52006DC0601

Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo - Strategia per l’Africa: Un partenariato politico regionale per la pace, la sicurezza e lo sviluppo nel Corno d’Africa {SEC(2006)1307} /* COM/2006/0601 def. */


[pic] | COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE |

Bruxelles, 20.10.2006

COM(2006) 601 definitivo

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO E AL PARLAMENTO EUROPEO

Strategia per l’Africa: un partenariato politico regionale per la pace, la sicurezza e lo sviluppo nel Corno d’Africa{SEC(2006)1307}

REGIONE DEL CORNO D’AFRICA [pic]

INDICE

1. Introduzione 4

1.1. Quadro d’azione 4

1.2. L’importanza strategica del corno d’africa per l’unione europea 5

2. Dimensione e dinamiche regionali 6

2.1. Interconnessioni regionali 6

2.2. Questioni regionali trasversali 7

3. Un programma di lavoro per intervenire a livello regionale 9

3.1. Promuovere una cooperazione e un’integrazione politiche ed economiche efficaci a livello regionale 9

3.2. Risolvere le principali questioni politiche strategiche nazionali che presentano ramificazioni regionali 10

3.3. Trattare le questioni trasversali e transfrontaliere nel corno d’africa 10

4. Un contesto favorevole alla riuscita del partenariato 11

4.1. Misure di accompagnamento proposte per l’ue 11

4.2. Misure di accompagnamento proposte per i partner del corno d’africa 12

5. Conclusioni 13

6. Elenco degli acronimi 14

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO E AL PARLAMENTO EUROPEO

Strategia per l’Africa: un partenariato politico regionale per la pace, la sicurezza e lo sviluppo nel Corno d’Africa

1. INTRODUZIONE

1.1. Quadro d’azione

Il 20 marzo 2006, la Commissione europea ha presentato all’11º vertice dei capi di Stato e di governo dell’IGAD (Autorità intergovernativa sullo sviluppo) un progetto iniziale di strategia per la pace, la sicurezza e lo sviluppo nella regione del Corno d’Africa. La presente comunicazione dimostra l’interesse reciproco e la volontà politica di adoperarsi per la stabilità e la solidarietà regionali ed è il frutto delle consultazioni ad alto livello che si sono susseguite da tale data e alle quali hanno partecipato tutti i paesi dell’IGAD ed altri soggetti regionali quali la Lega degli Stati arabi e l’Egitto.

La comunicazione poggia su due importanti strategie che vengono già attuate dall’UE: il “ consenso europeo in materia di sviluppo ” adottato dal Parlamento europeo, dal Consiglio e dai rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio e dalla Commissione il 20 dicembre 2005[1] e la “ strategia dell’UE per l’Africa” approvata dal Consiglio europeo dei giorni 15 e 16 dicembre 2005. La prima fornisce un quadro politico generale volto a conseguire la riduzione della povertà e lo sviluppo sostenibile mediante un’impostazione basata sulla prevenzione per ovviare alla fragilità degli Stati, sostenendo la prevenzione e la risoluzione dei conflitti e adoperandosi per la pace. La seconda strategia, che poggia sulla politica dell’UE nei confronti dell’Africa, precisa che questioni quali la pace e la sicurezza, l’immigrazione e le interconnessioni o la gestione delle catastrofi richiedono in linea di principio una risposta a livello regionale o continentale e sottolinea la necessità di formulare un’impostazione globale in materia di prevenzione dei conflitti che cerchi di integrare le politiche e gli interventi nei settori della sicurezza, dello sviluppo e della governance democratica. L’UE dovrebbe ricorrere sempre più spesso a strategie e strumenti di sviluppo regionali e nazionali per affrontare le cause strutturali dei conflitti.

La sicurezza e lo sviluppo sono questioni importanti e complementari. Laddove manchino sicurezza e sviluppo è impossibile garantire lo sviluppo ed eliminare la povertà; analogamente, non è possibile conquistare una pace duratura senza sviluppo e senza l’eliminazione della povertà.

Questo presupposto fondamentale su cui si basa la strategia dell’UE per l’Africa è di particolare rilevanza nella regione del Corno d’Africa, una delle regioni del mondo più esposte ai conflitti ed una delle più povere. La lunga controversia relativa ai confini tra Eritrea ed Etiopia, la crisi somala e i conflitti in Sudan e nell’Uganda settentrionale incidono sui mezzi di sussistenza di milioni di persone, allontanando la regione dagli obiettivi del millennio per lo sviluppo (OMS).

Sulla base di questo quadro d’azione, la Commissione europea propone di realizzare un “ partenariato politico regionale” con il Corno d’Africa [2] , come banco di prova per l’applicazione della strategia dell’UE per l’Africa. La presente comunicazione intende essenzialmente contribuire a ridurre l’instabilità nella regione, presupposto indispensabile per conseguire gli OMS. Essa presenta un’impostazione globale per la prevenzione dei conflitti nel Corno d’Africa, affrontando a breve e medio termine le cause principali dell’instabilità a livello nazionale e regionale e potenziando la cooperazione regionale. Essa dovrebbe orientare l’azione esterna dell’UE nella regione, nonché la formulazione dei documenti di strategia nazionale e regionale.

1.2. L’importanza strategica del Corno d’Africa per l’Unione europea

Una regione prospera, democratica, stabile e sicura è nell’interesse dei paesi e dei popoli del Corno d’Africa e dell’UE. Di converso, un Corno d’Africa incontrollato, politicamente trascurato, economicamente emarginato e danneggiato sotto il profilo ambientale può compromettere la stabilità generale e gli obiettivi della politica di sviluppo della regione e dell’Unione europea e minacciare la sicurezza di quest’ultima.

Oltre ad essere il partner più importante della regione del Corno d’Africa in termini di sviluppo, l’UE è uno dei principali fornitori di aiuti umanitari. La vulnerabilità e la disuguaglianza socioeconomiche, le carenze nel settore dei diritti umani e sociali, l’insicurezza alimentare cronica, la competizione per le scarse risorse naturali, la mediocre governance e la crescita demografica sono problemi fondamentali che le politiche dell’UE in materia di stabilità e di riduzione della povertà cercano di affrontare, unitamente ai partner regionali e internazionali. La stabilità del Corno d’Africa è inoltre di fondamentale importanza strategica per la sicurezza dell’UE. Le dinamiche transfrontaliere, quali l’immigrazione clandestina, il traffico illegale di armi e stupefacenti e i flussi di rifugiati, rappresentano fattori di instabilità e di tensione che si diffondono in tutta la regione e aldilà dei suoi confini e potrebbero addirittura raggiungere l’UE. Il Corno è ormai oggetto di una sempre più intensa sorveglianza internazionale nell’ambito della lotta al terrorismo a causa della diffusione dell’estremismo religioso e delle influenze ideologiche esercitate dalle sottoregioni limitrofe. L’insicurezza che domina la regione ha contribuito altresì a una cultura di illegalità e banditismo e all’affermarsi della categoria dei signori della guerra (warlordism). Il confine tra conflitto politico, criminalità e terrorismo tende quindi ad essere piuttosto incerto.

La stabilità del Corno d’Africa è inoltre fondamentale per l’UE sotto il profilo economico. La regione è infatti vicinissima a zone strategicamente importanti del Medio Oriente: fiancheggia il Mar Rosso, via navigabile essenziale per il commercio e l’approvvigionamento – in particolare energetico – dell’Unione europea; è vicina all’Arabia Saudita, il principale produttore mondiale di petrolio; si estende su entrambe le sponde del bacino del Nilo, di vitale importanza per l’Egitto (la cui stabilità costituisce a sua volta un importante elemento di stabilità nel Mediterraneo e in Medio Oriente) ed è vicinissima a paesi contemplati dalla politica di prossimità dell’UE, tanto nel Nord Africa quanto nel Vicino Oriente. L’UE è infine il principale partner commerciale internazionale della regione e i suoi interessi economici potranno crescere se le forniture energetiche e la crescita economica della regione continueranno ad aumentare e verranno adeguatamente gestite.

È importante sottolineare che altri paesi, segnatamente gli Stati Uniti, la Cina e l’India, hanno colto l’importanza strategica del Corno d’Africa e stanno investendo ingenti risorse nella regione.

2. DIMENSIONE E DINAMICHE REGIONALI

2.1. Interconnessioni regionali

La regione del Corno presenta dimensioni regionali, politiche e transfrontaliere particolarmente complesse . Tra queste figurano la confluenza delle culture bantu/nilotica, araba, egiziana e abissina; le molteplici guerre per la successione, l’autonomia o le rivendicazioni territoriali (molte delle quali collegate all’identità etnica o religiosa), il controllo delle risorse e le controversie sulle frontiere; l’impatto regionale della crescita demografica, del cambiamento climatico e delle relative pressioni sulle risorse naturali; gli attriti causati dalla competizione per le risorse idriche del Nilo; l’elevata percentuale di pastori nomadi, uniti più da legami etnolinguistici che da confini politici, che figurano tra i gruppi più emarginati della regione; una cultura improntata al militarismo e alcuni interessi radicati nell’economia di guerra; l’abbandono, il sottosviluppo e l’insicurezza delle zone di frontiera della regione. Tutti questi fattori, che contribuiscono all’instabilità, ai conflitti, alla povertà e a una mediocre governance, richiedono soluzioni regionali con componenti transfrontaliere e transnazionali, complementari a risposte nazionali adeguate.

Il Corno non si trova ad affrontare una serie di conflitti distinti ma piuttosto un sistema regionale di insicurezza , in cui i conflitti e le crisi politiche si alimentano reciprocamente. L’attuale contesto politico e ideologico del Corno d’Africa contribuisce a una crescente polarizzazione e a una profonda faglia di instabilità che si estende dal Darfur alla Somalia meridionale e incide negativamente su tutta la regione. Organizzazioni regionali quali l’Unione africana (UA) e l’IGAD svolgono un ruolo fondamentale nella ricerca di soluzioni durature ai problemi del Corno d’Africa. L’ allegato I presenta una panoramica dell’attuale contesto regionale.

Una panoramica di alcune delle interconnessioni regionali più importanti tra i principali conflitti della regione figura nell’ allegato II . Si possono trarre le seguenti conclusioni:

- la maggior parte dei confini è instabile, le regioni frontaliere sono inclini a vari tipi di conflitti e numerosi confini sono oggetto di controversia;

- la maggior parte dei paesi che condividono una frontiera hanno, o hanno avuto recentemente, relazioni difficili tra di loro, che possono essere causa di violenza;

- è dimostrato che in tutti i principali conflitti della regione alcuni Stati offrono rifugio, basi arretrate, aiuto militare e riconoscimento diplomatico a gruppi che combattono guerre nei paesi vicini.

Tali interconnessioni regionali si sono manifestate in vari modi:

- un importante sviluppo politico recente consiste nel ravvicinamento tra il Sudan, l’Eritrea e i tribunali islamici affermatisi in Somalia;

- le tensioni tra Etiopia ed Eritrea hanno ripercussioni non solo lungo la frontiera comune ma anche sulla politica interna dei due paesi e sui conflitti in Somalia e Sudan;

- l’Etiopia ha avuto o continua ad avere relazioni complesse con molti paesi vicini;

- l’instabilità che caratterizza attualmente il Darfur e la Somalia meridionale è stata alimentata da fattori internazionali e si ripercuote sui paesi e sulle regioni vicini.

2.2. Questioni regionali trasversali

Le crisi in atto nel Corno d’Africa presentano numerose importanti questioni trasversali comuni.

Governance e sicurezza. Per ridurre l’instabilità del Corno d’Africa è essenziale affrontare la questione dell’interdipendenza tra insicurezza, povertà e governance. Al centro di tali relazioni si trovano comunità che si sentono emarginate nella distribuzione nazionale del potere, della ricchezza e dell’accesso alle risorse naturali, ai servizi sociali, alla sicurezza e alla giustizia. Tali comunità potrebbero nutrire col tempo risentimenti che rischiano di sfociare in violente ribellioni. I conflitti nel Corno d’Africa possono venire inaspriti da potenti reti di soggetti statali e non, quali i signori della guerra e la comunità imprenditoriale, che si avvantaggiano delle economie di guerra – comprese le reti dei trafficanti di armi, droga ed esseri umani – che essi controllano in qualche misura, e che hanno quindi interesse a mantenere lo statu quo, intensificando così l’emarginazione delle comunità e la manipolazione dei gruppi etnici. Inoltre, l’instabilità e i conflitti nel Corno d’Africa e, in alcuni casi, la violazione dei diritti universali, sono diventati endemici a causa della mancanza di uno spazio politico per la risoluzione pacifica dei conflitti, dell’autoritarismo e del militarismo, nonché dell’ingerenza di potenze esterne.

Fondamentalismo religioso. Il fondamentalismo religioso sta diventando un problema regionale sempre più grave a causa dei seguenti fattori: i) la debolezza delle istituzioni dello Stato nel Corno d’Africa, che attira i gruppi fondamentalisti nella regione; ii) i risentimenti suscitati dalla povertà e dai conflitti, che fanno della regione un terreno fertile per lo sviluppo dell’estremismo e dell’attivismo religiosi e iii) l’influenza esercitata sulla regione dall’ideologia fondamentalista estremista, proveniente in particolare da alcune regioni del vicino Medio Oriente.

Migrazione, rifugiati e sfollati interni. Il Corno d’Africa è una delle regioni del mondo col più alto numero di immigrati e rifugiati. Tutti gli Stati della regione sono seriamente interessati da tale fenomeno, quali paesi d’origine di rifugiati/migranti, paesi di transito o di destinazione oppure di entrambi. Gli sfollati interni, che restano particolarmente vulnerabili e rappresentano il gruppo più nutrito, devono essere presi in considerazione nell’equazione sviluppo uguale insicurezza. Questa crisi, che assume un’importante dimensione regionale in termini di politica e sicurezza, rappresenta un indicatore di emarginazione ed esclusione politica ed è fonte di instabilità regionale che alimenta l’insorgere di tensioni tra Stati. Inoltre, i rifugiati sono facilmente preda dei trafficanti e delle reti criminali/terroriste. La tratta di esseri umani verso i paesi del Golfo, che interessa non solo i rifugiati ma anche le comunità povere ed emarginate, e il fatto che la regione sia un’importante via d’accesso all’Europa costituiscono un problema serio.

Proliferazione e abuso delle armi leggere e di piccolo calibro (SALW - Small Arms and Light Weapons). La proliferazione e l’abuso delle armi leggere e di piccolo calibro rappresentano un grave problema in tutto il Corno d’Africa. L’ampia disponibilità e il notevole afflusso di tali armi sono in parte conseguenza di guerre passate e in corso nel Corno e nelle regioni vicine (oltre alla fornitura di armi a gruppi di oppositori/ribelli da parte di Stati terzi), e contribuiscono alla presenza di signori della guerra, milizie, reti criminali, nonché alla criminalità e alla violenza armate nella regione. Tale fattore favorisce inoltre il terrorismo.

Il traffico di armi leggere e di piccolo calibro e gli altri traffici effettuati nel Corno hanno un’importante dimensione interregionale e mondiale. I traffici di armi su vasta scala prosperano tra il Corno d’Africa e la regione dei Grandi laghi, l’Africa centrale, l’Africa settentrionale e la penisola araba. Pertanto, numerosi Stati membri dell’UE hanno deciso di rivolgere particolare attenzione al traffico di sistemi di difesa antiaerea portatili (MANPADS) e di altre armi estremamente sensibili attraverso il Mar Rosso e il Golfo di Aden.

Sicurezza ai confini. L’insicurezza e il sottosviluppo delle zone frontaliere e periferiche sono fattori determinanti dell’instabilità regionale. La permeabilità delle frontiere è spesso causa di livelli elevati di insicurezza, contrabbando e traffici, violenza e degrado ambientale.

La competizione per l’accesso a risorse naturali quali acqua, legname e prodotti forestali non legnosi, risorse ittiche e terreni fertili, sortisce ulteriori effetti negativi sulla sicurezza della popolazione nella regione, specialmente quando è accompagnata dalla crescita demografica e dall’emarginazione delle regioni isolate. L’impatto della desertificazione e dei cambiamenti climatici intensificherà ancor più la pressione sulle risorse naturali.

L’accesso alle scarse risorse idriche e la tutela ambientale di tali risorse presentano una dimensione regionale particolarmente importante dato che il principale bacino fluviale della regione, quello del Nilo, costituisce una risorsa transfrontaliera condivisa da dieci Stati, compresi cinque dei sette paesi del Corno d’Africa. Altri importanti fiumi transfrontalieri, che nascono in Etiopia, sono l’Uebi Scebeli e il Giuba che attraversano la Somalia e l’Omo che scorre in Kenya. Potenziali tensioni regionali riguardano la condivisione delle acque del Nilo, in particolare tra l’Egitto e gli Stati rivieraschi a monte del fiume.

Desta preoccupazione anche l’insicurezza alimentare strutturale , che interessa essenzialmente nomadi dediti alla pastorizia[3] e all’agropastorizia. L’esaurimento delle risorse naturali e delle polle d’acqua e il degrado dei pascoli sono all’origine di tensioni e conflitti etnici nel Corno d’Africa. L’insicurezza alimentare ha implicazioni causa-effetto per la stabilità regionale. È essenziale contrastare le radici politiche dell’insicurezza alimentare per interrompere il circolo vizioso instabilità-fame-instabilità.

Pastorizia. Nel Corno d’Africa vi sono numerosissimi pastori che praticano la transumanza e pastori transfrontalieri, le cui comunità sono spesso emarginate ed escluse. Politiche mediocri hanno incoraggiato o tollerato conflitti violenti tra pastori o tra questi e altri gruppi della popolazione. I pastori sono stati trascinati nei traffici, nei movimenti di ribellione e in conflitti sempre più violenti.

Anche le relazioni tra gruppi dediti alla pastorizia e all’agropastorizia sono fondamentali, dato che l’accesso ai terreni, all’acqua e ad altre risorse naturali essenziali per l’agricoltura è causa di tensioni.

Un’importante questione trasversale che aggrava tutti questi fattori è l’ impennata demografica nella regione ( Allegati III e IV ). La regione IGAD (Autorità intergovernativa per lo sviluppo) conta attualmente 195 milioni di abitanti, una cifra che secondo le stime salirà a 480 milioni nel 2050, pari al 25% della popolazione totale dell’Africa. Questo rapido incremento demografico esercita una sempre maggiore pressione sulle scarse risorse naturali e rappresenta una sfida per lo sviluppo e la stabilità della regione.

3. UN PROGRAMMA DI LAVORO PER INTERVENIRE A LIVELLO REGIONALE

Il programma di lavoro affronta le principali questioni regionali illustrate in precedenza, concentrandosi su azioni e iniziative concrete che occorre realizzare per conseguire una maggiore stabilità politica nella regione.

3.1. Promuovere una cooperazione e un’integrazione politiche ed economiche efficaci a livello regionale

Una priorità del partenariato regionale consiste nel rafforzare la capacità e l’impegno politico dell’UA, dell’IGAD e di altre organizzazioni subregionali per consentir loro di svolgere un ruolo di primissimo piano nella stabilizzazione regionale. Il consolidamento del partenariato tra l’UE, l’UA e le organizzazioni subregionali dovrebbe comprendere le misure seguenti.

1. Miglioramento della cooperazione politica e funzionale con l’IGAD mediante l’elaborazione di una visione e di un piano di attuazione comuni imperniati su tre principali settori di cooperazione: i) pace, sicurezza e governance; ii) pastorizia e sicurezza alimentare e iii) sviluppo istituzionale.

2. Partecipazione attiva dell’UA nel Corno d’Africa e potenziamento delle capacità africane[4], segnatamente in materia di prevenzione e mediazione dei conflitti, nonché di operazioni militari di mantenimento della pace e di controllo. La creazione dell’ EASBRIG (Eastern African Standby Military Brigade – Brigata di pronto intervento dell’Africa orientale) nel quadro della Forza d’intervento africana rappresenta uno sviluppo positivo in termini di rafforzamento delle capacità di condurre operazioni militari di mantenimento della pace e di controllo. L’UE potrebbe prendere in considerazione la possibilità di sostenere tale iniziativa e di potenziare le capacità del segretariato del Consiglio per la pace e la sicurezza dell’UA.

3. Promozione dell’integrazione regionale nel Corno d’Africa, anche attraverso i negoziati relativi agli accordi di partenariato economico (APE) . Il COMESA e la Comunità dell’Africa orientale (EAC), strumenti fondamentali dell’integrazione regionale, dovrebbero assolutamente partecipare a tutte le strategie a lungo termine volte ad instaurare la pace nella regione. Nei programmi regionali e panafricani della CE verrà rivolta particolare attenzione alle infrastrutture e alle comunicazioni quali strumenti strategici di integrazione regionale conformemente alla strategia per l’Africa.

Nel quadro del partenariato tra l’UE e l’Africa in materia di infrastrutture, l’UE svilupperà le infrastrutture e i relativi servizi, nonché le interconnessioni nel Corno d’Africa e tra le regioni africane.

4. Nel dicembre 2005, il Consiglio europeo ha accettato di appoggiare le iniziative dell’Africa in materia di controllo e miglioramento della governance e di avviare un’iniziativa sulla governance a sostegno delle riforme nazionali promosse dal Meccanismo africano di valutazione inter pares (APRM) . Vari paesi della regione del Corno d’Africa (Etiopia, Sudan, Kenya e Uganda) hanno già aderito all’APRM; il sostegno all’attuazione delle riforme dovrebbe essere fornito nel quadro dell’iniziativa dell’UE in materia di governance.

3.2. Risolvere le principali questioni politiche strategiche nazionali che presentano ramificazioni regionali

Questa parte del programma di lavoro privilegia le principali questioni politiche strategiche a livello nazionale che potrebbero avere gravissime conseguenze sul piano regionale. Una serie di questioni e di obiettivi prioritari regionali, indicati in appresso, potrebbe essere oggetto di un dialogo politico tra l’UE e il Corno d’Africa.

1. In Sudan, occorre identificare i sostenitori e gli oppositori regionali del processo/dei processi di pace e i loro interessi e tenerne conto nel dialogo e nella cooperazione. Particolare attenzione va rivolta alle implicazioni regionali della crisi del Darfur.

2. Il sostegno transfrontaliero degli Stati ai gruppi armati dovrebbe figurare all’ordine del giorno politico/diplomatico dell’UE e dei paesi della regione del Corno d’Africa.

3. Occorrono iniziative volte a trovare soluzioni alle questioni relative alla demarcazione dei confini, segnatamente di quello tra Etiopia ed Eritrea, carico di conseguenze per la regione. La normalizzazione delle relazioni tra i due paesi è fondamentale per la pace e la stabilità nel Corno.

4. Si dovrebbe sviluppare e riesaminare l’impostazione politica nei confronti del Kenya e di Gibuti, tenendo conto del loro ruolo nella stabilità regionale.

5. In materia di stabilità regionale, non è possibile optare per una “politica di contenimento” in Somalia; bisogna anzi contrastare le cause profonde dell’instabilità del paese. Occorre tener conto delle preoccupazioni dei paesi vicini, i quali dovrebbero svolgere un ruolo positivo e stabilizzante nel processo di pace somalo. Ancorare la Somalia nel partenariato regionale servirà per valutare l’efficacia della sua attuazione (cfr. l’ Allegato V ).

6. Il processo di pace nel nord dell’Uganda dovrebbe tener conto delle dimensioni regionali del conflitto, in particolare per quanto riguarda il Sudan meridionale.

3.3. Trattare le questioni trasversali e transfrontaliere nel Corno d’Africa

Diverse importanti questioni trasversali e transfrontaliere devono essere trattate in maniera sistematica. La comunicazione propone un’azione regionale dell’UE fondata su tre elementi di base interrelati e descrive all’ Allegato VI misure strategiche volte a conseguire i seguenti obiettivi.

1. Miglioramento della governance e della sicurezza e maggiore impegno nei confronti dell’Islam politico e del dialogo tra società e culture.

2. Potenziamento dello sviluppo, del commercio, della sicurezza e della partecipazione politica, in particolare nelle “regioni di confine”, gestione dei flussi migratori e dei rifugiati e prevenzione dei traffici e della proliferazione delle armi leggere e di piccolo calibro.

3. Miglioramento delle politiche e dei programmi volti a far fronte alla competizione per le risorse naturali, compresa l’elaborazione di strategie regionali di sicurezza alimentare e di riduzione dei conflitti legati alla pastorizia, migliore governance e gestione cooperativa delle risorse di acqua dolce.

4. UN CONTESTO FAVOREVOLE ALLA RIUSCITA DEL PARTENARIATO

L’attuazione riuscita delle misure descritte nella presente comunicazione richiede un’azione concertata e coordinata da parte degli Stati membri dell’UE e dell’IGAD, nonché flessibilità, sensibilità alle situazioni dinamiche e un impiego innovatore degli strumenti disponibili per stimolare un cambiamento politico. Inoltre, questo partenariato politico regionale avrà un’evoluzione dinamica, con la revisione e lo sviluppo periodici di politiche e programmi comuni. Dato che questa situazione richiederà all’UE e all’IGAD un notevole impegno in termini di capacità di coordinamento, di elaborazione delle politiche e di attuazione dei programmi, vengono proposte le seguenti misure d’accompagnamento.

4.1. Misure di accompagnamento proposte per l’UE

- Promuovere lo scambio di informazioni e la consultazione tra gli Stati membri e le istituzioni dell’UE per favorire comprensione e impostazioni comuni per quanto riguarda il Corno d’Africa.

- Continuare a utilizzare efficacemente gli strumenti dell’UE per migliorare il coordinamento e il dialogo, comprese le missioni della troika, le missioni comuni Consiglio/Commissione e le missioni dei rappresentanti speciali dell’UE. Quest’ultima potrebbe promuovere in particolare il forum dei partner internazionali (IPF) quale piattaforma di dialogo con l’IGAD.

- Applicare appieno le disposizioni dell’articolo 8 dell’accordo di partenariato di Cotonou per agevolare e intensificare il dialogo con i principali interlocutori (governi nazionali, organizzazioni regionali). L’UE dovrebbe garantire che il dialogo politico previsto all’articolo 8 rivolga particolare attenzione alle questioni regionali, soprattutto alle implicazioni regionali degli interventi dei singoli Stati.

- Promuovere un’impostazione a livello micro e meso in materia di prevenzione, gestione e risoluzione dei conflitti, comprese le strutture che raggruppano i soggetti non statali.

- Inserire il dibattito sulle questioni attinenti al Corno d’Africa nei colloqui e nei contatti con le principali parti interessate del resto della regione africana e araba, segnatamente l’Egitto, gli Stati arabi del Golfo, la Lega degli Stati arabi e l’Africa centrale e orientale.

- Intensificare il dialogo e il coordinamento con gli Stati Uniti, la Norvegia, il Giappone, il Canada, la Russia e la Cina per quanto riguarda il Corno d’Africa. Instaurare inoltre un dialogo strutturato con le Nazioni Unite e le agenzie pertinenti.

- Continuare a promuovere l’inserimento nei programmi di sviluppo delle questioni riguardanti la “sicurezza umana”, compresi i diritti umani e sociali, la parità uomo-donna, gli aspetti demografici e i problemi ambientali (gestione sostenibile delle risorse idriche, delle zone costiere e delle foreste, desertificazione e adeguamento ai cambiamenti climatici) e promuoverne l’integrazione nelle strategie dei partner nella regione del Corno d’Africa.

- Collegare tutte le strategie e le politiche e tutti i programmi dell’UE destinati ai paesi del Corno d’Africa per garantire che essi tengano debitamente conto di questioni regionali e trasversali fondamentali e contribuiscano efficacemente al partenariato politico regionale dell’UE a favore della regione. Nei documenti di strategia nazionale per i paesi del Corno d’Africa, l’UE dovrebbe rivolgere particolare attenzione al contesto e all’analisi della regione, nonché a una valutazione delle cause profonde dei conflitti violenti.

- Durante l’elaborazione delle nuove strategie di cooperazione con il Corno d’Africa e l’IGAD, la Commissione farà combaciare le strategie nazionali e regionali del 10º FES (2008-2013) a sostegno del partenariato politico regionale per il Corno d’Africa. Laddove possibile, tale impostazione sarà integrata dal contributo degli Stati membri dell’UE. La governance, le risorse naturali e la sicurezza alimentare, l’istruzione e l’integrazione regionale imperniata sulle infrastrutture dovrebbero costituire i principali settori di cooperazione su cui poggiano le strategie nazionali e regionali.

4.2. Misure di accompagnamento proposte per i partner del Corno d’Africa

- Discutere e promuovere la strategia regionale tra gli Stati membri, il segretariato dell’IGAD ed altri organi politici e interlocutori regionali competenti, nonché le organizzazioni della società civile, per giungere a una posizione coordinata e ottenere l’adesione di tutte le parti interessate.

- I partner e le organizzazioni regionali dovrebbero aprirsi a un dialogo sistematico a tutti i livelli sulle principali questioni regionali (quali governance, conflitti, sicurezza alimentare, traffici e condivisione delle risorse, sicurezza e fondamentalismo religioso) e adoperarsi per individuare fattori di cambiamento.

- Promuovere lo scambio di informazioni e il chiarimento dei rispettivi ruoli delle organizzazioni regionali, dei partner del Corno d’Africa, dei paesi limitrofi e delle principali parti interessate della regione, per elaborare una visione comune.

- I paesi del Corno d’Africa e le organizzazioni regionali dovrebbero stanziare risorse adeguate a favore del dialogo e del programma di lavoro e rendere operativa la struttura di un dialogo rafforzato con l’Unione europea.

- I partner del Corno d’Africa dovrebbero affrontare le cause dei conflitti e promuovere la cooperazione intersettoriale, stabilendo ad esempio un collegamento tra conflitti, condivisione delle risorse naturali, pastorizia e sicurezza alimentare.

- Attuare le riforme istituzionali pertinenti e realizzare gli impegni degli Stati membri per consentire il corretto funzionamento del segretariato dell’IGAD.

- Riesaminare e aggiornare la strategia dell’IGAD e completare la sua strategia settoriale in materia di pace e sicurezza.

5. CONCLUSIONI

La presente comunicazione attua la strategia per l’Africa presentando un partenariato politico regionale dell’UE per il Corno d’Africa, basato su un’analisi delle principali dinamiche e dei principali problemi regionali nella regione del Corno. Il partenariato, che intende promuovere la pace, la stabilità e lo sviluppo nella regione, offre un quadro politico per iniziative e programmi regionali concreti e per un dialogo aperto e strutturato tra i partner a tutti i livelli. L’attuazione del partenariato inizierà nel 2007 e verrà riesaminata congiuntamente dopo due anni per fare il punto sui progressi compiuti nella realizzazione del programma di lavoro e adeguarlo alle condizioni generali della regione.

6. ELENCO DEGLI ACRONIMI

ALIVE | Africa Livestock |

AMCOW | African Ministerial Conference on Water – Consiglio ministeriale africano per l’acqua |

AMESD | African Monitoring for the Environment and Sustainable Development – Monitoraggio africano dell’ambiente per lo sviluppo sostenibile |

APE | Accordo di partenariato economico |

APF | African Peace Facility – Fondo per la pace in Africa |

CE | Commissione europea |

CEWARN | Conflict Early Warning and Response Mechanism – Dispositivo di allarme e intervento rapido in caso di conflitto |

COMESA | Common Market of Eastern and Southern Africa – Mercato comune per l’Africa orientale e australe |

CPA | Comprehensive Peace Agreement – Accordo globale di pace |

CSO | Civil Society Forum – Forum società civile |

DDR | Disarmament Demobilisation Reintegration – Disarmo, smobilitazione e reintegrazione |

EAC | East Africa Community – Comunità dell’Africa orientale |

EASBRIG | Eastern Africa Standby Brigade – Brigata di pronto intervento dell’Africa orientale |

FLO | Fronte di liberazione Oromo |

FPLE | Fronte popolare di liberazione dell’Eritrea |

FRUD | Fronte per la restaurazione dell’unità e della democrazia (Gibuti) |

ICG | International Contact Group on Somalia – Gruppo di contatto internazionale per la Somalia |

IDP | Internally Displaced Person – Sfollati interni |

IGAD | Intergovernmental Authority on Development – Autorità intergovernativa per lo sviluppo |

IPF | IGAD Partners Forum – Forum dei partner dell’IGAD |

LRA | Lord’s Resistance Army – Esercito di resistenza del Signore |

MANPADS | Man Portable Air Defence System – Sistemi di difesa antiaerea portatili |

NBI | Nile Basin Initiative – Iniziativa per il bacino del Nilo |

NDA | National Democratic Alliance – Alleanza democratica nazionale (Sudan) |

NEPAD | New Partnership for Africa’s Development – Nuovo partenariato per lo sviluppo dell’Africa |

OCSE/ CAS | Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico / Comitato aiuti allo sviluppo |

OMS | Obiettivi del millennio per lo sviluppo |

ONG | Organizzazione non governativa |

ONLF | Ogaden National Liberation Front – Fronte di liberazione nazionale dell’Ogaden |

RECSA | Regional Centre for Small Arms and Light Weapons – Centro regionale sulle armi di piccolo calibro |

REFORM | Regional Food Security and Risk Management Programme – Programma regionale per la sicurezza alimentare e la gestione dei rischi |

RPF | Regional Political Framework – Quadro politico regionale |

SALW | Small Arms and Light Weapons – Proliferazione e abuso delle armi leggere e di piccolo calibro |

SPLA | Sudan People’s Liberation Army – Esercito popolare di liberazione del Sudan |

SRRC | Somali Reconciliation and Restoration Council – Consiglio per la riconciliazione e la ricostruzione della Somalia |

SSR | Security Sector Reform – Riforma del settore della sicurezza |

TFG | Transitional Federal Government – Governo federale di transizione |

TFI | Transitional Federal Institutions – Istituzioni federali di transizione |

TPLF | Tigrean People’s Liberation Front – Fronte popolare di liberazione del Tigray |

UA | Unione africana |

UE | Unione europea |

[1] GU C 46 del 24.2.2006, pag. 1.

[2] Nella presente comunicazione comprende tutti gli Stati dell’IGAD: Gibuti, Etiopia, Eritrea, Kenya, Somalia, Sudan e Uganda.

[3] L’agricoltura svolge un ruolo di primissimo piano anche nel settore della sicurezza alimentare di paesi quali l’Etiopia e, pur essendo una questione di interesse nazionale, presenta alcuni aspetti regionali, in particolare commerciali, che non si possono trascurare.

[4] Conformemente alla concezione dell’UE in materia di rafforzamento delle capacità africane nei settori della prevenzione, della gestione e della risoluzione dei conflitti (luglio 2006).