52004DC0066

Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo , al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Relazione sullo stato di attuazione del piano d'azione della Commissione per le competenze e la mobilità COM(2002)72 definitivo /* COM/2004/0066 def. */


COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO, AL PARLAMENTO EUROPEO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI - Relazione sullo stato di attuazione del piano d'azione della Commissione per le competenze e la mobilità COM(2002)72 definitivo

INDICE

Sintesi

Il contesto politico

Obiettivi della comunicazione

1. Stato d'avanzamento del processo di attuazione

1.1. Contesto istituzionale e politico

1.2. Misure adottate per raggiungere obiettivi specifici

1.2.1. Accrescere la mobilità occupazionale e lo sviluppo delle competenze

1.2.2. Agevolare la mobilità geografica

1.2.3. Migliorare l'informazione e la trasparenza delle opportunità lavorative

1.2.4. Implicazione delle parti sociali

2. Contributo alla strategia europea per l'occupazione e al programma Istruzione e formazione 2010

3. Follow-Up

3.1. Settori in cui si sono registrati i maggiori progressi

3.2. Settori in cui l'attuazione del programma va a rilento

3.3. Settori che potrebbero trarre vantaggio da uno sforzo addizionale

ALLEGATO

Sintesi

Il piano d'azione della Commissione per le competenze e la mobilità, del febbraio 2002, doveva contribuire, entro il 2005, a creare un contesto più favorevole a mercati del lavoro europei più aperti e più facilmente accessibili. La valutazione annua del processo di attuazione di tale piano d'azione si è concretata, nel 2003, in un contributo alla relazione della Commissione destinata alla riunione di primavera del Consiglio europeo. Nella fase intermedia di tale processo è opportuno, tuttavia, presentare una valutazione ad hoc, in occasione della riunione della primavera 2004 del Consiglio europeo, per fare un bilancio relativo a ciascuna delle 25 sfere d'azione prioritaria e alle misure proposte ai fini della realizzazione di tali obiettivi.

La presente comunicazione sulla mobilità dell'occupazione in Europea definisce un quadro strategico, descrivendo le sfide in materia di competenze e di mobilità che i paesi aderenti si trovano ad affrontare, nonché il clima economico pessimistico che ha prevalso in questi ultimi anni e che ha imposto i propri vincoli allo sviluppo della mobilità tra i posti di lavoro e tra i paesi. La presente comunicazione si prefigge innanzitutto i seguenti obiettivi: a) descrivere i progressi realizzati nell'attuazione di elementi specifici del piano d'azione; b) analizzare il contributo apportato alla strategia europea per l'occupazione e al programma di istruzione e formazione per il 2010 e c) di identificare i settori in cui sono registrati i maggiori progressi, quelli che presentano ritardi nel processo di attuazione e quelli che potrebbero trarre vantaggio da nuove azioni.

La maggior parte della relazione è dedicata allo stato d'avanzamento delle attività. Essa illustra il contesto istituzionale e politico e fa il punto sulla risposta delle diverse istituzioni e dei diversi processi alle questioni inerenti alla mobilità della manodopera, in particolare nei campi dell'occupazione e dell'istruzione e formazione. Allo stadio attuale del processo, è importante valutare il grado di attuazione delle diverse misure e le modalità di realizzazione dei tre principali obiettivi del piano d'azione (accrescere la mobilità occupazionale, agevolare la mobilità geografica e migliorare l'informazione).

Quanto alla mobilità professionale, tra i risultati ottenuti vi è l'adozione da parte del Consiglio di una serie di valori indicativi, prevista entro il 2010 (abbandoni scolastici prematuri, laureati in matematica, scienze e tecnologia; completamento degli studi secondari superiori, percentuale di giovani 15enni con scarse capacità di lettura e partecipazione all'istruzione e alla formazione permanente). Tra questi valori rientrano anche settori chiave nel campo della mobilità professionale, definiti dal Consiglio negli orientamenti per l'occupazione. È inoltre in fase preparatoria la definizione di un quadro Europass per favorire la trasparenza e la trasferibilità delle qualifiche. Tuttavia, meno rapidi sono stati i progressi nello sviluppo delle nuove competenze e qualifiche legate al settore delle TIC (tecnologie dell'informazione e della comunicazione), una delle componenti essenziali dell'economia e della società della conoscenza, e nel sostegno alla formazione professionale continua e all'apprendimento permanente.

Quanto alla mobilità geografica, si segnalano risultati soddisfacenti nel processo d'introduzione della carta europea di assicurazione sanitaria, di semplificazione e modernizzazione del coordinamento dei diritti in materia di sicurezza sociale, nella maggiore libertà di circolazione per i cittadini dei paesi terzi e nella maggiore esportabilità dei diritti a pensione (inclusa la possibilità per le imprese di introdurre schemi previdenziali su scala comunitaria), nel lancio del piano d'azione Lingua e nell'incremento della mobilità a scopi didattici e formativi. Di contro, scarsi sono stati i progressi in relazione al progetto di direttiva intesa ad armonizzare il riconoscimento delle qualifiche e al progetto di direttiva sull'immigrazione a fini professionali, nel contesto della politica comunitaria dell'immigrazione.

Nel quadro degli sforzi intesi a migliorare l'informazione e la trasparenza delle offerte di lavoro, un passo positivo è stata l'apertura del portale europeo sulla mobilità nel campo del lavoro, in concomitanza con il lancio della campagna d'informazione sulla mobilità. Ha contribuito, inoltre, a preparare il terreno ad una maggiore mobilità del mercato del lavoro la modernizzazione di EURES, in particolare, per consentire ai richiedenti un impiego in tutta la Comunità di accedere, dal 2005, a tutte le offerte di impiego che saranno pubblicate dai servizi pubblici dell'occupazione.

Le parti sociali hanno dimostrato un interesse crescente nei confronti della mobilità dell'occupazione, facendo di essa una delle tre priorità chiave del loro programma di lavoro 2003-2005, integrandola nella serie di iniziative intraprese nel 2002 a favore dello sviluppo permanente delle competenze e delle qualifiche ed informando in merito i vertici sugli affari sociali che precedono le riunioni di primavera dei Consigli europei.

Nella comunicazione si analizzano, inoltre, brevemente le relazioni esistenti tra le competenze, la mobilità e la strategia europea per l'occupazione, da un lato, e il programma di istruzione e formazione 2010, dall'altro. L'attenzione costante rivolta agli aspetti connessi con la mobilità trova conferma nell'importanza crescente annessa a tali aspetti negli attuali orientamenti per l'occupazione, rispetto a quelle precedenti, nonché nelle attività intraprese nei vari settori chiave, quali le competenze nella società della conoscenza, l'accesso alle TIC, l'incremento della mobilità nel settore dell'istruzione e della formazione, ecc., nel quadro del programma per il 2010.

Nell'ultima parte della sua comunicazione, la Commissione distingue tra i diversi settori quelli che hanno registrato dei progressi, quelli in cui resta ancora parecchio da fare e segnala infine altri settori in cui potrebbero rivelarsi utili nuove iniziative. I dati presentati in allegato indicano chiaramente che i tassi di mobilità, sia professionale che geografica, restano piuttosto bassi e che vanno raddoppiati gli sforzi affinché la mobilità del lavoro possa contribuire efficacemente a migliorare in futuro il funzionamento dei mercati del lavoro europei.

Il contesto politico

Il piano d'azione della Commissione per le competenze e la mobilità, adottato nel febbraio 2002 [1], doveva contribuire al raggiungimento degli obiettivi fissati a Lisbona, ossia creare opportunità di lavoro quantitativamente e qualitativamente migliori, rafforzare la coesione sociale e creare un'economia dinamica basata sui saperi. Il piano d'azione, con l'obiettivo generale di garantire l'apertura dei mercati del lavoro europei, semplificandone l'accesso, ha una duplice finalità: primo, far sì che il diritto alla libera circolazione dei lavoratori - diritto fondamentale dei cittadini, sancito dai trattati - sia garantito e applicato concretamente e, secondo, contribuire a formare una forza lavoro ben formata, adattabile e qualificata, da cui dipende essenzialmente la futura crescita occupazionale e produttiva. L'investimento nelle risorse umane, ossia, nel capitale umano, rappresenta il motore essenziale della crescita economica e contribuisce a rafforzare la coesione economica e sociale.

[1] (COM(2002)72 def.)

I paesi aderenti si trovano anch'essi confrontati con la sfida del perfezionamento professionale della manodopera e della sua maggiore adattabilità. Le loro economie subiscono rapidi processi di ristrutturazione. Di conseguenza, le politiche nazionali e comunitarie, ivi incluse quelle del Fondo sociale europeo, devono appoggiare lo sviluppo delle risorse umane in tutti i settori economici e sociali dei nuovi paesi. Dopo l'allargamento del 1° maggio 2004, la libera circolazione dei lavoratori dei nuovi Stati membri verso il resto dell'UE sarà soggetta a un sistema flessibile di periodi transitori della durata massima di 7 anni. Se è vero che tali misure transitorie costituiranno per qualche anno un limite alla mobilità geografica in provenienza dai nuovi Stati membri verso Stati membri attuali e, forse, anche tra alcuni dei nuovi paesi, le misure descritte nel piano d'azione rivestono senza dubbio notevole importanza anche per questi ultimi [2]. E' necessario, pertanto, vigilare in che misura essi incorporeranno tali azioni dopo l'ingresso nell'UE.

[2] Secondo uno studio recente, i periodi transitori non faranno che posporre i grandi flussi migratori dall'Europa centrale e orientale verso il resto dell'UE, ma non ne cambieranno il volume globale o l'insediamento a lungo termine della popolazione migrante. Vedasi al riguardo: p. Alvarez-Plata, H. Brücker, B. Siliverstovs (DIW Berlin): Potential Migration from Central and Eastern Europe into the EU-15. An Update. Relazione a cura della DG Occupazione e Affari Sociali della Commissione, ottobre 2003.

Al momento dell'adozione del piano d'azione della Commissione, agli inizi del 2002, le cifre globali della mobilità, sia professionale che geografica, erano già modeste. Da allora, la situazione economica generale ha ulteriormente frenato l'avanzare del processo. L'Europa ha continuato a risentire degli effetti di un rallentamento prolungato dell'attività economica, e gli scarsi risultati registrati nel 2002 (il PIL dell'Unione europea è cresciuto dell'1% circa) hanno caratterizzato anche il 2003 (tasso di crescita previsto: 0,8%). Si spera in una ripresa economica nel 2004 e nel 2005, con indici intorno al 2% e al 2,4%. [3] Benché la situazione dell'occupazione nei vari Stati membri dell'UE variasse nell'arco di tale periodo, la sua crescita su scala comunitaria ha subito un arresto nel 2003 e si prevede che sarà dello 0,3% nel 2004 e dello 0,8% nel 2005. Un rallentamento dell'attività economica che si traduce in una riduzione dell'offerta di impiego potrebbe pregiudicare la tendenza a cambiare lavoro e, di conseguenza, avere effetti negativi sugli indici generali della mobilità. Nel 2002, la percentuale di lavoratori che hanno conservato il proprio posto di lavoro per meno di un anno (16,4%) è risultata inferiore a quella del 2000 (17,5%) (vedasi tabella 1 in allegato). Inoltre, gli operatori dei settori più colpiti dalla recente recessione sono meno disposti ad investire in alcune delle misure previste dal piano d'azione. Anche in caso di ripercussioni negative a breve termine della recente evoluzione economica sulla realizzazione di alcune di tali misure, non va modificata la giustificazione iniziale del piano d'azione. L'apprendimento permanente, lo sviluppo delle risorse umane e la mobilità tra i settori sono elementi fondamentali ai fini della crescita della produttività e, pertanto, fattori chiave di una maggiore crescita dell'economia e dell'occupazione.

[3] Fonte: DG Economia e Finanze della Commissione, previsioni dell'autunno 2003.

Obiettivi della comunicazione

Dall'adozione del piano d'azione, molte delle misure enunciate sono state oggetto di proposte specifiche o sono scaturite nell'adozione di testi legislativi o strumenti equivalenti, con l'intento di raggiungere i traguardi prefissati dal piano d'azione. La presente comunicazione intende offrire una relazione interinale sullo stato d'avanzamento del piano e definire gli orientamenti politici di massima, decisi a livello sia comunitario che nazionale e finalizzati ad aprire i mercati del lavoro dell'Unione e favorire la mobilità della manodopera in quanto obiettivo strategico. Essa distingue, inoltre, i settori in cui i progressi sono stati lenti o insufficienti e segnala altri settori che potrebbero richiedere nuove iniziative strategiche per rendere più liberi i mercati del lavoro grazie a una maggiore mobilità professionale e geografica.

La comunicazione è articolata in tre parti:

(1) descrizione dei progressi realizzati nell'applicazione di elementi specifici del piano d'azione per le competenze e la mobilità.

(2) analisi del contributo alla Strategia europea per l'occupazione e al programma Istruzione e formazione 2010.

(3) determinazione dei settori in cui i progressi sono stati tangibili, quelli in cui sono stati scarsi e quelli che potrebbero trarre vantaggio da ulteriori azioni.

In allegato figurano dati e tabelle che illustrano l'evoluzione della mobilità professionale e geografica a partire dall'adozione del piano d'azione.

Come sottolinea il piano d'azione iniziale della Commissione, la realizzazione delle varie misure impone un fermo impegno e un atteggiamento responsabile da parte dei diversi protagonisti, ai quali ha fatto riferimento anche il Consiglio Occupazione e Affari sociali, nella sua risoluzione del 3 giugno 2002, sulle competenze e la mobilità, vale a dire, gli Stati membri, la Commissione, altre istituzione comunitarie, le parti sociali, ecc. La presente comunicazione verte sugli sviluppi osservati a livello europeo, ma ciononostante molti degli obiettivi richiedono anche l'impegno di attori a livello nazionale e regionale.

La comunicazione verte essenzialmente sugli aspetti connessi con la mobilità professionale e geografica, nonché sui fattori pertinenti all'ambito dell'istruzione e della formazione. Inoltre, allo scopo di assicurare la complementarità, il 20 gennaio 2004 la Commissione ha adottato una prima relazione [4] sull'applicazione della raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio, del 10 luglio 2001, relativa alla mobilità nella Comunità degli studenti, delle persone in fase di formazione, di coloro che svolgono attività di volontariato, degli insegnanti e dei formatori [5], nonché del piano d'azione approvato dal Consiglio europeo di Nizza nel dicembre 2000 [6].

[4] COM(2004)21

[5] GU L 215 del 9.8.2001, pag. 30.

[6] Risoluzione del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in seno al Consiglio del 14 dicembre 2000 sul piano d'azione per la mobilità (2000/C 371/03), GU C 371 del 23.12.2000, pag. 4.

1. Stato d'avanzamento del processo di attuazione

1.1. Contesto istituzionale e politico

Al momento della sua adozione, il piano d'azione è stato accolto positivamente dalle altre istituzioni dell'UE. Nelle conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Barcellona, del marzo 2002, si è chiesto al Consiglio di fare quanto necessario per porre in pratica le misure proposte. Inoltre, il Consiglio europeo di primavera tenutosi a Bruxelles nel marzo 2003, ha sottolineato la necessità che non fosse vanificato l'impulso dato dal piano d'azione per le competenze e la mobilità.

Il 10 ottobre 2002, il Parlamento europeo ha adottato un'importante risoluzione sulle competenze e la mobilità e, il 20 novembre dello stesso anno, il Comitato delle regioni a sua volta ha approvato un parere relativo al piano d'azione della Commissione.

La risoluzione del Consiglio Occupazione e Affari sociali, del 3 giugno 2002, sulle competenze e la mobilità invitava la Commissione, gli Stati membri e le parti sociali a intraprendere tutta una serie di misure. Anche il Consiglio ha adottato, nel novembre 2002, una risoluzione sulla promozione di una maggiore cooperazione europea in materia di istruzione e formazione professionale [7], in cui si fissano varie priorità d'azione nel campo della trasparenza, del riconoscimento e della qualità. La risoluzione ha riscosso l'approvazione dei ministri degli Stati membri, dei paesi dell'SEE e dei paesi candidati, nonché delle parti sociali europee, nella Dichiarazione di Copenaghen del 30 novembre 2002 [8].

[7] GU C 013 del 18/01/2003, pag. 2.

[8] "Dichiarazione dei Ministri dell'istruzione e della formazione professionale e della Commissione europea riuniti a Copenaghen nei giorni 29 e 30 novembre 2002, in merito a un'intensificata cooperazione europea nel campo della formazione e dell'istruzione professionale. (Cfr. http://europa.eu.int/comm/education/ copenhagen/index_en.html)."

Inoltre, il nuovo programma di cooperazione globale in materia di istruzione e formazione (il Programma istruzione e formazione 2010 relativo agli obiettivi futuri dei sistemi di istruzione e formazione in Europa), varato nel marzo 2001 a Stoccolma, per dar seguito alla Strategia di Lisbona, e reso operativo dal programma di lavoro sugli obiettivi dei sistemi di istruzione e formazione, adottati dal Consiglio e dalla Commissione il 14 febbraio 2002 ("Istruzione & Formazione 2010"), annette massima importanza alle questioni afferenti alle competenze e alla mobilità nella società e nell'economia della conoscenza europee. Tali iniziative strategiche rafforzano le precedenti che vertevano sulla mobilità a scopi formativi: il piano d'azione per la mobilità del 2000 e la raccomandazione relativa alla mobilità del 2001.

La comunicazione della Commissione "Realizzare uno spazio europeo dell'apprendimento permanente" [9], seguita dalla risoluzione del Consiglio del giugno 2002 [10] sull'istruzione e la formazione permanente, esortavano a sviluppare e attuare strategie nazionali in materia di apprendimento permanente, stabilendone gli elementi chiave, ossia le componenti. Esse definivano inoltre una gamma di azioni prioritarie su scala europea, che comprendevano, oltre alle altre misure, il riconoscimento delle qualifiche e delle competenze, l'orientamento e l'investimento. Il seguito della dichiarazione di Copenaghen, dianzi citata, pone in primo piano i diversi elementi chiave della comunicazione e della risoluzione sull'apprendimento permanente, insistendo in particolare sulle esigenze specifiche che l'istruzione e la formazione professionale devono soddisfare. Successivamente, nel novembre 2003, la Commissione ha adottato una comunicazione dal titolo "Istruzione e formazione 2010 - L'urgenza di riforme per la riuscita della strategia di Lisbona", come contributo alla relazione provvisoria congiunta che il Consiglio Istruzione e la Commissione presenteranno al Consiglio europeo della primavera 2004. In tale comunicazione si sottolinea la persistente inadeguatezza dei livelli di mobilità nel campo dell'istruzione e della formazione e la necessità di intensificare in maniera significativa la partecipazione entro il 2010. Essa fa il punto, inoltre, sui progressi realizzati nell'attuazione del programma di lavoro dettagliato del 2002 sugli obiettivi futuri dei sistemi di istruzione e formazione, sul processo di Copenaghen e sulle misure adottate in esito alla comunicazione e alla risoluzione relative all'apprendimento permanente.

[9] (COM 2001 (678) def.)

[10] GU C/163 del 9.7.2002, pag. 1.

L'impegno della Commissione a voler tener conto del piano d'azione per le competenze e la mobilità nella sua strategia dell'occupazione rivisitata per il periodo 2003-2010 è confermato dalla decisione del Consiglio, del 22 luglio 2003, relativa agli orientamenti per le politiche dell'occupazione. Nell'orientamento n.2, la promozione della mobilità professionale e geografica è vista come uno dei mezzi per affrontare il cambiamento e promuovere l'adattabilità e la mobilità nel mercato del lavoro, mentre l'obiettivo dell'orientamento n. 4 è favorire lo sviluppo del capitale umano e dell'apprendimento lungo l'arco della vita. Nella seconda parte della presente comunicazione si analizza in maggior dettaglio il contributo alla strategia per l'occupazione.

Inoltre, negli orientamenti di massima della politica economica per il 2003-2005 si afferma che gli ostacoli e la mancanza di incentivi alla mobilità occupazionale - sia geografica che professionale - hanno impedito il corretto funzionamento del mercato del lavoro e che molto si può fare per migliorare il coordinamento tra l'offerta di impiego e le risorse umane disponibili.

La partecipazione strutturata delle parti sociali europee alla messa in atto del piano d'azione è importante, in quanto esse svolgono un ruolo fondamentale in molte delle sue misure. La mobilità è una delle tre priorità chiave (insieme all'occupazione e all'allargamento), definite nel novembre 2002 nel loro programma di lavoro pluriennale comune (2003-2005).

Va infine riconosciuto il contributo potenziale della società dell'informazione allo sviluppo delle competenze, delle conoscenze e delle qualifiche, di cui va tenuto conto nella realizzazione delle diverse misure.

1.2. Misure adottate per raggiungere obiettivi specifici

Nel capitolo che segue vengono presentati i risultati ottenuti nel conseguimento di diversi obiettivi strategici identificati nel piano d'azione iniziale (accrescere la mobilità occupazionale e lo sviluppo delle competenze, agevolare la mobilità geografica e migliorare l'informazione e la trasparenza delle opportunità lavorative) e viene definito in che misura sono state attuate le 25 priorità individuate e le misure richieste.

1.2.1. Accrescere la mobilità occupazionale e lo sviluppo delle competenze

1. Risposta dei sistemi di istruzione e formazione al mercato del lavoro:

Consentire un accesso gratuito a tutti i cittadini all'acquisizione di competenze fondamentali è importante ai fini dell'occupabilità e del perfezionamento professionale e dare una risposta alla necessità di integrare le qualifiche di base era una delle preoccupazioni principali del programma "Istruzione e Formazione 2010". Il gruppo di lavoro sulle competenze di base, istituito nel quadro di tale processo, ha aggiornato l'elenco delle competenze di base proposte nelle conclusioni di Lisbona. Esso definisce otto ambiti di competenza essenziale (ivi comprese conoscenze, competenze e adattamento), che dovranno essere acquisiti entro la fine del ciclo di studi obbligatorio (comunicazione nella lingua materna e nelle lingue straniere, capacità nel campo matematico e competenze di base nelle scienze e nella tecnologia, abilità nel campo delle TIC, imparare ad apprendere, abilità sociali e personali, imprenditorialità e sensibilizzazione culturale). Tutte queste competenze dovranno formare inoltre il quadro del sistema di istruzione e formazione per adulti che debbano completare, consolidare e aggiornare qualsivoglia competenza nel contesto dell'apprendimento lungo l'arco della vita.

Anche le abilità in materia di TIC sono oggetto di studi da parte di altri gruppi di lavoro istituiti nel quadro del suddetto processo (le TIC nell'istruzione e nella formazione, formazione di docenti e formatori).

Il programma e-Learning (bilancio previsto: EUR 44 milioni), che tratta, tra gli altri temi, la cultura digitale e l'accesso per tutti i cittadini all'acquisizione di competenze fondamentali, entrerà in vigore il 1° gennaio 2004.

2. Accrescere l'interesse dei giovani per la matematica, le scienze e la tecnologia

Raggiungere tale obiettivo prioritario è necessario per colmare i deficit di qualifiche nell'industria, nel settore manifatturiero e in quelli connessi con le tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni. Il gruppo di lavoro istituito nel contesto del programma "Istruzione e Formazione 2010", che affronta il problema della matematica, delle scienze e delle tecnologie e dell'orientamento lungo l'arco della vita (vedasi punto 1), ha esaminato le possibilità di accrescere l'interesse dei giovani nei confronti della matematica, delle scienze e delle tecnologie e le possibili implicazioni di tale interesse sulla formazione dei docenti e sulla creazione di condizioni di apprendimento appropriate.

Il 5 maggio 2003, il Consiglio ha adottato cinque criteri di riferimento concreti, europei, per il miglioramento dei sistemi educativi e formativi in Europa da qui al 2010, uno dei quali prevede che il numero totale dei diplomati in matematica, scienze e tecnologia, nell'Unione europea, aumenterà almeno del 15% entro il 2010, mentre dovrà ridursi l'attuale disequilibrio tra i sessi.

Le parti sociali incoraggiano i giovani ad impegnarsi maggiormente nello studio delle scienze e delle tecnologie, per contribuire a colmare il deficit di qualifiche, tramite una dichiarazione comune e una campagna di sensibilizzazione come parte integrante delle iniziative intese a sviluppare le competenze e le qualifiche lungo l'arco della vita (vedasi punto 4).

Il settore della ricerca è importante per stimolare l'interesse dei giovani nei confronti delle scienze e della tecnologia. Tra i suoi obiettivi, il Consiglio europeo di Barcellona si è prefissato quello di intensificare gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo nell'ambito dell'UE, affinchè, entro il 2010, si possa raggiungere il 3% del PIL (di cui il 2% proveniente dal settore privato). Un maggiore investimento nella ricerca porterà a una crescita nella domanda di ricercatori. Ci si aspetta pertanto un aumento di 1,2 milioni circa di personale destinato alla ricerca, di cui 700.000 ricercatori supplementari, che saranno necessari per conseguire l'obiettivo prefissato, oltre alla prevista sostituzione della manodopera impiegata nel settore, che raggiunge l'età pensionabile. [11] È necessario rendere più stimolanti le carriere nel settore della ricerca per affrontare la sfida di un'economia e di una società basate sulla conoscenza. Sulla base di tale considerazione la Commissione ha adottato la sua comunicazione dal titolo "I ricercatori nello spazio europeo della ricerca: una professione, molteplici carriere" [12], anch'essa intesa a contribuire alla realizzazione di uno "spazio europeo della ricerca" (SER). Per rafforzare l'appoggio alla formazione dei ricercatori, bisognerà aumentare il bilancio destinato alle azioni "Marie Curie" nell'ambito del 6° programma quadro: 1,58 miliari di EUR sosterranno la formazione e la mobilità dei ricercatori nel periodo 2002-2006. Si tratta di un impegno d'importanza capitale, in quanto è emerso dagli studi che le spese a favore della ricerca nell'intera UE sono al momento inferiori a quelle sostenute allo stesso scopo nella seconda metà degli anni '90 e che le società europee hanno la tendenza ad investire di più negli Stati Uniti d'America che non nell'Unione europea (uscite nette di 5 miliardi di EUR nel 2000) [13]. Inoltre, un numero sempre crescente di scienziati europei si trasferiscono negli USA, mentre restrizioni all'immigrazione e lungaggini burocratiche complesse rendono la vita difficile ai ricercatori non europei che desiderano stabilirsi e lavorare nell'UE. [14]

[11] COM (2003) 226 def. del 30.04.2003 e SEC (2003) 489 def. del 30.04.2003

[12] COM(2003) 436 def. del 18.7.2003

[13] "Scienza, tecnologia e innovazione - cifre chiave" Commissione europea, novembre 2003

[14] "Brain drain - Emigration Flows for Qualified Scientists" (Fuga dei cervelli - I flussi di emigrazione del personale scientifico qualificato) MERIT, novembre 2003

3. Elevare i livelli educativi e ridurre il numero dei giovani che abbandonano gli studi senza aver conseguito un diploma

Come previsto nel piano d'azione della Commissione riguardo a tale priorità, il Consiglio ha adottato, nel maggio 2003, criteri di riferimento europei concreti per il miglioramento dei sistemi educativi e formativi in Europa da qui al 2010. I criteri assunti per migliorare la situazione dell'insegnamento secondario superiore e gli abbadoni scolastici prematuri sono i seguenti:

* entro il 2010, il tasso medio per l'UE di giovani che abbandonano prematuramente gli studi non dovrà superare il 10%;

* entro il 2010, l'85 % almeno dei cittadini 22enni dell'Unione europea dovrà aver terminato il ciclo di studi secondario superiore; tale valore è corroborato dall'orientamento per l'occupazione n. 4, adottato in virtù dell'articolo 128, paragrafo 2, del trattato;

* entro il 2010, la percentuale di cittadini europei di 15 anni, con insufficienti capacità di lettura, dovrà essere diminuita del 20% circa rispetto all'anno 2000.

4. Stabilire legami più stretti tra istruzione, università, imprese e orientamento professionale

Per far sì che l'offerta di formazione risponda meglio alle necessità dei discenti e del mercato del lavoro, è necessario migliorare i legami tra la sfera dell'educazione e quella dell'imprenditoria. Il programma Leonardo da Vinci contribuisce alla realizzazione di tale processo, proponendo misure quali viaggi di studio/visite, progetti comuni, scambi di insegnanti e manager/dipendenti appartenenti al mondo del lavoro. Fino ad oggi, hanno beneficiato di tali misure di scambio a vantaggio della mobilità, all'incirca 10.000 responsabili delle risorse umane del settore imprenditoriale, responsabili della pianificazione dei programmi di formazione professionale e dirigenti, in particolare formatori, e specialisti dell'orientamento professionale. Inoltre, 200 progetti pilota circa, molti dei quali riguardano organizzazioni e società operanti nella formazione, beneficiano ogni anno di un sostegno finanziario. In più, nel contesto dell'iniziativa e-Learning, un gruppo di grandi società del settore dell'apprendimento per via elettronica ha fondato il consorzio di imprese e-Learning (eLearning Industry Group - eLIG) per instaurare un dialogo con la Commissione ed esaminare partenariati pubblici-privati, in particolare, con centri di istruzione e formazione superiore.

Per quanto riguarda la capacità dei sistemi di istruzione e formazione di rispondere ai bisogni del nuovo mercato del lavoro, sia la dichiarazione di Copenaghen, che il seguito dato alla comunicazione e alla risoluzione sull'apprendimento permanente hanno riconosciuto che l'informazione, l'orientamento e la consulenza costituiscono un ambito d'azione prioritaria. Nella dichiarazione si sostiene la necessità di rafforzare le strategie, i sistemi e le pratiche di orientamento su scala nazionale, al fine di migliorare la mobilità professionale e geografica. Il gruppo di esperti della Commissione in materia di orientamento continuo sta mettendo a punto modelli di offerte di servizio di orientamento a sostegno della mobilità professionale, fissa criteri di qualità per l'offerta di orientamento nel quadro dell'apprendimento permanente ed elabora una guida ad uso ai responsabili delle decisioni politiche. Le priorità dell'invito a presentare proposte per il 2003-2004, nel quadro del programma Leonardo da Vinci, riguardano il miglioramento dell'informazione sulle professioni nuove ed emergenti e lo sviluppo di metodi di partenariato innovatori per quanto concerne il servizio di orientamento sul luogo di lavoro, in particolare per i lavoratori in età avanzata o che necessitano di corsi di riqualificazione.

L'importanza della cooperazione tra le autorità responsabili della formazione e/o dell'occupazione e gli istituti, le scuole e le università è stata sottolineata dalle parti sociali, al fine di contribuire a definire e a prevedere i bisogni in materia di competenze e qualifiche, sulla base di relazioni e studi realizzati in diversi paesi. Tra gli ambiti di interesse vi sono l'identificazione dei bisogni di competenze di base o di abilità in materia di TIC, l'appoggio alle PMI per definire le loro esigenze in materia di competenze e qualifiche, lo sviluppo delle abilità di determinate categorie di lavoratori al fine di consolidare ed accrescere le loro possibilità di inserimento professionale, l'aiuto alle imprese e alle organizzazioni perché definiscano strategie di gestione delle competenze e ne valutino l'impatto e, infine, l'adeguamento delle offerte di formazione alle domande delle imprese e del mercato del lavoro.

Tuttavia, le iniziative intraprese al fine di istituire una rete di organi consultivi dell'industria/istruzione sono state bloccate dalla recente recessione che ha dissuaso gli operatori privati ad investire risorse umane e finanziarie in tali reti di cooperazione.

5. Strategie di sviluppo delle competenze, apprendimento permanente e formazione continua

Accrescere la partecipazione all'apprendimento permanente è una tappa fondamentale delle strategie dell'occupazione e della formazione; tuttavia, come dimostrano i piani d'azione nazionali per l'occupazione (PAN) per il 2003, le strategie in materia di apprendimento permanente presentano vari gradi di coerenza e ampiezza. Difatti, l'indagine comunitaria sulla forza di lavoro rivela che, sull'intero territorio comunitario, tra il 2000 e il 2002, non si è ingrandita la popolazione attiva che ha partecipato a programmi di istruzione e formazione (vedasi allegato, tabella 7). Pertanto, bisognerà fare importanti passi avanti prima che possa affermarsi una vera cultura dell'apprendimento permanente, che possa contare su un'ampia accettazione e partecipazione dei cittadini. Inoltre, le relazioni sull'attuazione di strategie nazionali in materia di apprendimento permanente da parte degli Stati membri, dei paesi dell'EFTA/SEE, dei paesi aderenti e candidati [15] dimostrano che, nonostante l'apprendimento permanente sia una questione che riguarda l'intera popolazione, l'interesse è incentrato ancora prevalentemente sull'istruzione di base e sulla popolazione attiva. Benché si faccia raramente riferimento allo sviluppo di una cultura dell'apprendimento permanente attraverso la scolarizzazione di base, tutti i paesi sono d'accordo sulla necessità di sormontare gli ostacoli che si frappongono all'apprendimento e di migliorare l'accesso per i vari gruppi di persone a rischio o svantaggiati, e si impegnano ad ottenere il massimo dagli investimenti già realizzati piuttosto che stanziare nuovi fondi. Il progetto di relazione provvisoria della Commissione sul programma "Istruzione e Formazione 2010" sostiene che "entro e non oltre il 2005, tutti i paesi dovranno aver definito una strategia di questo tipo che coinvolga tutte le parti interessate, nonché un piano d'azione coerente per la sua attuazione che abbracci tutte le dimensioni dei sistemi, formali o non formali". Fino ad oggi non è provato che gli investimenti del settore privato (ivi inclusi quelli delle singole persone) siano in aumento, soprattutto nell'ambito della formazione professionale continua.

[15] http://www.europa.eu.int/comm/education/ policies/2010/et_2010_en.html

Secondo uno dei criteri di riferimento europei per il miglioramento dei sistemi di istruzione e formazione in Europa da qui al 2010, adottati dal Consiglio il 5 maggio 2003, entro il 2010, il livello medio di partecipazione alla formazione permanente dovrà raggiungere la percentuale minima del 12,5% per la popolazione adulta in età lavorativa (gruppo d'età 25-64 anni). Tale obiettivo è confermato dall'orientamento per l'occupazione n. 4 (vedasi strategia europea per l'occupazione, nella seconda parte della comunicazione).

Il dialogo sociale riveste importanza nell'ambito dell'apprendimento permanente. In tutti gli Stati membri la percentuale di lavoratori che partecipano a corsi di formazione professionale continua (interna o esterna) è superiore nelle imprese in cui si sono conclusi accordi tra le parti sociali o con i dipendenti che non in quelle in cui mancano simili accordi [16]. E ciò per quanto riguarda sia i lavoratori, che le lavoratrici, sia le imprese piccole e medie, che le grandi.

[16] Dati del 1999 relativi all'indagine sulla formazione professionale continua di Eurostat (CVTS2)

L'importanza della mobilizzazione delle risorse per lo sviluppo permanente delle competenze e delle qualifiche si riflette nella grande varietà di strumenti impiegati. Tra questi, l'investimento delle imprese nello sviluppo delle competenze (ad esempio, stabilendo strategie imprenditoriali in tal senso, investendo nella formazione o accordando permessi di formazione), l'investimento da parte di persone interessate (ad esempio, buoni di formazione) e l'investimento congiunto (ad esempio, assegni di formazione, fondi comuni delle parti sociali e programmi del Fondo sociale europeo), nonché l'introduzione o l'aumento degli incentivi fiscali.

6. Premi europei per l'apprendimento permanente

Al fine di assegnare un riconoscimento ai datori di lavoro che introducono strategie innovative in materia di sviluppo delle competenze, il 27 marzo 2003, la Commissione ha conferito il primo premio UE ai posti di lavoro che applicano pratiche particolarmente esemplari. L'obiettivo di tali riconoscimenti è mettere in luce e diffondere le migliori pratiche nel campo dell'apprendimento permanente, della lotta contro la discriminazione e la disuguaglianza tra i sessi, tre fattori questi che sono essenziali per l'iniziativa comunitaria intesa a creare posti di lavoro di migliore qualità e di alta performance. Il premio all'apprendimento permanente sul posto di lavoro è stato assegnato a uno studio legale finlandese, il premio alla diversità sul posto di lavoro a una ditta irlandese che produce microprocessori e quello alla parità di trattamento sul posto di lavoro a una ditta farmaceutica tedesca. Sono stati inoltre selezionati e inseriti in un elenco i migliori 100 posti di lavoro nell'Unione europea. Sono stati più di 1.000 i concorrenti di ogni sorta e appartenenti a tutti e 15 gli Stati membri dell'UE che hanno partecipato al concorso. Ogni concorrente ha risposto un questionario dettagliato delle pratiche applicate in materia di apprendimento permanente, diversità e parità. Più di 100.000 lavoratori dipendenti sono stati interrogati dai loro datori di lavoro in merito alle questioni.

7. Definizione delle abilità in materia di TIC e di e-business

Sono in corso dibattiti su definizioni alternative e su modelli di formazione e di certificazione corrispondenti, tra l'altro nell'ambito del gruppo di lavoro TIC, istituito nel quadro del programma Istruzione e formazione 2010. Finora, tuttavia, sono stati fatti ben pochi passi avanti nella messa a punto di definizioni comuni delle abilità in materia di TIC e delle conoscenze in campo elettronico. La recessione economica e lo scoppio della "bolla di sapone Internet" hanno influito negativamente sull'agenda politica e sulla motivazione dell'industria di voler dare un contributo significativo a tali sforzi. Mentre il dibattito nei media, nel 2003, verteva in gran parte sull'esternalizzazione, i progressi e gli sforzi sono determinati prevalentemente dai bisogni e dalle strategie delle imprese.

8. Monitoraggio delle abilità nel campo delle TIC e dell'e-business

Nel settembre 2001 la Commissione ha istituito un "gruppo di monitoraggio delle abilità nel campo delle TIC", composto da rappresentanti di tutti gli Stati membri e della Norvegia, al fine di meglio monitorare la domanda di tali competenze. Nel maggio 2002 il gruppo ha presentato una relazione di sintesi e una relazione di valutazione comparativa delle politiche nazionali di sostegno alla formazione nell'ambito delle TIC. In esito al vertice europeo sulle e-abilità, del 16-18 ottobre 2002, e alle conclusioni del Consiglio del 5 dicembre 2002 sulle abilità nel campo delle TIC e dell'e-commercio, la Commissione ha istituito un foro europeo delle e-abilità [17] nel marzo 2003. Il foro riunisce tutti gli operatori e le parti interessate (OCSE inclusa) allo scopo di fornire una piattaforma aperta per consentire il dialogo, la formazione di un consenso e una visione comune delle sfide fondamentali rappresentate dalle abilità nel campo delle TIC e dell'e-commercio, consistenti, ad esempio, nel definire deficit e discrepanze e nell'identificare adeguate risposte politiche. Un elemento chiave del mandato del foro è l'intesa riguardo a definizioni comuni delle qualifiche di specialisti e utenti delle TIC, nonchè delle competenze in materia di e-commercio. Il foro dovrebbe accordarsi su una proposta in merito agli inizi del 2004. In aggiunta, sarà avviato uno studio sugli effetti dell'esternalizzazione nel campo dei servizi TIC. Il foro presenterà la sua relazione in merito alla Commissione nel giugno 2004 e nei giorni 14 e 15 dello stesso mese e anno sarà organizzata un'importante conferenza - la conferenza 2004 sul foro europeo delle e-abilità - in cooperazione con i CEDEFOP e in associazione con l'industria e le parti sociali.

[17] Foro europeo sulle e-Abilità sul sito Europa: http://europa.eu.int/comm/enterprise/ict/ policy/ict-skills.htm e European e-Skills Forum Online Platform: http://cedefop.communityzero.com/ esf

9. Identificazione, valutazione e riconoscimento dell'apprendimento non formale e informale

Al fine di rimuovere gli ostacoli al riconoscimento dell'apprendimento, indipendentemente da dove sia stato acquisito, è stata proposta, nel quadro del processo di Copenhagen, una serie di criteri comuni europei per la convalida dell'apprendimento non formale, per far sì che le diverse prassi nazionali adottate ai diversi livelli siano maggiormente compatibili. Una prima serie di criteri sarà presentata nella primavera 2004. Inoltre, è in corso di elaborazione un repertorio europeo dei metodi di convalida dell'apprendimento non formale e informale (2003/2004), per favorire lo scambio di esperienze e l'accettazione reciproca. In alcuni paesi sono in fase di realizzazione sistemi di convalida dell'apprendimento non formale e informale nel quadro della rimozione delle barriere all'apprendimento continuo. Le parti sociali hanno dichiarato il loro impegno a stabilire dei ponti tra il mondo dell'istruzione formale e il mondo del lavoro, determinanti ai fini dell'acquisizione di competenze non formali e informali.

10. Trasparenza e trasferibilità delle qualifiche

Si tratta di un obiettivo di massima priorità al fine di agevolare la mobilità interna e intersettoriale. La proposta di decisione del Consiglio e del Parlamento europeo relativa alla creazione di un quadro unico per la trasparenza delle qualifiche e delle competenze -Europass -, adottata dalla Commissione il 17 dicembre 2003, è di capitale importanza in tal senso, oltre ad essere il primo risultato concreto del processo di Copenaghen. Europass consisterà in un dossier coordinato di documenti, correlati con il CV europeo, che, supportato da un sistema di informazione via internet, comprenderà i documenti esistenti (supplementi ai diplomi e certificati, portfolio europeo delle lingue [18] e il MobiliPass, che sostituirà l'attestato di formazione precedente, denominato Europass), più facilmente accessibili a cittadini e datori di lavoro e con un migliore impatto e visibilità. In esso sarà possibile inoltre integrare nuovi documenti, utili a fini di trasparenza. A fronte dell'obiettivo di un migliore coordinamento e di una migliore razionalizzazione, un unico ente in ciascun paese ne coordinerà l'attuazione, nonché le attività di reti e servizi europei correlati, rendendo accessibili le informazioni su Europass tramite l'European Job Mobility Portal (Portale europeo sulla mobilità occupazionale).

[18] Messo a punto dal Consiglio d'Europa

Una maggiore trasparenza e fiducia reciproca nell'ambito e tra i sistemi di istruzione e formazione professionale dipende in alto grado dalla qualità di questi ultimi. Un quadro comune di garanzia della qualità realizzato in esito al processo di Copenaghen fungerà da elemento di riferimento europeo ad uso dei decisori politici e degli attori a livello di sistemi e di servizi, operando sulla base dei criteri fondamentali dei modelli esistenti di garanzia della qualità più pertinenti.

Nel 2003 sarà dato il via a una ricerca delle attuali reti europee di orientamento e informazione a sostegno della mobilità geografica dell'istruzione, della formazione e del lavoro, sotto l'egida del gruppo di esperti della Commissione sull'orientamento permanente e in vista dell'attuazione della decisione relativa all'Europass. Tale ricerca determinerà gli ambiti di convergenza e di complementarità e promuoverà la sinergia tra le diverse reti.

Il gruppo di lavoro tecnico sul trasferimento dei crediti nell'istruzione e formazione professionale ha elaborato una relazione sullo stato d'avanzamento delle attività nel novembre 2003, segnalando che un sistema europeo di trasferimento di unità di corso capitalizzabili (ECTS) ai fini della convalida di tale formazione (ECVET) dovrebbe favorire la trasparenza, la comparabilità, la trasferibilità e il riconoscimento delle competenze e/o delle qualifiche tra i diversi paesi e a diversi livelli, mettendo a punto indici di riferimento comuni e tenendo conto di esperienze pertinenti nel settore dell'istruzione superiore. In quest'ultima, il sistema europeo di trasferimento di unità di corso capitalizzabili è oggi largamente utilizzato dai centri di insegnamento superiore, al fine di facilitare la mobilità degli studenti. Tale sistema è utilizzato anche dagli istituti quale proprio strumento di trasparenza e adottato nel diritto di molti Stati membri come strumento legislativo. Nel quadro del processo di Bologna, la conferenza ministeriale tenutasi recentemente a Berlino ha incoraggiato sviluppi futuri affinché il sistema di trasferimento di crediti ECTS non serva solo a questo scopo, bensì anche come sistema di cumulo dei crediti.

Il ruolo dei diversi settori nella promozione dell'istruzione e della formazione professionale è oggetto anche della dichiarazione di Copenaghen, in quanto il livello settoriale riveste speciale importanza ai fini dello sviluppo di alternative europee e internazionali in materia di istruzione e formazione professionale, ad esempio, nel quadro della fissazione di norme comuni riguardo alle qualifiche e ai moduli di formazione. Un inventario delle iniziative è stato avviato in cooperazione con il CEDEFOP (Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale), al fine di costituire una base di dati per rispondere alle esigenze dei diversi attori interessati allo sviluppo e all'offerta di opportunità di istruzione e formazione, in vista di una maggiore visibilità delle iniziative a livello settoriale e dell'apprendimento reciproco. Inoltre, il programma Leonardo da Vinci finanzierà in maniera sistematica iniziative a livello di settore e branca d'attività.

11. L'investimento nelle risorse umane nelle regioni meno evolute

Promuovere investimenti efficaci e redditizi nel capitale umano è una delle principali funzioni Fondo sociale europeo. Nell'attuale periodo di programmazione, il 62% circa della spesa complessiva dell'FSE è stato sostenuto per misure intese a favorire l'inserimento professionale e destinate principalmente a promuovere lo sviluppo delle competenze e delle abilità della manodopera (componenti chiave della mobilità occupazionale). Allo stesso tempo, il 20% circa delle risorse sono riservate a iniziative nel campo dell'apprendimento permanente. Inoltre, l'8% dell'attuale attività di investimento della Banca europea degli investimenti è costituita da prestiti a favore dello sviluppo del capitale umano.

La necessità di ovviare alle disparità regionali esistenti nei diversi Stati membri in materia di sviluppo del capitale umano confermata in chiari termini anche dalla ripartizione delle spese dell'FSE, di cui il 51% riguarda regioni di obiettivo 1 (ossia regioni in ritardo di sviluppo), mentre all'obiettivo 3 è riservata la parte di aiuti, seconda in ordine di importanza (sostegno all'istruzione, alla formazione e all'occupazione nell'intera UE).

L'esame a medio termine dell'FSE, nel corso del 2003 e del 2004, offre l'opportunità di riconsiderare l'aiuto dell'FSE alla strategia europea per l'occupazione e di intensificare gli sforzi a sostegno e in favore degli investimenti nel capitale umano, in linea con gli obiettivi fissati dalla strategia di Lisbona. A tal fine, nell'autunno 2003, è stata organizzata una serie di seminari FSE nazionali, al fine di discutere potenziali cambiamenti nelle attività dell'FSE negli Stati membri per adattarle alle linee direttive riviste dell'SEE. Nel gennaio 2004 sarà organizzato un seminario europeo che riassuma le conclusioni di tali seminari nazionali e ne valuti le implicazioni sui futuri sviluppi. Tra questi, la revisione dei programmi dell'FSE per gli attuali Stati membri, ma anche l'integrazione degli sviluppi del capitale umano nelle priorità di programmazione dei nuovi Stati membri per il 2004-2006.

La maggior parte delle regioni dei nuovi Stati membri rientrerà nella categoria di obiettivo 1; pertanto, in tali regioni gli investimenti nel capitale umano equivalgono, quanto ad importanza, agli investimenti in capitale fisico. Di ciò prendono atto e danno testimonianza i documenti di programmazione proposti, presentati dai paesi aderenti. Globalmente, l'FSE finanzierà 25 programmi, di cui 12 rientrano nell'obiettivo 1, 3 nell'obiettivo 3 e 10 nel quadro dell'iniziativa EQUAL dell'FSE allo scopo di aiutare ad affrontare questioni legate alla discriminazione e alla disuguaglianza nel mondo del lavoro. In tutte queste iniziative è considerato altamente prioritario lo sviluppo delle risorse umane.

Le azioni intraprese dalla Commissione per quanto riguarda la società dell'informazione nelle aree rurali preparano la via alla piena partecipazione di tutti i cittadini (anche nelle regioni svantaggiate) all'economia basata sulla conoscenza. Le iniziative di ricerca della Commissione in questo ambito sono integrate da azioni regionali e strutturali; questo effetto moltiplicatore potrebbe essere ulteriormente rafforzato.

1.2.2. Agevolare la mobilità geografica

12. Applicazione di disposizioni relative alla libera circolazione dei lavoratori

È di importanza fondamentale eliminare tutti gli ostacoli che si frappongono ancora alla mobilità, di natura sia amministrativa che giuridica. L'11 dicembre 2002 la Commissione ha adottato di conseguenza una comunicazione sulla "Libera circolazione dei lavoratori: realizzarne pienamente i vantaggi e le potenzialità" [19]. La comunicazione dà informazioni circa gli aspetti giuridici più importanti relativi alla libera circolazione dei lavoratori e fornisce agli Stati membri e ai datori di lavoro un orientamento circa l'attuazione della legislazione comunitaria in materia. È evidente quindi che i cittadini europei incontrano tuttora numerose difficoltà di natura giuridica quando si trasferiscono per lavoro in un altro Stato membro. La Commissione mette a disposizione in permanenza delle informazioni e vigila rigorosamente a che gli Stati membri rispettino effettivamente le norme comunitarie sulla libera circolazione dei lavoratori. Sono numerose le procedure di infrazione avviate nei confronti di taluni Stati membri.

[19] (COM(2002) 694 def.)

Il 5 marzo 2003, la Commissione ha approvato la seconda relazione sull'applicazione delle direttive 90/364, 90/365 e 93/96, sulla libera circolazione delle persone che non esercitano un'attività nel paese membro d'accoglienza [20]. La relazione denuncia il persistere di ostacoli all'esercizio del diritto di residenza da parte dei titolari di pensione o rendita, degli studenti e di altri cittadini non attivi e segnalava i principali casi di violazione proposti dalla Commissione. Nella relazione si fa riferimento inoltre ai principali sviluppi della giurisprudenza della Corte di giustizia che, sulla base del concetto di cittadinanza dell'Unione, interpreta in maniera più flessibile le prescrizioni fissate da tali direttive, e sottolinea l'importanza della proclamazione della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in occasione del vertice di Nizza del 7 dicembre 2000, determinante ai fini della legislazione in materia di libera circolazione in quanto codifica i diritti fondamentali e attribuisce loro un alto valore.

[20] (COM (2003) 101 def.)

Il 22 settembre 2003 il Consiglio ha raggiunto un'intesa politica in merito alla proposta di direttiva, adottata nel maggio 2001 e modificata nell'aprile 2003, relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri [21]. Tale proposta consolida e semplifica i diversi strumenti comunitari esistenti in materia di diritto di residenza dei lavoratori subordinati e autonomi, degli studenti, dei pensionati e delle persone inattive. Essa dispone, inoltre, che i cittadini dell'Unione beneficeranno del diritto di residenza permanente nello Stato membro d'accoglienza dopo cinque anni di permanenza nel paese. La proposta dovrebbe essere approvata definitivamente nel 2004.

[21] (COM(2003)1999 def.)

Il 6 giugno 2003 il Consiglio ha inoltre deciso in merito alla proposta di direttiva relativa allo status dei cittadini di paesi terzi che siano residenti di lungo periodo [22] che agevolerà anche la mobilità dei cittadini di paesi terzi. Dopo 5 anni di residenza legale in uno Stato membro e a patto che siano rispettate le altre condizioni previste per l'esercizio di tale diritto, in virtù della proposta, viene riconosciuta al residente di lunga durata tutta una serie di diritti uniformi, quanto più simili possibile a quelli di cui gode il cittadino comunitario, nonché il diritto di spostarsi e trasferirsi in un altro Stato membro per motivi di lavoro, di studio o altri. Essi sono agevolati negli spostamenti come lo sono i cittadini UE. L'adozione finale della direttiva è prevista prima della fine del 2004.

[22] (COM (2001)127 def.)

13. Modernizzazione e semplificazione del coordinamento dei regimi della sicurezza sociale e introduzione di una carta sanitaria europea

La trasferibilità in ambito europeo dei diritti della sicurezza sociale è stata ulteriormente migliorata grazie ai progressi realizzati nella riforma e nella semplificazione del regolamento 1408/71 sul coordinamento dei regimi della sicurezza sociale. Il Parlamento europeo ha approvato la sua relazione (relazione Lambert) in data 3 settembre 2003. Il 1° dicembre dello stesso anno, il Consiglio ha raggiunto un accordo sul testo globale della proposta, allegati esclusi. L'adozione definitiva del nuovo regolamento è prevista per la primavera 2004; tuttavia, il nuovo regolamento entrerà in vigore solo dopo l'adozione del suo regolamento d'applicazione. L'adozione del regolamento 859/2003 che estende le disposizioni del regolamento 1408/71 ai cittadini di paesi terzi con permesso regolare di soggiorno, contribuisce in maniera determinante all'integrazione dei cittadini non comunitari. Tale regolamento è entrato in vigore il 1° giugno 2003.

Per quanto concerne la carta europea di assicurazione malattia la Commissione ha adottato una comunicazione in merito, in data 17 febbraio 2003 [23], contenente lo scadenzario della sua graduale introduzione, in sostituzione dei formulari attualmente in vigore, richiesti per l'ottenimento delle cure mediche in un altro Stato membro, nel corso di un soggiorno temporaneo in tale Stato. In seguito al mandato conferito dal Consiglio europeo della primavera 2003, le decisioni pertinenti, che consentiranno di dare il via all'introduzione della carta il 1° giugno 2004, sono state adottate prima dell'estate 2003. Nel contempo, la Commissione ha inoltrato una proposta di emendamento del regolamento 1408/71, che riconoscerebbe gli stessi diritti alle "cure mediche urgenti" a tutte le categorie di pazienti (lavoratori, lavoratori distaccati, pensionati, studenti, ecc.). La proposta intende, tra l'altro, semplificare le procedure a vantaggio dei cittadini. Il Consiglio ha raggiunto un rapido accordo riguardo al testo della proposta il 20 ottobre 2003. La proposta dovrebbe essere adottata ufficialmente nella primavera 2004. Successivamente, la Commissione discuterà l'eventualità di introdurre una "smart card" (tessera magnetizzata), che contempli altre funzioni inerenti all'assistenza sanitaria.

[23] (COM(2003)73 def.)

14. Esportabilità dei diritti alla pensione integrativa

La questione dell'esportabilità dei diritti alla pensione risultante dall'esercizio di un'attività professionale è stata oggetto di una procedura di consultazione da parte della Commissione delle parti sociali, nel giugno 2002, al fine di avviare un'azione legislativa o altre misure (contratti collettivi, direttiva, raccomandazione, codice di buona pratica, orientamenti, ecc.). Una seconda fase di consultazione ha preso il via il 12 settembre 2003. Essa propone che le parti sociali intervengano per eliminare gli ostacoli all'acquisizione dei diritti previdenziali (età minima, periodi di carenza e diritti acquisiti), per poter più facilmente preservare i diritti acquisiti di pensione salvaguardandoli contro l'erosione causata dall'inflazione, e agevolare il trasferimento di tali diritti da un regime all'altro. Le proposte avanzate si basano in larga parte sulle attività realizzate in seno al comitato nel settore delle pensioni integrative [24] (il cosiddetto Forum delle pensioni).

[24] Stabilita dalla decisione C(2001) 1775 della Commissione, del 9 luglio 2001, sull'istituzione di un Comitato nel settore delle pensioni integrative.

Per quanto riguarda l'eliminazione degli ostacoli fiscali all'erogazione transfrontaliera di pensioni aziendali e professionali [25], la Commissione ha deciso di chiedere agli Stati membri di sopprimere tutte le norme nazionali in materia fiscale che, esercitando un'azione discrminatoria nei confronti di istituzioni previdenziali di altri paesi dell'UE, sono incompatibili con le disposizioni del trattato sulla libera circolazione dei lavoratori e dei capitali, nonché sulla libera prestazione di servizi nel campo delle pensioni professionali. Ne sono interessati sia il pagamento transfrontaliero dei contributi ai regimi previdenziali (necessari per un'adesione transfrontaliera) e i trasferimenti transfrontalieri dei diritti acquisiti alla pensione. La Commissione sta attualmente esaminando le norme nazionali pertinenti e adotta le necessarie misure per garantirne la confermità ai trattati. Sono già stati avviati otto procedimenti di infrazione nei confronti di vari Stati membri [26]. Infine, la direttiva adottata di recente sugli enti pensionistici aziendali o professionali [27] mira a garantire la libera prestazione di servizi previdenziali in tutta Europa, nonché la libera circolazione dei capitali in tale settore e consentirà a gruppi di imprese paneuropee di istituire fondi di pensione paneuropei che faciliteranno la mobilità del lavoro in seno a tale gruppo.

[25] Oggetto della comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo e al Comitato economico e sociale, del 19 aprile 2001, relativa "all'eliminazione degli ostacoli fiscali all'erogazione transfrontaliera di pensioni aziendali e professionali" (COM (2001) 214).

[26] Vedasi comunicati stampa IP/03/179, del 5 febbraio 2003, IP/03/965, del 9 luglio 2003, e IP/03/1756, del 17 dicembre 2003 all'indirizzo internet seguente: http://europa.eu.int/rapid/start/cgi/ guesten.ksh. I paesi interessati sono la Danimarca, il Belgio, la Spagna, la Francia, l'Irlanda, l'Italia, il Portogallo e il Regno Unito.

[27] Direttiva 2003/41/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 3 giugno 2003, relativa alle attività e alla supervisione degli enti pensionistici aziendali o professionali.

La Commissione ha seguito l'attuazione da parte degli Stati membri della direttiva 98/49/CE sulla salvaguardia dei diritti alla pensione integrativa dei lavoratori subordinati e autonomi che si spostano all'interno della Comunità, direttiva che costituisce il primo passo verso la rimozione degli ostacoli alla libera circolazione per quanto riguarda le pensioni integrative. Entro la fine del 2004, la Commissione presenterà una relazione sullo stato di attuazione di tale direttiva, in base alle risposte fornite dagli Stati membri, ad un questinario che sarà loro trasmesso agli inizi del 2004.

15. Migliore riconoscimento professionale delle professioni regolamentate

Nel marzo 2002, la Commissione ha presentato delle proposte intese a ridurre gli ostacoli normativi e amministrativi al riconoscimento delle qualifiche professionali per le professioni regolamentate nel marzo 2002 ed ha invitato il Consiglio e il Parlamento europeo ad adottare la direttiva corrispondente sul riconoscimento delle qualifiche professionali nel 2003, da attuarsi entro il 2005. Nel marzo 2003, il Consiglio ha sottolineato la necessità di giungere a un'intesa entro il 2003 in merito a tale direttiva. Tuttavia, il Parlamento europeo non ha fatto grandi progressi in tale direzione

16. Rafforzamento del mercato interno dei servizi

Nel dicembre 2003, la Commissione ha adottato una proposta di direttiva intesa a ridurre le barriere che si frappongono alla libera prestazione di servizi e alla libertà di stabilimento nel dicembre 2003. Tale proposta intende chiarire e uniformare il dispositivo giuridico in materia, al fine di semplificare le condizioni di stabilimento e l'offerta transfrontaliera di servizi. La proposta, cui aveva già fatto riferimento la strategia della Commissione sul mercato interno [28], è conforme agli orientamenti a cui hanno dato voce il Parlamento europeo e il Consiglio.

[28] Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Strategia per il mercato interno - priorità 2003 - 2006, COM (2003) 238(01).

17. Rimozione delle barriere che si frappongono alla mobilità geografica, correlate con i meccanismi salariali, gli incentivi fiscali e l'alloggio

Sono piuttosto scarse le informazioni disponibili circa la possibilità di migliorare tale settore. Ad esempio, l'assoluta mancanza di flessibilità nel funzionamento del mercato immobiliare resta un problema per la mobilità geografica interna in taluni Stati membri. Gli orientamenti di massima della politica economica 2002 e 2003 hanno affrontato la questione, formulando raccomandazioni in merito all'indirizzo di alcuni Stati membri. Secondo la relazione sull'attuazione di tali orientamenti per il 2002, la questione non ha, tuttavia, riscosso particolare attenzione a livello nazionale, benché gli orientamenti per il 2003-2005 [29] ribadiscano che è necessario che gli Stati membri eliminino gli ostacoli alla mobilità rappresentati dai prezzi degli alloggi al fine di facilitare la mobilità geografica e professionale. Gli stessi orientamenti sollecitano anche sistemi di contrattazione salariale, che consentano di assoggetare i salari alla produttività, tenendo conto delle differenze di produttività secondo i livelli di qualifica e le condizioni del locale mercato del lavoro.

[29] (COM(2003) 170 def.)

18. Abilità linguistiche e transculturali

Le competenze linguistiche sono indissociabili dalla mobilità in Europa. Tutti i discenti dovrebbero conoscere almeno due lingue europee, oltre alla loro madrelingua: è questo un obiettivo perseguito nel contesto del piano d'azione per le lingue, adottato dalla Commissione il 24 luglio 2003 [30]. Tale piano emana dall'Anno europeo delle lingue 2001, dalla risoluzione del Parlamento europeo, del 13 dicembre 2001, sulla promozione dell'apprendimento delle lingue straniere e della diversità linguistica e dall'invito rivolto dal Consiglio Istruzione, del 14 febbraio 2002, agli Stati membri, ad intraprendere iniziative concrete, e alla Commissione, ad elaborare proposte adeguate.

[30] (COM(2003) 449 def.)

Il piano d'azione per le lingue fissa il quadro e i principali obiettivi strategici da perseguire in tre grandi sfere d'azione: estensione a tutti i cittadini dei benefici dell'apprendimento delle lingue nell'arco della vita, miglioramento dell'insegnamento delle lingue e creazione di un ambiente più favorevole all'apprendimento delle lingue straniere. Tale piano contiene proposte concrete in vista di una serie di azioni da adottarsi a livello europeo, nell'intento di finanziare iniziative adottate da poteri locali, regionali e nazionali. Tali azioni sfruttano le risorse disponibili nel quadro di programmi e attività comunitarie esistenti. Una serie di azioni è destinata a migliorare la mobilità sia degli allievi che dei formatori. Le azioni proposte, insieme a quelle adottate dagli Stati membri, assicurerebbero un importante passo avanti nella promozione dell'apprendimento delle lingue e della diversità linguistica. Nel 2007 la Commissione valuterà le realizzazioni a tutti i livelli e comunicherà in merito al Parlamento europeo e al Consiglio.

19. Migliorare l'apprendimento transnazionale in un altro Stato membro

Accrescere la mobilità nell'istruzione e nella formazione costituisce un fattore chiave del programma di lavoro "Istruzione e formazione 2010". Il gruppo Mobilità istituito dalla Commissione, per portare avanti le questioni connesse con la mobilità nell'ambito di tale processo, ha presentato una prima serie di raccomandazioni strategiche, incentrate sui tre aspetti principali: l'accesso alla mobilità, la qualità nella mobilità e l'apertura dell'Europa al mondo (mobilità da e verso i paesi terzi). Su tali questioni vertono diverse proposte intese a: a) rafforzare la mobilità europea (in particolare nel campo della formazione professionale, meno avanzata rispetto alla mobilità nell'insegnamento superiore), b) sostenere sforzi sostanziali, tramite azioni concrete, al fine di assicurare alle categorie di persone meno avvantaggiate di accedere alla mobilità all'interno dell'UE, c) mettere a punto una "carta della qualità" su scala europea per iniziative a favore della mobilità, d) rendere più interessanti le offerte di istruzione e formazione in Europa, sviluppando una strategia di marketing europea per supportare e integrare gli sforzi sostenuti dai singoli paesi per promuovere i propri sistemi educativi (al momento, si tratta prevalentemente dei livelli di insegnamento superiore) nel resto del mondo.

A tali raccomandazioni si ispira la relazione sul seguito dato alla raccomandazione e al piano d'azione per la mobilità nella Comunità degli studenti, delle persone in fase di formazione, di coloro che svolgono attività di volontariato, degli insegnanti e dei formatori [31] elaborata in parallelo con la presente comunicazione.

[31] COM(2004)21.

Uno degli obiettivi politici e strategici prioritari in vista dello sviluppo futuro dei programmi comunitari in materia di istruzione, formazione e giovani dopo il 2006 (a conclusione, cioè, degli attuali programmi) consisterà nel migliorare e rafforzare la mobilità a scopi di studio. La proposta relativa ai nuovi programmi per il periodo 2007-2013 dovrebbe essere sottoposta al Parlamento europeo e al Consiglio agli inizi del 2004.

Oltre alle misure previste nel campo dell'istruzione e della formazione, è stata affrontata la questione della mobilità dei ricercatori nel quadro del processo di attuazione della comunicazione della Commissione intitolata "Una strategia di mobilità per lo spazio europeo della ricerca". [32] I risultati conseguiti in tale campo sono i seguenti: dal luglio 2003, è disponibile il portale sulla mobilità dei ricercatori [33] e agli inizi del 2004 sarà dato il via alla rete europea dei centri di mobilità per i ricercatori (ERA-MORE). Una proposta di direttiva e un piano d'azione sulle condizioni di ingresso e di soggiorno di ricercatori dei paesi terzi saranno adottati nei primi mesi del 2004, al fine di facilitare l'ammissione e la mobilità dei ricercatori non comunitari. Sulla mobilità dei ricercatori verte anche la comunicazione "I ricercatori nello spazio europeo della ricerca: una professione, molteplici carriere" [34].

[32] COM(2001)331 def., del 20.6.2001, e SEC (2003) 146 def., del 04.02.2003.

[33] http://europa.eu.int/ eracareers

[34] COM(2003) 436 def. del 18.7.2003

20. Riconoscimento delle qualifiche e delle competenze in professioni non regolamentate

Promuovere la mobilità sia professionale che geografica nella prospettiva dell'apprendimento permanente è oggetto delle misure volte a rafforzare la trasparenza, la trasferibilità e il riconoscimento delle qualifiche e delle competenze, che preveda anche la garanzia della qualità nella formazione professionale permanente, su cui è stato fatto il punto nel processo di Copenaghen. Pertanto, al punto 10 di cui sopra si affronta la questione del riconoscimento delle qualifiche e delle competenze nelle professioni non regolamentate.

21. Eliminazione dei limiti nel contesto della contrattazione collettiva

Le parti sociali hanno affrontato la questione nel contesto delle azioni volte a incentivare il perfezionamento professionale permanente (vedasi capitolo 4). La comparabilità e l'equivalenza delle qualifiche sono oggetto di discussione anche nel quadro del dialogo sociale settoriale a livello europeo. Le azioni di follow-up su scala nazionale prevedevano l'esame del quadro di azioni da intraprendere tra le parti sociali e l'inserimento di priorità nelle contrattazioni collettive. Saranno tuttavia necessarie informazioni supplementari poter valutare i progressi realizzati.

22. Sviluppare una politica dell'immigrazione su scala comunitaria

Quanto alla politica dell'immigrazione, la Commissione ha adottato, nel giugno 2003, una comunicazione relativa all'immigrazione, all'integrazione e all'occupazione, in risposta alla richiesta formulata dal Consiglio europeo di Tampere, di mettere a punto una politica dell'integrazione che favorisca i cittadini dei paesi terzi, nel quadro della politica globale dell'UE in materia di immigrazione. La comunicazione teneva conto, inoltre, degli aspetti dell'immigrazione inerenti all'occupazione, in linea con gli orientamenti scaturiti dalla strategia di Lisbona e dalla relazione di primavera della Commissione. Nella sua riunione del 20 ottobre 2003, il Consiglio Occupazione, Politica sociale, Salute e Questioni dei consumatori ha accolto favorevolmente detta comunicazione, sottolineando che tutte le iniziative dovranno essere intraprese nel quadro della strategia di Lisbona e della strategia europea per l'occupazione. Il regolamento 859/2003, che estende le disposizioni del regolamento 1408/71 ai cittadini dei paesi terzi con regolari permessi di residenza, è entrato in vigore il 1° giugno 2003. Tuttavia, nel complesso sono mancati gli attesi progressi nella questione della migrazione economica a fini lavorativi.

1.2.3. Migliorare l'informazione e la trasparenza delle opportunità lavorative

23. Istituire un sito di informazione europeo sulla mobilità del tipo "sportello unico"

Il Portale europeo di informazione sulla mobilità del lavoro [35] è stato inaugurato nel settembre 2003, prendendo a riferimento una versione potenziata dell'attuale sito EURES e arricchendolo di contenuti e funzioni, a completamento del sito PLOTEUS sulle opportunità di apprendimento, istituito il 5 marzo 2003 [36] (Ploteus consente un accesso strutturato alle informazioni in materia di istruzione e formazione a tutti i livelli e in tutti i paesi dell'UE e dell'SEE e paesi candidati, fornendo informazioni in tutte le lingue comunitarie, messe a disposizione dalla rete di centri di informazione nazionali dei servizi di orientamento professionale (NRCVG). Dal portale sulla mobilità del lavoro è possibile entrare in connessione con altri siti pertinenti, tra cui il portale web sulla mobilità dei ricercatori. Nel 2004 prenderà il via lo studio della Commissione sulle reti europee di informazione e orientamento per favorire la mobilità geografica nel campo dell'istruzione, della formazione e del lavoro, in previsione dell'attuazione della decisione su Europass (vedasi punto 10). Tale studio determinerà gli aspetti comuni e i settori complementari e promuoverà la sinergia tra le diverse reti.

[35] http://europa.eu.int/eures

[36] http:// www.ploteus.net

24. Modernizzazione di EURES

La decisione della Commissione relativa a un aggiornamento del funzionamento di EURES è stata adottata nel dicembre 2002 [37], con successiva adozione, nell'aprile 2003 [38], di una carta EURES contenente gli aspetti operativi della base e descrizioni più dettagliate delle attività, dei traguardi, degli standard di qualità, ecc., di cui devono tener conto i responsabili della sua gestione. Un elemento fondamentale della strategia EURES è rendere accessibili, entro il 2005, a tutti i richiedenti un impiego le offerte di lavoro nell'intera Unione, cui fa chiaramente riferimento l'orientamento per l'occupazione n. 3. Entro il 2005, sarà costituita una nuova piattaforma informatica comune per contribuire alla modernizzazione di EURES. La Commissione, in cooperazione con l'Organizzazione mondiale del lavoro, esamina nuove soluzioni per adeguare e estendere i codici della classificazione internazionale tipo delle professioni (ISCO), inizialmente concepiti a scopi statistici, di cui potersi servire nella descrizione dei profili professionali, utili per le attività di collocamento e di orientamento professionale.

[37] Decisione 2003/8/CE della Commissione - GU L 5/16, del 10.1.2003

[38] GU C 106/3, del 3.5.2003

25. Campagna di informazione su scala europea in materia di mobilità

Nel settembre 2003 è stata lanciata una campagna di informazione europea in materia di mobilità, in concomitanza con l'inaugurazione del portale sulla mobilità del lavoro, con una serie di azioni mirate ai livelli settoriale, nazionale e regionale e della parità tra uomini e donne. [39]

[39] Informazioni in merito sono reperibili sul portale europeo sulla mobilità del lavoro al seguente indirizzo: http://europa.eu.int/ eures

1.2.4. Implicazione delle parti sociali

In esito all'inserimento ad opera delle parti sociali della mobilità, come una delle priorità chiave del loro programma di lavoro comune 2003-2005, il 13 febbraio 2003 si è tenuto con esse un seminario sulla mobilità nel quadro del dialogo sociale. Le parti sociali hanno mostrato un interesse particolare nei confronti dell'apprendimento permanente (vedasi a questo proposito le loro diverse attività, segnalate agli obiettivi 4, 5, 9, e 21), del miglioramento dell'immagine di talune professioni per attirare le donne e i giovani, della trasparenza e della trasferibilità delle qualifiche professionali, dell'esportabilità dei diritti alla pensione professionale, dell'immigrazione e della riforma di EURES. Le parti sociali hanno partecipato inoltre a tutti i gruppi di lavoro creati nel quadro del processo di realizzazione degli obiettivi in materia di istruzione e formazione e del processo di Copenaghen nel campo della formazione professionale.

L'apprendimento permanente è un settore strategico nel quale le parti sociali europee espletano una funzione particolarmente significativa, rappresentata dall'adozione nel marzo 2002 di un quadro di azioni a favore del perfezionamento continuo delle qualifiche e delle competenze, quale contributo all'attuazione della strategia di Lisbona. Esse hanno identificato quattro settori d'azione prioritaria: identificare e prevedere i bisogni futuri quanto a competenze e qualifiche, riconoscere e convalidare le competenze e le qualifiche, informare, sostenere e fornire orientamento e consulenza e mobilizzare le risorse. Le organizzazioni membri delle parti sociali europee hanno convenuto sulla necessità di promuovere tale quadro d'azione negli Stati membri a tutti gli appropriati livelli, tenendo conto delle pratiche nazionali, nonché di trasmettere il testo a tutti gli attori interessati in Europa e nei singoli Stati membri. Esse hanno elaborato relazioni annue sulle azioni realizzate dai diversi paesi in linea con le suddette quattro priorità, la prima delle quali è stata presentata al primo vertice sociale alla vigilia del Consiglio europeo di Bruxelles nel marzo 2003. In tale relazione si segnalava come l'introduzione del quadro di azione nei diversi contesti nazionali abbia dato luogo a dibattiti e stimolato le discussioni tra le parti sociali sullo sviluppo delle competenze e delle qualifiche e, in taluni casi, abbia consentito di raggruppare attività intorno alle quattro priorità identificate a livello europeo. Le parti sociali hanno inoltre sollecitato la Commissione e il Consiglio a tener conto di tale quadro d'azione in vista del raggiungimento degli obiettivi futuri dei sistemi educativi e formativi. Negli anni a venire saranno valorizzati e perseguiti gli sforzi intesi a promuovere lo scambio di informazioni e l'arricchimento reciproco, nel contesto del programma di lavoro pluriennale delle parti sociali. La seconda relazione sulle azioni nazionali dovrebbe essere presentata in occasione del secondo vertice sociale nella primavera del 2004.

2. Contributo alla strategia europea per l'occupazione e al programma Istruzione e formazione 2010

La nuova strategia europea per l'occupazione, approvata dal Consiglio il 22 luglio 2003, è stata rielaborata al fine di tener maggiormente conto delle esigenze di un'Unione europea allargata, di rispondere in maniera più efficace alle sfide poste al mercato del lavoro moderno e di fornire un più valido contributo alla strategia di Lisbona. Il Fondo sociale europeo ha attivamente sostenuto l'SEO nel corso degli anni, finanziando la maggior parte delle questioni tematiche dei quattro pilastri iniziali della strategia nella maggior parte degli Stati membri. Nel corso dell'attuale periodo di programmazione l'FSE ha cambiato il suo orientamento centrale passando da programma di formazione a strumento politico a sostegno degli obiettivi strategici dell'SEO. Nell'insieme, le attività dell'FSE integrano e completano le strategie nazionali.

Due fondamentali direttive per l'occupazione adottate dal Consiglio nel luglio 2003, affrontano la questione delle carenze e delle strozzature nel mondo del lavoro, nonché la necessità di migliorare i livelli di competenza della manodopera tramite l'apprendimento permanente.

L'orientamento n. 3 incita gli Stati membri ad affrontare le carenze di manodopera e le strozzature in materia di qualifiche tramite politiche globali che attuino pienamente tutti gli elementi del piano d'azione per le competenze e la mobilità. Oltre alla promozione della mobilità occupazionale e l'eliminazione degli ostacoli che si frappongono alla mobilità geografica tramite l'attuazione del piano d'azione, le direttive sollecitano in particolare a migliorare il riconoscimento e la trasparenza delle qualifiche e delle competenze, la trasferibilità dei diritti nel campo della sicurezza sociale e delle pensioni, a fornire adeguati incentivi fiscali e assistenziali, nonché a tener debito conto degli aspetti dell'immigrazione legati con il mercato del lavoro. L'orientamento n. 3 mira inoltre a promuovere la trasparenza delle opportunità di lavoro e di formazione ai fini di un efficace equilibrio occupazionale e di prefissare un obiettivo specifico: entro il 2005, le persone alla ricerca di un impiego nell'UE dovranno essere in grado di consultare le offerte di lavoro pubblicate dai servizi del lavoro degli Stati membri.

Gli Stati membri sono incoraggiati inoltre ad attuare strategie globali in materia di apprendimento permanente per dotare tutti i cittadini delle competenze necessarie a una forza di lavoro moderna e a ridurre gli squilibri e le strozzature in materia di qualifiche sul mercato del lavoro. Per sostenere tale impegno, l'orientamento n. 4 ("Promuovere lo sviluppo del capitale umano e l'apprendimento permanente") prevede due altri obiettivi specifici che l'UE dovrà raggiungere entro il 2010, allo scopo di consolidare indicatori europei concreti per il miglioramento dei sistemi di istruzione e formazione in Europa:

* l'85% almeno dei ventiduenni nell'Unione europea dovrà aver completato il suo ciclo di studi secondari superiori;

* il livello medio di partecipazione all'apprendimento permanente riscontrato nell'Unione europea non dovrà essere inferiore al 12,5% della popolazione attiva adulta (gruppo di età compreso tra i 25 e i 64 anni).

Le linee direttive stabiliscono inoltre che l'obiettivo delle strategie sarà aumentare l'investimento nelle risorse umane.

Sulla base delle linee direttive adottate, nell'ottobre 2003 gli Stati membri hanno presentato i loro piani d'azione nazionali per l'occupazione. Le iniziative da essi intraprese per promuovere la mobilità occupazionale e la mobilità geografica all'interno del paese e al di là delle frontiere nazionali sono da essi illustrate a diversi livelli di dettaglio.

Nella maggior parte degli Stati membri ci si sta adoperando per incrementare il numero di posti di lavoro disponibili tramite la base di dati EURES. Tuttavia, non sempre traspare dai piani d'azione nazionali un chiaro impegno da parte degli Stati membri a voler adempiere all'obbligo imposto dalla direttiva di consentire a tutti coloro che sono alla ricerca di un impiego in Europa di consultare le offerte di lavoro pubblicate dai servizi del lavoro nazionali entro il 2005. Altri provvedimenti di particolare interesse ai fini della promozione della mobilità geografica prevedono attività di assunzione settoriale (ad esempio in Austria) e incentivi a seguire corsi di formazione in zone diverse del paese (Italia). Alcuni paesi (tra cui la Svezia e la Germania) facilitano la mobilità geografica dei lavoratori disoccupati o dei lavoratori a rischio di perdita del posto di lavoro, prestando consulenza specifica in materia di mobilità e favorendo la disponibilità dei disoccupati a trasferirsi altrove e a cambiare lavoro. Il Portogallo e la Danimarca promuovono la mobilità nell'ambito della pubblica amministrazione, includendo nei loro sforzi riformatori misure, quali l'organizzazione di corsi di formazione professionale, la valutazione del rendimento del singolo individuo e dei servizi, la ridefinizione delle funzioni e la formazione mirata.

Oltre che su tali misure, specificamente attinenti al mercato del lavoro, l'attenzione di diversi paesi è incentrata sui problemi nel campo della mobilità, in particolare nel settore dell'istruzione, della ricerca e della formazione, dell'apprendimento delle lingue, del riconoscimento dei diplomi e della messa a punto di nuovi sistemi di valutazione delle qualifiche. La Svezia riferisce in merito a un progetto specifico destinato a dispensare ai titolari di un diploma universitario o superiore non svedese, che non occupano un posto adeguato al loro livello di competenza, corsi di formazione aggiuntiva che consenta loro di esercitare una professione che corrisponda al loro grado di qualifica e gli aiuti a servirsi delle loro conoscenze e delle loro abilità.

Alla trasferibilità dei diritti della sicurezza sociale e della previdenza fanno brevemente accenno solo alcuni Stati membri. L'Irlanda ha introdotto di recente il Personal Retirement Savings Accounts (PRSAs - conti di risparmio personali in vista della pensione), un sistema di investimento personale a basso costo, facilmente accessibile e a lungo termine per consentire alla gente di realizzare dei risparmi per la pensione in maniera flessibile. Il governo olandese intende consentire ai liberi professionisti, medici, fisioterapisti e altri specialisti in medicina di trasferire i loro diritti alla pensione verso e dall'organismo di gestione di un regime pensionistico professionale applicando un diritto legale.

Sono solo tre i paesi che fanno riferimento agli aspetti dell'immigrazione correlati col mercato del lavoro nei loro PAN. I Paesi Bassi, pur applicando una politica restrittiva in materia di immigrazione per scopi professionali sulla base della domanda, acconsentono all'ingresso temporaneo nel paese di lavoratori migranti altamente qualificati per colmare le carenze di manodopera. Il Portogallo intende mettere a punto una gestione dei flussi migratori tramite una previsione semestrale delle offerte di impiego e dei settori di attività disponibili. Il governo svedese e la confederazione delle imprese del paese hanno istituito un comitato per l'integrazione dei lavoratori migranti nel mercato del lavoro.

Nel campo dell'apprendimento permanente, l'attuazione dell'orientamento n. 4 è confermata nell'impegno assunto da alcuni Stati membri per migliorare l'accesso dei lavoratori, in particolare di quelli meno qualificati, alla formazione. Il Belgio, ad esempio, nel suo PAN per il 2003 ha dichiarato di voler incrementare la partecipazione all'istruzione e alla formazione degli adulti (25-64 anni) dal 6,5% del 2002 al 12,5%, previsto per il 2010 (compatibilmente con le direttive per l'occupazione). In Grecia, l'aumento previsto è del 10% entro il 2008 rispetto all'1,2% del 2002.

Come segnalato nella parte 1, nel 2001 e nel 2002 sono stati avviati due processi strettamente correlati nel campo della istruzione e formazione, strettamente connessi anche con gli obiettivi del piano d'azione per le competenze e la mobilità: il programma di lavoro globale sui futuri obiettivi dei sistemi di istruzione e formazione ("Istruzione e Formazione 2010") che intende promuovere la convergenza delle strategie nazionali nei confronti dei principali obiettivi comunitari in tali settori e la maggiore cooperazione a livello europeo nel campo della formazione professionale sollecitata dalla "dichiarazione di Copenaghen". Le attività realizzate nel quadro di tali iniziative rappresentano un contributo diretto all'attuazione del piano d'azione. I 13 obiettivi comuni sui quali dovrebbero convergere le politiche nazionali da qui al 2010 comprendono l'obiettivo 1.2 (Sviluppo delle competenze necessarie nella società della conoscenza), l'obiettivo 1.3 (Garantire l'accesso alle TIC a tutti) e l'obiettivo 3.4 (Accrescere la mobilità e lo scambio). Per questi e altri obiettivi comuni, nonché per i principali aspetti della dichiarazione di Copenaghen, sono stati istituiti gruppi di lavoro ad hoc incaricati di portarne avanti l'attuazione. Un primo bilancio di questi sforzi coordinati è oggetto della comunicazione della Commissione destinata a servire da progetto per la relazione congiunta sulla "Istruzione e Formazione 2010" che la Commissione e il Consiglio presenteranno al Consiglio europeo alla sua riunione di primavera 2004.

3. Follow-Up

3.1. Settori in cui si sono registrati i maggiori progressi

Dall'adozione del piano di azione sono stati fatti progressi nella sua attuazione nella maggior parte degli ambiti d'azione. Tra quelli in cui si sono registrati i maggiori progressi rientrano:

* La carta europea di assicurazione malattia: la sostituzione del formulario E 111 con tale carta il 1° giugno 2004 è stata ormai decisa (il Consiglio europeo di primavera del 2003 ha insistito sul carattere urgente di tale misura). Inoltre, sono notevolmente avanzate le trattative riguardo alla modifica del regolamento 1408/71 sul coordinamento dei regimi della sicurezza sociale, al fine di agevolare l'introduzione della carta.

* Grandi progressi si sono fatti inoltre nei negaziati sulla proposta destinata a semplificare e modernizzare il regolamento 1408/71 sul coordinamento dei regimi della sicurezza sociale.

* Il 22 settembre 2003 il Consiglio ha raggiunto un'intesa politica riguardo all'importante proposta relativa ai diritti dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari a spostarsi e soggiornare liberamente sul territorio degli Stati membri.

* L'inaugurazione del portale europeo sulla mobilità professionale che offre una versione allargata del sito EURES, con informazioni relative alle offerte di lavoro, alle condizioni di vita e di lavoro e informazioni sul mercato del lavoro regionale, ha migliorato e semplificato sostanzialmente l'accesso alle informazioni pratiche riguardo alle questioni inerenti alla mobilità professionale. Il Consiglio europeo di Barcellona nella sua riunione nella primavera 2002 ha sollecitato l'istituzione di una simile struttura entro la fine del 2003. L'apertura del portale PLOTEUS sulle opportunità di apprendimento, accessibile ora anche attraverso il portale europeo sulla mobilità professionale, ha contribuito anch'esso a semplificare l'accesso all'informazione relativa alla mobilità a scopi formativi.

* L'adozione da parte della Commissione della proposta di decisione in merito al nuovo Europass costituisce un importante passo avanti verso la razionalizzazione e l'ottimizzazione degli strumenti della trasparenza e delle reti corrispondenti, che offriranno ai cittadini un servizio più efficiente.

* La comunicazione della Commissione sull'immigrazione, l'integrazione e l'occupazione segna una tappa importante nello sviluppo di una strategia politica equilibrata, in particolare l'affermazione che tutte le iniziative devono essere intraprese nel rispetto della strategia di Lisbona e della strategia europea dell'occupazione.

3.2. Settori in cui l'attuazione del programma va a rilento

Il calendario originale con le date previste dell'apertura a tutti i cittadini dei mercati del lavoro europei andrebbe rivisto in funzione del tempo supplementare necessario per attuare il processo legislativo in vista dell'introduzione di alcune misure e di alcune modifiche nel contesto economico. I progressi nei seguenti settori sono stati più lenti di quanto previsto:

* La proposta di una direttiva sul riconoscimento delle qualifiche professionali, presentata dalla Commissione nel marzo 2002, non è stata tuttora sottoposta alla prima lettura (nonostante le insistenze da parte del Consiglio europeo nella sua riunione della primavera 2003 perché se ne accelerasse l'adozione). Il Consiglio dovrebbe raggiungere una posizione comune nel 2004.

* La proposta di direttiva del Consiglio relativa alle condizioni di ingresso e di soggiorno dei cittadini di paesi terzi che intendono svolgere attività di lavoro subordinato o autonomo [40] è stata fortemente contrastata dal gruppo di lavoro competente del Consiglio per l'immigrazione. Ben poco sarà fatto probabilmente per consentire la fissazione di norme comuni volte ad agevolare l'immigrazione dei cittadini non comunitari a fini economici.

[40] COM 2001(386)

* Scarsi progressi sono stati fatti nella messa a punto di definizioni comuni per competenze riconosciute in materia di TIC ed e-business.

Nonostante l'adozione da parte del Consiglio della sua risoluzione sulle qualifiche e la mobilità, nel giugno 2002, molti Stati membri sono tuttora in ritardo per quanto riguarda i seguenti settori:

* messa a punto di qualifiche per il nuovo mercato del lavoro nell'ottica dell'apprendimento permanente, in particolare nel settore delle TIC;

* promozione di un reale accesso degli adulti, sia che lavorino o siano alla ricerca di un impiego, al perfezionamento professionale tramite la realizzazione di condizioni adeguate, in consultazione con le parti sociali;

* dotazione dei giovani delle qualifiche di base richieste dal mercato del lavoro e necessarie per partecipare alla formazione lungo l'arco della vita;

* promozione di iniziative a favore dei lavoratori, ivi inclusa una forte componente di formazione, per accedere al mercato del lavoro, conservare il proprio posto e avanzare nella carriera;

* consolidamento, laddove necessario, della trasferibilità dei diritti della sicurezza sociale, pensione inclusa, nell'intera Unione.

È importante adoperarsi anche in futuro per sormontare gli ostacoli che si frappongono alla mobilità professionale e geografica. Gli Stati membri devono pertanto adottare misure adeguate, in conformità con la risoluzione del Consiglio, e comunicare in merito secondo le modalità previste.

3.3. Settori che potrebbero trarre vantaggio da uno sforzo addizionale

Lo sviluppo del capitale umano e il riconoscimento della mobilità professionale e geografica come parte integrante di tale sviluppo, sarà anche in futuro un tema importante dei Fondi strutturali in genere e l'FSE in particolare, sia nel contesto della valutazione a medio termine (2003-2004) dei Fondi strutturali e che in quello del prossimo periodo di programmazione dal 2007 in poi. Le conclusioni della Commissione al riguardo saranno incluse nella terza relazione di coesione che la Commissione adotterà agli inizi del 2004. Nell'ottobre 2003, in occasione della riunione congiunta dei Ministri dell'istruzione e dei Ministri dell'occupazione e degli affari sociali degli Stati membri dell'UE e dei paesi aderenti si è sottolineata l'importanza di una cooperazione strutturata che sostenga lo sviluppo del capitale umano.

Viene inoltre riconosciuta la responsabilità comune dei diversi gruppi di interesse, ossia le autorità e amministrazioni nazionali, regionali e locali nonché le parti sociali e la società civile, nella promozione della cultura dell'apprendimento permanente, al centro della quale vi è il singolo individuo. Si è in genere d'accordo circa la responsabilità del singolo Stato per quanto riguarda il finanziamento dell'istruzione formale e della formazione di base, nonché circa la necessità del libero accesso degli adulti sprovvisti di qualifiche adatte ai programmi di perfezionamento professionale. Mentre molti paesi danno prova del riconoscimento dell'importanza di una gestione comune delle parti sociali, ad esempio, nell'impostazione e nell'attuazione di metodi duali, nei paesi aderenti e nei paesi candidati tale riconoscimento è tuttavia molto meno evidente.

Il monitoraggio statistico dell'apprendimento permanente e del capitale umano ad opera del sistema statistico europeo necessita di ulteriori miglioramenti. Mancano infatti dati pertinenti comparabili riguardo ad alcuni aspetti chiave, quali la partecipazione alla formazione non formale e all'apprendimento informale o il livello di competenza della popolazione adulta.

Persone dotate di bassi livelli di istruzione e scarse qualifiche, lavoratori più anziani, gruppi di popolazione emarginati o persone che risiedono in aree svantaggiate o regioni periferiche, persone con difficoltà di apprendimento spesso non sono al corrente o lo sono meno di altri delle opportunità loro offerte in materia di istruzione e formazione. Ciò limita anche la loro capacità di partecipare attivamente al mercato del lavoro. Una delle sfide maggiori che ci porrà il futuro sarà sensibilizzare maggiormente i gruppi sfavoriti nei confronti dei vantaggi che la formazione e l'istruzione comportano e migliorare l'interesse nei confronti dei sistemi educativi, renderli più accessibili e più corrispondenti alle loro esigenze.

Sarà oggetto di ulteriore dibattito l'estensione del riconoscimento delle qualifiche professionali ai cittadini non comunitari una volta adottata definitivamente la direttiva sul riconoscimento delle qualifiche professionali.

Il mercato del lavoro europeo non è in grado di funzionare in maniera efficace e senza scosse, in mancanza di un quadro europeo che serva da riferimento comune al riconoscimento delle qualifiche (come sottolineato dalla comunicazione sull'attuazione del programma di lavoro "Istruzione e formazione 2010"). Un siffatto quadro in Europa dovrebbe contemplare sia l'istruzione di livello superiore che la formazione professionale ed ispirarsi ai quadri nazionali, i quali a loro volta devono essere coerenti e coprire tutti i livelli della formazione di base e continua. Un simile quadro di riferimento europeo per le qualifiche, che risulti trasparente sia per i discenti che i datori di lavoro e comprenda tutte le forme di apprendimento a tutti i livelli (generale e professionale, secondaria e terziaria, formale e non formale) è necessario non solo perché istruzione e occupazione in Europa siano correlate, ma anche per facilitare ai singoli interessati i loro percorsi di formazione permanente. La necessaria fiducia reciproca può derivare solo dall'applicazione di strumenti di garanzia della qualità, sufficientemente compatibili e credibili e quindi accettati e condivisi da tutti. A questo proposito, il "Quadro comune di garanzia della qualità" per lo sviluppo di una formazione professionale di qualità (facente parte delle misure di follow-up della dichiarazione di Copenaghen) e la creazione di una piattaforma per la garanzia della qualità o dell'accreditamento nel campo dell'istruzione superiore (in relazione al processo di Bologna) dovrebbero figurare tra le massime priorità dell'Europa.

Nel campo delle qualifiche TIC, l'esternalizzazione globale che si sta delineando e la conversione da operazioni di software e di servizi TIC a ditte esterne sono la causa di crescente preoccupazione negli Stati Uniti d'America e in alcuni Stati membri dell'UE. Imprese con raggio d'azione globale e con mercati globali sfrutteranno ogni possibilità di crescita e impiegheranno tutto il personale qualificato disponibile per la produzione e l'offerta a livello mondiale dei loro prodotti. Più esposti al rischio di perdita di competitività in Europa sono i professionisti che operano nel campo della produzione in materia di ricerca e sviluppo. Ciò incide soprattutto sulla creazione di posti di lavoro nei settori subordinati ed è strettamente connesso con i problemi dei diritti della proprietà intellettuale. Gli effetti sulla ricerca e la formazione si rivelano come opportunità perse se l'Europa non è competitiva. È importante investire maggiormente nelle capacità dell'UE nel raffronto e nella concorrenza internazionale e allo stesso tempo adoperarsi il più possibile per chiarire gli attuali sviluppi per basare il dibattito su fatti concreti. È importante riunire parti interessate e parti sociali perché possano affrontare le conseguenze di tale evoluzione e individuare risposte appropriate. Le indagini o statistiche sull'occupazione tradizionali non sono necessariamente la base migliore per decisioni politiche a livello governativo o imprenditoriale in questo campo. Vanno ricercate nuove idee sia per quanto riguarda scenari a lungo termine che il monitoraggio a breve termine tramite strumenti di misurazione innovativi. Nel 2004 andranno ricercate nuove vie di dialogo tra l'industria e il governo per affrontare queste sfide dinamiche nel commercio elettronico. Le questioni saranno trattate dal forum europeo per le e-Qualifiche nella sua relazione alla Commissione che dovrebbe essere pronta nel giugno 2004.

Il ruolo della società dell'informazione nello sviluppo delle qualifiche, delle conoscenze e delle competenze necessita di un riconoscimento e il suo potenziale va messo in atto. In tale contesto è opportuno sottolineare l'emergere di "cyber" organizzazioni o vere e proprie organizzazioni virtuali che propongono soluzioni alternative al requisito della mobilità offrendo alle imprese l'indipendenza dal luogo di lavoro e l'utilizzo di qualifiche distribuite sul territorio. Se questo tipo di organizzazione del lavoro presenta tuttora una caratteristica marginale e in fieri, esso può tuttora crescere e rappresentare una seria alternativa in risposta alle questioni inerenti alla mobilità. Lo sviluppo di indicatori per monitorare tale fenomeno della "mobilità virtuale" basato sul collegamento in rete e sul sapere condiviso consentirebbe una migliore comprensione del suo potenziale.

ALLEGATO

1) Livelli di mobilità occupazionale e ricambio della manodopera.

Nonostante leggere oscillazioni nelle cifre delle persone che cambiano impiego nei diversi Stati membri, a livello dell'UE non ha subito una crescita significativa il volume dei lavoratori che cambiano posto di lavoro o settore di attività. Solo il 15,2% della popolazione comunitaria ha cambiato residenza negli ultimi dieci anni per ragioni professionali (Eurobarometro 54, febbraio 2001). Questo fatto inciderà negativamente sulla crescita della produttività (L'occupazione in Europa, 2003). La mobilità tra settori e una forza di lavoro capace di adattarsi alle nuove situazioni sono elementi essenziali di una strategia finalizzata alla crescita della produttività.

Tasso di lavoratori dipendenti ripartiti in base alla durata dell'impiego attuale

>SPAZIO PER TABELLA>

[41]

Fonte: Eurostat - Indagine sulle forze di lavoro, dati di primavera

[41] Secondo dati più recenti, si registrano lievi differenze tra le cifre relative al 2000 del piano d'azione per le competenze e la mobilità e quelle riportate nella presente comunicazione.

2) Impatto dei livelli di istruzione sull'occupazione e la disoccupazione

Quanto più elevato è il livello di istruzione, tanto più importante risulta la percentuale degli occupati. Di conseguenza, quanto più basso è il livello di formazione, tanto più consistente il rischio di disoccupazione. La variazione nelle cifre dell'occupazione nell'UE dei 15 è più marcata nel gruppo delle persone meno qualificate, oscillante tra il 41% del Belgio e il 67% del Portogallo. Più equilibrate sono le cifre relative al gruppo della popolazione altamente qualificata, con valori che oscillano dal 78% della Spagna all'89% del Portogallo.

>SPAZIO PER TABELLA>

Note:

- Mancano di aattendibilità i dati tra parentesi a causa dell'insufficiente dimensione del campione

- I livelli di istruzione sono definiti "alti" se la persona ha completato l'istruzione terziaria, "medi" se ha completato l'istruzione secondaria superiore e "bassi" se ha un livello di istruzione che non arriva all'istruzione secondaria superiore. I tassi di occupazione e di disoccupazione nella colonna "Istruzione nel suo complesso" sono calcolati sulla base della IFL per tutte le persone che non hanno fornito le informazioni richieste sui loro livelli di istruzione. Tali percentuali possono essere diverse dalle percentuali calcolate sulla base di tutte le osservazioni, comprese quelle per cui mancano informazioni sui livelli di istruzione.

3) Crescita dell'occupazione nei settori ad alta istruzione

La domanda del mercato del lavoro è sempre più specifica; pertanto, l'intensità della mobilità delle forze di lavoro tra i diversi settori deve rispondere a tale domanda. Per l'occupazione nel suo complesso i valori relativamente bassi della Francia, del Belgio e del Regno Unito lasciano presumere che non sono intervenuti cambiamenti significativi nella struttura dell'occupazione. Irlanda, Italia e Lussemburgo hanno invece trasformato la loro struttura occupazionale di oltre il 10%. Per quanto riguarda i settori con maggior bisogno di qualifiche, per l'Austria, la Finlandia e il Lussemburgo si riscontrava un tasso di mobilità più elevato con una percentuale minima del 15%. Pertanto, per quanto riguarda le cifre della mobilità all'interno delle strutture occupazionali degli Stati membri, ripartite per livello di istruzione, esse risultano inferiori se riferite alle occupazioni scarsamente o mediamente qualificate a quelle delle occupazioni con un livello di qualifica elevato.

Intensità della variazione nella struttura occupazionale per livello di qualifiche

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4) Livelli di istruzione

Tra il 1997 e il 2002 la percentuale delle persone di età compresa tra i 25 e i 64 anni che hanno completato con successo l'istruzione secondaria superiore è aumentata di 7 punti in percentuale. Di conseguenza, il livello di istruzione della popolazione in età attiva migliora. La Danimarca, la Germania, la Svezia e il Regno Unito sono in testa alla classifica. Il livello di istruzione in Europa è al di sotto dell'80% rispetto al Canada, agli USA, alla Nuova Zelanda, alla Corea del Sud e al Giappone, che hanno superato la soglia dell'80% (Commissione, DG Istruzione e Cultura (EAC), 2003).

>SPAZIO PER TABELLA>

Fonte: Eurostat, indagine sulle forze di lavoro, dati di primavera

Nota: Inclusi livelli di GSCE nel Regno Unito

5) Abbandoni scolastici prematuri

La percentuale di giovani che lasciano precocemente la scuola si è ridotta costantemente tra il 1999 e il 2002 di 2 punti percentuali (Eurostat, ILF). I giovani prolungano il periodo di istruzione e consolidano in tal modo la loro futura posizione sul mercato del lavoro. Il valore di riferimento adottato dal Consiglio nel marzo 2003 indica che la percentuale di popolazione di età compresa tra 18 e 24 anni con titolo di studio solo di livello secondario inferiore, non impegnata in corsi di istruzione o formazione, dovrebbe calare del 10% (Commissione, EAC, 2003). Attualmente il 73,8% dei 20-24enni ha completato gli studi di livello secondario superiore, di cui l'11% è al di sotto del valore di riferimento (Commissione, DG Istruzione e Cultura, 2003).

>SPAZIO PER TABELLA>

Fonte: Eurostat, indagine forze di lavoro, dati di primavera

Note:

- Interruzione nel 2000 per PT e FI, nel 2001 per SE

- In FR mancanza di comparabilità dei dati con quelli di altri paesi a causa di diversi periodi di riferimento (una settimana prima dell'indagine).

- In DK e LU, l'alto tasso di variazione dei risultati nel tempo è dovuto in parte alla ridotta dimensione del campione.

- Le stime sono fornite sulla base dei dati nazionali disponibili per i 15 paesi dell'UE (2000-2001).

6) Competenze di base

Per cercare e trovare un impiego, e con ciò garantirsi l'integrazione sociale, gli uomini hanno bisogno di una base di competenze e conoscenze. Nel contesto di un'economia basata sempre più sui saperi e sui servizi nell'UE, queste competenze di base devono essere continuamente migliorate e aggiornate se vogliamo restare competitivi sul mercato del lavoro e per consentire a ciascuno di migliorare la propria posizione lavorativa e aumentare le opportunità di mobilità.

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Nota: la curva di tendenza non tiene conto di paesi al di fuori dell'OCSE

Fonte: base di dati OCSE PISA, 2001, tabella 3.6.

I risultati a livello di istruzione vanno visti in un contesto economico. Si applica in genere il seguente criterio: quanto più è elevato il PIL pro capite, tanto migliori sono i risultati nelle capacità di lettura, matematica e alfabetizzazione scientifica, come risulta dalle cifre relative all'Austria, al Belgio e alla Francia (OECD, Programme for International Student Assessment (PISA), 2000). D'altro canto, paesi come Finlandia e Repubblica ceca hanno ottenuto un punteggio medio più elevato nello studio PISA di quanto prevedibile in base al loro PIL pro capite.

I paesi con un livello di prestazione inferiore a quanto prevedibile in base al loro PIL pro capite sono Grecia, Portogallo, Germania e Danimarca. In vista dell'allargamento, i risultati scolastici indicano pertanto che i paesi candidati sono in una situazione migliore rispetto alla maggior parte dei paesi già membri dell'UE.

7) Partecipazione dei lavoratori adulti alla formazione

Dal 1997 la partecipazione degli adulti alle misure di formazione nell'UE è aumentata del 2,8% fino a raggiungere, nel 2002, l'8,5%. In base al valore di riferimento la percentuale dovrebbe aumentare, da qui al 2010, fino al 12,5% (Commissione, Strategia europea per l'occupazione, 2003). Occorre allargare l'offerta di formazione a coloro che hanno un grado di istruzione piuttosto basso o medio e ai più anziani che hanno bisogno di approfondire le loro conoscenze per migliorare la loro posizione sul mercato del lavoro. Esistono delle disparità nei tassi di partecipazione tra gli Stati membri, ma sono complessivamente in aumento: dal 5,7% nel 1996 all'8,5% nel 2002 (UE-15), (Eurostat, IFL, 2003).

Percentuale degli adulti (25-64 anni)

che partecipano a programmi di istruzione e formazione

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Fonte: Eurostat, IFL, dati di primavera.

Note:

- Mancano di attendibilità i dati tra parentesi a causa della ridotta dimensione del campione. Il simbolo "-" è utilizzato quando i dati non sono disponibili o estremamente incerti.

- Interruzione nel 2000 per PT e FI, 2001 per SE

- In FR, i dati non sono comparabili con quelli di altri paesi a causa dei diversi periodi di riferimento (una settimana prima dell'indagine).

- Stime fornite in base ai dati messi a disposizione dai 15 paesi dell'UE (2000).

8) Carenza di competenze in materia di TIC

Il perfezionamento delle conoscenze in campo digitale e lo sviluppo delle qualifiche nelle tecnologie dell'informazione e della comunicazione va a rilento. In Europa si è registrata una crescita della produttività solo nei settori delle TIC. Se in Europa la crescita nella produzione di servizi di TIC, nell'applicazione delle TIC nell'industria e nei settori non TIC è stata più rapida che negli USA, il risultato è stato inferiore nell'utilizzo delle TIC nel settore dei servizi e di conseguenza anche per l'intera economia europea (L'occupazione in Europa, 2003). Ne consegue la necessità di una diffusione di tali tecnologie in tutta l'Europa.

Nonostante l'allentamento delle disposizioni in materia di permessi di lavoro per cui risulta più facile l'ingresso in Europa del personale qualificato nelle TIC da paesi terzi, non è stata creata finora un'offerta interna sufficiente a coprire la domanda. Uno studio recente rivela che, alla fine del 2000, solo il 5,6% degli operatori in Internet e in rete nei 13 maggiori paesi dell'UE occidentale è rappresentato da donne. Si tratta in questo caso di una parte della forza lavoro che va maggiormente incoraggiata all'acquisizione di titoli e qualifiche per ridurre le carenze in questo settore.

Il deficit di qualificazione nel campo delle TIC non sembra più dar adito a forti preoccupazioni. Sono piuttosto altri gli aspetti che vengono alla luce. La natura ciclica del settore delle TIC e il suo attuale ristagno economico hanno comprensibilmente portato a una perdita di fiducia. I licenziamenti hanno causato il previsto effetto segnale del mercato del lavoro ai giovani che decidono della loro futura carriera professionale, con conseguente calo delle domande di partecipazione ai corsi universitari in materia di TIC. Sono da prevedere grandi cambiamenti qualitativi e il dibattito è passato in gran parte dalle abilità puramente tecniche in materia di TIC a una più ampia definizione delle e-qualifiche, che includono l'e-business e le cosiddette competenze "soft" (non tecniche).

9) Sviluppi demografici: il cambiamento della popolazione attiva e la sua composizione per classi di età

Le proiezioni demografiche prevedono che la composizione della forza lavoro cambierà, con un calo di giovani lavoratori e una forte crescita dei lavoratori anziani.

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

Source: UN Population Division, 2002, Source: UN Population Division, 2002 in World Annual World Bank Conference on Development Economics, 2002 [42]

[42] Potrebbero esservi leggere differenze tra i dati EUROSTAT e quelli delle Nazioni Unite.

Oggigiorno una persona su dieci nel mondo ha più di 60 anni: si prevede un aumento di questa percentuale da 1 a 5 entro il 2005 e da 1 a 3 entro il 2150 (Annual World Bank Conference on Development Economics, 2002). Qualora le proiezioni dovessero avverarsi, nei prossimi decenni non solo la forza lavoro presenterà maggiori divergenze, ma i profili di età della popolazione presenteranno maggiori variazioni a seconda del ritmo di invecchiamento della popolazione nei paesi sviluppati e nei paesi in via di sviluppo.

10) Livelli di mobilità geografica

L'aumento della mobilità geografica permane relativamente bassa, essendo passata dall'1,45% del 1998 all'1,50% nel 2001. La forza lavoro europea è caratterizzata pertanto da una notevole staticità.

>SPAZIO PER TABELLA>

Fonte: Eurostat, indagine forza lavoro, dati di primavera

11) Pendolarismo

Mentre la maggior parte degli europei non sono mobili dal punto di vista geografico (solo lo 0,1% ha cambiato la residenza ufficiale da uno Stato membro all'altro nel 2000, (IFL, Eurostat), hanno preso piede invece forme più flessibili di mobilità, quali il pendolarismo nelle zone di frontiera, il pendolarismo a lunga distanza e il distaccamento temporaneo. Il pendolarismo tra gli Stati membri e al di fuori dell'Unione è cresciuto in maniera predominante dal 1996 in poi, soprattutto il pendolarismo tra gli Stati membri dell'UE piuttosto che tra l'Unione e i paesi confinanti (ciò è riferito a 14 Stati membri, Svezia esclusa). (Commissione, DG Occupazione e Affari Sociali (EMPL), 2002). Il Belgio, il Lussemburgo e l'Austria sono i paesi caratterizzati dal maggior numero di lavoratori pendolari, di cui la maggior parte è maschile.

I paesi confinanti e la posizione geografica sono i fattori considerati in genere determinanti ai fini della praticabilità del pendolarismo. Particolarmente evidente è il fenomeno in Belgio in cui un po' meno del 2% degli occupati nel 2000 lavorava in un altro paese, di cui la grande maggioranza in un'altra parte dell'Unione, ad esempio Francia e Lussemburgo. In Francia, una percentuale di poco superiore all'1% lavorava al di fuori dell'Unione, ad esempio in Svizzera. In Finlandia e nel Regno Unito il pendolarismo a scopi professionali è al confronto molto contenuto a causa della sua posizione geografica. Contrariamente a tali fattori che favoriscono od ostacolano il pendolarismo, nei Paesi Bassi e in Germania, pur essendo questi paesi che hanno una posizione geografica simile a quella del Belgio e della Francia, il fenomeno è relativamente raro. Ciò lascia intendere che anche altri paesi possano avere comportamenti diversi nei confronti del pendolarismo (Commissione, DG Empl, 2002)

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

Mobility and Migration Update, 2001/0082, DG Occupazione e Affari Sociali, Unità A1, 2002 (Studies Management and Research Tool (SMART)

Diversamente dal caso dell'immigrazione che è caratterizzata da una forte concentrazione di giovani immigranti, i lavoratori potenzialmente interessati al pendolarismo internazionale tendono ad essere in media più i trentenni e quarantenni piuttosto che i ventenni. In particolare tra i maschi: 0,7% di lavoratori di sesso maschile di età compresa tra i 30 e i 39 anni che esercitano un'attività professionale nell'Unione si spostano per lavorare al di fuori del proprio paese e lo 0,6% dei 40-54enni, rispetto allo 0,4% degli under 25 e una percentuale leggermente inferiore dei 55enni e oltre.

In media circa 0,5% dei lavoratori dell'UE nel 2000 risultavano praticare il pendolarismo in un altro paese, la metà circa dei quali si spostava in un altro Stato membro e l'altra metà in un paese extracomunitario, per lo più la Svizzera (Commissione, DG Empl, 2002).

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

Extra-UE = pendolari al di fuori dell'Unione

Intra-UE = pendolari all'interno dell'Unione.

Mobility and Migration Update, 2001/0082, DG Occupazione e Affari Sociali, Unità A1, 2002 (Studies Management and Research Tool (SMART)

12) Regioni ad alta occupazione e fabbisogno di abilità nell'UE dei 25

Le seguenti carte (basate sulla prospettiva di crescita annua dell'occupazione pari all'1% o al 2% a partire dal 2003) indicano le regioni che dovrebbero registrare in futuro i tassi più elevati di occupazione da qui al 2010, e che quindi potrebbero andare soggette alle più ampie carenze di manodopera qualificata: ad esempio, il sud del Regno Unito, la Danimarca, la Svezia, i Paesi Bassi, il centro della Francia, la Germania meridionale, l'Austria occidentale e il centro del Portogallo.

Tasso di occupazione nel 2010 a una crescita annua pari al 1%*

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

Source : Eurostat LFS and 2000 Demographic Projections (Baseline scenario)

Demographic projections for CY, EE, LV, LT, SI : UN World Population Prospects, 2002 Revision (Medium Variant).

Regional demographic projections for CZ, HU, PL, SK : Commission services.

* Employment in all regions starting from LFS Spring 2003, except B, D, L and A starting from LFS Spring 2002.

All at Nuts 2 level, except at Nuts1 : Berlin DE3, Sachsen DED, London UKI, Wales UKL, Scotland UKM

Cornwall, Isle of Scilly UKK3 and Devon UKK4 are aggregated

Tasso di occupazione nel 2010 a una crescita annua pari al 1,5%*

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

Source : Eurostat LFS and 2000 Demographic Projections (Baseline scenario)

Demographic projections for CY, EE, LV, LT, SI : UN World Population Prospects, 2002 Revision (Medium Variant).

Regional demographic projections for CZ, HU, PL, SK : Commission services.

* Employment in all regions starting from LFS Spring 2003, except B, D, L and A starting from LFS Spring 2002.

All at Nuts 2 level, except at Nuts1 : Berlin DE3, Sachsen DED, London UKI, Wales UKL, Scotland UKM

Cornwall, Isle of Scilly UKK3 and Devon UKK4 are aggregated

13) Insegnamento delle lingue straniere

La promozione dell'apprendimento delle lingue straniere oltre alla lingua madre è stato un obiettivo a lungo perseguito dalla Comunità (Commissione, EAC, 2003). La conoscenza delle lingue è considerata una delle competenze fondamentali necessaria a una società europea basata sui saperi.

Vi sono diversi livelli di conoscenza delle lingue a seconda dei gruppi di età. È maggiore la percentuale dei 15-24enni che hanno conoscenze linguistiche rispetto al gruppo dei 25-39enni, che tuttavia a loro volta si situano al di sopra dei 40-54enni. Il 67% dei quadri ha una formazione in lingue straniere rispetto al 17% dei pensionati e al 27% degli operatori domestici (Eurydice/Eurostat).

>SPAZIO PER TABELLA>

Eurobarometro 54 "Gli europei e le lingue" 2001

Per quanto riguarda la gamma di lingue parlate dagli europei: il 41% parla l'inglese come lingua straniera, il 19% il francese, il 10% il tedesco, il 7% lo spagnolo e il 3% l'italiano. Nessun'altra lingua arriva all'1% (Commissione, EAC, 2003).

Vi sono anche differenze geografiche nei livelli di conoscenza, ad esempio il 66% dei cittadini del Regno Unito parla solo una lingua, rispetto al 13% soltanto dei danesi, degli svedesi e degli olandesi con una media comunitaria del 47%.

Conoscenza delle lingue straniere per paese

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

(Comm, EAC,2003) ( Eurobarometer 54 'Europeans and Languages' 2001)

In media il 42% degli alunni delle scuole primarie e il 90% degli studenti della scuola secondaria superiore e inferiore apprendono l'inglese. L'inglese è materia obbligatoria in sette (più Regno Unito e Irlanda) dei 15 Stati membri. Come seconda lingua straniera predomina il francese scelto dai paesi europei (3% degli alunni delle elementari e 24% degli studenti delle secondarie), mentre il tedesco è una lingua diffusa tra i paesi aderenti (il 12% degli alunni delle elementari e il 30% degli studenti delle superiori) (Commissione, EAC, 2003).

Media delle lingue straniere studiate per alunno del ciclo secondario inferiore/superiore nel 2000

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

Fonte: Statistiche dell'educazione.

Note:

Sono escluse le lingue irlandese, lussemburghese e regionali; tuttavia alcuni paesi membri possono prevedere disposizioni speciali riguardo alle lingue regionali.

Grecia: i dati si riferiscono al 1999

Finlandia: la lingua ufficiale nelle scuole in cui non è lingua d'insegnamento è considerata lingua straniera.

Svezia: in CITE 3 si riferiscono solo ai laureati nel 2000

Regno Unito: tutti gli allievi di livello secondario in Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord apprendono almeno una lingua straniera, ma mancano i dati riferiti al numero di alunni che ne imparano più di una.

14) Migrazioni

Nell'Europa settentrionale la riunificazione della famiglia è la causa più recente delle immigrazioni con percentuali che raggiungono il 50% in Svezia, il 40% in Francia, il 36% in Danimarca, il 33% in Finlandia, il 27% nel Regno Unito. Gli spostamenti per motivi professionali sono stati invece la ragione prima dei flussi migratori nei paesi dell'Europa meridionale. Il 61% dei casi in Italia indicava che l'occupazione era uno dei motivi dell'ingresso legale nel paese, il 46% in Portogallo e il 30% in Spagna (Occupazione in Europa, 2003).

Immigrazione da paesi terzi

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

Dall'immigrazione sono attratti i cittadini dei paesi terzi altamente qualificati che contribuiscono in tal modo a promuovere un'espansione economica più sostenibile. Vi è un consistente aumento nella percentuale di lavoratori qualificati che fanno il loro ingresso in Europa, mentre sono in calo di 19 punti in percentuale gli immigrati meno qualificati.

EU: Composizione delle qualifiche dei cittadini non comunitari per anno di ingresso.

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