52005DC0072

Comunicazione della Commissione al Consiglio - Politica europea di prossimità - Raccomandazioni per l’Armenia, l’Azerbaigian, la Georgia, l’Egitto e il Libano {SEC(2005) 285} {SEC(2005) 286} {SEC(2005) 287} {SEC(2005) 288} {SEC(2005) 289} /* COM/2005/0072 def. */


Bruxelles, 2.3.2005

COM(2005) 72 definitivo

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO

Politica europea di prossimità Raccomandazioni per l’Armenia, l’Azerbaigian, la Georgia, l’Egitto e il Libano

{SEC(2005) 285} {SEC(2005) 286} {SEC(2005) 287} {SEC(2005) 288} {SEC(2005) 289}

1. INTRODUZIONE E SINTESI

Il documento di strategia della Commissione europea sulla politica europea di prossimità (ENP)[1] del maggio 2004, approvato dal Consiglio nel giugno 2004[2], stabiliva gli orientamenti per i prossimi anni definendo obiettivi, principi, portata geografica e metodi di attuazione di questa politica. Il documento era corredato da relazioni specifiche riguardanti Israele, la Giordania, la Moldavia, il Marocco, l’Autorità palestinese, la Tunisia e l’Ucraina. Nel dicembre 2004 la Commissione ha presentato una comunicazione[3] sui piani d’azione proposti per questi paesi. Il Consiglio ha adottato i piani d’azione, che sono ora in fase di approvazione nei paesi partner.

Basandosi sul documento di strategia della Commissione, il Consiglio ha deciso nel giugno 2004 di includere nell’ENP l’Armenia, l’Azerbaigian e la Georgia in modo da agevolare l’approfondimento della collaborazione con questi paesi, che costituisce una svolta importante nella politica di impegno adottata dall’UE nei confronti del Caucaso meridionale. I servizi della Commissione hanno elaborato relazioni su questi paesi da cui si evince un quadro globale della situazione.

Le relazioni elaborate dai servizi della Commissione in occasione dell’entrata in vigore dell’accordo di associazione con l’Egitto e dell’imminente entrata in vigore di quello con il Libano[4] analizzano la situazione politica ed economica di questi due paesi.

La presente comunicazione illustra gli elementi principali delle relazioni sui cinque paesi elaborate dai servizi della Commissione, a cui si aggiunge un contributo dell’Alto rappresentante sugli aspetti connessi alla cooperazione politica e alla PESC, e formula raccomandazioni in merito ai piani d’azione.

2. VALUTAZIONI INDIVIDUALI PER PAESE

Caucaso meridionale[5]

Armenia

Nei primi anni successivi all’indipendenza dell’Armenia, le relazioni tra l’UE e questo paese si sono incentrate sulla difficile situazione umanitaria creata dalla disgregazione dell’Unione Sovietica e dal conflitto con l’Azerbaigian per il Nagorno-Karabakh. Si è cominciata a preparare la transizione verso la democrazia e l’economia di mercato. L’entrata in vigore dell’accordo di partenariato e di cooperazione (APC) nel 1999 ha segnato una svolta importante nelle relazioni UE-Armenia.

La situazione macroeconomica dell’Armenia, piuttosto buona da qualche anno a questa parte, è caratterizzata da alti tassi di crescita economica. A quanto pare, questi sviluppi stanno iniziando ad incidere sugli elevati livelli di povertà del paese. L’Armenia sta facendo progressi verso l’introduzione delle indispensabili riforme orientate al mercato, come dimostra la sua adesione all’OMC nel 2003. Procede inoltre l’allineamento della legislazione armena con quella dell’UE. Fra le misure più salienti vanno segnalate l’adozione di una strategia per la lotta alla corruzione e la creazione di un consiglio anticorruzione.

L’Armenia, tuttavia, deve ancora far fronte a notevoli sfide, specie per quanto riguarda la democrazia, i diritti umani e l’adempimento dei suoi obblighi come membro del Consiglio d’Europa e dell’OSCE. Il paese deve migliorare considerevolmente il suo sistema elettorale basandosi, in particolare, sulle raccomandazioni formulate dall’ODIHR in seguito alle elezioni presidenziali e politiche del 2003. Occorre attuare opportune riforme relative allo Stato di diritto e all’applicazione della legge, onde promuovere il rispetto dei diritti umani, e introdurre notevoli cambiamenti per sviluppare la società civile, garantendo fra l’altro la libertà dei media. Dal punto di vista economico, il rispetto dello Stato di diritto è indispensabile per migliorare le condizioni in cui operano le imprese e gli investitori. Occorre potenziare i sistemi fiscale e doganale per ottenere risultati concreti nella lotta alla corruzione. Attuando il programma strategico per la riduzione della povertà si darà un contributo determinante tanto alla promozione di una crescita economica sostenibile quanto alla riduzione della povertà e delle disparità di reddito. Nell’ambito dell’ulteriore ristrutturazione del settore dell’energia si dovrà preparare, fra l’altro, lo smantellamento della centrale nucleare di Medzamor. Le conseguenze del conflitto con l’Azerbaigian per il Nagorno-Karabakh si fanno sentire a tutti i livelli della vita politica ed economica dell’Armenia, che potrà sfruttare appieno le sue potenzialità soltanto quanto si sarà trovata una soluzione pacifica, equa e duratura.

Il governo armeno si è detto intenzionato a raccogliere queste sfide, ad intensificare le relazioni con l’UE e ad integrarsi maggiormente nelle strutture europee. La Commissione ritiene pertanto che, basandosi sugli impegni del governo armeno, si possa utilizzare un piano d’azione ENP per rinsaldare le relazioni tra l’UE e l’Armenia e promuovere l’attuazione delle riforme necessarie.

Fra i principali obiettivi del piano d’azione dovrebbero figurare: il potenziamento dello Stato di diritto, delle strutture democratiche e del pluralismo (ad esempio, la riforma della legislazione elettorale in linea con le raccomandazioni del Consiglio d’Europa e dell’OSCE e l’organizzazione di elezioni democratiche, la riforma costituzionale, tenendo conto delle raccomandazioni del Consiglio d’Europa, e la riforma dell’autogoverno locale); la promozione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, segnatamente la libertà di espressione e di riunione; il miglioramento del contesto in cui operano le imprese e la modernizzazione del settore pubblico; misure efficaci di lotta alla corruzione e alle frodi; la riforma dell’amministrazione e della legislazione tributaria e doganale in linea con le norme internazionali e europee; progressi in termini di riduzione della povertà; lo sviluppo sostenibile e la tutela dell’ambiente; lo smantellamento della centrale nucleare di Medzamor; progressi verso la soluzione del conflitto e un rafforzamento della cooperazione regionale. Occorrono inoltre politiche macroeconomiche oculate a sostegno dell’efficace attuazione del piano d’azione.

In considerazione del contesto politico, economico e istituzionale attuale che risulta dalla relazione sul paese, il piano d’azione per l’Armenia dovrebbe incentrarsi sui seguenti aspetti: intensificazione del dialogo politico; ulteriori progressi nell’applicazione dell’APC; sostegno alle riforme connesse all’economia di mercato per un’integrazione economica graduale nel mercato interno dell’UE; ulteriore sostegno al risanamento economico delle zone di conflitto nell’ambito della soluzione dello stesso; aumento del contributo finanziario, compresa l’estensione all’Armenia del mandato della BEI a decorrere dal 2007; maggiore sostegno alla cooperazione regionale; rafforzamento della cooperazione in materia di giustizia e affari interni comprendente, eventualmente, l’avvio di un dialogo sui visti e/o un accordo sulla riammissione; intensificazione della cooperazione in materia di energia, comunicazioni elettroniche e trasporti, ambiente e pubblica sanità, scienza e tecnologia; intensificazione dei contatti interpersonali, specie per quanto riguarda l’istruzione, la formazione e i giovani e in relazione al conflitto per il Nagorno-Karabakh. Qualora inoltre l’attuazione del piano d’azione proceda come previsto, si dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di sostituire l’APC, alla sua scadenza, con un accordo più completo.

Azerbaigian

Nei primi anni successivi all’indipendenza dell’Azerbaigian, le relazioni tra l’UE e questo paese si sono incentrate sulla difficile situazione umanitaria creata dalla disgregazione dell’Unione Sovietica, sul conflitto per il Nagorno-Karabakh con l’Armenia e sull’instabilità della situazione interna. Si è cominciata inoltre a preparare la transizione verso la democrazia e l’economia di mercato. L’entrata in vigore dell’accordo di partenariato e di cooperazione (APC) nel 1999 ha segnato una svolta importante nelle relazioni UE-Azerbaigian, in particolare attraverso l’instaurazione di un dialogo politico regolare. Le relazioni tra l’UE e l’Azerbaigian si sono considerevolmente sviluppate da qualche anno a questa parte. Il dialogo fra le parti è attualmente più mirato e la cooperazione più intensa, specialmente nei settori dell’energia e dei trasporti.

L’Azerbaigian, tuttavia, deve puntare in via prioritaria a rafforzare lo Stato di diritto, i freni e i contrappesi democratici (come le elezioni libere ed eque), la lotta contro la corruzione e le frodi e la tutela dei diritti umani, conformemente ai suoi obblighi di membro del Consiglio d’Europa e dell’OSCE. Sul fronte economico, migliorando ulteriormente le condizioni d’investimento e diversificando le attività si darà un contributo determinante ad una crescita sostenuta. Un’attuazione efficace del programma statale per la riduzione della povertà e lo sviluppo economico permetterà di affrontare alcune delle sfide economiche strutturali che si pongono all’Azerbaigian. Se, oltre alle questioni politico-economiche, si risolvesse anche il conflitto per il Nagorno-Karabakh, si eliminerebbe uno dei principali ostacoli allo sviluppo dell’Azerbaigian e dell’intera regione.

Il governo dell’Azerbaigian si è detto intenzionato a raccogliere queste sfide, ad intensificare le relazioni con l’UE e ad integrarsi maggiormente nelle strutture europee. La Commissione ritiene pertanto che, basandosi sugli impegni del governo azero, si possa utilizzare un piano d’azione ENP per rinsaldare le relazioni tra l’UE e l’Azerbaigian e promuovere l’attuazione delle riforme necessarie.

Fra i principali obiettivi del piano d’azione dovrebbero figurare: il potenziamento dello Stato di diritto, delle strutture democratiche e del pluralismo (miglioramento della divisione istituzionale dei poteri, riforma dell’autogoverno locale) e il miglioramento della legislazione e dei processi elettorali per promuovere l’adozione di standard democratici; l’attuazione di una riforma efficace relativa allo Stato di diritto (apparato giudiziario, organi preposti all’applicazione della legge); una migliore tutela dei diritti umani e della libertà e indipendenza dei media; un maggiore impegno per uno sviluppo equilibrato del sistema economico globale; il miglioramento del contesto in cui operano le imprese e la modernizzazione del settore pubblico; la riforma dell’amministrazione e della legislazione tributaria e doganale in linea con le norme internazionali e europee; misure efficaci di lotta alla corruzione e alle frodi; una gestione più trasparente delle entrate petrolifere e del processo di privatizzazione; progressi in termini di riduzione della povertà; lo sviluppo sostenibile e la tutela dell’ambiente; l’adesione all’OMC; progressi verso la soluzione del conflitto e un rafforzamento della cooperazione regionale. Occorrono inoltre politiche macroeconomiche oculate a sostegno dell’efficace attuazione del piano d’azione.

In considerazione del contesto politico, economico e istituzionale attuale che risulta dalla relazione sul paese, il piano d’azione per l’Azerbaigian dovrebbe incentrarsi sui seguenti aspetti: intensificazione del dialogo politico; ulteriori progressi nell’applicazione dell’APC; sostegno alle riforme connesse all’economia di mercato per un’integrazione economica graduale nel mercato interno dell’UE; ulteriore sostegno al risanamento economico delle zone di conflitto nell’ambito della soluzione dello stesso; aumento del contributo finanziario, compresa l’estensione all’Azerbaigian del mandato della BEI a decorrere dal 2007; maggiore sostegno alla cooperazione regionale; rafforzamento della cooperazione in materia di giustizia e affari interni comprendente, eventualmente, l’avvio di un dialogo sui visti e/o un accordo sulla riammissione; intensificazione della cooperazione in materia di energia, comunicazioni elettroniche e trasporti, ambiente e pubblica sanità, scienza e tecnologia; intensificazione dei contatti interpersonali, specie per quanto riguarda l’istruzione, la formazione e i giovani. Qualora inoltre l’attuazione del piano d’azione proceda come previsto, si dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di sostituire l’APC, alla sua scadenza, con un accordo più completo.

La Commissione intende aprire una delegazione in Azerbaigian nel corso del 2005.

Georgia

A partire dal 1991, anno dell’indipendenza della Georgia, le relazioni tra l’UE e questo paese si sono incentrate sulla difficile situazione umanitaria creata dalla disgregazione dell’Unione Sovietica e sui conflitti interni della Georgia. Si è cominciata inoltre a preparare la transizione verso la democrazia e l’economia di mercato. L’entrata in vigore dell’accordo di partenariato e di cooperazione (APC) nel 1999 ha segnato una svolta importante nelle relazioni UE-Georgia, in particolare attraverso l’instaurazione di un dialogo politico regolare. Nel suo documento del 2003 sulla strategia nazionale riveduta, la Commissione rileva progressi insufficienti in termini di democrazia e di economia di mercato: “La situazione politica della Georgia è dominata da una povertà diffusa, da seri problemi nella gestione degli affari pubblici, dalla persistente debolezza dello Stato di diritto con elevati livelli di corruzione, da rapporti tesi con la Russia, da conflitti interni che riguardano in particolare l’indipendenza della repubblica Abkhazia e dell’Ossezia meridionale, nonché da un elevato livello del debito estero.”

L’UE e la comunità internazionale hanno quindi accolto con favore la “rivoluzione delle rose” del novembre 2003, in seguito alla quale è stato possibile indire elezioni presidenziali libere ed eque e avviare un vasto programma di riforme. Il paese è riuscito tra l’altro a: 1) combattere determinate forme di corruzione; 2) migliorare la riscossione delle imposte; 3) eliminare i ritardi nel pagamento degli stipendi e delle pensioni; 4) arginare il contrabbando; 5) registrare risultati soddisfacenti a livello macroeconomico; 6) reintegrare l’Adjara nel sistema economico, sociale e amministrativo della Georgia; 7) far rinascere la fiducia dei donatori nella Georgia (esito positivo della conferenza dei donatori tenutasi a Bruxelles nel giugno 2004).

Ora come ora, la Georgia deve puntare in via prioritaria a potenziare lo Stato di diritto, compresa la riforma del servizio pubblico e dell’apparato giudiziario. A tal fine, la Georgia deve assolutamente rafforzare i freni e i contrappesi democratici conformemente ai suoi obblighi di membro del Consiglio d’Europa e dell’OSCE. Un miglioramento della situazione in questi settori dovrebbe aiutare la Georgia a combattere la corruzione in un contesto normativo adeguato. Sul fronte economico, migliorando ulteriormente le condizioni d’investimento si darà un contributo determinante a una crescita sostenuta. Un’attuazione efficace del programma statale per la riduzione della povertà e lo sviluppo economico permetterà di affrontare alcune delle sfide economiche strutturali che si pongono alla Georgia. Per quanto riguarda le relazioni UE-Georgia, c’è ancora molto da fare in termini di attuazione dell’APC. Un miglioramento delle relazioni con la Russia e un maggiore impegno verso una soluzione pacifica dei suoi conflitti interni permetteranno inoltre alla Georgia di creare i presupposti per una sicurezza e una prosperità durature.

Il governo georgiano si è impegnato a raccogliere queste sfide, ad intensificare le relazioni con l’UE e ad integrarsi maggiormente nelle strutture europee. La Commissione ritiene pertanto che, basandosi sugli impegni del governo georgiano, si possa utilizzare un piano d’azione ENP per rinsaldare le relazioni tra l’UE e la Georgia e promuovere l’attuazione delle riforme necessarie.

Fra i principali obiettivi del piano d’azione dovrebbero figurare: il potenziamento dello Stato di diritto (riforma dell’apparato giudiziario, degli organi preposti all’applicazione della legge e del sistema carcerario) e una migliore protezione dei diritti umani; il potenziamento delle strutture democratiche e del pluralismo (riforma del parlamento, maggiore indipendenza dei media, riforma dell’autogoverno locale, riforma elettorale); il miglioramento del contesto in cui operano le imprese e la modernizzazione del settore pubblico; la riforma dell’amministrazione e della legislazione tributaria e doganale in linea con le norme internazionali e europee nonché misure efficaci di lotta alla corruzione e alle frodi; un processo di privatizzazione trasparente; progressi in termini di riduzione della povertà; lo sviluppo sostenibile; la tutela dell’ambiente; progressi verso la soluzione dei conflitti e un rafforzamento della cooperazione regionale. Occorrono inoltre politiche macroeconomiche oculate a sostegno dell’efficace attuazione del piano d’azione.

In considerazione del contesto politico, economico e istituzionale attuale che risulta dalla relazione sul paese, il piano d’azione per la Georgia dovrebbe incentrarsi sui seguenti aspetti: intensificazione del dialogo politico; ulteriori progressi nell’applicazione dell’APC; sostegno alle riforme connesse all’economia di mercato per un’integrazione economica graduale nel mercato interno dell’UE; ulteriore sostegno al risanamento economico delle zone di conflitto nell’ambito della soluzione dello stesso; aumento del contributo finanziario, compresa l’estensione alla Georgia del mandato della BEI a decorrere dal 2007; incremento dei fondi stanziati per la cooperazione regionale; rafforzamento della cooperazione in materia di giustizia e affari interni comprendente, eventualmente, l’avvio di un dialogo sui visti e/o un accordo sulla riammissione; intensificazione della cooperazione in materia di energia, comunicazioni elettroniche e trasporti, ambiente, affari marittimi e pesca, pubblica sanità, scienza, tecnologia e innovazione; intensificazione dei contatti interpersonali, specie per quanto riguarda l’istruzione, la formazione e i giovani. Qualora inoltre l’attuazione del piano d’azione proceda come previsto, si dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di sostituire l’APC, alla sua scadenza, con un accordo più completo.

Egitto e Libano

Nel giugno 2004 il Consiglio ha invitato la Commissione a cominciare a preparare, con l’aiuto del segretariato generale e dell’Alto rappresentante per le questioni inerenti alla cooperazione politica e alla PESC, piani d’azione per i paesi del Mediterraneo che hanno ratificato gli accordi di associazione con l’UE. La Commissione ha quindi elaborato le presenti relazioni sull’Egitto e sul Libano[6].

Per entrambi i paesi, la piena applicazione degli accordi di associazione rimane l’obiettivo principale delle relazioni bilaterali. L’ENP offre la possibilità di rinsaldare ulteriormente tali relazioni per arrivare progressivamente a un notevole livello di integrazione economica e a un approfondimento della cooperazione politica. Prendendo spunto dalle relazioni sui singoli paesi, la Commissione avvierà prima possibile, in stretta collaborazione con la presidenza e, se del caso, con l’Alto rappresentante, consultazioni formali con l’Egitto e il Libano onde concordare piani d’azione completi ed equilibrati.

I piani d’azione comprenderanno due obiettivi principali: in primo luogo, un impegno a intraprendere azioni specifiche per promuovere l’adesione ai valori comuni (rispetto degli obblighi internazionali, democrazia e Stato di diritto, compresa l’organizzazione di elezioni democratiche, amministrazione della giustizia, diritti umani, ecc.) e a determinati obiettivi in materia di politica estera e di sicurezza; in secondo luogo, un impegno a prendere iniziative atte ad avvicinare ulteriormente questi paesi partner all’UE in settori prioritari quali la politica di sviluppo economico e sociale (compresi la riduzione della povertà e lo sviluppo sostenibile), il commercio e il mercato interno (energia, trasporti, ambiente, affari marittimi e pesca, società dell’informazione, ricerca e innovazione, giustizia e affari interni, contatti interpersonali, ecc.).

Gli interventi prioritari saranno definiti con la massima precisione possibile, in funzione degli obiettivi, onde agevolarne il controllo e la valutazione. I piani d’azione individueranno gli interventi principali in un numero limitato di settori considerati particolarmente prioritari, nonché altre azioni di natura più diversificata corrispondenti al campo d’applicazione degli accordi bilaterali vigenti. Si fisserà un calendario preciso per la realizzazione delle varie priorità.

3. CONCLUSIONE E RACCOMANDAZIONI

Le relazioni sui paesi del Caucaso meridionale confermano la necessità di portare avanti le riforme in Armenia, Azerbaigian e Georgia e di progredire in diversi settori chiave. La Commissione ritiene che l’UE possa avvalersi dei piani d’azione per rinsaldare ulteriormente le relazioni con questi paesi e promuovere attivamente l’introduzione dei necessari cambiamenti. La Commissione raccomanda pertanto che il Consiglio approvi gli orientamenti generali contenuti nel presente documento e autorizzi l’avvio dei lavori preparatori per la stesura di piani d’azione in base ai quali la Commissione si metterà in contatto con i paesi partner in stretta collaborazione con la presidenza e, se del caso, con l’Alto rappresentante. I lavori preparatori comincerebbero immediatamente.. La Commissione precisa che i piani d’azione saranno elaborati in funzione delle esigenze di ciascun paese e che ciascun paese verrà esaminato singolarmente. Gli Stati membri saranno informati esaurientemente dell’andamento delle consultazioni.

La Commissione darà inizio all’elaborazione dei piani d’azione con l’Egitto e il Libano prendendo spunto dalle relazioni su questi paesi. Si raccomanda di avviare quanto prima le consultazioni in merito. L’evoluzione della situazione in Libano, dove il governo si è dimesso e dove sono state indette elezioni per maggio, influirà sul calendario delle consultazioni. L’obiettivo ricercato è quello di elaborare piani d’azione equilibrati con ciascun paese che contemplino, mutatis mutandis, gli stessi settori generali di quelli concordati con i partner precedenti, vale a dire: aspetti politici (tra cui il rispetto degli obblighi internazionali, la democrazia e lo Stato di diritto), economici, compreso lo sviluppo sostenibile, e settoriali (mercato interno e questioni commerciali, giustizia e affari interni, ambiente, contatti interpersonali). Gli Stati membri saranno informati esaurientemente dell’andamento delle consultazioni.

Come si è fatto per gli altri paesi a cui si applica l’ENP, i consigli di associazione o di cooperazione competenti saranno invitati ad approvare i piani d’azione adottati, che dovrebbero avere una durata compresa fra tre e cinque anni e la cui attuazione sarà sorvegliata nell’ambito delle istituzioni degli accordi di associazione o di cooperazione. Basandosi sulla sua valutazione dei risultati del processo di verifica e sulle informazioni fornite dai partner, la Commissione presenterà un riesame intermedio dei risultati ottenuti in due anni, contenente un contributo dell’Alto rappresentante sulle questioni connesse alla cooperazione politica e alla PESC, a cui farà seguito un ulteriore riesame nei tre anni successivi all’approvazione formale di ciascun piano d’azione.

[1] COM(2004) 373 del 12.5.2004.

[2] Conclusioni del Consiglio Affari generali e relazioni esterne del 14.7.2004; conclusioni della presidenza, Consiglio europeo del 17-18 giugno 2004.

[3] COM(2004) 795 del 9.12.2004.

[4] L’accordo interinale con il Libano è entrato in vigore nel marzo 2003.

[5] Documenti di lavoro della Commissione SEC(2005) 285, SEC(2005) 286 e SEC(2005) 288.

[6] Documenti di lavoro della Commissione SEC(2005) 287 e SEC(2005) 289.