di una generazione distribuita si sostituisce all’elettricità proveniente dalla rete e trasforma i consumatori in consumatori-produttori. Quindi, mentre alcune nuove capacità di generazione si situano più lontano rispetto ai tradizionali centri di consumo e necessitano di un aggiornamento delle infrastrutture di trasmissione (in particolare nelle regioni in cui i “flussi di ricircolo”[22] sono fonte di preoccupazione), la presenza significativa di una generazione distribuita potrebbe ridurre la necessità di infrastrutture di trasmissione in altre zone. Le infrastrutture possono trasformare il sistema ricorrendo a una terza modalità, vale a dire attraverso lo sviluppo di reti intelligenti. I produttori, compresi i nuovi micro-produttori, i consumatori e gli operatori di rete dovranno tutti essere in grado di comunicare in tempo reale in modo da assicurare la massima corrispondenza tra domanda e offerta. Ciò richiederà lo sviluppo di norme adeguate, nonché di modelli di mercato e normativi. È urgente e fondamentale sviluppare le infrastrutture per consentire il successo del mercato unico e l’integrazione delle fonti di energia rinnovabili. È cruciale, in tal senso, provvedere a una sollecita adozione delle proposte legislative contenute nel pacchetto sulle infrastrutture energetiche, in particolare al fine di accelerare la costruzione di nuove infrastrutture con impatto transfrontaliero. La Commissione continuerà a collaborare con gli operatori dei sistemi di trasporto e distribuzione, le autorità di regolamentazione, gli Stati membri e l’industria per sviluppare le infrastrutture energetiche e per integrare le reti e i mercati europei.

5.           Rafforzare la posizione dei consumatori

La libera scelta dei consumatori e la concorrenza sui mercati dell’energia variano da un settore all’altro. Nei trasporti, vi è un margine di scelta per il fornitore di carburante, ma non esiste ancora un mercato a livello UE per i combustibili alternativi. Nel settore del riscaldamento, i consumatori sono già in grado di godere di una certa indipendenza grazie al ricorso a fonti di energia solare termica o geotermica locale. Tuttavia, sebbene il mercato abbia iniziato ad aprirsi in entrambi i settori del gas e dell’energia elettrica, spesso ci si trova ancora di fronte a una scelta limitata di fornitori e a prezzi regolamentati. Tutto ciò sta per cambiare, grazie alla piena apertura dei mercati al dettaglio e a una maggiore possibilità di acquisto di “elettricità verde”.

I maggiori benefici dovrebbero scaturire dalla combinazione di “contatori intelligenti” e microgenerazione. I primi consentiranno ai consumatori di verificare quanto pagano per l’energia elettrica in tempo reale e potranno quindi aiutarli a ridurre il loro consumo energetico. Questo, cui si aggiungono gli sviluppi nel settore dei prodotti “intelligenti” che possono rispondere ai segnali di prezzo inviati per via elettronica, consentirà ai consumatori di modificare il proprio consumo e beneficiare di prezzi più bassi. Inoltre i nuovi operatori presenti sul mercato possono aggregare la “risposta alla domanda” individuale, in modo da offrire risparmi significativi quando i prezzi sono elevati. Come illustrato nella valutazione di impatto in allegato, questo “livellamento dei picchi di carico” può generare notevoli economie finanziarie riducendo la necessità di una capacità di generazione di picco.

L’introduzione della microgenerazione crea una certa indipendenza per i consumatori, come è successo nel settore del riscaldamento. L’energia fotovoltaica, microeolica, da biomassa e geotermica e la cogenerazione di calore e di elettricità possono ridurre il bisogno di energia elettrica dalla rete in modo sostanziale per le famiglie, gli uffici e gli immobili industriali. Nel momento in cui i consumatori si trasformano in “consumatori-produttori” essi acquistano maggior consapevolezza e maggior controllo sul proprio consumo di energia. Ciò consente di ampliare il livello di comprensione e accettazione delle energie rinnovabili[23]. Uno scarso coinvolgimento dei cittadini in determinati progetti sulle energie rinnovabili può ostacolare o ritardare lo sviluppo, mettendo a repentaglio i nostri obiettivi politici. Quindi, il rafforzamento della posizione dei consumatori in quanto microproduttori e il miglioramento sia della pianificazione che delle procedure di autorizzazione rappresentano strategie significative per rimuovere un ostacolo importante che si frappone alla crescita delle energie rinnovabili.

6.           Promuovere l’innovazione tecnologica

I finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo continuano a rivestire un ruolo fondamentale nel sostegno dell’innovazione e dello sviluppo tecnologico. Le risorse sono limitate e devono essere mirate alle fasi più appropriate della ricerca, vale a dire lo stadio precompetitivo, quello industriale o delle applicazioni. Negli ultimi dieci anni gli Stati membri hanno investito 4,5 miliardi di euro in ricerca e sviluppo nel settore delle energie rinnovabili, l’UE ha investito 1,7 miliardi di euro a titolo del 6° PQ, del 7° PQ e del piano europeo di ripresa economica e ha destinato 4,7 miliardi di euro ai fondi della politica di coesione (per il periodo 2007-2013). Lo “stimolo” costituito da tali misure accompagnato dalla “pressione” proveniente dalla diffusione sul mercato attraverso regimi di sostegno o la fissazione del prezzo del carbonio, hanno generato notevoli progressi, portato a maturità alcune tecnologie fondamentali (energia eolica e solare) e contribuito a far raggiungere alle energie rinnovabili la quota di mercato del 12%. Occorre intensificare tale approccio.

Altre tecnologie, invece, sono ancora in fase iniziale e potrebbero necessitare di un sostegno affinché le rinnovabili siano in grado di ricoprire quel ruolo più rilevante che da loro ci si attende per il futuro. Energia eolica in mare aperto e proveniente da altre piattaforme galleggianti, energia dal moto ondoso e maremotrice, alcuni biocarburanti, progressi relativi all’energia solare concentrata e applicazioni innovative nel fotovoltaico, sviluppo di nuovi materiali, tecnologia di stoccaggio dell’energia elettrica (incluso le batterie): si tratta di un lungo elenco di tecnologie energetiche strategiche che occorre sviluppare (cfr. capitolo 6 del documento di lavoro dei servizi della Commissione). Per il futuro, sembrerebbe necessario dare maggior priorità alla ricerca nel settore delle tecnologie per l’energia oceanica e per lo stoccaggio dell’energia, dei materiali avanzati e della fabbricazione di tecnologie per le energie rinnovabili.

Il piano strategico per le tecnologie energetiche (SET Plan)[24] e l’imminente programma di ricerca Orizzonte 2020 rappresentano il principale contributo dell’UE alla promozione dell’espansione delle tecnologie energetiche di punta. Inoltre per il periodo 2014-2020 la Commissione propone di concentrare in modo significativo gli sforzi a titolo della politica di coesione dell’UE sulle energie rinnovabili e sull’efficienza energetica, prestando al contempo particolare attenzione al settore ricerca e sviluppo e all’innovazione. Altri strumenti comprendono i proventi delle aste delle quote di emissioni dell’UE (EU ETS). Grazie a questo approccio coordinato allo sviluppo tecnologico, l’Europa può continuare a guidare la corsa allo sviluppo di tecnologie di nuova generazione e a una produzione ad alto contenuto tecnologico. Si prevede che le misure già attuate contribuiranno allo sviluppo di nuove tecnologie per le risorse rinnovabili in grado di svolgere un ruolo significativo nella diversificazione del mix energetico.

Il quadro giuridico successivo al 2020 dovrebbe registrare una migliore applicazione del piano SET, integrato da azioni mirate. Inoltre, a livello transnazionale, dovrebbe stimolare una maggiore integrazione delle capacità di ricerca e di innovazione, il ricorso a finanziamenti con componenti di ripartizione del rischio e la cooperazione accademica sull’innovazione nelle tecnologie energetiche. La comunicazione della Commissione relativa alla politica sulle tecnologie energetiche, in preparazione per il 2013, metterà a fuoco i bisogni e le sfide future nel campo della ricerca e dello sviluppo, in linea con le priorità espresse nel programma Orizzonte 2020. La comunicazione predisporrà piani che garantiscano la competitività dell’Europa a livello mondiale nella corsa all’innovazione in un ampio spettro di tecnologie per le energie rinnovabili, incluso per alcune nuove tecnologie, e nell’esplorazione di ulteriori margini d’azione per la promozione delle tecnologie già esistenti incluse nel piano SET.

7.           Garantire la sostenibilità dell’energia rinnovabile

L’analisi della Commissione evidenzia che la presenza una quota più significativa di fonti energetiche rinnovabili nell’UE, alla quale si accompagna una maggiore efficienza energetica, può potenzialmente ridurre in modo significativo le emissioni di gas a effetto serra e migliorare la qualità dell’aria[25]. Inoltre, con lo sviluppo del mercato della bioenergia, i settori agricolo e forestale europei, se ben gestiti, trarranno notevole beneficio dalle nuove opportunità di mercato e, con loro, lo trarranno anche altri settori dell’intero ambito bioeconomico. Nonostante i benefici, un maggiore uso delle energie rinnovabili potrebbe ancora sollevare preoccupazioni in merito alla sostenibilità, a livello sia della generazione di energia che delle infrastrutture, in termini di impatto diretto o indiretto sulla biodiversità e l’ambiente nel loro complesso. Ciò richiede particolare attenzione e vigilanza. In generale, tali preoccupazioni sono state affrontate da disposizioni legislative orizzontali dell’Unione europea[26]. In altri casi, l’UE ha sviluppato norme specifiche in materia di energia, segnatamente i criteri di sostenibilità dei biocarburanti introdotti dalle direttive sulle energie rinnovabili e sulla qualità dei combustibili. A breve la Commissione prevede di affrontare gli effetti indiretti del cambiamento di destinazione dei terreni. La riduzione delle emissioni prodotte dal settore dei trasporti sarà facilitata dalla transizione verso i biocarburanti con un impatto indiretto limitato, o addirittura assente, derivante dal cambiamento di destinazione dei terreni.

Il previsto aumento del ricorso alla biomassa dopo il 2020 rende più impellente la necessità di utilizzare in modo più efficiente le risorse di biomassa esistenti e di accelerare la crescita della produttività in agricoltura e silvicoltura in modo sostenibile, sia nell’Unione europea che nel resto del mondo. Contemporaneamente, è importante intraprendere un’azione incisiva su scala mondiale per ridurre la deforestazione e il degrado forestale e per garantire la disponibilità di biomassa a prezzi concorrenziali. Ciò avverrà tramite l’attuazione della direttiva sulle energie rinnovabili e della strategia dell’UE sulla bioeconomia, la proposta riforma della politica agricola comune, l’imminente strategia forestale dell’UE, nonché l’azione dell’UE per contrastare i cambiamenti climatici e per la cooperazione allo sviluppo. Un maggior utilizzo dei biocarburanti nel settore aereo e nel trasporto pesante su strada (dove si ritiene impossibile ricorrere all’energia elettrica) rende ancora più pressante la necessità di sviluppare biocarburanti avanzati. Tuttavia, un uso significativamente più diffuso della biomassa impone il ricorso a misure supplementari intese a garantirne la sostenibilità. Per questa ragione e come stabilito dalla direttiva sulle energie rinnovabili, entro il 2014 la Commissione procederà a una valutazione dell’efficacia degli attuali criteri di sostenibilità Inoltre, la Commissione si accinge a presentare relazioni e proposte per rafforzare ulteriormente il quadro UE in materia di sostenibilità. Essa esaminerà anche quale possa essere l’uso più appropriato della bioenergia dopo il 2020 in modo che sia coerente con le aspettative dell’Unione europea in materia di energia e di clima da oggi al 2030, tenendo nel contempo pienamente conto delle considerazioni ambientali, sociali ed economiche.

8.           La politica in materia di energie rinnovabili dopo il 2020

L’attuale quadro in materia di energie rinnovabili, costituito da obiettivi giuridicamente vincolanti, piani nazionali, riforme amministrative, semplificazione, migliore sviluppo e pianificazione delle infrastrutture, sembra funzionare bene. Secondo i piani degli Stati membri, il tasso di crescita del settore aumenterà fino a raggiungere il 6,3% annuo[27]: ciò rappresenta un’iniezione di fiducia nel futuro dell’industria europea delle energie rinnovabili.

Evoluzione storica e proiezione della crescita delle energie rinnovabili nell’UE (% dell’energia totale). Fonte: Eurostat e Tabella di marcia per il 2050, a scenario immutato.

Per quanto efficace sembri essere l’attuale quadro giuridico europeo in materia di energie rinnovabili, i suoi principali stimoli – gli obiettivi vincolanti – giungono a termine nel 2020. I capitoli precedenti hanno illustrato l’evoluzione delle attuali iniziative politiche, che comprendono l’apertura del mercato, il commercio, lo sviluppo delle infrastrutture, la riforma istituzionale e operativa del mercato e l’innovazione. In un mercato competitivo, il settore delle energie rinnovabili può davvero giocare un ruolo fondamentale nel mercato energetico europeo. La creazione del mercato unico europeo è al centro della prosperità europea e dovrebbe essere il motore del cambiamento nel settore dell’energia in Europa. In un mercato europeo aperto e concorrenziale, il settore delle energie rinnovabili creato nell’ambito dell’attuale quadro normativo dovrebbe poter prosperare.

Se, tuttavia, le iniziative politiche attuali non sono adeguate a raggiungere gli obiettivi a lungo termine in materia di politica energetica e climatica, come suggerisce la Tabella di marcia 2050, la crescita annua delle energie rinnovabili potrà subire un crollo e passare dal 6% all’1%. Per assicurare una crescita significativa nel settore delle energie rinnovabili al di là del 2020, sottoscrivendo quindi la cosiddetta opzione “senza rimpianti” evocata nell’analisi da oggi al 2050, occorre prevedere un quadro politico favorevole per rimediare alle lacune che persistono nell’ambito del mercato o delle infrastrutture Come affermato nella Tabella di marcia 2050, è estremamente importante prendere in considerazione le opzioni fondamentali nella prospettiva del 2030. Per avviare tale processo, la valutazione d’impatto in allegato esamina tre possibili opzioni politiche. Si tratta, rispettivamente, di: decarbonizzazione senza imposizione di obiettivi in materia di energie rinnovabili, che si appoggia sul mercato del carbonio e su un sistema ETS riveduto (direttiva 2009/29/CE); continuazione dell’attuale regime, con obiettivi vincolanti in materia di energie rinnovabili, riduzione delle emissioni ed efficienza energetica; gestione migliore nonché più armonizzata dell’intero settore europeo dell’energia, trainata da un obiettivo EU in materia di energia rinnovabili.

La valutazione d’impatto esamina l’efficacia delle tre opzioni nell’affrontare i diversi obiettivi. È chiaro che le opzioni fondamentali specifiche nella prospettiva del 2030 in materia di energie rinnovabili possono essere elaborate solo dopo una riflessione sullo stato della politica relativa al clima successivo al 2020, sul grado di competitività nei settori europei dell’elettricità, del riscaldamento e raffreddamento e del mercato dei carburanti per i trasporti, e sul grado di innovazione tecnologica e diversità energetica atteso entro il 2020.

9.           Prossime tappe

Partendo dall’attuale struttura, sono in atto iniziative in diversi settori con l’obiettivo di incrementare ulteriormente il contributo delle energie rinnovabili al mix energetico dell’UE, di rafforzare il mercato unico europeo dell’energia, di eliminare gli ostacoli normativi e di accesso al mercato, di migliorare l’efficacia dei regimi di sostegno per le energie rinnovabili, di agevolare lo sviluppo di infrastrutture energetiche, di aumentare il coinvolgimento dei consumatori nei mercati dell’energia e di garantire la sostenibilità. Nella sua valutazione annuale della crescita per il 2012, la Commissione aveva già sottolineato il potenziale di crescita derivante da un uso diffuso delle energie rinnovabili e ha continuato ad evidenziare tale aspetto nelle raccomandazioni specifiche destinate ai singoli Stati membri, approvate il 30 maggio 2012. La Commissione continuerà inoltre a scoraggiare eventuali politiche in grado di ostacolare gli investimenti nelle rinnovabili, in particolare attraverso la progressiva eliminazione delle sovvenzioni per i combustibili fossili, la promozione di un mercato del carbonio che funzioni correttamente e imposte sull’energia adeguatamente concepite. Queste iniziative apriranno nuove possibilità e incrementeranno l’integrazione delle energie rinnovabili sul mercato interno, esponendo i produttori ai prezzi di mercato, attraverso lo scambio delle migliori pratiche per una riforma del regime di sostegno. La Commissione faciliterà inoltre la cooperazione internazionale per lo sviluppo delle energie rinnovabili consentendo la piena utilizzazione dei meccanismi di cooperazione, che potrebbero rivelarsi utili anche per lo sviluppo delle energie rinnovabili nelle regioni meridionali del bacino del Mediterraneo.

Per garantire che tutte queste azioni si concretizzino, facendo seguito alla presente comunicazione, la Commissione attuerà a breve quattro azioni principali, elencate di seguito.

· Continuare a dare impulso all’integrazione delle energie rinnovabili nel mercato dell’energia interno e fare in modo che sul mercato siano presenti degli incentivi destinati agli investimenti per la produzione di energia.

· Elaborare orientamenti sulle migliori pratiche e sulle esperienze acquisite in materia di regimi di sostegno per incoraggiare una maggior prevedibilità ed efficacia in termini di costi, evitare sovracompensazioni (se comprovate) e sviluppare una maggior coerenza tra gli Stati membri.

· Promuovere e orientare verso un maggior ricorso ai meccanismi di cooperazione, che consentono agli Stati membri di raggiungere gli obiettivi nazionali vincolanti attraverso lo scambio di energie rinnovabili e, quindi, riducendo i costi a loro carico.

· Garantire il miglioramento del quadro normativo per la cooperazione energetica nel Mediterraneo, sottolineando come la presenza di un mercato regionale integrato nel Magreb faciliterebbe gli investimenti su larga scala nella regione e consentirebbe all’Europa di importare ulteriori quote di energie rinnovabili.

Qualsiasi forma assumano le varie opzioni fondamentali per le energie rinnovabili dopo il 2020, esse devono garantire che queste ultime facciano parte del mercato europeo dell’energia, con un sostegno limitato ma efficace, dove necessario, e considerevoli flussi commerciali. Esse devono inoltre assicurare che l’Europa mantenga la sua posizione dominante a livello mondiale nel campo della ricerca e in quello produttivo. Solo in questo modo potremo continuare a sviluppare le nostre risorse energetiche rinnovabili a costi contenuti e in modo effettivamente accessibile e al contempo cogliere i vantaggi delle opportunità associate a questo processo, in termini di competitività, economia e creazione di posti di lavoro. Per questo motivo, la Commissione presenterà delle proposte per una politica in materia di energie rinnovabili destinata al periodo successivo al 2020.

[1]               Cfr. il Documento di lavoro dei servizi della direzione generale per l’Occupazione, gli affari sociali e l’inclusione della Commissione “Sfruttare il potenziale di occupazione offerto dall’economia verde” che accompagna il pacchetto COM(2012) 173, pag. 8; nonché Ragwitz et al. (2009), EmployRES, Fraunhofer ISI et al. http://ec.europa.eu/energy/renewables/studies/doc/renewables/2009_employ_res_report.pdf. Obiettivi politici più ambiziosi in materia di FER possono stimolare gli investimenti, e quindi l’occupazione, nel settore delle tecnologie ad alta intensità di conoscenza destinate alla generazione di energia . Le tecnologie ad alta intensità di capitale, come quelle fotovoltaiche ed eoliche, sia in mare che a terra, quelle solari termiche e a pompe di calore, dominano in termini assoluti a fronte di una solida politica di promozione delle FER. Per molte delle tecnologie citate, la fase di costruzione è la più intensa in termini di manodopera.

[2]               Queste comprendono: riforme amministrative, norme di rete e piani di azione nazionali decennali per le energie rinnovabili.

[3]               Nel 2009 e 2010 si è assistito a una crescita significativa nel settore delle energie rinnovabili. Già nel 2010 l’UE aveva effettivamente raggiunto il primo obiettivo intermedio per il 2011/2012.

[4]               Direttiva 2009/28/CE.

[5]               COM (2011) 885/2.

[6]               La Commissione sta inoltre preparando una comunicazione sui progressi nell’attuazione del mercato unico dell’energia, che sarà pubblicata nel corso del corrente anno.

[7]               COM(2011) 112 definitivo.

[8]               Direttiva 2009/28/CE.

[9]               Cfr. Ecorys, 2008, Assessment of non-cost barriers to renewable energy, relazione TREN/D1/48 – 2008.

[10]             Le eccezioni, o eccezioni parziali, includono l’energia idroelettrica, alcune fonti di energia geotermica e di biomassa, le pompe di calore e gli impianti di riscaldamento solari in alcuni mercati.

[11]                    Libro bianco, Tabella di marcia verso uno spazio unico europeo dei trasporti - Per una politica dei trasporti competitiva e sostenibile, COM(2011) 144 definitivo.

[12]             Ciò approfondirà i suggerimenti contenuti nei documenti COM(2011) 31 e SEC(2011) 131.

[13]             La Commissione ha calcolato che l’ottimizzazione degli scambi nel settore delle energie rinnovabili potrebbe portare a un risparmio pari a 8 miliardi di euro all’anno (SEC(2008) 85, Vol. II).

[14]             Lussemburgo e Italia; quest’ultima, tuttavia, ha di recente indicato che potrebbe non avere bisogno di ricorrere a tali meccanismi.

[15]             BU, EE, DE, EL, LT, PO, PL, SK, ES, SW.        

[16]             La Norvegia e l’Islanda generalmente adottano ampi stralci di legislazione europea così da poter interagire sullo stesso mercato; la Comunità dell’energia sta adottando un atteggiamento analogo; la Commissione sta lavorando con la Svizzera per migliorare la coerenza delle politiche; infine, l’aiuto allo sviluppo dell’UE, la cooperazione e gli accordi di libero scambio di prossima conclusione vengono utilizzati per migliorare la coerenza con i paesi vicini dei Balcani e del Mediterraneo meridionale.

[17]             L’Associazione dell’industria fotovoltaica europea (EPIA, EUPVSEC 2011) stima che, nonostante la concorrenza, il 55% del valore aggiunto dei moduli e il 70% del valore aggiunto dei sistemi fotovoltaici è prodotto in Europa.

[18]             COM(2011) 658 definitivo.

[19]                    Il fabbisogno di infrastrutture nel settore dei carburanti per autotrazione da fonti energetiche rinnovabili, che include aspetti quali stazioni di servizio con combustibili alternativi, norme e politiche comuni e, per quanto riguarda l’elettromobilità, una migliore gestione dei sistemi, viene esaminato a fondo nel libro bianco del 2011 “Tabella di marcia verso uno spazio unico europeo dei trasporti - Per una politica dei trasporti competitiva e sostenibile” (COM(2011) 144 definitivo) e negli orientamenti dell’Unione per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti (TEN-T) (COM(2011) 650).

[20]             Direttive 2009/72/CE e 2009/73/CE.

[21]             Cfr. “Harnessing variable Renewables: a guide to the balancing challenge”, IEA 2011 (Agenzia internazionale per l’energia).

[22]             “I flussi di ricircolo” si verificano quando l’elettricità segue un percorso non programmato a causa di una mancanza di infrastrutture. I flussi dal nord al sud della Germania, attraverso la Polonia o il Benelux, sono un classico esempio derivante dall’inadeguatezza delle infrastrutture che collegano nord e sud della Germania.

[23]             Cfr. Rebel, 2011, Reshare: benefit sharing mechanisms in renewable energy, www.reshare.nu.

[24]             ‘Investing in the Development of Low Carbon Technologies (SET-Plan) - A technology roadmap’, SEC(2009) 1295; ‘Materials Roadmap Enabling Low Carbon Energy Technologies’, SEC(2011) 1609 definitivo.

[25]             Cfr. il capitolo 5.2 della valutazione di impatto relativa alla presente comunicazione.

[26]             Ad esempio lo sviluppo nel settore dell’energia idraulica ed eolica deve conformarsi alla direttiva concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente (2001/42/CE), alla direttiva concernente la valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati (85/337/CEE), alla direttiva relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (92/43/CEE), alla direttiva concernente la conservazione degli uccelli selvatici (79/409/CEE), alla direttiva che istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque (2000/60/CE) e alla strategia per la biodiversità (COM(2011) 244); alcuni elementi dell’energia fotovoltaica devono essere assoggettati a norme per lo smaltimento dei rifiuti provenienti da apparecchiature elettroniche, mentre i rischi di inquinamento atmosferico localizzato derivanti dall’uso di biomassa domestica sono soggetti alle norme dell’UE sulle emissioni per gli impianti di energia su piccola scala.

[27]             In aumento rispetto agli obiettivi indicativi dell’1,9% e del 4,5% del precedente regime.