52008DC0068




[pic] | COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE |

Bruxelles, 13.2.2008

COM(2008) 68 definitivo

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI

esame della creazione di un sistema europeo di sorveglianza delle frontiere (EUROSUR)

{SEC(2008) 151}{SEC(2008) 152}

INTRODUZIONE

Nella comunicazione del 30 novembre 2006 “Rafforzare la gestione delle frontiere marittime meridionali dell’Unione europea”[1], la Commissione ha proposto di creare una rete permanente di pattuglie costiere per le frontiere esterne marittime meridionali e un sistema comune europeo di sorveglianza delle frontiere .

Il Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre 2006 ha dichiarato che sarebbe stata data “priorità all’esame della creazione di un sistema europeo di sorveglianza delle frontiere marittime meridionali”.

La presente comunicazione fa seguito alle attività svolte per istituire la rete europea di pattuglie sulla base dello studio MEDSEA[2] e dei risultati dello studio di fattibilità BORTEC[3]. I suoi obiettivi sono esaminare i parametri entro i quali un sistema europeo di sorveglianza delle frontiere (EUROSUR), inizialmente concentrato sulle frontiere esterne meridionali e orientali dell’UE, possa essere in seguito sviluppato, e suggerire agli Stati membri una tabella di marcia per la creazione di tale sistema.

Gli aspetti della presente comunicazione che riguardano la sorveglianza delle frontiere esterne marittime rientrano nel quadro generale istituito dalla politica marittima integrata per l’Unione europea[4].

Secondo la definizione del codice frontiere Schengen[5], il controllo di frontiera consiste nelle verifiche effettuate ai valichi di frontiera (verifiche di frontiera) e nella sorveglianza delle frontiere tra i valichi di frontiera (sorveglianza di frontiera). La presente comunicazione riguarda il potenziamento della sorveglianza di frontiera, finalizzato soprattutto a impedire l’attraversamento non autorizzato, a lottare contro la criminalità transfrontaliera ed a sostenere le misure adottate contro le persone entrate illegalmente.

Va considerata nel contesto del modello Schengen di controllo dell’accesso articolato su quattro livelli[6], che prevede la cooperazione con i paesi terzi, e contribuisce a migliorare il coordinamento delle politiche UE in materia di controllo di frontiera con altre politiche, quali ricerca e sviluppo, pesca e trasporti.

Una volta attuato, EUROSUR costituirebbe un passo decisivo per la creazione progressiva di un sistema europeo comune di gestione integrata delle frontiere. Nell'attuazione delle diverse misure descritte nella presente comunicazione, il Fondo per le frontiere esterne[7] dovrebbe essere il principale meccanismo di solidarietà per gli Stati membri per ripartire gli oneri finanziari nell'Unione europea.

SFIDE E OBIETTIVI PER LO SVILUPPO DELLA SORVEGLIANZA DI FRONTIERA

Sfide

Le attuali infrastrutture di sorveglianza e coordinamento a livello nazionale

Attualmente i sistemi nazionali di sorveglianza coprono soltanto alcune parti selezionate delle frontiere esterne dell’UE. Lo studio BORTEC ha mostrato che, negli otto Stati membri che presentano frontiere esterne nel Mediterraneo e nell’Atlantico meridionale, la sorveglianza di frontiera è affidata a circa 50 autorità appartenenti a 30 diverse istituzioni, spesso con competenze e sistemi paralleli.

Attuale copertura degli strumenti di sorveglianza

A causa di limiti tecnici (attuali prestazioni dei sensori radar e ottici, disponibilità ridotta di satelliti) e finanziari, la sorveglianza copre attualmente soltanto alcune zone piane o costiere e le aree di frontiera terrestri o in mare aperto nelle quali si svolgono le operazioni.

Cooperazione con i paesi terzi

La pressione migratoria pone notevoli sfide non solo agli Stati membri situati sulle coste settentrionali del Mediterraneo, ma anche ai paesi terzi sulle coste meridionali del medesimo, per quanto riguarda l’individuazione, il trattenimento, l’accoglienza degli immigrati e i successivi procedimenti che conducono alla loro riammissione.

Obiettivi

Ridurre il numero di immigrati illegali che riescono ad entrare clandestinamente nell’UE

Le autorità responsabili del controllo di frontiera negli Stati membri hanno bisogno di informazioni più tempestive e affidabili per poter scoprire, identificare e intercettare coloro che tentano di entrare illegalmente nell’UE e ridurre in tal modo il numero di immigrati che riescono ad attraversare le frontiere esterne senza essere scoperti.

Aumentare la sicurezza interna in tutta l’UE contribuendo a prevenire la criminalità transfrontaliera

La sorveglianza di frontiera è finalizzata non solo a impedire gli attraversamenti non autorizzati delle frontiere, ma anche a lottare contro forme di criminalità transfrontaliera quali il terrorismo, la tratta di esseri umani, il traffico di stupefacenti, il traffico illecito di armi ecc.

Grazie a notevoli mezzi finanziari, ottenuti soprattutto partecipando a vari tipi di attività illegale, e alla disponibilità di nuovi mezzi tecnici, i gruppi criminali organizzati possono contare su una vasta gamma di possibilità e attrezzature.

Far fronte a queste minacce è prima di tutto compito delle forze di polizia e dei servizi di intelligence degli Stati membri. Tuttavia, un sistema efficace di gestione delle frontiere a livello sia nazionale che europeo costituirà un valido strumento per combattere la criminalità transfrontaliera.

Aumentare la capacità di ricerca e di salvataggio

Molti immigrati clandestini e persone che necessitano di protezione internazionale viaggiano in condizioni durissime e corrono gravi rischi personali nel tentativo di entrare illegalmente nell’UE, nascondendosi all’interno di veicoli, navi da carico e così via. La recente pratica di viaggiare a bordo di imbarcazioni insicure e sovraffollate ha moltiplicato il numero degli sfortunati migranti che continuano a perdere la vita annegando nell’Oceano Atlantico tra l’Africa e le Isole Canarie, e nel Mediterraneo.

Il tragico tasso di mortalità dovuto a questo tipo di immigrazione illegale è inaccettabile: è necessario ridurlo drasticamente. Occorre migliorare la capacità di individuare piccole imbarcazioni in alto mare, aumentando così le possibilità di ricerca e salvataggio e permettendo di risparmiare un maggior numero di vite umane in mare. Tuttavia, per trovare soluzioni a lungo termine ai problemi di gestione dell’immigrazione è necessaria una strategia generale, che comprenda la cooperazione con i paesi terzi anche in materia di sorveglianza di frontiera.

CONCETTO GENERALE

Per conseguire gli obiettivi delineati nella sezione precedente è necessario prevedere un quadro tecnico comune che aiuti le autorità degli Stati membri ad agire efficacemente a livello locale, comandare a livello nazionale, coordinarsi a livello europeo e cooperare con i paesi terzi per scoprire e identificare le persone che tentano di entrare clandestinamente nell’UE al di fuori dei valichi di frontiera, seguirne il percorso e intercettarle.

Un sistema europeo di sorveglianza delle frontiere (EUROSUR) dovrebbe aiutare gli Stati membri a raggiungere una piena conoscenza della situazione [8] relativa alle loro frontiere esterne e ad aumentare la capacità di reazione[9] delle autorità di contrasto nazionali.

Tale quadro va istituito nel pieno rispetto delle competenze territoriali dei singoli Stati membri e senza sostituire i sistemi già in vigore. Un obiettivo operativo fondamentale dev’essere quello di utilizzare in modo più coerente le informazioni raccolte da sistemi diversi, senza perdere di vista le specificità geografiche e le differenze tra i vari tipi di frontiere, in particolare tra quelle terrestri e quelle marittime.

EUROSUR dovrebbe essere attuato in tre fasi: le prime due sarebbero da svolgere parallelamente e la terza sarebbe basata sulle due precedenti.

1. FASE 1 : Aggiornare ed estendere i sistemi nazionali di sorveglianza di frontiera e collegare tra loro le infrastrutture nazionali in una rete di comunicazione.

2. FASE 2 : Finalizzare le attività di ricerca e sviluppo al miglioramento delle prestazioni degli strumenti di sorveglianza e dei sensori (satelliti, UAV (“unmanned aerial vehicles”, velivoli non pilotati), ecc.) ed elaborare un’applicazione comune degli strumenti di sorveglianza. Si potrebbe sviluppare un quadro comune di intelligence prefrontaliera per combinare le informazioni di intelligence con quelle ottenute dagli strumenti di sorveglianza[10].

3. FASE 3 : Raccogliere tutti i dati rilevanti provenienti dai sistemi nazionali di sorveglianza, dai nuovi strumenti di sorveglianza, dai sistemi di informazione europei e internazionali e dalle fonti di intelligence, analizzarli e divulgarli in modo strutturato, per creare un sistema comune di condivisione delle informazioni tra le autorità nazionali interessate.

Le fasi 1 e 2 dovrebbero riguardare le frontiere esterne marittime e terrestri, tenendo conto della natura mutevole dei modelli migratori. La fase 3 dovrebbe concentrarsi sul settore marittimo, in quanto comporta la combinazione dei dati provenienti dalle molteplici fonti d’informazione che controllano le attività in mare aperto; il problema di sorvegliare uno spazio così vasto non si pone per quanto riguarda le frontiere terrestri. Relativamente alle frontiere aeree, occorre tener conto del fatto che in questo settore l’immigrazione illegale può essere combattuta con controlli efficaci ai valichi di frontiera presso gli aeroporti. La funzione di EUROCONTROL è appunto quella di garantire la sicurezza dello spazio aereo europeo e della gestione del traffico aereo[11].

PRESENTAZIONE DELLE VARIE FASI E TAPPE

La presente sezione illustra più dettagliatamente le tre fasi elencate, delinea le azioni che la Commissione prevede di intraprendere per attuarle e formula raccomandazioni relative alle attività degli Stati membri e di FRONTEX. In allegato figura una tabella che dà un panorama delle varie tappe che conducono alla fase 3.

FASE 1 : Mettere in collegamento e razionalizzare gli attuali sistemi e meccanismi di sorveglianza a livello di Stati membri

Tappa 1 : Fornire le infrastrutture essenziali per la sorveglianza di frontiera a livello nazionale

Negli studi MEDSEA e BORTEC e in quelli relativi alla rete europea di pattuglie, FRONTEX ha proposto di istituire centri nazionali di coordinamento negli otto Stati membri che formano le frontiere marittime meridionali dell’UE nel Mediterraneo e nell’Atlantico meridionale[12]. Per EUROSUR, tali centri dovrebbero essere istituiti anche negli Stati membri che formano le frontiere terrestri orientali dell’UE e le frontiere marittime dell’UE nel Mar Nero[13].

Tali centri dovrebbero permettere a tutte le autorità nazionali responsabili del controllo di frontiera di prendere decisioni quasi in tempo reale a livello locale, regionale e nazionale. Dovrebbero poter fornire una conoscenza della situazione per quanto riguarda le condizioni e le attività lungo le frontiere esterne, così come tutti gli strumenti necessari per reagire di conseguenza.

Il centro nazionale di coordinamento dovrebbe costituire la parte centrale del sistema nazionale di sorveglianza delle frontiere, il quale dovrebbe coprire tutte le frontiere esterne degli Stati membri interessati oppure determinate parti di esse, sulla base di un’analisi dei rischi.

Tappa 2 : Rete di comunicazione tra i centri nazionali di coordinamento, inclusa FRONTEX

Dovrebbe essere istituita una rete di comunicazione informatica protetta per lo scambio di dati in tempo reale, 24 ore su 24, tra i vari centri degli Stati membri e tra questi e FRONTEX.

FRONTEX dovrebbe ricevere informazioni dai centri nazionali di coordinamento nella misura necessaria per coordinare le operazioni congiunte e per l’analisi dei rischi. Potrebbe inoltre fungere da centro di situazione europeo, raccogliendo da tali centri e trasmettendo ai medesimi le informazioni relative agli incidenti che avvengono lungo le frontiere esterne dell’UE, quasi in tempo reale.

Tappa 3 : Sostegno ai paesi terzi vicini per la creazione di infrastrutture per la sorveglianza di frontiera

Come hanno dimostrato i meccanismi di cooperazione già esistenti nel Baltico e nel Mar Nero, la cooperazione con i paesi vicini è un requisito preliminare per ottenere la conoscenza della situazione nel settore marittimo. Se la Comunità fornisce già un’assistenza finanziaria alla maggior parte dei paesi terzi vicini per aiutarli a gestire le loro frontiere, l’esigenza specifica di sviluppare una cooperazione operativa tra tali paesi terzi e gli Stati membri impone all’UE di aumentare il sostegno finanziario e logistico alla sorveglianza di frontiera.

Raccomandazioni

Gli Stati membri situati sulle frontiere esterne meridionali e orientali dell’UE sono invitati a istituire:

- un centro unico di coordinamento nazionale , incaricato di coordinare 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 le attività di tutte le autorità nazionali responsabili del controllo delle frontiere esterne (scoperta, identificazione, localizzazione e intercettazione) e capace di scambiare informazioni con i centri nazionali di coordinamento degli altri Stati membri e con FRONTEX;

- un sistema unico nazionale di sorveglianza delle frontiere , che integri le attività di sorveglianza di tutte le frontiere esterne, o parti di esse selezionate in base a un’analisi dei rischi, e che permetta di diffondere le informazioni a tutte le autorità responsabili del controllo delle frontiere esterne, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7;

- per le due azioni di cui sopra, gli Stati membri sono incoraggiati a utilizzare pienamente l’assistenza finanziaria offerta dal Fondo europeo per le frontiere esterne[14].

Entro la fine del 2008, FRONTEX dovrebbe presentare una valutazione dei rischi che stabilisca quali parti delle frontiere esterne degli Stati membri debbano essere coperte da un sistema nazionale di sorveglianza, un confronto tra tale valutazione e i piani presentati dagli Stati membri e una relazione sulle infrastrutture esistenti e quelle da creare in determinati paesi terzi vicini.

La Commissione riunirà un gruppo di esperti degli Stati membri e di FRONTEX e lo incaricherà di elaborare orientamenti sui compiti dei centri nazionali di coordinamento e sulla cooperazione tra questi, nonché sul ruolo di FRONTEX.

Avvierà inoltre uno studio tecnico nell’ambito del Fondo per le frontiere esterne, coordinato con altri lavori preparatori in corso, per delineare l’architettura del sistema e valutarne approssimativamente i costi finanziari per le frontiere terrestri e marittime; tale studio dovrebbe comprendere le specifiche tecniche relative a una rete di comunicazione protetta tra i centri nazionali di coordinamento e FRONTEX, che utilizzi ove possibile le reti già esistenti. Il sistema dovrebbe avere un’architettura flessibile e adattabile per consentire l’applicazione e l’uso di tutti gli strumenti di sorveglianza delle frontiere esistenti e futuri (si veda anche la fase 2). Lo studio comprenderà anche un’analisi su come collegare EUROCONTROL con EUROSUR per far fronte a tutti i rischi relativi alla sorveglianza delle frontiere a lungo termine.

Su questa base, nella primavera del 2009 la Commissione:

- presenterà al Consiglio una relazione sui progressi conseguiti riguardo agli orientamenti sui centri nazionali di coordinamento e valuterà se sia necessaria un’iniziativa legislativa in materia;

- presenterà una stima dei costi finanziari per proseguire lo sviluppo di centri nazionali di coordinamento e sistemi nazionali di sorveglianza delle frontiere;

- presenterà una proposta relativa all’architettura della rete di comunicazione e una stima dei costi finanziari della sua istituzione;

- effettuerà una valutazione delle infrastrutture di cui dispongono determinati paesi terzi vicini per la sorveglianza delle frontiere, sulla base della valutazione svolta da FRONTEX, e la utilizzerà eventualmente nella pianificazione dei programmi finanziari in materia nel settore delle relazioni esterne, tenendo conto dei mezzi disponibili nell’ambito delle attuali prospettive finanziarie.

FASE 2: Sviluppo e applicazione di strumenti e dispositivi comuni per la sorveglianza delle frontiere a livello dell’UE

Tappa 4 : Ricerca e sviluppo per migliorare le prestazioni degli strumenti di sorveglianza

Due strumenti emergenti presentano particolare interesse ai fini della sorveglianza delle frontiere: i satelliti e gli UAV. I satelliti di osservazione della terra offrono la possibilità di coprire gran parte del pianeta, compreso il mare aperto e coste e territori dei paesi terzi. Gli UAV sono in grado di produrre immagini dettagliate e possono essere posizionati sull’area interessata al momento richiesto.

I satelliti di osservazione della terra sono utili per il controllo e la raccolta di informazioni relative a zone predefinite, ma attualmente sono poco utilizzabili per la localizzazione. Nelle ricerche condotte su zone ampie è impossibile trovare oggetti piccoli, mentre per le immagini ad alta risoluzione il campo d’azione è ristretto e quindi è necessario conoscere la posizione dell’oggetto, ad esempio in base alle informazioni fornite.

Gli UAV e i satelliti possono seguire il percorso di un’imbarcazione in acque europee e internazionali. Attualmente, però, gli UAV non sono autorizzati a volare nello spazio aereo civile per ragioni giuridiche e tecnologiche. Per estenderne l’uso alle aree costiere dei paesi terzi di partenza sarebbero necessari accordi specifici con tali paesi. A tale riguardo, dovrà essere tenuto conto del contesto generale delle nostre relazioni con i paesi terzi interessati.

Tappa 5 : Applicazione comune di strumenti di sorveglianza

L’applicazione di nuovi strumenti di sorveglianza potrebbe fornire alle autorità degli Stati membri informazioni più frequenti, affidabili ed economiche sulle loro frontiere esterne e sulle aree prefrontaliere. Occorre considerare in che modo l’UE possa aiutare gli Stati membri a sviluppare e utilizzare tali strumenti, dal punto di vista degli investimenti oppure creando meccanismi che consentano un uso comune di strumenti a forte investimento di capitali, quali i satelliti. FRONTEX potrebbe agevolare le attività, ad esempio svolgendo un ruolo di intermediario presso i fornitori di servizi allo scopo di ottenere immagini satellitari per conto di vari Stati membri, o coordinare la condivisione di attrezzature quali gli UAV.

Tappa 6 : Quadro comune di intelligence prefrontaliera

Lo sviluppo di nuovi strumenti offre a FRONTEX la possibilità di raccogliere informazioni strategiche da diverse fonti così come dalle autorità degli Stati membri e dai paesi terzi, allo scopo di riconoscere i modelli e analizzare le tendenze, per contribuire a individuare le rotte migratorie ed a prevedere i rischi.

In pratica, questo potrebbe aiutare a stabilire un quadro comune di intelligence prefrontaliera, in appoggio all’analisi dei rischi attualmente elaborata da FRONTEX. Tale strumento comune potrebbe anche assumere un carattere più operativo e consentire una reazione di intelligence mirata, coordinata tramite il centro di situazione che sarà stabilito da FRONTEX.

Raccomandazioni

Il settimo programma quadro di ricerca e sviluppo (temi “Sicurezza e spazio”) andrebbe utilizzato per migliorare le prestazioni e l’uso degli strumenti di sorveglianza, in modo da aumentare la zona coperta e il numero di attività sospette individuate e in modo da migliorare l’identificazione di obiettivi potenzialmente sospetti e l’accesso a dati ad alta risoluzione dei satelliti di osservazione.

Pertanto, nella primavera 2009 la Commissione dovrebbe presentare al Consiglio un documento di riflessione che autorizzi gli Stati membri a ricevere informazioni, provenienti da satelliti e altri strumenti comuni di sorveglianza, sulle loro frontiere esterne e sulle zone prefrontaliere in modo più frequente e affidabile, nell’ambito del GMES (“Global Monitoring for Environment and Security”, Monitoraggio globale per l’ambiente e la sicurezza)[15]. Questa proposta dovrebbe comprendere anche una stima dei costi finanziari.

Nella primavera del 2009, FRONTEX dovrebbe presentare, in stretta collaborazione con l’ufficio GMES della Commissione, un’analisi delle lacune sull’uso attuale e sul potenziale uso futuro, da parte degli Stati membri, dei satelliti a fini di sorveglianza delle frontiere, in modo che si possano definire più precisamente gli obiettivi per l’applicazione comune di tali strumenti a livello europeo.

La Commissione avvierà uno studio nell’ambito del Fondo per le frontiere esterne per analizzare il concetto e i costi approssimativi di un “quadro comune di intelligence prefrontaliera” e presenterà al Consiglio una relazione in proposito nella primavera del 2009.

FASE 3: Creazione di un sistema comune per il controllo e la condivisione delle informazioni sul settore marittimo dell’UE

La terza fase si concentrerà esclusivamente sul settore marittimo. L’obiettivo di questa fase è riunire tutti gli attuali sistemi settoriali di informazione e di controllo sul traffico e sulle attività nelle aree marittime sotto la giurisdizione degli Stati membri e nelle zone di alto mare adiacenti in una rete più vasta, permettendo così alle autorità che si occupano del controllo di frontiera di trarre profitto dall’uso integrato di questi vari sistemi. La rete costituisce anche uno degli obiettivi della politica marittima integrata dell’UE.

Tappa 7 : Rete integrata di sistemi di informazione e sorveglianza per il controllo di frontiera e la sicurezza interna, che copra il Mediterraneo, l'Atlantico meridionale (Isole Canarie) e il Mar Nero

Data la complessità di sviluppo di tale “sistema dei sistemi”, e tenuto conto dell’attuale pressione migratoria, in una prima fase la rete integrata dovrebbe essere limitata alle zone di cui sopra e concentrarsi sulla sicurezza interna , collegando tra loro le autorità responsabili del controllo di frontiera e altre autorità europee e nazionali che si occupano di questioni di sicurezza e sono responsabili del settore marittimo.

A questo scopo, nel 2008 saranno lanciati un progetto pilota e un’azione preparatoria nel settore della politica marittima, allo scopo di sviluppare prototipi che aiutino a definire la tecnologia appropriata e i costi finanziari approssimativi per la cooperazione e la condivisione delle informazioni tra le autorità marittime settoriali, nonché i primi componenti del sistema definitivo.

Ulteriori azioni saranno destinate a favorire lo sviluppo progressivo di una rete integrata di sistemi di informazione e sorveglianza nel settore marittimo, nella quale le informazioni provenienti dai vari sistemi istituiti in funzione di varie organizzazioni europee e internazionali (sistema di controllo dei pescherecci via satellite, sistema di identificazione automatica, sistema di identificazione e di controllo a lungo raggio, SafeSeaNet ecc.), nonché dai sistemi nazionali di sorveglianza (SIVE, SPATIONAV, sistema di informazione e di gestione del traffico marittimo ecc.), dai servizi di sorveglianza gestiti in comune (ad esempio i satelliti radar e gli UAV) e dalle fonti di intelligence vengano raccolte, riunite, analizzate e diffuse in modo strutturato a livello locale, nazionale ed europeo, secondo i casi.

L’analisi di questi dati dovrebbe servire a riconoscere i modelli, analizzare le tendenze, individuare le anomalie e in tal modo prevedere i rischi. Le informazioni dovrebbero essere disponibili a tutti i centri nazionali di coordinamento interessati, per agevolare il comando, il controllo e il processo decisionale quasi in tempo reale.

In questo contesto comune potrebbero svolgersi anche attività come il controllo di imbarcazioni, persone e carichi. Particolare attenzione va dedicata alla sicurezza di tali sistemi e strumenti, per garantire un livello adeguato di riservatezza, integrità e disponibilità.

Nel 2008 sarà lanciato uno studio sugli aspetti giuridici della prevista interoperabilità tra i diversi sistemi di sorveglianza nel contesto della politica marittima dell’UE.

Tappa 8 : Rete integrata di sistemi di informazione e sorveglianza per l’intero settore marittimo dell’UE

Come previsto nel piano d’azione[16] che accompagna la comunicazione “Una politica marittima integrata per l’Unione europea”[17], nella seconda metà del 2008 la Commissione pubblicherà sotto forma di comunicazione un piano di lavoro dettagliato per ulteriori iniziative in direzione dell’integrazione di tutti i sistemi europei di informazione e sorveglianza nel settore marittimo. Oltre agli aspetti relativi alle frontiere, questo piano riguarderà tutte le attività marittime, quali la sicurezza, la tutela dell’ambiente marino, il controllo della pesca e l’applicazione della legge.

Raccomandazioni

Entro il 2009 la Commissione dovrebbe presentare al Consiglio il progetto di architettura di una rete integrata di sistemi di informazione e sorveglianza relativa al Mediterraneo, all’Atlantico meridionale (Isole Canarie) e al Mar Nero, che permetterebbe alle autorità responsabili del controllo di frontiera di sfruttare pienamente i sistemi integrati di informazione e sorveglianza nel settore marittimo. Il progetto dovrebbe tener conto dei risultati di uno studio da lanciare nell’ambito del Fondo per le frontiere esterne, degli studi svolti nell’ambito del settimo programma quadro di ricerca e sviluppo, e di altri lavori preparatori.

Nel contesto della politica marittima dell’UE, la Commissione presenterà inoltre una comunicazione contenente un piano di lavoro per ulteriori passi verso l’integrazione di tutti i sistemi europei di informazione e sorveglianza nel settore marittimo, che riguardi tutte le attività marittime nelle regioni del Mediterraneo, dell’Atlantico meridionale (Isole Canarie) e del Mar Nero e che possa essere eventualmente esteso in seguito all’intero settore marittimo dell’UE.

TUTELA DEI DATI PERSONALI

Le varie attività indicate nelle sezioni precedenti possono comportare il trattamento di dati a carattere personale. Vanno quindi rispettati i principi in materia di tutela dei dati personali applicabili nell’Unione europea[18]: i dati personali devono essere trattati in modo corretto e lecito, devono essere raccolti per finalità determinate, esplicite e legittime, e successivamente trattati in modo non incompatibile con tali finalità. Il trattamento dei dati personali nel contesto di EUROSUR deve quindi basarsi su misure legislative appropriate, che ne definiscano la natura e prevedano adeguate garanzie.

CONCLUSIONI

- La Commissione invita il Consiglio e il Parlamento europeo a discutere le raccomandazioni formulate nella presente comunicazione.

- Immediatamente dopo la pubblicazione della presente comunicazione, la Commissione intende iniziare ad elaborare, insieme agli Stati membri, orientamenti relativi ai compiti dei centri di nazionali coordinamento e alla collaborazione tra questi e FRONTEX.

- Nella primavera del 2009 la Commissione presenterà al Consiglio una relazione sui progressi compiuti e presenterà proposte concrete per la creazione e il varo di EUROSUR (fasi 1-3) secondo quanto previsto nella presente comunicazione, inclusi l'architettura completa per collegare tra loro i sistemi nazionali di sorveglianza delle frontiere e l’applicazione e l'uso comune di tutti gli strumenti rilevanti.

Fasi/ tappe | Responsabile | Finanziamento UE | Programma |

- [pic]

[1] COM(2006) 733.

[2] Studio di fattibilità "MEDSEA" sull'istituzione di una rete di pattuglie costiere nel Mediterraneo, presentato da FRONTEX il 14 luglio 2006..

[3] Studio sulla fattibilità tecnica di un sistema di sorveglianza (sistema europeo di sorveglianza), Varsavia, presentato da FRONTEX il 12 gennaio 2007. Si veda anche lo studio di fattibilità sul controllo delle frontiere marittime dell'Unione europea presentato da CIVIPOL il 4 luglio 2003.

[4] COM(2007) 575 del 10.10.2007.

[5] Articoli 2 e 12 del regolamento (CE) n. 562/2006, GU L 105 del 13.4.2006, pag. 1..

[6] Il modello Schengen di controllo dell’accesso comprende i seguenti quattro livelli: misure presso i consolati, cooperazione con i paesi vicini, controlli alle frontiere e misure di controllo all’interno dello spazio Schengen, inclusi i rimpatri.

[7] Decisione n. 574/2007/CE del 23 maggio 2007, GU L 144 del 6.6.2007, pag. 22.

[8] In base alla “conoscenza della situazione” si misura la capacità delle autorità di scoprire i movimenti transfrontalieri e di individuare i motivi validi per applicare misure di controllo.

[9] In base alla “capacità di reazione” si misura il tempo necessario per mettere sotto controllo un movimento transfrontaliero e anche il tempo e i mezzi necessari per reagire adeguatamente a circostanze insolite.

[10] Ad esempio, per identificare all’estero un’imbarcazione utilizzata a fini criminali e seguirne il percorso utilizzando satelliti o sistemi di segnalazione delle navi, fino alla sua intercettazione sul territorio dell’UE.

[11] La sicurezza nella gestione del traffico aereo consiste nel garantire la sicurezza di risorse e servizi, al fine di prevenire i pericoli e di limitarne gli effetti sull’intera rete aerea. La sicurezza dello spazio aereo consiste nel proteggere tale spazio dall’uso non autorizzato, dalle intrusioni, dalle attività illegali e da ogni altra forma di violazione.

[12] Portogallo, Spagna, Francia, Malta, Italia, Slovenia, Grecia e Cipro.

[13] Norvegia, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria.

[14] Gli Stati membri possono ricorrere al Fondo europeo per le frontiere esterne per finanziare fino al 75% dei costi. Si veda la priorità n. 2 degli orientamenti strategici 2007-2013 per il Fondo per le frontiere esterne, illustrati nella decisione della Commissione C(2007) 3925 (GU L 233 del 5.9.2007, pag. 3).

[15] Si vedano anche gli allegati 10 e 12 della valutazione d’impatto.

[16] SEC(2007) 1278 del 10.10.2007, pag. 8.

[17] COM(2007) 575 del 10.10.2007, pag. 6.

[18] Cfr. direttiva 95/46/CE (GU L 281 del 23.11.1995, pag. 31); regolamento (CE) n. 45/2001 (GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1); Convenzione del Consiglio d’Europa del 28.1.1981 (ETS 108).

Paesi terzi

FRONTEX

Isole Canarie,

Mediterraneo,

Mar Nero

Paesi terzi

SM

A

SM

B

SM

C

TAPPA 2

TAPPA 3

TAPPA 4

TAPPA 5

TAPPA 6

TAPPA 7

rete ILO

SM

D

SM

E

SM

F

pattuglia

stazione radar

CNC

CNC

CNC

CNC

CNC

CNA

UE / area Schengen

Oceano Atlantico, Mare del Nord, Baltico

TAPPA 8

TAPPA 1