52000DC0264

Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo - Integrare ambiente e sviluppo sostenibile nella politica di cooperazione economica e allo sviluppo - Elementi di una strategia globale /* COM/2000/0264 def. */


COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO E AL PARLAMENTO EUROPEO Integrare ambiente e sviluppo sostenibile nella politica di cooperazione economica e allo sviluppo Elementi di una strategia globale

Indice

1. Sintesi

2. Contesto

3. la coerenza politica nella promozione dello sviluppo sostenibile

4. sollecitazioni e opportunità in materia di integrazione dell'ambiente

4.1. Sviluppo economico e sociale sostenibile

4.2. Integrazione nell'economia mondiale e sviluppo del settore privato

4.2.1. Commercio

4.2.2. Sviluppo del settore privato

4.2.3. Gli investimenti internazionali

4.3. La campagna contro la povertà

5. Gli obblighi fissati negli accordi e nei processi multilaterali in materia di ambiente

6. Integrare l'ambiente nella programmazione e nel ciclo del progetto

6.1. L'allocazione di risorse finanziarie ai programmi ambientali

6.2. Strategie e programmazione regionale e nazionale

6.3. Ciclo di progetto e di programma

7. La maturazione e la valutazione del processo di integrazione

7.1. Risorse Umane

7.2. Rafforzamento delle capacità interne, formazione e condivisione delle conoscenze

7.3. Valutazione dell'integrazione ambientale

8. Conclusioni

Allegato I: Testi legali sull'integrazione dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile nella cooperazione economica e allo sviluppo della ce

Allegato II: Integrazione dell'ambiente in taluni documenti programmatici ce relativi alla cooperazione economica e allo sviluppo a partire dal 1992

Allegato III: La partecipazione comunitaria agli accordi (ama) e alle campagne multilaterali ambientali

Allegato IV: Ripartizione Regionale dei fondi destinati a diversi settori ambientali e principali strumenti finanziari CE, BEI e BERS destinati ai paesi terzi

ALLEGATO V: Orincipali indicatori per la pianificazione del lavoro della Comitato per l'assistenza allo sviluppo dell'OCSE

Allegato VI: Serie di indicatori del rendimento interno 45

1. Sintesi

Conformemente agli impegni presi dal Consiglio europeo di Cardiff nel giugno 1998, il presente documento illustra gli elementi di una strategia volta ad assicurare che l'ambiente naturale costituisca un elemento fondamentale del sostegno dell'Unione europea ai paesi in via di sviluppo.

I paesi in via di sviluppo hanno essi stessi la responsabilità di identificare e far fronte alle questioni ambientali e di integrare le considerazioni ambientali nelle loro politiche. I programmi di cooperazione economica e allo sviluppo dell'UE devono sostenere gli sforzi dei paesi in via di sviluppo per proteggere l'ambiente proprio e quello del mondo intero, condiviso da tutti.

Al tal fine, è necessario prestare particolare attenzione al rafforzamento della capacità istituzionale e amministrativa dei singoli paesi a gestire l'ambiente in modo efficiente. I vari paesi devono essere in grado di formulare e attuare i necessari regolamenti e verificarne l'implementazione. È di fondamentale importanza che gli sviluppi nei settori pubblico e privato considerino la questione ambientale.

Tutte le politiche della CE dovrebbero essere coerenti nei confronti dei paesi terzi e dovrebbero essere analizzati i vari tipi di impatto, compreso quello ambientale, delle politiche comunitarie nei confronti dei paesi in via di sviluppo.

L'operato dell'UE nell'aiutare i paesi in via di sviluppo ad integrarsi nell'economia mondiale dovrebbe inoltre rispecchiare l'impegno alla sostenibilità ambientale, in particolare nel contesto della prossima serie di negoziati dell'Organizzazione mondiale per il commercio (OMC).

Più in generale, sia l'UE che i paesi in via di sviluppo partecipano a diversi accordi e processi internazionali in materia di ambiente. La CE dovrebbe appoggiare gli sforzi dei paesi in via di sviluppo a partecipare a pieno titolo ai negoziati ed a sviluppare politiche e misure idonee ad implementare gli accordi ai quali aderiscono. Da parte sua, la Commissione attribuisce particolare importanza alle principali convenzioni delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, la biodiversità e la desertificazione e al ruolo che i paesi in via di sviluppo possono esercitare in tali questioni ambientali di portata mondiale.

I finanziamenti comunitari specificamente destinati all'ambiente sono relativamente modesti rispetto al flusso generale degli aiuti della CE. Una delle questioni principali da affrontare è infatti l'attribuzione all'ambiente di una posizione di primo piano. Di conseguenza, è necessario proseguire e rafforzare l'integrazione delle considerazioni ambientali nel quadro dell'utilizzo degli aiuti della CE, come pure a livello di programmazione e di ciclo del progetto. Le linee guida rivedute sull'integrazione delle questioni ambientali sono particolarmente importanti. Il personale della Commissione deve introdurre nella prassi corrente la valutazione di progetti e programmi alla luce degli aspetti ambientali. Tuttavia, nel lungo termine, si mira a mettere i paesi partner in grado di assumersi le proprie responsabilità in materia di protezione ambientale.

Vi è la costante necessità di valutare l'impatto ambientale degli aiuti CE tramite indicatori "incorporati" e periodici esercizi di valutazione.

2. Contesto

Lo sviluppo è sostenibile quando è economicamente efficiente, politicamente democratico e pluralistico, socialmente equo ed ambientalmente sano.

L'integrazione dei requisiti di protezione ambientale nelle strategie della CE è un obbligo fondamentale stabilito dal trattato di Amsterdam. La promozione dello sviluppo sostenibile è inoltre un obiettivo primario della cooperazione allo sviluppo della CE [1]. Questi aspetti si rispecchiano nella convenzione di Lomé e nei regolamenti concernenti la cooperazione con diversi gruppi di paesi in via di sviluppo (cfr. allegato I). A livello internazionale si è inoltre convenuto, nell'ambito della strategia "Dare forma al 21° secolo" elaborata dal comitato di assistenza allo sviluppo (DAC) dell'OCSE, di lavorare per invertire la tendenza al degrado dell'ambiente entro il 2015.

[1] Articolo 177 del trattato che istituisce la Comunità europea.

A livello di UE, il Consiglio europeo di Cardiff del giugno 1998 ha preso impegni definitivi in materia di integrazione dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile nelle politiche della CE ed ha invitato tutti i gruppi interessati del Consiglio a stabilire le proprie strategie in materia di integrazione. Nel dicembre 1998, il Consiglio europeo di Vienna ha chiesto al Consiglio "Sviluppo" e ad altre formazioni del Consiglio di sviluppare ulteriormente tale lavoro.

In occasione della scorsa riunione del Consiglio "Sviluppo", tenutasi nel maggio 1999, la Commissione ha presentato un documento informativo intitolato "Migliorare l'integrazione dello sviluppo sostenibile nella cooperazione della CE in materia di economia e di sviluppo, con particolare riferimento all'ambiente". Sulla base di una valutazione precedente [2], tale documento identifica i settori da migliorare ulteriormente. Detto documento è servito come base per le conclusioni, nelle quali il Consiglio chiede alla Commissione di"... preparare, in consultazione con gli Stati membri, elementi per una strategia globale che comprenda un calendario delle ulteriori misure, un'analisi delle risorse ed una serie di indicatori da presentare al Consiglio Sviluppo del novembre 1999".

[2] Gestione delle risorse ambientali (GRA). Valutazione dell'aspetto ambientale dei programmi CE nei paesi in via di sviluppo. Bruxelles, 1997.

I paesi in via di sviluppo hanno essi stessi la responsabilità di identificare e far fronte alle questioni ambientali che li riguardano e di integrare le considerazioni ambientali nelle loro politiche. Tutti i paesi si sono impegnati, in occasione dell'ultima sessione straordinaria dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite tenutasi nel 1997 ("Rio più 5") ad elaborare strategie nazionali a favore dello sviluppo sostenibile entro il 2002. La cooperazione economica e allo sviluppo della CE deve sostenere gli sforzi dei paesi in via di sviluppo per proteggere l'ambiente proprio e quello del mondo intero, condiviso da tutti. La CE deve collaborare con i paesi partner mediante un maggiore dialogo in materia di ambiente.

3. la coerenza politica nella promozione dello sviluppo sostenibile [3]

[3] Questa sezione si richiama al documento non ufficiale della Commissione sulla coerenza delle politiche presentato al Consiglio "Sviluppo" del maggio 1999. La risoluzione del Consiglio del giugno 1997 chiede alla Commissione di riferire periodicamente sui progressi compiuti in materia di coerenza, compresi eventuali accordi procedurali specifici.

Nel promuovere sistematicamente lo sviluppo sostenibile, bisogna garantire la coerenza tra le politiche di cooperazione economica e allo sviluppo e le altre politiche UE e comunitarie.

Ciò vale in particolare per la politica commerciale, industriale, agricola e della pesca, come pure per altre politiche quali la politica estera e di sicurezza comune, dell'immigrazione, economica e monetaria, dei consumatori, della ricerca, dello sviluppo tecnologico e dell'ambiente. La questione ambientale è importante anche ai fini del concetto "collegare aiuto, ricostruzione e sviluppo", le cui implicazioni politiche vengono attualmente analizzate dai servizi della Commissione.

Finora, la coerenza delle politiche UE e CE e dell'impatto sui paesi in via di sviluppo non è stata analizzata sistematicamente. Tale questione deve essere ulteriormente discussa dal Consiglio e dal Parlamento europeo e devono essere chiariti taluni aspetti. Dovrebbe inoltre essere presa in considerazione la discussione di tale questione da parte di specifici gruppi del Consiglio.

L'impatto ambientale e le strategie differiscono da un paese in via di sviluppo all'altro e sono quindi difficili da stimare. In taluni paesi in via di sviluppo sono stati effettuati studi sull'impatto ambientale delle politiche economiche [4].Sebbene spesso i risultati siano eterogenei, tali studi sono importanti per poter effettuare scelte più ragionate in materia di pianificazione e attuazione delle strategie; si tratta inoltre di un importante contributo per la preparazione di programmi e progetti regionali destinati a controbilanciare gli impatti ambientali negativi. Di conseguenza, tali studi dovrebbero proseguire, in particolare per identificare le implicazioni economiche delle questioni ambientali.

[4] "L'impatto ambientale e socioeconomico della produzione di canna da zucchero e banane in Colombia", 1996. "La politica commerciale dell'UE, la convenzione di Lomé, il settore ortofrutticolo e l'ambiente. Kenya", 1996. "Gli obiettivi della cooperazione allo sviluppo e il protocollo sulla carne: analisi economica del caso del Botswana", 1996. Brewster, Dwarika, Pemberton, "La politica commerciale della CE. La convenzione di Lomé e l'ambiente del terzo mondo; studio delle interrelazioni economiche tra le Isole Sopravvento (Winward Islands), Trinidad e Tobago" 1997.

Il trattato CE richiede che la Comunità tenga conto degli obiettivi della cooperazione allo sviluppo nel quadro delle politiche che potrebbero avere un'incidenza sui paesi in via di sviluppo [5]. Di conseguenza, tali considerazioni dovrebbero essere incluse sistematicamente nell'esame delle proposte della Commissione al Consiglio e al Parlamento, in particolare nei settori strategici summenzionati. La nuova struttura della Commissione dovrebbe favorire maggiori possibilità di aumentare la coerenza delle politiche di cooperazione economica e allo sviluppo della CE.

[5] Articolo 178 del trattato che istituisce la Comunità europea.

I paesi in via di sviluppo dovrebbero avere maggiori opportunità di esprimere il loro parere sulla coerenza delle politiche CE. La convenzione di Lomé ad esempio, prevede che gli Stati ACP devono essere informati in tempo utile in merito alle misure comunitarie che potrebbero avere un'incidenza sui loro interessi e che, se necessario, gli Stati ACP possono chiedere tali informazioni [6]. Bisognerebbe considerare l'opportunità di utilizzare tale procedura più frequentemente e di incorporare procedure simili negli accordi conclusi con altri gruppi di paesi in via di sviluppo. Si dovrebbero utilizzare diverse tribune specializzate per discutere la coerenza delle politiche insieme ai principali gruppi di società dei paesi in via di sviluppo.

[6] Articolo 12 della quarta convenzione di Lomé.

L'attuale processo di elaborazione di strategie sull'integrazione dell'ambiente da parte di diversi gruppi in seno al Consiglio costituisce una preziosa occasione per migliorare la coerenza delle politiche UE a livello globale in termini di ambiente e sviluppo sostenibile. Conformemente al trattato CE, i potenziali effetti di tali strategie sui paesi in via di sviluppo devono essere considerati nel processo di integrazione generale, ad esempio quando il vertice di Helsinki valuta i progressi globali, e in particolare nell'attuazione delle varie strategie di settore.

4. sollecitazioni e opportunità in materia di integrazione dell'ambiente

I tre principali obiettivi in materia di ambiente definiti nel quadro del trattato di Amsterdam costituiscono delle notevoli sollecitazioni in materia di integrazione dell'ambiente nella cooperazione economica e allo sviluppo.

4.1. Sviluppo economico e sociale sostenibile

Lo sviluppo economico a lungo termine è compatibile con la sostenibilità ambientale. A tal fine, la sostenibilità ambientale deve essere presa sistematicamente in considerazione nella formulazione delle politiche economiche e sociali. Per raggiungere uno sviluppo economico a lungo termine, molti paesi hanno adottato misure drastiche in forma di modifiche strutturali. Tali modifiche strutturali e le politiche settoriali possono avere effetti sia positivi che negativi sull'ambiente, in conseguenza di una variazione dei prezzi relativi, che provocano effetti di sostituzione e modifiche della produzione, come pure tramite modifiche al quadro normativo e istituzionale. Il fatto che gli effetti ambientali risultino positivi o negativi dipende spesso dalla situazione economica esistente al momento dell'introduzione del programma di adeguamento e dalla portata delle misure di salvaguardia adottate.

I potenziali impatti negativi sull'ambiente causati da modifiche strutturali comprendono:

*l'aumento del consumo di risorse rinnovabili e non rinnovabili, che può ripercuotersi sull'ambiente sotto forma di aumento dell'inquinamento e del volume dei rifiuti, specialmente nel caso di prassi di gestione delle risorse non sostenibili;

*un maggiore sfruttamento delle risorse naturali in seguito alla liberalizzazione, con rischi di degradamento dell'ambiente [7];

[7] Molti paesi africani hanno autorizzato attività di disboscamento nelle foreste pluviali tropicali al fine di migliorare la loro bilancia dei pagamenti. La deregolamentazione nel settore minerario ha determinato l'aumento delle attività minerarie su scala ridotta, come in Burkina Faso, Tanzania e Zimbabwe, con gravi danni all'ambiente (inquinamento da mercurio, erosione degli argini dei fiumi, condizioni sanitarie precarie causate da misure antinfortunistiche insufficienti).

*restrizioni di bilancio che si ripercuotono anche sul quadro istituzionale e che rischiano di diminuire allocazioni destinate al monitoraggio dell'ambiente, all'applicazione delle norme, alla sensibilizzazione dei cittadini e alla pubblica istruzione.

Vi è il continuo bisogno di integrare gli aspetti ambientali nelle politiche di modifica strutturale al fine di ottenere una crescita sostenibile dell'economia senza degradare l'ambiente. I rischi e le opportunità in materia di ambiente devono essere valutati attentamente nell'ambito degli studi preliminari. Tali valutazioni possono inoltre indicare eventuali modifiche da operare a livello di approccio alle politiche ambientali, al fine di renderle più efficaci e migliorarne il rapporto costo/efficacia. Inoltre, la revisione della spesa pubblica e l'introduzione di riforme nel settore pubblico sono importanti punti di partenza per rafforzare le funzioni di regolamentazione esercitate dai governi in materia di ambiente. Le attività pilota comprenderanno la preparazione di tali valutazioni concernenti i programmi di adeguamento strutturale.

Mentre vi sono anche altre politiche di cooperazione allo sviluppo CE molto importanti in termini di sviluppo sostenibile dei paesi in via di sviluppo, il grado di integrazione possibile delle considerazioni ambientali nelle varie politiche è eterogeneo. Alcune politiche hanno già un approccio perfettamente integrato in materia di sviluppo sostenibile e la maggior parte delle politiche riconoscono l'importanza degli aspetti ambientali ai fini della definizione e implementazione delle attività (allegato II). In taluni casi sono stati elaborati orientamenti di settore e studi strategici sull'ambiente e lo sviluppo sostenibile al fine di facilitare l'attuazione delle politiche.

Tuttavia, in molti casi l'analisi avrebbe dovuto essere più sistematica e tradursi maggiormente in raccomandazioni pratiche, specialmente laddove le implicazioni ambientali non sono immediate. Un'analisi più affidabile permetterebbe di formulare suggerimenti per una migliore integrazione della dimensione ambientale e di evidenziare le eventuali lacune del quadro politico. A tal fine, un'analisi approfondita delle prassi utilizzate verrà inclusa nella valutazione globale degli effetti ambientali dei programmi di cooperazione CE da lanciare nel 2000. Inoltre, in seno alla Comunità si dovrebbe discutere più approfonditamente dell'integrazione dell'ambiente nelle politiche di cooperazione settoriali, senza dimenticare le esperienze maturate dagli Stati membri dell'Unione europea. Si darà risalto ai programmi di riforma settoriali, che costituiscono interessanti occasioni di rafforzamento e integrazione delle questioni ambientali nei vari settori economici e sociali dei paesi partner.

In molti casi gli effetti e i costi della degradazione ambientale devono essere sostenuti dalle generazioni future o da fasce sociali svantaggiate. I governi hanno la grande responsabilità di garantire una gestione sostenibile dell'ambiente e l'allocazione equa dei benefici e dei costi delle misure di salvaguardia ambientale. Il successo a lungo termine dipende dagli sforzi dei paesi in via di sviluppo, dagli investimenti del settore privato, e da un'efficiente politica dei prezzi e di recupero dei costi, in particolare applicando il principio "Chi inquina paga".

La cooperazione allo sviluppo comprende il sostegno di misure a lungo termine che:

(1) promuovano attività di base destinate a migliorare le capacità gestionali del settore pubblico e privato nei paesi in via di sviluppo;

(2) facilitino le metodologie di tipo sia normativo che basate sul mercato quali le misure fiscali, gli accordi volontari e la cessazione dei sussidi aventi conseguenze nocive sull'ambiente;

(3) favoriscano la presa di coscienza e la formazione in materia di ambiente e promuovano le reti di ricerca e sviluppo tecnologico e le altre attività comuni di ricerca tra UE e paesi in via di sviluppo.

4.2. Integrazione nell'economia mondiale [8] e sviluppo del settore privato

[8] L'articolo 177 del trattato CE specifica che la politica della Comunità nel settore della cooperazione allo sviluppo favorisce "l'inserimento armonioso e progressivo dei paesi in via di sviluppo nell'economia mondiale".

L'integrazione dei paesi in via di sviluppo nell'economia mondiale è possibile mediante l'integrazione del commercio e dell'economia regionale, facilitato dallo sviluppo del settore privato e dagli investimenti nazionali ed esteri.

Il commercio e l'ambiente dovrebbero contribuire vicendevolmente allo sviluppo sostenibile.

La CE può dare il proprio contributo mirando a stabilire condizioni eque in materia di produzione e concorrenza nel mercato globale e a trovare un equilibrio tra commercio e rischi ambientali. La Comunità ha affermato che i negoziati in tale settore dovrebbero considerare pienamente le esigenze dei paesi in via di sviluppo e l'obiettivo dello sviluppo sostenibile.

4.2.1. Commercio

Le Comunità mira a includere la componente commerciale e ambientale nel prossimo giro di negoziati dell'Organizzazione mondiale per il commercio (OMC) [9] con l'obiettivo di chiarire:

[9] Gli obiettivi della Comunità per la prossima serie di negoziati dell'OMC sono stati elaborati nella comunicazione della Commissione sul Millennium Round: "L'approccio dell'Unione europea al ciclo di negoziati Millennium Round", che comprende anche una discussione più approfondita del ruolo generale e delle esigenze dei paesi in via di sviluppo. Questioni simili sono state discusse nella comunicazione della Commissione (COM(96) 54 def. sul commercio e l'ambiente.

(1) le relazioni giuridiche tra le regole OMC e le misure commerciali concernenti gli accordi multilaterali sull'ambiente (AMA). È opportuno pervenire ad un accordo sull'adattamento di tali misure nell'ambito delle regole dell'OMC e sui tipi di accordo multilaterale che costituiscono gli AMA;

(2) la relazione tra le norme OMC e i requisiti in materia di processi e metodi di produzione non specifici e, in particolare, la compatibilità con l'OMC dei sistemi di certificazione ecologica;

(3) le relazioni tra regole del commercio multilaterale e principi ambientali di base, in particolare sul principio di precauzione. È necessario mantenere il diritto dei membri dell'OMC di prendere misure precauzionali per proteggere la salute umana, la sicurezza e l'ambiente evitando al contempo restrizioni ingiustificate o sproporzionate.

La serie di negoziati dovrebbe pervenire a concludere che, fatte salve le necessarie misure di salvaguardia, esiste la possibilità, nell'ambito delle regole OMC, di utilizzare strumenti basati sul mercato, non discriminatori e non protezionistici al fine di raggiungere obiettivi di tipo ambientale e permettere ai consumatori di scegliere a ragion veduta. Tali obiettivi dovrebbero essere perseguiti senza pregiudizio degli interessi commerciali e della legislazione ambientale europei né dei legittimi interessi dei paesi in via di sviluppo. In preparazione dei negoziati, la CE ha iniziato l'analisi dal punto di vista ambientale e della sostenibilità del Round" e anche altri membri dell'OMC intendono intraprendere studi simili.

Un altro aspetto commerciale di notevole interesse per molti paesi in via di sviluppo concerne i diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio (TRIPS, Trade Related Intellectual Property Rights). È opportuno considerare la relazione tra l'accordo TRIPS dell'OMC e le disposizioni in materia di diritti di proprietà intellettuale della convenzione ONU sulla biodiversità. La Commissione contribuirà a rafforzare, nel piano d'azione sulla biodiversità attualmente allo studio (cfr. sezione 5), la capacità dei paesi in via di sviluppo di definire e perseguire i propri interessi legittimi in relazione alle disposizioni della convenzione sulla Biodiversità.

Gli obiettivi commerciali delle politiche di cooperazione della CE vengono perseguiti mediante accordi commerciali formali, come nella convenzione di Lomé, con i partner della cooperazione e tramite iniziative di promozione degli scambi commerciali. Un esempio concreto di inserimento dell'ambiente negli accordi commerciali è il protocollo n.10 della quarta convenzione di Lomé. Si tratta del primo accordo formale internazionale che riconosce la necessità di sistemi di certificazione forestali in materia di commercio di legni tropicali secondo criteri e indicatori armonizzati a livello internazionale.

Inoltre, il sistema delle preferenze generalizzate (SPG) prevede la possibilità di concedere ulteriori trattamenti preferenziali ai paesi che rispettano taluni standard minimi in materia sociale e ambientale. Sarebbe opportuno prevedere un utilizzo più frequente di tale misura, pienamente compatibile con le regole OMC [10]. Bisogna evitare impatti negativi sulle preferenze relative ai partner commerciali nel quadro del SPG, della convenzione di Lomé e degli altri accordi regionali. Questo è uno degli elementi da considerare nei negoziati al fine di evitare riduzioni inaccettabili dei margini delle preferenze in settori strategici dei paesi in via di sviluppo. Un'implicazione dei negoziati potrebbe essere la necessità di aumentare le attuali preferenze SPG, comprese quelle relative agli incentivi in materia ambientale e sociale.

[10] Regolamenti CE n. 3281/94 e 1256/96 e comunicazione della Commissione (COM) 97 534/4 concernente regimi speciali di "Incentivazione della tutela dei diritti dei lavoratori e della protezione ambientale", ottobre 1997.

Le iniziative tariffarie della prossima serie di negoziati dell'OMC dovranno tenere conto dei problemi specifici dei paesi meno sviluppati. La Comunità ha proposto a tutti i paesi sviluppati di impegnarsi in prima persona, prima della fine dei negoziati, a concedere l'esenzione dal dazio per quasi tutti i prodotti dei paesi meno sviluppati.

4.2.2. Sviluppo del settore privato

La sempre maggiore globalizzazione e la necessità da parte dei paesi in via di sviluppo di divenire più competitivi rende ancora più urgente la necessità di sviluppare il settore privato. Ciò richiede un quadro macroeconomico stabile e il buon funzionamento di politiche e istituzioni tra le quali quelle destinate a garantire la salvaguardia dell'ambiente e l'utilizzo sostenibile delle risorse naturali.

Alla luce di quanto precede, il sostegno allo sviluppo del settore privato è primordiale per la politica UE di cooperazione allo sviluppo. Si dovrebbe prestare particolare attenzione all'integrazione delle considerazioni ambientali nell'operatività del settore privato. Si possono menzionare a tale proposito la promozione dei sistemi di gestione dell'ambiente, l'introduzione di verifiche e controlli nel settore ambientale, e l'adozione a livello internazionale di specifici codici di condotta. La privatizzazione dei servizi ambientali quali la gestione dei rifiuti, l'igiene e il trattamento delle acque reflue potrebbe contribuire a migliorare l'efficienza a livello economico e ambientale.

4.2.3. Gli investimenti internazionali

Le società di livello internazionale sono esperte in materia di introduzione e applicazione di sistemi di gestione dell'ambiente e di tecnologie e metodi di produzione meno inquinanti. Le politiche di cooperazione industriale ed economica della CE dovrebbero cercare di promuovere tale ruolo positivo delle società internazionali e di diffondere le migliori prassi.

In termini di investimenti internazionali i paesi in via di sviluppo sono tradizionalmente sempre stati paesi ospitanti. Sebbene il flusso di investimenti tra paesi in via di sviluppo sia aumentato, esso rimane abbastanza modesto e limitato ad alcune zone. È necessario stabilire un quadro multilaterale delle regole che governano gli investimenti internazionali al fine di far fronte alla questione dell'accesso alle opportunità d'investimento, alla non discriminazione e alla protezione degli investimenti. Al fine di favorire lo sviluppo sostenibile, il quadro normativo dovrebbe salvaguardare la possibilità da parte dei paesi ospitanti di regolamentare nei rispettivi territori, in modo trasparente e non discriminatorio, l'attività degli investitori, sia nazionali che stranieri, e di perseguire un ambiente economico stabile. Tale aspetto è particolarmente importante per i paesi in via di sviluppo. A tale riguardo, le normali misure in materia di trattamento speciale e differenziato, come le esenzioni e le eccezioni, o periodi transitori più lunghi, a favore dei paesi in via di sviluppo potrebbero non essere più sufficienti. Gli aspetti ambientali e dello sviluppo sostenibile dovrebbero piuttosto essere contenuti nelle regole stesse secondo modalità che permettano a tutti i paesi di farle proprie e applicarle.

4.3. La campagna contro la povertà [11]

[11] L'articolo 177 del trattato che istituisce la Comunità europea menziona la campagna contro la povertà come uno dei tre principali obiettivi della CE in materia di cooperazione allo sviluppo.

Nell'esplorazione sistematica delle complesse relazioni tra povertà e ambiente, la Commissione partecipa attivamente con altri donatori a due importanti iniziative.

Nel 1998, il PSNU e la Commissione hanno lanciato un'iniziativa su "Povertà e ambiente". Una valutazione tecnica effettuata a sostegno di tale iniziativa conclude che esistono molte strategie politiche che promuovono la lotta alla povertà tramite il miglioramento dell'ambiente o vice versa [12]. Tale valutazione ha contribuito a migliorare la comprensione reciproca delle politiche che potrebbero condurre ad indesiderabili compromessi tra la riduzione della povertà e la salvaguardia dell'ambiente.Gli insegnamenti di tale valutazione sistematica sono stati discussi nel settembre 1999 in una riunione di ministri presieduta pariteticamente dalla Commissione e dal PSNU. Tale forum proseguirà le discussioni e gli scambi di esperienze al fine di utilizzarne i risultati nel programma di cooperazione in corso, nella riunione annuale della commissione ONU sullo sviluppo sostenibile e in altre occasioni inerenti le principali conferenze ONU.

[12] Studi settoriali sulle strategie macroeconomiche concernenti i collegamenti tra povertà e ambiente in materia di commercio, agricoltura, silvicoltura, risorse idriche, sviluppo urbano ed energia. Per ulteriori informazioni visitare il sito http://www.undp.org/seed/pei.

La Commissione è membro attivo della "Rete contro la povertà" del Comitato di assistenza allo sviluppo (CAS) e copresiede il gruppo di lavoro sulla coerenza politica. Tale gruppo di lavoro si concentrerà sulla coerenza delle politiche concernenti la sicurezza alimentare, il commercio e il rimborso dei debiti nei confronti della cooperazione allo sviluppo, e si spera che possa intraprendere lavori sulla politica ambientale in modo da fare riferimento allo studio precedente.

Inoltre, la Commissione europea sta elaborando un piano d'azione per migliorare la capacità di lotta alla povertà nell'ambito del processo di negoziazione post Lomé. Si mira a garantire il sistematico riconoscimento dei collegamenti tra povertà e ambiente nell'ambito del dialogo politico con i paesi partner e la costituzione di collegamenti positivi concernenti tali due settori nel quadro dei progetti e programmi di cooperazione.

5. Gli obblighi fissati negli accordi e nei processi multilaterali in materia di ambiente

La Comunità europea è parte contraente di trentasette convenzioni, protocolli ed emendamenti sull'ambiente e ne ha sottoscritti altri quindici. I principali sono elencati nell'allegato III. Vi sono anche altri tipi di accordi di grande importanza per le risorse naturali e l'ambiente quali quelli che istituiscono le organizzazioni della pesca regionali o la convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, o ancora i negoziati attualmente in corso su nuovi accordi in materia di ambiente.

I paesi in via di sviluppo sono parti contraenti di diversi accordi e campagne. La partecipazione dei paesi in via di sviluppo a tali accordi e campagne e la loro implementazione dovrebbero essere affrontati dalla CE nel quadro del dialogo politico e programmatico con i paesi partner. Le misure più importanti sono è la definizione delle priorità specifiche per paese, e il loro trattamento nel quadro di strategie nazionali a favore dello sviluppo sostenibile. Altre attività dovrebbero comprendere lo sviluppo delle capacità di progettazione e attuazione di politiche, misure, azioni di formazione, controllo, rendicontazione, e collaborazione in materia di ricerca e sviluppo tecnologico. Di conseguenza, la Comunità deve individuare opportunità:

*che permettano di rafforzare la capacità di negoziazione dei paesi in via di sviluppo nel quadro dei nuovi accordi;

*di partecipare a pieno titolo alle tribune internazionali quali il programma delle Nazioni Unite per l'ambiente e la commissione delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile;

*e di definire la loro posizione di negoziato in collaborazione con gruppi che condividono lo stesso punto di vista come l'Alleanza dei piccoli Stati insulari.

La Commissione privilegia il sostegno ai paesi in via di sviluppo per far fonte ai problemi ambientali globali e applicare le principali convenzioni delle nazioni Unite sul clima, la biodiversità e la desertificazione. I punti salienti di tali convenzioni vengono ripresi nelle politiche CE in materia di economia e di sviluppo e in altre politiche e programmi settoriali mediante l'elaborazione di documenti strategici, in particolare:

*il documento di lavoro della Commissione "La cooperazione della CE in materia di economia e sviluppo: far fronte al cambiamento del clima" e le prossime conclusioni del Consiglio in merito [13];

[13] I mutamenti climatici sono stati definiti dal vertice di Vienna come un settore prioritario del processo globale di integrazione dell'ambiente.

*un piano d'azione sulla biodiversità, attualmente in fase di elaborazione, per la cooperazione allo sviluppo CE come parte del piano d'azione generale della CE sulla biodiversità (basato sulla strategia per la biodiversità lanciata nel 1998);

*il documento di lavoro dei servizi della Commissione "Le politiche, i programmi, gli strumenti finanziari e i progetti della Comunità europea per combattere la desertificazione nei paesi in via di sviluppo e negli Stati membri dell'UE" attualmente in fase di rielaborazione in previsione della quarta conferenza delle parti contraenti della convenzione delle Nazioni Unite per combattere la desertificazione che si terrà nel 2000.

Sebbene molto importanti, tali aspetti e convenzioni globali sono parte di una serie più ampia di questioni e accordi in materia di ambiente che richiedono attenzione e risorse da parte della Comunità e dei paesi partner. Inoltre, dovrebbero entrare in vigore nuovi obblighi quali gli impegni vincolanti dei paesi in via di sviluppo firmatari del protocollo di Montreal. Inoltre, nuovi accordi multilaterali sull'ambiente sono costantemente in corso o in via di completamento, quali quelli sulla gestione delle sostanze chimiche e gli eventuali negoziati su uno strumento globale dedicato alle foreste.

L'UE mira al più alto livello possibile di integrazione dell'ambiente e dovrebbe quindi fare sempre sentire il proprio peso in tutti gli aspetti dei negoziati internazionali sull'ambiente. Ad esempio, bisognerebbe esplorare a fondo le opportunità di coordinare meglio gli obiettivi UE in relazione al funzionamento dei vari fondi internazionali compresi quelli progettati per attuare gli AMA.

6. Integrare l'ambiente nella programmazione e nel ciclo del progetto

6.1. L'allocazione di risorse finanziarie ai programmi ambientali

Gli stanziamenti e i versamenti a paesi ACP e ALA-MED per progetti ambientali e per componenti ambientali di altri progetti sono stati pari all'8,5% (1 339 milioni di euro) di tutti i fondi stanziati tra il 1990 e il 1995 [14]. La proporzione dei fondi stanziati per progetti ambientali varia considerevolmente da regione a regione. Sebbene nella regione dell'Asia e dell'America Latina il 15% dei fondi delle linee di bilancio finanziario e tecnico siano stati impegnati (soddisfacendo quindi il requisito del 10% fissato dal regolamento ALA) solo il 5% delle linee di bilancio MED [15] e il 3% del settimo FES sono stati impegnati per progetti specificamente ambientali. È in corso un riesame dei contributi finanziari CE del periodo 1996-1999 a favore dell'ambiente nei paesi ACP e ALA-MED.

[14] Tale valutazione tiene conto unicamente delle voci di bilancio e dei fondi gestiti dalla DG IB e dalla DG VIII e non comprende quindi i finanziamenti di carattere ambientale di altre DG quali la DG XI (ambiente) e la DG XII (ricerca).

[15] Dai protocolli finanziari e dal programma MEDA. Si noti che molta assistenza supplementare è stata data a progetti e programmi ambientali nel mediterraneo tramite il programma di assistenza tecnica a favore dei paesi mediterranei, come pure mediante prestiti e sovvenzionamenti di interessi erogati dalla Banca Europea per gli investimenti.

Dal programma Tacis, tra il 1995 e il 1997 sono stati allocati 347 milioni di euro a beneficio della sicurezza nucleare e dell'ambiente; in particolare, l'importo specificamente destinato a quest'ultimo settore ammonta a circa 67 milioni di euro. Sono inoltre stati lanciati programmi ambientali nell'ambito del regolamento OBNOVA a beneficio delle repubbliche dell'ex Iugoslavia.

I settori principali ai quali riferirsi per i finanziamenti destinati all'ambiente sono stabiliti nella convenzione di Lomé, nella dichiarazione di Barcellona e nel piano d'azione prioritario in materia d'ambiente a breve e medio termine (SMAP), come pure nella comunicazione della Commissione relativa alla strategia di cooperazione Europa-Asia nel settore dell'ambiente [16], e nei regolamenti pertinenti. Nel caso dei paesi ACP-ALA-MED, gli aspetti ambientali che hanno ricevuto i maggiori finanziamenti tra il 1990 e il 1995 sono stati le risorse naturali, le foreste tropicali, l'ambiente urbano, il rafforzamento delle istituzioni, la biodiversità, le risorse marine e il trasferimento di tecnologie. Inoltre, le azioni intraprese nel quinto programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico sulle questioni ambientali globali (come ad esempio la fondamentale iniziativa "Mutamento globale e biodiversità") e, più in particolare, il programma mirante a confermare il ruolo internazionale della ricerca comunitaria, sono molto importanti.

[16] Comunicazione della Commissione COM (97) 490.

I finanziamenti CE per fini ambientali specifici rimangono modesti se comparati alla massa degli aiuti CE (cfr. allegato IV). Tuttavia, l'allocazione di fondi concernenti l'ambiente a regioni, paesi o tematiche non riflette necessariamente la portata dei problemi. Altri fattori sono rappresentati da un insufficiente impegno politico o scarse capacità amministrative e gestionali nei paesi ospiti, che possono determinare una domanda relativamente bassa di progetti ambientali. Nel dialogo con i paesi partner, la CE deve valorizzare al massimo l'importanza delle questioni ambientali come punto di discussione politico, poiché gli stessi paesi in via di sviluppo hanno il fondamentale compito di far fronte ai problemi ambientali ma anche di allocare le risorse in base alle proprie priorità.

Il rapporto costi/benefici è un elemento importante da considerare nell'allocare fondi per programmi ambientali. Parimenti, la considerazione dei costi e dei benefici relativamente agli aspetti ambientali dovrebbe far parte della valutazione delle attività incentrate su altri aspetti dello sviluppo sostenibile. La Commissione mira ad ottenere il massimo impatto con le risorse disponibili mediante la valutazione del rapporto costi/benefici a livello sia di programma che di progetto. La maggior parte dei finanziamenti ambientali continuerà ad arrivare dai principali strumenti geografici di finanziamento in quanto parte di regolari attività di cooperazione. È quindi molto importante continuare ad integrare le considerazioni ambientali negli strumenti d'aiuto CE ed assicurare la valutazione degli impatti ambientali.

Una linea di bilancio di importanza strategica è "Ambiente nei paesi in via di sviluppo" che costituisce uno strumento specifico per implementare attività pilota e studi strategici. Essa può essere utilizzata per rispondere in modo flessibile alle future questioni ambientali. È necessario incrementare gli sforzi per migliorare le capacità in materia di integrazione nelle politiche sociali ed economiche dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile. Gli sforzi continueranno ad essere concentrati su un numero limitato di tematiche prioritarie ai fini della massima efficienza e della divulgazione dei risultati. In particolare, i risultati ottenuti e l'esperienza maturata saranno utilizzati nel quadro della valutazione globale degli effetti ambientali degli aiuti CE.

Le spese contabili e ambientali devono essere più facilmente comparabili tra regioni e nei confronti della spesa degli Stati membri dell'UE a favore dell'ambiente nel quadro della cooperazione economica e allo sviluppo. A tal fine verrà introdotto il sistema di indicatori OCSE istituito dal CAS per il calcolo dei contributi nell'ambito degli accordi internazionale in materia di ambiente. La valutazione dei progetti e dei programmi dovrebbe contribuire a misurare il rapporto costi/benefici della spesa per l'ambiente.

6.2. Strategie e programmazione regionale e nazionale

La programmazione costituisce la prima fase della pianificazione delle attività di cooperazione su larga scala mediante un dialogo con le principali parti interessate nel paese o nella regione partner [17] e costituisce quindi una buona opportunità di assicurare che le attività di cooperazione rientrino in una strategia nazionale o regionale per lo sviluppo sostenibile.

[17] Nella fase di programmazione, si analizza la situazione nazionale e settoriale al fine di individuare problemi, vincoli e opportunità rilevanti ai fini dello sviluppo di attività di cooperazione.

Al vertice Terra + 5" del 1997 tutti i paesi si sono impegnati ad elaborare delle strategie nazionali a favore dello sviluppo sostenibile entro il 2002. Nell'ambito del comitato di assistenza allo sviluppo tutti i donatori bilaterali si sono impegnati ad aiutare i paesi in via di sviluppo ad attuare tali strategie entro il 2005 al fine di invertire entro il 2015 l'attuale tendenza alla degradazione dell'ambiente [18]. Le strategie per lo sviluppo sostenibile sono processi partecipativi specifici per paese che mirano a garantire che le politiche e la loro applicazione tengano conto delle considerazioni ambientali e le integrino negli obiettivi di sviluppo socioeconomico. Tali strategie possono servire a definire impostazioni integrate, globali e coerenti che facciano capo agli stessi paesi in via di sviluppo e che al contempo forniscano un contesto nel quale tutti i partner possano lavorare in modo armonioso. La Task Force CAS sulle strategie nazionali per lo sviluppo sostenibile copresieduta dal Regno Unito e dalla Commissione sta preparando delle linee guida destinate ai donatori al fine di sostenere tali strategie. La Commissione continuerà a sostenere lo sviluppo e l'applicazione di strategie nazionali per lo sviluppo sostenibile e farà buon uso delle linee guida CAS.

[18] OCSE/CAS Strategia comune per lo sviluppo "Dare forma al XXI secolo: il contributo della cooperazione allo sviluppo" maggio 1996. L'obiettivo è stato ulteriormente chiarito in occasione della 37° riunione ad alto livello del CAS (11-12 maggio 1999) nel documento DCD/CAS(99)11 "Gli obiettivi e le strategie del CAS: strategie nazionali per lo sviluppo sostenibile".

I principali progetti e programmi regionali possono avere effetti ambientali transfrontalieri. In tali casi è opportuno prestare particolare attenzione alla complementarità tra programmi indicativi nazionali e regionali al fine di evitare sovrapposizioni e lacune. Inoltre, i raggruppamenti regionali quali i piccoli Stati insulari in via di sviluppo (SIDS) potrebbero dover far fronte a problemi ambientali simili, che possono essere risolti in modo più economico tramite la cooperazione regionale o altre forme di cooperazione Sud-Sud.

Documenti strategici nazionali e documenti strategici regionali attualmente in elaborazione per i paesi ACP, ALA e MED mirano a migliorare la coerenza delle politiche di cooperazione allo sviluppo della CE nei confronti di tali paesi. Attualmente, si sta armonizzando la fase di programmazione affinché le stesse procedure d'integrazione ambientale vengano utilizzate per tutte le regioni nelle varie fasi di programmazione. Si sta preparando un manuale di orientamenti aggiornati per l'integrazione degli aspetti ambientali nelle politiche e nella programmazione.

L'integrazione dell'ambiente nella fase di programmazione persegue due obiettivi:

*individuare ed evitare eventuali impatti ambientali nocivi diretti e indiretti dei programmi di cooperazione che potrebbero pregiudicare la sostenibilità ed impedire il raggiungimento degli obiettivi di cooperazione allo sviluppo;

*riconoscere e sfruttare le opportunità di miglioramento delle condizioni ambientali, favorendo ulteriormente lo sviluppo e le attività economiche e affrontando questioni ambientali prioritarie per la CE.

I nuovi orientamenti prevedono un approccio all'integrazione dell'ambiente articolato in tre fasi. Nella prima vengono utilizzati come riferimento per il documento strategico nazionale un profilo ambientale nazionale [19] e i pertinenti indicatori di prestazione esterna (quali quelli descritti alla sezione 7, punto 3). La seconda fase è la valutazione sistematica basata sul profilo ambientale, dei rischi e delle opportunità del programma proposto [20]. La terza fase consiste nel miglioramento della qualità generale dell'integrazione degli aspetti ambientali mediante gruppi di sostegno alla qualità. I gruppi di sostegno alla qualità hanno dato risultati promettenti nella cooperazione UE-ACP.

[19] Per molti paesi tali profili ambientali esistono già (ad esempio http://www.afdb.org/about/oesu-cep.html) e vengono aggiornati periodicamente. I profili comprendono elenchi ed analisi delle condizioni ambientali, compresi problemi, orientamenti e pressioni in materia di ambiente e le risposte del governo e della società civile, come pure lo stato delle riforme normative e le istituzioni interessate.

[20] Tale revisione strategica fornisce alle entità decisionali informazioni sulle principali conseguenze ed opportunità relative al programma proposto e alle sue alternative. La revisione strategica dovrebbe raccomandare l'adozione di misure per ridurre il rischio di interferenze tra programmi, e dovrebbe indicare nuovi settori prioritari di finanziamento da includere nei documenti programmatici.

La suddivisione in tra fasi facilita la valutazione dell'impatto ambientale durante la preparazione del programma e la sua attuazione e incoraggia i programmatori a contribuire allo sviluppo sostenibile. Inoltre, questo procedimento riduce la necessità di valutare alternative nella fase di formulazione dei singoli progetti. Al fine di migliorare ulteriormente la programmazione nazionale si potrebbe auspicare l'inclusione in ogni relazione nazionale di un breve capitolo sull'ambiente.

6.3. Ciclo di progetto e di programma

Il successo e la sostenibilità dei programmi o progetti di sviluppo è influenzato dalle modalità d'interazione e di dipendenza nei confronti delle risorse naturali. Tale fatto deve essere preso in considerazione durante la preparazione del progetto (identificazione e formulazione) e la sua applicazione, in modo da evitare o prevedere qualsiasi problema ambientale che potrebbe pregiudicare il raggiungimento degli obiettivi e provocare ritardi o costi imprevisti. La valutazione ambientale preliminare di tutti i progetti aiuta a determinare in quale misura siano necessarie ulteriori azioni a livello di ambiente. Per i progetti che necessitano di un'ulteriore azione, la valutazione di impatto ambientale (VIA) concerne l'integrazione delle questioni ambientali in tutto il ciclo del progetto.

Le procedure di valutazione comprenderanno un'analisi (eventualmente facendo ricorso ad un quadro logico) di come si prevede che le azioni proposte portino ai risultati sperati, tenendo conto delle possibili influenze esterne e delle condizioni necessarie in materia di sostenibilità. Sebbene le procedure di valutazione ambientale dei programmi e dei progetti siano obbligatorie nel quadro della cooperazione economica e allo sviluppo della CE, è ancora possibile operare alcuni miglioramenti. I nuovi orientamenti tengono conto delle modifiche dell'approccio CE alla cooperazione economica e allo sviluppo, in particolare mediante un maggior numero di programmi di sostegno settoriali che faranno uso di valutazioni ambientali strategiche. Come già detto, i gruppi di supporto qualità potrebbero inoltre garantire la qualità generale dell'integrazione degli aspetti ambientali nella preparazione del progetto. I progetti che richiedono specifiche azioni ambientali dovrebbero obbligatoriamente essere soggette ad un accurato esame da parte dell'unità responsabile.

Attualmente, le relazioni concernenti valutazioni di progetti di programmi vengono divulgate internamente e al pubblico per consultazione [21] su base sistematica come ad esempio per tema o per area geografica. Tali conclusioni dovrebbero essere incorporate nei futuri progetti e programmi. Inoltre, la messa a disposizione di informazioni sulle valutazioni ambientali strategiche e le valutazioni d'impatto ambientale mediante una base di dati elettronica renderà più agevole la consultazione da parte del pubblico. Sarà opportuno promuovere l'apprendimento e il miglioramento tramite comparazioni, l'accesso standardizzato alle informazioni pertinenti e una maggiore trasparenza e responsabilità.

[21] http://europa.eu.int/comm/scr/evaluation/index.htm.

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7. La maturazione e la valutazione del processo di integrazione

7.1. Risorse Umane

Il personale della Commissione europea preposto alle questioni ambientali legate alla cooperazione economica e allo sviluppo è ripartito in sette direzioni generali, cosa che facilita l'integrazione delle questioni ambientali nelle politiche e nei programmi di varia natura (cfr. figura 1).

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L'effettiva integrazione dell'ambiente richiede un reale interscambio tra i gruppi principali ossia tra coloro che lavorano a tempo pieno o parziale su questioni relative all'ambiente nel contesto della cooperazione economica e allo sviluppo, e il resto del personale della Commissione. Tra le direzione generali ciò avviene tramite i gruppi interservizi (quali i corrispondenti per l'integrazione, il gruppo centrale per l'ambiente e lo sviluppo, ecc.) e a livello di singole direzioni generali mediante gruppi di lavoro specifici.

In totale 24 funzionari lavorano a tempo pieno e 38 a tempo parziale, suddivisi in sette direzioni generali e servizi che si occupano di ambiente nel settore della cooperazione economica e allo sviluppo. Il loro lavoro comprende le negoziazioni ambientali e internazionali, la formulazione e l'implementazione della politica ambientale della CE, la preparazione alla gestione, il controllo delle valutazioni ambientali, come pure la preparazione e il controllo dei progetti ambientali. Alcuni di tali compiti vengono svolti con l'aiuto di consulenti esterni. Nei paesi in via di sviluppo, i progetti ambientali finanziati dalla Comunità vengono preparati e attuati mediante assistenza tecnica esterna. In tali paesi, la Commissione mantiene una funzione di supervisore tramite gli uffici centrali e una vasta rete di delegazioni.

La "valutazione dei risultati ambientali dei programmi CE nei paesi in via di sviluppo" (1997) concludeva che le risorse in termini di personale nelle regioni ALA-MED e ACP rapportati ai livelli d'impegno finanziario erano sensibilmente inferiori rispetto a quelli degli altri donatori principali [22]. È opportuno valutare attentamente il problema delle limitate risorse destinate al personale, in particolare per fini ambientali, in considerazione degli obiettivi di spesa particolarmente ridotti approvati dagli Stati membri UE nel contesto dell'Agenda 2000. Inoltre, bisogna concentrare gli sforzi sul rafforzamento della capacità dei servizi della Commissione e delle amministrazioni dei paesi partner di migliorare il rendimento ambientale degli aiuti CE. Nell'ambito dell'attuale mandato delle unità preposte all'ambiente sono percorribili le seguenti strade:

[22] ACP: 1 300 milioni di euro di aiuti in totale per membro del personale; ALA-MED: 600 milioni di euro per membro del personale; DfID: 166 milioni di euro per membro del personale; Banca mondiale: 180 milioni di euro per membro del personale (1995). Fonte: ERM (1997).

*rafforzare la capacità dei paesi partner di assumere maggiori responsabilità in materia di applicazione corretta dal punto di vista ambientale dei programmi di cooperazione.

*aumentare la capacità del personale di integrare gli aspetti ambientali nei programmi di cooperazione economica e allo sviluppo (cfr.capitolo seguente);

*snellire le procedure interne al fine di incorporare sistematicamente gli aspetti ambientali e di suddividere i compiti tra un maggior numero di addetti;

*stabilire un sistema semplice che permetta di controllare e migliorare continuamente la qualità del prodotto, ad esempio mediante l'elaborazione di dati statistici;

7.2. Rafforzamento delle capacità interne, formazione e condivisione delle conoscenze

Come già menzionato, il rafforzamento delle capacità e la formazione sono tra le principali attività strategiche destinate a integrare ulteriormente l'ambiente e lo sviluppo sostenibile nelle politiche di cooperazione economica e allo sviluppo. Nel 1999 e nel 2000 si terrà una serie di corsi della durata di due giorni [23] presso gli uffici della Commissione ma anche presso le delegazioni negli ACP e nelle regioni ALA-MED. In un secondo tempo la formazione in materia di ambiente dovrebbe essere ampliata a tutti i settori della cooperazione. Essa dovrebbe essere resa obbligatoria la formazione dei funzionari addetti ai contatti con le delegazioni ACP come pure per il personale preposto alle tematiche e in particolare a favore delle persone che si occupano di programmi e progetti sensibili dal punto di vista ambientale.

[23] Tali corsi si compongono di quattro moduli: i) introduzione ai problemi ambientali e agli impegni della CE nel quadro degli accordi ambientali multilaterali, ii) dialogo politico e programmazione in materia di ambiente, iii) integrazione degli aspetti ambientali nel ciclo del progetto, iv) economia ambientale.

Nel 2000 verrà effettuata una valutazione globale del fabbisogno di formazione al fine di quantificare il numero di persone che dovranno ricevere un'ulteriore formazione ambientale e di determinare gli argomenti in materia di ambiente da trattare. Tale valutazione delle esigenze comprenderà l'individuazione delle eventuali opportunità d'integrazione di una componente ambientale negli altri corsi di formazione esistenti [24]. È necessario definire obiettivi e indicatori al fine di misurare il grado di successo di tale iniziativa.

[24] Quali la formazione alla gestione del ciclo del progetto, all'analisi finanziaria ed economica e la formazione in materia di povertà e di discriminazione uomo/donna.

Accanto alla formazione formale, è molto importante l'interconnessione di queste problematiche, in particolare per la cooperazione allo sviluppo prestata dall'Unione europea, che vanta un ampio ventaglio di esperienze. Nei paesi partner, dove l'esperienza a livello ambientale è mal ripartita, sarebbe utile uno scambio di opinioni più sistematico tra gli Stati membri in materia di ambiente.

La divulgazione dell'informazione è stata grandemente facilitata dalla rapida espansione delle telecomunicazioni e di Internet. La creazione di una pagina web della Commissione alla fine del 1999 su "Ambiente e cooperazione allo sviluppo" fornirà un facile accesso ai principali documenti e siti.

7.3. Valutazione dell'integrazione ambientale

Il rendimento generale degli aiuti CE viene valutato periodicamente. La prossima valutazione generale, prevista nel 2000-2001, accerterà i progressi compiuti per quanto concerne l'attuazione delle raccomandazioni della precedente valutazione del 1997 e le prestazioni a livello ambientale degli aiuti CE nel periodo 1995-2000, dal punto di vista sia esterno che interno.

Il punto di vista esterno sarà in generale incentrato sugli indicatori ambientali di tipo nazionale o regionale al fine d'identificare la portata e la direzione degli orientamenti in materia di ambiente. Tali indicatori generali vengono attualmente definiti da un gruppo di lavoro del CAS sullo sviluppo sostenibile (allegato V). Essi saranno utilizzati per regolare e incentrare i programmi e le politiche di cooperazione della CE come richiesto e saranno inclusi nelle pertinenti relazioni. I suddetti indicatori potranno essere utilizzati per valutare orientamenti globali e progressi di singoli paesi in materia di obiettivi di sviluppo sostenibile e per guidare la pianificazione e programmazione regionale e nazionale. Poiché gli indicatori CAS includono solo alcuni indicatori principali per ciascuna componente dello sviluppo sostenibile, dovranno essere utilizzati anche altri gruppi di indicatori [25] e fonti di dati al fine di avere un quadro più preciso degli orientamenti in materia di sviluppo in un dato paese o regione.

[25] Tra tali gruppi di indicatori si possono citare ad esempio l'indice di sviluppo umano, gli indicatori di sviluppo sostenibile in corso di definizione da parte della commissione delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, la serie di dati sociali nazionali minimi della Divisione statistica delle Nazioni Unite, e il sistema di divulgazione dei dati generali dell'FMI.

La scarsità di dati sull'ambiente nei paesi in via di sviluppo comparabili a livello internazionale rende difficile la definizione delle politiche e il rispetto delle regole in materia di rendicontazione previste negli accordi ambientali multilaterali. La CE e gli Stati membri insieme ai partner presenti nel CAS, alla Banca mondiale e al sistema delle Nazioni Unite devono unire gli sforzi per aumentare la capacità dei paesi in via di sviluppo di definire statistiche ambientali.

Oltre a valutare i progressi compiuti a livello globale e nei paesi in via di sviluppo, è necessario misurare i progressi interni a livello d'integrazione dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile nella cooperazione economica e allo sviluppo della CE. A tal fine saranno utilizzati la serie di obiettivi e di azioni specifiche per il periodo 2000-2002, e i relativi indicatori illustrati nell'allegato VI.

8. Conclusioni

I paesi in via di sviluppo hanno essi stessi la responsabilità di identificare e far fronte alle questioni ambientali e di integrare le considerazioni ambientali nelle loro politiche. In tale contesto, le strategie nazionali dei paesi in via di sviluppo per lo sviluppo sostenibile saranno di importanza fondamentale. Le politiche della CE possono contribuire in diversi modi ad aumentare l'integrazione degli aspetti ambientali nel quadro della cooperazione economica e allo sviluppo. Diverse opportunità e opzioni in materia d'integrazione ambientale sono già state evidenziate in precedenti documenti interni.

La difficoltà principale consiste nell'assicurarne lo sviluppo credibile e trasparente, e che il processo d'integrazione avanzi in modo deciso. In tale contesto tre elementi rivestono un'importanza fondamentale: anzitutto, è indispensabile l'impegno politico al processo d'integrazione a tutti i livelli gerarchici.

In secondo luogo, il processo d'integrazione deve essere formalmente inserito nella struttura organizzativa e deve ricevere la giusta considerazione a livello istituzionale. Molte altre organizzazioni private e pubbliche, non solo nel settore della cooperazione allo sviluppo, stanno attualmente fronteggiando problemi simili, in particolare per quanto concerne in senso lato la prospettiva dell'integrazione del concetto di sviluppo sostenibile. Ad esempio, l'OCSE e la Banca mondiale hanno deciso di dare maggiore rilevanza e visibilità nell'ambito della loro struttura organizzativa a tale processo d'integrazione e hanno creato unità specifiche ad alto livello preposte al processo d'integrazione. La Commissione esaminerà le possibilità di perfezionare a breve termine tali aspetti organizzativi al fine di migliorare l'integrazione ambientale.

In terzo luogo, è necessaria una sana gestione della qualità generale del processo d'integrazione. La soluzione più credibile è, in questo caso, la certificazione e l'accreditamento del processo d'integrazione ambientale in conformità di un sistema approvato e standardizzato a livello internazionale di gestione dell'ambiente [26]. Un sistema di certificazione indipendente conferirebbe al processo trasparenza e visibilità. Nei prossimi mesi la Commissione studierà le implicazioni concernenti la possibilità di ottenere tale certificazione.

[26] I più importanti sono lo standard ISO 14001 dell'Organizzazione internazionale per la standardizzazione e il Sistema comunitario di ecogestione e audit EMAS. Un sistema di gestione ambientale è uno strumento di gestione che permette a un'organizzazione di controllare l'impatto della proprie attività, prodotti o servizi sull'ambiente. Un sistema di gestione ambientale rende possibile un approccio strutturato alla definizione di obiettivi in materia ambientale, di raggiungimento di tali obiettivi e di dimostrazione di tale raggiungimento. Gli standard mirano a fornire un quadro per un approccio generale e strategico alla politica ambientale, ai progetti e alle azioni delle organizzazioni unitamente a un impegno a migliorare continuamente.

ACRONIMI

ACP Paesi di Africa - Caraibi - Pacifico

ALA Paesi di Asia e America Latina

PECO Paesi dell'Europa Centrale e Orientale

CAS Comitato per l'assistenza allo sviluppo

DG Direzione Generale

ECE Commissione economica per l'Europa

BERS Banca Europea per la ricostruzione e lo sviluppo

EMAS Sistema comunitario di ecogestione e audit

CE Comunità europea

FES Fondo europeo di sviluppo

BEI Banca europei per gli investimenti

VIA Valutazione dell'impatto ambientale

FAO Organizzazione per l'Alimentazione e l'Agricoltura

SPG Sistema di preferenze generalizzate

ISO Organizzazione internazionale di normalizzazione

AMA Accordi Multilaterali sull'Ambiente

MED Mediterraneo del sud, Vicino e Medio Oriente

NSI Nuovi Stati Indipendenti

SNSS Strategia Nazionale per lo sviluppo sostenibile

OBNOVA "Ricostruzione" in lingua serbocroata

OCSE Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico

VAS Valutazione ambientale strategica

SIDS Piccoli stati insulari in via di sviluppo

TRIPS Aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio

UNCSD Commissione delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile

PSNU Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite

UNEP Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente

OMC Organizzazione mondiale per il commercio

ALLEGATI

Allegato I: Testi legali sull'integrazione dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile nella cooperazione economica e allo sviluppo della ce

IMPEGNI // DISPOSIZIONI/COMMENTI

Trattato che istituisce la Comunità Europea // Articolo 6: "Le esigenze connesse con la tutela dell'ambiente devono essere integrate nella definizione e nell'attuazione delle politiche e azioni comunitarie di cui all'articolo 3 (sulle politiche UE), in particolare nella prospettiva di promuovere lo sviluppo sostenibile"

Quarta Convenzione di Lomé (1990-2000) // Contiene l'obiettivo strategico del raggiungimento di un "equilibrio sostenibile tra gli obiettivi economici, la gestione razionale dell'ambiente e l'incremento delle risorse umane e naturali". Un paragrafo relativo all'ambiente indica i principi, le priorità e le procedure d'azione.

Regolamento n. 443/92 del Consiglio riguardante l'aiuto finanziario e tecnico nonché la cooperazione economica con i paesi in via di sviluppo dell'America latina e dell'Asia // La tutela dell'ambiente e delle risorse naturali ed uno sviluppo duraturo costituiscono delle priorità a lungo termine. Il 10 % delle risorse finanziarie è riservato nelle linee di bilancio a prospetti specifici intesi a fornire assistenza tecnica e finanziaria alle regioni ALA per la tutela dell'ambiente e delle risorse naturali.

Regolamento n. 1488/96 del Consiglio relativo a misure d'accompagnamento finanziarie e tecniche (MEDA) a sostegno della riforma delle strutture economiche e sociali nel quadro del partenariato euromediterraneo // Il regolamento afferma che "la Comunità attuerà misure ..per procedere alle riforme delle loro strutture economiche e sociali e attenuare le conseguenze che possano risultare dallo sviluppo economico sul piano sociale e ambientale".

Regolamento n. 1279/96 del Consiglio relativo alla prestazione di assistenza per la riforma e il rilancio dell'economia nei nuovi Stati indipendenti e in Mongolia (TACIS) // Nell'elaborazione e nell'attuazione dei programmi si terrà debito conto degli aspetti ambientali. Sono state fatte considerazioni ambientali ad hoc per i progetti e i programmi suscettibili di avere un impatto ambientale. A partire dal 1996 sono stati presentati sistematicamente progetti per la risoluzione di problemi ambientali. Nel 1999 sarà adottato un nuovo regolamento Tacis per il periodo 2000-2006. La Commissione ha deciso di potenziare gli aspetti ambientali del programma, compresa l'integrazione dell'ambiente.

Regolamento n. 722/97 del Consiglio concernente talune azioni realizzate nei paesi in via di sviluppo nel settore dell'ambiente nel contesto dello sviluppo sostenibile // La Comunità apporta aiuto finanziario e competenze tecniche alle azioni svolte nei paesi in via di sviluppo che consentano alle popolazioni di tali paesi di integrare più facilmente nella loro vita quotidiana la protezione dell'ambiente e i concetti dello sviluppo sostenibile (linea di bilancio B7-6200, Ambiente nei paesi in via di sviluppo). Tali progetti costituiscono azioni pilota e studi strategici. Una proposta per un nuovo regolamento è attualmente in via di discussione.

Regolamento n. 3062/95 del Consiglio relativo a azioni nel campo delle foreste tropicali // La Comunità sostiene le azioni volte a promuovere la conservazione e la gestione sostenibile delle foreste tropicali e la loro biodiversità secondo i criteri e le procedure stabiliti nel presente regolamento (Linea di bilancio B7-6201). È disponibile un manuale sulla cooperazione allo sviluppo nel settore delle foreste. Il nuovo regolamento attualmente in via di discussione terrà conto di altri tipi di foreste, oltre alle foreste tropicali.

Risoluzione del Consiglio del 28 Maggio 1996 relativa alla valutazione dell'impatto ambientale nei paesi in via di sviluppo (EIA) // Stabilisce che la valutazione dell'impatto ambientale, EIA, è uno dei principali strumenti per l'integrazione dell'ambiente, il cui obiettivo è la completa integrazione delle questioni ambientali nella progettazione e nella preparazione del programma, nonché a livello di strategia e di politiche.

Direttiva 90/313/CEE del Consiglio concernente la libertà di accesso all'informazione in materia di ambiente. // La presente direttiva ha lo scopo di "garantire la libertà di accesso alle informazioni relative all'ambiente in possesso delle autorità pubbliche". Benché tale direttiva si rivolga agli Stati membri, è previsto che la Commissione applichi detto principio agli Stati terzi.

Allegato II: Integrazione dell'ambiente in taluni documenti programmatici ce relativi alla cooperazione economica e allo sviluppo a partire dal 1992

Salvo diversa indicazione, tutti i documenti programmatici ai quali si fa riferimento sono comunicazioni della C

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ommissione.

Allegato III: La partecipazione comunitaria agli accordi (ama) e alle campagne multilaterali ambientali

La Comunità Europea è molto attiva nel settore degli accordi multilaterali ed è stata una forza trainante per numerosi negoziati nell'ambito della legislazione internazionale sull'ambiente. L'esperienza propria della Comunità nel raggiungere accordi tra 15 Paesi membri con diversi livelli di sviluppo costituisce un punto di forza cruciale nella ricerca di compromessi ad alto livello. A loro volta, gli accordi internazionali hanno contribuito a formare la legislazione interna della Comunità.

Allo stesso modo, grazie al lavoro del Consiglio e dei gruppi sussidiari, i partecipanti all'Unione hanno oggi un'esperienza unica in materia di dialogo internazionale. Questo è stato spesso fondamentale nel portare avanti processi internazionali come l'Ambiente per l'Europa, il Partenariato euromediterraneo, il Consiglio amministrativo del programma delle Nazioni Unite per l'ambiente, la Commissione delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, il Comitato dell'OMC per il commercio e l'ambiente, il Forum intergovernativo sulle foreste, il Piano di azione globale per la prevenzione dell'inquinamento marino di origine tellurica (Washington GPA), o il Forum intergovernativo sulla sicurezza dei prodotti chimici (IFCS).

La Comunità Europea è parte contraente di trentasette convenzioni, protocolli e emendamenti sull'ambiente, di cui tutti, tranne cinque, sono entrati in vigore, e ne ha sottoscritti altri quindici. In totale, si tratta di ventisei accordi distinti, che appartengono a settori diversi. I principali accordi riguardanti i paesi in via di sviluppo e la cooperazione economica e allo sviluppo della CE, vengono riportati qui di seguito. Esistono alcuni tipi di accordi, di notevole importanza in materia di risorse naturali e ambiente, come quelli riguardanti le Organizzazioni regionali per la pesca e la Conferenza delle Nazioni Unite sul diritto del mare, non menzionati in tale elenco.

Non tutti gli accordi sull'ambiente coinvolgono i Paesi ACP o ALAMED, poiché molti di questi sono accordi regionali riguardanti l'Europa. Ciò non significa tuttavia che non siano di interesse per tali paesi. Ad esempio la Convenzione della Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite (UNECE) sull'inquinamento atmosferico transfrontaliero a lunga distanza ed i vari protocolli correlati sono stati presi a modello per altri regione in occasione di altre sedi internazionali, tra cui la Commissione delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile e il PNUA.

Sei degli accordi principali ai quali partecipa la Comunità riguardano i bacini idrografici. Quattro riguardano i mari che circondano l'Europa. La Comunità ha altresì preso parte ai negoziati riguardanti altri accordi sul mare, come la Convenzione di Cartagena per la protezione e la valorizzazione dell'ambiente marino nella regione dei Caraibi e la Convenzione di Nairobi sul mare dell'Africa orientale, in alcuni casi sottoscrivendoli, ma non ha intrapreso alcuna azione per concludere gli accordi o partecipare alle conferenze delle parti.

Dei sette accordi per la protezione della natura, la flora e la fauna ai quali partecipa la Comunità, tre hanno portata mondiale - la Convenzione sulla diversità biologica (CBD), la Convenzione per combattere la desertificazione (CCD) e la Convenzione di Bonn sulla conservazione delle specie migratorie. Inoltre, la Conferenza delle Nazioni Unite sul diritto del mare è una convenzione mondiale. La Comunità non è parte di un altro accordo mondiale par la salvaguardia della natura, la Convenzione di Ramsar relativa alle zone umide di importanza internazionale. L'Accordo dell'Aia sulla conservazione degli uccelli acquatici migratori afroeuroasiatici, che riguarda una regione in via di sviluppo, è stato firmato ma non ancora concluso da parte della Comunità.

Due dei tre distinti accordi sull'aria e sull'atmosfera sono accordi mondiali - la Convenzione di Vienna e relativo Protocollo di Montreal e la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (FCCC) e suo Protocollo di Kyoto. Due dei quattro accordi sull'industria, le sostanze e i rifiuti pericolosi, hanno portata mondiale - la Convenzione di Basilea sui movimenti transfrontalieri dei rifiuti pericolosi e la Convenzione di Rotterdam PNUA/FAO per l'applicazione della procedura di consenso preventivo per alcune sostanze chimiche e pesticidi pericolosi nel commercio internazionale (Convenzione PIC).

I due accordi generali o istituzionali, la Convenzione di Espoo sulla valutazione dell'impatto ambientale in un contesto transfrontaliero e la Convenzione di Aarhus relativa all'accesso alle informazioni sull'ambiente, la partecipazione ai processi decisionali in materia di ambiente e l'accesso alla giustizia, sono stati negoziati sotto gli auspici della Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite (UNECE) e il loro contenuto riflette le preoccupazioni e le capacità istituzionali dei paesi industrializzati. Tuttavia, entrambi gli accordi veicolano in forma legale i principi universali sostenuti dalla comunità mondiale nella dichiarazione di Rio e costituiscono modelli utili per accordi tra altre regioni.

La Comunità ha preso parte ad altri otto negoziati, ma non ha ancora sottoscritto o approvato gli accordi che ne derivano. Tra questi, ve ne sono tre di interesse mondiale, di cui due interessano un settore diverso da quelli menzionati sopra. La Convenzione sulla legislazione relativa all'utilizzo diverso dalla navigazione dei corsi d'acqua transfrontalieri ha necessitato dieci anni di trattative e non è ancora in vigore, ma fornirà un quadro giuridico per la condivisione delle risorse idriche internazionali ed è quindi di fondamentale interesse per molti paesi. La Convenzione sulla sicurezza nucleare dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica e la Convenzione paritetica sulla sicurezza della gestione del combustibile esaurito e sulla sicurezza dei rifiuti radioattivi potrebbero avere un'applicazione più limitata, benché i piccoli Stati insulari in via di sviluppo si siano già interessati a quest'ultima convenzione, pur non essendone firmatari.

La Comunità partecipa attualmente ai negoziati su altri quattro accordi internazionali, di cui due di interesse nel presente contesto. Il protocollo sulla biosicurezza del CBD mira in particolare a facilitare il movimento transfrontaliero in condizioni di sicurezza degli organismi viventi geneticamente modificati. L'accordo mondiale delle NU relativo agli inquinanti organici persistenti (POP) dovrebbe proibire l'utilizzo di almeno 12 sostanze chimiche tossiche al momento largamente in uso nei paesi in via di sviluppo. Inoltre, la Commissione partecipa attivamente alle trattative riguardanti un possibile strumento giuridicamente vincolante a livello mondiale e destinato alla gestione e alla protezione di tutte le foreste. Tale strumento globale potrebbe costituire un incentivo per una migliore realizzazione e messa in pratica delle politiche e della legislazione prodotta a livello nazionale al fine, tra l'altro, di (i) incrementare le risorse finanziarie necessarie alla Gestione sostenibile delle foreste; (ii) sviluppare le strategie di intervento per l'internalizzazione dei costi e dei benefici sociali e ambientali; (iii) ridurre il commercio illegale e promuovere una buona amministrazione del settore forestale.

La Comunità partecipa inoltre ai lavori della Convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione (CITES) ed ha introdotto la legislazione interna richiesta, ma non è considerata a tutt'oggi parte della Convenzione perché l'emendamento delle Organizzazioni per l'integrazione economica regionale che consente la partecipazione di organizzazioni di integrazione economica regionale non è ancora in vigore.

ACCORDI SULL'AMBIENTE RILEVANTI AI FINI DELLA COOPERAZIONE ECONOMICA E ALLO SVILUPPO DELLA CE

I. Accordi ambientali multilaterali e protocolli in cui la CE è parte contraente o firmataria

ACQUA - FIUMI E LAGHI INTERNAZIONALI

1. Convenzione sulla protezione e l'utilizzazione dei corsi d'acqua transfrontalieri e dei laghi internazionali (1992) (ONU-CE)

2. Convenzione sulla cooperazione per la protezione e l'utilizzo sostenibile del Danubio (1994, Sofia)

3. Convenzione sulla commissione internazionale per la protezione delle acque dell'Oder (1996, Breslavia)

OCEANI E MARI

4. Convenzione sulla protezione dell'ambiente marino nella zona del Mar Baltico (1974, Helsinki)

5. Convenzione per la protezione del Mare Mediterraneo dall'inquinamento (1976, Barcellona) (PNUA)

6. Protocollo sulla cooperazione per la lotta all'inquinamento del Mare Mediterraneo dovuto al petrolio ed altre sostanze dannose in caso di emergenza (1976, Barcellona) (PNUA)

7. Protocollo sulla prevenzione dell'inquinamento del Mare Mediterraneo dovuto allo scarico di rifiuti da parte di navi e di aeromobili (1976, Barcellona)(PNUA)

8. Protocollo sulla protezione del mare Mediterraneo contro l'inquinamento di origine terrestre (1980, Atene) (PNUA)

9. Protocollo sulle zone specialmente protette del mediterraneo (1982, Ginevra) (UNEP)

10. Emendamento alla Convenzione di Barcellona (1995, Barcellona)

11. Emendamento al protocollo sulla protezione del mare Mediterraneo dovuto allo scarico di rifiuti da parte di navi e di aeromobili (1995, Barcellona)

12. Protocollo riguardante le zone specialmente protette e la biodiversità del Mare Mediterraneo (1995, Barcellona)

13. Convenzione sulla protezione dell'ambiente marino della zona del Mar Baltico Revisione della convenzione di Helsinki) (1992, Helsinki) (non ancora in vigore. Una volta in vigore sostituirà la convenzione di Helsinki del 1974)

PROTEZIONE DELLA NATURA - FLORA E FAUNA

14. Convenzione sulla conservazione delle specie migratrici della fauna selvatica (CSM) (1979, Bonn) (PNUA)

15. Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell'ambiente naturale in Europa (1979, Berna) (Consiglio d'Europa)

16. Convenzione sulla diversità biologica (1992, Rio) (ONU)

17. Accordo sulla conservazione degli uccelli acquatici migratori afroeuroasiatici (1995, L'Aia)

18. Accordo delle Nazioni Unite per la conservazione dei piccoli cetacei del Mare del Nord e del Mar Baltico (1992, New York)

19. Convenzione delle Nazioni unite sulla lotta contro la desertificazione nei paesi gravemente colpiti dalla siccità e/o dalla desertificazione, in particolare in Africa (1994, Parigi)

ARIA ED ATMOSFERA

20. Convenzione sull'inquinamento atmosferico transfrontaliero a grande distanza (1979, Ginevra) (ONU/CE)

21. Protocollo concernente la lotta contro le emissioni di composti organici volatili o i loro flussi transfrontalieri (1991, Ginevra)

22. Protocollo sul finanziamento a lungo termine del Programma concertato di sorveglianza continua e di valutazione del trasporto a lunga distanza di sostanze inquinanti atmosferiche in Europa (EMEP) (1984, Ginevra) (ONU/CEE)

23. Protocollo relativo alla lotta contro le emissioni di ossidi di azoto o ai loro flussi transfrontalieri(1988, Sofia)

24. Protocollo alla convenzione sull'inquinamento atmosferico di lunga distanza, del 1979, riguardo alle ulteriori riduzioni nell'emissione di anidride solforosa (SO2) (1994, Oslo) (Non ancora in vigore)

25. Protocollo sui metalli pesanti della Convenzione di Ginevra sull'inquinamento atmosferico transfrontaliero a grande distanza

26. Protocollo sui composti organici persistenti della convenzione di Ginevra sull'inquinamento atmosferico transfrontaliero a grande distanza

27. Convenzione per la protezione della fascia di ozono (1985, Vienna)

28. Protocollo relativo alle sostanze che riducono lo strato di ozono (Protocollo di Montreal) (1987, Montreal) (PNUA)

29. Emendamento di Londra al Protocollo di Montreal (1990, Londra)

30. Emendamento di Copenaghen al Protocollo di Montreal (1992, Copenaghen)

31. Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (1997, New York) (ONU)

32. Protocollo di Kyoto - Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (1997, Kyoto)

INDUSTRIA / SOSTANZE TOSSICHE E RIFIUTI

33. Convenzione sul controllo dei movimenti transfrontalieri di scorie tossiche e della loro eliminazione (1989, Basilea) (PNUA)

34. Convenzione sugli effetti transfrontalieri degli incidenti industriali (1992, Helsinki) (ONU-CE) (Non ancora in vigore)

35. Convenzione europea sulla protezione degli animali vertebrati utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici (1986, Strasburgo) (Consiglio d'Europa)

36. (PNUA/FAO) Convenzione sulla procedura di assenso preliminare in conoscenza di causa per taluni prodotti chimici pericolosi e pesticidi nel commercio internazionale (Convenzione PIC -1998, Bruxelles)

GENERALI

37. Convenzione sulla valutazione dell'impatto ambientale in un contesto transfrontaliero (1991, Espoo) (ONU-CE)

38. (ONU/CE) Convenzione sull'accesso all'informazione sull'ambiente, la partecipazione pubblica nei processi decisionali ambientali e accesso alla giustizia.

II. Accordi multilaterali la cui negoziazione è terminata, non sottoscritti dalla Comunità

1. Convenzione sulla legislazione relativa all'utilizzo diverso dalla navigazione dei corsi d'acqua transfrontalieri (1997, New York)

2. Accordo relativo alla conservazione dei cetacei nel Mare Mediterraneo e nel Mar Nero (nel quadro della Convenzione di Bonn) (1996, Monaco)

3. Accordo relativo alla conservazione dei pipistrelli in Europa (nel quadro della Convenzione di Bonn)

4. Protocollo sul movimento transfrontaliero di rifiuti pericolosi nel Mediterraneo (1996, Izmir)

5. Emendamento al protocollo relativo alla Convenzione di Barcellona sulla protezione del Mare Mediterraneo contro l'inquinamento e le fonti situate a terra (1996, Barcellona)

III. Accordi multilaterali in fase finale di negoziazione

1. Protocollo sulla biosicurezza relativo alla Convenzione sulla biodiversità

2. Secondo Protocollo Nox relativo alla Convenzione di Ginevra sull'inquinamento atmosferico transfrontaliero a grande distanza

3. Strumento globale dell'ONU sugli inquinanti organici persistenti (POP)

4. Protocollo sull'acqua e sulla sanità relativo alla Convenzione sui corsi d'acqua transfrontalieri

5. Protocollo di responsabilità relativo alla Convenzione di Basilea sul movimento transfrontaliero dei rifiuti pericolosi e sul loro smaltimento

***

Nota: Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES): La Comunità, non essendo per il momento parte nella Convenzione, riveste un ruolo essenziale anche se solo come osservatore.

Allegato IV: ripartizione Regionale dei fondi destinati a diversi settori ambientali e principali strumenti finanziari CE, BEI e BERS destinati ai paesi terzi [27]

[27] È attualmente disponibile una scomposizione tematica simile anche per i Nuovi Stati Indipendenti (NSI). È in corso la valutazione del programma interstatale Tacis per l'ambiente.

Tabella IV.1 Finanziamenti destinati al settore ambientale nei paesi ACP dal 1990 al 1995

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Tabella IV.2 Finanziamenti destinati al settore ambientale nei paesi ALA dal 1990 al 1995

>SPAZIO PER TABELLA>

Tabella IV.3 Finanziamenti destinati al settore ambientale nei paesi MED dal 1990 al 1995

>SPAZIO PER TABELLA>

Tabella IV.4 Finanziamenti destinati ai sottosettori dell'ambiente e dell'energia nei paesi PECO dal 1990 al 1998

>SPAZIO PER TABELLA>

Tabella IV.5 Principali strumenti finanziari CE, BEI e BERS

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(*) impegni 1998

ALLEGATO V: principali indicatori per la pianificazione del lavoro della Comitato per l'assistenza allo sviluppo dell'OCSE

La lista degli indicatori della Commissione per l'assistenza allo sviluppo dell'OCSE si basa su "Dare forma la ventunesimo secolo", la strategia di collaborazione per lo sviluppo realizzata nel maggio 1996. Tale strategia ha selezionato alcuni degli obiettivi individuati nel corso delle recenti conferenze delle NU. Questi obiettivi quantitativi riguardano zone caratterizzate da benessere economico, sviluppo sociale e sostenibilità e rigenerazione ambientale (gli obiettivi prescelti sono presentati nella tabella di seguito, relativamente agli indicatori). Inoltre, è stato riconosciuto che i fattori qualitativi sarebbero stati essenziali per il raggiungimento di tali obiettivi (sviluppo partecipativo, democratizzazione, buon governo, diritti umani). Benché la strategia abbia riconosciuto che gli obiettivi dovevano essere fissati dai singoli paesi, si è sottolineata l'esigenza di monitorare i progressi a livello globale, primo obiettivo del Comitato per l'assistenza allo sviluppo (CAS) dell'OCSE.

La lista degli indicatori è il risultato di un processo di collaborazione tra i donatori CAS, gli esperti della Banca mondiale, i responsabili delle NU e gli statistici dei paesi in via di sviluppo. Nel corso di una riunione paritetica OCSE/ONU/Banca mondiale tenutasi nel febbraio 1998 si è raggiunto un ampio consenso in merito alla tabella degli indicatori per la pianificazione del lavoro.

Alcuni indicatori forniscono una stima precisa dell'obiettivo (es. obiettivo: ridurre del 50% la povertà estrema); indicatore: incidenza della povertà estrema: popolazione con reddito inferiore a 1$ al giorno), mentre altri si basano su parametri differenti (es. obiettivo: ridurre del 50% la povertà estrema; indicatore: disuguaglianza - la quota del consumo nazionale attribuita al gruppo composto dal 20% più povero della popolazione). Un numero limitato di altri indicatori, benché non direttamente correlati ad alcuno degli obiettivi prefissati, contribuisce a fornire una visione d'insieme. Tali indicatori comprendono alcuni aspetti sociali come l'aspettativa di vita ed alcune misurazioni economiche, quali l'ammontare degli aiuti e il debito estero.

È necessario continuare a lavorare al fine di perfezionare le misurazioni e la loro copertura, in particolare per quanto riguarda gli indicatori ambientali, nonché gli indicatori relativi ai fattori qualitativi dello sviluppo partecipativo e del buon governo. Lo schema di lavoro verrà quindi continuamente migliorato. Attualmente è in via di attuazione una proposta di indicatori per l'ambiente marino, l'uso del territorio (deforestazione e desertificazione) e l'inquinamento dell'aria.

La posizione adottata nei confronti di questa serie di indicatori è legata all'importanza attribuita ai loro obiettivi. I paesi potranno essere divisi in gruppi, secondo la distanza relativa che li separa dal raggiungimento degli obiettivi prefissati. I 171 destinatari degli aiuti sulla lista CAS vengono suddivisi in cinque gruppi (quinti) di 34 Paesi ciascuno (Cina e India figurano separatamente, in ragione della loro popolazione). Il primo quinto riporta i 34 paesi in via di sviluppo più lontani dagli obiettivi di sviluppo. I 33 paesi del quinto gruppo hanno invece, come gruppo, indicatori di sviluppo che eguagliano i valori di quelli dei paesi industrializzati. Per formare questi gruppi sono stati evidenziati sette indicatori legati agli obiettivi prefissati, al fine di cogliere la multidimensionalità dello sviluppo: prodotto nazionale lordo pro capite, malnutrizione infantile, tasso netto di scolarità relativo all'istruzione elementare, tasso di mortalità al di sotto dei 5 anni, tasso di mortalità materna, tasso di fertilità e accesso all'acqua potabile.

In tale maniera, un Paese che presenta un valore elevato nel PIL pro capite può trovarsi in un gruppo inferiore a causa di indicatori relativi alla sanità o all'istruzione più bassi della "norma" per quel gruppo. Lo stesso metodo potrebbe essere utilizzato per stabilire e monitorare gli obiettivi nazionali. L'indicazione della distanza dal raggiungimento degli obiettivi di sviluppo visualizzerebbe i progressi relativi a un dato periodo e evidenzierebbe le differenze nel tempo di raggiungimento di determinati obiettivi in materia di eliminazione del divario in ciascuna delle cinque dimensioni considerate.

Una revisione della lista degli indicatori è prevista per l'anno 2000, al fine di analizzare i progressi ottenuti e identificare le esigenze per ulteriori azioni, nel rispetto degli indicatori.

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A SERIE DI INDICATORI PRINCIPALI OCSE CAS

Allegato VI: Serie di indicatori del rendimento interno

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