52001DC0438

Progetto di relazione comune sull'occupazione 2001 [SEC (2001) 1398] /* COM/2001/0438 def. */


Progetto di relazione comune sull'occupazione 2001 [SEC (2001) 1398]

(Presentato dalla Commissione)

INTRODUZIONE

Il titolo VIII del Trattato che istituisce la Comunità europea stabilisce i principi e le procedure per sviluppare una strategia coordinata a favore dell'occupazione. L'articolo 128 elenca specificamente i passi successivi per la formulazione di una simile strategia tra cui rientrano, su base annuale, orientamenti per l'occupazione, raccomandazioni agli Stati membri e una relazione comune del Consiglio e della Commissione al Consiglio europeo sulla situazione dell'occupazione nella Comunità e sull'attuazione degli orientamenti. Ciascuno Stato membro trasmette al Consiglio e alla Commissione una relazione annuale sulle principali misure adottate per l'attuazione della propria politica in materia di occupazione alla luce degli orientamenti per l'occupazione. La strategia europea per l'occupazione elaborata nel quadro istituzionale di cui sopra costituisce un importante contributo alla più ampia agenda politica stabilita per l'Unione europea al vertice di Lisbona della primavera 2000, e confermata successivamente dai Consigli europei di Nizza e di Stoccolma.

La presente relazione comune sull'occupazione passa in rassegna la situazione occupazionale e presenta una valutazione politica dei progressi compiuti dagli Stati membri in relazione all'attuazione degli orientamenti per l'occupazione 2001 [1], ed evidenzia quali sfide gli Stati membri dovranno ancora affrontare.

[1] Decisione del Consiglio relativa a orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell'occupazione per il 2001 (2001/63/CE); GU L 22 del 24.01.2001.

Essa contiene un'analisi dei progressi realizzati nell'UE contestualmente ai principali obiettivi e orientamenti concordati, nonché una breve rassegna paese per paese. L'analisi è corroborata da indicatori comuni di base sintetizzati negli allegati.

Un'analisi più dettagliata dei recenti sviluppi registrati nell'ambito di ciascun orientamento e per ciascuno Stato membro è contenuta in un documento di riferimento dei servizi della Commissione [2].

[2] SEC(2001) 1398.

Entrambe le relazioni convalidano gli altri due elementi del pacchetto occupazione, vale a dire le raccomandazioni e gli orientamenti per l'occupazione relativi al 2002 [3].

[3] COM(2001) 512 def. e COM(2001) 511 def.

INDICE

INTRODUZIONE

Relazione

1. Il contesto politico ed economico

2. Attuazione delle raccomandazioni e degli orientamenti per l'occupazione 2001: Valutazione dei risultati e delle politiche nell'Unione europea

2.1. Il quadro politico generale: risposta agli obiettivi orizzontali degli orientamenti 2001

2.2. Valutazione dei progressi realizzati nel quadro dei quattro pilastri degli orientamenti 2001

2.2.1. Occupabilità

2.2.2. Imprenditorialità

2.2.3. Adattabilità

2.2.4. Pari opportunità

3. Attuazione delle raccomandazioni e degli orientamenti per l'occupazione 2001: Valutazione dei risultati e delle politiche per Stato membro

BELGIO

DANIMARCA

GERMANIA

GRECIA

SPAGNA

FRANCIA

IRLANDA

ITALIA.

LUSSEMBURGO

PAESI BASSI

AUSTRIA

PORTOGALLO

FINLANDIA

SVEZIA

REGNO UNITO

4. La via da percorrere

Allegato 1: Rassegna degli indicatori chiave per il 2000

Allegato 2: Rassegna degli indicatori concordati sulla prevenzione e l'attivazione per il 2000

Relazione

La strategia europea per l'occupazione costituisce un importante contributo alla più ampia agenda politica stabilita per l'Unione europea al vertice di Lisbona della primavera 2000, e confermata successivamente dai Consigli europei di Nizza e di Stoccolma. In linea con l'andamento generale dell'economia, nel 2000 i risultati sul piano occupazionale dell'Unione europea sono stati eccezionali. La crescita del PIL (3,3%) e della produttività del lavoro (1,6%) è stata accompagnata dalla creazione di 3 milioni di nuovi posti di lavoro e da una riduzione della disoccupazione all'8,3%, un livello simile a quello dei primi anni Novanta. Allo stesso tempo, i risultati delle riforme strutturali dei mercati del lavoro europei cominciano a emergere, in particolare per quanto riguarda la crescente necessità di manodopera da parte della crescita, l'intensificata creazione di posti nei settori a elevato utilizzo delle tecnologie di punta e del sapere, in un modo che riflette la tendenza verso un'economia basata sulla conoscenza, e un forte afflusso delle donne verso il mercato del lavoro. Permangono però notevoli debolezze strutturali, soprattutto se si considerano gli ancora elevati livelli di disoccupazione, soprattutto giovanile, le ancora notevoli disparità tra i sessi e il basso tasso di occupazione dei lavoratori anziani. Anche se si stanno compiendo progressi verso la realizzazione degli obiettivi occupazionali di Lisbona e Stoccolma, è chiaro che bisogna portare avanti le riforme strutturali e le politiche macroeconomiche individuate dagli indirizzi di massima per le politiche economiche, in particolare in considerazione delle prospettive economiche e occupazionali, ora meno favorevoli.

La migliore qualità dei piani d'azione nazionali per l'occupazione e il coinvolgimento di un numero crescente di soggetti nella loro preparazione e nelle azioni atte a dare loro un seguito testimonia del durevole impulso dato dalla strategia europea per l'occupazione.

Malgrado gli incoraggianti progressi, gli obiettivi orizzontali introdotti negli orientamenti 2001 non sono stati ancora pienamente integrati nelle strategie nazionali per l'occupazione. Pochi Stati membri presentano una strategia globale che illustri il modo in cui intendono contribuire al raggiungimento degli obiettivi occupazionali di Lisbona e Stoccolma e solo gli Stati membri che già sono vicini o hanno addirittura superato gli obiettivi europei hanno fissato obiettivi nazionali in merito. L'obiettivo di accrescere la qualità è recepito essenzialmente in relazione all'offerta di manodopera, mentre l'aspetto della qualità nel lavoro è considerato solo marginalmente [4]. Si sono conseguiti chiari progressi per quanto riguarda lo sviluppo dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, che è ora una priorità ben definita in tutta l'Unione. Esaustive strategie di apprendimento lungo tutto l'arco della vita sono in corso di svolgimento in circa la metà degli Stati membri, anche se rimangono ancora in uno stadio precoce di attuazione. Inoltre, la maggioranza degli Stati membri non presenta segni di coordinamento e sinergie sufficienti fra i ministeri competenti. Va aggiunto che solo pochi Stati membri hanno fissato obiettivi per aumentare gli investimenti nelle risorse umane e la partecipazione all'aggiornamento. In relazione all'elaborazione dei PAN si è sviluppato un rapporto di cooperazione tra le autorità pubbliche e le parti sociali. Tuttavia, il contributo specifico delle parti sociali è difficile da identificare, per mancanza di informazioni adeguate.

[4] Gli aspetti riguardanti la qualità del lavoro sono spiegati in dettaglio dalla comunicazione della Commissione COM(2001)313 del 20.06.2001.

Il passaggio a una società basata sulla conoscenza - che è alla base dell'intera strategia di Lisbona - si rispecchia sotto molti aspetti nei PAN, in particolare per quanto riguarda le questioni legate all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita e all'imprenditorialità. Per quanto riguarda i quattro pilastri della strategia per l'occupazione, la combinazione delle politiche [5] propende piuttosto per azioni nell'ambito del pilastro occupabilità, seguito dal pilastro imprenditorialità, mentre le azioni nell'ambito dei pilastri adattabilità e pari opportunità rimangono relativamente deboli. La dimensione regionale e locale della strategia appare maggiormente presa in conto, ma le disparità regionali continuano a costituire un problema serio in diversi Stati membri. Si sono compiuti progressi importanti per quanto riguarda la definizione di indicatori comuni, ma è necessario un loro utilizzo più efficace e agile. Nel quadro del pilastro occupabilità, gli Stati membri in generale stanno proseguendo e consolidando i propri sforzi di prevenzione dell'occupazione di lunga durata. Per quanto riguarda l'obiettivo in base al quale almeno il 20% dei disoccupati dovrebbe beneficiare di misure attive del mercato del lavoro, soltanto uno Stato membro è fuori obiettivo. La modernizzazione in corso dei servizi pubblici dell'occupazione va a favore sia dell'approccio preventivo che di misure più mirate a favore del reinserimento dei disoccupati di lunga durata. Una maggiore attenzione è riservata all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, con un accento più forte posto sull'apprendimento degli adulti rispetto all'educazione iniziale. Lo sviluppo di abilità di base attira su di sé una diffusa attenzione. Gli obiettivi comuni in materia di e-learning per quanto concerne l'accesso delle scuole a Internet e la formazione degli insegnanti nelle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) appaiono in generale prossimi a essere raggiunti. Gli Stati membri danno risposte politiche diverse - con una predilezione per la mobilità occupazionale - alle carenze di manodopera e di competenze, che rimangono ancora essenzialmente ristrette a certe occupazioni/certi settori, eccezion fatta per un numero limitato di Stati membri che nel 2000 hanno incontrato difficoltà di reclutamento in generale.

[5] Contestualmente all'attuazione degli orientamenti per l'occupazione, il termine "combinazione delle politiche" (policy mix) si riferisce all'equilibro fra i quattro pilastri degli orientamenti stessi.

D'altro canto, permangono seri dubbi quanto alla capacità di cinque Stati membri di ottemperare all'obiettivo 2002 per la piena attuazione dell'approccio preventivo quale definito negli orientamenti, inteso a offrire un nuovo inizio a tutti i disoccupati giovani e adulti prima che cadano nella disoccupazione di lunga durata. Il monitoraggio dell'efficacia delle misure attive è per lo più inadeguato. I progressi sulla via della riforma dei sistemi previdenziali e delle strutture di incentivi appaiono spesso insufficienti a promuovere la partecipazione al mercato del lavoro e si dovrà prestare una maggiore attenzione all'interazione tra i sistemi fiscali e quelli previdenziali. Nella maggior parte degli Stati membri mancano strategie complete volte a realizzare politiche di invecchiamento attivo e le misure adottate in tal senso hanno per lo più una portata e un impatto limitati. I PAN non forniscono un quadro completo delle misure adottate per promuovere l'integrazione dei gruppi svantaggiati sul mercato del lavoro e incoraggiare l'integrazione sociale. Soltanto la metà degli Stati membri fissa obiettivi nazionali per accrescere i livelli occupazionali dei disabili e soltanto la Danimarca e i Paesi Bassi fissano obiettivi per le minoranze etniche. Sono necessari maggiori sforzi in tutti questi settori se si vuole contribuire alla qualità dell'intervento pubblico e a una gestione sana delle finanze pubbliche.

Nell'ambito del pilastro imprenditorialità, gli Stati membri pongono un forte accento sulla semplificazione del contesto normativo e amministrativo per la creazione e lo sviluppo di imprese. Le nuove tecnologie dell'informazione sono ampiamente usate per ridurre gli oneri che gravano sulle imprese, soprattutto nella loro fase di avvio. La lotta contro il lavoro sommerso è intensificata da molti Stati membri. La dimensione territoriale della strategia europea per l'occupazione si è sviluppata in modo considerevole, con partenariati locali più forti, compresi i piani d'azione locali e regionali per l'occupazione. Lo sviluppo dell'economia sociale ha registrato un'accelerazione a partire dal 1999, ma il suo potenziale potrebbe essere utilizzato più efficacemente. Molti Stati membri registrano progressi nella messa a punto di sistemi fiscali che incoraggino l'occupazione. In generale i progressi volti a ridurre gli oneri fiscali sul lavoro sono relativamente lenti, ma più incisivi in relazione alla manodopera meno retribuita e a bassa qualifica.

La riluttanza degli Stati membri a semplificare le norme che disciplinano l'assunzione di nuovo personale rimane un ostacolo alla creazione di posti di lavoro che le iniziative presentate nei piani per alleggerire la previdenza sociale o le disposizioni fiscali non riescono a controbilanciare. In un momento in cui si punta essenzialmente a semplificare il contesto in cui operano le imprese, non sembra venga dato un rilievo sufficiente alla creazione di una cultura imprenditoriale, che richiederebbe un approccio più ampio e strategico riguardante numerosi campi d'attività correlati.

Nel contesto del pilastro adattabilità, sono state avviate molte iniziative in relazione alle questioni dell'orario di lavoro e di forme flessibili di lavoro, sia ad opera delle autorità pubbliche che delle parti sociali. Si registra una maggiore attenzione, tradottasi in alcune azioni innovative, per quanto concerne la salute e sicurezza sul lavoro. Le parti sociali sono state coinvolte in diversi accordi e iniziative legati alla formazione e all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, ma manca una valutazione d'impatto.

Altri aspetti legati all'organizzazione e alla qualità del lavoro hanno ricevuto scarsa attenzione. La collaborazione tra i governi e le parti sociali in generale è migliorata, ma poco si sa sull'azione delle parti sociali rispetto all'attuazione delle misure legate all'organizzazione del lavoro, soprattutto perché non ci si è avvalsi dell'opportunità, prevista dagli orientamenti, di presentare autonomamente relazioni. Ad esempio, nei PAN si sono riscontrate ben poche risposte delle parti sociali per quanto riguarda l'obiettivo di dare a ogni lavoratore l'opportunità di acquisire conoscenze di base sulla società dell'informazione entro il 2003.

Nell'ambito delle azioni che rientrano nel pilastro pari opportunità si registrano progressi sull'integrazione orizzontale (mainstreaming) della dimensione di genere in termini di meccanismi di cooperazione e di valutazione d'impatto rispetto al genere. La problematica della riduzione della segregazione di genere è stata affrontata in diversi Stati membri e si riscontrano alcuni buoni esempi di approcci innovativi volti a diminuire il divario retributivo tra i sessi. Inoltre si segnalano numerose iniziative interessanti volte a conciliare la vita familiare e quella professionale.

Tuttavia, nella maggior parte degli Stati membri manca una strategia globale di mainstreaming e la maggior parte di essi non ha fissato obiettivi nazionali per la partecipazione delle donne all'occupazione in linea con le conclusioni di Lisbona. Sono scarse le misure volte a ridurre i differenziali retributivi tra i sessi, che rimangono ancora elevati, e non si registrano quasi nuove iniziative volte a promuovere il ruolo delle donne nel processo decisionale. I servizi di custodia dei bambini rimangono insufficienti in molti Stati membri e manca una chiara strategia in merito alla questione dell'assistenza agli anziani o ad altre persone non autonome. Nel complesso, risulta che molti Stati membri hanno adottato una linea attendistica per vedere i risultati delle iniziative adottate nel quadro dei precedenti orientamenti.

Da quanto detto sopra in merito ai risultati occupazionali e ai progressi raggiunti nell'attuazione degli orientamenti 2001 nel contesto di prospettive economiche fattesi meno favorevoli risulta che si devono portare avanti con rigorosa coerenza le riforme strutturali del mercato del lavoro. In particolare si dovrebbe definire un'appropriata combinazione di politiche basata su tutti e quattro i pilastri della strategia, al fine di accrescere i tassi di occupazione. Le azioni dovrebbero tener maggiormente conto dell'obiettivo di promuovere la qualità del lavoro quale fattore di promozione della partecipazione al mercato del lavoro e di maggiore concorrenzialità. Occorrono politiche più vigorose per affrontare i divari di genere sul mercato del lavoro, e in particolare il divario retributivo tra i sessi. Va meglio valorizzato il potenziale costituito dai lavoratori anziani, tramite approcci più completi volti a prevenire le uscite premature dal mercato del lavoro.

L'investimento nelle risorse umane rimane una priorità di primo piano sulla via di un'economia basata sulla conoscenza, in particolare per affrontare il problema emergente delle carenze di manodopera e di competenze. Il contributo della strategia per l'occupazione nella lotta contro l'emarginazione sociale dev'essere definito in modo più chiaro. Si devono affrontare le disparità regionali e va fatto un uso più ampio dei fondi strutturali, in particolare del Fondo sociale europeo, onde sostenere la strategia per l'occupazione. Inoltre, nel processo si dovrà meglio integrare e valutare il contributo delle parti sociali, che è condizione essenziale per il successo della strategia. Deve anche continuare il lavoro di elaborazione e utilizzo di indicatori precisi e comparabili, in particolare per quanto riguarda indicatori in grado di cogliere la qualità ed efficacia delle politiche.

1. Il contesto politico ed economico

La strategia europea per l'occupazione rientra in una più ampia agenda politica definita dal Consiglio europeo di Lisbona nella primavera del 2000. A Lisbona è stato fissato l'obiettivo di fare dell'Unione europea l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con posti di lavoro migliori e più numerosi e una maggiore coesione sociale. È stato concordato l'obiettivo di raggiungere un tasso di occupazione il più vicino possibile al 70% in generale e superiore a una media del 60% per le donne nell'UE entro il 2010. È stata definita una strategia globale volta a preparare la transizione verso un'economia basata sulla conoscenza, a modernizzare il modello sociale europeo e a sostenere valide prospettive economiche e di crescita. Il Consiglio europeo di Göteborg ha completato il suindicato impegno politico mediante una strategia di sviluppo sostenibile, aggiungendo una dimensione ambientale alla strategia di Lisbona, in riconoscimento del nesso fra ambiente, crescita economica e occupazione.

Confermando l'impegno dell'Unione e degli Stati membri verso l'obiettivo della piena occupazione, il Consiglio europeo di Stoccolma nel marzo 2001 ha fissato obiettivi intermedi per l'occupazione pari al 67% in generale e al 57% per le donne entro il 2005, nonché un obiettivo di occupazione del 50% per i lavoratori anziani (tra i 55 e i 64 anni di età) entro il 2010.

Buoni risultati sul piano occupazionale...

Il 2000 ha registrato la più forte crescita occupazionale dell'ultimo decennio con 3 milioni di nuovi posti di lavoro. Il tasso di occupazione è quindi aumentato passando dal 62,3% nel 1999 al 63,3% del 2000, il che avvicina l'UE all'obiettivo di Lisbona.

Per il terzo anno consecutivo, nel 2000 sono stati creati più posti di lavoro a tempo pieno che a tempo parziale. I posti di lavoro a tempo pieno corrispondono a quasi il 70% della creazione netta di posti di lavoro, con un aumento rispetto al 60% del 1999 e al 54% del 1998.

Il tasso di disoccupazione si è ridotto, passando nel 2000 dal 9,1% all'8,2%, e il numero di disoccupati è calato di 1,5 milioni di unità - la più grande riduzione del decennio - portando così il numero complessivo di disoccupati a 14,2 milioni di persone. La disoccupazione di lunga durata è calata a un ritmo ancora più veloce della disoccupazione complessiva, raggiungendo il 3,6%.

...associati a un contesto economico complessivamente favorevole nel 2000

I recenti sviluppi in relazione ai risultati dell'occupazione nell'UE vanno visti sullo sfondo del miglioramento complessivo dei risultati dell'economia nel 2000: in questo quarto anno di ripresa, l'UE ha registrato la situazione economica più favorevole da diversi anni. La crescita del PIL ha raggiunto il 3,3%, i tassi di crescita vanno dal 10,7% (Irlanda) al 2,9% (Danimarca e Italia). Nella maggior parte degli Stati membri le finanze pubbliche hanno continuato a migliorare. Soltanto l'inflazione ha registrato uno sviluppo negativo, aumentando del 2,1% rispetto all'1,2% del 1999.

Un certo numero d'incertezze per lo sviluppo economico del prossimo futuro

Si prevede però che la crescita del PIL rallenterà nel 2001 e nel 2002, e l'economia dell'UE non presenterà lo stesso contesto foriero di miglioramenti sul fronte dell'occupazione.

Segni di cambiamenti strutturali sui mercati del lavoro europei

Al di là dei passati miglioramenti complessivi nei risultati dell'occupazione, un'analisi più attenta rivela i cambiamenti strutturali che i mercati del lavoro europei stanno attraversando.

Un aspetto rimarchevole degli sviluppi recenti è dato dall'aumento parallelo dell'occupazione e della produttività del lavoro. La produttività del lavoro è aumentata dell'1,6% nel 2000. Per certi Stati membri, rispetto agli anni Ottanta, si nota che nell'ultimo decennio a un'elevata crescita della produttività si è accompagnata un'elevata crescita occupazionale, il che potrebbe rispecchiare effetti a cascata determinati dalla recente forte creazione di posti di lavoro nei settori ad alta tecnologia e ad elevato utilizzo di conoscenze. In effetti, il modello di creazione di posti di lavoro rispecchia chiaramente il passaggio ad un'economia basata sulla conoscenza. Le tecnologie di punta e i settori ad elevato utilizzo di conoscenze hanno dato impulso alla creazione di posti di lavoro, contribuendo a più del 60% della creazione complessiva di posti tra il 1995 e il 2000, con un vantaggio non soltanto per i lavoratori altamente qualificati, ma anche per le persone a qualifica medio-bassa occupati in tali settori.

Più di 1,6 milioni tra questi nuovi posti di lavoro sono stati occupati da donne, per cui il tasso di occupazione femminile è passato dal 52,8% del 1999 al 54% del 2000.

Rimanenti debolezze strutturali

I miglioramenti sul mercato del lavoro dell'UE non hanno però ovviato al perdurare di rilevanti debolezze strutturali.

Anzitutto, il livello della disoccupazione rimane elevato ed è doppio rispetto a quello degli USA. In particolare, il tasso di disoccupazione dei giovani è una costante dell'UE e interessa il 16,3% dei giovani in età lavorativa, ovvero il 7,8% di tutti i giovani tra i 15 e i 24 anni di età.

Il basso tasso di occupazione dei lavoratori anziani solleva serie preoccupazioni e la media UE del 37,7% relativa alle persone tra i 55 e i 64 anni indica che vi è ancora molta strada da fare per raggiungere l'obiettivo di Stoccolma.

Infine, permangono importanti differenziali tra i generi in termini sia di occupazione che di disoccupazione e di segregazione occupazionale.

Grafico 1: Rassegna dei risultati sul piano dell'occupazione e della disoccupazione nell'Unione europea, 1996 e 2000

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

La sezione 3 presenta strutture a diamante per ciascuno Stato membro.

1.

2. Attuazione delle raccomandazioni e degli orientamenti per l'occupazione 2001: Valutazione dei risultati e delle politiche nell'Unione europea

Gli orientamenti 2001 sono stati modificati in modo sostanziale rispetto agli orientamenti precedenti, a seguito sia della valutazione intermedia eseguita nel 2000 sia della nuova agenda politica decisa al vertice di Lisbona. Diversi obiettivi orizzontali che sottendono alla strategia generale per l'occupazione sono stati specificati nei dettagli. Inoltre, sono stati aggiunti nuovi orientamenti e ne sono stati modificati di esistenti per evidenziare certe priorità, ad esempio le strozzature sul mercato del lavoro, la discriminazione, il lavoro sommerso, l'obiettivo comune dell'alfabetizzazione dei lavoratori nelle TIC entro il 2003 e obiettivi nazionali per aumentare l'occupazione femminile e le strutture di custodia dei bambini e di assistenza alle persone non autonome.

I piani d'azione nazionali per l'occupazione 2001 (PAN) fanno un quadro molto più chiaro e coerente delle politiche occupazionali degli Stati membri rispetto a quelle degli anni precedenti. Ciò rispecchia non solo il continuo impegno degli Stati membri nei confronti del coordinamento europeo delle politiche nazionali dell'occupazione, ma anche il rafforzamento del processo di preparazione a livello nazionale. L'elaborazione dei PAN comporta un numero sempre crescente di soggetti a diversi livelli - nazionale, regionale o locale - e di diversa origine - diversi ministeri, ma anche parti sociali - in un forte approccio di partenariato. Questa tendenza è un fattore positivo per una migliore integrazione delle politiche occupazionali con altre politiche correlate.

Un attento esame dei PAN rivela una tendenza nella giusta direzione per molti settori trattati dagli orientamenti, come si può vedere dal grafico 1, secondo il quale l'UE nel suo complesso si muove in direzione di parametri di riferimento comuni per tutti i paesi e tutti gli indicatori evidenziati. Tuttavia, la forza e coerenza auspicata per gli approcci sembra spesso mancare in molti settori vitali, ad esempio azioni volte ad aumentare i tassi di occupazione, ad accompagnare il passaggio verso una società basata sulla conoscenza, a promuovere l'invecchiamento attivo e le pari opportunità o a riformare i sistemi fiscale e previdenziale. Un'intensificazione degli sforzi sembra ancor più necessaria al momento attuale, in cui l'economia mondiale deve affrontare incertezze ancor maggiori che nel 2000.

Il passaggio a una società basata sulla conoscenza - che è alla base dell'intera strategia di Lisbona - si rispecchia sotto molti aspetti nei PAN. Ciò vale in particolare per quanto concerne l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita - ambito in cui viene dato un rilievo particolare alle conoscenze delle tecnologie elettroniche e all'e-learning - e all'imprenditorialità - in cui le TIC sono usate quale strumento per semplificare il contesto in cui operano le imprese. Manca spesso però una presentazione chiara del modo in cui le strategie nazionali per la società dell'informazione contribuiscono al processo di Lussemburgo.

2.1. Il quadro politico generale: risposta agli obiettivi orizzontali degli orientamenti 2001

I nuovi obiettivi orizzontali che compaiono negli orientamenti 2001 stabiliscono il quadro politico generale per l'attuazione della strategia europea per l'occupazione e riflettono l'ambizione del vertice di Lisbona di assicurare la piena occupazione in una società basata sulla conoscenza.

Gli Stati membri formulano risposte diverse all'obiettivo A nel senso di come massimizzare i tassi d'occupazione in vista del raggiungimento degli obiettivi di Lisbona pari a un'occupazione complessiva del 70% e a un'occupazione femminile del 60% entro il 2010. Nella valutazione dei progressi si dovrebbe anche tener conto degli obiettivi intermedi stabiliti dal Consiglio europeo di Stoccolma della primavera 2001, vale a dire tassi di occupazione del 57% per le donne e del 67% in generale entro il 2005, nonché del 50% per le persone di età compresa fra i 55 e i 64 anni entro il 2010 [6].

[6] Per i lavoratori anziani, cfr. sezione 2.2.1.

I tassi di occupazione: i fatti (cfr. tabella 1)

* Il tasso complessivo di occupazione nell'UE è aumentato nel 2000 salendo al 63,3% e, per quanto concerne le donne, al 54%. Come nel 1999 l'aumento dei tassi di occupazione è stato dell'1% per la popolazione in generale e dell'1,2% per le donne. I paesi che hanno registrato i migliori risultati, con tassi di occupazione superiori al 70%, sono stati, come nell'anno precedente, la Danimarca, la Svezia, i Paesi Bassi e il Regno Unito. La Spagna, la Grecia e l'Italia si trovavano all'estremità inferiore della scala (ciascuno con circa il 55%).

* Nel 2000 i tassi di occupazione sono aumentati in relazione a tutte le classi di età, raggiungendo il 40,3% nella fascia dai 15 ai 24 anni, il 76,6% nella fascia di età dai 25 ai 54 anni e il 37,7% nella fascia di età dai 55 ai 64 anni. Se è vero che i divari tra gli Stati membri si stanno restringendo per quando concerne il gruppo in età lavorativa primaria, persistono differenze in relazione ai giovani e ai lavoratori anziani e in certi casi tali differenze si fanno più marcate. I bassi tassi occupazionali dei giovani rispecchiano un aumento della proporzione di giovani che si trovano inseriti nell'istruzione superiore o nella formazione continua, mentre invece i bassi tassi occupazionali dei lavoratori anziani suscitano maggiori preoccupazioni.

Tabella 1: Obiettivi in relazione al tasso di occupazione

>SPAZIO PER TABELLA>

Pochi Stati membri presentano una strategia globale quanto al modo di raggiungere tali obiettivi generali. Mentre gli orientamenti invitano gli Stati membri a esaminare l'opportunità di fissare obiettivi nazionali in materia di occupazione, gli Stati membri che hanno fissato obiettivi alquanto ambiziosi nel lungo termine [7], come la Danimarca, la Svezia, i Paesi Bassi e il Regno Unito, presentano già tassi di occupazione superiori agli obiettivi di Lisbona. Altri Stati membri non fissano obiettivi (anche se in certi casi fanno riferimento agli obiettivi di Lisbona o li sottoscrivono) oppure fissano obiettivi meno specifici, meno ambiziosi o a più breve termine.

[7] Questi obiettivi si riferiscono a volte a particolari fasce di età o ai tassi di partecipazione piuttosto che a quelli di occupazione.

L'obiettivo parallelo di posti di lavoro qualitativamente migliori, anch'esso rientrante nell'obiettivo A, compare quale preoccupazione trasversale in diversi PAN (Portogallo, Belgio, Danimarca, Irlanda e Francia), oppure vi si fa riferimento nell'ambito di orientamenti particolari. Un obiettivo comune è il miglioramento dell'offerta di lavoro con correlazioni all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, politiche preventive/attive del mercato del lavoro e lotta contro il lavoro sommerso. Di converso, anche se alcune iniziative vengono menzionate, la questione della qualità dell'occupazione non è di per sé sviluppata nel dettaglio.

Nell'ambito dell'obiettivo B e in risposta alle pertinenti raccomandazioni formulate l'anno scorso a circa due terzi degli Stati membri, si sono registrati progressi nell'ambito dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita e a tale questione è stato conferito un profilo notevolmente più alto nei PAN 2001. Tuttavia, in generale vi sono scarsi segni di un coordinamento tra i ministeri competenti. L'allegata tabella indica che la metà degli Stati membri dispone ora di strategie complete e coerenti (Danimarca, Paesi Bassi, Finlandia, Svezia, Regno Unito, Francia e Germania, le ultime due stanno mettendo a punto alcuni elementi della fase finale). La tabella 2 illustra i criteri generali di tali strategie, oltre a presentare valutazioni sullo "stato dei lavori" in relazione a ciascuno Stato membro. In termini di completezza, gli Stati membri tendono a coprire al meglio l'istruzione formale e i settori della formazione, integrando a volte il riconoscimento dell'apprendimento non formale. Ma se gli Stati membri vogliono riuscire a mobilitare un numero maggiore di non discenti, occorre promuovere e valorizzare meglio l'apprendimento non formale, compreso quello sul posto di lavoro, e occorrono misure concrete per i gruppi svantaggiati, nonché una maggiore attenzione per la questione degli investimenti, prevedendo anche sistemi individuali di finanziamento. Occorre anche prestare maggiore attenzione a misure quali i servizi di consulenza e orientamento, nonché a percorsi di apprendimento intrasettoriali volti a migliorare la coerenza complessiva dell'insegnamento offerto. La valutazione d'impatto delle misure così stabilite è in generale prematura, poiché gli Stati membri si trovano ancora in una fase di sviluppo o di prima attuazione. Investire nelle risorse umane è essenziale per il successo della strategia per l'occupazione ed è necessario ai fini dell'attuazione di diversi orientamenti, in particolare per promuovere l'occupabilità e adattabilità della forza lavoro. Ciononostante, solo pochi Stati membri fissano obiettivi quanto a un aumento dell'investimento nelle risorse umane (il Belgio in relazione alla formazione nelle imprese) o alla partecipazione alla formazione continua (Paesi Bassi, Francia, Belgio (Fiandre), Portogallo e Germania), il che suscita quesiti quanto al monitoraggio dei progressi negli altri Stati membri.

Tabella 2: Situazione degli Stati membri per quanto concerne lo sviluppo di strategie di apprendimento lungo tutto l'arco della vita [8]

[8] La valutazione è indicativa e basata principalmente sui PAN del 2001, oltre che su altre informazioni pertinenti. Per ulteriori chiarimenti, cfr. il documento di sostegno dei servizi della Commissione connesso con la relazione comune sull'occupazione.

>SPAZIO PER TABELLA>

Note:

A = Adeguato: indica che a un particolare criterio è assegnata una adeguata priorità sia nella strategia che nelle azioni concrete dello Stato membro.

P = Parziale: indica che al criterio è dedicata una qualche attenzione sia nella strategia che nelle azioni, ovvero che ad esso è data un'adeguata priorità nell'una o nelle altre.

I = Insufficiente: indica che tale criterio particolare è assente sia dalla strategia che dalle azioni o riceve una qualche attenzione nell'una o nelle altre.

Tutti gli Stati membri riconoscono il ruolo cruciale delle parti sociali nell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, anche se la natura/l'entità del loro coinvolgimento è diversa e si forniscono scarse informazioni sulle loro iniziative autonome. Se è vero che si segnalano poche attività di partenariato da e con le autorità pubbliche, la partecipazione della società civile appare marginale. In effetti, si dovrebbe sviluppare una migliore articolazione tra i soggetti interessati e il livello di intervento.

L'obiettivo C sollecita le parti sociali a svolgere un ruolo cardinale nello sviluppo e nell'attuazione di politiche a livello nazionale ed europeo. In generale i PAN rispecchiano una tendenza verso l'auspicato rafforzamento della cooperazione, ma nel complesso i contributi delle parti sociali mancano ancora di visibilità e concretezza sia a livello europeo che a livello nazionale. Ciò è dovuto in parte alle situazioni specifiche, decentrate e anche diversificate delle parti sociali nei contesti europeo e nazionale, il che rendere difficile per loro esplicitare appieno il proprio ruolo nell'ambito della SEO, partecipando al processo che esse essenzialmente sostengono, mantenendo però nel contempo autonomia e indipendenza.

A livello nazionale, le parti sociali sono state spesso meglio coinvolte nello sviluppo dei PAN, per lo più nell'ambito di organi tripartiti (Germania, Svezia, Irlanda, Belgio, Grecia, Italia, Portogallo e Spagna). Non è però ancora sviluppato in modo convincente un contributo ampio delle parti sociali a livello nazionale in tutte le fasi del processo di Lussemburgo e in tutti gli ambiti che le riguardano direttamente. Soltanto in alcuni Stati membri, come il Belgio, le parti sociali risultano aver creato meccanismi per valutare le loro azioni.

Nel contesto del dialogo sociale europeo le parti sociali hanno recato contributi sia a livello intersettoriale che a livello settoriale. A livello intersettoriale i negoziati si sono concentrati sul lavoro interinale e il telelavoro. A livello settoriale si sono registrati progressi nell'industria delle telecomunicazioni, nel settore del commercio, in quello dell'aviazione civile, nell'agricoltura, nelle costruzioni e nell'industria delle concerie. A queste attività si è affiancato un primo tentativo di contribuire al processo di relazione e valutazione nell'ambito della SEO.

La combinazione delle politiche nell'ambito dei PAN (obiettivo D) dovrebbe rispecchiare come l'obiettivo generale di posti di lavoro più numerosi e migliori viene perseguito a seconda delle circostanze nazionali. Come in precedenza, i PAN continuano in generale a dare maggiore rilievo al pilastro occupabilità e, in minore misura, al pilastro imprenditorialità. Nonostante i progressi realizzati nel coinvolgimento delle parti sociali almeno nello sviluppo dei PAN, il pilastro adattabilità rimane il meno sviluppato, a causa di informazioni insufficienti sui risultati effettivi delle parti sociali e il loro impatto sull'occupazione. Rispetto al 2000, gli Stati membri prestano minore attenzione al pilastro pari opportunità, soprattutto quelli nei quali la parità è più debole.

Esaminando gli aspetti regionali dell'obiettivo D, le disparità regionali rimangono un serio problema in molti Stati membri (cfr. grafico 2). Le disparità sul piano occupazionale continuano ad essere più pronunciate in Italia, Spagna, Germania e Belgio e in questi due ultimi paesi si è addirittura registrato un peggioramento. Il fatto che miglioramenti siano possibili è dimostrato dalle riduzioni delle disparità in Finlandia e nei Paesi Bassi.

Grafico 2: Tasso di disoccupazione nelle regioni NUTS2 [9] nel 2000 [10]

[9] Si riferisce a unità territoriali delle statistiche europee, la nomenclatura delle unità territoriali per le statistiche.

[10] Le disparità sul piano della disoccupazione sono misurate tramite il coefficiente di variazione ottenuto dividendo la deviazione standard per il valore medio ponderato (media ponderata del tasso di occupazione/disoccupazione in un paese).

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

Fonte: Calcoli sulla base dell'indagine delle forze di lavoro di Eurostat.

In risposta alle persistenti disparità regionali, gli Stati membri tengono maggiormente conto della dimensione regionale delle politiche dell'occupazione, e le autorità regionali tendono a passare da una funzione puramente attuativa a una partecipazione attiva allo sviluppo delle politiche e azioni per l'occupazione o sviluppi più ampi. In effetti, alcuni Stati membri (Finlandia, Portogallo, Regno Unito) sviluppano piani d'azione regionali (PAR) basati sulla SEO, che possono portare a propria volta a piani d'azione locali (PAL). Inoltre, i programmi nazionali sono sempre più concepiti in modo da consentire un'attuazione flessibile a livello regionale/locale, a volte parallelamente con programmi regionali separati che integrano le politiche e/o i finanziamenti che emanano dal livello nazionale.

I Fondi strutturali dell'Unione europea possono essere utilizzati a entrambi i livelli e possono svolgere in tal modo un ruolo importante a sostegno di tale sviluppo, oltre a conferire, tramite gli obiettivi nazionali/regionali definiti nei programmi, una dimensione quantificabile altrimenti rara onde monitorare i progressi compiuti.

Una stretta cooperazione tra la Commissione e il gruppo Indicatori del comitato per l'occupazione ha portato alla definizione di circa 20 indicatori nuovi utili ai fini del monitoraggio degli orientamenti (obiettivo E), in particolare in relazione all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, all'adattabilità e all'organizzazione del lavoro, alla fiscalità e ai sistemi fiscale e previdenziale, alle disparità regionali, all'emarginazione e alla discriminazione. A seguito del vertice di Stoccolma, gli ambiti prioritari per l'ulteriore sviluppo di indicatori sono la qualità del lavoro e le pari opportunità (differenziali retributivi basati sul genere e servizi di custodia dei bambini e di assistenza alle altre persone non autonome).

2.2. Valutazione dei progressi realizzati nel quadro dei quattro pilastri degli orientamenti 2001

2.2.1. Occupabilità

L'obiettivo principale di questo pilastro è il miglioramento dell'occupabilità dei lavoratori e dei disoccupati, onde contribuire alla prevenzione e alla riduzione della disoccupazione e sostenere l'obiettivo generale di aumentare i tassi complessivi di occupazione nell'Unione europea. Tale pilastro concerne aspetti quali la disoccupazione giovanile e la prevenzione della disoccupazione di lunga durata, la promozione di politiche attive del mercato del lavoro per i disoccupati e le persone non attive, riforme dei sistemi fiscale e previdenziale e sviluppo di competenze per il nuovo mercato del lavoro nel contesto dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita. Rispetto all'anno scorso sono stati aggiunti due nuovi orientamenti: uno in merito allo sviluppo di politiche per un invecchiamento attivo e un secondo su politiche attive per sviluppare i collocamenti e prevenire e combattere nuove strozzature.

Consolidamento delle strategie di prevenzione della disoccupazione di lunga durata e maggiore attenzione all'efficacia

Disoccupazione di lunga durata: i fatti

* Nel 2000, la disoccupazione di lunga durata ha registrato un calo sia per quanto concerne i giovani che gli adulti. Questo calo è stato leggermente più pronunciato di quello della disoccupazione complessiva.

* Tuttavia, 1,7 milioni di giovani, pari al 51,6% dei disoccupati della fascia di età dai 15 ai 24 anni, si sono trovati disoccupati per 6 mesi o più.

* Circa 5 milioni di adulti, pari al 50% dei disoccupati adulti, si sono trovati in condizioni di disoccupazione per 12 mesi o più a lungo.

* I tassi di afflusso verso la disoccupazione di lunga durata variano notevolmente tra gli Stati membri, e vanno da circa l'1% (Svezia e Austria) a più del 40% (Belgio per i giovani).

Nel 2000 non sono stati apportati grandi cambiamenti alla concezione generale delle strategie preventive. Al di là della loro ulteriore estensione in diversi Stati membri, gli sforzi si sono concentrati in generale sul miglioramento della qualità e dell'efficacia della prevenzione. Le principali linee d'azione in tale contesto sono consistite nell'anticipare il punto d'intervento (Irlanda e Regno Unito), rafforzare l'individualizzazione dei servizi (Germania, Spagna e Belgio), intensificare l'intervento durante le prime fasi e il sostegno nella ricerca di lavoro (Finlandia e Regno Unito) e meglio adattare le misure di occupabilità offerte ai disoccupati, in particolare le misure di formazione, ai bisogni del mercato del lavoro (Finlandia, Regno Unito e Portogallo).

Ulteriori progressi sul piano dell'attuazione, ma pochi mutamenti per quanto concerne l'ottemperanza agli obiettivi dell'UE in materia di prevenzione [11]

[11] Orientamento 1: entro il 2002 gli Stati membri faranno in modo di offrire a tutti i disoccupati un nuovo punto di partenza prima che compiano i sei mesi di disoccupazione nel caso dei giovani e i dodici mesi di disoccupazione nel caso degli adulti.

Nonostante i progressi riscontrati nel 2000, il Portogallo è l'unico Stato membro che può ora unirsi al gruppo di cinque paesi (Austria, Svezia, Regno Unito, Lussemburgo e Finlandia) considerati i più vicini a raggiungere l'obiettivo UE di arrestare l'afflusso di giovani e adulti verso la disoccupazione di lunga durata. Sussistono preoccupazioni quanto alla capacità di cinque Stati membri di raggiungere l'obiettivo entro il 2002, e questo a causa di insufficienti prove quantitative (Paesi Bassi) o di incertezze e ritardi nel completamento della modernizzazione degli SPO (Germania, Italia e Grecia), ovvero nell'attuazione a pieno regime della strategia di prevenzione (Belgio). Si devono migliorare i sistemi di monitoraggio, e in particolare la realizzazione di indicatori concordati congiuntamente. Anche se quasi tutti gli Stati membri forniscono dati sugli indicatori, questi non consentono sempre la valutazione degli sforzi e dei risultati relativi all'ultimo periodo e in generale non forniscono informazioni relative all'integrazione effettiva.

Otto Stati membri hanno ricevuto una raccomandazione concernente le loro politiche di prevenzione e/o i loro sistemi di monitoraggio, e per la maggior parte di essi si tratta già della seconda volta. Le risposte sono incoraggianti, poiché si sono prese ulteriori iniziative per migliorare o accelerare l'attuazione delle strategie di prevenzione o sviluppare un adeguato sistema di monitoraggio. Tuttavia, per quanto concerne la prevenzione, i risultati sono ancora inferiori alle aspettative per quanto concerne l'ottemperanza all'orientamento e si dovranno ulteriormente sviluppare i sistemi di monitoraggio.

La modernizzazione degli SPO procede, ma il monitoraggio e l'adattamento del personale andrebbero migliorati

La modernizzazione dei servizi pubblici dell'occupazione (SPO) sta procedendo in tutti gli Stati membri e conferma il ruolo cruciale degli SPO per un'erogazione efficace di politiche in materia di occupabilità, soprattutto sul piano dell'attivazione e della prevenzione. I progetti di modernizzazione rispecchiano anche la mutata situazione del mercato del lavoro e pongono perciò maggiormente l'accento sul sostegno alla ricerca di un impiego sul libero mercato del lavoro, sul miglioramento delle competenze delle persone in cerca di lavoro conformemente alla domanda e su una maggiore flessibilità nell'erogazione di servizi. Nella maggior parte degli Stati membri l'estensione dei moderni strumenti delle TIC e un'intensificata cooperazione con altri soggetti del mercato costituiscono un aiuto essenziale per il nuovo modello di servizi degli SPO. Diversi Stati membri (in particolare Francia e Germania) forniscono informazioni esaustive sulla propria strategia e le azioni avviate per adattare l'organizzazione e i metodi di lavoro dei loro SPO alle nuove esigenze, nonché un chiaro scadenzario per il loro processo di modernizzazione, ma non danno informazioni sulle misure intraprese per adattare il personale e assicurare il monitoraggio dei progressi realizzati.

Si continua a dare rilievo all'attivazione

Nel 2000, quattordici Stati membri hanno raggiunto un tasso di attivazione superiore all'obiettivo del 20% [12]. Il Regno Unito ha soltanto raggiunto un tasso di poco superiore al 12%. La media dei tre Stati membri più avanzati (Svezia, Paesi Bassi e Irlanda) è del 44%. Nella maggior parte degli Stati membri il tasso di attivazione è aumentato, sia grazie al maggiore rilievo attribuito alle misure attive del mercato del lavoro sia a un minor numero di disoccupati registrati. Il numero di partecipanti a misure di attivazione è anch'esso aumentato, essenzialmente in termini di vari tipi di programmi di formazione, anche se certi paesi hanno riscontrato un notevole calo dei tassi di partecipazione. La spesa per i programmi attivi del mercato del lavoro è aumentata leggermente. La diversificazione e la definizione mirata di misure di attivazione sono continuate ed è anche aumentato il numero dei programmi di formazione legati al lavoro, delle iniziative di avvio di imprese e affini. In certi paesi la formazione alle TIC ha iniziato a essere maggiormente presa in considerazione. Si registra inoltre una più stretta cooperazione con i datori di lavoro nel concepimento delle misure attive.

[12] Cfr. la rassegna di cui all'allegato 2.

Vi è un monitoraggio inadeguato dell'efficacia delle misure attive

In termini di effettiva integrazione sul mercato del lavoro, soltanto alcuni Stati membri (Svezia, Danimarca e Finlandia, e in una qualche misura Germania, Austria, Spagna e Regno Unito) forniscono cifre. Risulta che gli incentivi all'avvio di aziende e diversi tipi di formazione finalizzata al lavoro sono più efficaci della tradizionale formazione al mercato del lavoro e delle compensazioni salariali, soprattutto nel settore pubblico. In generale, le donne tendono a essere meglio integrate degli uomini. Nella maggior parte degli Stati membri si dovrebbero continuare i lavori per migliorare gli indicatori sull'integrazione. Vi sono soltanto poche informazioni sui risultati, la resa e il rapporto costi/efficacia delle misure. Occorre intensificare gli sforzi per valutare regolarmente l'efficacia dei programmi attivi sul mercato del lavoro. Una nota critica è costituita dal fatto che nella maggior parte degli Stati membri risulta insufficiente la copertura delle persone inattive nell'ambito delle misure di attivazione.

Gli sforzi sono concentrati essenzialmente sulle riforme fiscali e molto meno sui sistemi previdenziali

Le recenti riforme tendono di solito a rendere il sistema fiscale più favorevole all'occupazione piuttosto che a occuparsi del sistema di prestazioni sociali. I progressi sulla via della riforma dei sistemi previdenziali sono insufficienti: diverse misure sono state prese alla spicciolata e le riforme sono attuate con lentezza. Alcuni Stati membri affrontano ampie riforme dei sistemi fiscali e previdenziali migliorandone le strutture di incentivazione, rafforzando i sistemi di controllo e rendendo più rigorose le condizioni di ammissibilità (Danimarca, Paesi Bassi e Regno Unito). Anche la Francia ha adottato misure per ridurre l'aliquota d'imposta marginale effettiva. Altri si adoperano piuttosto per ottimizzare l'interazione dei sistemi fiscali e di quelli previdenziali, soprattutto laddove si tratta di affrontare il problema della disoccupazione e le trappole della povertà, e promuovono le riforme strutturali complessive affrontando in particolare l'elevata e persistente disoccupazione strutturale (soprattutto Belgio, Francia, Paesi Bassi e Regno Unito).

Occorre dedicare maggiore attenzione al problema della riduzione del numero ancora grande di persone che ricevono prestazioni sociali e si deve affrontare in modo più efficace il problema delle prestazioni di invalidità, soprattutto onde agevolare il reinserimento nel mercato del lavoro. Inoltre, gli Stati membri devono esaminare l'impatto di genere che hanno le riforme dei sistemi fiscale e previdenziale e devono evitare disincentivi suscettibili di scoraggiare la partecipazione femminile. Un passo positivo per potenziare gli incentivi al lavoro e affrontare il problema dei "lavoratori poveri" è la tendenza a introdurre o aumentare le prestazioni erogate sul lavoro o a condizione di avere un lavoro, come ad esempio sistemi di reinserimento nel modo del lavoro e premi all'occupazione o crediti d'imposta sui redditi da lavoro.

Mancanza di strategie globali in materia di invecchiamento attivo

L'importanza del nuovo orientamento 3 sull'invecchiamento attivo è stata ribadita nelle conclusioni del vertice di Stoccolma, che fissano l'obiettivo di portare il tasso medio di occupazione dell'Unione europea per la fascia di età dai 55 ai 64 anni al 50% entro il 2010.

Lavoratori anziani: i fatti

* I tassi di occupazione nel 2000 per la fascia di età tra i 55 e i 64 anni rimangono bassi e variano notevolmente rispetto alla media UE, pari al 37,7%, in quanto si va dal 66,4% della Svezia a meno del 30% di Belgio, Lussemburgo, Italia, Austria e Francia. Rispetto al livello del 36% del 1995 si constata quindi un aumento piuttosto modesto.

* Se si considerano i cambiamenti in corso relativi alle politiche dell'occupazione per i lavoratori anziani, la forte domanda di manodopera e gli squilibri regionali in relazione a determinate qualifiche, gli attuali elevati tassi di occupazione nella fascia di età dai 45 a i 54 anni (media UE 73,7% nel 2000) potrebbero tradursi in tassi di occupazione notevolmente più alti per la prossima classe di età di qui a una decina d'anni (cfr. grafico 3).

Grafico 3: Tassi di occupazione dei lavoratori tra i 55 e i 64 anni (rispetto ai lavoratori tra i 45 e i 54)

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

Fonte: Eurostat, Indagine sulle forze di lavoro.

Diversi Stati membri hanno agito spinti dalla preoccupazione per la questione demografica. Ciò comporta la necessità di riformare i sistemi di prestazioni sociali e pensioni, di promuovere una sostenuta partecipazione al mondo del lavoro e di ridurre gli incentivi al prepensionamento onde aumentare l'età effettiva del pensionamento, che attualmente è notevolmente più bassa dell'età pensionistica prevista dalla legge nella maggior parte degli Stati membri. Tuttavia, mancano in generale strategie globali attinenti a politiche di invecchiamento attivo, mentre la maggior parte degli Stati membri tende a trattare i lavoratori anziani alla stregua di un ulteriore "gruppo svantaggiato" sul mercato del lavoro e non concepisce un sistema per affrontare in modo sufficientemente precoce tali questioni nell'ambito delle carriere lavorative dei singoli individui. Soltanto un paio di Stati membri risponde alla sfida con obiettivi strategici (Paesi Bassi e Svezia) o dedicando un'attenzione sufficiente a politiche di aumento delle competenze per gli anziani, come ad esempio quelle di formazione e sviluppo sul posto di lavoro, comprese le iniziative rivolte ai disoccupati o agli inattivi (ad esempio Danimarca e Regno Unito). La maggior parte degli Stati membri segue un approccio non organico per quanto concerne la riforma dei sistemi di prestazioni sociali, senza assicurare adeguatamente il monitoraggio dei progressi compiuti. Si rimarca anche, in generale, una certa mancanza di impegno delle parti sociali.

La realizzazione dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita migliora, mentre l'e-learning registra progressi variabili

Apprendimento lungo tutto l'arco della vita: i fatti

* Risultato sul piano educativo: più del 60% delle persone tra i 25 e i 64 di età nell'UE ha raggiunto almeno un livello d'istruzione secondaria superiore nel 2000. Le notevoli disparità registrate tra gli Stati membri si stanno riducendo grazie all'aumento della popolazione giovanile che conclude con successo gli studi; il divario tra i tassi più alti e più bassi nella fascia di età dai 25 ai 34 anni è calato dal 40,4% al 30,4% nel periodo 1995 - 2000.

* La partecipazione all'istruzione e alla formazione continua a essere bassa. Nell'UE il tasso di partecipazione della fascia di età dai 25 ai 64 anni è aumentato soltanto in misura marginale nel 2000, passando all'8% dal 7,8% del 1999, rispetto al 6,7% del 1997. La partecipazione dei lavoratori anziani è limitata, mentre tende ad essere più probabile la partecipazione delle donne e ancora più probabile quella dei giovani.

* Abbandono scolastico: nel 2000, il 18,5% dei giovani tra i 18 e i 24 anni ha lasciato prematuramente il sistema educativo, per lo più dopo aver completato soltanto l'istruzione secondaria inferiore - in diversi Stati membri tale tasso raggiunge quasi il 30% o peggio. Le persone che abbandonano la scuola precocemente sono sensibilmente più numerose tra la popolazione maschile e presentano un più alto rischio di disoccupazione.

Gli Stati membri hanno rivolto maggiore attenzione all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, attivando un'ampia gamma di provvedimenti, sempre più spesso nel quadro di strategie complessive. In generale, l'educazione e formazione iniziale è meno ben coperta rispetto all'istruzione degli adulti ma, nei propri PAN, gli Stati membri hanno iniziato a esprimere una diffusa preoccupazione relativamente alle qualifiche di base. La maggior parte degli Stati membri promuove l'educazione di base degli adulti (alfabetizzazione, competenze aritmetiche di base e a volte TIC e competenze sociali), anche in un contesto non formale. Tutti gli Stati membri si prefiggono di incoraggiare un numero maggiore di giovani a rimanere più a lungo nel circuito dell'istruzione. Laddove i tassi di abbandono scolastico sono alti, gli Stati membri promuovono curricoli flessibili di istruzione secondaria e scuole della seconda opportunità. È incoraggiante il fatto che le disparità sul piano dei risultati educativi nell'UE in generale si stiano riducendo, il che è dovuto ai progressi registrati soprattutto tra i giovani.

Gli Stati membri spesso ribadiscono la necessità di aumentare i tassi di partecipazione degli adulti all'apprendimento, ma tendono a non fissare obiettivi generali per tali aumenti. Occorre essere più attenti e fare in modo che i NAP riferiscano dei progressi compiuti rispetto agli obiettivi, generali o specifici, fissati negli anni precedenti. Misure sempre più comuni indirizzate a singoli individui (conti di apprendimento/ buoni studio) contribuiranno ad accrescere i tassi di partecipazione. Tuttavia, se ci si adoperasse maggiormente per rendere l'educazione degli adulti diversificata, accessibile e attraente e se si aprissero servizi di informazione, consulenza e orientamento nonché centri locali per l'apprendimento, si riuscirebbe a raggiungere un numero maggiore di non discenti, assicurando così un progresso verso la formazione permanente. Gli Stati membri devono consolidare l'apprendimento non formale e informale, anche attraverso il riconoscimento delle nozioni già acquisite e tenendo conto della dimensione di genere. Il coinvolgimento delle parti sociali nelle politiche e misure di apprendimento lungo tutto l'arco della vita appare rafforzato nella maggior parte degli Stati membri, per lo più in relazione all'accesso e al finanziamento. Tuttavia, continuano a mancare informazioni sulle loro iniziative autonome, soprattutto a livello di impresa.

La maggior parte degli Stati membri segnala misure volte a promuovere le abilità TIC, indirizzate spesso prioritariamente ai gruppi svantaggiati e inserite in una strategia trasversale di e-learning. Molti Stati membri danno inoltre priorità allo sviluppo del contenuto dell'e-learning. Considerando assieme tutti gli elementi, si possono ripartire gli Stati membri in tre gruppi: quelli più avanzati (Danimarca, Paesi Bassi, Svezia, Finlandia e Regno Unito), quelli le cui misure sono già ben avviate (Belgio, Irlanda, Germania, Francia, Lussemburgo e Austria) e quelli che dovranno intensificare i loro sforzi (Spagna, Grecia, Italia e Portogallo). In merito agli obiettivi comuni in materia di e-learning, quasi tutti gli Stati membri dovrebbero assicurare una diffusione di Internet nelle scuole pari al 100% entro la fine del 2001. Tuttavia, i progressi più lenti di alcuni Stati membri richiederanno un raddoppio degli sforzi, anche per quanto riguarda le azioni indicate dalle dimensioni e-learning e e-working dell'iniziativa e-Europe 2002. I progressi segnalati in merito al conferimento di competenze in materia di TIC a tutti gli insegnanti che ne abbiano bisogno entro la fine del 2002 sono incoraggianti, ma i dati insufficienti forniti non consentono di trarre conclusioni certe.

Le emergenti carenze di manodopera e di qualifiche portano a risposte politiche differenziate

La maggior parte degli Stati membri ritiene, sulla base di previsioni economiche e demografiche combinate, che i problemi delle strozzature sul mercato del lavoro si aggraveranno nel breve e medio termine. Alcuni Stati membri considerano tale sviluppo una minaccia per l'efficacia del mercato in generale e di quello del lavoro in particolare, altri vi vedono un'opportunità per facilitare il reinserimento di certe categorie di lavoratori nel mercato del lavoro. Attualmente, nella maggior parte degli Stati membri i problemi si limitano a pochi settori/occupazioni (ad esempio il settore delle TIC, l'industria delle costruzioni, la sanità, l'istruzione e i servizi sociali, il settore alberghiero e della ristorazione, nonché settori tecnici altamente specializzati). Alcuni paesi si trovano però con un mercato del lavoro molto contratto, caratterizzato da carenze di competenze specifiche e in generale di manodopera (sia per gli impieghi a basso che ad alto livello di qualificazione). Oltre alle misure generali adottate per ridurre la disoccupazione, aumentare la partecipazione della forza lavoro e accrescere l'occupabilità e le competenze, sono state avviate diverse iniziative specifiche in materia di deficit di manodopera e competenze, oppure azioni volte ad agevolare il passaggio verso un'economia basata sulla conoscenza: ad esempio, monitoraggio, mobilità occupazionale, conformità tra risorse umane e posti di lavoro, mobilità geografica e partenariati.

Mobilità: i fatti

* Anche se la mobilità geografica tra gli Stati membri dell'UE permane relativamente limitata - con solo 225 000 persone che hanno cambiato residenza tra due Stati membri dell'Unione europea nel 2000 - la mobilità geografica tra le regioni e il pendolarismo hanno già una dimensione considerevole, e la tendenza è crescente. Circa l'1,2% della popolazione dell'UE ha cambiato residenza passando in un'altra regione all'interno di uno Stato membro dell'Unione europea nel 1999. Circa 600 000 persone lavorano in un paese diverso dal paese in cui hanno la residenza principale.

* Se è vero che la mobilità occupazionale e l'avvicendamento nei posti di lavoro nell'UE rimangono chiaramente inferiori a quelli degli Stati Uniti, almeno nel gruppo dei lavoratori ad alta qualifica la mobilità da lavoro a lavoro è aumentata negli ultimi anni. Tra il 1998 e il 1999, circa il 10% di tutti i lavoratori ad alta qualifica ha cambiato posto di lavoro, con percentuali che vanno dal 12% o più nel Regno Unito, in Danimarca, Finlandia e Spagna a meno del 5% in Italia.

La correlazione tra il processo occupazionale e il nuovo processo di integrazione sociale richiede una maggiore attenzione

Sebbene la Commissione abbia invitato gli Stati membri a inserire le misure legate al mercato del lavoro finalizzate all'integrazione sociale nei PAN relativi all'occupazione, per la maggior parte degli Stati membri tale provvedimento non è sufficientemente visibile. Forse ciò è dovuto a differenze di approccio tra gli Stati membri: alcuni ribadiscono che la politica dell'occupazione è il migliore strumento per arrivare all'integrazione sociale, mentre altri fanno una chiara distinzione tra entrambe le politiche. Alcuni Stati membri ritengono che la politica (generale) del mercato del lavoro sia lo strumento principale per promuovere l'integrazione sociale; altri sottolineano i bisogni specifici delle persone socialmente emarginate e indicano che le diverse categorie destinatarie possono richiedere iniziative su misura, come nel caso di Francia, Finlandia, Paesi Bassi e Italia. La maggioranza degli Stati membri, come l'anno scorso, ha dato un maggiore rilievo all'integrazione piuttosto che alle misure contro la discriminazione. Tuttavia, alcuni Stati membri tentano di applicare un metodo più equilibrato. L'impatto del pacchetto antidiscriminazione fondato sull'articolo 13 e approvato dal Consiglio nel 2000 è ora evidente e a volte viene menzionato esplicitamente.

Per quanto concerne le minoranze etniche e le persone con disabilità, soltanto la metà degli Stati membri (Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Austria, Regno Unito e Irlanda) fissa obiettivi nazionali per accrescere il livello di occupazione di questi ultimi, mentre soltanto la Danimarca e i Paesi Bassi fissano obiettivi per i primi.

Un contributo essenziale dei PAN alla lotta contro l'emarginazione è legato alle misure volte a promuovere il reinserimento dei disoccupati di lunga durata sul mercato del lavoro. Diversi Stati membri hanno già avviato o stanno avviando approcci personalizzati simili a quelli usati per la prevenzione, mentre altri stanno riesaminando gli attuali sistemi e misure occupazionali per renderli più propizi al reinserimento dei disoccupati di lunga durata nel mondo del lavoro. Mentre tale reinserimento è raramente considerato un modo di risolvere il problema delle strozzature, esso è un elemento importante nella strategia complessiva di lotta contro l'emarginazione sociale, soprattutto in quegli Stati membri che registrano bassi livelli di disoccupazione e in cui la disoccupazione di lunga durata tende a concentrarsi su gruppi specifici di difficile reinserimento.

2.2.2. Imprenditorialità

Questo pilastro riguarda la realizzazione di condizioni che favoriscano la creazione di nuovi posti di lavoro e intende agevolare la costituzione di un ambiente favorevole alla creazione di nuove imprese o alla loro crescita, con un conseguente aumento dell'occupazione. Questi obiettivi, che si conseguono in particolare riducendo i costi amministrativi e gli oneri fiscali, mirano a uno sfruttamento razionale delle potenzialità occupazionali insite nella società della conoscenza e nel settore dei servizi, e vi è anche l'intenzione di stimolare l'azione per l'occupazione a livello regionale e locale. Tra le poche novità segnalate quest'anno vi sono la promozione della lotta contro il lavoro sommerso, dell'educazione all'imprenditorialità e delle valutazioni d'impatto in merito alle nuove normative che si applicano alle imprese. La tabella seguente dà una visione d'insieme delle misure fondamentali riportate nei PAN per il 2001.

Tabella 3: Obiettivi delle misure fondamentali riportate nei PAN 2001 in relazione all'imprenditorialità

>SPAZIO PER TABELLA>

La creazione settoriale di posti di lavoro nel 2000: i fatti

* Nel 2000, i settori ad alta tecnologia e ad elevato utilizzo di conoscenze hanno creato 1,5 milioni di posti lavoro netti nell'UE. Come negli anni precedenti, la crescita occupazionale ha continuato ad essere in generale più forte nel settore dei servizi e per quanto riguarda i lavoratori non manuali altamente qualificati. Il tasso di occupazione nel settore dei servizi ha continuato ad aumentare e nell'industria si è creato quasi un milione di nuovi posti di lavoro. Continuano invece a essere numerose le perdite di posti nel settore agricolo.

* I settori che attualmente registrano la più alta crescita occupazionale a livello dell'UE sono caratterizzati da un'alta tecnologia o da un'elevata componente di posti di lavoro legati alle TIC ("settori high-tech" o "ad alta tecnologia") o hanno un elevato utilizzo di conoscenze, come si può constatare dal livello di istruzione elevato della manodopera ("settori ad alta istruzione"), o da entrambi questi fattori. La crescita occupazionale in questi settori però continua anche per i lavoratori meno qualificati, mentre è in ristagno o addirittura in declino per questo sottogruppo in altri settori dell'economia.

* Mentre l'Irlanda, la Finlandia, la Spagna e i Paesi Bassi registrano una crescita dell'occupazione in tutti i settori dell'economia, anche se più pronunciata nei settori ad alta istruzione, in altri paesi (Germania, Austria e Svezia) la crescita occupazionale è stata positiva soltanto nei settori ad alta istruzione e negativa negli altri.

* Questa è un'ulteriore riprova del fatto che le dinamiche occupazionali nei settori ad alta istruzione contribuiscono in modo decisivo alle dinamiche complessive dell'occupazione sui mercati del lavoro europei.

Usare le nuove tecnologie per ridurre gli oneri che gravano sulle imprese

Molti Stati membri riferiscono in ordine all'utilizzo dei sistemi elettronici per la registrazione in linea e la distribuzione di informazioni: si tratta di un modo comune per semplificare l'osservanza formale delle procedure. La pubblicazione in rete di documenti e informazioni però non equivale di per sé alla semplificazione, e dev'essere integrata da una strategia chiara per lo snellimento delle varie procedure che devono essere percorse dalle imprese in rapporto alle autorità (condivisione delle informazioni fra i diversi servizi, moduli più semplici) e dei regolamenti che le disciplinano. I punti d'accesso unici ("sportelli unici") si stanno dimostrando estremamente utili per meglio fornire informazioni, assistenza e consulenza nella fase che precede l'avvio di una nuova impresa.

Austria, Germania, Spagna, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Svezia, Finlandia e Regno Unito hanno compiuto sforzi sostanziali per assicurare che le imprese (e soprattutto le piccole imprese) integrino le TIC nelle loro operazioni quotidiane e per incoraggiare l'economia in senso ampio ad adattarsi alle esigenze della società basata sulla conoscenza.

Una strategia incompleta per agevolare l'assunzione di nuovo personale

La riluttanza degli Stati membri a semplificare le norme per l'assunzione di nuovo personale è un ostacolo alla creazione di posti di lavoro che non viene del tutto compensato dagli sforzi illustrati nei piani e volti ad alleggerire la previdenza sociale o gli oneri fiscali. In effetti, se da un lato la riduzione del costo della manodopera per le piccole imprese incoraggia i lavoratori autonomi a creare nuovi posti di lavoro, dall'altro la semplificazione delle norme relative alle nuove assunzioni consente a una piccola impresa di crescere più rapidamente e di creare lavoro in settori particolarmente critici.

Progressi verso la creazione di una cultura imprenditoriale

Gli Stati membri sembrano attribuire un'effettiva priorità alle iniziative di formazione all'imprenditorialità. Nel complesso non si hanno prove dell'impatto che tali misure hanno sull'immagine del lavoro autonomo che, ad eccezione di alcune professioni, rimane essenzialmente negativa. Ne consegue che le tendenze al lavoro autonomo sono piuttosto statiche, laddove invece ci si aspetterebbe un aumento generale significativo del lavoro autonomo, soprattutto nel settore dei servizi. Se si eccettua la formazione all'imprenditorialità, le iniziative volte a migliorare l'immagine degli imprenditori hanno minor rilievo o mancano del tutto. Il riconoscimento dell'importanza del ruolo degli imprenditori può comportare benefici maggiori per gli imprenditori di successo e quindi una maggiore partecipazione di giovani a tali attività.

Gli Stati membri hanno adottato diverse misure per promuovere l'imprenditorialità femminile, ma mancano dati concreti sui loro effetti.

PMI e lavoro autonomo: i fatti

* Il tasso di occupazione nelle aziende con meno di 50 dipendenti è rimasto stabile negli ultimi anni e si situa attorno al 27%;

* Il tasso medio di lavoro autonomo nell'Unione europea è sceso nel complesso dal 15,4% al 14,8% tra il 1998 e il 2000;

* Il lavoro autonomo è due volte più diffuso tra gli uomini che tra le donne, con il 17,6% e il 10,9% rispettivamente nel 2000.

Lotta contro il lavoro sommerso

La lotta contro il lavoro sommerso può determinare condizioni per posti di lavoro di migliore qualità e per una più sana concorrenza tra imprese. La questione è al centro delle preoccupazioni degli Stati membri, 11 dei quali hanno formulato un promettente impegno nei propri PAN (Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Svezia e Regno Unito). La maggioranza di essi predilige procedure semplificate per la dichiarazione di nuovi posti di lavoro, un'intensificazione delle ispezioni e un irrigidimento delle sanzioni per i trasgressori. Altri hanno promosso i tentativi dell'amministrazione fiscale per evitare che le imprese si trovino esposte alla concorrenza nociva di quelle che fanno ricorso al lavoro nero. Un paese ha addirittura una posizione più radicale, in quanto rifiuta prestazioni e contratti pubblici alle imprese indagate per lavoro nero. È piuttosto presto per aspettarsi delle relazioni sui risultati di tutte le iniziative intraprese.

Una maggiore attenzione per lo sviluppo regionale e locale

La dimensione territoriale della strategia europea per l'occupazione si è sviluppata in modo considerevole. È possibile constatare una più intensa cooperazione interregionale e, in certi casi, elementi del metodo di coordinamento aperto sono stati introdotti nella relazione tra autorità regionali e nazionali e si sta anche sviluppando la "professionalizzazione" dell'amministrazione territoriale. La cooperazione assume forme affatto diverse a seconda dei diversi contesti istituzionali. In generale, la dimensione territoriale è ancora essenzialmente limitata al livello regionale, in cui sono più visibili i progressi, ma anche il livello locale si sta sviluppando positivamente. I servizi pubblici dell'occupazione stanno sviluppando in misura crescente una dimensione territoriale diversificata nelle proprie attività e partecipano attivamente ai partenariati locali e regionali. Per meglio soddisfare i bisogni specifici dei mercati del lavoro locali e regionali, essi sono diventati più flessibili nell'attuare servizi e programmi di politica attiva del mercato del lavoro. Lo sviluppo dell'economia sociale è ancora lento, ma ha registrato un'accelerazione a partire dal 1999; la maggior parte degli Stati membri fornisce un sostegno specifico sotto forma di consulenza o finanziamento. Particolarmente importanti sono i passi in direzione della parità di trattamento delle organizzazioni dell'economia sociale e delle altre imprese in termini ad esempio di tassazione o di accesso agli strumenti finanziari della politica economica.

Alcuni progressi verso la riduzione degli oneri fiscali che gravano sul lavoro dipendente, specialmente sul lavoro a bassa retribuzione/bassa qualifica

Fiscalità generale e fiscalità del lavoro: i fatti

* L'onere fiscale complessivo [13] è aumentato, passando dal 42,4 al 43,3% nel periodo 1996-1999, con la tendenza a stabilizzarsi nel 2000 (43,1%). In diversi Stati membri, tra cui Belgio, Danimarca, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Finlandia e Svezia, l'aliquota d'imposta complessiva è ancora elevata in percentuale del PIL e supera il 45% (cfr. grafico 4).

[13] Misurato in percentuale del PIL.

* L'onere fiscale che grava sul lavoro [14] nell'UE è stato ridotto dello 0,8% nel periodo 1996-2000, scendendo al 40,6%, ma continua a essere elevato in diversi Stati membri. Le riduzioni delle imposte sulle retribuzioni da lavoro basse sono state più sostanziali. Tali riduzioni sono riscontrabili in quasi tutti gli Stati membri (a eccezione del Lussemburgo e dei Paesi Bassi) e superano ampiamente i due punti percentuali nel periodo 1996-2000 per un individuo che guadagni 50% o 67% del salario medio, fino ad arrivare al 35,2% e 39,2% rispettivamente nel 2000 [15].

[14] Indica il carico fiscale medio effettivo sui redditi da lavoro ed è calcolato come percentuale della retribuzione complessiva ricevuta dai dipendenti più le tasse sui redditi da lavoro dipendente.

[15] I dati si basano sugli indici fiscali costruiti per famiglie ipotetiche.

Le riforme fiscali realizzate negli ultimi tre anni variano da uno Stato membro all'altro per copertura ed entità. La maggior parte degli Stati membri intende ridurre l'onere fiscale complessivo essenzialmente tramite riduzioni della fiscalità diretta sui redditi delle persone fisiche e delle società o delle imposte patrimoniali, onde migliorare la competitività delle imprese e stimolare la crescita e l'occupazione, anche se solo quattro Stati membri (Austria, Finlandia, Germania, Paesi Bassi) hanno fissato obiettivi nazionali per la riduzione dell'onere fiscale complessivo.

Grafico 4: Aliquota del gettito fiscale complessivo (% del PIL)

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

Fonte: Servizi della Commissione DG TAXUD.

Un numero crescente di Stati membri s'impegna per ridurre gli oneri fiscali sul lavoro dipendente. Le reazioni alle raccomandazioni indirizzate l'anno scorso a due terzi degli Stati membri hanno indicato alcuni progressi, diversi tra gli Stati membri, sulla via della riduzione dell'onere fiscale che grava sul lavoro. Il grafico 5 mostra che i progressi sono più evidenti per gli impieghi a bassa retribuzione (buoni esempi sono forniti da Belgio, Francia, Irlanda e Italia). Si devono continuare o intensificare gli sforzi per ottenere risultati più visibili. Tuttavia, nessuno Stato membro ha fissato un obiettivo quantificato [16] per tale riduzione, malgrado ciò sia richiesto dagli orientamenti. Una riduzione graduale della tassazione del lavoro è più visibile per quanto concerne il lavoro a bassa retribuzione/bassa qualifica. La componente più importante di queste aliquote fiscali continuano a essere i contributi della previdenza sociale e altri oneri (ad esempio le imposte sui salari) versati dai datori di lavoro, che corrispondono mediamente a più della metà di tali imposte. In alcuni Stati membri la riduzione della tassazione sul lavoro è stata accompagnata da riforme quali la tassa verde, mentre gli incentivi fiscali per gli individui e le imprese volti a stimolare gli investimenti nel capitale umano sono limitati.

[16] La Germania ha però fissato un obiettivo parziale di riduzione dei contributi della previdenza sociale al 40% dei salari lordi (mentre la stima attuale è a circa il 41%).

Grafico 5: Aliquota fiscale media per un salariato individuale a bassa retribuzione [17]

[17] La media UE è una media ponderata (secondo il numero di persone che lavorano nel settore industriale di ciascuno Stato membro).

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

AWP = redditi medi da addetto alla produzione

Fonte: Servizi della Commissione DG TAXUD, a partire dalla base di dati dell'OCSE.

2.2.3. Adattabilità

Nell'ambito del pilastro adattabilità le parti sociali e i governi sono invitati a migliorare, con un approccio di partenariato, il livello e la qualità dell'occupazione e ad accrescere la competitività dell'economia europea, per agevolare la creazione di posti di lavoro. Gli sforzi sono concentrati sull'identificazione di un giusto equilibrio tra flessibilità e sicurezza, in modo da conciliare le esigenze dei lavoratori e quelle delle imprese. Gli orientamenti per l'occupazione 2001 hanno introdotto nuovi aspetti, ampliando la precedente portata del pilastro adattabilità, inserendo in particolare riferimenti alla salute e alla sicurezza sul lavoro, alla qualità e all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita e un obiettivo concernente l'alfabetizzazione informatica da raggiungersi entro il 2003. Inoltre, le parti sociali sono state invitate a presentare annualmente una relazione sulle loro attività.

Una marcata attenzione alle questioni legate all'orario di lavoro ...

Le politiche continuano a dare notevole rilievo alle questioni legate all'orario di lavoro. Sia i governi che le parti sociali stanno chiaramente dando priorità a questo aspetto della riforma del mondo del lavoro. Ora però alla questione già molto seguita della riduzione dell'orario di lavoro si affiancano sempre più disposizioni in materia di flessibilità. La maggior parte delle innovazioni realizzate riguarda l'attuazione di sistemi di orari di lavoro più flessibili. In quest'ambito gli sviluppi recenti toccano in particolare due aspetti: la durata e la flessibilità, ad esempio estendendo i periodi di riferimento o introducendo sistemi di contabilizzazione delle ore lavorate applicati nel lungo periodo. Il lavoro a tempo parziale, che è la forma più importante di lavoro flessibile nell'UE, è stato oggetto di strumenti legislativi e/o accordi.

Grafico 6: Lavoratori a tempo parziale in relazione all'occupazione complessiva, 1995-2000

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

Fonte: Eurostat - Indagine sulle forze di lavoro

... e alle forme flessibili di lavoro

Vi è una tendenza generale verso forme di lavoro nuove e flessibili volte ad agevolare l'introduzione e l'uso di contratti a termine, del lavoro temporaneo e del lavoro a tempo parziale (per quest'ultimo cfr. grafico di cui sopra) mediante contratti collettivi. I governi, spesso in cooperazione con le parti sociali, rispondono anch'essi a tale tendenza e stanno sviluppando - o adattando - di conseguenza il loro quadro giuridico. Le agenzie di lavoro temporaneo sono ora regolamentate in tutti gli Stati membri da norme che spesso si applicano tramite accordi stipulati a livello delle parti sociali. Lo stesso vale per la maggior parte delle iniziative concernenti i contratti a tempo determinato; il loro numero aumenta nell'UE, ma la situazione varia notevolmente da un paese all'altro. Soltanto in alcuni Stati membri (Austria, Danimarca, Irlanda, Germania e Svezia) il telelavoro è stato oggetto di azioni specifiche o di accordi collettivi.

Flessibilità del lavoro e dell'orario di lavoro

* Il lavoro atipico [18] sta diventando sempre più diffuso e corrisponde ora al 29,8% di tutti i contratti (rispetto al 29,0% del 1999); le percentuali più elevate si trovano nei Paesi Bassi (54,3%), in Svezia (35,5%), in Spagna (33,7%) e in Francia (32,2%), le più basse in Grecia (12,3%), nel Lussemburgo (14,4%), in Italia (16,1%) e in Austria (23,8%); il numero dei lavoratori a tempo parziale con contratti a tempo determinato è rimasto stabile nel tempo, situandosi a meno del 3%.

[18] Il lavoro atipico comprende il lavoro a tempo parziale (sulla base di un'autovalutazione) e i rapporti di lavoro con contratti a tempo determinato (in cui rientrano, per definizione, il lavoro stagionale, il lavoro interinale e il lavoro occasionale).

* Nella maggior parte degli Stati membri il lavoro a tempo parziale è la forma più comune di lavoro atipico, eccezion fatta per Finlandia, Grecia, Portogallo e Spagna, in cui prevale il lavoro a tempo determinato.

* Nell'ultimo quinquennio la percentuale dei lavori a tempo parziale rispetto all'occupazione complessiva è aumentata costantemente fino a raggiungere il 18%. Tuttavia, per il terzo anno consecutivo, sono stati creati più posti di lavoro a tempo pieno (più di due milioni) che a tempo parziale (circa un milione). I posti di lavoro a tempo pieno corrispondono a quasi il 70% di tutti i posti di lavoro creati al netto, rispetto a solo 54% nel 1998 e 60% nel 1999. Un terzo di tutte le lavoratrici e il 6% di tutti i lavoratori ha un lavoro a tempo parziale.

* La media settimanale delle ore lavorate è rimasta quasi stabile tra il 1995 (36,6 ore) e il 1999 (36,5), ma è scesa a 36,2 ore nel 2000. La differenza tra l'orario lavorativo settimanale degli uomini e delle donne è rimasta stabile a 7,7 ore.

Una strategia modesta per quanto concerne l'organizzazione del lavoro e scarsa attenzione per la qualità del lavoro...

Forse a causa dell'attenzione preponderante dedicata alle questioni dell'orario di lavoro e a quelle giuridiche (in particolare al fine di flessibilizzare i tipi di contratti), altri aspetti nel contesto dell'organizzazione del lavoro non hanno ricevuto molta attenzione: ad esempio, la correlazione tra l'introduzione delle nuove tecnologie e la necessità di adattare il contesto organizzativo di un'impresa, le nuove tecniche gestionali, il lavoro di squadra, l'appiattimento delle gerarchie, il coinvolgimento dei lavoratori nei processi decisionali e la partecipazione ai risultati delle attività d'impresa, non sono aspetti trattati sistematicamente dai PAN.

Sono poche inoltre le iniziative specificamente riguardanti l'obiettivo di migliorare la qualità dell'occupazione introdotte quest'anno nell'ambito del pilastro adattabilità.

...eccezion fatta per la salute e la sicurezza sul lavoro

Nel campo della salute e della sicurezza sul lavoro, molti Stati membri (ad esempio Austria, Danimarca, Irlanda e Spagna) hanno sviluppato nuove strategie per assicurare una migliore applicazione delle normative esistenti e promuovere misure per la riduzione degli infortuni e delle malattie professionali. Strumento privilegiato di tale approccio è l'estensione dei sistemi di orientamento. Queste iniziative intendono migliorare la qualità del lavoro, questione che altrimenti non ha ricevuto la debita attenzione nell'ambito del pilastro adattabilità. In diversi Stati membri (ad esempio Danimarca, Paesi Bassi e Portogallo) le parti sociali partecipano direttamente o indirettamente agli organismi responsabili dello sviluppo, dell'attuazione e del monitoraggio della normativa in materia di salute e sicurezza a livello nazionale, regionale e aziendale.

Non si è data una risposta ampia in merito alla formazione e all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita

Si è intensificato l'impegno delle parti sociali verso l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita. Ma anche se gli Stati membri riferiscono di una consultazione o partecipazione delle parti sociali in merito allo sviluppo di strategie di apprendimento lungo tutto l'arco della vita, i dati qualitativi forniti nei PAN e nelle valutazioni delle parti sociali non sono sufficienti per trarre conclusioni generali sulla portata e il grado di tale partecipazione, soprattutto nella fase di attuazione. Le parti sociali ribadiscono tuttavia che il loro impegno tramite accordi collettivi o altre iniziative congiunte è aumentato rispetto all'anno scorso. Per quanto concerne la promozione della formazione nelle PMI vengono fornite soltanto poche informazioni. La maggior parte delle azioni, basate su accordi o iniziative congiunte o tripartite, concerne l'accesso individuale dei lavoratori alla formazione, i fondi destinati alla formazione e la formazione dei gruppi a rischio. Le azioni avanzate mettono in relazione l'orario di lavoro con la formazione tramite strumenti quali la contabilizzazione di lungo termine delle ore lavorate. L'obiettivo di dare a ogni lavoratore l'opportunità di ricevere nozioni di base in merito alla società dell'informazione entro il 2003 non è stato quasi trattato nei PAN 2001.

È migliorato il coinvolgimento delle parti sociali, ma il loro contributo manca ancora di visibilità e concretezza

In generale - e in linea con diverse raccomandazioni dell'anno scorso in relazione all'occupazione - il coinvolgimento delle parti sociali nello sviluppo e nell'attuazione delle strategie nazionali per l'occupazione è chiaramente migliorato. Tuttavia, la visibilità del loro contributo è ancora insoddisfacente; le parti sociali non hanno colto le opportunità offerte loro contestualmente all'orientamento 13, che le sollecita a riferire annualmente sulla modernizzazione dell'organizzazione del lavoro; nessun processo di tal genere è stato avviato in nessuno degli Stati membri.

2.2.4. Pari opportunità

Obiettivo di questo pilastro è rafforzare le politiche di pari opportunità per le donne e gli uomini sul mercato del lavoro, onde corroborare l'impatto delle politiche condotte nell'ambito degli altri tre pilastri. Tale obiettivo è perseguito con una strategia di mainstreaming della dimensione di genere trasversale a tutti e quattro i pilastri, riducendo i divari tra i generi (disoccupazione, occupazione, segregazione di genere e differenziali retributivi) e facendo leva su politiche finalizzate a conciliare la vita lavorativa e quella familiare. Quest'anno i nuovi elementi inseriti nel quarto pilastro riguardano in particolare l'integrazione orizzontale (mainstreaming) della dimensione di genere: si dovrebbero sviluppare sistemi consultivi con organi per la parità tra i sessi, e andrebbero applicate procedure per la valutazione d'impatto rispetto al genere e sviluppare indicatori sulla parità tra i sessi in relazione a ciascun orientamento. Inoltre, si dovrebbe incoraggiare l'accesso delle donne all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita e alla formazione alle TIC e si dovrebbe contemplare l'opportunità di fissare obiettivi nazionali per l'occupazione femminile e i servizi di custodia dei bambini e di assistenza ad altre persone non autonome.

Il ruolo della parità tra i sessi appare ridotto nella combinazione delle politiche

Mentre negli anni precedenti si era registrata una tendenza positiva nel modo in cui gli Stati membri affrontavano le questioni legate al genere, nel 2001 è stato dato un minor rilievo al pilastro pari opportunità, soprattutto rispetto all'anno scorso. Ciò vale in particolare per quegli Stati membri in cui la parità tra i sessi è più debole e in cui la sfida della partecipazione femminile al mercato del lavoro è più grande. È essenziale un riequilibrio delle politiche per incoraggiare attivamente la partecipazione delle donne sul mercato del lavoro, non solo per quanto concerne l'accesso, ma in particolare a metà carriera, onde aiutare le donne a rimanere più a lungo sul mercato del lavoro. Essenziali al riguardo sono le questioni della parità retributiva, la disponibilità di adeguate strutture di custodia dei bambini e di assistenza alle persone non autonome unitamente a soluzioni per conciliare la vita lavorativa e quella familiare, senza dimenticare l'aspetto dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita. Le parti sociali dovrebbero fare di più per migliorare la parità tra i sessi.

Risposte diseguali alle raccomandazioni sulla parità tra i sessi

I PAN 2001 costituiscono per gli Stati membri interessati la seconda opportunità di reagire alle raccomandazioni del Consiglio sulla parità tra i sessi. Le risposte sono diseguali. L'Irlanda, la Danimarca, la Finlandia, la Svezia e il Regno Unito hanno avviato alcune iniziative interessanti. Tuttavia, poiché alcune stanno ancora muovendo i primi passi, i loro risultati dovranno essere sottoposti a un attento monitoraggio e una valutazione del loro impatto è ancora prematura. La Germania, l'Austria, il Portogallo e il Lussemburgo hanno risposto parzialmente alle sollecitazioni. L'Italia, la Spagna e la Grecia hanno avviato alcune azioni ma, considerati il loro punto di partenza svantaggiato e l'entità dell'impegno necessario, le loro politiche devono essere rafforzate.

Accrescere la partecipazione delle donne - pochi obiettivi

Divario tra i generi in materia di occupazione e disoccupazione: i fatti

* Come negli anni precedenti, le donne sono state le principali beneficiarie della creazione di nuovi posti di lavoro. Ne consegue che nel 2000 il divario tra i sessi sul piano dell'occupazione si è leggermente ridotto nell'UE, scendendo a 18,5 punti percentuali. Esistono però ancora notevoli differenze tra paese e paese: si va dalla situazione della Svezia (3,8 punti), a quella della Grecia e della Spagna (circa 30 punti). Nell'UE il divario occupazionale di genere espresso in equivalente a tempo pieno è stato nel 2000 di 25,7 punti percentuali.

* Dei più di 1,6 milioni di posti di lavoro che le donne sono andate a occupare nel 2000 la maggior parte era a tempo parziale. Nel periodo 1995-2000 la percentuale dei lavori a tempo parziale rispetto all'occupazione complessiva è salita al 18%, pari a un terzo di tutte le donne occupate e al 6% di tutti gli uomini occupati.

* I tassi di disoccupazione nel 2000 sono calati sia per gli uomini che per le donne, determinando un tasso medio di disoccupazione femminile inferiore al 10%. Tuttavia, con una media UE di disoccupazione maschile situata ora al 7%, il divario di genere sul piano della disoccupazione è calato soltanto dello 0,2, scendendo a 2,7 punti percentuali. La Spagna continua ad avere il più alto divario di genere sul piano della disoccupazione nell'UE. Altri paesi che presentano una differenza marcata tra i tassi di disoccupazione maschili e femminili sono la Grecia, l'Italia, la Francia e il Belgio.

Il fatto di raggiungere l'obiettivo di piena occupazione nel lungo termine fissato al vertice di Lisbona è funzionale alla maggiore integrazione delle donne sul mercato del lavoro. Anche se i tassi occupazionali delle donne sono aumentati dal 1999 esiste ancora un sensibile divario di genere, pari a 18 punti percentuali. Le misure volte a promuovere la parità tra i sessi sono numerose, ma nella maggioranza dei casi si tratta di misure isolate prive di un forte impatto sulla situazione complessiva. La maggior parte delle iniziative è volta a facilitare il reinserimento delle donne disoccupate e inattive sul mercato del lavoro, ad aumentare le opportunità di formazione e istruzione, a riformare i sistemi fiscali e previdenziali e a introdurre misure per conciliare la vita lavorativa e quella familiare. Gli orientamenti per l'occupazione 2001 hanno invitato gli Stati membri a contemplare l'opportunità di fissare obiettivi per accrescere l'occupazione femminile ma, a eccezione della Francia, del Portogallo e dei Paesi Bassi, gli Stati membri non hanno fissato obiettivi nazionali in tal senso. Si noti in particolare che i paesi che presentano tassi di occupazione femminile bassi non hanno fissato obiettivi nazionali e hanno introdotto soltanto azioni limitate per migliorare l'attuale situazione occupazionale delle donne (Spagna, Grecia e Italia).

Si registrano progressi nell'integrazione orizzontale della dimensione di genere, ma manca una strategia globale

Si sono compiuti alcuni progressi nell'attuazione dell'integrazione orizzontale della dimensione di genere in termini di meccanismi di cooperazione e di strumenti per la valutazione d'impatto rispetto al genere, ma nella maggior parte degli Stati membri manca ancora una strategia globale [19]. Gli Stati membri non hanno applicato la valutazione d'impatto rispetto al genere per ciascun orientamento e non hanno sviluppato adeguati indicatori per misurare i progressi compiuti. Tuttavia, i paesi che hanno recentemente recepito l'obiettivo di mainstreaming della dimensione di genere continuano a registrare progressi, ad esempio estendendo le politiche a livello regionale e introducendo programmi di formazione in materia di genere per il personale delle amministrazioni pubbliche (ad esempio Francia e Irlanda). I paesi nordici confermano il loro impegno nei confronti dell'integrazione orizzontale della parità tra i sessi. D'altro canto alcuni paesi destinatari di una raccomandazione quanto alla necessità di promuovere o continuare gli sforzi di mainstreaming della dimensione di genere (Grecia, Germania, Italia, Spagna e Lussemburgo) non hanno intrapreso un'azione decisiva per migliorare la situazione.

[19] Per globali si intendono in questa sede misure che coprano i sistemi consultivi con organi per la parità tra i sessi, anche a livello regionale, procedure di valutazione d'impatto rispetto al genere per i nuovi strumenti legislativi, la messa a punto di indicatori e statistiche e sensibilizzazione sotto forma di informazione, formazione, indagini e altri approcci innovativi.

Gli obiettivi di parità tra i sessi non sono ancora debitamente integrati nelle politiche occupazionali contestualmente agli altri tre pilastri. Scarsa attenzione è stata riservata alle questioni di genere nelle politiche finalizzate a migliorare le abilità TIC e a realizzare una società basata sulla conoscenza. Vengono segnalate pochissime iniziative volte a ridurre gli effetti negativi dei sistemi fiscali e previdenziali.

I differenziali retributivi di genere rimangono elevati

Differenziali retributivi di genere: i fatti (cfr. anche grafico 7)

* Stando ai dati più recenti a livello UE (fonte: Panel europeo delle famiglie, retribuzione oraria per i dipendenti che lavorano 15 ore o più), il divario retributivo tra i generi è calato di 2 punti percentuali tra il 1996 e il 1997, ma permane ancora attorno al 14%.

* La situazione risulta peggiore nel settore privato, in cui i differenziali retributivi raggiungono addirittura 19 punti percentuali, rispetto ai 10 del settore pubblico. I differenziali retributivi di genere sono calati o sono rimasti stabili in tutti gli Stati membri, a eccezione di Spagna e Austria in cui si sono constatati leggeri aumenti.

Grafico 7: Differenziale retributivo di genere nel 1997: in generale e suddiviso per i settori pubblico e privato

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

Fonte: Eurostat, Panel europeo delle famiglie. Non sono disponibili dati per la Svezia.

Nonostante l'elevato profilo conferito alla questione del differenziale retributivo di genere dal vertice di Stoccolma, le misure volte a ridurre il divario salariale e i differenziali di reddito tra le donne e gli uomini sono limitate. Le iniziative si limitano per lo più a riesaminare i sistemi di classificazione delle mansioni, a diverse misure legislative e a relazioni di studio. Laddove nuove iniziative sono adottate, queste si trovano ancora in uno stadio iniziale e mancano spesso azioni concrete. Gli Stati membri dovranno compiere sforzi ben maggiori per affrontare questi problemi. Ancora più importante è il ruolo e la responsabilità delle parti sociali. Esse non hanno affrontato questa problematica in modo specifico, soprattutto in mercati del lavoro in cui la domanda è alta, il che smentisce le loro dichiarazioni pubbliche e posizioni di principio. Tuttavia, vi sono alcuni buoni esempi di approcci innovativi, volti ad esempio ad accrescere la trasparenza dei salari e a rendere più facile adire i tribunali per questioni di parità retributiva in Danimarca, e si segnala anche l'introduzione di un obbligo legale per i datori di lavoro di rivedere annualmente i salari onde individuare eventuali differenziali retributivi ingiustificati in Svezia.

Alcune azioni positive per affrontare la segregazione di genere

Segregazione di genere: i fatti

* L'occupazione nei vari settori rimane altamente segregata rispetto al genere, con una sovrarappresentanza degli uomini nell'agricoltura, nell'industria e nei servizi finanziari e una sovrarappresentanza delle donne negli altri servizi, tra cui la sanità, l'istruzione e i servizi alle famiglie. Nel periodo 1995-2000, la segregazione è diminuita soltanto in alcuni settori, come quello della vendita all'ingrosso e al dettaglio e dell'intermediazione finanziaria. L'occupazione nei settori ad alta tecnologia in espansione tende ad avere una connotazione di genere in quanto quasi due terzi degli occupati sono uomini.

* La segregazione di genere per settori e occupazioni rimane stabile rispetto all'anno scorso (17,8% nei settori e 25,2% nelle occupazioni [20]). La Finlandia, la Svezia e la Danimarca presentano la più elevata segregazione per occupazione, con percentuali che vanno dal 28% al 30%. La Finlandia, la Svezia, il Portogallo, l'Irlanda e l'Austria hanno la più grande segregazione per settori con più del 20%.

[20] La segregazione di genere è misurata applicando la percentuale nazionale di occupazione femminile e maschile a ciascun settore/occupazione. Le differenze sono sommate per produrre la cifra complessiva dello squilibrio di genere. Tale cifra è quindi presentata quale proporzione dell'occupazione totale.

La segregazione di genere ha un effetto negativo sull'efficienza e sul funzionamento del mercato del lavoro. La questione è stata affrontata dalla maggior parte dei paesi che presentano livelli elevati di segregazione occupazionale e settoriale e che hanno ricevuto una raccomandazione in questo ambito. Le iniziative vanno dal cambiamento delle scelte educative alla definizione di obiettivi in materia di reclutamento per le professioni sottorappresentate e alla formazione delle donne all'imprenditorialità. Tuttavia, i cambiamenti sul piano della segregazione di genere sono lenti e sono anche strettamente correlati ad altri cambiamenti strutturali nell'ambito dell'economia. Si registrano alcune nuove - anche se assai modeste - iniziative volte a promuovere la partecipazione delle donne al processo decisionale.

La mancanza di asili nido limita la partecipazione femminile

Impatto dei figli sull'occupazione: i fatti

* La presenza dei bambini influisce sulla piena partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Nel 2000, negli 11 Stati membri per cui si dispone di dati, il 72% delle donne tra i 20 e i 50 anni prive di figli aveva lavoro, contro soltanto il 59% delle donne con figli di meno di 6 anni. Al contrario, la partecipazione degli uomini all'occupazione tende ad aumentare in presenza di un bambino in tenera età. Il 94% degli uomini tra i 20 e i 50 anni che hanno bambini hanno lavoro, rispetto all'89% degli uomini senza figli.

Quest'anno si registrano numerose iniziative volte ad aiutare i genitori che lavorano grazie a un'organizzazione del lavoro più flessibile, a servizi di custodia dei bambini migliori e più flessibili e a riforme dei sistemi fiscali e previdenziali. Inoltre si segnalano nei PAN diverse iniziative positive volte ad incoraggiare le donne a riprendere il lavoro dopo un'assenza.

Anche se il Belgio, il Regno Unito, la Francia, la Grecia, il Portogallo e l'Irlanda hanno fissato l'obiettivo di aumentare la disponibilità dei servizi di custodia dei bambini, per la maggior parte tali servizi non sono sufficienti per rispondere all'entità della domanda. I paesi con pochi asili nido, soprattutto per i bambini da 0 a 3 anni di età, non hanno fissato obiettivi quantitativi e hanno intrapreso soltanto azioni limitate per migliorare la situazione (Italia, Spagna, Austria, Germania e Paesi Bassi).

L'assistenza agli anziani richiede attenzione

Un nuovo ambito che diverrà sempre più importante è la cura di altre persone non autonome, in particolare gli anziani. La maggioranza degli Stati membri non ha ancora iniziato a esaminare con attenzione tale problema e manca quindi una strategia chiara, per non parlare di obiettivi. Tuttavia, alcuni Stati membri (Francia, Lussemburgo, Grecia, Portogallo e Spagna) hanno introdotto alcune nuove iniziative nei loro PAN 2001.

3. Attuazione delle raccomandazioni e degli orientamenti per l'occupazione 2001: Valutazione dei risultati e delle politiche per Stato membro

BELGIO

Valutazione d'insieme - La forte crescita economica (4,0% nel 2000) ha avuto un impatto positivo sugli sviluppi del mercato del lavoro: la crescita dell'occupazione è stata dell'1,8%, il tasso di occupazione è salito al 60,5% e il tasso di disoccupazione è sceso al 7,0%. Le perduranti debolezze del mercato del lavoro belga vengono però affrontate soltanto in modo graduale: elevati afflussi verso la disoccupazione di lunga durata, scarsa partecipazione degli anziani al mercato del lavoro e un crescente numero di carenze di manodopera, elevati oneri fiscali e non fiscali sul lavoro. Inoltre vi sono notevoli disparità regionali e subregionali per quanto concerne i risultati del mercato del lavoro.

Policy-mix [21] - Il PAN belga presenta una buona rassegna d'insieme del modo in cui le diverse autorità belghe definiscono la combinazione delle politiche onde attuare la strategia europea per l'occupazione. Si sono intensificati gli sforzi per aumentare la coerenza del PAN belga, ma il numero complessivo di strumenti del mercato del lavoro è ancora elevato. I bilanci destinati a ciascuno dei quattro pilastri indicano che i primi due pilastri costituiscono il grosso del PAN. Per quanto concerne il pilastro adattabilità, il Belgio registra buoni risultati relativamente alla flessibilità, ragion per cui vi è meno bisogno di nuove misure in tale ambito. Quello delle pari opportunità è un orientamento orizzontale incorporato in diverse altre politiche discusse nel PAN. Le parti sociali sono state coinvolte attivamente nella preparazione e nel seguito da dare al PAN a livello regionale e nazionale.

[21] Contestualmente all'attuazione degli orientamenti per l'occupazione, il termine "combinazione delle politiche" (policy mix) si riferisce all'equilibro fra i quattro pilastri degli orientamenti stessi.

Risposta alle raccomandazioni del Consiglio del 2000 - Si sono prese misure per accrescere l'azione preventiva per i giovani disoccupati ma non è stato ancora proposto un appropriato sistema di intervento precoce per i disoccupati adulti. Per quanto concerne la partecipazione degli anziani al mercato del lavoro, si sono prese diverse misure per dare incentivi positivi a rimanere nel mondo del lavoro, ma resta ancora da vedere se basteranno a ridurre i pensionamenti anticipati. La cooperazione tra le diverse autorità preposte al mercato del lavoro è migliorata, come è dimostrato da diversi accordi di cooperazione, anche se si attendono risultati a livello operativo. Il sistema impositivo è stato reso più propizio all'occupazione grazie a un ampio pacchetto di riforme, mentre si deve continuare a migliorare il sistema previdenziale. Vengono prese diverse iniziative per dare un più solido fondamento a un'economia e a una società basata sulla conoscenza, ma manca ancora una strategia completa di apprendimento lungo tutto l'arco della vita, essenzialmente a causa del gran numero di soggetti coinvolti.

Sfide future - Il Belgio deve esaminare le strategie più efficaci per raggiungere gli obiettivi stabiliti in relazione ai tassi occupazionali complessivi, come anche a quelli delle donne e dei lavoratori anziani. Per quanto concerne l'accresciuta partecipazione dei lavoratori anziani, occorrono iniziative per contenere i programmi di prepensionamento, combinate con ulteriori incentivi (per i lavoratori e i datori di lavoro) onde incoraggiare i lavoratori anziani a rimanere sul lavoro, ponendo l'accento su una formazione mirata. Occorre con urgenza una più intensa azione preventiva per gli adulti assieme a programmi di attivazione per i disoccupati di lunga o lunghissima durata, al fine di evitarne l'emarginazione. Le diverse autorità e le parti sociali dovrebbero cooperare per sviluppare una strategia più coerente di apprendimento lungo tutto l'arco della vita e valutare l'efficacia relativa degli strumenti attuali per la promozione dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita tra i diversi gruppi. Il Belgio si trova ad affrontare acute carenze di manodopera in alcuni segmenti del mercato del lavoro. Per affrontare tale problema occorrono ulteriori misure per rendere più attraente e qualitativamente valida l'istruzione tecnico-professionale e per abbattere le barriere regionali, linguistiche ed etniche sul mercato del lavoro.

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DANIMARCA

Valutazione d'insieme - L'economia danese continua a funzionare bene, con una crescita economica attorno al 2,9% nel 2000. Anche se si è registrato soltanto un piccolo aumento del tasso complessivo di occupazione, salito al 76,3%, si tratta comunque del più alto nell'UE, sia per quanto concerne gli uomini (80,8%) che le donne (71,6%). La disoccupazione è diminuita ulteriormente scendendo al 4,7%, in particolare per le donne; la disoccupazione giovanile è scesa al 5,3% e la disoccupazione di lunga durata è pari all'1%. Il mercato del lavoro rimane contratto, con segni di carenze in certe regioni e in certi settori. Anche le tendenze demografiche preannunciano una riduzione nel lungo termine della crescita naturale della forza lavoro.

Policy-mix [22] - La Danimarca sta reagendo in modo positivo alla necessità di aumentare la forza lavoro attingendo a bacini di lavoratori potenziali come ad esempio le persone di più di 55 anni e gli immigrati, incoraggiando un mercato del lavoro più inclusivo, accrescendo la qualità dell'istruzione e migliorando le qualifiche di coloro che già lavorano. Alla sfida di lungo termine si risponde con una strategia veramente completa di apprendimento lungo tutto l'arco della vita, un uso accresciuto delle TIC e la stabilizzazione degli oneri impositivi e le riduzioni del debito pubblico, onde assicurare che l'onere finanziario non divenga eccessivo. Azioni di sostegno sono intraprese nell'ambito di tutti i pilastri, anche se il PAN fornisce scarse informazioni sull'accesso all'occupazione per coloro che sono esposti all'emarginazione sociale. Anche se l'afflusso verso la disoccupazione di lunga durata è basso, si sono registrati ritardi nel far sì che tutti siano oggetto di piani d'azione prima delle soglie del sesto e del dodicesimo mese. Una nuova strategia industriale è finalizzata ad accrescere il numero di nuove imprese e a snellire gli oneri amministrativi per le PMI. Il 2001 è l'anno della riduzione dell'imposta sulle società. Vengono proposte azioni innovative per ridurre i differenziali retributivi di genere e la segregazione. Le parti sociali svolgono un ruolo attivo nella formazione delle politiche e nella loro attuazione a tutti i livelli, compresa l'introduzione di una maggiore flessibilità nell'organizzazione del lavoro.

[22] Contestualmente all'attuazione degli orientamenti per l'occupazione, il termine "combinazione delle politiche" (policy mix) si riferisce all'equilibro fra i quattro pilastri degli orientamenti stessi.

Risposta alle raccomandazioni del Consiglio del 2000 - Le riforme in corso per ridurre la pressione fiscale complessiva sul lavoro hanno portato a una certa riduzione dell'aliquota fiscale marginale, anche se inferiore alle aspettative a causa di un aumento delle imposte locali. Le piccole differenze tra prestazioni sociali e bassi salari indicano inoltre che le riformi fiscali hanno scarso effetto sugli incentivi al lavoro per i gruppi a basso reddito, poiché gli incentivi al lavoro continuano a dipendere essenzialmente da regole rigorose di disponibilità e da criteri di ammissibilità unitamente a politiche del mercato del lavoro più efficienti. Sono continuati gli sforzi per rendere più inclusivo il mercato del lavoro e la riforma del sistema di pensionamento volontario indica che vi sono stati alcuni risultati nell'ottica di mantenere le persone nel mondo del lavoro. Nuove iniziative finalizzate a migliorare il contesto lavorativo tentano di ridurre le uscite dal mondo del lavoro dovute a problemi sanitari. Anche se si è registrato un forte calo del numero di disoccupati in congedo di formazione, il numero di quelli in congedo parentale non si è ridotto in modo marcato. Si sono fatti notevoli sforzi verso l'integrazione orizzontale della dimensione di genere e tale principio ha ora acquistato valore legale. Nuove iniziative sono state avviate per affrontare il problema della segregazione di genere e dei differenziali salariali.

Sfide future - La sfida principale consiste ora nell'accrescere sia la qualità che la quantità della manodopera, in parte aumentando i tassi di partecipazione e migliorando la produttività. Si dovranno ancora sorvegliare da vicino e valutare gli effetti delle riforme attuate, in particolare la riforma dei sistemi fiscale e previdenziale, per vedere se essi siano sufficienti ad attirare un maggior numero di persone verso il mondo del lavoro. In tale contesto si dovrà riservare un'attenzione maggiore all'integrazione delle minoranze etniche. Gli effetti delle nuove iniziative volte ad affrontare la segregazione di genere e i differenziali salariali andranno anch'essi monitorati, comprese le misure volte a ridurre i problemi delle strozzature. I PAN futuri dovrebbero comprendere migliori informazioni sulle persone non coperte dall'assicurazione contro la disoccupazione.

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GERMANIA

Valutazione d'insieme - Con il 3% nel 2000 la crescita del PIL in termini reali è stata la più alta dell'ultimo decennio, come anche la crescita dell'occupazione, pari all'1,5%. La disoccupazione (7,9%) continua la sua tendenza calante, ma la creazione di posti di lavoro nella parte orientale del paese ristagna e la disoccupazione rimane elevata. Il tasso di disoccupazione giovanile continua ad essere notevolmente inferiore alla media dell'UE, ma il serbatoio di disoccupati di lunga durata, pur riducendosi gradualmente, ammonta al 4,0% e rimane superiore alla media dell'UE, mentre l'afflusso rimane invariato. Il tasso di occupazione per i lavoratori anziani (55-64 anni), pur essendo simile alla media dell'UE, non è aumentato negli ultimi anni.

Policy mix [23] - Le cose da fare sono affrontate con tutta una serie di misure nel quadro di una politica macroeconomica complessiva orientata alla stabilità e alla crescita, nonché applicando la moderazione salariale e la sostenibilità di lungo periodo per le finanze pubbliche. Le azioni nell'ambito del pilastro occupabilità vengono progressivamente rafforzate, ma devono essere maggiormente messe a fuoco e acquistare una maggiore coerenza. Anche se l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita è iscritto nell'agenda politica, esso dovrà essere però attuato in modo più vigoroso con partenariati tra il governo federale, i governi dei Länder e tutti gli altri soggetti del mondo dell'istruzione e della formazione e le parti sociali. Analogamente, via via che gli sforzi strategici condotti dalle e con le parti sociali nella "Alleanza per il lavoro" sono portati avanti, molti di essi richiedono di essere seguiti in modo più intenso nell'ambito degli accordi collettivi e, se del caso, con un sostegno finanziario pubblico. Diverse azioni specifiche volte a promuovere l'imprenditorialità e in particolare riforme del sistema d'imposizione dei redditi delle persone fisiche e delle società stanno migliorando il clima delle imprese incoraggiando l'investimento. L'integrazione orizzontale della dimensione di genere continua a occupare un posto importante sull'agenda, ma occorrono risultati più concreti.

[23] Contestualmente all'attuazione degli orientamenti per l'occupazione, il termine "combinazione delle politiche" (policy mix) si riferisce all'equilibro fra i quattro pilastri degli orientamenti stessi.

Risposta alle raccomandazioni del Consiglio del 2000 - Mentre si sono prese misure per rafforzare l'approccio preventivo, gli strumenti sviluppati sinora non sono ancora adeguati per raggiungere gli obiettivi 2002 dell'orientamento 1 riducendo in modo sostanziale la disoccupazione di lunga durata. La sfida consistente nel migliorare le prospettive generali dell'occupazione che, alla luce degli obiettivi di Stoccolma, è particolarmente importante per gli anziani, è stata chiaramente riconosciuta da tutti i soggetti del mercato del lavoro e costituisce un punto importante del processo "Alleanza per il lavoro". Per quanto concerne i tassi occupazionali complessivi e quelli relativi alle donne si registra un progresso graduale verso gli obiettivi di Lisbona. A partire da ulteriori sviluppi positivi nel contesto del sistema di formazione duale, nonché di diverse azioni volte a migliorare la formazione continua, l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita è diventato un'importante questione politica. Il governo federale ha sviluppato un insieme di azioni mirate e innovative nel quadro di un piano d'azione per l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, ma ciò non si è tradotto in una strategia completa e sostenuta da tutte le parti, comprese quelle dell'"Alleanza per il lavoro", né in obiettivi quantitativi pertinenti. Ne sono risultate finora poche iniziative concrete soprattutto per quanto concerne le diverse innovazioni e le riforme qualitative della formazione, compresa la formazione alle TIC. La continua riduzione dell'imposta sui redditi delle persone fisiche e il recente abbassamento dell'imposta sulle società, nonché il progressivo aumento della tassa ecologica, continua a ridurre l'onere fiscale complessivo. Sono stati avviati progetti pilota per ridurre i costi salariali all'estremità più bassa della scala retributiva ed è continuato il duplice approccio di integrazione orizzontale della dimensione di genere affiancato da azioni specifiche per le donne. Il governo è impegnato a intraprendere azioni per affrontare l'impatto del sistema fiscale e del sistema previdenziale sull'occupazione femminile e per ridurre il differenziale retributivo di genere sulla base di una relazione che verrà presentata nell'autunno 2001.

Sfide future - Continua a sussistere un notevole deficit di posti di lavoro soprattutto nella parte orientale del paese. Allo stesso tempo si manifestano chiaramente carenze di qualifiche, soprattutto nelle TIC. Si deve consolidare l'approccio preventivo, soprattutto per le minoranze etniche e gli immigrati, nonché per coloro che vivono nella Germania orientale. L'occupazione tra i lavoratori anziani deve essere aumentata. L'apprendimento lungo tutto l'arco della vita richiede un maggiore investimento nel capitale umano, un più chiaro impegno delle parti sociali, e appropriati obiettivi qualitativi e quantitativi. Il miglioramento dell'integrazione sociale tramite migliori opportunità occupazionali per i bassi salari continua a costituire una sfida. Rimangono importanti questioni da risolvere, come ad esempio fornire strutture più numerose ed economiche di custodia dei bambini e di assistenza alle persone non autonome e scuole a tempo pieno, predisporre orari lavorativi che vadano incontro alle esigenze delle famiglie, ridurre i disincentivi fiscali ed eliminare i differenziali retributivi discriminatori. Il processo di recupero nella Germania orientale deve essere rafforzato mediante coerenti politiche regionali e strutturali, onde ridurre in modo sostanziale la sottoccupazione. Lo sviluppo di obiettivi e di indicatori di progresso in relazione a tutti i pilastri dovrà essere accelerato.

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GRECIA

Valutazione d'insieme - Nel 2000 l'economia greca ha registrato una crescita del 4,1%, a un ritmo più veloce della media dell'UE (3,3%) per il quinto anno consecutivo. La Grecia è ora membro dell'area dell'euro. La produttività del lavoro è migliorata, come anche la crescita complessiva dell'occupazione e il tasso generale di occupazione. Tuttavia, persistono i principali problemi strutturali del mercato del lavoro greco: un tasso di occupazione inferiore (55,6%) alla media dell'UE (63,3%) e un elevato tasso di disoccupazione che, malgrado una riduzione registratasi per la prima volta da molti anni dall'11,6% del 1999 all'11,1% del 2000, rimane superiore alla media UE, in particolare per quanto concerne i giovani e le donne. Il divario tra i generi sul piano dell'occupazione è ancora il più alto nell'UE e quello relativo alla disoccupazione il secondo più alto.

Policy-mix [24] - La Grecia ha risposto alle sfide summenzionate con una serie di misure volte a combattere le rigidità del mercato del lavoro, a incoraggiare l'imprenditorialità e l'adattabilità, ad aumentare l'occupazione, a ridurre la disoccupazione e a modernizzare l'organizzazione del lavoro. La loro attuazione deve essere accelerata e sottoposta a monitoraggio se si vuole che vengano raggiunti risultati concreti. È all'esame una grande razionalizzazione e riforma del sistema della previdenza sociale. Quello dell'occupabilità rimane il pilastro più importante, anche se vi è un graduale passaggio di accento verso gli altri pilastri. La riforma dei servizi pubblici dell'occupazione è in corso, ma occorreranno ulteriori sforzi per accelerare il processo. Sono state prese misure per promuovere l'imprenditorialità, mentre occorrono nuovi incisivi provvedimenti per promuovere la parità tra i sessi. Le parti sociali hanno partecipato attivamente alle discussioni su tali misure, ma devono continuare gli sforzi per un loro coinvolgimento più attivo e costruttivo nella concezione e attuazione delle politiche, con l'incoraggiamento del governo. Sono previste misure per l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita e la formazione, la società basata sulla conoscenza, l'imprenditorialità e le pari opportunità. Anche se è vero che sono visibili i progressi, occorre intensificare gli sforzi per lo sviluppo e il monitoraggio di indicatori, obiettivi quantitativi e analisi comparate.

[24] Contestualmente all'attuazione degli orientamenti per l'occupazione, il termine "combinazione delle politiche" (policy mix) si riferisce all'equilibro fra i quattro pilastri degli orientamenti stessi.

Risposta alle raccomandazioni del Consiglio del 2000 - Il PAN greco per il 2001 è presentato in modo più completo e strategico. Certe misure devono essere meglio impostate sugli orientamenti. È in corso la ristrutturazione dei servizi pubblici dell'occupazione: il grosso della riforma dovrebbe essere realizzato entro la fine del 2003, mentre misure complementari verranno portate avanti fino alla fine del 2005. Ciò non dovrebbe però porre ostacoli alla piena attuazione dell'approccio preventivo e individualizzato e all'ottemperanza alla SEO. L'azione speciale intrapresa per migliorare le statistiche sui flussi è benvenuta, ma permane la necessità di un sistema completo di monitoraggio statistico. Le misure adottate per ridurre le tasse e incoraggiare la partecipazione al mercato del lavoro vanno nella direzione giusta. Un maggiore coinvolgimento delle donne sul mercato del lavoro è anticipato mediante azioni di mainstreaming e azioni speciali, ma vi è ampio spazio per ulteriori progressi. La strategia completa di apprendimento lungo tutto l'arco della vita si trova ancora nella fase iniziale. Le misure volte a ridurre gli oneri amministrativi legati alla creazione di nuove imprese sono positive, ma gli sforzi dovrebbero continuare. Anche se la maggior parte dei nuovi posti di lavoro è stata creata nel settore dei servizi, le piene potenzialità occupazionali di questo settore dovrebbero essere valorizzate meglio. Si sono registrati sviluppi positivi nell'approccio di partenariato, ma si dovrebbero portare avanti gli sforzi, in particolare con le parti sociali.

Sfide future - Nonostante alcuni miglioramenti, le carenze strutturali del mercato del lavoro persistono. Tuttavia, la Grecia dovrebbe continuare e intensificare gli sforzi per sviluppare un quadro strategico e un insieme di politiche coordinate ed equilibrate; accelerare la riforma dei servizi pubblici dell'occupazione e attuare politiche preventive, individualizzate e di attivazione; migliorare il sistema di monitoraggio statistico; incoraggiare ulteriormente la partecipazione al mercato del lavoro, in particolare delle donne e dei giovani; sviluppare ulteriormente e attuare una strategia completa per l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita e migliorare la qualità dell'istruzione e della formazione professionale, rafforzare i collegamenti con i bisogni del mercato del lavoro e incoraggiare ulteriormente le parti sociali ad adottare un atteggiamento più attivo e costruttivo, in particolare per modernizzare l'organizzazione del lavoro. Inoltre, la Grecia dovrà rafforzare il monitoraggio e la valutazione delle misure già adottate per poter avviare eventuali azioni correttive.

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SPAGNA

Valutazione d'insieme - Il 2000 in Spagna è stato contrassegnato da una forte crescita. Il PIL e l'occupazione sono aumentati rispettivamente del 4,1% e del 3,3%, ben al di sopra della media dell'UE, mentre la disoccupazione è calata (anche se meno che nell'anno precedente, a causa di un forte aumento della forza lavoro). Tuttavia, i tassi di disoccupazione, situati al 14,1%, rimangono molto più alti di quelli della media dell'UE e i tassi occupazionali (55%) molto più bassi, soprattutto tra le donne e i giovani. Una quota elevata di contratti a tempo determinato e una scarsa percentuale di lavoro a tempo parziale, ben al di sotto della media dell'UE, sono ancora caratteristiche preoccupanti del mercato del lavoro spagnolo. Inoltre, importanti disparità regionali sul piano dei tassi di disoccupazione coesistono con crescenti carenze di manodopera in certi settori e in certe occupazioni.

Policy-mix [25] - La strategia spagnola per l'occupazione nel PAN 2001 può essere definita una continuazione di quella adottata negli anni precedenti. Essa si basa sul miglioramento dell'occupabilità della forza lavoro mediante lo sviluppo di misure attive e anche sull'incoraggiamento della domanda di lavoro, segnatamente con una riduzione dei costi fiscali e amministrativi a carico delle imprese e la creazione di posti di lavoro stabili. L'obiettivo della piena occupazione è stato oggetto di dibattito ma, nonostante l'aumento dell'occupazione e il tasso d'occupazione fissato al 60% nella previsione per il 2004 nel contesto del programma di stabilità, non sono stati fissati obiettivi precisi. Sono state introdotte misure positive nell'organizzazione del lavoro, senza che però abbiano avuto finora risultati significativi. Per quanto concerne le pari opportunità, l'accento è stato posto su misure specifiche piuttosto che sull'integrazione orizzontale della dimensione di genere o su strategie per l'occupabilità delle donne. Anche se le organizzazioni sindacali e quelle del padronato sono state coinvolte attivamente nell'elaborazione del PAN, esse non hanno appoggiato tutte le iniziative proposte. Non è stato raggiunto un accordo con le parti sociali sulla proposta di una nuova legge di riforma del mercato del lavoro precedentemente alla sua adozione.

[25] Contestualmente all'attuazione degli orientamenti per l'occupazione, il termine "combinazione delle politiche" (policy mix) si riferisce all'equilibro fra i quattro pilastri degli orientamenti stessi.

Risposta alle raccomandazioni del Consiglio del 2000 - Anche se le misure proposte coprono le raccomandazioni, non tutte sono state esplicitamente trattate nel PAN 2001. La politica occupazionale è incentrata sull'attivazione delle prestazioni di disoccupazione e, considerata la riduzione del numero dei disoccupati, sull'intensificazione degli sforzi di bilancio. Gli sforzi per meglio coordinare i servizi regionali per l'occupazione sono importanti, ma il completamento del sistema ha subito ancora ritardi. Nonostante un continuato aumento del tasso di occupazione femminile e recenti misure legali di azione positiva, l'integrazione orizzontale delle pari opportunità deve essere rafforzata. Le misure atte a garantire un aumento significativo della manodopera femminile sono ancora insufficienti, soprattutto nel campo dei servizi di custodia dei bambini da 0 a 3 anni di età e di assistenza alle altre persone non autonome, e non sono stati fissati obiettivi quantificati. Il progetto di una nuova legge sulla formazione professionale è andato avanti e il terzo accordo nazionale sulla formazione continua è stato firmato nel dicembre 2000 con le parti sociali. Tuttavia non sono stati proposti obiettivi specifici relativamente all'attuazione di una strategia coerente di apprendimento lungo tutto l'arco della vita. La nuova legge sulla riforma del mercato del lavoro introduce una maggiore flessibilità nei contratti. Essa mira a incoraggiare le assunzioni stabili, a promuovere il lavoro a tempo parziale e riserva un'attenzione specifica alle persone con particolari difficoltà a entrare nel mercato del lavoro. Sono state adottate alcune misure riguardanti i disincentivi al lavoro a seguito del sistema di prestazioni sociali nonché misure volte a ridurre gli oneri fiscali che gravano sul lavoro.

Sfide future - La Spagna deve intensificare gli sforzi per assicurare la disponibilità di una manodopera sufficientemente qualificata e flessibile, rafforzare l'uso delle TIC e promuovere una società basata sulle conoscenze. L'adozione della legge sulla formazione professionale dovrebbe rientrare in una strategia generale di apprendimento lungo tutto l'arco della vita che deve coprire l'integrazione dei tre sottosistemi di formazione professionale e realizzare una maggiore coerenza con la politica educativa e l'apprendimento non formale a tutti i livelli. Si dovranno intraprendere ulteriori azioni per promuovere misure specifiche per l'invecchiamento attivo. Per accrescere il coordinamento tra i servizi regionali per l'occupazione e garantire un adeguato equilibrio tra lo sviluppo regionale e la mobilità occupazionale e geografica, la riforma di tali servizi deve essere completata e se ne deve monitorare l'impatto. La qualità degli indicatori dei PAN deve essere migliorata. In tale contesto, lo sviluppo del nuovo sistema di monitoraggio statistico (SISPE) dovrebbe svolgere un ruolo importante. Una riduzione dei contratti a tempo determinato e un maggiore uso dei contratti a tempo parziale rimangono sfide importanti. L'obiettivo di accrescere i tassi di occupazione femminile richiede l'attuazione urgente di misure efficaci, soprattutto per promuovere la conciliazione tra la vita familiare e la vita lavorativa e in particolare i servizi di custodia dei bambini e di assistenza alle altre persone non autonome.

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FRANCIA

Valutazione d'insieme - La strategia francese, concentrata su una maggiore crescita a più alto utilizzo di manodopera e risoltasi a beneficio di tutti, è ora in via di riallineamento sugli obiettivi fissati dai Consigli europei di Lisbona e di Stoccolma. Il fulcro è ora la qualità del lavoro: posti più stabili e meglio pagati a maggiore intensità di conoscenza e con le migliori condizioni organizzative e di sicurezza dell'impiego. L'aumento della domanda interna ha portato a una crescita occupazionale del 2% e a una riduzione della disoccupazione (-1.7%). Iniziative come quella denominata posti di lavoro per i giovani e, in una certa misura, la riduzione dell'orario di lavoro hanno avuto un effetto positivo sull'occupazione. In questo contesto, i negoziati fra le parti sociali sull'orario di lavoro hanno sortito effetti positivi, promuovendo la moderazione salariale e un aumento della produttività mediante la riorganizzazione del lavoro. Tuttavia, il tasso di disoccupazione complessivo e quello delle donne sono ancora oltre la media europea e il tasso d'attività per i maggiori di 55 anni è fra i più bassi dell'UE.

Policy mix [26] - Il PAN copre bene tutti gli orientamenti e le priorità orizzontali. Il numero delle persone che beneficiano delle azioni preventive del "nuovo inizio" sta aumentando, malgrado sia ancora al di sotto degli obiettivi fissati. Le politiche per l'integrazione e la lotta all'emarginazione hanno portato a un calo della disoccupazione di lunga durata e femminile. Restano però vari squilibri, i quali mostrano il persistere di un nocciolo duro di disoccupazione che richiederà molto tempo per essere riassorbita. D'altra parte, i deficit di manodopera tornano ad emergere in alcuni settori, malgrado il tasso di disoccupazione resti alto. Il programma "Nuovi servizi, posti di lavoro per i giovani" ha avuto un effetto immediato e significativo sull'occupazione giovanile, e la scommessa consiste ora nel consolidare tali posti. Infine, il ritmo della penetrazione delle TIC è aumentato.

[26] Contestualmente all'attuazione degli orientamenti per l'occupazione, il termine "combinazione delle politiche" (policy mix) si riferisce all'equilibro fra i quattro pilastri degli orientamenti stessi.

Risposta alle raccomandazioni del Consiglio del 2000 - Si sono compiuti progressi per quanto riguarda la riduzione degli oneri amministrativi gravanti sulle imprese, la modernizzazione dell'organizzazione del lavoro e la valutazione d'impatto delle misure occupazionali a favore dei giovani. L'attuazione della legislazione sulla riduzione dell'orario di lavoro da parte delle piccole imprese resta però un impegno rilevante. I negoziati con le parti sociali sul miglioramento del sistema e della qualità di istruzione e formazione sono ancora in corso. I risultati del 2001 per quanto riguarda l'aumento delle misure individuali e preventive per i disoccupati sono al di sotto delle aspettative. Il piano d'azione personalizzato per un nuovo inizio, nuova misura rivolta a tutti i disoccupati, è in corso dal 1° luglio 2001. Le misure proposte per contrastare il pensionamento anticipato dei lavoratori anziani non sembrano sufficienti a risolvere i problemi. Si sono compiuti progressi per quanto riguarda la riduzione della pressione fiscale sul lavoro.

Sfide future - Occorre rafforzare le misure finalizzate all'invecchiamento attivo dei lavoratori oltre i 55 anni d'età. Vanno compiuti sforzi per sensibilizzare le parti sociali e la pubblica opinione quanto alle conseguenze del ricorso ai sistemi di pensionamento anticipato. Devono continuare gli sforzi per ridurre gli oneri fiscali gravanti sul lavoro che, malgrado i progressi conseguiti, rimangono superiori alla media europea. La politica di prevenzione, inserita nell'attuazione del piano d'azione personalizzato per un nuovo inizio, dev'essere osservata da vicino e occorre promuovere l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, nonché proseguire il dialogo sociale sulla riforma del sistema di formazione continua. Devono infine essere valutati gli effetti su occupazione e mercato del lavoro della riduzione della settimana lavorativa a 35 ore per quanto riguarda le piccole imprese.

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IRLANDA

Valutazione d'insieme - Nel 2000 si è registrato un altro importante aumento dell'occupazione, pari al 4,7%, e un'ulteriore riduzione della disoccupazione, che è scesa al minimo storico del 4,2%. Ciononostante rimangono alcune sfide strutturali. Anche se la disoccupazione di lunga durata è scesa a meno del 2%, rimane alto il numero delle persone economicamente inattive e/o che rientrano in regimi di sussidi. Il tasso di occupazione complessivo è del 65,1% e i tassi occupazionali per gli uomini e per le donne relativamente a quasi tutte le fasce d'età sono superiori alle medie dell'UE e si avvicinano agli obiettivi di Lisbona e di Stoccolma. Il mercato del lavoro è caratterizzato da carenze di manodopera e di qualifiche e rimane il rischio di una spirale inflazionistica. Questo stato di cose dovrà essere affrontato con estrema cura, aumentando la quantità della manodopera e i tassi di partecipazione, attingendo a tutte le fonti disponibili. La produttività del lavoro dovrebbe essere ulteriormente migliorata con un investimento nelle qualifiche e nell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, come andrebbe anche migliorata la qualità dei posti di lavoro creati.

Policy mix [27] - Il PAN di quest'anno continua a far passare cautamente l'accento dal pilastro occupabilità agli altri tre pilastri. Esso delinea il risultato della politica di mobilitazione della manodopera introdotta nel 1999 a integrazione della strategia preventiva. Sfortunatamente, il PAN non contiene cifre sugli afflussi verso la disoccupazione, rendendo così difficile una valutazione della strategia attuata. Gli sforzi volti ad accrescere la qualità della manodopera mediante istruzione, formazione e apprendimento lungo tutto l'arco della vita dovranno essere continuati sistematicamente. Il programma tripartito per la prosperità e l'equità costituisce il quadro di molte azioni legate all'occupazione, che dovrebbero essere ora attuate da tutti i soggetti interessati. Gli impegni dell'anno scorso in materia di pari opportunità e integrazione orizzontale della dimensione di genere iniziano a dare i primi risultati via via che il piano nazionale di sviluppo è posto in atto. Con l'attuazione di tale piano, lo sviluppo equilibrato a livello regionale e locale dovrebbe diventare un elemento più importante per le future politiche del mercato del lavoro.

[27] Contestualmente all'attuazione degli orientamenti per l'occupazione, il termine "combinazione delle politiche" (policy mix) si riferisce all'equilibro fra i quattro pilastri degli orientamenti stessi.

Risposta alle raccomandazioni del Consiglio del 2000 - L'Irlanda ha registrato nuovamente tassi accresciuti di occupazione femminile, che sono ora pari alla media europea. Tuttavia, l'Irlanda si trova soltanto al decimo posto nell'UE e i tassi occupazionali delle donne di più di 35 anni di età sono inferiori alla media dell'Unione. In Irlanda sono in corso di sviluppo la riforma fiscale e azioni volte a migliorare la disponibilità e la qualità di servizi di custodia dei bambini. Non è sufficiente la disponibilità di asili nido a prezzi accettabili. Occorrerà ancora del tempo per registrare progressi concreti in seguito agli sforzi volti a colmare i differenziali retributivi di genere e la segregazione fra i sessi. Nel 2000 la produttività del lavoro è aumentata notevolmente. Il PAN segnala diverse iniziative nel campo delle qualifiche e dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita. Tuttavia, queste iniziative dovrebbero essere rafforzate, onde colmare il fossato esistente tra il settore dell'istruzione e quello della formazione. Anche se il PAN contiene un insieme di obiettivi in materia di istruzione, esso non presenta obiettivi complessivi in materia di apprendimento lungo tutto l'arco della vita e in particolare non appare sufficientemente sviluppato l'ambito della formazione professionale permanente per i lavoratori. Il Fondo nazionale per la formazione - già annunciato nel PAN dell'anno scorso - ha avuto un avvio lento ma dovrebbe essere usato ora per accrescere gli investimenti nella formazione permanente dei lavoratori.

Sfide future - L'Irlanda dovrebbe continuare a sforzarsi per garantire una crescita occupazionale equilibrata e sostenuta sfruttando una maggiore partecipazione, soprattutto delle donne e delle persone economicamente inattive, i flussi di immigrazione e la crescita naturale della forza lavoro. Inoltre si dovranno continuare attivamente gli sforzi per colmare il differenziale retributivo di genere e le disparità di genere grazie a servizi di custodia dei bambini e a riforme fiscali. È in preparazione una strategia ampia e onnicomprensiva di apprendimento lungo tutto l'arco della vita e si dovrebbe assicurare la sinergia tra i diversi elementi. Si dovrà riservare un'attenzione particolare alla formazione nelle aziende. Il successo futuro della strategia irlandese per l'occupazione potrà anche essere misurato esaminando in quale misura le politiche del mercato del lavoro riusciranno a raggiungere uno sviluppo regionale e locale più equilibrato nel contesto della nuova strategia territoriale del paese.

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ITALIA

Valutazione d'insieme - Nel 2000 si sono registrati miglioramenti significativi quanto ai risultati del mercato del lavoro: la crescita dell'occupazione è stata dell'1,5% in equivalenti a tempo pieno, mentre al gennaio 2001 il tasso di disoccupazione era sceso sotto l'11%. È indicativo il fatto che il tasso di disoccupazione femminile sia cresciuto più rapidamente (1,3%) di quello maschile (0,8%). Tale risultato è dovuto a una crescita economica più accelerata (2,9%), a incentivi fiscali volti a incoraggiare le assunzioni e a nuove forme di flessibilità. Nonostante ciò, il tasso complessivo di occupazione (53,5%) rimane il più basso dell'UE e persistono i tradizionali problemi strutturali: bassi tassi di occupazione giovanile, ampi differenziali di genere per quanto concerne i tassi di occupazione e di disoccupazione, squilibri regionali. La fine della scorsa legislatura e le difficoltà del dialogo sociale hanno determinato la limitatezza delle ambizioni, del contenuto e degli obiettivi quantitativi del PAN. Il nuovo governo ha fissato obiettivi occupazionali complessivi del 58,5% entro il 2005 e del 61,3% entro il 2010 e ha illustrato la sua strategia futura volta a modernizzare il quadro normativo del lavoro, a liberalizzare i servizi per l'occupazione e a combattere il lavoro sommerso.

Policy mix [28] - Si possono segnalare passi avanti nell'attuazione delle politiche invalse piuttosto che innovazioni nella combinazione delle politiche. Il PAN italiano si concentra sul pilastro occupabilità, con incentivi fiscali per le nuove assunzioni che hanno anche incoraggiato la regolarizzazione del lavoro sommerso nel Meridione, alcune misure di apprendimento lungo tutto l'arco della vita e incentivi a prolungare la vita lavorativa. Nell'ambito del pilastro imprenditorialità il sostegno alle aree depresse è stato esteso, mentre le difficoltà nell'ambito del dialogo sociale hanno rallentato la modernizzazione in corso dell'organizzazione del lavoro. Le azioni in materia di pari opportunità sono rimaste troppo marginali. Persistono carenze nello sviluppo di sistemi di monitoraggio e valutazione delle politiche.

[28] Contestualmente all'attuazione degli orientamenti per l'occupazione, il termine "combinazione delle politiche" (policy mix) si riferisce all'equilibro fra i quattro pilastri degli orientamenti stessi.

Risposta alle raccomandazioni del Consiglio del 2000 - È possibile constatare miglioramenti nell'attuazione della combinazione delle politiche delineata nel PAN 2000, ma non si tratta di una riorganizzazione globale. Per quest'anno è previsto il riesame del sistema pensionistico, mentre la riforma generale della previdenza sociale è stata rinviata ancora una volta. Sono stati rafforzati gli incentivi fiscali per l'assunzione dei lavoratori svantaggiati o per farli passare dal precariato a condizioni occupazionali più stabili. Non viene segnalata nessuna nuova azione per arginare l'afflusso di giovani verso la disoccupazione di lunga durata, mentre le misure indirizzate ai disoccupati adulti erano essenzialmente imperniate su incentivi all'assunzione. La ristrutturazione locale dei servizi pubblici dell'occupazione (SPO) è in corso, ma si incontrano difficoltà nella distribuzione di risorse alle amministrazioni locali; questo ritardo ha ostacolato un approccio preventivo alla disoccupazione di lunga durata, pregiudicando la disponibilità di dati amministrativi nell'ambito di un sistema informativo del lavoro (SIL). Il PAN non fornisce quindi indicatori di entrata e di uscita. Sono state intraprese azioni marginali per promuovere l'occupazione femminile, che però risultano insufficienti per costituire una strategia globale a potenziamento delle pari opportunità. Non è stata sviluppata una strategia quantitativamente definita di apprendimento lungo tutto l'arco della vita, ma sono state attuate azioni e migliorie specifiche con la partecipazione anche delle parti sociali.

Sfide future - Si dovrà approfondire la coerenza della combinazione di politiche e la sua compatibilità con gli obiettivi di Lisbona, prestando un'attenzione particolare alle grandi disparità regionali; dovrebbero essere forniti dati dal sistema di monitoraggio statistico onde consentire una valutazione degli sforzi compiuti dal paese. Le azioni volte a ridurre le differenze tra i sessi dovrebbero passare da misure specifiche a una strategia più ampia comprendente i quattro pilastri e che riservi ad esempio una maggiore attenzione all'erogazione dei servizi di custodia dei bambini e di assistenza alle altre persone non autonome. Mentre il mercato del lavoro è caratterizzato da un'elevata disoccupazione giovanile e di lunga durata, la riforma degli SPO e la mancata attuazione del SIL continuano a rappresentare fattori critici che ostacolano l'approccio preventivo. A causa di questi punti deboli si fa sempre più sentire la necessità della promessa riforma generale del sistema previdenziale. Si dovrebbe continuare a riservare un'attenzione particolare alla riduzione degli oneri fiscali sul lavoro, in particolare per i lavoratori a bassa retribuzione. Occorrono anche azioni più incisive per delineare e attuare una strategia pianificata quantitativamente in materia di apprendimento lungo tutto l'arco della vita, volta soprattutto ad accrescere il tasso di occupazione delle donne, degli anziani e di altri gruppi svantaggiati.

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LUSSEMBURGO

Valutazione d'insieme - La forte crescita economica (8,5%), una politica preventiva e attiva in materia di occupazione periodicamente riesaminata assieme alle parti sociali e l'individualizzazione dei servizi dell'occupazione sono fattori che spiegano la sostanziale assenza di disoccupazione in Lussemburgo (2,4%). L'economia del paese è caratterizzata da una notevole apertura verso il mondo esterno per quanto riguarda l'approvvigionamento di beni, servizi e manodopera. L'immigrazione e un forte ricorso ai lavoratori frontalieri rappresentano tradizionalmente un rimedio alla scarsità di manodopera locale. Questa disponibilità di lavoro dall'esterno ha consentito all'economia di crescere senza ricorrere alla manodopera locale, ridotta nel numero e non in grado di rispondere alle necessità, sia in termini qualitativi che quantitativi, della crescita degli ultimi decenni. Il risultato è che il tasso d'occupazione interno supera il tasso d'occupazione nazionale.

Policy mix [29] - La politica di lotta alla disoccupazione continua a concentrarsi sulla prevenzione, sulla base dell'individuazione precoce delle esigenze, della supervisione e del monitoraggio personalizzati sulle persone in cerca di lavoro, nonché sull'attivazione dei disoccupati e delle altre persone non attive mediante misure di collocamento o di formazione e l'introduzione di nuovi provvedimenti finalizzati ad accrescere la flessibilità della manodopera potenziale. L'aumento dell'occupabilità della forza lavoro è un aspetto fondamentale della strategia lussemburghese, che nel passato è stata ben elaborata e coronata da successo. Il pilastro "imprenditorialità" è l'aspetto più rilevante del PAN 2001, con un ampio numero di misure tecniche, fiscali e finanziarie, nonché di provvedimenti riguardanti l'accesso alla formazione continua per le PMI. L'economia sociale riceverà presto una nuova regolamentazione, e sarà interessante osservare lo sviluppo di questo nuovo nesso tra l'economia e il settore sociale. L'adattabilità dei lavoratori si concentra in particolare sulle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione, mentre le pari opportunità divengono un elemento costante e ineludibile di qualsiasi politica.

[29] Contestualmente all'attuazione degli orientamenti per l'occupazione, il termine "combinazione delle politiche" (policy mix) si riferisce all'equilibro fra i quattro pilastri degli orientamenti stessi.

Risposta alle raccomandazioni del Consiglio del 2000 - Le raccomandazioni rivolte al Lussemburgo sono state seguite in varia misura. Il dialogo sociale, elemento costante della vita economica e sociale del paese, aveva incontrato alcune difficoltà all'atto dell'elaborazione del PAN 2000. Esso è stato successivamente riallacciato, in particolare in occasione del PAN 2001. La formazione permanente è divenuta una realtà e partecipa allo sforzo collettivo di apertura verso una società basata sulla conoscenza; rimangono da specificare gli obiettivi quantificati dell'investimento nelle risorse umane. Rimane inoltre la raccomandazione concernente i lavoratori anziani, la risposta alla quale è rimasta nel complesso insufficiente e dovrà divenire una delle priorità future della strategia a favore dell'occupazione.

Sfide future - Bisognerà porre in atto riforme politiche finalizzate a un invecchiamento attivo in modo da aumentare sensibilmente il tasso di attività delle persone di più di 55 anni di età. L'insegnamento tecnico e professionale volto a combattere gli abbandoni scolastici di giovani senza qualifica professionale costituisce una priorità, in modo da assicurare una migliore coerenza tra i diversi settori dell'istruzione e la formazione lungo tutto l'arco della vita compreso l'apprendistato e il contributo della società civile. Si deve continuare la sensibilizzazione del mondo economico e sociale all'accesso delle donne, ai differenziali salariali tra i sessi e a tutte le altre misure volte a incentivare il tasso di attività. Considerate le caratteristiche particolari del paese, si deve perseguire una cooperazione regionale rafforzata a livello della regione Saar-Lor-Lux, onde elaborare una gestione più armonizzata dell'insieme del bacino occupazionale che gravita intorno al Lussemburgo.

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PAESI BASSI

Valutazione d'insieme - Vi sono chiari segnali del fatto che il più lungo boom postbellico dell'economia olandese sta giungendo alla fine. I risultati dell'economia e del mercato del lavoro dei Paesi Bassi dovrebbero rimanere al di sopra della media UE negli anni a venire. La prevista crescita occupazionale in equivalente a tempo pieno per il 2001 è dell'1,75%. Il tasso di disoccupazione dovrebbe rimanere intorno al 3%. Di conseguenza non si registra nessun cambiamento nell'elevato livello di domanda di lavoro, che contribuirà indubbiamente ad aumentare i tassi di occupazione delle donne e delle persone con più di 55 anni. È anche significativo il fatto che l'occupazione misurata in equivalente a tempo pieno stia crescendo ora più rapidamente dell'occupazione misurata in base al numero delle persone. Persino i cittadini svantaggiati provenienti da minoranze etniche stanno finalmente beneficiando del mercato del lavoro fiorente. Un periodo prolungato di carenze di competenze aumenta il rischio di una spirale inflazionistica. L'inflazione ha raggiunto il record del 4,3%. L'economia dei Paesi Bassi ha forse iniziato a rallentare un po' proprio al momento giusto.

Policy mix [30] - Tradizionalmente i Paesi Bassi hanno privilegiato l'aumento dell'offerta effettiva di manodopera mediante misure di azione e prevenzione e misure volte a rendere il sistema fiscale e quello previdenziale maggiormente favorevoli all'occupazione. Nel contempo il governo, assieme alle parti sociali, ha ribadito l'importanza di aumenti dei salari reali in linea con la produttività, di relazioni lavorative flessibili e della modernizzazione dell'organizzazione del lavoro onde consentire la conciliazione della vita lavorativa e di quella familiare. Quest'anno viene prestata una maggiore attenzione all'adattabilità e all'emarginazione sociale, il che ha migliorato l'equilibrio tra i quattro pilastri della strategia europea per l'occupazione. Quello dell'imprenditorialità rimane il pilastro meno visibile, essenzialmente perché è attuato tramite misure più generali nel contesto della fiscalità e della concorrenza. Nel modello olandese di Polder le parti sociali hanno una loro responsabilità per ambiti come l'organizzazione del lavoro, le retribuzioni e l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita. Esse sono state coinvolte a fondo nell'elaborazione del PAN.

[30] Contestualmente all'attuazione degli orientamenti per l'occupazione, il termine "combinazione delle politiche" (policy mix) si riferisce all'equilibro fra i quattro pilastri degli orientamenti stessi.

Risposta alle raccomandazioni del Consiglio del 2000 - Le autorità dei Paesi Bassi hanno introdotto un credito d'imposta generale per tutti i lavoratori, oltre alla possibilità per le autorità locali di versare a coloro che sono stati a carico della previdenza sociale per un lungo periodo un bonus sostanziale se accettano un lavoro retribuito. La commissione Donner ha proposto una soluzione per evitare che il numero dei disabili (parziali) superi la soglia di un milione di unità. Vi è stato un chiaro miglioramento nel monitoraggio statistico dell'approccio globale. Per la prima volta tutti e tre gli organi responsabili del reinserimento dei disoccupati di breve durata forniscono informazioni. Tuttavia, siccome esistono ancora problemi tecnici da risolvere, sarà una questione complessa assicurare il mantenimento della scadenza del 2002.

Sfide future - Onde ridurre la trappola della povertà si dovrebbe prestare un'attenzione maggiore al cumulo di prestazioni di assistenza sociale e di prestazioni di disoccupazione con altri sussidi ai bassi redditi. L'emergente consenso sul modo per risolvere il problema della disabilità riserva un'attenzione molto maggiore al lato dell'afflusso che a quello del deflusso. Non va dimenticato che, considerata l'entità di tale serbatoio, si dovranno fare sforzi maggiori per accrescere il deflusso. Particolarmente importanti sono gli sforzi volti a ridurre il rischio di una possibile spirale inflazionistica, soprattutto l'attuazione di misure per collocare i lavoratori in posti difficili da occupare. Si devono continuare gli sforzi per accrescere i tassi occupazionali delle persone di più di 55 anni e delle donne. Nonostante i notevoli progressi si continua a registrare nel breve termine una carenza di servizi di custodia dei bambini. La nuova legge per l'erogazione di servizi di base per la custodia dei bambini entrerà in vigore nel 2003. La produttività deve essere rafforzata riservando un'attenzione maggiore alla qualità dell'offerta di manodopera in un'economia basata sulla conoscenza.

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AUSTRIA

Valutazione d'insieme - Il 2000 è stato un altro anno ricco di risultati economici ed occupazionali estremamente favorevoli, con una crescita del PIL in termini reali pari al 3,2% e un tasso di disoccupazione del 3,7%, uno dei più bassi dell'UE. Con il 68,3%, il tasso di occupazione ha quasi raggiunto l'obiettivo di Lisbona (77% per gli uomini e 59,4% per le donne). Tuttavia, gli sforzi per ridurre i problemi strutturali del mercato del lavoro non hanno ancora avuto i risultati sperati: il tasso di occupazione dei lavoratori anziani rimane di gran lunga inferiore alla media dell'UE ed è calato ulteriormente nel 2000, si registra ancora una significativa differenza tra i generi in materia di occupazione e gli effetti positivi dell'assegno per la custodia dei figli introdotto di recente sono ancora da dimostrare.

Policy mix [31] - L'Austria risponde alle sfide complessive con una strategia coerente e un'ampia gamma di iniziative nell'ambito di tutti i pilastri onde sviluppare le potenzialità occupazionali dell'economia basata sulla conoscenza. Le azioni condotte nell'ambito del pilastro occupabilità risultano altamente consolidate. L'afflusso verso la disoccupazione di lunga durata è molto limitato, nonostante si registri una lieve riduzione dei tassi di attivazione. L'integrazione orizzontale della dimensione di genere è ai primi posti fra le priorità, ma le diverse misure ad essa dedicate dovrebbero essere convogliate in una strategia più concisa. Sono stati intensificati gli sforzi per mettere maggiormente a fuoco le attività legate all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, ma non si tratta ancora di una strategia sufficientemente ampia e integrata.

[31] Contestualmente all'attuazione degli orientamenti per l'occupazione, il termine "combinazione delle politiche" (policy mix) si riferisce all'equilibro fra i quattro pilastri degli orientamenti stessi.

Risposta alle raccomandazioni del 2000 - Gli obiettivi per gli SPO sono chiaramente orientati su quegli aspetti della SEO e su quelle raccomandazioni rivolte all'Austria che rientrano nel suo mandato, in particolare per quanto concerne i gruppi che si trovano ad affrontare problemi sul mercato del lavoro. Vi è stato un forte calo dei disabili senza lavoro. I chiari obiettivi di genere degli SPO potrebbero stimolare altre istituzioni pubbliche e private ad attuare una strategia globale nel medio termine. Ciò è particolarmente evidente in relazione alla riduzione del sensibile differenziale retributivo. Non si sono compiuti progressi sulla via della riduzione dei pesanti oneri fiscali che gravano sul lavoro, particolarmente elevati per i lavoratori a bassa retribuzione o a bassa qualifica. Sono state apportate alcune modifiche alla legislazione del lavoro e, alla luce del buon andamento dell'occupazione, si prevede una piccola riduzione dell'assicurazione di disoccupazione. La riduzione del deficit di bilancio richiede un sostegno maggiore che la riduzione della "forbice fiscale". Onde convincere le persone più anziane a rimanere più a lungo nel mondo del lavoro, il governo austriaco ha innalzato l'età legale del pensionamento anticipato da 55 anni a 56,5 per le donne e da 60 a 61,5 per gli uomini, mentre nuovi regolamenti attinenti ai regimi pensionistici di invalidità e nuove misure agevolano una transizione graduale verso il pensionamento. Il governo poi fornisce diversi incentivi ai datori di lavoro per incoraggiarli a mantenere più a lungo attivi i lavoratori più anziani. Le parti sociali hanno appoggiato tali politiche per i lavoratori anziani, estendendo gli accordi collettivi in merito al lavoro a tempo parziale. Considerato che il tasso di occupazione dei lavoratori anziani sta calando, le attività portate avanti risultano insufficienti, e occorreranno ulteriori sforzi per assicurare l'efficacia di tali misure.

Sfide future - In Austria, paese che ha quasi raggiunto una piena occupazione, si dovrà continuare a porre l'accento sui gruppi specifici mediante politiche attive del mercato del lavoro. Occorrono maggiori sforzi per affrontare i problemi strutturali del sistema occupazionale (ad es. il carico fiscale sul lavoro), soprattutto per incrementare i tassi occupazionali delle donne e dei lavoratori anziani. Occorrono anche politiche per l'integrazione dei lavoratori immigrati. Il governo e le parti sociali, ciascuno nel suo ambito di competenza, dovrebbero concordare una strategia globale e coerente di apprendimento lungo tutto l'arco della vita che integri le abilità in materia di TIC e la formazione professionale in tutti i settori dell'istruzione e della formazione. Si richiede un'azione più intensiva da parte di tutti i responsabili, il governo (federale e dei Länder) e le parti sociali, per ridurre il differenziale retributivo di genere e accrescere la disponibilità di servizi di custodia e assistenza delle persone non autonome.

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PORTOGALLO

Valutazione d'insieme - L'economia portoghese è cresciuta del 3,3% nel 2000, con un tasso superiore a quello del 1999. Gli indicatori del mercato del lavoro segnalano in generale il protrarsi di una tendenza positiva, con un miglioramento del tasso di occupazione (68,3%) e un calo del tasso di disoccupazione al 4,2%. Tuttavia, alcune debolezze strutturali continuano a pregiudicare il futuro sviluppo del mercato del lavoro. Tra queste, le più importanti sono: scarsa produttività e scarso livello di qualificazione della manodopera, bassa partecipazione alla formazione permanente, elevati livelli di abbandono scolastico e un settore dei servizi scarsamente sviluppato.

Policy mix [32] - Il Portogallo risponde a questi problemi concentrandosi sul pilastro occupabilità. È stato presentato un piano ampio e ambizioso per l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita. Gli obiettivi del piano concernenti lo sviluppo dei sistemi di formazione e di istruzione richiederanno un'attuazione rigorosa e una valutazione e un monitoraggio attenti. Nel contempo i disoccupati vengono attivati nel quadro di misure nazionali che danno attuazione agli orientamenti 1 e 2. Non sono state presentate importanti iniziative in relazione all'imprenditorialità, mentre per quanto concerne l'adattabilità si registra uno sforzo per coinvolgere le parti sociali mediante accordi settoriali, in particolare in materia di mercato del lavoro e politica occupazionale, istruzione e formazione. Nell'ambito del pilastro pari opportunità, l'obiettivo di raggiungere una partecipazione equilibrata delle donne e degli uomini alla vita lavorativa e a quella familiare verrà essenzialmente sostenuto mediante l'estensione delle strutture di custodia dei bambini a livello prescolastico.

[32] Contestualmente all'attuazione degli orientamenti per l'occupazione, il termine "combinazione delle politiche" (policy mix) si riferisce all'equilibro fra i quattro pilastri degli orientamenti stessi.

Risposta alle raccomandazioni del Consiglio del 2000 - È stato sviluppato un ampio piano di apprendimento lungo tutto l'arco della vita volto a migliorare la formazione professionale iniziale mediante la diversificazione dei percorsi all'interno e all'esterno del sistema di istruzione formale, soprattutto per quanto riguarda gli adulti. Si è tenuto conto del ruolo che le nuove tecnologie avranno nel prossimo futuro. Verrà promossa la crescita del settore dei servizi mediante un incremento delle competenze dei lavoratori e la creazione di nuovi posti di lavoro. Per quanto concerne le parti sociali, si è fatto un importante passo avanti grazie alla firma di due accordi tripartiti. La strategia volta a conciliare la vita lavorativa e quella familiare è imperniata essenzialmente sull'estensione della rete di custodia dei bambini a livello prescolastico, senza che vi siano nuove misure importanti volte a promuovere la partecipazione degli uomini alla vita familiare, anche se il Portogallo intende adottare una nuova legislazione che riconosca il carattere indispensabile del diritto al congedo di paternità.

Sfide future - Il Portogallo dovrà modernizzare la sua struttura produttiva per rispondere alle esigenze future di un mercato più globale e più competitivo. A tal fine si dovranno creare posti di lavoro più numerosi e di buona qualità nel settore dei servizi e migliorare la produttività del lavoro. Questi obiettivi potrebbero essere raggiunti mediante una corretta attuazione di un piano globale di apprendimento lungo tutto l'arco della vita, il miglioramento delle qualifiche della manodopera e l'adozione di nuove tecnologie nel quadro di impegni concreti delle parti sociali. Allo stesso tempo i giovani dovrebbero accedere al mercato del lavoro dotati delle necessarie qualifiche e a tal fine si dovrebbe fare in modo di ridurre ulteriormente gli abbandoni scolastici. Lo squilibrio tra l'offerta e la domanda di lavoro deve essere meglio affrontato, in particolare per quanto concerne l'offerta di appropriate opportunità lavorative per la manodopera altamente qualificata. Occorre fare di più per affrontare lo squilibrio di genere tra i vari settori.

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FINLANDIA

Valutazione d'insieme - La situazione del mercato del lavoro in Finlandia ha continuato a essere caratterizzata da una crescita economica (5,7%) e da un tasso di occupazione (67,5%) superiori alla media dell'UE. Si riscontra anche un tasso di disoccupazione (9,8%) superiore alla media, con forti variazioni regionali. Allo stesso tempo stanno emergendo carenze di manodopera e strozzature in alcuni settori e in alcuni centri di crescita.

Policy mix [33] - Il PAN 2001 è una continuazione più strategica del PAN 2000 e intende migliorare la crescita occupazionale, l'offerta di manodopera e il funzionamento del mercato del lavoro, investendo nello sviluppo delle competenze e nell'esperienza. Tutti i pilastri sono ben rappresentati, ma l'accento è posto sul primo. L'obiettivo è di portare il tasso di occupazione al 70% entro il 2005, anche se ciò è legato al protrarsi della crescita economica favorevole e al sostegno recato da politiche efficaci del mercato del lavoro e della formazione, alle riforme dei posti di lavoro e alle riduzioni degli oneri fiscali, oltre che alla moderazione salariale. Nonostante un miglioramento nell'offerta di piani d'azione precoci, il tasso di afflusso verso la disoccupazione di lunga durata registra scarsi miglioramenti. Nell'adoperarsi per innalzare il tasso di occupazione si riserva un'attenzione particolare alle misure destinate ai lavoratori anziani. Il PAN comprende un'ampia strategia di apprendimento lungo tutto l'arco della vita, inserita in tutti i pilastri. La riforma delle misure attive del mercato del lavoro continua, al fine di prevenire l'afflusso verso la disoccupazione di lunga durata e di assicurare la disponibilità di manodopera, compresa la promozione di servizi per gli imprenditori negli SPO. Il sostegno all'adattabilità e alla qualità delle organizzazioni del lavoro, il rafforzamento dell'imprenditorialità e la riduzione della segregazione di genere sono tutti elementi correlati nell'ambito della strategia di crescita basata sulla conoscenza. Una maggiore attenzione è dedicata alla dimensione regionale della politica dell'occupazione. Le parti sociali sono coinvolte nell'elaborazione del PAN.

[33] Contestualmente all'attuazione degli orientamenti per l'occupazione, il termine "combinazione delle politiche" (policy mix) si riferisce all'equilibro fra i quattro pilastri degli orientamenti stessi.

Risposta alle raccomandazioni del Consiglio del 2000 - Nel 2000 si sono apportati alcuni cambiamenti ai sistemi pensionistici, onde ridurre gli incentivi ai prepensionamenti. Nel 2001 sono state adottate alcune nuove iniziative per le persone di difficile collocamento e, sempre nel 2001, si riesaminerà la possibilità di ulteriori provvedimenti incentivanti. Diverse misure verranno anche rivolte ai lavoratori più anziani, per migliorare le loro competenze e capacità lavorative. La Finlandia dispone di una strategia globale per alleggerire l'onere fiscale che grava sul lavoro dell'1,5% del PIL dal 1999 al 2003. L'imposta sul reddito delle persone fisiche e i contributi previdenziali per un salariato medio sono stimati al 46,7% nel 2001. Onde ridurre la segregazione basata sul genere, sono in corso di svolgimento diverse azioni in cooperazione con le parti sociali. Si sono prese nuove iniziative per alleggerire le responsabilità parentali e distribuire i costi incorsi dai datori di lavoro in relazione alle misure parentali.

Sfide future - In primo luogo si avvertono strozzature unitamente alla necessità di assicurare un'adeguata disponibilità di manodopera per il futuro nel contesto di una forza lavoro che sta invecchiando, della tendenza al pensionamento anticipato e di forti disparità regionali, nonché di una disoccupazione strutturale. Lo zoccolo duro della disoccupazione di lunga durata in particolar modo richiede che i programmi del mercato del lavoro siano più efficienti e qualitativamente più validi, e occorre anche che ci si occupi dell'elevata disoccupazione giovanile. La segregazione occupazionale è ancora alla ricerca di una soluzione, particolarmente al fine di eliminare le strozzature, mentre la creazione di imprese efficienti e di una cultura imprenditoriale richiedono anch'esse ulteriori sforzi. I risultati delle riforme dei sistemi fiscale e previdenziale devono essere monitorati, e devono continuare gli sforzi per ridurre gli elevati oneri gravanti sul lavoro, in particolare le alte aliquote d'imposta marginali effettive sulle basse retribuzioni.

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SVEZIA

Valutazione d'insieme - Il mercato del lavoro svedese è migliorato notevolmente negli ultimi anni, con un aumento dell'occupazione del 2,2% per quanto riguarda l'anno scorso. Il tasso di occupazione del 2000 è stato del 73%. Il PIL ha continuato ad avere un andamento estremamente positivo, con un aumento pari al 3,6% lo scorso anno. Il tasso di disoccupazione ha continuato a scendere, attestandosi al 5,9%. Si notano alcuni segni di strozzature sul mercato del lavoro, soprattutto nel settore delle TIC ma anche in quello della sanità e dell'assistenza, ma non si risente ancora in generale di una carenza di manodopera. Il tasso di occupazione tra i lavoratori anziani rimane estremamente elevato rispetto alla media dell'UE.

Policy mix [34] - L'obiettivo generale della politica dell'occupazione in Svezia è raggiungere la piena occupazione. Un ambizioso obiettivo nel medio termine è di far sì che l'80% della popolazione tra i 20 e i 64 anni di età sia occupato entro il 2004. Secondo le stime del bilancio di primavera, l'obiettivo non potrà essere raggiunto con l'attuale crescita del PIL. La politica del mercato del lavoro è stata rafforzata al fine di realizzare un mercato del lavoro efficiente caratterizzato da una piena occupazione e da un'elevata crescita economica. La politica attuata era riuscita a ridurre l'afflusso verso la disoccupazione di lunga durata per gli adulti, mentre per i giovani l'afflusso rimane basso. La politica industriale è volta a stimolare il clima imprenditoriale in modo da assicurare la creazione di nuove imprese e l'espansione di quelle esistenti, ma anche da accrescere le abilità nell'uso della tecnologia dell'informazione e la sua accessibilità. L'accordo sulla crescita regionale intende usare le risorse esistenti in modo più efficiente e può essere considerato alla stregua di un importante strumento per la politica regionale dell'impresa. Con la sua politica dell'istruzione il governo svedese ribadisce l'importanza di creare le giuste basi per l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita ed è suo convincimento che si deva investire nell'istruzione a tutti i livelli. Anche le parti sociali hanno una grande responsabilità nell'assicurare che le persone possano impegnarsi nell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita. Inoltre, esse hanno svolto un ruolo attivo nella preparazione del PAN di quest'anno con diversi contributi testuali, per lo più nel contesto del pilastro adattabilità. La politica delle pari opportunità è rivolta alla conciliazione della vita lavorativa e di quella familiare. Alla luce del cambiamento demografico è anche necessario accrescere la partecipazione delle donne alla forza lavoro. Si sono compiuti sforzi, ma l'obiettivo di dimezzare il numero di lavoratori a tempo parziale non è stato ancora raggiunto.

[34] Contestualmente all'attuazione degli orientamenti per l'occupazione, il termine "combinazione delle politiche" (policy mix) si riferisce all'equilibro fra i quattro pilastri degli orientamenti stessi.

Risposta alle raccomandazioni del Consiglio del 2000 - Gli sforzi compiuti per ridurre gli elevati oneri fiscali che gravano sul lavoro sono un seguito della riforma fiscale presentata l'anno scorso. Non sono segnalate nuove misure volte a ridurre tali oneri. Anche se ridotte, le imposte rimangono più alte che negli altri Stati membri. La Svezia ha intrapreso un'azione marcata per accrescere gli incentivi a entrare nel mondo del lavoro. Non è più possibile acquistare titolo a un nuovo periodo di prestazioni di disoccupazione partecipando a un programma di mercato del lavoro e l'assicurazione di disoccupazione è limitata a 600 giornate lavorative. Dopo le prime cento giornate lavorative un disoccupato è obbligato ad assicurare la propria mobilità sia geografica che occupazionale e il tetto delle prestazioni è ridotto. Oltre a ciò è stata introdotta una garanzia di attività volta a spezzare il circolo vizioso tra la disoccupazione e i programmi del mercato del lavoro. L'introduzione della garanzia di attività ha anche ridotto il ricorso all'assicurazione di disoccupazione quale pensione anticipata. È stato introdotto un obiettivo volto a dimezzare, tra il 1999 e il 2004, il numero delle persone a carico dell'assistenza sociale. Il monitoraggio e la valutazione dei livelli attuali di segregazione occupazionale e settoriale sono stati trattati in passato e ora non si segnalano nuove grandi iniziative. A seguito della raccomandazione del Consiglio il governo ha dato istruzioni al Consiglio nazionale del mercato del lavoro di segnalare le iniziative adottate per superare la connotazione di genere del mercato del lavoro. Si attendono ancora i risultati di tale relazione.

Sfide future - La tassazione è stata ridotta, ma gli oneri fiscali gravanti sul lavoro rimangono elevati rispetto al resto dell'UE. Nonostante il miglioramento della situazione del mercato del lavoro per le minoranze etniche e gli immigrati, la situazione rimane difficile rispetto a quella delle persone nate in Svezia, problema al quale si dovrà trovare una soluzione. Se è vero che le parti sociali sono responsabili per gran parte del terzo pilastro, occorre però una partecipazione più attiva del governo per incoraggiare, monitorare e valutare i progressi compiuti dalle parti sociali. Si segnalano sforzi per intervenire in una fase precoce onde ovviare alla segregazione occupazionale e settoriale, che è ancora elevata, ma occorreranno ulteriori azioni. Un'altra importante sfida per la Svezia consiste nell'assicurare una sufficiente disponibilità di manodopera nel lungo periodo, nonché nel garantire l'efficienza dei programmi attivi in materia di mercato del lavoro.

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REGNO UNITO

Valutazione d'insieme - Il buon funzionamento del mercato del lavoro ha assicurato un altro anno di crescita occupazionale, con un tasso complessivo del 71,2%. Nonostante ciò rimangono alcune sfide di ordine strutturale. Un datore di lavoro su cinque riscontra significative carenze di qualifiche nella sua forza lavoro. L'afflusso verso la disoccupazione di lunga durata di giovani e adulti (rispettivamente 16% e 10%) è leggermente calato nel 2000, ma supera ancora quello degli Stati membri dai migliori risultati, anche se le uscite dalla disoccupazione di lunga durata sono tra le più elevate. L'inattività e la perdurante disoccupazione di lunga durata caratterizzano essenzialmente i nuclei familiari privi di lavoro, le aree svantaggiate e i gruppi svantaggiati (certe minoranze etniche, i disabili, i lavoratori anziani di sesso maschile e le famiglie monoparentali). Il 40% di coloro che hanno titolo a prestazioni sociali presenta problemi di alfabetizzazione e scarsa capacità di calcolo aritmetico.

Policy mix [35] - La strategia occupazionale del Regno Unito si concentra sul tentativo di rendere la crescita dell'occupazione più inclusiva. Ulteriori misure nell'ambito del pilastro imprenditorialità hanno rafforzato ancor più l'equilibrio tra i pilastri. Secondo il governo e le amministrazioni oggetto di devoluzione, le iniziative locali per l'occupazione sono importanti per affrontare le variazioni geografiche nel contesto della creazione di posti di lavoro. Il pilastro adattabilità illustra le attuali prassi lavorative flessibili, ma misure volte ad accrescere la sicurezza del lavoro renderebbero più equilibrata la strategia. Recenti strategie nell'ambito delle pari opportunità dovrebbero migliorare l'equilibrio nella vita lavorativa.

[35] Contestualmente all'attuazione degli orientamenti per l'occupazione, il termine "combinazione delle politiche" (policy mix) si riferisce all'equilibro fra i quattro pilastri degli orientamenti stessi.

Risposta alle raccomandazioni del Consiglio 2000 - Il PAN di quest'anno ribadisce ulteriormente il forte ruolo del partenariato a livello locale nel Regno Unito. I soggetti locali si sono visti attribuire un ruolo più flessibile nella realizzazione di politiche finalizzate all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita e all'integrazione sociale. A livello nazionale si registrano esempi del ruolo crescente delle due principali parti sociali nazionali del Regno Unito, ma manca una strategia generale in quanto il loro coinvolgimento è limitato a un numero determinato di questioni specifiche.

La strategia nazionale per la custodia dei bambini, di cui occorre seguire da vicino l'incidenza, continua a migliorare la disponibilità e l'economicità dei posti in asili nido. In particolar modo si incoraggiano i genitori di famiglie monoparentali a entrare nel mondo del lavoro. Il differenziale retributivo per le donne che lavorano a tempo pieno si è leggermente ridotto, scendendo al 18%, ma rimane uno dei più elevati nell'UE. Il Regno Unito ha formulato dichiarazioni d'intenti, ma non una politica specifica, né la definizione di obiettivi per la sua riduzione. Il Regno Unito prende atto della necessità di una rappresentanza più equilibrata dei due sessi in tutti i settori, ma potrebbe accrescere i suoi interventi politici a tal fine.

Contestualmente alla definizione comune per l'orientamento 2, il 12,4% dei disoccupati ha partecipato a una misura attiva, il che è ben al di sotto dell'obiettivo del 20%. La riforma dell'iniziativa New Deal for Adults, che contempla una strategia di intervento più tempestivo, costituisce una risposta parziale alla raccomandazione. Nel PAN non è giustificata la logica che sottende allo spostamento del punto d'intervento a 18 piuttosto che a 12 mesi. Con una disoccupazione così bassa, le persone che si qualificano per fruire dell'iniziativa New Deal a 18 mesi sono quelle che è più difficile aiutare e anche quelle meno in grado di concorrere sul mercato del lavoro. Non è chiaro quanti dei disoccupati di lunga durata che trovano lavoro riescano poi a conservarlo.

Nell'ambito della strategia di apprendimento lungo tutto l'arco della vita, il PAN illustra la priorità data al miglioramento dei bassi livelli di qualifiche basilari, incoraggiando l'accesso e la partecipazione all'apprendimento. Gran parte della strategia descritta nei PAN precedenti è ora operativa e l'accento è posto soprattutto sul ruolo dell'apprendimento non formale. Il PAN segnala l'ulteriore impulso dato dalla nuova strategia per le competenze di base degli adulti (Adult Basic Skills Strategy), che comporta un esame della infrastruttura dell'apprendimento e una buona dose di nuove risorse per i gruppi più problematici.

Sfide future - Per affrontare il problema del deficit di competenze e della scarsa produttività del lavoro, il governo, il padronato e i sindacati devono svolgere un ruolo importante per incoraggiare la formazione in un quadro generale di apprendimento lungo tutto l'arco della vita (soprattutto tra le piccole aziende). Particolarmente importanti sono le politiche rivolte a coloro che mancano di abilità di base (alfabetizzazione e conoscenze aritmetiche di base). Anche se ora si offre un sostegno più intensivo agli adulti disoccupati alla soglia dei 18 mesi tramite l'iniziativa New Deal for Adults, il Regno Unito potrebbe rafforzare ulteriormente l'attivazione precoce intervenendo su più persone ai 12 mesi. Con la disoccupazione sempre più concentrata fra le categorie svantaggiate, un ulteriore aiuto contribuirebbe a colmare il divario occupazionale tra questi gruppi e il resto della forza lavoro. Il differenziale retributivo di genere rimane uno dei più grandi nell'UE. Il governo e le parti sociali hanno un ruolo importante nella lotta a questa problematica, per cui occorre valorizzare il ruolo crescente delle parti sociali nella realizzazione di politiche a livello nazionale.

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

4. La via da percorrere

La valutazione di cui sopra relativa ai risultati e agli sviluppi politici consente un certo ottimismo. I risultati stanno migliorando in termini sia di occupazione che di disoccupazione. Le politiche si stanno essenzialmente sviluppando in linea con gli orientamenti e le raccomandazioni per l'occupazione, anche se non sempre con la strategia sistematica necessaria.

Tuttavia, l'analisi indica anche che permangono gravi debolezze strutturali sui mercati del lavoro dell'UE, debolezze che dovranno essere affrontate con urgenza, onde assicurare il successo della strategia di Lisbona.

Accrescere i tassi di occupazione

La recente revisione verso il basso delle previsioni di crescita obbliga gli Stati membri dell'UE a perseguire rigorosamente politiche volte a facilitare la creazione di posti di lavoro e ad accrescere la partecipazione alla manodopera, per conseguire un avvicinamento agli obiettivi di Lisbona e alla piena occupazione.

Un'attuazione generalizzata degli orientamenti per l'occupazione costituisce una solida base per una strategia ampia volta ad accrescere i tassi di occupazione.

Sul lato dell'offerta non si devono allentare gli investimenti nelle misure attive e preventive volte ad accelerare il reinserimento dei disoccupati sul mercato del lavoro. Tutti gli Stati membri dovrebbero fare in modo di ottemperare agli obiettivi di prevenzione in relazione ai giovani e agli adulti entro il 2002, come concordato al vertice di Lussemburgo nel 1997. Si dovrà prestare maggiore attenzione alla verifica dell'efficacia delle politiche attive del mercato del lavoro e della loro adeguatezza rispetto ai bisogni specifici dei disoccupati a e quelli degli imprenditori in un mercato del lavoro in evoluzione. Occorre fare di più per quanto riguarda le riforme dei sistemi fiscale e previdenziale, in particolare al fine di rimuovere i disincentivi finanziari all'inizio di un'attività e di scoraggiare i pensionamenti anticipati. Altrettanto importante è la rigorosa attuazione delle emergenti strategie di apprendimento lungo tutto l'arco della vita.

Sul lato della domanda si devono continuare le misure volte a promuovere la cultura imprenditoriale e a rimuovere gli ostacoli alla creazione e alla gestione di piccole e medie imprese. Lo sviluppo di migliori indicatori e di parametri di riferimento potrebbe contribuire a sviluppi politici in tale ambito. La tendenza recente e ancora modesta alla riduzione della fiscalità che grava sul lavoro deve essere rafforzata, con una particolare attenzione per la manodopera a bassa retribuzione.

Per migliorare i tassi di occupazione occorre quindi una combinazione delle politiche equilibrata, corroborata da obiettivi nazionali concreti.

La qualità del lavoro

La qualità del lavoro è una questione pluridimensionale che rispecchia sia le caratteristiche intrinseche dei singoli posti di lavoro, sia il contesto lavorativo più ampio e le caratteristiche del mercato del lavoro. La qualità dei posti di lavoro dev'essere migliorata, in modo da attirare e mantenere un maggior numero di persone in attività.

Migliori condizioni di lavoro e migliori strutture che consentano di conciliare la vita lavorativa e quella familiare sono essenziali per accrescere la partecipazione degli anziani, delle donne e dei disabili. Una migliore qualità del lavoro può contribuire a risolvere le emergenti difficoltà di reclutamento in diversi settori, sia pubblici che privati. Migliori prospettive di carriera e di sviluppo sono importanti per prevenire gli abbandoni del mercato del lavoro e la conseguente emarginazione sociale. La qualità del lavoro è anche un fattore di maggiore produttività, proprio come una maggiore produttività promuove la qualità.

Trattandosi di un ambito strategico che unisce il duplice obiettivo della competitività e dell'integrazione sociale, quello della qualità è un elemento centrale del modello sociale europeo e un fattore fondamentale per il successo della strategia di Lisbona. Le autorità nazionali e le parti sociali condividono la responsabilità di assicurare la qualità del lavoro.

Azioni più determinate a favore delle pari opportunità

Un aspetto importante del mercato del lavoro europeo negli ultimi anni è stato l'aumento della partecipazione delle donne. Tuttavia, questo elevato livello di crescita è stato realizzato grazie a impieghi a tempo parziale, a differenziali salariali nel settore privato pari a circa il 20% e a persistenti soffitti di cristallo in termini di sviluppo delle carriere e di posizioni dirigenziali. Se adeguate politiche non ovvieranno a questo squilibrio, l'obiettivo del vertice di Lisbona (60% di occupazione femminile entro il 2010) non sarà raggiungibile. Ciò significa che gli Stati membri dovrebbero sforzarsi maggiormente per aumentare le azioni nel quadro del pilastro pari opportunità, anche alla luce dell'attenzione minore che i PAN 2001 dedicano alla materia rispetto agli anni precedenti. Un'azione più decisa per affrontare il problema dei divari di genere, soprattutto i differenziali salariali, è quindi necessaria. Il superamento dei differenziali retributivi di genere costituisce un investimento in un fattore produttivo. In tal modo infatti non ci si limita ad affrontare una rilevante fonte di sperequazione tra le donne e gli uomini, ma si migliora anche la motivazione delle lavoratrici con conseguente possibile aumento della produttività, e si contribuisce a desegregare il mercato del lavoro e a far evolvere i ruoli tradizionali.

Migliorare le capacità e valorizzare il potenziale dei lavoratori anziani

La fascia dei lavoratori tra i 55 e i 64 anni di età presenta tassi occupazionali particolarmente bassi che impongono l'attuazione di un insieme di misure più determinato, al fine di raggiungere l'obiettivo fissato al vertice di Stoccolma pari a un tasso di occupazione per questa fascia di età del 50% entro il 2010. Un'analisi dei PAN recenti indica che gli Stati membri si rendono pienamente conto dell'importanza della questione e hanno avviato alcune riforme in materia di regimi pensionistici e soprattutto di prepensionamenti. Tuttavia si riscontra una certa riluttanza ad adottare misure rigorose atte a scoraggiare i pensionamenti anticipati, soprattutto sul versante delle parti sociali.

Al di là di tali riforme occorre un insieme più ampio di misure per mantenere i lavoratori anziani sul mercato del lavoro o attirarveli, misure basate in particolare su una strategia di prevenzione e su un profondo cambiamento culturale.

Investimento nelle risorse umane, apprendimento lungo tutto l'arco della vita, lotta al deficit di manodopera e di competenze

I tassi di occupazione possono essere condizionati da un'inadeguata corrispondenza tra la domanda e l'offerta di manodopera. Le tensioni che si manifestano fra domanda e offerta in diversi mercati (a livello nazionale, locale o settoriale) richiedono una maggiore attenzione per la mobilità occupazionale e geografica dei lavoratori. Gli sforzi volti a realizzare l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita dovrebbero migliorare i livelli complessivi di qualifiche e di competenze - tra i disoccupati e tra coloro che hanno un lavoro, nonché tra le fasce consecutive di persone che si immettono per la prima volta nel mercato del lavoro. Altrettanta importanza in un'economia sempre più basata sulla conoscenza rivestono misure volte a raggiungere i non discenti, lo sviluppo di forme più flessibili di apprendimento e la promozione di una "abitudine ad apprendere" tra gli adulti, fattori questi che saranno essenziali per consentire alla manodopera di continuare ad aggiornarsi e a riqualificarsi onde rispondere ai mutevoli bisogni del mercato del lavoro. Miglioramenti nella capacità di collocamento dei servizi per l'occupazione sono importanti in tale contesto e si dovrebbero portare avanti vigorosamente gli attuali sforzi di modernizzazione. Si dovrebbero prendere le mosse dai progressi realizzati nella creazione di una base dati su scala europea delle domande di lavoro e delle opportunità di apprendimento, come richiesto dal vertice di Lisbona, in modo da accrescere la trasparenza del mercato del lavoro europeo.

Lotta contro l'emarginazione sociale

Le attuali condizioni economiche devono essere pienamente valorizzate per combattere l'emarginazione sociale, aprendo nuove opportunità sul mercato del lavoro ai gruppi sociali più deboli. La partecipazione al mondo del lavoro è un elemento fondamentale dell'integrazione sociale. Agli interessati si dovrebbero offrire in misura crescente misure attive adattate a quanti sono di difficile collocamento. Il passaggio da posti di lavoro sovvenzionati e dall'economia informale al mercato libero del lavoro dovrebbe essere sostenuto in modo attivo, come anche il passaggio da posti di lavoro di bassa qualità a posti di lavoro qualitativamente migliori, che hanno dimostrato di presentare migliori prospettive occupazionali. A tal fine, è di fondamentale importanza aprire alle persone a rischio di emarginazione un accesso adeguato a qualifiche e competenze.

Nel portare avanti le agende complementari dell'integrazione e dell'occupazione, gli Stati membri dovrebbero perseguire una desegmentazione delle misure e dei mercati del lavoro. Ciò dovrebbe essere realizzato in particolare mediante una forte cooperazione tra le istituzioni interessate a tutti i livelli - dalla concezione politica all'attuazione sul terreno.

Parti sociali

L'invito formulato alle parti sociali negli orientamenti 2001 a sviluppare un proprio processo a sostegno della strategia europea per l'occupazione non è stato recepito in misura significativa, per cui al sostegno espresso dalle organizzazioni delle parti sociali alla strategia europea per l'occupazione, ad esempio nella loro dichiarazione al Consiglio europeo di Stoccolma, non corrisponde un contributo visibile al processo. Considerato il ruolo fondamentale delle parti sociali per il successo della strategia europea per l'occupazione e, nel rispetto della loro autonomia, occorrerà assicurare in futuro un loro maggiore coinvolgimento.

Disparità regionali

Le disparità occupazionali tra le regioni sono ancora inaccettabilmente alte nell'Unione europea. Mentre le differenze fra Stati membri tendono a diminuire, quelle fra le regioni si fanno sempre più pronunciate. È pertanto necessario compiere maggiori sforzi per arrivare a una situazione occupazionale più equilibrata fra le diverse regioni europee. Tali sforzi comportano trasferimenti finanziari, ma devono essere anche basati sulla necessità di rafforzare la competitività regionale. L'investimento nel capitale fisico e in quello umano deve rimanere l'obiettivo precipuo delle politiche europee, nazionali e regionali. La strategia europea per l'occupazione fornisce un quadro strategico appropriato.

Fondo sociale europeo (FSE)

L'FSE è stato costituito quale importante strumento per le politiche dell'occupazione degli Stati membri. Tuttavia le operazioni dell'FSE possono apparire alquanto avulse dalla strategia per l'occupazione e non è sempre agevole specificare il contributo che l'FSE reca alla SEO. Anche se l'intensità del finanziamento FSE varia a seconda degli Stati membri, occorrerà una rinnovata attenzione per garantire in modo duraturo la coerenza tra l'FSE e la strategia europea per l'occupazione. Ora che sono stati avviati i programmi 2000-2006, si dovranno esaminare molto attentamente le procedure e gli accordi istituzionali. Inoltre, occorre una certa flessibilità per mantenere la capacità dell'FSE di adattarsi col mutare delle circostanze, anche nel contesto degli obiettivi della SEO. L'iniziativa comunitaria EQUAL dovrebbe poi apportare un significativo contributo alla lotta alla discriminazione per quanto riguarda l'accesso al mercato del lavoro e la partecipazione allo stesso.

Follow-up

La Commissione e il Consiglio continueranno a sviluppare e ad attuare la strategia europea per l'occupazione tramite:

* la decisa attuazione degli orientamenti e delle raccomandazioni in materia di occupazione nell'ambito di tutti i pilastri, tenendo conto degli obiettivi orizzontali;

* il rafforzamento degli orientamenti per l'occupazione in modo da rispecchiare la precedente valutazione delle politiche e delle sfide. In particolare si rafforzeranno le disposizioni in materia di:

* obiettivi relativi al tasso occupazionale dei lavoratori anziani,

* promozione di posti di lavoro di migliore qualità,

* riduzione dei differenziali retributivi di genere;

* un esame approfondito delle condizioni per promuovere un'accresciuta partecipazione della forza lavoro e un invecchiamento attivo, sulla base di una relazione comune della Commissione e del Consiglio, come richiesto dal Consiglio europeo di Stoccolma;

* un piano d'azione su qualifiche e mobilità, onde sostenere lo sviluppo di nuovi mercati del lavoro europei, basato sui risultati del gruppo ad alto livello costituito in seguito al vertice di Stoccolma, in tempo per il vertice della primavera 2002;

* un piano d'azione per l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, in seguito a un'ampia consultazione, avvenuta nel 2001, con Stati membri, altre istituzioni dell'UE, parti sociali, ONG ecc., sulla base del memorandum dell'anno scorso [36] e di un programma d'azione dettagliato sul seguito da dare ai futuri obiettivi concreti relativi ai sistemi d'istruzione e formazione, come richiesto dal Consiglio europeo di Stoccolma;

[36] SEC(2000) 1832, 31.10.2000.

* lo sviluppo continuativo di indicatori onde valutare i progressi compiuti nell'ambito degli orientamenti per l'occupazione, con particolare rilievo per i differenziali retributivi di genere e i servizi di custodia dei bambini e di assistenza alle altre persone non autonome, nonché tenendo conto della questione della qualità (vedi sotto);

* una proposta al Consiglio europeo nel dicembre 2001 in merito allo sviluppo di indicatori della qualità sul lavoro, prendendo quale punto di partenza la comunicazione della Commissione su una strategia di investimento nella qualità [37];

[37] COM(2001)313 def., 20.6.2001.

* una valutazione approfondita dell'impatto della strategia europea per l'occupazione in termini di politiche e risultati negli anni intercorsi dalla sua introduzione, da concludersi nel 2002.

Allegato 1: Rassegna degli indicatori chiave per il 2000 [38]

[38] Per ulteriori indicazioni degli indicatori chiave vedi sotto.

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Definizione e fonte degli indicatori chiave

I dati trimestrali di Eurostat sulle forze di lavoro

Questa serie sostituisce i dati dell'anno scorso provenienti dall'indagine sulle forze di lavoro e dalla serie Benchmark relativa all'occupazione, usati nelle precedenti relazioni sull'occupazione in Europa e relazioni comuni sull'occupazione. L'indagine sulle forze di lavoro presenta manchevolezze da diversi punti di vista. Il secondo trimestre è considerato rappresentare l'intero anno e l'indagine cambia col tempo, il che pregiudica i raffronti. Onde ovviare a tali problemi, la DG Occupazione ha realizzato, su contratto, la serie Benchmark, compilata senza una responsabilità complessiva di Eurostat, essenzialmente con l'intenzione di costruire una valida serie temporale comparativa sull'occupazione utilizzando le migliori fonti disponibili per ciascun paese. Quest'anno Eurostat ha sviluppato un concetto analogo, vale a dire i dati trimestrali sulle forze di lavoro. Su questa serie si basano tutti gli indicatori, eccezion fatta per il tasso di disoccupazione, il tasso di disoccupazione giovanile, i tassi di occupazione espressi in equivalenti a tempo pieno e gli indicatori legati all'economia. Una descrizione dettagliata è riportata qui di seguito.

I dati trimestrali di Eurostat sulle forze di lavoro (Quarterly labour force data - QLFD) si compongono di due serie trimestrali a partire dal 1991, aggiornate trimestralmente e relative agli Stati membri dell'UE, UE-15 e UE-12:

* popolazione, occupazione e disoccupazione ripartita per sesso ed età, essenzialmente sulla base dei risultati comunitari dell'indagine sulle forze di lavoro;

* occupazione ripartita per attività economica e status occupazionale (essenzialmente in base ai dati sull'occupazione del Sistema europeo di conti economici integrati SEC-1995), con un'ulteriore ripartizione per sesso e secondo alcune caratteristiche dei posti di lavoro.

A Popolazione, occupazione e disoccupazione ripartite per sesso ed età

I risultati delle indagini comunitarie sulle forze di lavoro (forniti dagli istituti statistici nazionali conformemente al regolamento n. 577/1998 del Consiglio) sono resi coerenti nel tempo (per eliminare interruzioni nella serie) e completati (mediante stime basate sui dati nazionali sull'occupazione provenienti da altre fonti) quando non sono disponibili risultati comunitari trimestrali dell'indagine sulle forze di lavoro.

Questi dati comprendono soltanto la popolazione che vive in nuclei familiari privati e non in collettività e si riferiscono al luogo di residenza (concetto nazionale).

Si utilizzano le seguenti fasce di età: meno di 15, 15-19, 20-24, 25-29, 30-54, 55-59, 60-64, 65 e oltre.

I dati sull'occupazione ripartiti per sesso ed età sono ulteriormente ripartiti tra settore civile e forze armate.

I dati sulla disoccupazione ripartiti per sesso ed età sono ulteriormente ripartiti a seconda della durata della ricerca di lavoro (meno di sei mesi, 6-11, 12-23, 24 o più).

B Occupazione ripartita per attività economica e status occupazionale

I dati sull'occupazione ricavati da SEC-1995 (forniti dagli istituti statistici nazionali conformemente al regolamento n. 2223/1996 del Consiglio) sono disponibili in una ripartizione secondo NACE, rev.1-A6 e secondo lo status occupazionale (lavoratori dipendenti/lavoratori autonomi).

Essi sono resi coerenti nel tempo (ove necessario) e completati (con stime basate sui risultati delle indagini sulle forze di lavoro o su dati nazionali relativi all'occupazione) ove non siano disponibili i dati trimestrali SEC-1995.

Sono ulteriormente ripartiti per sesso, tempo pieno/tempo parziale, contratti a tempo determinato/indeterminato (usando un approccio dall'alto al basso con i dati dell'indagine delle forze di lavoro o altri dati nazionali).

Essi coprono tutte le persone occupate in unità produttive residenti (concetto nazionale), comprese le persone che vivono in collettività.

Gli indicatori chiave: definizioni e fonti dei dati

I Tassi di occupazione ripartiti per fasce di età (15-64, 15-24, 25-54, 55-64) e sesso

Definizione: persone occupate in percentuale della popolazione complessiva dello stesso sesso e della stessa età.

Fonte: Eurostat QLFD, parte A.

II Tassi di occupazione espressi in equivalente a tempo pieno ripartiti per sesso nella fascia di età 15-64

Definizione: occupazione espressa in equivalente a tempo pieno quale percentuale della popolazione complessiva dello stesso sesso e della stessa età (l'occupazione equivalente a tempo pieno è definita quale numero totale di ore lavorate diviso per la media annuale delle ore lavorate in occupazioni a tempo pieno).

Fonte: Indagine sulle forze di lavoro (dati di primavera) - (le cifre relative al Belgio sono adattate da Eurostat).

III Tassi di disoccupazione ripartiti per sesso

Definizione: disoccupati in percentuale della popolazione attiva dello stesso sesso e della stessa età.

Fonte: Serie armonizzata di Eurostat sulla disoccupazione, medie annuali di stime mensili.

IV Tassi di disoccupazione di lunga durata ripartiti per sesso

Definizione: disoccupati di lunga durata (12 mesi o più) in percentuale della popolazione attiva dello stesso sesso.

Fonte: Eurostat QLFD, parte A.

V Tasso di disoccupazione giovanile ripartito per sesso

Definizione: disoccupati tra i 15 e i 24 in percentuale della popolazione complessiva dello stesso sesso e della stessa età.

Fonte: Serie armonizzata di Eurostat sulla disoccupazione, medie annuali di stime mensili.

VI Crescita dell'occupazione

Definizione: cambiamento annuale della popolazione occupata da unità produttive residenti.

Fonte: QLFD, parte B.

VII Altri indicatori dell'occupazione legati all'economia (crescita del PIL in termini reali, crescita della produttività del lavoro e costi del lavoro unitari in termini reali) sono forniti dalla DG ECFIN (base di dati AMECO), sulla base di conti nazionali (definizioni SEC-95) e delle previsioni di primavera. I dati rappresentano il cambiamento annuale medio rispetto all'anno precedente espresso in percentuale.

Altri indicatori chiave

VIII Partecipazione a istruzione e formazione

Definizione: percentuale della popolazione attiva che partecipa a iniziative di istruzione e formazione ripartita per sesso, fascia d'età (25-34, 35-44, 45-54, 55-64 e 25-64), status lavorativo e risultato educativo.

Fonte: Eurostat, Indagine sulle forze di lavoro (dati primaverili).

IX Tasso degli abbandoni scolastici

Definizione: percentuale di giovani dai 18 ai 24 anni che non sono andati oltre l'istruzione secondaria inferiore (livello 2 dell'ISCED) e non frequentano altre azioni di istruzione o formazione, ripartiti per sesso e situazione lavorativa.

Fonte: Eurostat, Indagine sulle forze di lavoro (dati primaverili).

X Accesso a Internet nelle scuole

Definizione: percentuale di scuole primarie e secondarie con accesso a Internet.

Fonte: Relazione di Benchmarking facente seguito alla comunicazione "Strategie per l'occupazione nella società dell'informazione", SEC(2001) 222 (7/2/01), basata sui dati nazionali forniti dal gruppo ad alto livello sulla dimensione occupazionale e sociale della società dell'informazione.

XI Tasso del lavoro autonomo ripartito per sesso

Definizione: quota del lavoro autonomo ripartito per sesso sull'occupazione totale.

Fonte: Eurostat, Indagine sulle forze di lavoro.

XII Tasso dell'occupazione nei servizi

Definizione: tasso dell'occupazione nei servizi per il 1998-99-00: ripartito per età: 15-64, ripartito per sesso: maschi, femmine e totale e per NACE: servizi.

Fonte: Eurostat, Indagine sulle forze di lavoro.

XIII Aliquota fiscale marginale

Definizione: percentuale dell'aumento delle imposte sui redditi delle persone fisiche più l'aumento dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti divisa per l'aumento del salario lordo, ripartito per situazione familiare e livello salariale.

Fonte: OCSE, Taxing Wage- Taxes on wages and salaries, social security contributions for employees and their employers, child benefits, diversi anni. Servizi della Commissione, sulla base della banca dati OCSE, 1996-1999/2000.

XIV Aliquota fiscale media per un salariato solo a bassa retribuzione

Definizione: proporzione delle imposte totali (sul reddito delle persone fisiche, contributi sociali di lavoratori e datori di lavoro, comprese le imposte sul reddito da lavoro dipendente) pagate da una persona sola (addetto alla produzione medio a tempo pieno) con due figli, con reddito pari al 50% o al 67% della media salariale lorda. Questa proporzione può essere ulteriormente suddivisa nelle sue componenti fiscali.

Le informazioni si basano sugli indici costruiti per famiglie ipotetiche.

Fonte: Taxing wages - taxes on wages and salaries, social security contributions for employees and their employers, Servizi della Commissione sulla base della banca dati OCSE 1996-1999/2000.

XV Percentuale di lavoratori in occupazioni atipiche

Definizione: numero di lavoratori in occupazioni (salariali) atipiche in percentuale del numero complessivo di lavoratori ripartito per sesso.

Fonte: Eurostat QLFD.

XVI Differenziale retributivo di genere

Definizione: rapporto tra l'indice del salario orario femminile netto e quello maschile per i lavoratori salariati che lavorano 15 ore settimanali o più. Ripartito per settore pubblico o privato. Per la Francia si sono utilizzate le retribuzioni lorde all'ora.

Fonte: Eurostat, Panel europeo delle famiglie.

4.

Allegato 2: Rassegna degli indicatori concordati sulla prevenzione e l'attivazione per il 2000

>SPAZIO PER TABELLA>

>SPAZIO PER TABELLA>

Note esplicative all'allegato 2:

L'indicatore di sforzo (C/A) è definito quale percentuale di giovani/adulti che diventano disoccupati nel mese X e hanno iniziato un piano d'azione individuale prima di raggiungere 6/12 mesi di disoccupazione.

Il tasso di non ottemperanza (D/B) è definito quale quota di giovani/adulti che diventano disoccupati nel mese X, sono ancora disoccupati nei mesi X+6/12 e non hanno iniziato un piano d'azione individuale.

L'indicatore di uscita o output (Tasso di afflusso verso la disoccupazione di lunga durata)(B/A) è definito quale quota di giovani/adulti ancora disoccupati alla fine del mese X+6/12 ininterrottamente.

Note sugli indicatori di prevenzione specifici degli Stati membri:

* Belgio: gli indicatori non sono comparabili con quelli di altri Stati membri poiché le interruzioni della disoccupazione inferiori ai tre mesi non sono conteggiate quale uscita dallo stato di disoccupazione.

* Germania: l'indicatore per gli adulti può comprendere tutti i disoccupati.

* Danimarca: i dati riguardano soltanto i disoccupati assicurati.

* Grecia: i dati per la categoria degli adulti disoccupati si riferiscono al 1999. I calcoli dell'indicatore C/A si basano su una misurazione approssimativa per la variabile C che copre i disoccupati inclusi in un programma di lavoro entro i 6/12 mesi per i giovani e gli adulti rispettivamente.

* Paesi Bassi: indicatori basati soltanto sui neodisoccupati. Giovani disoccupati: indicatori basati sulla situazione dodici mesi dopo la registrazione.

Il tasso di attivazione è definito quale media annuale dei partecipanti precedentemente disoccupati a misure attive (E) divisa per la media annuale dei disoccupati registrati (F) e partecipanti a misure attive. La definizione dell'indicatore di entrata o input è stata cambiata nel PAN di quest'anno, per meglio rispecchiare il fatto che la partecipazione alla maggior parte delle misure attive nella maggioranza degli Stati membri costituisce un'interruzione del periodo di disoccupazione. Esso è ora definito come E/(E+F) anziché E/F. Le misure attive sono definite in senso ampio, in modo da comprendere formazione, rotazione delle mansioni e condivisione del lavoro, incentivi all'occupazione, integrazione dei disabili, creazione diretta di posti di lavoro e incentivi alla costituzione di imprese.

Indicazioni sugli indicatori di attivazione specifici degli Stati membri:

* Belgio: dati del 1999.

* Danimarca: i dati riguardano soltanto i disoccupati assicurati.

* Francia: la ripartizione per sessi si riferisce ai dati del 1999.