EUR-Lex Access to European Union law

Back to EUR-Lex homepage

This document is an excerpt from the EUR-Lex website

Document 52013DC0833

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO Verso l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili

/* COM/2013/0833 final */

52013DC0833

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO Verso l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili /* COM/2013/0833 final */


COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO

Verso l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili

INDICE

1........... Introduzione................................................................................................................. 4

2........... Per capire meglio il problema delle mutilazioni genitali femminili nell’UE.................. 5

3........... Prevenire le mutilazioni genitali femminili promuovendo cambiamenti sociali duraturi 6

4........... Sostegno agli Stati membri per un'azione penale più efficace...................................... 8

5........... Garantire protezione alle probabili vittime di mutilazioni genitali femminili sul territorio dell’UE 9

6........... Promuovere l'eliminazione delle mutilazioni genitali femminili nel mondo................ 10

7........... Attuazione, monitoraggio e valutazione..................................................................... 12

8........... Conclusioni................................................................................................................. 13

1.           Introduzione

Ogni anno milioni di donne in tutto il mondo, tra cui bambine e adolescenti, subiscono mutilazioni genitali femminili (MGF) che ne compromettono irreversibilmente la qualità di vita. Le MGF consistono nell'ablazione parziale o totale degli organi genitali femminili esterni o in altre lesioni genitali praticate a scopi non terapeutici[1]. In Europa sono migliaia le donne vittime o esposte al rischio di mutilazioni genitali.

Le MGF sono internazionalmente riconosciute come una violazione dei diritti delle donne e una forma di abuso sui minori. Al pari di altre violenze di genere, le MGF configurano "una violazione del diritto fondamentale alla vita, alla libertà, alla sicurezza, alla dignità, alla parità tra donne e uomini, alla non discriminazione e all'integrità fisica e mentale"[2] e costituiscono una violazione dei diritti dei minori quali sanciti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo.

La comunità mondiale si mobilità sempre più contro queste pratiche di mutilazione. Nel 2012, sotto l'egida del Gruppo africano e con il sostegno deciso dell’Unione europea, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA) ha adottato una risoluzione epocale dal titolo Intensifying global efforts for the elimination of female genital mutilations[3], cui ha fatto seguito, lo scorso giugno, la dichiarazione del Gruppo africano in sede di Consiglio dei diritti umani dell’ONU, sottoscritta dagli Stati membri dell’UE, che individua i problemi da risolvere in ambito mondiale per assicurare la tolleranza zero contro le MGF. La questione delle MGF è peraltro attentamente seguita nel quadro della Convenzione ONU contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti.

L’Unione europea, fondata sui diritti fondamentali e sull’uguaglianza di genere, è da sempre impegnata a combattere le violenze contro donne e minori, come confermano la strategia per la parità tra donne e uomini 2010-2015[4], dalla direttiva sui diritti delle vittime[5] e dal programma UE per i diritti dei minori[6].

La presente comunicazione sulle mutilazioni genitali femminili, che si innesta sul lavoro che l’Unione porta avanti già da molti anni, tiene conto dei risultati della relazione dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE)[7] e integra gli esiti della tavola rotonda a alto livello sulle MGF[8], della consultazione pubblica[9] cui hanno partecipato attori della società civile, organizzazioni internazionali, mondo accademico e autorità per le pari opportunità e il parere scritto del Comitato consultivo per le pari opportunità tra uomini e donne[10]. L'approccio sviluppato in questa sede, che abbraccia tanto l'azione interna quanto quella esterna, si vuole integrato e globale e mette l'accento in particolare sulla prevenzione.

2.           Per capire meglio il problema delle mutilazioni genitali femminili nell’UE

Secondo i dati UNICEF[11] attualmente più di 125 milioni di donne nel mondo convivono con le conseguenze di mutilazioni genitali. Pratica ricorrente in regioni dell'Africa occidentale, orientale e nord-orientale e in alcuni paesi asiatici e mediorientali, le MGF vengono perpetuate nel resto del mondo da comunità migranti provenienti da queste regioni. Nell'Unione europea si stimano comunemente 500 000 vittime di mutilazioni genitali femminili[12].

Quanto alle giovani a rischio è difficile stimarne il numero: le probabili vittime vengono individuate in bambine e adolescenti originarie di paesi a forte tradizione rescissoria o i cui genitori provengono entrambi da questi paesi[13], ma una valutazione accurata dei fattori di rischio non può prescindere da altri elementi, per esempio i mutati comportamenti e credenze dei genitori dopo la migrazione.

Diffusione delle MGF negli Stati membri dell’UE[14]

Paese || Anno di pubblicazione || Numero vittime MGF || Numero giovani a rischio || Numero procedimenti penali[15]

Belgio || 2011 || 6 260 || 1 975 ||

Danimarca || || Nessun dato || 1

Germania || 2007 || 19 000 || 4 000 ||

Irlanda || 2011 || 3 170 || Non disponibile ||

Spagna || || Nessun dato || 6

Francia || 2007 || 61 000 || Non disponibile || 29

Italia || 2009 || 35 000 || 1 000 || 2

Ungheria || 2012 || 170 – 350 || Non disponibile ||

Paesi Bassi || 2013 || 29 210 || 40-50/anno || 1

Svezia || || Nessun dato || 2

Regno Unito || 2007 || 65 790 || 30 000 ||

Le mutilazioni genitali su bambine e adolescenti residenti nell’UE sono peraltro una circostanza difficile da provare. In Francia i processi celebrati tra la fine degli anni '70 e l’inizio degli anni '80[16] hanno portato alla luce l'esistenza di MGF praticate sul territorio francese. Si presume tuttavia che le condanne in capo a genitori e escissori[17] abbiano indotto successivamente le famiglie a far mutilare le proprie figlie nei paesi d’origine o in Stati membri dell’Unione con leggi e apparati di contrasto più carenti. I dati tratti dai processi penali più recenti nell’Unione mostrano che le mutilazioni vengono inflitte sia all’estero (processi in Italia, Spagna, Danimarca e Svezia) che nell’UE (processi in Spagna e Francia).

Obiettivo:

Capire meglio il problema delle MGF nell’Unione.

Azioni:

La Commissione europea:

– chiederà all’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere di mettere a punto una metodologia e indicatori comuni che permettano di stimare la diffusione delle MGF e la percentuale di vittime reali e potenziali di MGF sulla popolazione di donne, bambine e adolescenti residenti nell'Unione;

– valuterà la realizzabilità di indagini e studi quantitativi e qualitativi sulle MGF;

– incoraggerà gli Stati membri a individuare indicatori specifici sulle MGF nel quadro delle misure di seguito della piattaforma d'azione di Pechino dell’ONU.

3.           Prevenire le mutilazioni genitali femminili promuovendo cambiamenti sociali duraturi

3.1.        Prevenire le MGF promuovendo cambiamenti sociali duraturi

Le mutilazioni genitali femminili rispondono a codici sociali profondamente radicati che spingono le famiglie a conformarsi alle aspettative della comunità di appartenenza. Le MGF sono pratiche di controllo sociale della sessualità femminile alimentate da una serie di timori e credenze. Chi le infligge è spesso convinto di agire nel bene della giovane vittima sebbene le MGF producano gravi danni psicofisici nel breve e nel lungo termine. Nel contesto dell'emigrazione poi si rivelano spesso un mezzo per mantenere un legame con il paese di origine e preservare l’identità culturale. Si tratta in ogni caso di una questione intima che spesso è tuttora oggetto di tabù nelle comunità interessate e che va quindi affrontata nella sua complessità.

Le misure legislative e di contrasto sono certo necessarie ma non bastano: per eradicare il fenomeno è necessaria un’evoluzione dei comportamenti e delle credenze all'interno delle comunità. Una serie di progetti finanziati nel quadro dei programmi DAPHNE[18] dimostrano la necessità di individuare, con le comunità interessate e al loro interno, interventi di sensibilizzazione mirati che coinvolgano donne e uomini, capi religiosi e leader delle comunità, figure rispettate e influenti, vittime disposte a raccontare la propria storia, persone giovani e anziane. Questi interventi dovranno far leva sull’opposizione alle MGF che esiste all’interno delle stesse comunità e gettare un ponte tra l’Unione e i paesi di origine.

Un studio recente[19] mostra che le MGF sono più diffuse nelle famiglie povere o dove i genitori hanno uno scarso livello di istruzione. Nel porre in essere misure che spingano a abbandonare questa pratica è quindi essenziale favorire l'empowerment femminile permettendo alle donne di prendere decisioni informate per sé stesse e per le proprie figlie.

3.2.        L'importanza della cooperazione multidisciplinare

Migliaia di giovani donne residenti nell'Unione rischiano di essere sottoposte a mutilazioni genitali. Si tratta di bambine e adolescenti che ogni giorno entrano in contatto con operatori di diversi settori, in particolare sanità, istruzione, protezione dei minori, servizi sociali, giustizia, immigrazione e asilo. Per poter offrire loro un sostegno e una protezione adeguati è fondamentale una cooperazione multidisciplinare che parta da una conoscenza approfondita del fenomeno. In funzione del proprio ruolo e delle proprie responsabilità, gli operatori devono poter individuare le giovani a rischio o le donne vittime di MGF e riferirne i casi alle autorità competenti che faranno scattare gli opportuni dispositivi di tutela e sostegno. Per questo il tema delle violenze di genere, e in particolare delle MGF, deve figurare nei corsi di studio di tutti gli operatori che per professione sono portati a interagire con le comunità interessate. Occorre quindi sviluppare corsi e materiale didattico, garantire sostegno alle ONG attive in questo campo e mettere a punto efficaci protocolli multidisciplinari, senza tralasciare l’importanza di fornire orientamenti chiari sul segreto professionale e sulle condizioni di divulgazione.

A livello mondiale suscitano crescente apprensione le mutilazioni genitali femminili praticate da operatori sanitari. Alcune ONG hanno anche segnalato casi di reinfibulazione[20] praticata in ospedale dopo il parto, su richiesta della donna o della famiglia, sebbene questa pratica sia vietata dalla legislazione degli Stati membri.

Molte donne sopravvissute a mutilazioni genitali femminili possono inoltre subire altre forme di violenza, come i matrimoni precoci e forzati o le violenze domestiche, cui sono esposte in particolare le immigrate che vivono a carico di mariti, padri o della famiglia in senso largo. L'Unione incoraggia gli Stati membri a garantire loro, in caso di bisogno, servizi e prestazioni sociali adeguati, come anche opportunità di formazione.

Le donne che sopravvivono alle MGF hanno spesso bisogno di aiuto per gestire le conseguenze delle mutilazioni nel breve e nel lungo termine. I loro bisogni variano in funzione dell'età e della situazione personale e un sostegno adeguato permetterebbe loro di comprendere quanto queste pratiche siano dannose per la salute. In alcuni Stati membri (Belgio, Francia, Italia, Svezia, Regno Unito[21]) esistono centri sanitari specifici che assistono le vittime di mutilazioni genitali femminili, garantendo loro servizi ginecologici, soprattutto durante la gravidanza. Manca però un approccio globale al problema, che ne affronti per esempio gli aspetti psicologici, psicosessuali o postraumatici.

La Commissione incoraggia gli Stati membri a sensibilizzare gli operatori sanitari al problema delle MGF (individuazione dei casi, prevenzione, cura, adeguata assistenza sanitaria durante la gravidanza e il parto) e garantire adeguate cure post-natali ai bambini sani. Gli Stati membri sono inoltre invitati a segnalare i casi di MGF, avvalendosi in particolare della classificazione internazionale delle malattie IDC dell'OMS.

Obiettivo:

Promuovere efficaci misure di prevenzione e di sostegno alle vittime e favorire l'evoluzione delle norme sociali e l’empowerment delle donne.

Azioni:

La Commissione europea:

– favorirà la creazione di moduli di formazione, guide e protocolli multisettoriali nel quadro del futuro programma "Diritti e cittadinanza" mirati a formare gli operatori, prevenire le MGF e sostenere le vittime;

– incoraggerà gli Stati membri a rafforzare i sistemi di tutela dei minori garantendo maggior coordinamento e cooperazione tra i servizi in modo da favorirne l'integrazione e la capacità di affrontare i casi reali o presunti di abuso, anche per quanto riguarda le MGF;

– come seguito del programma DAPHNE, sfrutterà appieno le possibilità del nuovo programma dell'UE "Diritti e cittadinanza"[22] per finanziare attività sviluppate da ONG atte a prevenire le violenze contro donne e bambine, a informare le più giovani sui loro diritti e a promuovere il rispetto del diritto di essere ascoltate;

– come seguito dei programmi “Apprendimento permanente” e “Gioventù in azione”, sfrutterà appieno le possibilità del programma ERASMUS+ e di altri strumenti dell'UE per finanziare, se necessario, campagne di sensibilizzazione e favorire cambiamenti di atteggiamento (soprattutto dei genitori), con la partecipazione di insegnanti, educatori, famiglie e comunità. Le attività mireranno a favorire l'empowerment delle giovani immigrate, a migliorare la formazione degli insegnanti e di altri operatori portati a interagire con le comunità interessate e a prevenire le violenze contro le donne;

– promuoverà azioni nell’ambito del futuro Fondo Asilo e migrazione per favorire l’empowerment delle migranti e rafforzarne l’integrazione delle società d’accoglienza;

– incorporerà le violenze di genere, MGF comprese, in tutte le attività future sull’elaborazione di linee guida dell'UE sui sistemi di protezione dei minori;

– metterà a punto moduli di formazione specifici, che abbraccino anche le questioni collegate alle MGF, rivolti agli operatori sanitari che lavorano a contatto con le comunità migranti.

4.           Sostegno agli Stati membri per un'azione penale più efficace

La già citata risoluzione delle Nazioni Unite contro le MGF[23] si appella agli Stati perché introducano e facciano rispettare una legislazione che vieta le mutilazioni genitali femminili.

In tutti gli Stati membri dell’Unione le mutilazioni genitali femminili sono perseguibili in quanto fattispecie generica o specifica di reato[24]. In molti di questi ordinamenti, in forza del principio di extraterritorialità le MGF sono perseguibili anche se commesse all’estero, laddove la persona offesa e/o l'autore o chi ne premedita l'esecuzione siano cittadini del paese titolare dell’inchiesta.

I processi per casi di MGF rimangano tuttavia rari, essenzialmente per la riluttanza delle vittime a sporgere denuncia. E anche quando le vittime si fanno avanti, mancano servizi realmente qualificati e in grado di dare loro sostegno. A questo scenario concorrono anche le regole del segreto professionale e l'assenza di dispositivi che permettano di segnalare adeguatamente ai servizi di sostegno le giovani donne che hanno subito o rischiano di subire mutilazioni genitali.

La normativa, un'azione penale efficace e la condanna degli autori (genitori e escissori) sono fondamentali per dissuadere i genitori e aiutarli a resistere alle pressioni familiari e sociali.

L'esame della normativa e della pertinente giurisprudenza nazionale offre utili indicazioni per capire le principali problematiche giuridiche connesse alle MGF. Il giudice spagnolo ha per esempio condannato di recente una coppia di genitori per aver sottoposto la figlia a mutilazioni genitali ancor prima di immigrare in Europa. In questi casi è importante che l'interesse del minore sia centrale in ogni procedimento penale (dalla fase d'indagine alla condanna) onde evitare, per esempio, che la persona offesa sia due volte vittima, la prima quando ha subito le mutilazioni e la seconda quando è sottratta alle cure dei genitori.

Obiettivo:

Sostegno agli Stati membri nell'applicazione delle leggi che vietano le MGF.

Azioni:

La Commissione europea:

– analizzerà la legislazione penale e la giurisprudenza sulle MGF e organizzerà uno scambio di buone pratiche tra gli Stati membri per individuare gli interventi a livello dell’Unione che possano apportare un valore aggiunto;

– si avvarrà di piattaforme adeguate per distribuire la documentazione esistente destinata a formare gli operatori;

– farà rispettare i diritti delle vittime di reato sanciti dalla direttiva in materia[25], soprattutto per quanto riguarda il diritto a servizi di assistenza generica e specialistica.

5.           Garantire protezione alle probabili vittime di mutilazioni genitali femminili sul territorio dell’UE

La direttiva qualifiche[26] stabilisce che sono ammissibili alla protezione internazionale le donne che hanno il timore fondato di essere perseguitate o che sono esposte al rischio di subire MGF. Questa norma tutela anche i genitori che temono di essere perseguitati o corrono il rischio effettivo di subire un grave danno perché si rifiutano di sottoporre la propria figlia alle MGF. La direttiva qualifiche riveduta[27] offre maggiore protezione a quante temono di essere sottoposte a MGF riconoscendo esplicitamente che gli aspetti connessi al sesso del richiedente vanno tenuti in debita considerazione, nella misura in cui sono correlati al suo timore fondato di subire persecuzioni. La direttiva precisa che sono collegati al sesso del richiedente aspetti, quali l’identità di genere e l’orientamento sessuale, che possono essere legati a determinate tradizioni giuridiche e consuetudini che comportano ad esempio le mutilazioni genitali.

La direttiva rifusa sulle procedure d'asilo[28] integra la dimensione di genere stabilendo nello specifico che: a) tutte le richiedenti hanno diritto di accedere alle procedure di asilo, i loro casi vanno valutati individualmente e, se ritenuti ammissibili, va loro garantita una protezione effettiva; b) le autorità competenti devono vantare un'adeguata preparazione per tener conto della complessità delle domande con implicazioni di genere; c) le richiedenti devono avere la reale possibilità di raccontare la propria esperienza personale alle autorità competenti in un ambiente sicuro e riservato e hanno diritto a speciali garanzie procedurali, come i servizi di interpretazione e di consulenza giuridica; d) le vittime di torture o di altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale devono avere un sostegno adeguato e tempo sufficiente per prepararsi a colloqui personali e alle altre importanti fasi procedurali.

La direttiva rifusa sull’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale[29] introduce condizioni di accoglienza sensibili alle specificità di genere valide anche per le donne che temono di subire mutilazioni genitali: a) le autorità devono individuare tempestivamente le esigenze particolari di tutte le richiedenti vulnerabili; b) le vittime di atti di violenza gravi devono poter fruire di servizi riabilitativi che diano loro il necessario supporto medico e psicologico; c) i centri di accoglienza devono tener conto delle tematiche di genere.

A complemento di queste disposizioni di legge, l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (EASO) può promuovere migliori pratiche e un approccio comune alle questioni di genere, soprattutto per quanto riguarda la formazione del personale dei servizi di asilo e le informazioni sul paese d’origine.

Il Fondo europeo per i rifugiati e il futuro Fondo Asilo e migrazione offrono incentivi finanziari agli Stati membri che reinsediano (trasferiscono) volontariamente sul proprio territorio specifiche categorie di persone, tra cui minori e donne a rischio.

Obiettivo:

Garantire la protezione delle donne a rischio nell'ambito dell'attuale quadro normativo dell’UE sull'asilo.

Azioni:

La Commissione europea:

– continuerà a verificare che il quadro normativo dell'UE sull’asilo sia tempestivamente e correttamente recepito in modo da garantire protezione alle donne a rischio;

– farà in modo che gli strumenti formativi e le informazioni sul paese di origine elaborati dall’EASO contemplino la dimensione di genere, con riferimenti alle MGF ove necessario;

– continuerà a incoraggiare gli Stati membri affinché sfruttino gli incentivi finanziari offerti dagli attuali strumenti legislativi per sensibilizzare gli operatori dei servizi di asilo;

– incoraggerà gli Stati membri a avvalersi, a continuare a avvalersi o a avvalersi maggiormente degli incentivi finanziari per il reinsediamento di minori e donne potenziali vittime, soprattutto di violenze di genere.

6.           Promuovere l'abolizione delle mutilazioni genitali femminili nel mondo

Da anni l’Unione europea partecipa attivamente alla cooperazione mondiale per l'abolizione delle MGF. Sul piano internazionale l’UE ha contribuito a formalizzare una serie di impegni imperativi che obbligano i paesi a vietare, punire e attuare le misure necessarie per modificare i codici sociali che sottendono le MGF. L'UE ha per esempio sostenuto la risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sull’eliminazione delle MGF[30] e nel 2012 si è schierata a fianco del Gruppo africano in seno al Consiglio dei diritti umani dell'ONU per la realizzazione degli impegni sanciti dalla risoluzione.

Nel quadro delle relazioni con i paesi terzi e nei consessi internazionali l'Unione europea propugna una protezione internazionale rafforzata per donne e minori a rischio di mutilazioni genitali femminili in tutto il mondo.

L’azione dell’Unione volta a combattere le MGF oltre i propri confini è guidata da impegni e linee guida specifici: si pensi agli orientamenti dell'UE sulle violenze contro le donne, al quadro strategico e piano d'azione dell'UE sui diritti umani e la democrazia e ai documenti di strategia per paese in materia di diritti umani che danno priorità alla lotta contro le MGF nei paesi interessati. La prevenzione delle mutilazioni genitali femminili rientra inoltre tra gli obiettivi della cooperazione nel quadro dell’accordo di Cotonou, il più vasto accordo di partenariato tra l’Unione e 79 paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico. L'Unione affronta peraltro le cause a monte delle MGF perseguendo più vasti obiettivi di sviluppo miranti all’uguaglianza di genere e all'empowerment femminile, sostenendo in particolare l'istruzione, i diritti umani e la salute sessuale e riproduttiva di donne, bambine e adolescenti.

Dal 2006 al 2012 l'Unione ha stanziato fondi per circa 8 milioni di EUR per finanziare 17 progetti sulle MGF in 18 paesi e sostenere gli sforzi di organizzazioni della società civile, governi e agenzie delle Nazioni Unite, in particolare l’UNICEF.

Nei 28 paesi in cui le MGF sono più diffuse la tendenza generale è al graduale abbandono di questa pratica. Fino a oggi ben 42 paesi hanno introdotto leggi specifiche che condannano espressamente le MGF; questi sviluppi sono stati possibili grazie al profondo impegno man mano assunto dai governi interessati e al ruolo delle organizzazioni regionali, in particolare l’Unione africana (UA). Il protocollo dell’Unione africana sui diritti delle donne, ratificato da 33 paesi, stipula un impegno a adottare ogni tipo di misura, legislativa e non, per eradicare le MGF: campagne di sensibilizzazione pubblica, leggi che vietano le MGF e relative sanzioni, misure di sostegno alle vittime.

L’Unione continuerà a intervenire perché la pratica delle MGF venga abbandonata e impronterà la propria azione alle migliori pratiche documentate in modo da garantire il successo dei suoi interventi che saranno guidati dall'evoluzione storica, e più recente, del consenso internazionale sulla necessità di rafforzare la determinazione della comunità internazionale a porre fine alle mutilazioni genitali femminili. Affrontare il problema delle MGF anche sotto il profilo dell'empowerment femminile, del diritto di donne e bambine all'istruzione e alla salute sessuale e riproduttiva e della prevenzione dei matrimoni precoci e forzati si è rivelato un modo efficace per facilitare l’abbandono di queste pratiche.

Obiettivo:

Promuovere l’eliminazione delle MGF nel mondo e proteggere maggiormente le donne a rischio nei paesi terzi.

Azioni:

La Commissione europea e il Servizio europeo per l’azione esterna:

– inseriranno le MGF nei dialoghi annui con le organizzazioni della società civile dei paesi partner interessati;

– prepareranno orientamenti sulle MGF per i capi missione dell’UE nei paesi partner interessati;

– inseriranno le MGF nelle formazioni sulle problematiche di genere e sui diritti dei minori rivolte al personale dell’UE in servizio presso le delegazioni dei paesi interessati;

– sosterranno una campagna regionale per l’eliminazione delle MGF;

– continueranno a lavorare a fianco dell’Unione africana e del Gruppo africano in seno all'ONU per promuovere nuove iniziative volte a rafforzare la lotta mondiale contro le MGF;

– continueranno a sostenere chi si batte per migliorare le normative nazionali contro le MGF laddove necessario;

– continueranno a sostenere iniziative per potenziare la capacità delle organizzazioni pubbliche e della società civile;

– continueranno a trattare le questioni connesse alle MGF nel quadro dei dialoghi politici, sui diritti umani e strategici con i paesi partner interessati, soprattutto con quelli in cui la sanità è un settore centrale di cooperazione;

– continueranno a promuovere una protezione internazionale rafforzata per le donne a rischio di mutilazioni genitali femminili in tutto il mondo nel quadro delle relazioni con i paesi terzi e nei consessi internazionali.

7.           Attuazione, monitoraggio e valutazione

Per garantire progressi rapidi e conseguire gli obiettivi della presente comunicazione, un gruppo ad hoc nell’ambito del gruppo interservizi sulla parità di genere della Commissione sarà incaricato di esaminare, valutare e monitorare le azioni descritte in questa sede e di riferire annualmente sugli interventi realizzati. Due anni dopo l'adozione della presente comunicazione, la Commissione valuterà le misure poste in essere e deciderà sul seguito da dare.

Oltre a questa attività di controllo interno, la Commissione consulterà regolarmente ONG e esperti del settore. La Commissione riconosce l'indiscusso ruolo che le organizzazioni non governative hanno avuto e continueranno a avere nel proteggere le giovani a rischio, nel garantire la formazione degli operatori, nel sensibilizzare le comunità interessate, nello sviluppare conoscenze, documentazione e buone pratiche, nel ricondurre il problema al centro dell’agenda politica e nel gettare ponti tra l’Europa e i paesi d’origine. In tutta l’Unione le organizzazioni della società civile si confrontano a sfide comuni e hanno bisogno di scambiarsi informazioni e buone pratiche, sviluppare progetti e metodi e sottoporre il proprio operato alla valutazione dei propri pari.

Obiettivo:

Realizzare le azioni previste dalla presente comunicazione e mantenere i riflettori puntati sul problema.

Azioni:

La Commissione europea:

– controllerà che le azioni pianificate nella presente comunicazione vengano tempestivamente realizzate e ogni anno farà il punto della situazione in occasione della Giornata internazionale di tolleranza zero nei confronti delle MGF proclamata il 6 febbraio;

– agevolerà lo scambio di esperienze e buone pratiche sulle MGF tra ONG e esperti;

– incoraggerà le presidenze del Consiglio dell’Unione europea a mettere la questione delle MGF all’ordine del giorno delle riunioni dei capi dei servizi medici e infermieristici dell’UE;

– organizzerà un seminario sulle MGF nel quadro del forum europeo per i diritti dei minori del 2013;

– nel 2014 iscriverà la questione delle MGF all’ordine del giorno degli incontri del gruppo informale di esperti degli Stati membri sui diritti dei minori.

8.           Conclusioni

La presente comunicazione sulle MGF ribadisce l'impegno della Commissione europea e del Servizio europeo per l’azione esterna a combattere le violenze sulle donne e a eradicare le mutilazioni genitali femminili all’interno e oltre i confini dell’Unione, riconoscendo la necessità di tener conto dei legami tra le comunità interessate nell’UE e i rispettivi paesi di origine.

L’Unione continuerà a puntare i riflettori sul problema e sosterrà tutti coloro che sono da sempre in prima linea, in particolare le organizzazioni internazionali, gli Stati membri e le ONG. L’UE continuerà a elaborare strategie e a realizzare misure tenendo presente che le diverse sfaccettature delle MGF rendono necessari interventi multidisciplinari e una stretta collaborazione con le comunità interessate.

[1]               Secondo la definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).

[2]               Conclusioni del Consiglio del 6 dicembre 2012 sulla lotta alla violenza contro le donne e servizi di sostegno a favore delle vittime di violenza domestica.

[3]               Risoluzione UNGA 67/146 adottata il 20 dicembre 2012 (un maggiore sforzo mondiale per mettere fine alle mutilazioni genitali femminili).

[4]               COM(2010) 491 definitivo.

[5]               Direttiva 2012/29/UE che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato.

[6]               COM(2011) 60 definitivo.

[7]               Female genital mutilation in the European Union and Croatia, EIGE 2013.

[8]               Il 6 marzo 2013 si è tenuta una tavola rotonda, con la partecipazione dei principali attivisti impegnati nella lotta contro le MGF, per raccogliere esperienze e suggerimenti.

[9]               Risultati consultabili all'indirizzo: http://ec.europa.eu/justice/newsroom/gender-equality/opinion/130306_en.htm.

[10]             http://ec.europa.eu/justice/gender-equality/other-institutions/advisory-comittee.

[11]             Female Genital Mutilation/Cutting: A Statistical Overview and Exploration of the Dynamics of Change, UNICEF, New York, 2013.

[12]             Risoluzione del Parlamento europeo del 14 giugno 2012 sull'abolizione delle mutilazioni genitali femminili (2012/2684(RSP)). Si noti che non tutti i paesi dispongono di stime e che i dati disponibili non sono necessariamente comparabili.

[13]             Female genital mutilation in the European Union and Croatia, EIGE 2013.

[14]             Fonte: EIGE 2013. Per i Paesi Bassi: Exterkate2013, Female Genital Mutilation in the Netherlands. Prevalence, incidence and determinants, Pharos — Centre of Expertise on Health for Migrants and Refugees.

[15]             Processi e condanne penali registrati fino al gennaio 2012.

[16]             Study to map the current situation and trends of FGM: country reports, EIGE 2012.

[17]             La persona, di solito una donna, che esegue la mutilazione genitale.

[18]             Decisione n. 779/2007/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 giugno 2007, che istituisce per il periodo 2007-2013 un programma specifico per prevenire e combattere la violenza contro i bambini, i giovani e le donne e per proteggere le vittime e i gruppi a rischio (programma DAPHNE III) nell’ambito del programma generale Diritti fondamentali e giustizia. Si veda anche http://ec.europa.eu/justice/grants/programmes/daphne/

[19]             UNICEF 2013.

[20]             Nella definizione dell’OMS l'infibulazione è la riduzione dell’orifizio vaginale tagliando e riposizionando le grandi e piccole labbra, con o senza ablazione del clitoride. La pratica di ingrandire l’orifizio vaginale per consentire il rapporto sessuale e il parto è chiamata "deinfibulazione" che, in alcuni casi, è seguita dalla reinfibulazione.

[21]             EIGE 2013.

[22]             COM(2011) 758 definitivo.

[23]             Intensifying global efforts for the elimination of female genital mutilations, risoluzione UNGA 67/146.

[24]             Gli ordinamenti di Belgio, Danimarca, Irlanda, Spagna, Italia, Cipro, Austria, Svezia, Regno Unito e Croazia contemplano norme specifiche contro le MGF.

[25]             Direttiva 2012/29/UE.

[26]             Direttiva 2004/83/CE del Consiglio recante norme minime sull'attribuzione, a cittadini di paesi terzi o apolidi, della qualifica di rifugiato o di persona altrimenti bisognosa di protezione internazionale, nonché norme minime sul contenuto della protezione riconosciuta.

[27]             Direttiva 2011/95/UE recante norme sull’attribuzione, a cittadini di paesi terzi o apolidi, della qualifica di beneficiario di protezione internazionale, su uno status uniforme per i rifugiati o per le persone aventi titolo a beneficiare della protezione sussidiaria, nonché sul contenuto della protezione riconosciuta.

[28]             Direttiva 2013/32/UE recante procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di protezione internazionale (rifusione).

[29]             Direttiva 2013/33/UE recante norme relative all’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale (rifusione).

[30]             Risoluzione UNGA 67/146.

Top