52001DC0346

Comunicazione della Commissione - La dimensione internazionale dello spazio europeo della ricerca /* COM/2001/0346 def. */


COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE LA DIMENSIONE INTERNAZIONALE DELLO SPAZIO EUROPEO DELLA RICERCA

1. Introduzione

2. Una strategia di cooperazione e di apertura

2.1. Finalità

2.2. Le lezioni del passato

2.3. L'apertura dello Spazio europeo della ricerca sul mondo

2.4. Coordinamento delle iniziative

2.5. Diversificazione degli obiettivi

2.6. Linee di intervento

3. Interventi futuri

3.1. Il quadro d'insieme

3.2. Le attività

4. Conclusioni

1. Introduzione

La scienza, il progresso tecnologico, lo sviluppo socio-economico sono ormai strettamente intrecciati in un mondo in rapida mutazione. Nel nostro mondo "globalizzato", la ricerca e lo sviluppo tecnologico progrediscono a ritmo accelerato grazie allo scambio di ricercatori, di informazioni e di risultati scientifici che circolano da un paese all'altro, sempre più liberamente e sempre più rapidamente.

A loro volta la scienza e lo sviluppo tecnologico contribuiscono attivamente alla mondializzazione dell'economia e sono chiamati sempre più spesso a risolvere i grandi problemi cui sono confrontate le nostre società.

Perché l'Unione europea possa partecipare a questi sviluppi e svolgere un ruolo all'altezza delle sue ambizioni nella società globale di oggi, deve innanzitutto disporre di un buon potenziale e di un vasto bacino di conoscenze tecnico-scientifiche.

Nel gennaio 2000 la Commissione ha presentava una comunicazione [1] intitolata «Verso uno Spazio europeo della ricerca», nella quale preconizza un'area in cui le capacità scientifiche e le risorse materiali presenti nell'Unione sono sfruttate in modo ottimale, le politiche nazionali ed europee sono attuate in modo coerente, e non esistono ostacoli alla circolazione di persone e conoscenze.

[1] COM(2000) 6.

Il progetto è stato avallato dai capi di Stato e di governo al Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo, che ne hanno fatto la componente centrale della costruzione di una società europea della conoscenze.

Lo Spazio europeo della ricerca deve essere aperto sul mondo, come la Commissione ha già sottolineato dalla Commissione nella comunicazione dal titolo «Realizzazione dello Spazio europeo della ricerca: orientamenti per le azioni dell'Unione nel settore della ricerca (2002-2006)» [2].

[2] COM(2000) 612 def.

Tale apertura doterà i paesi dell'Unione di una cooperazione internazionale in materia di scienza e tecnologia che consentirà loro di approfondire le relazioni politico-economiche con i paesi terzi, soprattutto quelli candidati all'adesione e quelli dello Spazio economico europeo. La nuova strategia di cooperazione internazionale così definita permetterà altresì di approfondire le relazioni fra l'Unione e gli altri paesi terzi [3], di migliorare il dialogo fra questi [4] e di rafforzare la scienza e la tecnologia europee.

[3] I paesi associati del Mediterraneo, i Balcani, la Russia e i Nuovi Stati Indipendenti, i paesi in via di sviluppo, i paesi industrializzati e i paesi a economia emergente.

[4] A titolo di esempio, alcuni progetti di cooperazione R&S hanno riunito istituti di ricerca israeliani, palestinesi e giordani per la gestione integrata dell'acqua e per la salute pubblica.

Scopo della presente comunicazione è presentare le grandi linee di una nuova politica di cooperazione scientifico-tecnologica a livello internazionale, che dà riscontro della strategia di apertura sul mondo dello Spazio europeo della ricerca.

2. Una strategia di cooperazione e di apertura

2.1. Finalità

Porre l'Europa al centro della società globale della conoscenza significa sviluppare una cooperazione scientifico-tecnologica di stampo internazionale, di ampio respiro e di grande ambizione.

A tal fine è bene garantire, nel reciproco interesse di tutte le parti:

* una cooperazione che persegua gli obiettivi scientifici, tecnici e socio-economici della Comunità, e al tempo stesso

* una cooperazione che appoggi le politiche della Comunità in materia di relazioni esterne e di aiuti allo sviluppo e che serva gli interessi complessivi dell'Unione (politici, commerciali, di solidarietà ecc.).

Lo Spazio europeo della ricerca ha creato un contesto politico nuovo, che permette di rielaborare la strategia di cooperazione tecnico-scientifica internazionale a partire dalle risultanze fin qui ottenute nel quadro dell'Unione.

Tale strategia deve sostanzialmente puntare a:

* rendere lo spazio europeo della ricerca più attraente per le migliori menti della ricerca e divenire per costoro un polo di riferimento;

* permettere ai ricercatori e agli industriali europei di accedere alle conoscenze e alle tecnologie prodotte altrove nel mondo nonché ai campi di sperimentazione necessari alla ricerca europea;

* sviluppare le attività tecnico-scientifiche utili alla realizzazione delle politiche dell'Unione in materia di relazioni esterne e di aiuti allo sviluppo;

* mobilitare le capacità tecnico-scientifiche dell'Unione e dei paesi terzi verso problemi di dimensione mondiale importanti per la Comunità, come la sicurezza alimentare, la sicurezza ambientale (effetto serra, desertificazione, biodiversità e risorse naturali, rischi sismici ecc.), la sicurezza sanitaria, la salute e le grandi malattie legate alla povertà.

2.2. Le lezioni del passato

La Comunità ha intrapreso nel 1983 un'attività di cooperazione tecnico-scientifica internazionale. I diversi programmi che si sono susseguiti (STD, CSI, poi INCO) hanno mobilitato nel corso degli anni migliaia di équipe di ricerca dell'Europa e dei paesi terzi relativamente a questioni specifiche legato allo sviluppo (salute, sicurezza alimentare e agricola, risorse naturali, ambiente).

Analoghe attività di cooperazione tecnico-scientifica sono state realizzate a partire dagli anni '80 con i paesi dell'Europa centrale e orientale, quando, diversamente da oggi, essi non erano ancora associati al programma quadro. Dal 1995 tutte queste attività sono state riunite in un programma specifico di RST unico - il programma INCO -, pur restando distinte fra loro per meglio rispondere alle specificità sociali, economiche e ambientali delle diverse regioni.

L'INCO ha aperto la strada dell'integrazione della ricerca nella politica di aiuti allo sviluppo coinvolgendo il FES, cioè il fondo di cooperazione allo sviluppo che mira a potenziare le capacità di ricerca, nel trasferimento delle tecnologie. Questo è un ottimo esempio delle azioni sinergiche e complementari da sviluppare in avvenire fra la RST e le politiche esterne dell'Unione.

Dalla ricerca all'azione: prevenzione e sicurezza nell'allevamento

Una serie di progetti di ricerca congiunti ha portato alla produzione di un vaccino per la peste di alcuni ruminanti nonché alla realizzazione di test di sperimentazione alle condizioni dell'Africa subsahariana.

Il vaccino è anche utilizzato con successo in Medio Oriente. L'India e il Pakistan ne hanno programmato l'impiego in una campagna di vaccinazione su scala nazionale, realizzata con il sostegno finanziario comunitario (FES).

Analogamente, grazie a una serie di progetti di ricerca congiunti a livello comunitario ed internazionale è stato messo a punto un vaccino per la cowdriosi adattato sul piano immunologico e operativo alle caratteristiche dei paesi tropicali.

Con il sostegno finanziario del FES, il vaccino è attualmente in fase di sperimentazione nell'Africa subsahariana. Contemporaneamente la ricerca su antigeni e metodi diagnostici più efficaci ha recentemente condotto un consorzio euroafricano a sequenziare il genoma di Cowdria ruminantium.

L'insieme di queste azioni ha inoltre condotto ad un'opera congiunta della Comunità e dei suoi Stati membri che ha dato luogo all'istituzione dell'associazione internazionale per la promozione della cooperazione scientifica con i Nuovi Stati Indipendenti dell'ex Unione Sovietica (INTAS).

Una sinergia esemplare : l'assistenza del CCR nei settori della sicurezza nucleare.

Nel 1994 la Commissione ha chiesto al CCR di mettere a disposizione del programma TACIS le competenze acquisite con le attività di ricerca sul nucleare. Ne sono scaturite azioni di due tipi:

- assistenza alla Russia nel settore del controllo delle materie nucleari: creazione di due centri di formazione in Russia, installazione di laboratori di analisi e controllo per le autorità russe, sostegno alla creazione di una piattaforma industriale per la produzione di strumenti di controllo, realizzazione di un sistema di controllo negli impianti nucleari;

- consulenza tecnica per l'attuazione del programma Tacis relativamente alla sicurezza nucleare: preparazione di progetti, negoziati tecnici con i beneficiari e assistenza tecnica alla realizzazione dei progetti.

In parallelo, a partire dal 1994, con alcuni paesi industrializzati o a economia emergente sono state ingaggiate, nel quadro di accordi di cooperazione scientifica, cooperazioni che hanno permesso ai ricercatori di questi paesi di partecipare a progetti di ricerca comunitari. Ad oggi sono stati conclusi più di 20 accordi di cooperazione tecnico-scientifica con paesi terzi e sono in atto negoziati con l'India, il Brasile e il Cile.

Un esempio di cooperazione fruttuosa: PRIONET

Una sessantina di laboratori australiani ed europei specializzati nell'identificazione delle encefalopatie spongiformi trasmissibili, e in particolare delle forme poco note come la variante della malattia di Creutzfeldt-Jacob (vCJD), hanno collaborato verso la comprensione e lo sviluppo di misure preventive dell'epidemia di vCJD e dell'encefalopatia spongiforme bovina (BSE) in Europa.

Questa collaborazione attiva, realizzata nel quadro dell'accordo di cooperazione tecnico-scientifica tra l'Australia e la Comunità, ha notevoli ricadute positive dal punto di vista scientifico per ambo le parti; non avendo a tutt'oggi rilevato alcun caso di vCJD o di BSE, l'Australia ha fornito all'Europa un ottimo sistema di comparazione e controllo.

Gli accordi di questo tipo hanno permesso di rafforzare i legami fra gli industriali europei e, ad esempio, australiani o israeliani, nonché di migliorare la tutela dei diritti di proprietà intellettuale degli europei in paesi quali l'Argentina e la Cina; hanno inoltre facilitato un attivo coinvolgimento dei ricercatori dei ricercatori europei nelle attività nazionali di RST di paesi terzi, come gli Stati Uniti e la Cina. Tuttavia l'unione non ha ancora sfruttato appieno le possibilità che essi offrono: nel quadro della nuova strategia sarà opportuno adottare un approccio proattivo volto ad ottimizzare i risultati.

In passato le possibilità dell'Unione di sfruttare le sedi di dialogo per mettere a punto programmi di cooperazione sono state limitate dall'assenza di una politica di cooperazione tecnico-scientifica internazionale chiara e munita delle opportune risorse. Ciononostante il dialogo biregionale con il Mediterraneo (MoCo), l'Asia (ASEM), l'America Latina e i Caraibi (ALAC e MERCOSUR) ha tracciato la strada per lo sviluppo di una politica capace di integrare al tempo stesso la RST e le relazioni esterne.

Il Gruppo di esperti indipendenti (cfr. "relazione di valutazione quinquennale [5]" - 31 maggio 2000) che ha valutato il programma comunitario di cooperazione scientifica internazionale ha riconosciuto "con soddisfazione" che gli obiettivi fissati per il programma sono stati conseguiti e che sono stati ottenuti risultati scientifici significativi.

[5] COM (2000) 659 def.

Esso ha tuttavia osservato che sarebbe ormai necessario conferire una dimensione politica nuova a questo programma, raccomandando in particolare di:

- tener conto del potenziale di ricerca dei paesi partner e dell'importanza per l'Unione delle cooperazioni internazionali nei diversi ambiti di ricerca e sviluppo tecnologico;

- concentrare su settori prioritari l'azione della Comunità, onde ottimizzarne i risultati;

- rafforzare i legami con la politica di relazioni esterne della Comunità.

Tutta l'esperienza maturata dall'Unione in materia di cooperazione tecnico-scientifica internazionale, sommata a quella - di stampo principalmente bilaterale - dei suoi Stati membri, costituisce un prezioso "capitale" su cui è possibile a questo punto poggiare la dimensione internazionale dello Spazio europeo della ricerca.

2.3. L'apertura dello Spazio europeo della ricerca sul mondo

È bene rifarsi, per quanto riguarda la dimensione internazionale dello Spazio europeo della ricerca, a quella che è la sua caratteristica essenziale: andare al di là dell'attuale struttura statica di 15+1 verso una configurazione più dinamica, basata su un'esecuzione più coerente delle azioni condotte dagli Stati membri a livello nazionale.

Ciò concerne l'Europa nel suo insieme: l'Unione europea, ma anche i paesi dello Spazio economico europeo e i paesi candidati che sono associati al programma quadro. Per questi ultimi, anzi, dovranno essere previsti sforzi particolari, perché la loro integrazione nello Spazio europeo della ricerca sia ottimizzata e perché essi possano trarre il massimo vantaggio da questa apertura (con un rafforzamento dei loro sistemi di ricerca).

Le strutture, gli strumenti e le risorse umane sono già disponibili; si tratta semplicemente di mobilitarli ed incanalarli verso i grandi obiettivi di apertura sul mondo adottati congiuntamente per lo Spazio europeo della ricerca.

L'apertura ai paesi terzi contribuirà a far sviluppare l'eccellenza scientifica in Europa e a consolidarne il ruolo sulla scena internazionale. Concepita come un raggruppamento degli sforzi compiuti in questo senso sul piano nazionale ed europeo, che fa tesoro delle azioni svolte sinora, essa si fonda su un approccio volontarista e ben mirato verso i potenziali partner e agli interessi dell'Unione.

Sulla falsariga dell'azione ingaggiata per lo Spazio europeo della ricerca, il suo scopo è trarre il massimo vantaggio dall'insieme delle politiche e delle attività di cooperazione scientifica internazionale condotte nell'Unione, sia a livello comunitario che in seno agli Stati membri.

Il coordinamento delle politiche di cooperazione scientifica internazionale degli Stati in questione imporrà a questi ultimi una reale volontà politica di cooperazione a livello dell'Unione e alla Commissione un grande lavoro di concertazione interna.

Analogamente, anche il coordinamento, a livello comunitario, delle attività di cooperazione internazionale in materia di RST e di quelle svolte a titolo della politica di relazioni esterne richiederà una notevole opera di concertazione interna, perché dovranno essere rafforzate le sinergie fra gli strumenti finanziari delle relazioni esterne e quelli della ricerca.

Un coordinamento esemplare:

Avendo constatato una palese mancanza di coordinamento fra i paesi europei, la Commissione e i 15 Stati membri, nonché la Svizzera e la Norvegia, hanno deciso nel 1995 di lanciare una "Iniziativa europea di ricerca agricola per lo sviluppo" (IERAD).

L'obiettivo principale della IERAD è migliorare l'impatto degli investimenti di ciascuno grazie a un miglior coordinamento: coordinamento tra i 18 partner della RST, in seno agli Stati membri e alla Commissione, nonché fra la RST e la cooperazione allo sviluppo, e questo tanto a livello politico che operativo.

La IERAD è un meccanismo di coordinamento delle attività legate alla R&S che opera attraverso un gruppo composto da rappresentanti delle amministrazioni nazionali competenti per le politiche di cooperazione scientifica e di cooperazione allo sviluppo e dalla Commissione europea.

Nel 1996 le analisi e le proposte della IERAD hanno contribuito al lancio di un "global forum", cioè di un ambito di livello mondiale nel quale grazie allo sforzo collettivo sono facilitati gli scambi di informazione, l'accesso al sapere, la cooperazione e il partenariato nella ricerca fra tutte le parti interessate alla ricerca agricola e allo sviluppo sostenibile. In questo contesto la IERAD riunisce dal 1999 un forum europeo di tutti i soggetti europei interessati.

2.4. Coordinamento delle iniziative

2.4.1. Le attività degli Stati membri

Se si esamina l'attività di cooperazione tecnico-scientifica internazionale dei paesi dell'Unione, è d'obbligo constatare che le politiche nazionali in materia sono generalmente mirate a particolari gruppi di paesi e a problematiche specifiche. Solo qualche paese adotta un approccio strutturato globale, genericamente orientato alla risoluzione di problemi, come invece fa ad esempio la politica degli aiuti allo sviluppo.

La maggior parte dei paesi sostiene la formazione e la mobilità dei ricercatori di paesi terzi, mentre solo qualche Stato membro ha sviluppato progetti congiunti.

Una stima della spesa totale consacrata alle cooperazioni bilaterali di RST dei 18 paesi europei e del SEE con tutti i paesi terzi (ad eccezione dei fondi transitanti per le organizzazioni internazionali) conduce ad un importo di 750 milioni di ECU all'anno [6]; di questo il 20% va ai programmi internazionali di cooperazione con i paesi in via di sviluppo, ed il 25% all'Africa, allo scopo di sviluppare attività di RST e migliorare le sue capacità in materia di ricerca. I paesi del Mediterraneo (non europei), l'America Latina, l'Asia e i NSI (Nuovi Stati Indipendenti dell'ex Unione Sovietica) ricevono circa il 10% ciascuno, e i paesi dell'Europa centrale e degli Stati baltici il 12%.

[6] Studio INCOPOL: "International Co-operation Policies of the EU & EEA countries in Science and Technology" (pubblicato nel 1999, dati del 1996).

La Francia è il paese che per il momento investe di più nella cooperazione scientifica internazionale (in particolare con i paesi francofoni d'Africa e con i paesi del Mediterraneo e dell'America Latina). Inoltre ha costituito numerose reti con i paesi altamente industrializzati. La Germania è il paese che investe di più nella cooperazione con i paesi dell'Europa centrale e orientale e con la Russia. Per alcuni paesi (Portogallo, Grecia, Islanda, Irlanda), le sole opportunità di cooperazione internazionale sono quelle organizzate nell'ambito dell'Unione europea. Nei paesi il cui bilancio di RST è modesto, sono le relazioni culturali a svolgere un ruolo importante per instaurare cooperazioni molto mirate: la Grecia mostra uno spiccato interesse a collaborare con alcuni Stati limitrofi, come i paesi dell'Europa centrale e i Balcani, i Nuovi Stati Indipendenti e qualche paese del Mediterraneo; lo stesso vale per il Portogallo nei confronti del Brasile e di alcuni paesi dell'Africa.

Solo un'azione concertata a livello dell'Unione, che raggruppi le iniziative nazionali e che mobiliti le opportune risorse finanziarie, permetterà a ciascuno degli Stati membri e alla Comunità di essere presente nel mondo intero, in tutti gli ambiti della cooperazione tecnico-scientifica di rilevanza europea.

Una condizione per il successo di quest'opera di coordinamento generale è avere una panoramica d'insieme delle politiche nazionali di cooperazione internazionale; sarà dunque indispensabile condurre un esercizio di benchmarking fra le politiche di ciascuno ed esaminare le politiche di cooperazione internazionale dei nostri principali concorrenti.

Se tutti parteciperanno in modo coordinato a questa impresa, potremo conseguire obiettivi differenziati in funzione delle esigenze dell'Unione e di quelle dei suoi partner.

2.4.2. Integrare i paesi candidati all'adesione

Per consentire ai paesi candidati all'adesione di partecipare a pieno titolo a questo coordinamento della cooperazione scientifica internazionale occorrerà garantire la loro piena integrazione nello Spazio europeo della ricerca.

Ciò significa aiutare questi paesi a rafforzare i propri sistemi di ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione. I prefissi miglioramenti degli attuali sistemi di ricerca dei paesi candidati potranno essere agevolati mediante azioni specifiche, complementari alle collaborazioni ingaggiate a seguito della loro associazione al programma quadro o di sostegno alla loro partecipazione al programma stesso.

Tali azioni dovranno mirare ad adeguare le politiche di RST dei paesi candidati, a rafforzare il loro potenziale di ricerca tecnico-scientifica e a sviluppare interconnessioni fra le comunità scientifiche di questi paesi e quelle degli Stati membri.

Esse dovranno essere condotte per il tramite dei diversi strumenti di sostegno alla ricerca, economico e tecnico dell'Unione, ma anche in stretto coordinamento con l'Unione e gli Stati membri e tra l'Unione e gli Stati membri.

2.5. Diversificazione degli obiettivi

2.5.1. I paesi associati del Mediterraneo e dei Balcani

Le relazioni con questi paesi assumono un'importanza crescente per l'Unione europea e non possono limitarsi all'ambito esclusivamente economico, bensì devono sfociare in una vera e propria politica di co-sviluppo, la sola capace di garantire la stabilità, la prosperità e la sicurezza in queste aree. Una simile ambizione presuppone l'impegno dell'Unione in tutti gli ambiti di cooperazione, ma in particolare in quello della scienza, della tecnologia e dell'innovazione.

Si tratta dunque di incoraggiare lo scambio di conoscenze, di persone e di innovazioni tecnologiche al fine di favorire il progresso socio-economico in tutto l'insieme della zona euro-mediterranea. Per far questo occorrerà innanzitutto cercare di stimolare il trasferimento di innovazioni tecnologiche e conoscenze e il consolidamento delle capacità di RST di questi paesi terzi consentendo la creazione di organismi che fungano da trait-d'union fra i centri di ricerca e gli ambiti economici, nonché sviluppando le infrastrutture e il potenziale di RST dei paesi stessi.

Allo stesso tempo la ricerca non può tralasciare i bisogni fondamentali dei partner sia europei, sia del Mediterraneo e dei Balcani, peraltro prioritari per lo sviluppo sostenibile (cioè la gestione integrata dell'acqua, l'agricoltura e l'agroindustria, la salute e la protezione dell'ambiente, la sismologia, l'energia e i trasporti, la salvaguardia del patrimonio culturale, il "digital gap").

2.5.2. La Russia e i Nuovi Stati Indipendenti

Nei riguardi di questi paesi l'obiettivo è duplice: da una parte stabilizzare il loro potenziale di ricerca e dall'altra far fronte a problemi di reciproco interesse (cioè la non proliferazione delle armi, la salute, la sicurezza ambientale legata alla trasformazione industriale, la sicurezza nucleare e l'energia).

La stabilizzazione del potenziale di ricerca e sviluppo passa da un lato per il rafforzamento delle partnership e degli scambi con le comunità scientifiche dell'Unione (con particolare ricorso all'associazione INTAS, che riunisce gli Stati membri dell'Unione, la Comunità degli Stati indipendenti e alcuni paesi terzi), e dall'altro per la riconversione delle ricerche sulle armi di distruzione di massa in direzione di applicazioni civili, e questo tramite i partenariati multilaterali (Europa, USA, Giappone ecc.) istituiti in seno a centri specializzati (International Science and Technology Centre a Mosca, Science and Technology Centre dell'Ucraina a Kiev).

2.5.3. I paesi in via di sviluppo

Se è ormai chiaro che la scienza e la tecnologia svolgono un ruolo essenziale per il miglioramento dello standard di vita degli Stati industrializzati, un gran numero di paesi meno avanzati non ha ancora potuto sfruttare il progresso scientifico a vantaggio del proprio benessere socio-economico. Di qui nasce la collaborazione tecnico-scientifica dell'Unione con questi paesi, che mediante solidi partenariati si prefigge di incanalarne lo sviluppo in direzione della sostenibilità.

Le partnership mirano in primo luogo a potenziare le capacità di ricerca e di innovazione tecnologica dei paesi dell'Africa, dell'America Latina, dei Caraibi e dell'Asia. Permettono altresì di avviare attività comuni di ricerca volte a rispondere al fabbisogno di queste società in termini di salute, alimentazione e sviluppo economico, senza trascurare la problematica dell'integrazione della loro produzione nel mercato mondiale, la salvaguardia del loro patrimonio culturale e la conservazione e gestione sostenibile delle loro risorse naturali.

Occorre anche affrontare con ricerche specifiche il problema della lotta alla povertà, che figura in ambiti prioritari riconosciuti come fondamentali (cfr. COM(2000) 212 def.) [7].

[7] Il commercio e lo sviluppo; l'integrazione e la cooperazione regionale; le politiche macroeconomiche sulla formazione di capitale umano e istituzionale; i trasporti; la sicurezza alimentare e le strategie sostenibili di sviluppo rurale; il consolidamento delle capacità istituzionali, la buona gestione degli affari pubblici e l'applicazione del principio di legalità.

2.5.4. I paesi industrializzati e i paesi a economia emergente

Con i paesi industrializzati ed i paesi a economia emergente [8], nei settori in cui questi ultimi dispongono di un'importante capacità di ricerca tecnico-scientifica, l'obiettivo specifico è rafforzare la cooperazione per permettere l'accesso alle reciproche conoscenze e competenze, seppur nel rispetto delle regole di diffusione e protezione dei risultati della ricerca.

[8] Esempi: Cina, India, Brasile, Argentina, Cile, Messico e Sudafrica.

I programmi di cooperazione permettono peraltro di condividere le risorse e di spartire equamente rischi e benefici, così da realizzare congiuntamente ricerche di grande ampiezza e qualità sostenendo solo una parte dei costi e ricavandone reciproco vantaggio.

I paesi interessati hanno per la maggior parte concluso con la Comunità accordi bilaterali di cooperazione scientifica o accordi di associazione ai programmi quadro comunitari di RST. Tali accordi rappresentano il quadro ideale per organizzare i partenariati auspicati e costituiscono lo strumento privilegiato per sviluppare la cooperazione negli ambiti di ricerca considerati prioritari dall'Unione.

2.5.5. Gli organismi internazionali

Gli organismi internazionali attivi nel settore della ricerca e dello sviluppo tecnologico o in settori fortemente basati sulla ricerca sono numerosi: basti pensare a titolo di esempio all'OMS per la salute, alla FAO per l'alimentazione dei paesi in via di sviluppo o al PNUA per l'ambiente.

Altre istanze internazionali istituiscono dei forum di coordinamento e talvolta di pianificazione concertata che assumono grandissimo rilievo: è il caso dell'OCSE (e del Global Science Forum in particolare), dell'OMS (per le questioni di sicurezza alimentare, ad esempio), dell'ONUSIDA (per l'AIDS), del G8 ("Carnegie Group"), o delle conferenze delle Nazioni Unite.

L'esempio del vertice di Rio (1992)

Dinanzi alla sfida dello sviluppo sostenibile, il vertice di Rio del 1992 ha dato rinnovato slancio e nuovi obiettivi alla cooperazione tecnico-scientifica dell'Unione europea che metteva l'enfasi sulle priorità dell'AGENDA 21 per i paesi in via di sviluppo.

Questa cooperazione tecnico-scientifica ha tenuto conto delle conclusioni del dialogo internazionale e in particolare dei lavori della Commissione delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile.

Dopo "Rio" sono state finanziate con successo diverse centinaia di progetti di ricerca congiunti ed interdisciplinari vertenti su settori critici come la gestione delle risorse naturali, l'agricoltura, l'agroindustria e la salute umana.

Promuovendo attivamente la partecipazione volontaria dei ricercatori, dei responsabili politici e delle organizzazioni non governative, la cooperazione tecnico-scientifica della Comunità ha effettivamente integrato le nuove conoscenze prodotte in interventi concreti di sviluppo sostenibile.

Sulla scorta di quest'opera ormai decennale, l'Unione si appresta ora a partecipare alle attività che saranno concordate nel secondo "Vertice per lo sviluppo sostenibile" ("Rio + 10").

Per l'Unione l'obiettivo è non solo rafforzare la presenza, propria o di alcuni dei suoi organismi, negli interventi condotti a livello mondiale, ma anche migliorare la coerenza della sua partecipazione ai progetti globali relativi a quattro temi principali:

- la sicurezza alimentare (in questo contesto svolge un ruolo fondamentale la cooperazione internazionale in materia di biotecnologie);

- lo sviluppo sostenibile (biodiversità, desertificazione, cambiamento climatico, gestione del patrimonio boschivo ecc.);

- la lotta contro le malattie infettive legate alla povertà (HIV, tubercolosi, malaria);

- l'interdipendenza fra scienza e società.

2.6. Linee di intervento

L'attuazione coordinata delle cooperazioni scientifiche internazionali, a livello nazionale ed europeo, è una conditio sine qua non per condurre una politica globale coerente in materia. Fondamentalmente questa presuppone un dialogo permanente tra la Comunità e gli Stati membri e tra la Comunità e gli ambiti interessati (tanto pubblici che privati, nazionali come internazionali) per garantire la concertazione necessaria.

Tale concertazione deve permettere in un primo tempo di definire le priorità e le linee di intervento, e successivamente di garantire una forte interconnessione fra le diverse iniziative di ordine nazionale e fra queste e quelle di livello europeo ed infine di valutare l'impatto di tali attività all'interno dello Spazio europeo della ricerca.

Un simile dialogo presuppone un quadro appropriato, tanto per le relazioni bilaterali con i paesi terzi che per le relazioni multilaterali con le regioni del mondo.

Pertanto la Comunità procederà innanzitutto, in collaborazione con gli Stati membri e previa consultazione degli ambiti europei interessati (compreso il mondo dell'industria e le organizzazioni non governative), ad un'analisi continua volta a determinare i settori tecnico-scientifici che abbisognano di cooperazioni internazionali nonché le partnership potenzialmente utili agli interessi dell'Unione.

Una volta adottata quindi una chiara posizione comune con gli Stati membri, la Comunità potrà definire, di concerto con i paesi o con i gruppi di paesi terzi con i quali intende avviare delle partnership, le cooperazioni di interesse reciproco.

In tutto questo processo non saranno perse di vista le linee direttrici della politica di relazioni esterne e della politica di sviluppo della Comunità.

Al termine di questa concertazione, la Comunità e gli Stati membri potranno finalmente concordare:

- misure di coordinamento delle attività svolte a livello nazionale nell'ambito delle cooperazioni bilaterali, onde accrescerne l'impatto;

- azioni da intraprendere a livello comunitario in via complementare.

A questo fine sono possibili diverse linee di intervento:

- coordinare opportune attività condotte all'interno degli Stati membri;

- lanciare programmi nazionali di cooperazione internazionale in materia di ricerca o di interconnessione delle attività nazionali di cooperazione scientifica internazionale, sulla falsariga della proposta della Commissione relativa al nuovo programma quadro (COM(2001) 94 def.);

- finanziare la partecipazione di ricercatori o istituti di paesi terzi alle attività delle reti di eccellenza o dei progetti integrati di ricerca lanciati nei settori tematici assunti come prioritari dalla Comunità;

- avviare attività comunitarie di cooperazione scientifica specifiche per alcuni paesi, in sinergia con le attività condotte nel contesto delle politiche di relazioni esterne e di aiuti allo sviluppo della Comunità.

Inoltre le attività di cooperazione internazionale nazionali e comunitarie trarranno vantaggio dagli interventi condotti per rendere lo Spazio europeo della ricerca più attraente per i migliori ricercatori extracomunitari, come proposto dalla Commissione nel quadro della strategia sulla mobilità dei ricercatori (COM(2001) ... del .......2001).

Attualmente i giovani ricercatori sono fortemente attratti al di fuori dell'Europa:

- per esempio, tra il 1988 e il 1996, il numero di dottorati ottenuti negli USA da stranieri è passato da 3 300 a 8 000 all'anno, per un totale di oltre 55 000. La maggior parte di questi ricercatori sceglie poi di restare negli USA, come ha fatto il 73% degli stranieri che hanno conseguito il dottorato nel 1996;

- gli studenti asiatici sono i più rappresentati fra gli stranieri che ottengono un dottorato negli Stati Uniti (43 000 su un totale di 55 000 nel periodo 1988-1996) e fra quelli che restano nel paese (28 000 su 34 000, sempre nello stesso periodo). Anche la maggior parte degli europei (56%) resta a lavorare negli USA dopo aver ottenuto il diploma.

La Commissione intende, con nuove iniziative, rendere l'Europa più attraente per questi giovani.

A seguito delle conclusioni del Consiglio europeo di Lisbona del 23-24 marzo 2000 e alla risoluzione del Consiglio del 15 giugno 2000, la Commissione, in stretta collaborazione con gli Stati membri, ha istituito un Gruppo di lavoro di alto livello per l'eliminazione degli ostacoli alla mobilità dei ricercatori. Il Gruppo, che ha cominciato i lavori nell'estate 2000, ha individuato quattro tipi di ostacoli alla mobilità, che riguardano tanto i ricercatori dell'Unione europea che quelli dei paesi terzi e nuocciono gravemente alla forza di attrazione dell'Unione; si tratta di ostacoli di natura giuridico-legale; barriere socio-culturali; impedimenti legati alla carriera del ricercatore; ed infine ostacoli di ordine intersettoriale. La relazione finale del gruppo ha individuato una serie di misure concrete atte ad eliminarli, e tali misure sono alla base della comunicazione della Commissione "Una strategia della mobilità nello Spazio europeo della ricerca ", volta appunto ad instaurare in Europa un ambiente un ambiente favorevole alle mobilità dei ricercatori e delle loro famiglie.

Se nella realizzazione degli accordi di cooperazione tecnico-scientifica con i paesi terzi sarà assunto un approccio più proattivo, potranno essere sfruttate appieno le possibilità, offerte dagli accordi stessi, di approfondire le relazioni con tali paesi.

In assenza di accordi di cooperazione scientifica con un paese, si potrà far ricorso alle disposizioni degli accordi di cooperazione economica fra la Comunità e i paesi terzi (compreso l'accordo di Cotonou), che quasi sempre contemplano la cooperazione scientifica.

Gli accordi di cooperazione e di associazione apportano grande visibilità politica e costituiscono il quadro ideale per organizzare una cooperazione tecnico-scientifica di interesse reciproco; essi hanno permesso di regolare ad esempio gli aspetti del diritto di proprietà intellettuale e di ottenere l'esenzione da imposte e diritti di dogana per le azioni condotte nel loro ambito. Per i ricercatori dell'Unione rappresentano una via privilegiata di accesso ai programmi di ricerca dei paesi terzi, poiché garantiscono una miglior tutela. I "comitati direttori" stabiliti in base a questi accordi costituiscono altrettanti forum di concertazione scientifica.

Secondo un approccio proattivo, questi accordi potranno essere usati per individuare le attività prioritarie di ricerca da sviluppare e gli strumenti da utilizzare congiuntamente (mobilità post-dottorato, attività di RST congiunte ecc.): rappresenteranno allora uno strumento di attuazione della strategia di cooperazione internazionale, che garantirà peraltro che anche i ricercatori dell'Unione abbiano accesso ai programmi di ricerca dei paesi terzi.

Per conseguire obiettivi tecnico-scientici specifici si potrà egualmente prevedere di concludere accordi particolari con un paese o un gruppo di paesi, specificando le attività congiunte da intraprendere e le risorse da mettere a disposizione.

3. Interventi futuri

L'obiettivo cui puntare è duplice:

- rendere più coerenti e coordinate le attività di cooperazione tecnico-scientifica internazionale svolte in Europa a tutti i livelli;

- concentrare la nostra opera sugli ambiti, le tematiche e i paesi terzi di particolare rilevanza per l'Unione.

Questi orientamenti andranno precisati in funzione dell'approccio strategico adottato e andranno poi applicati congiuntamente dagli Stati membri e dalla Comunità, nel rispetto degli obiettivi della politica di scienza e tecnologia e della politica di relazioni esterne dell'Unione.

Per realizzare questi obiettivi si farà ricorso, oltre che alle modalità ed agli strumenti previsti per la realizzazione del programma quadro di ricerca 2002-2006, ad attività specificamente intraprese per lo Spazio europeo della ricerca ed agli strumenti della politica di relazioni esterne dell'Unione.

3.1. Il quadro d'insieme

Per garantire che le diverse iniziative di cooperazione internazionale condotte a livello nazionale presentino una maggiore coerenza d'insieme ed una maggiore forza d'impatto, a beneficio di tutti, è necessario istituire un quadro appropriato.

Un forum per le relazioni tecnico-scientifiche internazionali

Per la cooperazione internazionale è proposto di ricorrere ad un forum specializzato che garantisca la necessaria concertazione fra tutte le parti coinvolte. Il forum sarà composto da rappresentanti degli Stati membri, dalle organizzazioni internazionali pertinenti, da esperti scientifici e da rappresentanti delle politiche di relazioni esterne, di aiuti allo sviluppo e di ricerca della Comunità. I paesi candidati all'adesione potranno associarsi.

Per le relazioni multilaterali questo forum potrà avvalersi delle risultanze dei diversi forum internazionali esistenti, siano essi di carattere politico (ASEM, ALAC, MoCo) o tematico (desertificazione, biodiversità, ecc.), ai quali l'Unione partecipa attivamente.

Inoltre il forum potrà svolgere un ruolo importante in materia di sorveglianza tecnologica mondiale: infatti esso fornirebbe un quadro ideale per l'analisi strategica globale delle tendenze scientifiche, tecnologiche ed economiche, potendo attingere ai risultati dei lavori di "sorveglianza" svolti a livello nazionale, nel quadro dello Spazio europeo della ricerca e presso i paesi terzi.

La coerenza degli interventi comunitari sarà garantita da uno stretto coordinamento tra le diverse politiche pertinenti e le loro modalità di attuazione, come indicato nella proposta di programma specifico COM (2001) 279.

3.2. Le attività

3.2.1. Rendere lo Spazio europeo della ricerca più attraente per i ricercatori

a) Migliorare le condizioni giuridico-amministrative per ricevere nello Spazio europeo della ricerca i ricercatori non europei

La Commissione ha intrapreso nel 2000 un ampio studio ("Le condizioni di accoglienza dei ricercatori stranieri in Europa") per fare il punto preciso delle condizioni amministrative e materiali di accoglienza dei ricercatori provenienti da 32 paesi terzi (di tutti i continenti) in ciascuno dei 15 Stati membri dell'Unione e dei 17 Stati associati al programma quadro. A conclusione di tale studio, nel 2002, la Commissione potrà redigere un rapporto e, in linea con la strategia per la mobilità da essa proposta, formulare raccomandazioni al Consiglio e al Parlamento europeo per migliorare tali condizioni di accoglienza, informandone anche gli Stati associati.

b) Finanziare la mobilità dei ricercatori

Per finanziare questo tipo di azione saranno utilizzate, di concerto con i programmi nazionali di borse "internazionali", le attività proposte dalla Commissione per favorire la mobilità dei ricercatori europei che desiderano svolgere attività di ricerca al di fuori dell'Europa e quella dei ricercatori extraeuropei che verrebbero a lavorare in Europa. Nel contesto delle attività di promozione della mobilità dei ricercatori verso l'Europa potranno essere previsti meccanismi che incoraggiano i ricercatori a far ritorno al paese di origine, soprattutto nel caso dei paesi in via di sviluppo o ad economia emergente.

3.2.2 Aprire le iniziative dell'Unione alla partecipazione di ricercatori e di organismi di paesi terzi

L'apertura delle iniziative di ricerca dell'Unione alla partecipazione di ricercatori e organismi di paesi terzi può aiutare i ricercatori europei e le imprese dell'Unione ad accedere alle conoscenze e competenze esistenti nei paesi terzi, soprattutto se avanzati dal punto di vista tecnico-scientifico.

Di converso, questa apertura può aiutare i migliori ricercatori dei paesi meno avanzati dal punto di vista scientifico ad acquisire in Europa conoscenze ed esperienze di cui potranno far beneficiare i loro paesi di origine una volta che, dopo aver lavorato per la ricerca europea, vi facciano ritorno.

In base a questo principio, le reti di eccellenza e i progetti integrati messi a punto nei settori tematici prioritari del programma quadro [9] saranno aperti alla partecipazione di ricercatori e istituzioni dell'insieme dei paesi terzi, secondo modalità che rispettano le regole di partecipazione e diffusione e che variano a seconda dei paesi interessati.

[9] Genomica e biotecnologie per la salute; tecnologie per la società dell'informazione; nanotecnologie, nuovi materiali; aeronautica e spazio; sicurezza alimentare; sviluppo sostenibile e cambiamenti planetari; cittadini e governance nella società europea della conoscenza; scienza e società; fissione e fusione nucleare; ricerche a sostegno degli obiettivi politici dell'Unione; attività specifiche per le PMI.

3.2.3 Concentrare i lavori dell'Unione su obiettivi specifici

Dal canto loro, le attività specifiche "di cooperazione internazionale del programma quadro" [10] dovranno essere definite in funzione degli obiettivi dell'accordo politico della Comunità con i paesi in questione, di concerto con questi e nel rispetto delle esigenze socio-economiche da essi espresse. Secondo la Commissione i problemi ad affrontare in via prioritaria sono i seguenti:

[10] COM (2001) 279 def.

* per i paesi partner del Mediterraneo e dei Balcani: l'ambiente, la salute, la gestione integrata dell'acqua e delle risorse alieutiche, l'agricoltura e l'agroindustria, la sismologia, il divario digitale, l'energia e i trasporti, la salvaguardia del patrimonio culturale;

* per la Russia e i Nuovi Stati Indipendenti: la tutela dell'ambiente, l'adattamento del sistema di produzione industriale e di comunicazione, le questioni di sicurezza sanitaria e protezione civile, compresi i problemi connessi alla sicurezza nucleare. Queste attività saranno svolte in stretta collaborazione con l'associazione INTAS, che ha ormai un'esperienza riconosciuta in materia di cooperazione scientifica con questi paesi.

* per i paesi in via di sviluppo dell'Africa, dell'America Latina, dei Caraibi e dell'Asia: i problemi di salute, sicurezza alimentare e sviluppo economico, che comprendono l'integrazione della loro produzione del mercato mondiale, la salvaguardia del patrimonio culturale e la conservazione e gestione sostenibile delle risorse naturali, comprese quelle alieutiche, saranno affrontati, di pari passo con le questioni di trasporto, urbanizzazione, governance e digital gap, alla luce delle priorità tematiche specifiche della politica di aiuti allo sviluppo, del regolamento ALA e del fabbisogno dei paesi stessi, tenendo presente la dimensione etica di questi problemi.

3.2.4 Potenziare la sorveglianza tecnologica internazionale come strumento strategico dello Spazio europeo della ricerca

Il ritmo accelerato dell'evoluzione tecnologica impone di raccogliere le informazioni provenienti dal mondo intero e di garantirne un'efficace trasmissione verso i soggetti dell'innovazione in Europa.

Le attività di sorveglianza già svolte a questo fine sia dagli Stati membri che dalla Commissione, tramite l'Istituto di prospezione tecnologica del CCR, saranno completate e potenziate con attività finalizzate a:

* rilevare, diffondere ed analizzare sotto il profilo strategico i dati sulle tendenze scientifiche, tecnologiche e di mercato, nonché gli approcci e i metodi di innovazione del settore privato, con specifica attenzione nei confronti delle imprese multinazionali;

* individuare opportunità strategiche di cooperazione tecnico-scientifica mondiale su iniziativa europea o con partecipazione europea;

* rafforzare la trasmissione delle informazioni ai soggetti interessati: le strutture di livello europeo (Eureka, ecc.), le imprese (PMI comprese), le università e gli istituti di ricerca.

3.2.5. Associare le politiche di relazioni esterne e di aiuti allo sviluppo e la politica di cooperazione scientifica dell'Unione

Per essere massimamente efficaci, le azioni da svolgere presuppongono che le capacità di ricerca di alcuni paesi partner siano potenziate. È questo il caso in particolare dei paesi del Mediterraneo, dei Nuovi Stati Indipendenti e dei paesi in via di sviluppo dell'Africa, dell'America Latina, dei Caraibi e dell'Asia. Le attività di ricerca comuni dovranno dunque essere accompagnate da azioni complementari, condotte mediante strumenti specifici, che consentano di rafforzare, stabilizzare, sviluppare o adattare le capacità ed in particolare le infrastrutture di ricerca di alcuni paesi terzi.

Da anni si sono progressivamente sviluppate sinergie fra il programma quadro comunitario di RST e i Fondi strutturali e di coesione: questi ultimi assegnano parte delle loro finanze alla scienza e alla tecnologia, cioè al rafforzamento delle infrastrutture tecnico-scientifiche delle regioni comunitarie, potenziando così le capacità di ricerca e di sviluppo tecnologico di queste.

A titolo di esempio, cinque istituti del "Centro di ricerca di Creta", ed alcuni istituti di Patrasso e di Salonicco, raggruppati nella "Fondazione ellenica per la ricerca e la tecnologia", sono stati istituiti e si sono sviluppati grazie ad un sostanzioso contributo finanziario (62 milioni di euro) dei fondi strutturali. Ora la qualità di questi centri è tale da rendere imprescindibile tanto la loro partecipazione al programma quadro di ricerca quanto il loro contributo alle attività nazionali di ricerca.

I Fondi strutturali cofinanziano anche il grande telescopio delle Canarie (GRANTECAN), con un importo di quasi 17 milioni di euro. L'impianto vanterà nel 2003 uno dei più sofisticati telescopi al mondo. Sin d'ora i ricercatori presenti partecipano ad attività del programma quadro comunitario.

Anche lo strumento PHARE è utile al fine di migliorare le capacità di ricerca dei paesi candidati all'adesione e di integrarne i ricercatori, di ambo i sessi, nella Comunità scientifica dell'Unione. Lo dimostra il fatto la maggior parte dei paesi candidati se ne è servito per cofinanziare la propria partecipazione al programma quadro comunitario di ricerca 1998-2002.

In linea di principio in avvenire sarà possibile ricorre al PHARE o ad altri strumenti finanziari analoghi (ad esempio MEDA per i paesi del Mediterraneo candidati all'adesione), per integrare i finanziamenti nazionali dei paesi candidati volti a realizzare le riforme strutturali necessarie, sempreché tali riforme siano considerate prioritarie nei negoziati di adesione. Per una sezione importante del PHARE, cioè quella della coesione socio-economica (che si prefigge di preparare i paesi candidati ai fondi strutturali), sarà necessario che nei piani nazionali di sviluppo i paesi candidati inseriscano, fra i settori prioritari per i quali si fa ricorso a PHARE, le riforme strutturali.

Sulla scorta della preziosa esperienza maturata con i fondi strutturali e gli altri strumenti finanziari come il PHARE, occorre ora incoraggiare i beneficiari degli aiuti allo sviluppo o alle relazioni internazionali ad investire di più nel settore della RST. Una parte (dell'ordine del 7%) delle risorse di bilancio assegnate a questi strumenti di attuazione delle politiche di relazioni esterne e di aiuti allo sviluppo andrebbe dedicata al miglioramento delle capacità di ricerca dei paesi in questione ed alla valorizzazione dei progressi tecnico-scinetifici operati nei paesi stessi.

Saranno pertanto rafforzati il coordinamento e la complementarità delle attività di cooperazione tecnico-scientifica svolte nel programma quadro e delle azioni condotte mediante strumenti finanziari come MEDA, Tacis, il FES e ALA (America Latina/Asia), in linea con le conclusioni del documento di lavoro della Commissione "Sinergie fra il Quinto programma quadro di RST e MEDA" del giugno 2000.

3.2.6. Mobilitare le capacità tecnico-scientifiche dell'Unione dinanzi ai problemi di dimensione mondiale

Per quanto concerne le tematiche globali, occorre dare la precedenza alle questioni concernenti le nuove relazioni fra scienza e società, nonché ai problemi che richiedono la mobilitazione delle attività di ricerca a livello mondiale: malattie infettive legate alla povertà, biodiversità, nuove forme di energia, digital gap, cambiamento climatico, sicurezza alimentare ecc. Per tali tematiche risulteranno particolarmente appropriati i progetti integrati comunitari e la condivisione dei programmi nazionali di ricerca, soprattutto se coinvolgeranno i ricercatori e gli istituti di ricerca di paesi terzi.

Gli albori di un consenso mondiale sugli OGM

Nel novembre 1999 gli Stati membri hanno deciso che la Comunità doveva munirsi di una rete europea di laboratori per il rilevamento e l'identificazione degli OGM negli alimenti: questo settore vede il forte impegno del CCR a seguito delle esigenze della DG SANCO e della DG ENV, ragion per cui la creazione di questa rete è stata affidata al CCR.

Creata all'inizio del 2000, la rete riunisce 38 organismi europei e si è rapidamente aperta ai paesi dell'EFTA, ai paesi candidati e ai paesi terzi (USA, Canada e Australia), nonché all'industria che è associata per quanto riguarda i lavori non coperti da riservatezza.

La rete offre sostegno alle diverse norme comunitarie, sviluppa analisi, metodi di controllo e materiali di riferimento, ed organizza seminari e conferenze. Dal canto suo il CCR garantisce la formazione dei riecrcatori e dei tecnici nelle più moderne tecnologie di rilevamento e di quantificazione degli OGM.

La partecipazione dell'Europa a grandi progetti internazionali (ad es. Human Frontier Programme, "Cambiamento climatico", "Genoma umano" ecc.) sarà garantita mediante la federazione delle diverse partecipazioni nazionali europee a questi progetti. Dovranno essere avviate azioni su iniziativa dell'Europa per alcuni problemi di dimensione mondiale in cooperazione con gli organismi internazionali interessati:

* malattie infettive legate alla povertà (OMS, ONUSIDA ecc.);

* sicurezza alimentare (FAO, OMS, Codex Alimentarius);

* sviluppo sostenibile (agenzie specializzate dell'ONU);

* Ricerca agricola per lo sviluppo (Global Forum);

* scienza e società (OCSE, UNESCO, Banca mondiale ecc.), approfittando delle relazioni multilaterali con l'ASEM, l'ALAC e il MoCo.

Spezzare il circolo vizioso tra povertà e malattia

Il programma INCO vanta un'esperienza nella gestione di oltre 300 progetti, con più di 500 ricercatori di tutto il mondo, per studiare un'ampia serie di tematiche ruotanti attorno ad un problema essenziale: la salute. Nel corso degli ultimi anni la Comunità ha notevolmente potenziato la propria ricerca nel settore delle grandi malattie infettive, la cui stretta interrelazione con l'impoverimento delle nazioni meno avanzate è ormai indubbia.

Sono quindi stati avviati progetti integrati di grandi dimensioni al fine di sviluppare nuovi vaccini e farmaci, tra cui il progetto EUROVAC, che associa la maggior parte dei ricercatori europei del vaccino HIV, ed un cluster per il "vaccino tubercolosi". È stato finanziato anche lo sviluppo di supposte con un nuovo principio attivo antipaludismo (l'artenusate), dal quale si attende una maggior e efficacia per la malaria infantile. Grazie alle reti di ricercatori sviluppate dal programma INCO in Africa, numerose équipe dei paesi dell'Africa meridionale sono associate a pieno titolo a questi lavori.

I lavori condotti su tre malattie in particolare - malaria, tubercolosi e AIDS - nonché su altre di riconosciuta importanza internazionale richiedono che sia costituita una piattaforma di test clinici, cioè una struttura specifica che la Commissione metterà in piedi nell'ambito del nuovo programma quadro, che permetta di coordinare i lavori di sviluppo clinico di nuovi vaccini e farmaci intrapresi dall'industria, dalla Commissione e dagli Stati membri. Essa consentirà inoltre di coinvolgere i partner dei paesi in via di sviluppo e di sommare ai lavori europei quelli degli organismi internazionali e di altri partner, ad esempio americani e giapponesi. Tutte le controparti dovranno organizzarsi attorno ad un comune piano d'azione tecnico-scientifico.

Le risorse consacrate a quest'opera di sviluppo clinico, vertente su nuovi interventi preventivi e terapeutici, saranno dell'ordine di diverse centinaia di milioni di euro.

Sebbene la sua finalità principale sia dar luogo a numerose compartecipazioni pubblico-private con l'industria europea, la piattaforma di test clinici ambisce al pieno coinvolgimento dei paesi in via di sviluppo in questa impresa congiunta.

4. Conclusioni

La lunga tradizione e l'esperienza dell'Europa in materia di cooperazione scientifica e tecnologica internazionale, fondata sul dialogo e sul partenariato, è il modello cui ispirarsi per conferire allo Spazio europeo della ricerca una dimensione squisitamente internazionale. Si tratta di un obiettivo ambizioso, che presuppone una politica chiara, strutturata e dotata di una serie di strumenti atti a promuovere:

* il dialogo tecnico-scientifico transregionale, il coordinamento con gli Stati membri e la promozione di partenariati scientifici transregionali;

* la mobilità dei ricercatori tra Europa e paesi terzi; e

* una cooperazione tecnico-scientifica capace di contribuire allo sviluppo sostenibile e ad un progresso socio-economico equo per tutte le parti in causa.

Sarebbe altresì auspicabile che gli Stati europei aumentassero le risorse dedicate alla cooperazione tecnico-scientifica internazionale, cosa che la Commissione propone peraltro per quanto riguarda la Comunità (aumento del 25% per il programma quadro 2002-2006) e che facilitassero l'assunzione di ricercatori stranieri nei loro laboratori di RST.

In effetti, rispetto agli USA, che com'è noto dedicano ingenti risorse finanziarie alla cooperazione internazionale (più di 3,5 miliardi di euro all'anno circa, ovvero tra il 4 e il 5% del bilancio federale per la ricerca), le risorse globalmente assegnate dall'Unione, che pur sommando quelle degli Stati membri e della Comunità non raggiungono il miliardo di euro, restano di entità piuttosto modesta.

La politica europea di cooperazione tecnico-scientifica internazionale è un'opera di lungo respiro, che deve poggiare da un lato su un reale coordinamento tra le attività della Comunità e quelle degli Stati membri e dall'altro su un'attuazione sinergica delle azioni comunitarie in materia di relazioni esterne e di ricerca scientifica e tecnologica. Nella società globale della conoscenza, una politica di questa portata deve essere messa in condizioni di evolvere e di diventare una componente essenziale della politica comunitaria di RST.