COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE relativa all'iniziativa dei cittadini europei "Acqua potabile e servizi igienico-sanitari: un diritto umano universale! L'acqua è un bene comune, non una merce!" /* COM/2014/0177 final */
1. INTRODUZIONE L'iniziativa dei cittadini europei, introdotta
dal trattato di Lisbona per promuovere una maggiore partecipazione democratica
dei cittadini alle questioni europee[1],
consente a un milione di cittadini di almeno sette Stati membri dell'Unione
europea (UE) di chiedere alla Commissione europea di legiferare in settori di
competenza unionale. Si tratta del primo strumento di democrazia
partecipativa adottato a livello dell'UE. Dal suo lancio, nell'aprile 2012,
oltre 5 milioni di cittadini hanno sottoscritto più di 20 iniziative diverse. "L'acqua è un diritto" (Right2Water)
è la prima iniziativa dei cittadini europei ad avere soddisfatto i requisiti
stabiliti dal regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio riguardante l'iniziativa
dei cittadini. Dopo aver raccolto oltre 1,6 milioni di adesioni, è stata
ufficialmente presentata alla Commissione dai suoi organizzatori il 20 dicembre
2013. Secondo le disposizioni del regolamento
summenzionato, la Commissione ha tre mesi di tempo per presentare la propria
risposta a questa iniziativa, sotto forma di una comunicazione in cui espone "le
sue conclusioni giuridiche e politiche riguardo all'iniziativa dei cittadini, l'eventuale azione
che intende intraprendere e i suoi motivi per agire o meno in tal senso"[2]. Il 17 febbraio 2014 la Commissione ha ricevuto
gli organizzatori, i quali, lo stesso giorno, hanno avuto la possibilità di
presentare l'iniziativa in un'audizione pubblica presso il Parlamento europeo.
Nell'allegato I figurano ulteriori informazioni sugli aspetti procedurali di
questa prima iniziativa dei cittadini. Con l'iniziativa "L'acqua è un diritto"
la Commissione europea è invitata a "proporre una normativa che
sancisca il diritto umano universale all'acqua potabile e ai servizi igienico‑sanitari,
come riconosciuto dalle Nazioni Unite, e promuova l'erogazione di servizi
idrici e igienico-sanitari in quanto servizi pubblici fondamentali per tutti"[3]. I firmatari chiedono che: –
"le istituzioni dell'UE e gli Stati membri
siano tenuti ad assicurare a tutti i cittadini il diritto all'acqua potabile e
ai servizi igienico-sanitari; –
l'approvvigionamento in acqua potabile e la
gestione delle risorse idriche non siano soggetti alle "logiche del
mercato interno" e che i servizi idrici siano esclusi da qualsiasi forma
di liberalizzazione; –
l'UE intensifichi il proprio impegno per
garantire un accesso universale all'acqua potabile e ai servizi
igienico-sanitari." L'iniziativa tocca questioni trasversali, che riguardano
svariate politiche unionali e nazionali, e va vagliata tenendo debito conto
delle disposizioni del trattato UE, in particolare i principi di attribuzione,
proporzionalità e sussidiarietà. 2. Contesto L'accesso all'acqua potabile e ai servizi
igienico-sanitari è indissolubilmente legato al diritto alla vita e alla
dignità umana, nonché alla necessità di beneficiare di adeguate condizioni di
vita. Nell'ultimo decennio il diritto all'acqua
potabile e ai servizi igienico-sanitari è stato riconosciuto dal diritto
internazionale, prevalentemente a livello di Nazioni Unite (ONU)[4]. La risoluzione 64/292
dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite riconosce "il diritto all'acqua
potabile e sicura e ai servizi igienico-sanitari quale diritto umano essenziale
al pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani." Inoltre,
nella versione definitiva del documento conclusivo della conferenza dell'ONU
del 2012 sullo sviluppo sostenibile (Rio + 20), i capi di Stato e di
governo e i rappresentanti di alto livello hanno ribadito "gli impegni
assunti per quanto riguarda il diritto umano all'acqua potabile e a servizi
igienico-sanitari, da realizzarsi progressivamente a beneficio delle [loro]popolazioni
nel pieno rispetto della sovranità nazionale"[5]. A livello europeo, l'assemblea parlamentare
del Consiglio d'Europa ha dichiarato che "l'accesso all'acqua deve
essere riconosciuto quale diritto umano fondamentale, essendo l'acqua una
risorsa essenziale per la vita sulla terra che va condivisa dall'umanità"[6]. L'UE ha inoltre
ribadito che "tutti gli Stati hanno obblighi in materia di diritti
umani riguardanti l'accesso all'acqua potabile, che deve essere disponibile,
accessibile fisicamente, ad un prezzo abbordabile e di qualità accettabile"[7]. Questi principi hanno guidato anche l'azione
dell'UE. La direttiva quadro sull'acqua riconosce che "l'acqua non è un
prodotto commerciale al pari degli altri, bensì un patrimonio che va protetto,
difeso e trattato come tale"[8].
Anche alcuni diritti e principi sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali
dell'Unione europea possono ritenersi direttamente applicabili all'accesso all'acqua
potabile e a servizi igienico-sanitari migliori: di fatto, là dove tale accesso
non è garantito, è difficile garantire la tutela di diritti fondamentali quali
il diritto alla dignità umana (articolo 1) o il diritto alla vita
(articolo 2).
Occorre inoltre tenere conto, in questo contesto, dell'impegno
dell'UE ad assicurare un elevato livello di tutela dell'ambiente[9] (articolo 37).
Sebbene la Carta si applichi agli Stati membri solo quando essi attuano la
legislazione unionale, quest'ultima deve sempre conformarvisi, in ogni sua
disposizione, perciò tutte le istituzioni e gli organi dell'UE devono
rispettare i diritti sanciti dalla Carta e far sì che qualsiasi misura adottata
sulla base del trattato sia compatibile con tali diritti. È questo il contesto entro il quale la
Commissione ha esaminato l'iniziativa dei cittadini per formulare le proprie
conclusioni, conformemente all'articolo 10 del regolamento riguardante l'iniziativa
dei cittadini. Il contributo dell'UE per un'acqua di
migliore qualità e più accessibile Per garantire e migliorare l'accesso all'acqua
e ai servizi igienico-sanitari occorre agire su tre fronti: la qualità, l'accessibilità
fisica e l'accessibilità economica. L'UE ha contribuito a far beneficiare la
popolazione dei suoi Stati membri dell'accesso all'acqua potabile e ai servizi
igienico-sanitari principalmente mediante due tipi di azioni: in primo luogo,
istituendo standard ambiziosi di qualità delle acque che garantiscano un
livello elevato di protezione sia per la salute pubblica sia per l'ambiente; in
secondo luogo, finanziando opere di ampliamento e risanamento delle infrastrutture
idriche negli Stati membri, concorrendo in tal modo a migliorare sia la
qualità sia l'accesso fisico ai servizi idrici. L'UE ha introdotto requisiti minimi per la qualità
dell'acqua negli anni 70 e, nei successivi quattro decenni, ha gradualmente
ampliato la normativa in materia di acque. La direttiva quadro sulle acque[10], la direttiva sull'acqua
potabile[11]
e la direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane[12] sono gli atti chiave
su cui s'impernia il diritto dell'UE in questo settore. Alla base di tale legislazione vi sono un
approccio olistico alla gestione delle acque e requisiti rigorosi a garanzia di
un'acqua potabile, sana e pulita. L'attuazione di queste norme ambientali ha
migliorato notevolmente la qualità dell'acqua potabile nell'UE, in particolare
nell'Europa centrale ed orientale. La politica di coesione dell'UE da molti anni aiuta
gli Stati membri a sviluppare e modernizzare le infrastrutture che forniscono l'accesso
all'acqua potabile e al trattamento delle acque reflue. Ad esempio,
dal 2007 più di 2,6 milioni di persone in nove diversi Stati membri hanno
visto migliorare l'approvvigionamento di acqua potabile grazie al sostegno
finanziario dell'UE, mentre altri 5,7 milioni, residenti in 14 diversi
Stati membri, beneficiano ora di un migliore allacciamento alle
infrastrutture di trattamento delle acque reflue. Negli ultimi sette anni
(2007-2013), il sostegno finanziario dell'Unione europea per investimenti
nell'approvvigionamento di acqua potabile e in opere e infrastrutture di
trattamento delle acque reflue è ammontato a circa 22 miliardi di euro. L'accessibilità economica è un elemento
di fondamentale importanza, in quanto ha a che fare con l'accesso universale
effettivo ai servizi idrici. I prezzi dell'acqua sono fissati a livello nazionale
e l'UE non ha alcuna voce in capitolo. La legislazione ambientale dell'UE in
materia di acque, tuttavia, stabilisce alcuni principi di base per le politiche
di tariffazione negli Stati membri. La direttiva quadro sulle acque, imponendo
agli Stati membri di garantire che il prezzo applicato ai consumatori rifletta
i costi reali dell'utilizzo delle risorse idriche, incoraggia l'uso sostenibile
di queste limitate risorse e segnala quanto il principio dell'accessibilità
economica dei servizi idrici sia fondamentale per l'UE, principio su cui quest'ultima
basa la propria politica in materia di acque. Spetta alle autorità nazionali
adottare misure di ausilio concrete che tutelino i gruppi sociali svantaggiati o
incapaci di sostenere il costo dell'acqua (ad esempio sostenendo le
famiglie a basso reddito o istituendo obblighi di servizio pubblico). Fornitura dei servizi idrici nel
mercato interno Nell'UE, le modalità di gestione dei servizi
idrici sono prerogativa esclusiva delle autorità pubbliche degli Stati
membri. La fornitura dei servizi idrici è generalmente competenza delle
autorità locali, che sono le più vicine ai cittadini e ai loro problemi. Le autorità pubbliche sono del tutto libere di
eseguire in proprio le prestazioni inerenti a tali servizi, oppure di affidarle
ad altre entità giuridiche di diritto pubblico mediante il sistema di affidamento
diretto (in house). Possono anche decidere di affidare a terzi i servizi
idrici, in toto o in parte, con gestione privata o mista, nel qual caso le
autorità pubbliche hanno piena facoltà di stabilire obblighi chiari per gli
operatori privati, onde garantire che i servizi erogati nell'area geografica di
loro competenza soddisfino gli standard prescritti. Il ruolo dell'UE è vigilare affinché i principi
fondamentali del trattato, quali la trasparenza e la parità di trattamento,
siano rispettati, nell'osservanza delle norme del trattato che le impongono di rimanere
neutrale rispetto alle decisioni nazionali che disciplinano il regime di
proprietà delle imprese erogatrici di servizi idrici[13]. Le norme dell'UE sul mercato interno tengono pienamente conto del fatto che spetta alle autorità pubbliche fare
applicare gli standard prescritti per la qualità dei servizi, decidere in
merito alla tariffazione e imporre eventuali obblighi di servizio pubblico (ad
esempio per proteggere gli utenti svantaggiati). Tali norme sono intese ad
aumentare la trasparenza, evitare la discriminazione e offrire ai cittadini
servizi di qualità in cambio delle tasse e delle imposte da essi versate. Se,
ad esempio, le autorità pubbliche decidono di ricorrere a una società esterna
per la prestazione dei servizi di gestione dell'acqua, le norme UE in materia
di appalti pubblici garantiscono che il processo di selezione sia trasparente e
che l'offerta selezionata sia quella più vantaggiosa per gli utenti. Anche
quando le autorità pubbliche decidono di erogare tali servizi tramite una
cooperazione pubblico-pubblico, è ancora la legislazione UE in materia di
appalti pubblici a offrire un quadro giuridico sicuro e flessibile per la
cooperazione. Per quanto riguarda i timori espressi dai cittadini
nell'iniziativa, mediante la quale chiedono di non subordinare la fornitura d'acqua
e la gestione delle risorse idriche alle "logiche del mercato interno"
e di escludere i servizi idrici dalla liberalizzazione, la Commissione conferma
che la normativa in materia di appalti pubblici non si applica quando gli enti
locali decidono di fornire i servizi in proprio, tramite una joint venture o un'impresa
collegata[14]. La specificità dell'acqua e dei servizi
igienico-sanitari e la loro importanza per il soddisfacimento dei bisogni
di base della popolazione sono state costantemente riconosciute dalla
legislazione dell'UE. Le concessioni nel settore dell'acqua sono spesso
assoggettate a regimi particolari e complessi, che richiedono di essere
attentamente valutati, data "l'importanza dell'acqua quale bene
pubblico di valore fondamentale per tutti i cittadini dell'Unione"[15]. Le concessioni per l'acqua
potabile, come pure alcune concessioni per il trattamento e lo smaltimento
delle acque reflue, non rientrano quindi nel campo di applicazione delle nuove
norme unionali sull'aggiudicazione dei contratti di concessione. Inoltre, i
servizi di distribuzione e fornitura idrica e di gestione delle acque reflue non
possono essere liberamente prestati oltre frontiera, come stabilisce espressamente
la direttiva sui servizi[16].
L'impegno
di lunga data dell'Unione europea a livello mondiale La riduzione della povertà, la crescita
inclusiva e lo sviluppo sostenibile dipendono in larga misura dalla
disponibilità e dalla qualità dell'approvvigionamento idrico. Oltre 2,6
miliardi di persone nel mondo non hanno accesso a servizi igienico-sanitari
moderni e quasi un miliardo beve ancora acqua non trattata. Mentre per l'obiettivo
di sviluppo del millennio relativo all'acqua potabile siamo sulla buona strada,
sul fronte dei servizi igienico-sanitari siamo ben lungi dal raggiungere il
traguardo prestabilito, considerato che, stando alle tendenze attuali, la
situazione non muterebbe per oltre un miliardo di persone. L'Unione europea si è da tempo impegnata a
garantire l'accesso all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari nei
paesi partner, nonché a promuovervi una gestione integrata dell'acqua. Un apposito
quadro politico vige dal 2002, inaugurato con la comunicazione sulla gestione
delle risorse idriche nei paesi in via di sviluppo[17], cui ha
fatto seguito l'iniziativa Acqua dell'UE[18],
uno strumento politico volto a migliorare la cooperazione e offrire assistenza
allo sviluppo in maniera più efficace, mediante partenariati e associando i vari
portatori d'interesse. Nel corso dell'ultimo decennio gli obiettivi strategici
dell'UE si sono tradotti in molte azioni concrete, dotate di importanti
risorse finanziarie, apportate anche attraverso il Fondo per l'acqua
ACP-UE istituito nel 2004[19].
Come conseguenza diretta dell'assistenza dell'UE, tra il 2004 e il 2013 più di
70 milioni di persone hanno fruito di un migliore approvvigionamento in acqua e
24 milioni hanno avuto accesso a strutture igienico-sanitarie. L'UE e i suoi Stati membri sovvenzionano
attualmente, con circa 1,5 miliardi di euro all'anno, programmi per l'approvvigionamento
idrico e strutture igienico-sanitarie (programmi WASH) nei paesi in via di
sviluppo, il che fa dell'Unione il donatore individuale più generoso nel
settore dell'acqua. Dal 2007 l'UE ha stanziato circa 2,5
miliardi di euro per interventi in più di 60 paesi partner sul fronte dell'acqua
e dei servizi igienico-sanitari[20],
molti dei quali consistono nello sviluppo di infrastrutture: reti idriche e
fognarie, impianti di depurazione e impianti di trattamento delle acque reflue,
approvvigionamento idrico in zone rurali isolate e strutture igienico-sanitarie
in zone rurali. Inoltre, l'UE è il maggiore erogatore di aiuti
umanitari nel settore WASH, con uno stanziamento annuo di circa 200 milioni di
euro destinati ad assicurare che le popolazioni minacciate da crisi
umanitarie in corso o imminenti abbiano accesso, in modo tempestivo e dignitoso,
ad acqua potabile in quantità sufficiente. L'UE sostiene progetti di partenariato (Nord-Sud e Sud-Sud) volti a sviluppare capacità in materia di acqua e
servizi igienico-sanitari, attraverso il trasferimento di competenze e
conoscenze attinte da aziende pubbliche, autorità locali e altri soggetti del
settore. Molte delle risorse finora impegnate sono servite ad aiutare società di
distribuzione dell'acqua con penuria di capitale, che hanno potuto così
estendere la copertura ai segmenti più poveri della popolazione. Inoltre, le
combinazioni di strumenti finanziari regionali creati dall'UE hanno finanziato dal
2007 ad oggi circa 30 progetti di approvvigionamento idrico e
strutture igienico‑sanitarie, che hanno mobilitato prestiti e
investimenti per un valore superiore a 2 miliardi di euro. 3. Azione IN RELAZIONE All'iniziativa
dei cittadini europei Da quanto illustrato sopra
si evince che l'azione passata ed attuale dell'UE rispecchia un chiaro
riconoscimento dell'importanza dell'acqua in quanto bene pubblico fondamentale
per il pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani. Nell'ambito delle
proprie competenze e nel pieno rispetto della sussidiarietà, l'UE da sempre si
adopera affinché l'accesso all'acqua potabile e a migliori servizi
igienico-sanitari diventi una realtà per tutti, all'interno e al di fuori dell'Europa.
Sulla scorta dell'iniziativa dei cittadini
europei, la Commissione ha cercato di individuare le lacune persistenti e i
settori in cui è necessario adoperarsi maggiormente − a livello unionale
e nazionale — per rispondere alle preoccupazioni che sono all'origine della
richiesta d'intervento dei cittadini. La Commissione assicura che imposterà la
propria azione futura continuando a considerare l'acqua potabile e i servizi igienico-sanitari
nella loro dimensione di diritto umano: in quanto tali devono essere di elevata
qualità, disponibili, fisicamente accessibili e a prezzi abbordabili. Garantire un'acqua di migliore qualità e
più accessibile La piena attuazione della normativa unionale
in materia di acque da parte degli Stati membri è essenziale per garantire l'accesso
universale all'acqua potabile sul territorio dell'UE. Malgrado i notevoli
progressi realizzati finora, l'accesso all'acqua e a servizi igienico-sanitari
di qualità può essere ulteriormente migliorato, soprattutto per i cittadini che
vivono in zone servite da sistemi di distribuzione di piccole dimensioni. Il nuovo programma d'azione per l'ambiente
(7° PAA)[21]
entro cui si articolano gli interventi dell'UE in campo ambientale, sottolinea
la necessità che gli Stati membri diano piena attuazione alla normativa
dell'UE se si vuole che entro il 2020 tutti i cittadini beneficino degli alti
standard di qualità fissati per l'acqua potabile e le acque di balneazione.
Occorre ancora adoperarsi per: ·
garantire una migliore qualità dell'acqua potabile
per i piccoli sistemi di distribuzione (ossia, quelli che servono meno di 5 000
persone), che forniscono acqua a 65 milioni di persone nell'UE; ·
mantenere e rinnovare le infrastrutture esistenti,
prestando particolare attenzione agli elementi innovativi che apportano una
maggiore efficienza; e ·
costruire le infrastrutture mancanti per le acque
reflue (sistemi di raccolta e di trattamento), in particolare negli Stati
membri dell'Europa orientale. Tutto ciò richiede una disponibilità sufficiente
di finanziamenti, una corretta fissazione delle priorità e una buona governance,
anche per quanto riguarda le capacità amministrative, a livello nazionale
e locale, necessarie per pianificare, coordinare e realizzare gli investimenti.
I rimedi per le carenze che sono state individuate dipenderanno da come gli
Stati membri decideranno di spendere i futuri finanziamenti dell'UE[22]. La Commissione
cercherà di fare in modo che essi sfruttino appieno le notevoli opportunità,
offerte nel nuovo periodo di programmazione finanziaria (2014-2020), di
ottenere il sostegno finanziario dell'UE nel settore dell'acqua, in
particolare attraverso investimenti prioritari incentrati proprio sulla
gestione delle risorse idriche. La Commissione intensificherà gli sforzi mirati a conseguire la
piena attuazione, da parte degli Stati membri, della normativa dell'UE
in materia di acqua, collaborando strettamente con essi e con i portatori
di interesse per concretizzare le proposte presentate nel piano UE del 2012 per
le risorse idriche[23],
in cui erano già state individuate le principali sfide della politica unionale in
questa materia. La Commissione non cesserà inoltre di rivedere la legislazione UE: le
norme sulle sostanze prioritarie nel settore dell'acqua[24] sono state rafforzate nel
2013 e la direttiva sulle acque sotterranee è attualmente in fase di
aggiornamento[25].
La Commissione ha poi lavorato, di concerto con gli Stati membri e i portatori
d'interesse, per adeguare al progresso scientifico e tecnico le disposizioni relative
al monitoraggio e all'analisi nel quadro della direttiva sull'acqua potabile.
Inoltre, raccogliendo i timori sorti intorno ai piccoli distributori di
acqua potabile, avvierà una consultazione pubblica su scala europea
per valutare la necessità di miglioramenti e le modalità con le quali
potrebbero essere realizzati. Preparerà infine un riesame della direttiva
quadro in materia di acque e ne proporrà eventuali modifiche[26]. Per quanto riguarda l'accessibilità
economica dell'acqua, un aspetto chiave, l'azione a livello nazionale
rimane di fondamentale importanza. Tale azione è parte integrante delle
politiche attuate dagli Stati membri per ridurre la povertà e l'esclusione sociale,
anch'esse sostenute e integrate a livello dell'UE[27]. Le misure volte a
salvaguardare le persone svantaggiate rivestono un'estrema importanza,
visto l'aumento dei problemi di emergenza idrica durante la crisi
economica e l'incapacità di alcuni cittadini di pagare le bollette dell'acqua.
La Commissione invita pertanto gli Stati membri a garantire, nel quadro delle
loro competenze, l'accesso a un livello minimo di approvvigionamento idrico per
tutti i cittadini, in conformità alle raccomandazioni dell'Organizzazione
mondiale della sanità, e ad applicare correttamente la direttiva quadro in
materia di acque[28]. Garantire la neutralità nella fornitura
di servizi idrici La Commissione continuerà a garantire il pieno
rispetto delle norme del trattato che impongono all'UE di rimanere neutrale rispetto
alle decisioni nazionali che disciplinano il regime di proprietà per le imprese
erogatrici di servizi idrici[29],
pur vigilando affinché i principi fondamentali del trattato − quali
la trasparenza e la parità di trattamento − siano applicati. Per quanto
riguarda le preoccupazioni espresse dai cittadini con l'iniziativa, ossia che
la fornitura d'acqua e la gestione delle risorse idriche non siano subordinate alle
"logiche del mercato interno" e che i servizi idrici siano esclusi dalla
liberalizzazione, la Commissione conferma che la normativa in materia di
appalti pubblici non si applica quando gli enti locali decidono di fornire i
servizi in proprio, tramite una joint venture o un'impresa collegata[30]. Nei negoziati commerciali internazionali, la
Commissione continuerà inoltre a trattare attivamente con i partner commerciali
affinché le scelte nazionali, regionali e locali sulle modalità di gestione dei
servizi idrici siano rispettate e debitamente salvaguardate. Come accennato sopra, la specificità dell'acqua
e dei servizi igienico-sanitari e la loro importanza per il soddisfacimento dei
bisogni di base della popolazione sono state costantemente riconosciute nella
legislazione dell'UE, come dimostrano, per citare l'esempio più recente, le nuove
norme sull'aggiudicazione dei contratti di concessione, adottate dal Parlamento
europeo e dal Consiglio il 26 febbraio 2014. La Commissione, accogliendo i
timori dell'opinione pubblica emersi durante l'iter legislativo, ha proposto di
escludere esplicitamente dal campo di applicazione di tali norme le concessioni
relative all'acqua potabile e alcune concessioni relative al trattamento delle
acque reflue. Così facendo ha risposto alle preoccupazioni espresse dall'iniziativa
"L'acqua è un diritto". Aumentare
la trasparenza La trasparenza
può svolgere un ruolo fondamentale nel migliorare l'accesso dei cittadini ai
servizi idrici e igienico-sanitari, incidendo sui tre aspetti principali della
questione (ossia, l'accessibilità fisica, l'accessibilità economica e la qualità).
La necessità di trasparenza è alla base di alcune disposizioni della direttiva
quadro in materia di acque, nella fattispecie l'articolo 14, che prevede
che i cittadini europei siano informati e consultati durante il processo di
adozione dei piani di gestione dei bacini idrografici e che le autorità spieghino
come hanno tenuto conto del loro parere. La legislazione dell'UE sancisce il
diritto di accesso ai dati sull'ambiente detenuti dalle autorità pubbliche o
per conto di esse e stabilisce i termini e le condizioni di base nonché le modalità
pratiche d' esercizio di tale diritto, concorrendo in tal modo a
improntare le politiche a una maggiore trasparenza[31]. La Commissione concorda sul fatto che si
dovrebbe fare di più per migliorare la quantità e la qualità delle informazioni
accessibili al pubblico in tema di qualità dell'acqua e dei relativi servizi.
Una migliore informazione può favorire la partecipazione attiva dei
cittadini, permettendo loro di seguire e contribuire in prima persona al
processo decisionale sulla gestione delle risorse idriche, condotto soprattutto
a livello nazionale, regionale o locale. La Commissione continuerà a elaborare nuove
iniziative per migliorare la trasparenza a beneficio dei cittadini. Nell'ambito
della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane lavora a stretto
contatto con gli Stati membri, in particolare con una serie di paesi pilota, per
istituire nuovi sistemi informativi mediante i quali i cittadini possano
accedere facilmente online alle informazioni necessarie per conformarsi alla
normativa (cosiddetti SIIF, quadri strutturati per l'attuazione e l'informazione
- Structured Implementation and Information Frameworks). La Commissione intende mettere a punto una
strategia analoga per offrire ai consumatori una maggiore trasparenza per
quanto concerne la qualità dell'acqua potabile. Sulla falsariga del ruolo
svolto nel settore delle acque reflue urbane, la Commissione potrebbe aiutare
gli Stati membri a individuare le categorie delle informazioni necessarie
per poter disporre di dati comparabili in tutto il territorio dell'UE. L'attuale
sistema d'informazione sulle acque per l'Europa (WISE)[32] potrebbe fungere
da punto di accesso unico a tali informazioni. La Commissione è inoltre disposta a esaminare la
possibilità di introdurre l'analisi comparativa della qualità dell'acqua
nell'intento di favorire la partecipazione attiva dei cittadini. È anche pronta
a promuovere un dialogo più strutturato tra i portatori d'interesse, coinvolgendo
i prestatori di servizi del settore pubblico e privato, e a cooperare nel
quadro delle iniziative esistenti per ampliare il numero di indicatori e
parametri di riferimento per i servizi idrici[33]. Permettere
ai cittadini di accedere a dati comparabili sui principali indicatori delle prestazioni
dei fornitori di servizi idrici, sul piano economico, tecnico e qualitativo,
non è che un primo passo in direzione di una maggiore trasparenza e responsabilità
dei suddetti fornitori. Un approccio più integrato per l'assistenza
allo sviluppo La Commissione reputa che l'accesso all'acqua
potabile e ai servizi igienico-sanitari vada considerato nella sua dimensione
di diritto umano e s'impegna a garantire che tale visione permanga al centro
della propria politica di sviluppo. L'UE intende proseguire gli sforzi per fare
dell'accesso universale all'acqua e alle strutture igienico-sanitarie un
elemento essenziale della sua politica di sviluppo. Malgrado i progressi
compiuti, oltre 4 000 bambini sotto i cinque anni muoiono ogni giorno
nel mondo di malattie legate alla mancanza di accesso all'acqua potabile. Nel periodo di programmazione 2014-2020, l'assistenza
finanziaria dell'UE sarà destinata a un numero mirato di settori in ciascun
paese partner, privilegiando le zone più in difficoltà, affinché gli aiuti siano
spesi in maniera efficace e producano i migliori risultati possibili[34].
Il sostegno ai settori WASH (approvvigionamento idrico e
strutture igienico-sanitarie) sarà indirizzato in particolare verso i paesi
partner che nei programmi indicativi nazionali hanno dato priorità all'acqua e alle
strutture igienico-sanitarie. La Commissione coordinerà il proprio intervento con
i paesi partner, gli Stati membri e altri partner per lo sviluppo allo scopo di
assicurare un'adeguata copertura di questi settori in tutti i paesi partner. Al tempo stesso, l'UE seguirà un approccio più
integrato e la sua azione futura poggerà sulla creazione di sinergie tra l'acqua,
l'energia e la sicurezza alimentare, soprattutto a livello regionale.
Poiché la sicurezza alimentare è una priorità per più di 50 paesi, gli
interventi sul fronte WASH saranno integrati nei programmi di sicurezza
alimentare, quale strumento di contrasto al problema della malnutrizione nei
paesi in via di sviluppo. Nel nuovo quadro finanziario (2014-2020) saranno
stanziati oltre 3 miliardi di euro per interventi che incidono sulla
nutrizione, nell'ambito dei quali rivestono grande importanza gli interventi
nei settori WASH. Le questioni legate all'acqua saranno
affrontate anche nell'ambito degli strumenti tematici, attraverso i
collegamenti con l'agricoltura, l'energia e la sicurezza. Il programma tematico
su beni pubblici e sfide globali cercherà di rafforzare la coerenza delle
azioni esterne e il loro legame con altre iniziative strategiche dell'UE, come quelle
in materia di clima ed energia, biodiversità, ambiente, gestione delle risorse
idriche e diplomazia nel settore dell'acqua, per citarne alcune. La Commissione, tenuto conto del rischio
crescente di conflitti alimentati dalla pressione esercitata sulle risorse
idriche, nonché dell'emergere in ambiente urbano di bisogni sempre maggiori di
natura umanitaria su questo fronte, continuerà a dedicarsi con forte impegno all'azione
umanitaria nei settori WASH, per far fronte alle situazioni di emergenza e alla
loro prevenzione. Essa proseguirà i lavori in corso per rendere gli aiuti
umanitari ancor più tempestivi, efficienti ed efficaci attraverso un
rafforzamento dei meccanismi di coordinamento tra i partner. Promuovere i partenariati
pubblico-pubblico Vi è una crescente consapevolezza del
potenziale dei partenariati senza scopo di lucro nel settore idrico.
Negli ultimi dieci anni, il Fondo per l'acqua ACP-UE ha svolto un ruolo pionieristico
al riguardo, tramite azioni di sviluppo delle capacità delle autorità pubbliche
nei paesi ACP; il suo operato e il relativo impatto sono oggetto di una
valutazione commissionata nel 2013 e non ancora ultimata, i cui risultati
saranno debitamente presi in considerazione ed integrati nella strategia di
programmazione e nelle decisioni a venire. Il sostegno ai partenariati pubblico-pubblico sarà
inoltre apportato nel contesto dei programmi dedicati ai settori WASH nei paesi
partner che hanno posto l'acqua in cima alle loro priorità. Sulla base degli
insegnamenti tratti dai progetti precedenti e in corso, la Commissione cercherà
di individuare nuove opportunità di partenariato (Nord-Sud e Sud-Sud) per
sviluppare le capacità nel settore dell'acqua e dei servizi igienico-sanitari, attraverso
il trasferimento di competenze e conoscenze tra aziende pubbliche, autorità
locali e altri soggetti del settore. Seguito di Rio + 20 L'UE persevererà negli sforzi volti a
garantire l'accesso universale all'acqua e ai servizi igienico-sanitari
compiuti anche nel contesto del seguito della conferenza di Rio + 20 delle
Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, in cui l'acqua è stata riconosciuta
al centro dello sviluppo sostenibile. Nella dichiarazione ministeriale The future
we want ("Il futuro che vogliamo")[35], i leader
mondiali hanno dichiarato il proprio impegno a favore del diritto umano all'acqua
potabile e ai servizi igienico-sanitari, al progressivo accesso universale all'acqua
potabile e a strutture igienico-sanitarie sicure a prezzi abbordabili
(ossia al di là degli obiettivi di Johannesburg e degli obiettivi di sviluppo
del millennio) e a un significativo miglioramento della gestione integrata
delle risorse idriche. Nella recente comunicazione "Un'esistenza
dignitosa per tutti: sconfiggere la povertà e offrire al mondo un futuro
sostenibile"[36],
la Commissione sottolinea la necessità che l'agenda per lo sviluppo
successiva al 2015, da elaborarsi a livello di Nazioni Unite, affronti il
settore dell'acqua in modo integrato, per conseguire uno sviluppo umano di
base e una crescita inclusiva e sostenibile. Le conclusioni del Consiglio del
25 giugno 2013[37]
indicano che il quadro post 2015 dovrebbe integrare in modo equilibrato la
dimensione economica, sociale e ambientale dello sviluppo sostenibile, per garantire
condizioni di vita di base (che includano acqua e servizi igienico-sanitari), stimolare
i motori dell'economia verde e promuovere l'uso, la gestione e la protezione sostenibili
delle risorse naturali. Nel rapporto sull'agenda per lo sviluppo post
2015, il gruppo di lavoro ad alto livello dell'ONU ha proposto un obiettivo da raggiungere
in materia di acqua e servizi igienico-sanitari, che spicca quindi tra i
settori cui dare priorità dopo il 2015[38]. La Commissione sta preparando una comunicazione
di follow-up sul quadro di sviluppo post 2015[39],
fissando gli obiettivi e i traguardi prioritari, anche per le questioni
inerenti all'acqua e alle strutture igienico-sanitarie. A livello
internazionale, il gruppo di lavoro aperto sugli obiettivi di sviluppo
sostenibile sta anch'esso definendo obiettivi e traguardi[40] e la sua proposta sarà
sottoposta al vaglio dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel settembre
2014; l'esito di tale vaglio confluirà poi nei negoziati intergovernativi che precederanno
il vertice che si terrà nel settembre 2015, dove l'UE e gli Stati membri
continueranno a svolgere un ruolo di primo piano. 4. Conclusioni La Commissione accoglie con favore la
mobilitazione dei cittadini europei a sostegno dell'accesso all'acqua e alle
strutture igienico-sanitarie, in Europa e a livello mondiale. Reputa importante
considerare l'accesso all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari nella
sua dimensione di diritto umano e continuerà a garantire che questo principio
resti al centro delle sue politiche. A livello dell'UE, la Commissione, forte
dell'esperienza acquisita, continuerà ad a migliorare l'accesso all'acqua e
alle strutture igienico-sanitarie e a estenderlo a un numero sempre maggiore di
cittadini, puntando a coprire l'intera popolazione, attraverso le politiche ambientali
e il finanziamento delle infrastrutture. La Commissione continuerà a garantire la
neutralità dell'UE rispetto alle scelte nazionali, regionali e locali relative
alla prestazione dei servizi idrici, vigilando nel contempo sul rispetto dei
principi fondamentali del trattato, quali la trasparenza e la parità di
trattamento. Resterà all'ascolto delle preoccupazioni dell'opinione pubblica
riguardo alla specificità dei servizi legati all'acqua, come ha fatto nell'ambito
dell'iter legislativo sulle norme unionali in materia di concessioni. Un altro elemento su cui si concentreranno gli
sforzi dell'UE è la trasparenza, allo scopo di stimolare una partecipazione più
attiva dei cittadini, colmando le lacune nell'informazione che impediscono loro
di contribuire maggiormente alle decisioni relative alla gestione delle risorse
idriche a livello locale, regionale e nazionale. A livello mondiale, l'Unione mantiene fermo il
proprio impegno a partecipare al processo internazionale volto a elaborare
l'agenda per lo sviluppo post 2015 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile di
applicazione universale, senza cessare di promuovere attivamente l'accesso all'acqua
potabile e ai servizi igienico-sanitari, nonché una gestione integrata delle
risorse idriche, nell'ambito della politica di sviluppo, in particolare
attraverso un impegno di oltre 3 miliardi di euro per finanziare interventi che
incidono sulla nutrizione, anche a favore dell'acqua e delle strutture
igienico-sanitarie (2014-2020). In risposta ai cittadini che le chiedono di
agire, la Commissione s'impegna ad adottare misure concrete e a mettere in
cantiere una serie di nuovi interventi nei settori che interessano direttamente
l'iniziativa e i suoi obiettivi. In particolare essa intende: ·
rafforzare l'attuazione della propria legislazione
in materia di qualità dell'acqua, basandosi sugli impegni esposti nel 7º programma
d'azione per l'ambiente e nel piano per le risorse idriche; ·
lanciare una consultazione pubblica su scala
europea sulla direttiva relativa all'acqua potabile, con il preciso scopo di
migliorare l'accesso ad acqua di qualità nell'UE; ·
migliorare la trasparenza della gestione dei dati
sulle acque reflue urbane e sull'acqua potabile ed esaminare la possibilità di
introdurre l'analisi comparativa della qualità dell'acqua; ·
stimolare un dialogo più strutturato tra i
portatori d'interesse sulla trasparenza nel settore idrico; ·
cooperare con le iniziative esistenti per definire
un maggior numero di parametri di riferimento per i servizi idrici; ·
favorire l'adozione di approcci innovativi per l'assistenza
allo sviluppo (ad esempio, sostegno dei partenariati tra operatori idrici e dei
partenariati pubblico-pubblico); promuovere la condivisione delle migliori
pratiche tra Stati membri (ad esempio, in merito agli strumenti di solidarietà)
e individuare nuovi spazi di cooperazione; ·
premere perché l'accesso universale all'acqua potabile
e ai servizi igienico-sanitari figuri tra i settori prioritari nel quadro dei
futuri obiettivi di sviluppo sostenibile. La Commissione invita, infine, gli Stati
membri, nell'ambito delle loro competenze, a tener conto dei timori espressi dai
cittadini attraverso la presente iniziativa e li esorta ad adoperarsi più a
fondo affinché tutti i cittadini possano avere accesso all'acqua potabile
pulita a prezzi abbordabili e a servizi igienico-sanitari. Conformemente all'articolo 10,
paragrafo 2, del regolamento riguardante l'iniziativa dei cittadini
europei, la presente comunicazione sarà notificata agli organizzatori dell'iniziativa,
al Parlamento europeo e al Consiglio e sarà resa pubblica. [1] Regolamento (UE) n. 211/2011 del Parlamento europeo
e del Consiglio, del 16 febbraio 2011, riguardante l'iniziativa dei
cittadini (GU L 65 del'11.3.2011, pag. 1). [2] In conformità dell'articolo 10, paragrafo 1,
del regolamento riguardante l'iniziativa dei cittadini. [3] http://ec.europa.eu/citizens-initiative/public/initiatives/finalised/details/2012/000003 [4] Si veda, ad esempio, la risoluzione n. 64/292
dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, del 3.8.2010, e le risoluzioni 7/22
e 15/9 del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, rispettivamente
del 28.3.2008 e del 6.10.2010. [5] http://www.un.org/en/sustainablefuture/ [6] Risoluzione n. 1693/2009 dell'assemblea
parlamentare del Consiglio d'Europa. [7] Dichiarazione dell'alto rappresentante, Catherine
Ashton, a nome dell'Unione europea, per commemorare la Giornata mondiale
dell'acqua il 22 marzo 2010 http://register.consilium.europa.eu/ : doc 7810/10. [8] Primo considerando della direttiva quadro dell'UE 2000/60/CE
in materia di acque. [9] L'articolo 191, paragrafo 2, del TFUE assicura inoltre
che la politica dell'Unione in materia ambientale miri a un elevato livello di
tutela, tenendo conto della diversità delle situazioni nelle varie regioni
dell'Unione. [10] Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l'azione
comunitaria in materia di acque (GU L 327 del 22.12.2000, pagg. 1-73). [11] Direttiva 98/83/CE del Consiglio, del 3 novembre 1998,
concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano (GU L 330 del 5.12.1998,
pagg. 32-54). [12] Direttiva 91/271/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1991,
concernente il trattamento delle acque reflue urbane (GU L 135 del 30.5.1991,
pagg. 40-52). [13] L'articolo 345 del trattato sul funzionamento dell'UE
stabilisce esplicitamente un "principio di neutralità" rispetto alle
norme che disciplinano il regime di proprietà esistente negli Stati membri.
L'UE non può pertanto adottare atti giuridici che hanno effetti sulle norme
alla base del regime di proprietà, ivi compresa la proprietà delle imprese
erogatrici di un servizio pubblico, quale la fornitura di acqua. [14] Alle condizioni di cui all'articolo 23 della direttiva 2004/17/CE
del Parlamento europeo e del Consiglio, del 31 marzo 2004, che coordina le
procedure di appalto degli enti erogatori di acqua e di energia, degli enti che
forniscono servizi di trasporto e servizi postali (GU L 134 del 30.4.2004). [15] Considerando 40 della direttiva recentemente adottata del
Parlamento europeo e del Consiglio concernente l'aggiudicazione dei contratti
di concessione (PE-CONS 73/13, di prossima pubblicazione nella Gazzetta
ufficiale dell'Unione europea). Aggiudicazione
dei contratti di concessione (PE-CONS 73/13, Pubblicazione nella GU di prossima
pubblicazione) [16] Direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 12 dicembre 2006, relativa ai servizi nel mercato interno. [17] COM(2002) 132 definitivo. [18] www.euwi.net [19] ACP: Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico. [20] Questa cifra non include l'assistenza fornita dai singoli
Stati membri. [21] Decisione n. 1386/2013/UE del Parlamento europeo e
del Consiglio, del 20 novembre 2013, su un programma generale di azione dell'Unione
in materia di ambiente fino al 2020 "Vivere bene entro i limiti del nostro
pianeta". [22] Per i fondi strutturali e di investimento europei, le
priorità di spesa per ogni singolo paese dell'UE sono in fase di ultimazione
nell'ambito dei contratti di partenariato e dei programmi operativi, elaborati
dagli Stati membri e approvati dalla Commissione. [23] COM(2012) 673 final. [24] Le sostanze che presentano un rischio significativo per o
attraverso l'ambiente acquatico. Direttiva 2013/39/UE del Parlamento
europeo e del Consiglio, del 12 agosto 2013, che modifica le direttive 2000/60/CE
e 2008/105/CE per quanto riguarda le sostanze prioritarie nel settore della
politica delle acque. [25] Direttiva 80/68/CEE del Consiglio, del 17 dicembre 1979,
concernente la protezione delle acque sotterranee dell'inquinamento provocato
da certe sostanze pericolose (GU L 20 del 26.1.1980, pag. 43). [26] In linea con i requisiti dell'articolo 19, paragrafo 2
della direttiva. [27] Cfr. in particolare il pacchetto di investimenti sociali,
pubblicato dalla Commissione nel febbraio 2013 (http://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=1044&langId=en). [28] Secondo l'OMS, per soddisfare i bisogni di base e
scongiurare l'insorgere di problemi sanitari, occorrono tra 50 e 100 litri di
acqua per persona al giorno. L'accesso a 20-25 litri per persona/giorno
rappresenta uno standard minimo, che però aumenta il rischio sul piano
sanitario perché è insufficiente a soddisfare le norme igieniche e il
fabbisogno di base. Cfr. http://www.ohchr.org/Documents/Publications/FactSheet35en.pdf. [29] L'articolo 345 del trattato sul funzionamento dell'UE
stabilisce esplicitamente un "principio di neutralità" rispetto alle
norme che disciplinano il regime di proprietà esistente negli Stati membri.
L'UE non può pertanto adottare atti giuridici che hanno effetti sulle norme
alla base del regime di proprietà, ivi compresa la proprietà delle imprese
erogatrici di un servizio pubblico, quale la fornitura di acqua. Allo stesso
modo, non vi è alcuna base giuridica nei trattati in virtù della quale l'UE
possa adottare un atto giuridico che imponga obblighi alle imprese in materia
di reinvestimento dei loro utili o che disciplini la loro struttura societaria. [30] Fatte salve alcune condizioni di cui agli articoli 28, 29
e 30 della direttiva (UE) 2014/XX/del Parlamento europeo e del Consiglio sulle
procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia,
dei trasporti e dei servizi postali (adottata dal Parlamento europeo e dal
Consiglio il 26 febbraio 2014, in attesa di pubblicazione). [31] Direttiva 2003/4/CE del Parlamento europeo e del Consiglio,
del 28 gennaio 2003, sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale e
che abroga la direttiva 90/313/CEE del Consiglio. [32] http://water.europa.eu/ [33] Ad esempio, http://www.waterbenchmark.org [34] Come stabilito nella comunicazione COM(2011) 637
"Programma di cambiamento". [35] http://www.un.org/en/sustainablefuture/ [36] COM(2013) 92. [37] http://www.eu-un.europa.eu/articles/en/article_13692_en.htm [38] http://www.un.org/sg/management/pdf/HLP_P2015_Report.pdf [39] Programma di lavoro della Commissione per il 2014, COM (2013)
739 final. [40] Gruppo di lavoro aperto composto di 30 membri
dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, incaricato dal documento finale di
Rio+20 di preparare una proposta di obiettivi di sviluppo sostenibile da
sottoporre all'esame della 68a sessione dell'Assemblea. ALLEGATO Aspetti
procedurali dell'iniziativa dei cittadini "L'acqua è un diritto" (right2water) In conformità dell'articolo 4, paragrafo 2,
del regolamento (UE) n. 211/2011, la presente iniziativa è stata registrata il
10 maggio 2012 e pubblicata nel registro online della Commissione, accessibile
all'indirizzo http://ec.europa.eu/citizens-initiative/public/initiatives/ongoing/details/2012/000003
. I membri del comitato dei cittadini registrati
presso la Commissione risiedono nei seguenti Stati membri: Francia, Belgio,
Germania, Svezia, Bulgaria, Italia e Regno Unito. L'iniziativa è stata registrata in inglese.
Gli organizzatori hanno successivamente fornito la traduzione del titolo, dell'oggetto
e degli obiettivi in tutte le lingue ufficiali dell'UE. A norma del regolamento sull'iniziativa dei
cittadini, i moduli utilizzati dai cittadini per manifestare il loro sostegno
all'iniziativa contenevano il titolo, l'oggetto e gli obiettivi dell'iniziativa.
I moduli recavano anche il link al registro online della Commissione, in modo
da consentire ai cittadini che lo desideravano di reperire informazioni più
dettagliate sull'iniziativa fornite dagli organizzatori in un allegato alla
domanda di registrazione. L'allegato era disponibile solo in inglese (gli
organizzatori non ne hanno fornito la traduzione) e non è stato necessariamente
consultato da tutti i cittadini che hanno sostenuto l'iniziativa. Il termine ufficiale di 12 mesi stabilito per
raccogliere le dichiarazioni di sostegno è scaduto il 10 maggio 2013.
La Commissione ha tuttavia accettato dichiarazioni fino al 1° novembre 2013,
per venire incontro alle difficoltà in cui si è imbattuta la maggior parte degli
organizzatori nel predisporre i sistemi elettronici di raccolta nella prima fase
dell'iniziativa[1]. Dopo aver fatto verificare dalle autorità competenti dei rispettivi
Stati membri le dichiarazioni di sostegno raccolte, il 20 dicembre 2013 gli
organizzatori hanno presentato l'iniziativa alla Commissione, corredata dei
certificati rilasciati dalle autorità di 25 Stati membri e delle informazioni
sulle fonti di finanziamento e sostegno, in conformità dell'articolo 9 del
regolamento. Nella tabella sottostante figurano il numero
delle dichiarazioni di sostegno valide indicato nei certificati e le
informazioni fornite dalle autorità competenti degli Stati membri. Le cifre si
riferiscono anche al periodo supplementare di raccolta conclusosi il 1°
novembre 2013. Stato membro || Numero di firmatari || Numero minimo di firmatari richiesto in almeno sette Stati membri Austria || 57 643 || 14 250 Belgio || 40 549 || 16 500 Bulgaria || 1 406 || 13 500 Cipro || 2 924 || 4 500 Repubblica ceca || 7 575 || 16 500 Estonia || 516 || 4 500 Finlandia || 14 589 || 9 750 Germania || 1 236 455 || 74 250 Grecia || 33 220 || 16 500 Ungheria || 18 245 || 16 500 Irlanda || 2 513 || 9 000 Italia || 65 223 || 54 750 Lettonia || 393 || 6 750 Lituania || 13 252 || 9 000 Lussemburgo || 5 566 || 4 500 Malta || 1 635 || 4 500 Paesi Bassi || 21 469 || 19 500 Polonia || 3 962 || 38 250 Portogallo || 13 964 || 16 500 Romania || 3 176 || 24 750 Slovacchia || 20 988 || 9 750 Slovenia || 17 546 || 6 000 Spagna || 58 051 || 40 500 Svezia || 11 579 || 15 000 Regno Unito || 7 104 || 54 750 Totale || 1 659 543 || Numero minimo raggiunto in 13 Stati membri Nelle settimane successive alla presentazione
dell'iniziativa, gli organizzatori hanno trasmesso alla Commissione i
certificati rilasciati dalle autorità di altri due Stati membri: • Francia: 17 247 dichiarazioni
di sostegno valide • Danimarca: 3 495 dichiarazioni
di sostegno valide. In conformità dell'articolo 10 del regolamento, la Commissione: - il 20 dicembre 2013 ha pubblicato le dovute informazioni
nel registro, accessibile all'indirizzo http://ec.europa.eu/citizens-initiative/public/initiatives/finalised/details/2012/000003; - il 17 febbraio 2014 (mattina) ha ricevuto gli
organizzatori. Lo stesso giorno, nel pomeriggio, in conformità dell'articolo
11 del regolamento, gli organizzatori hanno avuto l'opportunità di presentare l'iniziativa
in un'audizione pubblica organizzata presso il Parlamento europeo. Nella
riunione tenutasi alla Commissione e nell'audizione pubblica, la Commissione
era rappresentata dal vicepresidente Šefčovič e da funzionari dei vari servizi
interessati. [1] Si veda il comunicato stampa del 18
luglio 2012: http://ec.europa.eu/commission_2010-2014/sefcovic/headlines/press-releases/2012/07/2012_07_18_eci_en.htm.