52006DC0020

Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo - Azione esterna - Programma tematico per l’ambiente e la gestione sostenibile delle risorse naturali, compresa l’energia /* COM/2006/0020 def. */


IT

Bruxelles, 25.1.2006

COM(2006) 20 definitivo

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO E AL PARLAMENTO EUROPEO

Azione esterna: Programma tematico per l’ambiente e la gestione sostenibile delle risorse naturali, compresa l’energia

INDICE

1. Introduzione (...)3

2. Contesto (...)4

2.1. Sostegno all’ambiente e alla gestione sostenibile delle risorse naturali, compresa l’energia, oltre le frontiere dell’UE (...)4

2.2. Politica dell’UE e della CE a favore dell’ambiente e della gestione sostenibile delle risorse naturali, compresa l’energia (...)5

2.3. Esperienza acquisita ed insegnamenti tratti (...)7

2.3.1. Rassegna degli strumenti esistenti (...)7

2.3.2. Insegnamenti tratti dal più ampio contesto internazionale: necessità di leadership, maggiore coerenza, azione coordinata a livello di UE e attuazione degli impegni (...)8

2.4. Logica di un’impostazione tematica (...)9

3. Programma tematico (...)10

3.1. Campo di applicazione del programma (...)10

3.2. Principi di programmazione (...)11

3.3. Obiettivi (...)12

4. Priorità (...)12

4.1. Lavorare a monte sul settimo OMS: promuovere la sostenibilità ambientale (...)12

4.2. Promuovere l’attuazione delle iniziative dell’UE e degli impegni convenuti a livello internazionale (...)13

4.3. Migliore integrazione da parte dell’UE (...)15

4.4. Potenziamento della governance ambientale e della leadership dell’UE (...)16

4.5. Sostegno alle opzioni in materia di energia sostenibile nei paesi e nelle regioni partner (...)17

Annexes

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO E AL PARLAMENTO EUROPEO

Azione esterna: Programma tematico per l’ambiente e la gestione sostenibile delle risorse naturali, compresa l’energia

1. Introduzione

Per razionalizzare e semplificare l’attuale quadro normativo che disciplina le azioni esterne della Comunità, la Commissione europea ha proposto una serie di sei nuovi strumenti nell’ambito delle prospettive finanziarie 2007- 2013. Tre di essi (riguardanti gli aiuti umanitari, la stabilità e l’assistenza macrofinanziaria) sono concepiti come strumenti orizzontali per far fronte ad esigenze e circostanze particolari. Gli altri tre (concernenti l’assistenza preadesione, il sostegno alla politica europea di prossimità e partenariato, nonché la cooperazione allo sviluppo e la cooperazione economica) sono volti all’attuazione di politiche specifiche e abbracciano un’area geografica ben definita. In futuro, tali strumenti costituiranno gli atti legislativi di base per le spese comunitarie a sostegno dei programmi di cooperazione esterna, compresi opportuni programmi tematici, e sostituiranno, tra l’altro, i regolamenti tematici esistenti.

Conformemente a tali proposte, i programmi tematici apportano un valore aggiunto specifico e comprendono attività volte ad integrare i programmi geografici, che restano l’ambito privilegiato per la cooperazione comunitaria con i paesi terzi [1].

La Commissione si è impegnata ad avviare un dibattito con il Parlamento europeo e il Consiglio sulla portata, gli obiettivi e le priorità di ciascun programma tematico, attraverso comunicazioni formali a entrambe le istituzioni. Da tale processo scaturiranno gli orientamenti strategici per le fasi successive della programmazione, segnatamente l’elaborazione dei documenti di strategia tematica esterna conformemente alle disposizioni dei suddetti strumenti.

Viene proposto un programma tematico per l’ambiente e la gestione sostenibile delle risorse naturali, compresa l’energia, per trattare la dimensione ambientale della politica di sviluppo e delle altre politiche esterne, nonché contribuire a promuovere la politica ambientale ed energetica dell’Unione europea all’estero.

In seguito a un processo di consultazione, sono stati inseriti nel programma tematico numerosi suggerimenti formulati dalla società civile.

2. Contesto

2.1. Sostegno all’ambiente e alla gestione sostenibile delle risorse naturali, compresa l’energia, oltre le frontiere dell’UE

Negli ultimi cinquant’anni, la popolazione mondiale è quasi triplicata e gli esseri umani hanno profondamente modificato gli ecosistemi per soddisfare il crescente fabbisogno di cibo, acqua potabile, legname, fibre e combustibili. Si sono registrati benefici netti sostanziali in termini di benessere umano e sviluppo economico ma, a causa delle pressioni esercitate dall’uomo, due terzi dei servizi essenziali forniti dall’ecosistema del pianeta sono attualmente degradati o utilizzati in maniera non sostenibile e impediscono di conseguire gli obiettivi del millennio per lo sviluppo (OMS), come dimostra la recente Valutazione degli ecosistemi del millennio [2].

Entro il 2030 è previsto un nuovo aumento demografico di due miliardi di persone che, unito al tasso di crescita economica a lungo termine necessario per eliminare completamente l’estrema povertà, potrebbe far crescere di quattro volte l’economia mondiale entro il 2050 [3]. È essenziale garantire un impiego sostenibile delle risorse umane affinché i modelli di produzione e consumo non superino la capacità della terra di fornire risorse o assorbire i rifiuti e le emissioni generati da tale crescita. Si tratta di una sfida fondamentale per la comunità mondiale, segnatamente per le economie emergenti e i paesi in via di sviluppo, che riguarda anche l’energia, un settore in cui la cooperazione internazionale risulta decisiva se si tiene conto della pressione attualmente esercitata sulle risorse esistenti e delle minacce alla sicurezza dell’approvvigionamento energetico mondiale.

I problemi ambientali non tengono conto dei confini politici, e la globalizzazione accresce la necessità di trattare tali questioni in un contesto internazionale. Per assicurare lo sviluppo sostenibile in Europa occorre rivolgere l’attenzione allo sviluppo sostenibile del resto del pianeta e impegnarsi attivamente nei suoi confronti. L’UE sostiene anche la tutela ambientale e la gestione sostenibile delle risorse naturali nel quadro delle sue iniziative volte a potenziare la dimensione sociale della globalizzazione.

L’UE ha assunto una posizione di primo piano nel raggiungimento di un accordo internazionale sugli impegni in campo ambientale e si è dimostrata profondamente consapevole della necessità di aiutare i paesi in via di sviluppo a rispettare gli obblighi che ne derivano. Molti di essi figurano nel piano di attuazione adottato al Vertice mondiale di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile (vedi allegato 1).

Effettivamente, l’ambiente riguarda in modo particolare quanti vivono in povertà. I poveri dipendono direttamente, per il proprio sostentamento, da una vasta gamma di risorse naturali e servizi connessi all’ecosistema, e quindi dalla gestione sostenibile di risorse quali acqua, energia, terreni, foreste, zone umide, flora e fauna selvatiche e stock ittici, e sono particolarmente esposti ai rischi ambientali. L’inquinamento atmosferico e idrico incidono in particolare sulla vita delle popolazioni urbane. È possibile migliorare i mezzi di sussistenza garantendo un accesso continuo ed equo alle risorse naturali, compresa l’energia sostenibile, e impedendo il degrado ambientale. Una migliore qualità dell’aria e dell’acqua, la gestione sicura delle acque reflue, dei prodotti chimici e dei rifiuti, nonché la lotta contro l’inquinamento possono contribuire a migliorare le condizioni sanitarie della popolazione. Si può invece ridurre la vulnerabilità limitando i rischi ambientali, adattandosi ai cambiamenti climatici, garantendo un approvvigionamento energetico sostenibile, assicurando la conservazione della biodiversità dalla quale dipendono i poveri in periodi di tensione e risolvendo i conflitti legati alle risorse. Dato che le ripercussioni negative del cambiamento climatico renderanno i poveri sempre più vulnerabili, occorrerà tenerne pienamente conto in tutti gli aspetti della programmazione dello sviluppo. Le principali sfide che riguardano più da vicino il programma tematico figurano in sintesi nell’allegato 2.

2.2. Politica dell’UE e della CE a favore dell’ambiente e della gestione sostenibile delle risorse naturali, compresa l’energia

La strategia dell’Unione europea per lo sviluppo sostenibile, attualmente oggetto di un riesame, intende instaurare un elevato livello di prosperità economica, giustizia e coesione sociale e tutela ambientale. Essa stabilisce alcuni obiettivi internazionali fondamentali, tra i quali figurano l’eliminazione della povertà, la lotta all’esclusione sociale, la promozione della salute, la necessità di porre la globalizzazione al servizio dello sviluppo sostenibile, il conseguimento di modelli sostenibili di produzione e consumo, la gestione sostenibile delle risorse naturali e ambientali e il consolidamento della governance in materia di sviluppo sostenibile.

Il recente consenso europeo in materia di sviluppo [4] (chiamato anche dichiarazione per la politica di sviluppo o DPS) impegna l’UE ad incrementare e migliorare l’aiuto fornito. Esso si prefigge l’eliminazione della povertà nell’ambito dello sviluppo sostenibile, compreso il perseguimento degli obiettivi del millennio per lo sviluppo, quale obiettivo principale e generale della cooperazione allo sviluppo dell’UE. La sostenibilità ambientale è il settimo OMS, e tanto la tutela ambientale quanto l’energia sostenibile risultano essenziali per numerosi altri OMS. Gli interventi a favore dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile delle risorse naturali, nonché dell’acqua e dell’energia, sono due dei nove settori principali della cooperazione comunitaria allo sviluppo. Tutti riconoscono che ai paesi in via di sviluppo serve un’impostazione integrata a lungo termine per quanto riguarda l’offerta e la domanda di energia, in cui l’energia rinnovabile e l’efficienza energetica svolgono un ruolo chiave. Il consenso ha sottolineato che le iniziative di sviluppo della CE devono tenere maggiormente conto delle questioni ambientali e che occorre aiutare i paesi in via di sviluppo ad integrare tali questioni nelle loro strategie di sviluppo. Viene evidenziato inoltre il ruolo dell’aiuto comunitario nella promozione della coerenza tra la politica di sviluppo e altre politiche dell’Unione, compresa quella ambientale.

Il consenso sottolinea la determinazione dell’UE ad aiutare i paesi in via di sviluppo a conseguire gli obiettivi concordati nel corso delle conferenze delle Nazioni Unite, tra cui il Vertice mondiale di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile, e ad attuare accordi multilaterali in campo ambientale. Esso richiama in particolare l’attenzione sul problema del cambiamento climatico nell’ambito della cooperazione allo sviluppo, rileva il valore aggiunto del contributo comunitario ad iniziative mondiali connesse con gli OMS e i beni pubblici globali e conviene di esaminarli individualmente. Gli importanti impegni assunti nel quadro del consenso si rispecchiano anche in altri documenti strategici fondamentali recenti, compresa la strategia volta ad accelerare la realizzazione degli obiettivi del millennio per lo sviluppo.

Tra le importanti iniziative varate dall’UE nel corso del vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile del 2002, figurano l’iniziativa sull’acqua (EUWI), l’iniziativa in materia di energia (EUEI) COOPENER [5], la dimensione esterna del programma comunitario “Energia intelligente - Europa [6], la coalizione di Johannesburg per l’energia rinnovabile e il piano d’azione riguardante l’applicazione delle normative, la governance e il commercio nel settore forestale (FLEGT). Tali iniziative hanno favorito il coordinamento a livello di UE, incoraggiato il dialogo politico con i paesi in via di sviluppo e le economie emergenti, la società civile e il settore privato e hanno contribuito a una serie di programmi ed azioni.

La politica ambientale a livello comunitario, definita nel sesto programma d’azione in materia di ambiente [7], individua quattro obiettivi prioritari: affrontare il problema dei cambiamenti climatici, tutelare la natura e la biodiversità, contribuire alla salute e alla qualità della vita e promuovere l’impiego sostenibile delle risorse naturali e la gestione dei rifiuti. Esso sottolinea una serie di impostazioni strategiche, compresa l’integrazione della politica ambientale, in tutte le altre politiche comunitarie e il coinvolgimento delle parti interessate nel processo decisionale. Tale impostazione ha consentito all’UE di svolgere un ruolo trainante su scala internazionale per rafforzare la gestione delle problematiche ambientali a livello mondiale, raggiungere un’intesa sugli accordi multilaterali in campo ambientale, istituire processi internazionali meno formali e richiedere con insistenza un sostegno reciproco tra commercio, relazioni esterne, sviluppo e politiche ambientali in tutto il mondo.

La politica energetica dell’Unione europea persegue tre obiettivi principali volti a conseguire lo sviluppo sostenibile: offrire ai consumatori prezzi competitivi potenziando la concorrenza nei mercati dell’energia, garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico e ridurre a livelli accettabili l’impatto ambientale del sistema energetico. Per conseguire tali obiettivi, occorre 1) intensificare il dialogo e la cooperazione con i paesi e le regioni partner dell’UE in materia di lotta ai cambiamenti climatici e sicurezza dell’approvvigionamento energetico; 2) integrare le questioni energetiche nelle iniziative in materia di sviluppo e riduzione della povertà; 3) rafforzare il coordinamento e la coerenza delle politiche e sostenere il potenziamento delle capacità dei responsabili delle decisioni in campo energetico.

L’ampliamento del 2004 e i futuri cicli di ampliamenti, compresa l’adesione di Bulgaria e Romania, hanno avuto e avranno conseguenze importanti per la politica ambientale dell’UE nei confronti degli Stati limitrofi e delle relazioni con tali paesi in campo energetico. Nel quadro della politica europea di prossimità (PEP), la cooperazione nei settori dell’ambiente e dell’energia assume particolare importanza tenuto conto della condivisione di risorse ed ecosistemi. L’UE incoraggia tutti i paesi vicini ad assumersi pienamente le proprie responsabilità per migliorare l’ambiente e contribuire al conseguimento degli obiettivi ambientali stabiliti a livello internazionale.

La riuscita di questo programma tematico richiederà una buona base di conoscenze scientifiche, il potenziamento della capacità di applicare nuove conoscenze e promuovere l’innovazione e il coinvolgimento di scienziati e di istituzioni dei paesi partner, segnatamente dei paesi in via di sviluppo. I successivi programmi quadro di ricerca dell’UE hanno contribuito a stabilire tale base, soprattutto attraverso il programma di cooperazione internazionale in campo scientifico e tecnologico (INCO).

2.3. Esperienza acquisita ed insegnamenti tratti

2.3.1. Rassegna degli strumenti esistenti

Attualmente, la CE finanzia con diverse modalità programmi in materia di foreste tropicali, ambiente, processi ambientali internazionali ed energia.

Una linea di bilancio per le foreste tropicali e l’ambiente nei paesi in via di sviluppo ha fornito 249 milioni di euro a sostegno della gestione sostenibile delle foreste e 93 milioni di euro per la tutela ambientale nel periodo 2000-2006. I fondi sono stati destinati ad azioni innovatrici e ad azioni pilota strategiche.

Dalle conclusioni di una recente valutazione di tale linea di bilancio, risulta che gli insegnamenti tratti dai progetti dovrebbero contribuire al dialogo nazionale sulle politiche pertinenti e servire come base per la programmazione dell’aiuto comunitario nazionale e regionale. Si sottolinea inoltre che occorrono ulteriori sforzi per migliorare l’assorbimento dei fondi. La valutazione ha inoltre evidenziato la necessità di instaurare un dialogo politico a lungo termine con i governi per garantire che l’ambiente e le foreste siano pienamente integrati nei DSRP e nei DSN [8]. Essa ha sottolineato altresì che occorre flessibilità per finanziare le priorità emergenti e le iniziative strategiche dell’UE, quali il piano d’azione dell’ UE sui cambiamenti climatici e lo sviluppo e il piano d’azione riguardante l’applicazione delle normative, la governance e il commercio nel settore forestale (FLEGT).

Tra il 2000 e il 2006 viene fornito un finanziamento supplementare di 53 milioni di euro attraverso il programma LIFE-Paesi terzi, volto a creare capacità e strutture amministrative e ad offrire assistenza per la formulazione di politiche e programmi d’azione in campo ambientale nei paesi terzi che si affacciano sul Mediterraneo e sul Mar Baltico.

Il programma quadriennale (2003-2006) “Energia intelligente – Europa” presenta una componente esterna, “COOPENER”, istituita nell’ambito dell’iniziativa dell’UE in materia di energia, che ha consentito di creare condizioni favorevoli per la politica di regolamentazione, il quadro di programmazione e il contesto istituzionale per la fornitura di energia a sostegno degli OMS. Una valutazione ex ante [9] del programma ha evidenziato l’importanza della cooperazione regionale e dei gruppi multidisciplinari preposti ai progetti, che verranno stimolati attraverso progetti finanziati dal programma COOPENER, sottolineando altresì che negli ultimi anni è stato notevolmente trascurato il ruolo decisivo dell’energia nello sviluppo e nell’eliminazione della povertà.

2.3.2. Insegnamenti tratti dal più ampio contesto internazionale: necessità di leadership, maggiore coerenza, azione coordinata a livello di UE e attuazione degli impegni

Il sostegno agli accordi multilaterali in campo ambientale e ad altri processi ambientali internazionali viene fornito, tra l’altro, mediante la linea di bilancio riguardante l’ambiente internazionale, dotata di 8 milioni di euro l’anno. Unitamente al contributo più cospicuo degli Stati membri, l’assistenza comunitaria ha permesso di finanziare oltre il 50% dei costi principali e una percentuale ancor più elevata dei lavori supplementari delle convenzioni. Il finanziamento dell’UE è stato quindi essenziale per porre in essere l’architettura ambientale internazionale. Il compito è stato portato a termine in larga misura, benché occorra un sostegno continuo per le strutture di governance e la valutazione ambientale a livello mondiale.

L’attenzione viene ora rivolta all’attuazione, che richiede risorse di tutt’altra entità. L’UE continuerà a svolgere un ruolo fondamentale del contesto multilaterale.

Benché i paesi meno ricchi possano assumere un fermo impegno nei confronti degli obiettivi concordati a livello internazionale, gli ostacoli strutturali, le carenze del mercato e le limitazioni in termini di risorse e capacità precludono spesso l’attuazione a livello nazionale. Anche quando vengono integrati nelle strategie nazionali per il conseguimento degli OMS, gli obiettivi ambientali non sono messi abbastanza in risalto per garantire la realizzazione di investimenti modesti per tutelarsi contro il costoso degrado ambientale. Inoltre, i vantaggi della protezione ambientale tendono a concretarsi nel lungo periodo ed è difficile riconciliarli con la necessità di programmazione a breve termine imposta dalla povertà.

Se l’Unione desidera utilizzare la sua leadership internazionale anche per promuovere l’attuazione, dovrà prevedere un maggiore sostegno alla tutela ambientale e alla gestione sostenibile delle risorse, compresa l’energia, nelle crescenti dotazioni finanziarie europee destinate agli aiuti. Il sostegno potrebbe essere fornito interamente dagli Stati membri, ma l’esperienza insegna che la CE è un canale estremamente adeguato. Da tempo, l’UE ha dimostrato la propria efficacia nel negoziare ambiziosi obiettivi in materia di ambiente e di gestione sostenibile delle risorse nell’ambito dei processi internazionali. Tuttavia, si è riscontrato un minore coordinamento per promuovere l’attuazione dei paesi partner. Il know-how degli Stati membri e della Commissione non è stato condiviso e non vi è stata una massa critica visibile dell’aiuto effettivo dell’UE. Occorre chiaramente un maggiore coordinamento a livello di UE, che sarebbe agevolato da un più grande coinvolgimento finanziario della CE.

Ciò non significa che la CE sia l’unico canale comune. Il Fondo mondiale per l’ambiente è stato istituito proprio come iniziativa comune volta ad aiutare i paesi in via di sviluppo a far fronte ai costi supplementari dei vantaggi recati al pianeta. Tuttavia, i negoziati più recenti sulla ricostituzione del fondo indicano che gli Stati membri dell’UE vogliono fare di più di altri donatori. Inoltre, esso ha un mandato preciso e non copre tutte le questioni importanti.

Occorrono urgentemente meccanismi innovatori e flessibili di finanziamento, soprattutto per promuovere il trasferimento di tecnologie rispettose dell’ambiente. Sarebbe vantaggioso, ad esempio, utilizzare risorse pubbliche e aiuti pubblici allo sviluppo come leve per attirare maggiori fondi dal settore privato, dalle banche per lo sviluppo e dalle istituzioni finanziarie attraverso partenariati a livello pubblico e privato. L’esperienza recentemente acquisita con l’EUEI, il programma COOPENER e la Coalizione di Johannesburg per l’energia rinnovabile (JREC) dimostra che l’UE può fornire un aiuto prezioso nei paesi e nelle regioni in via di sviluppo, nonché nelle economie emergenti, istituendo dispositivi flessibili di aiuto finanziario che completino le strategie elaborate negli ultimi anni da altri donatori. Tale impostazione si è rivelata efficace per conseguire una migliore integrazione dell’energia nelle politiche e nelle strategie di sviluppo e una maggiore coerenza.

2.4. Logica di un’impostazione tematica

La maggior parte degli aiuti destinati all’ambiente e alla gestione sostenibile delle risorse naturali, compresa l’energia, dovrebbe essere inoltrata attraverso i programmi nazionali e regionali, che costituiscono i principali strumenti di cooperazione con i paesi terzi. Questo vale in particolare per le questioni di tipo locale o regionale.

Un’impostazione tematica, tuttavia, rappresenta uno strumento essenziale per un intervento più coordinato, coerente ed efficace dell’UE ed offre enormi possibilità di integrare gli strumenti geografici e conferire loro valore aggiunto attraverso:

· un particolare risalto alle questioni chiaramente individuate come priorità mondiali e alla possibilità di promuovere i beni pubblici globali e combattere i mali pubblici mondiali difficilmente fronteggiabili con i programmi geografici. Ciò comprende la visibilità politica a sostegno di attività emblematiche;

· la fornitura di un mezzo coordinato efficace per promuovere le priorità strategiche dell’UE, consentendo a quest’ultima di svolgere un ruolo più incisivo nell’ambito delle organizzazioni internazionali e delle iniziative, dei processi e dei partenariati in campo ambientale ed energetico, nonché di fornire un sostegno operativo agli accordi multilaterali in materia ambientale e ad altre organizzazioni;

· l’integrazione di tutti i paesi partner, esclusi i paesi in via di adesione e i potenziali candidati, permettendo così di finanziare iniziative transfrontaliere, regionali, interregionali, subregonali e mondiali, nonché di sostenere il dialogo politico a livello regionale, interregionale e mondiale;

· un ciclo di programmazione flessibile, che offra la possibilità di adeguare e adottare impostazioni diverse da quelle comunemente seguite nel quadro degli strumenti geografici. Esso comprende una certa flessibilità nella scelta dei partner preposti all’attuazione, consentendo partenariati con organizzazioni locali di base, organismi di ricerca, società civile, settore privato e organismi ed organizzazioni internazionali;

· la possibilità di migliorare l’integrazione delle questioni ambientali ed energetiche nelle politiche/strategie di sviluppo e nella relativa programmazione. Si intende promuovere tra l’altro la possibilità di realizzare e aumentare progressivamente azioni innovatrici previste come soluzioni a sfide complesse, quale primo passo verso l’integrazione di tali attività negli strumenti geografici di aiuto.

Un’impostazione tematica risulta infine necessaria quando non sia possibile conseguire gli obiettivi stabiliti attraverso programmi nazionali e regionali, ad esempio in seguito a conflitti.

Dal programma tematico dovrebbero scaturire, nei paesi e nelle regioni partner, azioni supplementari a quelle finanziate attraverso gli strumenti geografici e coerenti con esse. È pertanto essenziale che l’esistenza di un programma tematico non venga ritenuta una giustificazione per tralasciare l’ambiente, le risorse naturali e l’energia al momento della programmazione delle strategie nazionali e regionali. Occorre rivolgere particolare attenzione alla necessità di integrare nei programmi geografici l’attenuazione dei cambiamenti climatici e l’adeguamento a tali cambiamenti, nonché le opzioni in materia di energia sostenibile, per promuovere l’efficienza economica a lungo termine e la sostenibilità ambientale dell’aiuto dell’UE.

3. Programma tematico

3.1. Campo di applicazione del programma

Mentre la maggior parte delle risorse disponibili nel quadro dello strumento per la cooperazione allo sviluppo e la cooperazione economica (DCECI) verrà destinata allo sviluppo, i nuovi strumenti per le azioni esterne proposti saranno utilizzati anche per promuovere le altre politiche esterne dell’UE. Il DCECI e l’ENPI (strumento europeo di vicinato e partenariato) verranno entrambi utilizzati per finanziare questo programma tematico.

Il programma finanzierà misure volte ad integrare la dimensione ambientale della politica esterna, segnatamente della politica di sviluppo, e a promuovere all’estero la politica dell’UE in materia di ambiente ed energia sostenibile. Esso riguarderà tutte le regioni geografiche, esclusi i paesi in fase di preadesione e i potenziali candidati, e sarà imperniato essenzialmente su azioni e misure globali nei paesi in via di sviluppo, integrate da azioni nelle economie emergenti e, in maniera estremamente limitata, nei paesi industrializzati attraverso il dialogo politico e la creazione di coalizioni.

Il programma tematico finanzierà altresì il dialogo politico a livello centrale e le procedure di coordinamento, analisi e consultazione di iniziative strategiche dell’UE nuove ed esistenti, comprese le iniziative EUWI, EUEI, JREC e FLEGT.

Verranno esaminati la possibilità di integrare il programma tematico in iniziative mondiali ed eventuali fondi riguardanti i beni pubblici globali.

I contributi periodici ai costi principali degli accordi multilaterali in materia di ambiente dei quali la CE è parte contraente non proverranno dal programma tematico ma continueranno ad essere imputati a una linea di bilancio distinta della voce politica esterna.

3.2. Principi di programmazione

Le misure previste nell’ambito del programma tematico poggeranno sui seguenti principi fondamentali:

· sussidiarietà e complementarietà con i programmi geografici, come illustrato al punto riguardante la logica dell’impostazione tematica. Risulteranno particolarmente importanti il coordinamento e la collaborazione con gli Stati membri e gli altri donatori;

· coerenza a livello interno ed esterno, conformemente alla dichiarazione di Parigi sull’efficacia dell’aiuto;

· partenariato, in collaborazione con svariate parti intergovernative, statali e non statali a livello mondiale, regionale, nazionale e locale;

· consultazione, compreso il coinvolgimento della società civile e del settore privato nel processo di programmazione pluriennale, nonché attraverso il dialogo sui nuovi sviluppi e sulle nuove tendenze;

· innovazione e diffusione, con il sostegno a politiche, strategie ed impostazioni innovatrici e metodi adeguati per la loro diffusione e riproduzione;

· attenzione alle questioni trasversali. Le donne, i bambini e le popolazioni locali subiscono in modo particolare le conseguenze del degrado ambientale, dell’impiego non sostenibile delle risorse naturali e della mancanza di accesso a servizi energetici sostenibili e abbordabili. La democrazia e il rispetto dei diritti umani e delle pari opportunità tra uomini e donne contribuiscono a una difesa efficace dell’ambiente, mentre la buona amministrazione è un presupposto indispensabile per garantire l’equilibrio tra i fondamenti dello sviluppo sostenibile;

· prevenzione e risoluzione dei conflitti. Le risorse naturali (comprese quelle energetiche) sono sempre più spesso alla base di conflitti regionali che minacciano la stabilità sociale e ambientale. Tali conflitti possono avere (tra le altre conseguenze) un effetto globale, dato che possono influire sul nostro approvvigionamento energetico. Quando si tratta la questione delle risorse naturali, bisogna valutare se il reddito proveniente da tali risorse non causi o alimenti i conflitti anziché promuovere lo sviluppo sostenibile. Il sostegno specifico ad iniziative di trasparenza realizzate dalle industrie estrattive contribuirà a tenere sotto controllo le conseguenze sociali e ambientali. Una preparazione consapevole alle catastrofi può inoltre contribuire con successo alla conservazione dell’ambiente e ad evitare ripercussioni negative sulla sicurezza dell’approvvigionamento energetico.

Il programma sarà attuato conformemente alla riforma della gestione dell’aiuto esterno varata nel 2000, che prevede tra l’altro che le responsabilità di gestione siano affidate, all’occorrenza, alle delegazioni.

Conformemente alle procedure di comitatologia, la Commissione adotterà un documento strategico tematico (documenti di programmazione) quadriennale (2007-2010) e uno triennale (2011-2013).

Sulla base di tale programmazione pluriennale, la Commissione elaborerà piani di lavoro annuali per stabilire le azioni prioritarie da finanziare, gli obiettivi specifici, i risultati previsti e gli importi indicativi.

Quanto al riesame intermedio, sarà effettuata una valutazione esterna delle attività svolte nei primi tre anni (2007-2009), che possa fornire elementi utili all’elaborazione del secondo documento strategico tematico (2011-2013). Le relazioni saranno trasmesse agli Stati membri e al Parlamento europeo e verranno discusse con i loro rappresentanti.

3.3. Obiettivi

Il programma persegue gli obiettivi seguenti:

· aiutare i paesi in via di sviluppo a conseguire gli obiettivi del millennio per lo sviluppo e in particolare a compiere progressi verso il conseguimento del settimo obiettivo riguardante la sostenibilità ambientale, fornendo strumenti ed esempi di buone pratiche ed impostazioni innovatrici;

· promuovere l’integrazione ambientale e la gestione sostenibile delle risorse naturali, compresa l’energia, in tutte le attività di aiuto esterno della CE;

· promuovere la coerenza delle politiche dell’UE, o di quelle dei paesi partner, che influiscono sull’ambiente globale e sulla sicurezza dell’approvvigionamento energetico a livello mondiale;

· consentire alla Comunità europea di - e aiutare l’Unione Europea a - rispettare gli obblighi contratti e gli impegni assunti a livello internazionale nel quadro degli accordi multilaterali in materia di ambiente e di altri processi, soprattutto per quanto riguarda l’assistenza ai paesi in via di sviluppo;

· promuovere la buona gestione ambientale a livello internazionale e le politiche ambientale ed energetica dell’UE all’estero;

· sostenere alternative energetiche sostenibili nei paesi e nelle regioni partner.

4. priorità

Il programma tematico fornirà sostegno nel quadro delle seguenti categorie principali.

4.1. Lavorare a monte sul settimo OMS: promuovere la sostenibilità ambientale

Tra le questioni da trattare figurano:

· il potenziamento delle capacità per l’integrazione ambientale nei paesi in via di sviluppo, compresa la capacità di integrare l’ambiente nelle strategie regionali e nazionali di sviluppo e migliorare l’analisi della politica ambientale; capacità di avviare l’attuazione degli obblighi assunti nell’ambito di convenzioni, iniziative e processi mondiali o regionali in materia d’ambiente; capacità di potenziare la ricerca e la gestione nel campo delle risorse naturali, compresa l’energia;

· il sostegno ai protagonisti della società civile e alle piattaforme consultive, che svolgono un ruolo importante nella difesa della politica, e azioni volte a promuovere la tutela ambientale e l’impiego sostenibile delle risorse, compresa l’energia;

· il controllo e la valutazione in materia ambientale per migliorare la qualità dei dati e degli indicatori, procedere a una maggiore sensibilizzazione e permettere l’elaborazione consapevole delle politiche;

· lo sviluppo di soluzioni innovatrici, quali il pagamento dei servizi ambientali, una riforma fiscale ecologica, partenariati tra settore pubblico e privato, strumenti politici innovatori orientati al mercato, impostazioni politiche sostenute da una base scientifica e promozione di tecnologie favorevoli all’ambiente e meccanismi per il trasferimento delle tecnologie (know-how) ai paesi in via di sviluppo;

· la capacità di attingere all’esperienza dell’UE. I gemellaggi e altre strutture istituite per divulgare le impostazioni dell’UE potrebbero essere utilizzati per condividere la nostra esperienza e instaurare stretti legami con alcuni paesi chiave.

4.2. Promuovere l’attuazione delle iniziative dell’UE e degli impegni convenuti a livello internazionale

L’UE è favorevole a un’assistenza esterna propria ai paesi e imperniata su di essi. Per alcune ragioni strutturali, però, i nostri partner non annettono sufficiente importanza alla dimensione ambientale dello sviluppo sostenibile e tale elemento incide sulla fattibilità a lungo termine delle scelte in materia di sviluppo. Il sostegno fornito attraverso il programma tematico dovrebbe cercare di incoraggiare una più efficace integrazione delle considerazioni ambientali nella definizione delle priorità nazionali. Nel caso dei beni pubblici ambientali globali, le scelte effettuate per promuovere la dimensione ambientale dello sviluppo sostenibile e il livello di attuazione degli impegni convenuti a livello internazionale incidono su tutti i paesi. Tra le questioni che potrebbero essere oggetto di un sostegno tematico figurano:

· Iniziative dell’UE per lo sviluppo sostenibile. Il programma tematico integrerà il sostegno geografico e sosterrà le attuali iniziative dell’UE, in particolare agevolando il dialogo politico, il coordinamento, l’analisi e i processi di consultazione. Le iniziative in corso, segnatamente EUWI, EUEI, JREC e FLEGT, unitamente ad eventuali interventi riguardanti le priorità politiche emergenti, forniscono un quadro per la cooperazione tra l’UE e i paesi partner, compresi i governi, il settore privato e la società civile. Essi offrono anche la possibilità di attrarre capitali del settore privato grazie a impostazioni innovatrici.

· Cambiamenti climatici. Attuazione del piano d’azione dell’UE in materia di cambiamenti climatici nel contesto della cooperazione allo sviluppo [10], in particolare integrazione degli interventi collegati ai quattro obiettivi strategici del piano d’azione. In secondo luogo, attuazione della strategia volta a vincere la battaglia contro i cambiamenti climatici [11], segnatamente attraverso il potenziamento delle capacità, l’analisi e una maggiore sensibilizzazione alle possibilità e alle necessità di mitigazione e adattamento nei principali settori economici, il sostegno alle iniziative dei paesi in via di sviluppo volte a ridurre le emissioni dei gas a effetto serra ed incentivare gli investimenti in tecnologie pulite e l’elaborazione di piani di adattamento.

· Biodiversità. Sostegno all’obiettivo fissato per il 2010, che consiste in una riduzione significativa della perdita di biodiversità, soprattutto in aree ad elevata biodiversità. Le misure poggeranno sul piano d’azione dell’UE a favore della biodiversità nel contesto della cooperazione economica e della cooperazione allo sviluppo, e comprenderanno il potenziamento della capacità degli organismi competenti coinvolti nella conservazione e nello sfruttamento sostenibile della biodiversità, anche nel settore agricolo. Verrà rivolta attenzione anche alla creazione di capacità in materia di biosicurezza.

· Desertificazione. Azioni prioritarie individuate nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite contro la desertificazione (UNCCD), quali ad esempio la fornitura di strumenti per contribuire all’integrazione degli obiettivi della convenzione nelle strategie di sviluppo.

· Foreste. Il programma finanzierà interventi volti ad accrescere il contributo delle foreste allo sviluppo sostenibile, quali la gestione a livello locale delle risorse forestali e delle zone di conservazione e processi settoriali di riforma delle politiche, compresi quelli riguardanti i programmi forestali nazionali. Verranno incoraggiate impostazioni innovatrici volte a stabilire un collegamento tra le foreste e i cambiamenti climatici, la prevenzione dei conflitti e la salute.

· Disboscamento illegale e governance nel settore forestale. Una governance mediocre, la corruzione e il disboscamento illegale rappresentano i principali ostacoli alla gestione sostenibile ed equa delle foreste e compromettono quindi i vantaggi che le società e le generazioni future possono trarre da prodotti e servizi forestali. La CE si è impegnata a migliorare la governance nel settore forestale e a combattere il disboscamento illegale attraverso il piano FLEGT.

· Pesca e risorse marine. Il programma sarà imperniato sul potenziamento della gestione e della governance nel settore della pesca e delle risorse marine, in particolare per quanto riguarda le questioni transfrontaliere e le misure ambientali volte a migliorare l’impiego sostenibile delle risorse alieutiche e marine, nonché la protezione delle barriere coralline e la gestione delle zone costiere.

· Rispetto delle norme ambientali (per i prodotti e i processi di produzione). I produttori dei paesi in via di sviluppo devono rispettare norme sempre più rigide, compresi parametri di sostenibilità, per i mercati delle esportazioni dei paesi sviluppati. I marchi di qualità ecologica e i regimi privati di certificazione, conformi a norme concordate a livello internazionale, svolgono un ruolo sempre più importante sui mercati delle esportazioni dei paesi sviluppati. Si potrebbe fornire assistenza per aiutare i produttori dei paesi in via di sviluppo a soddisfare questi nuovi requisiti.

· Sana gestione dei prodotti chimici e dei rifiuti. Questo settore è particolarmente trascurato nella cooperazione allo sviluppo e sono in corso nuove iniziative per inserirlo tra i temi privilegiati. Tra queste figurano il piano strategico per la convenzione di Basilea sui rifiuti pericolosi, le convenzioni di Rotterdam e Stoccolma sui prodotti chimici e la prossima strategia internazionale per la gestione dei prodotti chimici.

· Inquinamento atmosferico. Si tratta di uno dei principali rischi sanitari, in particolare nelle grandi città dei paesi in via di sviluppo. L’UE può mettere a disposizione le proprie competenze per contribuire a una migliore comprensione del problema e alla regolamentazione in materia di inquinamento atmosferico transfrontaliero.

· Produzione e consumo sostenibili. Le economie emergenti in particolare desiderano avvalersi dell’esperienza dell’UE in materia di impostazioni strategiche e uso di diversi strumenti quali le misure legislative ed economiche, per garantire che una rapida crescita non abbia ripercussioni inaccettabili sull’ambiente e sulla sicurezza energetica.

4.3. Migliore integrazione da parte dell’UE

· Povertà e ambiente nel quadro di nuove forme di fornitura degli aiuti. Il passaggio ad un sostegno diretto al bilancio e all’armonizzazione degli interventi dei donatori rende necessarie nuove impostazioni per tener conto dell’impatto ambientale nell’elaborazione delle politiche. Occorreranno misure specifiche per tener conto del nesso tra povertà e ambiente, migliorare il coordinamento tra i donatori e avviare ampie valutazioni ambientali strategiche.

· Rafforzamento delle competenze dell’UE e promozione della coerenza. La nuova dichiarazione sulla politica di sviluppo invita la Commissione a migliorare le sue capacità analitiche riguardo ad una serie di questioni di sviluppo e a fungere da risorsa per l’UE, conformemente alla dichiarazione di Parigi sull’efficacia degli aiuti. Un rafforzamento delle capacità potrebbe promuovere altresì la coerenza tra le politiche dell’UE che incidono sull’ambiente mondiale e su quello dei paesi partner.

· Integrazione e deconcentrazione. Nel quadro della gestione degli aiuti, le delegazioni sono chiamate a garantire la disponibilità di un aiuto specializzato quando necessario e ciò rafforza la necessità di operare in collaborazione con gli Stati membri. Il programma tematico potrebbe contribuire a sviluppare ulteriormente le competenze necessarie nei settori ambientale ed energetico.

4.4. Potenziamento della governance ambientale e della leadership dell’UE

Una forte governance ambientale a livello internazionale è di vitale importanza per l’UE. Una migliore governance dovrebbe aiutare tutti i governi a comprendere e trattare le questioni in materia di sostenibilità e a privilegiare sempre più quest’ultima. A tal fine occorre:

· promuovere la coerenza tra la componente ambientale e le altre componenti della governance mondiale in materia di sviluppo sostenibile. L’UE privilegia un quadro istituzionale più coerente per le attività ambientali del sistema delle Nazioni Unite. La trasformazione dell’UNEP in un’organizzazione delle Nazioni Unite per l’ambiente offrirebbe la possibilità di promuovere in maniera più efficace la coerenza della politica a livello mondiale;

· contribuire al controllo e alla valutazione dell’ambiente a livello regionale e internazionale. Occorre un sostegno per favorire l’effettiva partecipazione di scienziati ed esperti provenienti dai paesi meno ricchi e la divulgazione dei risultati presso i responsabili delle decisioni. Ciò comprenderebbe la cooperazione internazionale nell’elaborazione di modelli ambientali-economici, unitamente allo sviluppo di capacità di analisi della politica ambientale, controllo dallo spazio e sistemi informatici in situ;

· fornire un sostegno supplementare ai segretariati degli accordi multilaterali in materia di ambiente per migliorare la governance internazionale in campo ambientale e il ruolo di guida dell’UE. Tale sostegno potrebbe offrire ai segretariati un accesso a competenze supplementari e accelerare quindi le loro attività e migliorare la coerenza, nonché incoraggiare i segretariati e l’UNEP a una migliore cooperazione tra di loro e con le agenzie di sviluppo delle Nazioni Unite e le IFI. Occorre sostenere la partecipazione dei paesi in via di sviluppo alle riunioni previste dagli accordi;

· promuovere misure efficaci di rispetto ed attuazione degli accordi multilaterali in materia di ambiente, anche attraverso il sostegno a gruppi di controllo e di difesa. I paesi in via di sviluppo preferiscono ovviamente essere aiutati a sviluppare capacità piuttosto che subire misure punitive per migliorare l’ottemperanza;

· sostenere le organizzazioni e i processi internazionali nei settori ambientale ed energetico, compresi l’UNEP e la commissione delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, il forum delle Nazioni Unite sulle foreste, la strategia internazionale per la gestione dei prodotti chimici, il panel internazionale sull’impiego sostenibile delle risorse, l’OCSE, l’Agenzia internazionale per l’energia, le discussioni sulle azioni di cooperazione a lungo termine riguardanti i cambiamenti climatici, i processi commerciali e ambientali e le iniziative di partenariato;

· sostenere la società civile e i centri di ricerca responsabili della politica ambientale ed energetica. I gruppi internazionali e regionali della società civile e i centri di ricerca responsabili della politica ambientale svolgono importanti funzioni di difesa e sviluppano capacità locali nei paesi in via di sviluppo e nei paesi limitrofi attraverso i partner nazionali;

· migliorare l’efficienza dei negoziati internazionali. Lo sviluppo di capacità negoziali nei paesi in via di sviluppo e una migliore sensibilizzazione all’UE attraverso il dialogo con i partner risulterebbero vantaggiosi.

4.5. Sostegno alle opzioni in materia di energia sostenibile nei paesi e nelle regioni partner

Occorre un’impostazione coordinata basata sulle precedenti azioni COOPENER, sulle funzioni essenziali dell’iniziativa dell’UE nel settore energetico e sulla coalizione di Johannesburg per l’energia rinnovabile patrocinata dall’UE. Tra gli obiettivi principali dovrebbero figurare un appoggio istituzionale volto a migliorare l’accesso ai servizi energetici sostenibili per ridurre la povertà nei paesi e nelle regioni in via di sviluppo, nonché un sostegno alle azioni realizzate nelle economie emergenti per migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento energetico mondiale e tutelare l’ambiente in tutto il mondo. Il sostegno fornito attraverso il programma tematico dovrebbe riguardare essenzialmente:

· l’integrazione dell’energia sostenibile nei programmi e nelle strategie di sviluppo (segnatamente le strategie di riduzione della povertà) a livello regionale, nazionale e locale;

· lo sviluppo del sostegno istituzionale e dell’assistenza tecnica, nonché il potenziamento delle capacità nei settori dell’elaborazione delle politiche, della regolamentazione e della programmazione energetica, anche attraverso l’appoggio ad iniziative di gemellaggio volte a condividere l’esperienza dell’UE e stabilire legami con i paesi chiave, e il sostegno ad appalti pubblici ben mirati;

· la creazione di un quadro legislativo e politico favorevole a nuove attività commerciali e agli investimenti nell’energia rinnovabile, nella produzione e nell’impiego efficienti dell’energia, anche per consentire salti di qualità a livello tecnologico in tali settori;

· il potenziamento del ruolo dell’energia quale mezzo per generare reddito per i poveri e tutelare/aumentare la produzione di reddito per altri utilizzatori finali di energia, creando nel settore privato una massa critica di capitale umano in possesso di conoscenze e competenze aggiornate, segnatamente nei servizi energetici e nei settori specifici di consumo finale;

· la promozione di strategie innovatrici di finanziamento, compresi partenariati e meccanismi pubblici e/o privati per l’energia sostenibile, per promuovere il trasferimento e la diffusione delle tecnologie;

· la promozione della cooperazione regionale tra i governi, le organizzazioni non governative e il settore privato nei suddetti settori, nonché misure volte a gettare le basi per un’infrastruttura regionale di interconnessione che possa produrre economie di scala, soprattutto nei piccoli paesi, come proposto ad esempio nella nuova strategia dell’UE per l’Africa [12]. Uno stretto coordinamento con altri donatori e programmi di prestito sarà essenziale per il conseguimento di questo obiettivo prioritario.

Tali iniziative andrebbero attuate in stretto collegamento con il futuro programma comunitario “Energia intelligente – Europa” [13], che fa parte del Programma quadro per la concorrenzialità e l’innovazione (2007-2013), dato che offrono l’opportunità di riflettere all’esterno la politica dell’UE.

ANNEX 1

Annex 1: Important Commitments by the EU and the International CommunityThe European Consensus on Development- Primary and overarching objective of EU development cooperation is the eradication of poverty in the context of sustainable development, including pursuit of the MDGs- Help developing countries to achieve the objectives agreed at the UN conferences.- improving policy coherence for development in order to accelerate progress towards attaining the MDGs, COM (2005)134 final.Climate (Kyoto Protocol)- Developed countries are committed to reducing their collective greenhouse gas emissions by about 5% below 1990 levels in the period 2008 – 2012. The EU 15 target is -8%.Biodiversity and Natural Resources (JPoI)- Achieve, by 2010, a significant reduction in the current rate of loss of biological diversity.- Maintain or restore depleted fish stocks to levels that can produce the maximum sustainable yield by 2015. Forests (EU commitment at WSSD)- FLEGT is a political commitment to improve forest governance and eliminate illegal loggingDesertification (JPoI)- Integrate measures to prevent and combat desertification in poverty and sustainable development strategiesChemicals (JPoI)- Aim, by 2020, to use and produce chemicals in ways that do not lead to significant adverse effects on human health and the environment.Water (MDG 7, JPoI and EU commitments at WSSD)- Develop integrated water resources management and water efficiency plans by 2005.- Halve, by 2015, the proportion of people without access to safe drinking water and basic sanitation- The EU Water Initiative is a political commitment by Member States and the Commission to contribute to the achievement of the MDG and WSSD targets for water and sanitation and provides a framework for dialogue with partner countries and stakeholders on sector policies and priorities.Energy (JPoI and EU commitments at WSSD)- Improve access to reliable and affordable energy services for sustainable development, sufficient to facilitate the achievement of the Millennium Development Goals and meet the growing need for energy services in the longer term to achieve sustainable development (JPoI Paras 9 & 20). - The EU Energy Initiative is a long-term political commitment by Member States and the Commission to increase the focus on the role of energy in poverty alleviation and sustainable development, as well as in facilitating the achievement of the MDGs.- The Johannesburg Renewable Energy Coalition. A coalition of 88 governments are cooperating to substantially increase the global share of renewable energy through the market on the basis of ambitious time-bound targets and regular reviews of progress.Sustainable Development (JPoI)- Encourage and promote the development of a 10-year framework of programmes to accelerate the shift towards sustainable consumption and production.Governance (JPoI and the UN Millennium Summit Review)- Adopt new measures to consolidate institutional arrangements for sustainable development at international, regional and national levels.- Agreement to explore the possibility of a more coherent institutional framework to allow more efficient environmental governance within the UN system.Research: the EU Framework Programmes for Research (FP6 and FP7): - The new framework programme for 2007 - 2013 will support relevant research, and provide background for “knowledge based approach”. |

ANNEX 2

A non-exhaustive list of key environment and sustainable natural resource issues, including energy, which are of concern to the EU

In the last 50 years the world’s population has almost trebled and humans have changed eco-systems more extensively that in any similar time period to meet the growing demand for food, fresh water, timber, fibre and fuel. For example, between 1960 and 2000 world food production increased by about 2.5 times, water use doubled, timber production grew by 50% and hydropower capacity doubled [14]. In the same period atmospheric concentrations of carbon dioxide grew by 20% above pre-industrial levels. As a result of these pressures, 15 of the 24 ecosystem services examined by the Millennium Ecosystem Assessment are being degraded or used unsustainably and present an obstacle to achieving the MDGs. These services include provision of capture fisheries, wild food, wood fuel, genetic resources, natural medicines and fresh water, as well as air and water purification, erosion control and the regulation of natural hazards and pests.

Further population growth of 2 billion is predicted by 2030. Combined with the long-term economic growth rate required to pull everyone out of extreme poverty (3.6% per capita p.a. in low income countries), this means the world economy could grow fourfold by 2050 [15]. It is essential to ensure that natural resources are used sustainably so that production and consumption patterns do not exceed the earth’s capacity to supply resources or absorb the wastes and emissions generated by such growth. This will be a fundamental challenge for the world community, and especially for the emerging economies and developing countries. Efforts over the next 10 years to make patterns of development more sustainable will be crucial in affecting the long-term outcome.

The main issues are highlighted in more detail in the following paragraphs.

Climate change. During the last century the earth’s average surface temperature rose by around 0.6˚C and is predicted to rise by a further 1.4 to 5.8˚C by 2100 [16], with a consequent rise in sea levels of 9 to 88 cm threatening island and coastal communities, and greater frequency and severity of extreme weather events. Predicted temperature rises will have profound consequences for water cycles, agriculture, disease and biodiversity, and the number of environmental refugees is expected to rise to 50 million by 2010 and up to 200 million by 2050 as a result [17]. Addressing climate change requires international cooperation aimed achieving the existing Kyoto Protocol Commitments, but also to develop long-term cooperative action. Mitigation of greenhouse gas emissions is crucial, especially in industrialised countries and emerging economies. Substantial changes are needed in how the world produces and uses energy, as is technological change in all economic sectors. In view of the already unavoidable impact of climate change, in many developing countries cooperation will need to concentrate on adaptation and on reducing vulnerability to climate change but should also stimulate investment in clean technologies.

Biodiversity. Maintaining biodiversity at genetic, species and ecosystem levels offers many local and global benefits. Healthy and fully-functioning ecosystems provide a wide range of essential goods, such as foods, fuels, building materials and medicines. They also provide a variety of services, such as cycling nutrients, creating fertile soils, fixing carbon, purifying air and water, providing genetic material for crops and livestock, pollination, controlling floods and erosion, and checking pests, diseases and alien species. Ecosystems support primary production (agriculture, fisheries, forestry), secondary production (textiles, pharmaceuticals) and service industries (tourism, well-being, recreation). The costs of failing to protect biodiversity are immense – in terms of lost goods and services to these sectors of the economy. Further, restoring degraded ecosystems, or substituting artificially for these biodiversity goods and services where natural systems fail is frequently much more costly than looking after them in the first place. Poor people in developing countries, with little access to markets, are particularly reliant on ecosystem goods and services.

Water. One third of the world’s population live in countries that are water-stressed [18] and this proportion is likely to increase to two thirds by 2025 with implications for peace and security. Over 1.1 billion people have no access to safe drinking water and 2.4 billion lack improved sanitation. Integrated water resources management is essential worldwide if human needs for consumption, agriculture and industry are to be balanced with the water needs of healthy ecosystems. Polluted ecosystems and poor water management have a detrimental effect on economic growth, health and livelihoods. Improving access to safe water and sanitation and improved water resource management are key steps to achieving many of the Millennium Development Goals (MDGs).

Forest management. Natural forests are centres of biodiversity and important stores of carbon and disturbing these ecosystems contributes to biodiversity loss and climate change. An estimated 1.6 billion poor people rely heavily on forests for their livelihoods, including food security (bushmeat, fruits and vegetables), health (medicinal plants), shelter (building materials), and energy (fuelwood and charcoal). Forests also provide environmental services such as watershed protection. Forest-based industries are an important source of employment and export revenues, and are a driver of economic growth. Rapid global deforestation and poor governance jeopardise this valuable resource endowment.

Fisheries and marine resources. Lack of effective governance often results in over-exploitation of the resource base, threatening the nutritional status of major population groups, particularly people from the poorest African and South Asian countries, for whom fish and marine products constitute an essential part of their protein intake. Coral reefs are major centres of biodiversity and important in protecting shorelines, which are often densely inhabited and the basis for considerable economic development through eco-tourism.

Desertification and land degradation lead to the loss of productive land. An estimated 900 million people across the world live in ‘drylands’, which cover about 30% of the earth’s land surface. These drylands, which have low and variable rainfall, are very fragile. Due to their low productivity, they are also often politically and economically marginalised and receive little attention from most governments. Surveys show that nearly 70% of drylands worldwide suffer varying degrees of degradation and desertification.

Use of natural resources in growing economies. The links between growth and natural resource use change depending on the absolute level of development. In poor societies the links between poverty and natural resource degradation often lead to a vicious circle of negative growth, increasing poverty and further over-exploitation of the natural resource base. As economies develop, different patterns set in and positive economic growth brings a new set of environmental pressures. Rich economies such as the EU have an ecological footprint that extends beyond its borders. Indeed, the EU contains 7% of the world’s population but consumes 16% of the products of the earth’s biocapacity [19]. In emerging economies and even in developing countries with significant wealthier sectors of society, the environmental effects of affluence are of growing concern. Natural resources need to be managed sustainably to break the link between economic growth and environmental degradation. This needs to be done by taking into account the full life cycle of resource use, covering their supply, use phase and the final disposal of waste. New EU policies, including the Thematic Strategies on resource use, waste and Integrated Product Policy, build on this logic, aiming to ensure that the negative impacts of resource use and products are reduced without simply shifting them to other countries. These policy developments are of great interest to emerging economies.

Bio-technology promises remarkable advances in medicine, agriculture and other fields and may have the potential to decrease pressure on land use, increase sustainable yields on marginal lands and reduce the use of water and agro-chemicals in agriculture. However, genetic engineering is a very new field and there are potential adverse effects on biological diversity and risks to human health. These could be of particular concern in developing countries which house most of the wild relatives of domesticated crops but lack capacity to assess and manage risks and thus to ensure bio-safety.

Chemicals and pesticides can bring enormous benefits to man and are the products of rapidly growing and globalising industries. However, when badly managed they are also the cause of major health and other problems, especially in developing countries. Uncontrolled transport and storage of hazardous waste and unsound management of all wastes also bring threats to the environment and human health. The costs of unsound chemicals and toxics management are widespread and borne disproportionately by the poor; yet least developed countries are often unaware of the economic burdens posed by poor management.

Energy access. Nearly two billion people do not have access to modern energy services. Developing countries’ supplies of energy are insecure and unreliable: firewood, charcoal, crop residues and animal wastes account for approximately 30% of primary energy use; electricity supplies are limited and often erratic; and net oil importers are particularly vulnerable to high global oil prices. Better access to secure, affordable and sustainable energy services is essential for achieving the MDGs, for the eradication of poverty, and to support the productivity increases and economic growth both in rural and in urban areas.

Secure and affordable energy supplies. The volatility of energy prices (notably oil and gas) brings important economic impacts to all countries and the businesses on which their economies depend, especially those countries with emerging economies. Working together to establish plans, strategies and systems for ensuring secure and sustainable energy services at affordable prices, without causing excessive damage to either the local or the global environment, is therefore an important priority for both the public and private sectors in the EU and for its neighbours and partners worldwide.

Air Pollution is closely related to the burning of fossil fuels, in particular coal, and thus there are clear links between air pollution and policies on energy and climate change. Such pollution is growing rapidly in emerging economies. Tackling air pollution brings major health benefits not only in those economies but even in poorer, biomass-dependent developing countries. Nearly 1.6 million people die each year from the effects of indoor pollution from fuelwood and other solid fuels [20]. Air pollution travels long distances. While emissions from the EU are decreasing there is increasing evidence that the long range transport of air pollution into the EU is increasing. This is one of the reasons why the Commission is co-chairing a “Task Force on Hemispheric Transport of Air Pollution”, which looks at the technical/scientific issues surrounding hemispheric contributions to air pollution. Recently the UNEP has drawn attention to the trans-boundary effects of air pollution from the emerging economies of Asia.

ANNEX 3

Current Funding instruments

Regulations (EC) No 2493/2000 and (EC) No 2494/2000 on the Environment in Developing Countries and Tropical Forests and Other Forests in Developing Countries expire in 2006. These budget lines were first created in 1992 to implement pilot actions and strategic studies and merged in 2001 into budget line 21 02 05. The emphasis is on work in developing countries that fosters sustainable forest management and environmental protection and allocations are made both through calls for proposals aimed at NGOs, among others, and by way of targeted projects undertaken by IGOs in support of EC policy objectives.

Table: funding by different sectors (budget line 21-02-05, 218 M € between 2000-2004)

(...PICT...)

Note: for sectors such as energy, this graph does not reflect the overall share of granted support. In fact, support to energy projects has also been given in the frame of other headings like under “forest”, “sustainable development” and others.

The Life-Third countries part of Regulation (EC) No 1682/2004 expires at the end of 2006. It is active in non-EU countries around the Mediterranean and Baltic seas and helps to establish the capacities and administrative structures needed in the environmental sector and in the development of environmental policy and action programmes. Priority is given to projects that promote cooperation at trans-frontier, trans-national or regional level. The Commission’s International Environment budget line 07 02 01 commits between €6 and 8 million a year, of which an increasing share (currently about €2 million) is needed for regular contributions for the core costs of MEAs. The legal basis for regular contributions is provided by the decisions on EC ratification while the rest of the line is based on the Annual Work Programme of DG Environment. The line supports global and European regional MEAs and other international environmental processes. For example, using the budget line and other resources, the EC pays for preparatory analytical work required for negotiations, helps developing countries to participate in environmental meetings, and holds dialogues with key partners on major issues.

Budget Lines 06.04.02 and 06.01.04.09 “COOPENER” funds initiatives that promote renewable energy sources and energy efficiency in developing countries, and address sustainable energy services for poverty alleviation in the context of the EUEI. €5 million p.a. was committed on these budget lines in 2003-05.

List of Acronyms

DCECI | Development Cooperation and Economic Cooperation Instrument |

DPS | Development Policy Statement adopted by the Council, European Parliament and the Commission on 22 November 2005 |

6th EAP | Sixth Environmental Action Programme, Decision 1600/2002/EC, OJ L242/1 of 10/09/2002 |

EC | European Community |

ENPI | European Neighbourhood Policy Instrument |

EUEI | European Union Energy Initiative |

EUWI | European Union Water Initiative |

EU | European Union |

FLEGT | Forest Law Enforcement, Governance and Trade |

GEF | Global Environment Facility |

FP6 | Framework Programme for Research no 6 |

IEA | International Energy Agency |

IEE | Intelligent Energy - Europe |

IFI | International Financial Institution |

IISD | International Institute for Sustainable Development |

IUCN | World Conservation Union |

IPA | Pre-Accession Instrument |

IPCC | Inter-governmental Panel on Climate Change |

JPoI | Johannesburg Plan of Implementation adopted at WSSD |

JREC | Johannesburg Renewable Energy Coalition |

MEA | Multilateral Environmental Agreement |

MDG | Millennium Development Goals |

PEP | Poverty-Environment Partnership |

PRSP | Poverty Reduction Strategy Paper |

NGO | Non-Governmental Organisation |

SAICM | Strategic Approach to International Chemicals Management |

UNCBD | United Nations Convention on Biological Diversity |

UNCCD | United Nations Convention on Combating Desertification |

UNFCC | United Nations Framework Convention on Climate Change |

UNDP | United Nations Development Program |

UNEP | United Nations Environmental Programme |

UNFF | United Nations Forum on Forests |

UNITAR | United Nations Institute for Training and Research |

WRI | World Resources Institute |

WWF | World Wide Fund for Nature |

WSSD | World Summit for Sustainable Development |

ACP-EU | Africa – Caribbean – Pacific - European Union |

EDF | European Development Fund |

AMCOW | African Ministerial Conference on Water |

FEMA | African Ministers for Water and for Energy |

AFLEG | African Forest Law Enforcement and Governance |

[1] Cfr. la comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo “Azioni esterne varate attraverso i programmi tematici nell’ambito delle future prospettive finanziarie 2007–2013” – COM(2005) 324 del 3.8.2005.

[2] http://www.millenniumassessment.org/en/index.aspx

[3] Relazione 2003 sullo sviluppo mondiale: lo sviluppo sostenibile in un mondo dinamico (Banca mondiale).

[4] Dichiarazione congiunta del 22 novembre 2005 approvata dal Parlamento europeo, dal Consiglio e dalla Commissione.

[5] Decisione n. 1230/2003/CE.

[6] COM(2002) 408 del 17.7.2002.

[7] Decisione n. 1600/2002/CE del Parlamento europeo e del Consiglio.

[8] Documenti strategici per la riduzione della povertà e documenti di strategia nazionale della CE.

[9] “Valutazione ex ante di un programma comunitario pluriennale rinnovato nel settore energetico (2007-2013)”, settembre 2004.

[10] “Piano d’azione volto ad accompagnare la strategia dell’UE in materia di cambiamenti climatici nel contesto della cooperazione allo sviluppo - 2004-2008”, approvato dal Consiglio il 22 novembre 2004.

[11] Comunicazione della Commissione “Vincere la battaglia contro i cambiamenti climatici” del 9 febbraio 2005 - COM(2005) 35.

[12] COM(2005) 489.

[13] COOPENER II.

[14] Millennium Ecosystem Assessment.

[15] World Development Report 2003: Sustainable Development in a Dynamic World (World Bank).

[16] Intergovernmental Panel on Climate Change, 3rd Assessment Report.

[17] Myers, N. (2005) Environmental refugees: an emergent security issue, 13th Economic Forum, Prague 23-27 May.

[18] Countries using more than 10% of total supply where water shortage is likely to impede development.

[19] The European environment: State and outlook 2005. European Environment Agency - NB: figures quoted include Switzerland.

[20] WHO (2000) Air pollution, WHO Fact sheet 187.

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