52007DC0574




[pic] | COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE |

Bruxelles, 10.10.2007

COM(2007) 574 definitivo

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI

Conclusioni della consultazione su una politica marittima europea

{COM(2007) 575 definitivo}{SEC(2007) 1278}{SEC(2007) 1279}{SEC(2007) 1280}{SEC(2007) 1283}

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI

Conclusioni della consultazione su una politica marittima europea

1. Introduzione

L’adozione del Libro verde sulla politica marittima il 7 giugno 2006 ha dato inizio a una consultazione di un anno sulla politica marittima europea.

Il processo di consultazione è riassunto nelle pagine che seguono. Esso ha ottenuto una quantità di risposte senza precedenti e si è distinto non solo per un tasso di partecipazione straordinariamente elevato, ma anche per la profondità di questa partecipazione. Oltre ai contributi di tutte le istituzioni europee, vari parlamenti nazionali e alcuni parlamenti regionali hanno trasmesso le proprie osservazioni sul Libro verde direttamente alla Commissione. Tra le parti interessate e i cittadini che hanno trasmesso osservazioni figuravano governi di paesi terzi, privati cittadini, rappresentanti del mondo scientifico e accademico, singole aziende, organizzazioni non governative e rappresentanti dell’imprenditoria. Osservazioni dettagliate sono state fornite da numerose reti o organizzazioni attive nello sviluppo di progetti costieri e marittimi, ma anche da città e regioni costiere interessate ad aspetti specifici come il turismo.

La Commissione ha ricevuto oltre 490 contributi e sono stati organizzati più di 230 eventi nel corso dei quali si è discusso di politica marittima con le parti interessate.

Informazioni dettagliate sui contributi, inclusi i riferimenti completi, figurano nei seguenti documenti:

- una relazione dettagliata sul processo di consultazione, che sarà disponibile sul sito web degli affari marittimi (http://ec.europa.eu/maritimeaffairs);

- il testo dei contributi stessi, disponibile sul sito web degli affari marittimi (http://ec.europa.eu/maritimeaffairs/post_green_en.html).

2. TEMI DEL PROCESSO DI CONSULTAZIONE

2.1. Una politica marittima integrata: la ricerca di un valore aggiunto

Le parti interessate sono favorevoli a un approccio integrato della politica marittima nell’Unione europea poiché esso consente di tener conto delle esigenze e dei problemi di settori connessi che vengono attualmente trattati nel quadro di politiche distinte. Ciò può condurre all’adozione di misure contraddittorie o a situazioni in cui le esigenze delle parti interessate di un determinato settore non vengono prese in considerazione da un altro settore. In proposito, il settore portuale cita l’esempio particolarmente eloquente dell’impatto delle misure di protezione ambientale sull’espansione dei porti. La maggior parte degli interessati ritiene che una maggiore integrazione delle politiche avrà conseguenze positive.

Un altro argomento a favore dell’approccio globale è che esso consente di riunire i diversi operatori e le parti interessate. La parti interessate citano esempi specifici di integrazione sul terreno.

Le autorità regionali descrivono il tipo di cooperazione esistente. Esse accolgono favorevolmente la possibilità di stabilire maggiori contatti e una migliore cooperazione tra i livelli regionali, nazionali ed europei e chiedono una maggiore visibilità per i problemi delle regioni.

Il processo di consultazione conferma la volontà di rafforzare le relazioni tra quanti vivono e lavorano a contatto quotidiano col mare (marinai e pescatori) e quanti operano in altri settori economici collegati. Ciò conferma la possibilità di creare una responsabilità comune in materia di sostenibilità. Un esempio è il ruolo dei pescatori, il cui legame secolare col mare può essere esteso e ridefinito portandoli a contatto con altre attività, quali il turismo o la protezione ambientale.

In alcuni settori le parti interessate sottolineano i vantaggi economici dell’integrazione. Gli strumenti che consentono di integrare la raccolta e l’uso dei dati possono fornire un effettivo valore aggiunto. Gli operatori sottolineano la necessità di integrare i sistemi e le norme in materia di controllo e sorveglianza marittima. I ricercatori mettono in evidenza i vantaggi economici di un uso combinato di strumenti costosi necessari per il loro lavoro.

Benché l’approccio integrato in sé non sia oggetto di molte critiche, alcuni operano una distinzione fra l’approccio e gli strumenti. Essi chiedono che lo sviluppo di un approccio integrato non conduca a un rifacimento delle norme o a un eccesso di regolamentazione o di centralizzazione dal parte dell’UE. Un numero significativo di interessati indica di non desiderare che l’integrazione della politica incida sulle competenze esistenti.

2.2. I compiti di ciascuno: sussidiarietà significa responsabilità

Il Libro verde sulla politica marittima fa riferimento alla sussidiarietà come ad una delle basi dell’approccio integrato. Ciò significa che decisioni e misure devono essere adottate al livello più prossimo possibile alle persone e alle zone interessate e facendo ricorso alle competenze esistenti.

La reazione al Libro verde conferma l’idea della Commissione secondo cui una politica marittima europea deve essere fondata sull’attuale ripartizione delle competenze nell’UE. Il ruolo dell’Unione europea deve essere di mediazione più che di integrazione.

Un buon esempio è offerto dal dibattito sulla pianificazione del territorio: numerose parti interessate, provenienti da tutti i settori, convengono sull’utilità globale di tale pianificazione. La maggior parte precisa che la pianificazione del territorio è una competenza degli Stati membri ma sottolinea la necessità di garantire una continuità transfrontaliera e una diffusione delle migliori pratiche.

Un altro esempio è costituito dal dibattito sulle attività off-shore dei governi: l’idea di una guardia costiera europea riscuote pochi consensi, ma esiste un interesse per una cooperazione tra gli Stati membri volta a raggiungere obiettivi analoghi senza tuttavia operare un trasferimento delle competenze.

È stato posto l’accento sulla necessità di una migliore attuazione e di un’integrazione più coerente tra le politiche e i contesti giuridici esistenti. Ciò implica anche una maggiore attenzione per la valutazione d’impatto. Sono state inoltre richieste iniziative specifiche nel campo della regolamentazione al fine di colmare le lacune esistenti nell’ambito della legislazione comunitaria.

Il processo di consultazione mette in evidenza la complessità delle attività marittime europee. Tale complessità richiede sia una visione d’insieme della situazione che soluzioni ad hoc, proposte tenendo conto delle specificità regionali, delle esigenze delle parti interessate e delle loro competenze.

Le regioni costiere sono direttamente interessate dalle politiche marittime. L’ampia partecipazione di organismi pubblici locali e regionali denota un entusiasmo ad apprendere gli uni dagli altri, a condividere le proprie esperienze e a fornire il proprio contributo.

Il settore industriale chiede meno regolamentazione e più autoregolazione. Esso lascia intendere che l’autoregolazione non può essere sempre la soluzione ottimale, ma che gli effetti positivi che si ottengono premiando i buoni risultati e le migliori pratiche possono fornire un sostegno all’attuazione delle norme esistenti e aprire la strada a miglioramenti delle norme che, una volta proposti, verranno generalmente accettati.

Il processo di consultazione mostra l’importanza dell’applicazione e del rispetto delle norme. Un senso di appartenenza e di responsabilità comune possono rafforzarli - il che permette di concludere che il principio di sussidiarietà e il coinvolgimento degli interessati svolgeranno un ruolo chiave nelle future iniziative della politica marittima dell’UE.

Il dibattito ha messo in evidenza come ciascun interessato si senta proprietario del proprio pezzo del puzzle marittimo. La politica marittima europea deve far sì che tutti i pezzi del puzzle si combinino insieme, ma non deve ridisegnare ogni singolo pezzo.

In sostanza, il dibattito sulle competenze conferma la tesi al centro del Libro verde, mostrando l’impegno di tutte le parti interessate con riguardo alla propria parte di Europa marittima. Una politica marittima europea può essere coronata da successo solo a condizione di sfruttare questo impegno, garantendo che ciascun interessato assuma la sua parte di responsabilità e si senta coinvolto nel processo.

2.3. Pianeta Oceano: problemi e responsabilità su scala globale

Dal processo di consultazione è emersa chiaramente la natura globale di attività marittime come il trasporto di merci e la pesca. Varie parti interessate ritengono che l’UE dovrebbe promuovere misure per proteggere l’ecosistema mondiale anche in alto mare.

A questo proposito, la maggior parte degli interessati concorda sulla necessità di adottare regole e norme multilaterali e provvedere alla loro attuazione e applicazione. Le opinioni divergono invece in merito alle modalità. Alcuni insistono sul fatto che l’elaborazione delle norme avvenga unicamente in un contesto multilaterale e si oppongono all’idea di norme stabilite preliminarmente dall’UE. Ma un numero significativo di interessati ritiene che l’UE abbia un ruolo importante da svolgere mostrando la via da seguire.

Tutti concordano sull’utilità del fatto che l’UE dia il buon esempio. Tuttavia, le parti interessate la cui competitività dipende da condizioni di concorrenza omogenee si oppongono a una regolamentazione comunitaria che preceda l’azione normativa delle istanze internazionali.

Il processo di consultazione conferma la dimensione internazionale e multilaterale degli affari marittimi. L’Unione europea deve tener conto delle organizzazioni internazionali e delle norme da esse elaborate. Le parti interessate accettano un approccio integrato dell’aspetto internazionale della politica marittima dell’UE, ma insistono sulla necessità di una discussione caso per caso. Esse sono d’accordo sul fatto che gli strumenti e i metodi attuali servano da base e che ulteriori soluzioni vengano elaborate caso per caso.

Dare l’esempio significa anche adottare un comportamento rispettoso delle norme quando tali norme sono già state adottate. Le parti interessate precisano che è altrettanto importante rafforzare l’applicazione e il rispetto delle norme internazionali da parte degli Stati membri dell’UE e dei paesi terzi. Ciò ha condotto a proposte di dialogo, di sostegno e di rafforzamento delle capacità, formulate a paesi vicini dell’UE e ad altri partner.

Un’attenzione particolare è stata rivolta alla politica europea di prossimità, in particolare, ma non esclusivamente, da quanti hanno interessi nel Mediterraneo. Molte parti interessate appoggiano l’affermazione contenuta nel Libro verde circa l’importanza di coinvolgere i paesi vicini nei lavori relativi a una politica marittima integrata.

Il processo di consultazione conferma in tal modo la necessità di prevedere una dimensione internazionale nell’ambito della politica marittima europea. Le parti interessate vogliono garanzie che il sistema attuale venga pienamente utilizzato prima di tentare nuove soluzioni.

2.4. Uso sostenibile delle risorse: il senso di una buona gestione

Il processo di consultazione ha confermato il legame esplicito tra competitività e sostenibilità sancito dal Libro verde. La consultazione ha inoltre dimostrato che le parti interessate sanno che il suddetto legame deve essere positivo se vogliamo garantire un uso continuo dei mari e degli oceani senza ridurne il valore per gli europei e per l’umanità.

2.4.1. Competitività

Il processo di consultazione mostra in che misura la prosperità dell’Europa dipenda dalla disponibilità di servizi di trasporto marittimo sicuri ed efficienti. La loro efficienza è fondamentale per la competitività dell’UE in un mondo orientato alla globalizzazione.

Le parti interessate concordano nel ritenere che i servizi di trasporto marittimo e i porti europei sono settori con un elevato potenziale di crescita e costituiscono elementi chiave della strategia di Lisbona volta a fare dell’Europa la potenza commerciale più competitiva al mondo.

Le parti interessate concordano inoltre nel riconoscere che il rendimento internazionale e interno dell’UE nel settore marittimo si basa sulla fornitura di prodotti di qualità superiore e non sull’offerta di prezzi più bassi.

Il successo del settore marittimo europeo dipende dalla sua capacità di innovazione, che si tratti di cantieri navali o di logistica, di fabbricazione di attrezzature o di servizi collegati. Questa capacità di innovazione è ugualmente importante in altri settori marittimi come il turismo, che a sua volta contribuisce al benessere economico delle regioni costiere.

La comunicazione tra i diversi settori dell’industria marittima è migliorata grazie alla creazione di poli (“clusters”) di attività marittime nell’insieme dell’Unione europea, che hanno aumentato il rendimento dell’economia marittima.

Ciò ha richiesto un notevole coinvolgimento del settore della scienza e della ricerca. La comunità scientifica ha partecipato attivamente all’elaborazione di proposte volte a stabilire legami più stretti, da un lato, tra le scienze e gli istituti di ricerca marittima e, dall’altro, tra tecnologia e innovazione.

Le tecnologie del futuro, come lo sviluppo di energie rinnovabili e, in particolare, l’energia eolica e quella del moto ondoso, costituiranno componenti essenziali di un’economia maggiormente sostenibile. Mercati di punta come quello delle biotecnologie marine si basano su solide basi scientifiche.

La conoscenza richiede dati. Il processo di consultazione ha rivelato un vasto consenso a favore di una migliore raccolta e di un migliore utilizzo dei dati (in tempo reale e di altro tipo) relativi ai mari ed agli oceani, nonché sulle attività che vi si svolgono, ma anche dei dati socioeconomici e statistici relativi alle regioni costiere e all’economia marittima.

Le parti interessate confermano il loro interesse per le norme. Occorrono norme rigorose, che garantiscano una qualità superiore e dunque la concorrenzialità, ma anche norme a favore della sostenibilità. Il settore industriale sottolinea che una competitività fondata su norme elevate funzionerà solo a condizione che tali norme vengano universalmente applicate, garantendo in tal modo condizioni di concorrenza omogenee. Viene inoltre sottolineato che le iniziative volontarie producono talvolta migliori risultati rispetto a una regolamentazione prescrittiva. Molte parti interessate osservano che un innalzamento delle norme a livello mondiale potrebbe richiedere la guida dell’UE. Altri sottolineano che, malgrado la presenza di operatori affidabili, molti hanno meno scrupoli, e che l’applicazione e il controllo delle regole restano una necessità.

La consultazione ha anche messo in evidenza gli effetti involontari della regolamentazione in settori come l’uso di imbarcazioni tradizionali per il turismo, o i costi non necessari del trasporto marittimo europeo dovuti al fatto che i trasferimenti in nave tra porti diversi di Stati membri dell’UE vengono sempre considerati internazionali, anche quando il carico è costituito da merci sdoganate nel mercato interno.

Norme più rigorose implicano anche standard più elevati per un personale di qualità. Molti operatori dell’UE hanno al loro attivo risultati eccellenti per quanto riguarda l’assunzione di personale e le condizioni di lavoro, ma molto può essere fatto per migliorare la situazione del personale marittimo in vista di un altro obiettivo: posti di lavoro di qualità superiore per un personale di qualità superiore. Le parti interessate indicano che è possibile migliorare le qualifiche e la formazione, nonché combinare le competenze marittime tradizionali con competenze moderne. I pareri divergono sulla questione se sia o meno giustificato che determinati settori marittimi restino esclusi dalla legislazione sociale dell’UE e su quali in particolare debbano esserlo, ma vi è consenso sulla necessità di contribuire a condizioni di concorrenza eque globali per il settore e sul ruolo che la normativa UE può svolgere in proposito.

Numerosi contributi affermano che la mobilità intersettoriale, favorita da azioni di formazione e qualifiche basate sulle necessità del settore e combinata a prospettive di carriera attraenti e multisettoriali, costituisce un fattore essenziale per la competitività dei settori marittimi europei.

L’indipendenza degli operatori economici viene addotta come argomento per giustificare l’opposizione a un sostegno pubblico alle attività economiche. Le parti interessate insistono tuttavia sulla necessità di un contesto operativo adeguato e accolgono dunque positivamente il sostegno statale, ad esempio a favore di norme più rigorose, per garantire il mantenimento di eque condizioni di concorrenza e per premiare i comportamenti virtuosi o le azioni che apportano vantaggi alla comunità.

2.4.2. Sostenibilità

Tutti concordano sulla necessità di creare zone marine protette, ma la loro delimitazione rimane controversa. Ciascuna delle parti vuol far prevalere il proprio punto di vista, il che conferma la necessità di un coordinamento e di una pianificazione a monte in materia di organizzazione del territorio.

Le condizioni dell’ambiente marino sono fonte di grandissima preoccupazione. Tra le minacce menzionate vi è il grado di sfruttamento delle risorse vive derivante da una pesca eccessiva nonché il cambiamento climatico. La relazione tra gli oceani e il clima è considerata un aspetto fondamentale della politica climatica dell’UE.

Lo sviluppo di biotecnologie marine o di altri usi delle risorse genetiche è visto come un’opportunità e mostra l’esigenza di un approccio integrato che colleghi ricerca, sostenibilità e adozione di norme su scala internazionale.

Le parti interessate precisano che circa l’80% dell’inquinamento marino deriva da fonti terrestri e chiedono che vengano adottate nuove misure in proposito. Questo aspetto viene particolarmente sottolineato dalle organizzazioni che hanno interessi nel Baltico. Molti chiedono che i rischi ambientali ereditati dal passato come i relitti di navi o i resti di munizioni di guerra vengano presi in considerazione nel pianificare nuovi progetti.

Alcuni sottolineano l’importanza della strategia tematica per l’ambiente marino come pilastro ambientale della politica marittima dell’UE. Viene evidenziata la necessità di adottare rapidamente la proposta di direttiva sulla strategia marina.

Le parti interessate ricordano anche l’importanza di collegamenti tra gli strumenti ambientali esistenti e l’attuazione della strategia tematica per l’ambiente marino. Coerenza e compatibilità sono considerati elementi essenziali per l’attuazione di tutti questi strumenti. Alcuni sottolineano la necessità di andare oltre la strategia tematica per l’ambiente marino al fine di includere obiettivi più ampi di protezione ambientale, mentre altri intendono garantire che le analisi d’impatto delle misure e delle norme ambientali tengano nella dovuta considerazione le priorità economiche.

Al fine di garantire la gestione sostenibile dei mari e degli spazi costieri occorre lavorare sulla base di ecosistemi ed ecoregioni. Le parti interessate sottolineano la necessità di una cooperazione tra le regioni costiere e gli Stati membri limitrofi, nonché con i paesi vicini. Le caratteristiche di ciascun ecosistema e di ciascuna regione devono essere prese in considerazione. Viene confermato il ruolo fondamentale delle convenzioni marittime regionali.

Gli operatori sottolineano i vantaggi ambientali derivanti dalla navigazione e le possibilità di un maggiore utilizzo dei trasporti sulle vie navigabili interne e dell’intermodalità rispetto ad altri sistemi di trasporto. Essi tuttavia riconoscono che l’inquinamento atmosferico e marino derivante dalle navi nonché lo smantellamento di queste ultime costituiscono problemi da risolvere, in merito ai quali essi concordano sugli obiettivi da raggiungere ma non sulle soluzioni da adottare. Gli operatori sono favorevoli a soluzioni internazionali, accettando spesso tacitamente che ciò possa condurre a ritardi o a soluzioni meno efficaci.

Le autorità regionali, in particolare quelle situate nelle regioni periferiche, sono pienamente consapevoli del fatto che la futura prosperità e sostenibilità di settori quali il turismo e la pesca – sia industriale che sportiva – dipendono dalla capacità di salvaguardare i litorali e la salute degli ecosistemi marini.

Molte voci si levano a favore di una maggiore integrazione delle tematiche ambientali nella politica della pesca, combinata a una maggiore integrazione di quest’ultima nella politica marittima. Le parti interessate sottolineano altresì la necessità di prendere maggiormente in considerazione i pareri scientifici al momento della fissazione dei contingenti per gli stock ittici commerciali nonché di intensificare l’applicazione alla pesca dell’approccio per ecosistemi. Una gestione sostenibile della pesca richiede un sistema semplificato ed efficace di sorveglianza, controllo e attuazione. Stabilendo un legame tra la ricerca ambientale e la ricerca nel settore della pesca si dovrebbero ottenere risultati più efficaci e maggiormente sostenibili. Le parti interessate indicano che occorre una migliore comprensione dell’impatto dell’acquacoltura sull’ecosistema in generale.

Viene altresì evidenziata la necessità di una migliore formazione, di migliori condizioni di lavoro e di migliori prospettive di occupazione per i pescatori. Senza un progresso in questi settori, le parti interessate ritengono irrealistico immaginare un approccio sostenibile della pesca: la soluzione di grandi problemi internazionali, come la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata, è strettamente legata all’occupazione e alle condizioni di lavoro, ma anche all’esecuzione delle norme.

Molti chiedono l’elaborazione di strumenti atti a valutare le conseguenze intersettoriali e ambientali delle attività economiche per consentire un’organizzazione e una pianificazione maggiormente sostenibili di queste attività. Molti sottolineano inoltre la crescente esposizione del settore ai rischi derivanti dal cambiamento climatico e alle sue conseguenze.

2.5. Gestione marittima: strumenti comuni per una politica comune

2.5.1. Pianificazione territoriale

Le parti interessate insistono sulla necessità di un coordinamento nella gestione e nella pianificazione degli usi concorrenti dei mari. L’aumento delle attività economiche e la loro crescente interattività, nonché il numero sempre maggiore di strumenti utilizzati per garantire la sostenibilità sono tali che, in assenza di strumenti di gestione e di pianificazione integrati sarà ancora più difficile riuscire a garantire lo sviluppo sostenibile della nostra relazione con i mari e con gli oceani. La maggior parte degli interessati concorda nel sostenere che la pianificazione dello spazio marittimo potrebbe essere un ottimo strumento da utilizzare nell’insieme dell’UE, ma che la competenza deve rimanere nazionale.

Le opinioni variano in larga misura quanto al concetto, al suo campo di applicazione e ai legami con gli strumenti esistenti (come la gestione integrata delle zone costiere e la proposta di direttiva sulla strategia marina). La maggior parte degli interessati concorda sul fatto che l’approccio per ecosistemi dovrebbe essere alla base della pianificazione e della gestione delle attività marittime.

2.5.2. Dati e sorveglianza

L’iniziativa relativa alla creazione di una rete europea di dati è generalmente accolta con favore e vengono avanzate varie proposte relative agli aspetti pratici della sua realizzazione.

Una delle proposte è quella di rendere i dati disponibili per mezzo di uno strumento interattivo che informi i cittadini europei su tutti gli aspetti delle relazioni tra l’Europa e i suoi mari. I dati relativi in particolare all’ubicazione dei siti del patrimonio possono inoltre ridurre i rischi per i promotori di progetti, che possono pianificare i siti da evitare o da trattare.

Una sorveglianza e un controllo più efficaci del traffico marittimo possono garantire una migliore applicazione delle norme. Pochi contestano il fatto che la normalizzazione, l’interconnessione e la comunicazione tra i sistemi settoriali esistenti possano portare a una riduzione dei costi.

2.5.3. Finanziamento

Il processo di consultazione ha evidenziato la difficoltà di stabilire in che misura le spese strutturali dell’UE contribuiscano alla realizzazione degli obiettivi della politica marittima.

Per questo motivo le parti interessate regionali, compreso il Comitato delle regioni, chiedono l’adozione di strategie specifiche e mirate in materia di finanziamento delle regioni costiere, fondate su una maggiore trasparenza e sulla creazione di un legame fra gli strumenti finanziari esistenti, il tutto nell’ambito di un Fondo costiero europeo.

2.6. Gli Europei e il mare: partecipazione e impegno

Il processo di consultazione sulla politica marittima dell’Unione europea ha suscitato nelle parti interessate del settore degli affari marittimi un interesse inaspettato.

I contributi chiedono consultazione e dialogo, ma anche una maggiore informazione di tutti i soggetti interessati dalla politica marittima.

Gli operatori economici sono favorevoli al principio di un approccio integrato e sperano che esso possa condurre a una maggiore trasparenza ed efficacia nell’elaborazione delle politiche e nell’attività di regolamentazione nell’ambito dell’UE. Essi considerano l’elaborazione di una politica marittima integrata nel contesto di un’economia marittima fiorente e di trasporti marittimi e attività portuali in piena espansione e chiedono la creazione di forti legami tra i settori e le attività connesse sotto forma di poli di attività, anche a livello comunitario.

Le regioni manifestano un fervente entusiasmo per l’approccio integrato. Esse sottolineano il ruolo delle regioni costiere in quanto centri dell’economia marittima, parti dell’ambiente costiero e marittimo e zone dipendenti da una gestione costiera sostenibile. Esse sperano inoltre di trarre vantaggi dal legame stabilito tra l’azione a livello europeo e le attività a terra nelle regioni costiere e dal rafforzamento della partecipazione dei governi degli Stati membri a questo processo.

Gli Stati membri sono favorevoli al principio di una gestione integrata degli affari marittimi. Essi inquadrano la proposta di una politica marittima integrata nel contesto del loro interesse ad assicurare uno sviluppo stabile e sostenibile della loro economia marittima e delle loro regioni costiere e auspicano che una nuova politica marittima dia vita a processi ben funzionanti e funga da catalizzatore per le buone pratiche.

Le istituzioni e gli organismi dell’UE sono totalmente favorevoli a questo approccio e si sforzano di superare i vincoli settoriali nelle loro procedure per poter dare una risposta coordinata al Libro verde. Essi inquadrano il progetto di una politica marittima europea nel contesto della mondializzazione, di un utilizzo crescente dei mari e degli oceani, del cambiamento ambientale e climatico e della necessità, per le comunità delle regioni costiere e marittime, di essere pienamente associate al processo. Alcune delle proposte formulate dalle istituzioni vanno al di là di quanto previsto dal Libro verde.

La risposta dei privati cittadini e della società civile non è stata univoca. Alcuni temono che l’UE si appropri di competenze locali o nazionali ma, nell’insieme, le reazioni indicano che il pubblico si preoccupa dell’ecosistema marino del pianeta e che ha l’impressione che l’azione dei governi sia insufficiente a far fronte alle pratiche nocive per tale ecosistema.

Le ONG ambientali chiedono all’UE di intervenire nella pianificazione degli spazi marittimi e costieri per garantire l’attuazione di una gestione basata sugli ecosistemi. L’integrazione delle politiche settoriali serve a garantire l’integrazione degli obiettivi ambientali in tutti i settori. Gli interessati sottolineano sistematicamente la necessità di far sentire la propria voce lungo tutto il processo, comprese l’elaborazione e attuazione future della politica marittima dell’UE.

L’avvio di una consultazione sulla politica marittima ha inoltre risvegliato l’interesse di quanti desiderano informare e diffondere notizie sui nostri mari e oceani. La conoscenza, da parte dei cittadini europei, delle nostre coste e di quanto si trova al di là è considerata un elemento di sostegno, sia per le economie marittime, la cui prosperità dipende dall’attrattiva di queste regioni, sia per il nostro ambiente marino, la cui salvaguardia dipende dalla sensibilizzazione dei cittadini. Esiste tuttavia un consenso generale quanto alla necessità di migliorare l’immagine generale dei settori marittimi. Molteplici idee sono state avanzate riguardo all’organizzazione di scambi di migliori pratiche e conferenze, alla partecipazione di esperti del mondo marittimo come i pescatori o alla realizzazione di progetti su scala ridotta volti ad informare le comunità locali o i turisti.

In conclusione, il processo di consultazione ha suscitato una moltitudine di idee e un desiderio di partecipare a un progetto che dalla maggior parte degli interessati è considerato a lungo termine e che si basa sull’apprendimento e sullo sviluppo iterativo permanente. Il processo non si è limitato ad introdurre l’idea di un nuovo approccio integrato degli affari marittimi, ma ha aperto anche la strada a un nuovo modo di elaborare le politiche.

“ Il dibattito politico sull’elaborazione di una politica marittima dell’Unione europea è, a mia conoscenza, la migliore occasione che sia stata mai offerta di far comprendere alla società l’importanza mondiale e locale che rivestono gli oceani e i risultati della ricerca e dell’innovazione marina ” – Dott. Peter Heffernan, direttore esecutivo, Irish Marine Institute, Galway