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Document 52017IR1038

Parere del Comitato europeo delle regioni — La PAC dopo il 2020

OJ C 342, 12.10.2017, p. 10–19 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

12.10.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 342/10


Parere del Comitato europeo delle regioni — La PAC dopo il 2020

(2017/C 342/02)

Relatore:

Guillaume CROS (FR/PSE), vicepresidente del consiglio regionale dell'Occitania

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI (CdR)

I.   OSSERVAZIONI GENERALI

1.

si rallegra dell'iniziativa della Commissione europea di associare il Comitato europeo delle regioni all'analisi di prospettiva riguardante la PAC dopo il 2020; osserva che l'agricoltura, l'alimentazione e i territori rurali si trovano di fronte a sfide importanti, che impongono di riformare la PAC;

2.

sottolinea che la PAC ha svolto, e deve continuare a svolgere, un ruolo fondamentale nella costruzione europea; gli obiettivi enunciati nell'articolo 39 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea rimangono pienamente in vigore nel quadro del processo di revisione in corso;

3.

osserva che il settore agricolo è il secondo settore industriale più importante dell'UE in termini di occupazione; vi lavorano infatti 22 milioni di agricoltori e 44 milioni di persone nel resto della filiera agroalimentare, che offrono a oltre 500 milioni di europei dei prodotti alimentari della migliore qualità a prezzi accessibili; l'impatto dell'agricoltura sull'occupazione è ancora più importante, poiché riguarda la costruzione, la riparazione e la commercializzazione di macchine agricole, nonché la produzione e la commercializzazione di fattori di produzione agricola;

4.

esorta a fare della PAC una politica agricola equa, sostenibile e solidale e di qualità al servizio degli agricoltori, dei territori, dei consumatori e dei cittadini; ritiene che solo una politica agroalimentare europea forte e comune possa garantire la sicurezza alimentare europea e territori rurali dinamici;

5.

fa notare che gli agricoltori e gli allevatori sono i protagonisti e i destinatari principali della PAC. Senza la loro partecipazione non è possibile applicare le misure volte a conseguire gli obiettivi auspicati. La PAC deve tenere conto del loro ruolo e del loro coinvolgimento, e in particolare della necessità che le aziende agricole e zootecniche siano economicamente sostenibili e possano così garantire una sussistenza dignitosa, mantenendo la vitalità delle zone rurali grazie a un adeguato livello di occupazione;

6.

ritiene che, nell'elaborare la futura PAC, si dovranno tenere in considerazione i consumatori europei. La divulgazione dei benefici della PAC, la sicurezza alimentare e la protezione dell'ambiente sono sfide che i consumatori europei dovrebbero condividere;

7.

ritiene che, per rendere attraente il mestiere di agricoltore e garantire un'agricoltura europea sicura e di qualità, i mercati vadano regolati in modo da retribuire meglio i produttori agricoli mediante il ricorso a misure e strumenti di gestione pubblici e privati che stabilizzino i prezzi agricoli e scongiurino le pratiche commerciali sleali; è inoltre necessario rafforzare la posizione degli agricoltori rispetto agli altri soggetti della filiera;

8.

riconosce che la legittimità della PAC sul piano economico, sociale, ambientale, territoriale e internazionale ne condiziona la sopravvivenza. Il settore agricolo europeo possiede qualità importanti che costituiscono la base della sua competitività, ossia: la capacità di innovazione, una logistica e infrastrutture solide, una notevole diversità, zone rurali con caratteristiche naturali, culturali e storiche importanti, un elevato numero di imprese a conduzione familiare e uno spirito imprenditoriale particolarmente spiccato, nonché prodotti realizzati in conformità a severe norme ambientali e sanitarie. Tutte queste qualità offrono un potenziale che occorre mettere maggiormente a frutto attraverso una PAC mirata che consenta di rafforzare ulteriormente l'agricoltura e il mondo rurale;

9.

è convinto dell'urgente necessità di riformare la PAC per renderla più conforme alle aspettative dei cittadini e legittimare la sua dotazione finanziaria in un contesto in cui, dato che le risorse di bilancio sono costanti, tale dotazione è oggetto delle mire di molti;

10.

è convinto che il successo della PAC si fondi sull'unità e che per il futuro essa non debba evolversi nella rinazionalizzazione, auspicando un rafforzamento delle regioni conformemente al principio di sussidiarietà; pur mantenendo il suo carattere di politica comune, la PAC deve dar prova di flessibilità e tener conto delle diverse realtà agricole, in particolare quelle delle regioni mediterranee e ultraperiferiche;

11.

richiama l'attenzione della Commissione europea sulla crescente consapevolezza dei consumatori riguardo ad alimenti prodotti a livello locale, di qualità, a prezzi equi e rispettosi delle norme sul benessere degli animali, ad alto valore ambientale e sociale ma anche fonte di occupazione e di valore aggiunto; questa tendenza si manifesta anche nell'aumento della domanda;

12.

ritiene che la tracciabilità alimentare dei modi di produzione, garanzia di sicurezza per i consumatori e i produttori, vada rafforzata e sostenuta;

13.

constata la scarsa attrattiva economica del mestiere di agricoltore in numerosi ambiti produttivi e sottosettori, il che rende ancora più marcato lo squilibrio della struttura demografica del settore, già molto sfavorevole al rinnovo delle aziende (1); la carenza di giovani che si dedicano all'agricoltura rappresenta, a suo avviso, una minaccia per la salvaguardia dell'agricoltura familiare europea e per la vitalità delle zone rurali; giudica pertanto essenziale attuare misure di sostegno finalizzate all'ingresso dei giovani agricoltori nel settore;

14.

osserva che la PAC, malgrado le considerevoli risorse finanziarie ad essa destinate, si accompagna ad forte calo dell'occupazione agricola (il numero delle aziende agricole europee è crollato del 20 % tra il 2007 e il 2013); sottolinea inoltre che nel corso degli ultimi 30 anni il bilancio della PAC è diminuito in percentuale, passando dal 75 % al 40 % del bilancio dell'UE;

15.

ricorda che la produzione agricola deve essere promossa dalla PAC, come prevede il Trattato, dando ai produttori agricoli i mezzi per ottenere il loro reddito essenzialmente attraverso il mercato, ad un costo ragionevole e giustificato per i cittadini e i consumatori europei; sottolinea che numerosi studi hanno dimostrato che la PAC ha contribuito a concentrare la produzione agricola in alcune regioni a discapito delle altre, in contrasto con l'obiettivo europeo della coesione territoriale;

16.

ritiene che la PAC debba rispecchiare le diverse realtà agroclimatiche dell'Europa, in particolare quelle delle zone svantaggiate, ad esempio l'agricoltura di prateria/collina, l'agricoltura di montagna, quella del bacino mediterraneo, delle regioni boreali e delle regioni ultraperiferiche; la PAC deve tener conto delle funzioni da esse svolte nella tutela del territorio, nel presidio delle terre, nel sostegno al mantenimento delle comunità rurali e dei loro valori culturali e nel supporto al mantenimento di un sistema sociale attivo in queste zone;

17.

rammenta che, nonostante gli avvertimenti della Corte dei conti europea, la ripartizione del sostegno pubblico tra aziende agricole e Stati membri presenta ancora notevoli disparità; constata che l'assegnazione dei pagamenti diretti in base alla superficie ha portato a una forte concentrazione dei terreni agricoli e dei pagamenti diretti, mentre questi ultimi dovrebbero tenere conto maggiormente della diversità dei modelli agricoli, del livello del reddito, del valore aggiunto prodotto e dei posti occupati, e fare in modo di mantenere l'agricoltura in tutti i territori;

18.

osserva che un gran numero di agricoltori percepisce un reddito molto basso, al di sotto della soglia di povertà, e che ciò è in contrasto con l'obiettivo del Trattato di Roma di «assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola» (articolo 39), e rileva che è necessario garantire i redditi agricoli (prezzi, aiuti diretti);

19.

ritiene che la PAC dovrebbe sostenere solo gli agricoltori che esercitano effettivamente l'attività agricola, e non già aziende inattive il cui reddito agricolo è trascurabile per i proprietari;

20.

osserva che gli agricoltori sono troppo spesso costretti a vendere i loro prodotti a prezzi inferiori ai costi di produzione, precipitando così in una spirale di calo dei costi — calo dei prezzi;

21.

appoggia le conclusioni adottate dalla task force «Mercati agricoli» della Commissione nel novembre 2016 e invita la Commissione a presentare una proposta legislativa per lottare contro le pratiche commerciali sleali;

22.

rileva che l'esportazione di risorse genetiche dell'UE, in particolare razze animali, sta contribuendo all'erosione genetica di razze autoctone importanti, soprattutto nei paesi terzi, ed è in contrasto con l'obiettivo 15 di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, che è quello di preservare la biodiversità, in particolare le risorse genetiche con un impatto sulla sicurezza alimentare;

23.

ritiene che la regolamentazione dei mercati, come dimostrato dallo studio del CdR sul programma di responsabilizzazione dei mercati nel settore lattiero-caseario, sia per molti settori più efficace e meno costosa rispetto all'adozione di misure di crisi a posteriori e permetterebbe quindi di utilizzare meglio il bilancio della PAC;

24.

ritiene che i sistemi di assicurazione del reddito potrebbero recare maggiori benefici alle assicurazioni che agli agricoltori e costare cari al contribuente nel caso di un forte calo dei prezzi, senza intaccare la volatilità di questi ultimi; auspica che venga condotto uno studio ed effettuata una valutazione del sistema di assicurazione attuato negli Stati Uniti; chiede inoltre di esaminare il caso specifico delle regioni ultraperiferiche, che presentano condizioni di mercato particolari;

25.

sottolinea l'esigenza di un quadro normativo chiaro e stabile, che garantisca gli agricoltori e agli allevatori la certezza del diritto necessaria per prendere decisioni commerciali a medio e lungo termine;

26.

sottolinea che l'UE, che è diventata il primo importatore ed esportatore mondiale di alimenti, ha aumentato la propria dipendenza dai paesi terzi e ha sviluppato una politica commerciale in contraddizione con i propri obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra;

27.

osserva che una quota crescente di prodotti agricoli che prima venivano prodotti in Europa sono oggi importati da paesi a basso costo di manodopera, ragion per cui i prezzi dei prodotti agricoli dell'UE sono soggetti a un considerevole svantaggio concorrenziale;

28.

mette in rilievo, inoltre, gli effetti positivi delle esportazioni dell'UE per l'economia, quando si tratta di prodotti agricoli e alimentari ad alto valore aggiunto, che creano reddito e occupazione nel settore agricolo e agroalimentare europeo;

29.

osserva che le cooperative, le organizzazioni di produttori e talune forme d'integrazione dei produttori possono svolgere un ruolo chiave nei settori agroalimentari consentendo agli agricoltori di concentrare l'offerta, ridurre i costi, fornire tutta una serie di servizi e rafforzare la propria posizione nella filiera alimentare;

30.

constata che le esportazioni europee di eccedenze (polvere di latte, pollo, concentrato di pomodoro, ecc.) a prezzi inferiori ai costi di produzione europei e a quelli africani impediscono lo sviluppo delle capacità produttive dei paesi africani e favoriscono l'emigrazione delle popolazioni rurali, contrariamente all'impegno assunto dall'UE di tenere conto degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) adottati dalle Nazioni Unite nel 2015 nell'ambito della «politica di coerenza per lo sviluppo»; osserva altresì che l'Unione europea è il principale importatore di prodotti alimentari dai paesi in via di sviluppo il che crea posti di lavoro nel settore agroalimentare locale; constata tuttavia che alcune importazioni (prodotti ortofrutticoli, agnello, ecc.) a prezzi inferiori ai costi di produzione europei danneggiano le capacità produttive nell'UE e possono comportare dei rischi per la sicurezza alimentare;

31.

rileva che i prezzi agricoli in Europa sono sempre più legati al prezzo più basso sul mercato mondiale e che gli agricoltori europei sono pertanto soggetti ad una concorrenza più agguerrita, mentre, al tempo stesso, sono vincolati al rispetto di norme ambientali e sanitarie più rigorose;

32.

sottolinea che il valore aggiunto del lavoro di produzione agricola viene in larga misura intercettato dai settori a monte e a valle, in quanto molto spesso la posizione dei produttori agricoli è troppo debole rispetto a quella degli operatori dell'industria agroalimentare e della distribuzione; una maggiore concertazione nella filiera tra il comparto agricolo, quello agroalimentare e quello commerciale deve favorire una migliore ripartizione dei margini;

33.

rileva che le zone rurali hanno accumulato un notevole ritardo rispetto alle aree urbane e che questo divario è tanto più preoccupante poiché continua ad aumentare, soprattutto per effetto dello sviluppo sempre più rapido delle grandi città e/o delle capitali (2);

34.

deplora la rapida scomparsa della biodiversità agricola e selvatica, un fenomeno che mette a rischio la resilienza dei nostri sistemi agricoli e dei nostri spazi naturali;

35.

esprime preoccupazione per il fatto che l'erosione e il degrado dei suoli, dovuti a pratiche agricole troppo poco sostenibili, ne compromettono la fertilità, e che l'artificializzazione sempre più marcata dei suoli agricoli porta alla scomparsa degli spazi necessari alla sicurezza alimentare europea;

36.

constata l'inquinamento agricolo di alcune falde acquifere e di taluni fiumi, nonché la sollecitazione talvolta eccessiva di queste risorse dovuta all'irrigazione;

37.

sottolinea che il riscaldamento globale ha già prodotto effetti significativi sull'agricoltura, che rendono più urgente ridefinire i metodi di produzione;

38.

evidenzia la necessità di investire nelle innovazioni digitali che possono esercitare un impatto positivo su questioni come la sostenibilità, la sicurezza dei prodotti alimentari, l'efficienza nell'uso delle risorse, la riduzione dei rifiuti, i circuiti brevi, ecc.; sottolinea al tempo stesso che occorre esaminare con attenzione gli effetti economici e sociali di questi sviluppi rispetto all'agricoltura familiare ed esprime preoccupazione per l'uso potenziale dei megadati (big data) da parte di società private, che rischia di porre le aziende agricole sotto supervisione tecnica e finanziaria;

39.

segnala che la decisione del Regno Unito di lasciare l'UE rischia di determinare una riduzione delle risorse destinate alla PAC, nonché una perdita di mercati dell'UE nel Regno Unito; esorta il Regno Unito e l'UE a mantenere una stretta cooperazione commerciale in campo agricolo e alimentare;

40.

ricorda che la quota del bilancio UE destinata all'agricoltura, fissata appena allo 0,7 % del PIL europeo nel 2014, è appena in grado di sostenere una vera politica europea comune di importanza strategica per la sicurezza alimentare; tuttavia, per quanto riguarda lo sviluppo rurale e il secondo pilastro, in vari settori non sono ancora disponibili risorse sufficienti, ed è necessario che il futuro bilancio tenga conto anche dei nuovi obiettivi della PAC;

41.

respinge l'idea di un cofinanziamento del primo pilastro della PAC, che rimetterebbe in discussione il fatto che la PAC è l'unica politica integrata dell'UE, rinazionalizzerebbe di fatto tale politica e danneggerebbe gli agricoltori dei paesi più poveri dell'UE, il cui tasso di dipendenza dai finanziamenti europei è maggiore;

42.

rileva che il costo per la sanità pubblica di certi regimi alimentari che favoriscono l'obesità, il diabete, ecc. e di alcune pratiche agricole (consumo eccessivo di antibiotici in taluni allevamenti, cocktail di pesticidi, ecc.) è molto più elevato del bilancio della PAC; invita a un coordinamento più stretto delle politiche agricole e alimentari;

43.

raccomanda di informare in merito agli alimenti che fanno parte di una dieta sana come quella mediterranea e di promuoverne il consumo, attuando programmi specifici di sostegno per vino, frutta, verdura e prodotti dell'apicoltura e migliorando la qualità e il valore aggiunto delle produzioni;

44.

ricorda le caratteristiche specifiche delle regioni ultraperiferiche, e dato che è inconcepibile trasferire il modello europeo di agricoltura a tali regioni, l'articolo 349 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) consente in particolare al Consiglio di adottare disposizioni specifiche per adattare l'applicazione della legislazione dell'UE, compresa la PAC, alle regioni ultraperiferiche. In tale contesto, nel periodo successivo al 2020 la PAC deve mantenere un trattamento differenziato per le regioni ultraperiferiche, che consiste concretamente nell'apportare i necessari adeguamenti al FEASR, al POSEI, agli aiuti di Stato e agli altri strumenti che saranno eventualmente istituiti.

II.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

45.

propone che la futura politica agricola europea dopo il 2020 sia strutturata attorno ai seguenti obiettivi, ampiamente condivisi:

a)

continuare ad essere considerata una politica chiave del progetto europeo;

b)

perseguire gli obiettivi definiti nel TFUE e disporre di un'adeguata dotazione finanziaria;

c)

sviluppare un'agricoltura sostenibile e prospera profondamente radicata nella diversità dei territori rurali;

d)

garantire la sicurezza alimentare, a prezzi ragionevoli, della popolazione che vive sul territorio europeo;

e)

fornire un'alimentazione sana, nutriente, varia, di qualità, promuovendo lo sviluppo e il consolidamento delle filiere locali e prestando un'attenzione particolare agli interventi di lotta allo spreco alimentare e alla solidarietà sociale;

f)

applicare i principi dell'economia circolare e della bioeconomia per consentire attività economicamente redditizie nelle zone rurali;

g)

stabilizzare i mercati e rafforzare la posizione degli agricoltori sui mercati;

h)

assicurare un tenore di vita equo agli agricoltori, in particolare grazie a un reddito equo e sufficientemente stabile;

i)

assicurare il rinnovo del maggior numero possibile di aziende agricole, garanzia di territori rurali dinamici, sostenendo in particolare i giovani agricoltori;

j)

garantire l'accesso ai finanziamenti, il trasferimento di conoscenze, la formazione professionale e la riduzione degli ostacoli amministrativi;

k)

non destabilizzare le economie agricole dei paesi terzi;

l)

orientare tutti i modi di produzione agricola verso pratiche che siano attente alla salute di agricoltori e consumatori, tutelando nel contempo le risorse genetiche in agricoltura, l'ambiente e le risorse idriche nonché rafforzando la biodiversità selvatica e agricola, e che rispettino il benessere degli animali e limitino il fenomeno del riscaldamento globale;

m)

mantenere e salvaguardare nel tempo i suoli agricoli in termini quantitativi, contrastando in modo deciso il consumo di suolo, e incrementarne la qualità, la fertilità e la biodiversità attraverso la diffusione di adeguate pratiche agricole;

n)

valorizzare i prodotti d'origine (DOP, IGP) o altri sistemi di qualità che creano un valore aggiunto per la filiera e il territorio, permettendo così di mantenere in vita i sistemi locali di produzione e contribuire alla valorizzazione dell'identità rurale e del patrimonio culturale e gastronomico;

o)

ripartire in modo più equo i finanziamenti pubblici della PAAC (politica agricola e alimentare comune) tra le aziende agricole e tra gli Stati membri secondo criteri oggettivi e non discriminatori, legati alla capacità di contribuire agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'UE (anche accelerando la convergenza dei pagamenti diretti tra Stati membri);

p)

applicare il principio di proporzionalità al sistema di controllo cui sono sottoposti gli agricoltori;

q)

rafforzare il secondo pilastro della PAC, inteso a migliorare le condizioni di vita nelle zone rurali e a rafforzarne la competitività in generale;

r)

promuovere lo sviluppo economico, sociale e ambientale di tutti i territori rurali;

s)

affrontare la sfida dello spopolamento e dell'invecchiamento demografico di vaste aree rurali, dovuta alla mancanza di opportunità di vita e di lavoro, soprattutto per i giovani e le donne;

46.

sottolinea che la PAC è una materia complessa e che per i singoli imprenditori e agricoltori è difficile e perfino rischioso presentare domanda di contributi. Affinché questa politica continui a essere accettata e a rimanere attrattiva, sono assolutamente necessarie delle semplificazioni. È quindi auspicabile una semplificazione e un'accelerazione, in particolare per le operazioni di modesta entità, come pure una razionalizzazione degli oneri amministrativi;

47.

auspica che il bilancio della PAC sia mantenuto a un livello sufficientemente elevato, conformemente ai principi definiti nei Trattati europei e all'altezza del suo status di unica politica integrata dell'Unione europea, per le necessità dell'agricoltura europea, delle aree e comunità rurali, nonché per rispondere alle attese della società;

48.

segnala che l'agricoltura può far fronte a molte delle sfide summenzionate in materia di clima, energia, produzione alimentare e biodiversità. A tal fine è però necessario sostenere finanziariamente le iniziative tecniche e le iniziative innovative a carattere imprenditoriale o cooperativo, al fine di accelerare la transizione;

49.

fa osservare che nel caso dei pagamenti diretti e legati alla superficie le risorse devono essere dirette in primo luogo alle aziende piccole e a conduzione familiare, mentre nel caso delle grandi aziende, interessate dal massimale degli aiuti, occorre privilegiare le soluzioni finanziarie;

50.

chiede alla Commissione europea di effettuare una valutazione dettagliata dei risultati della PAC attuale rispetto all'applicazione degli obiettivi definiti per tale politica dai Trattati dell'UE in materia di reddito agricolo e di stabilizzazione dei mercati;

51.

raccomanda di combattere la volatilità dei prezzi agricoli, di fornire prospettive di reddito agli agricoltori tramite il mercato e di rendere più eque le filiere alimentari (3);

52.

chiede che venga mantenuto, sulla base dell'articolo 349 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, il trattamento riservato all'agricoltura nelle regioni ultraperiferiche attraverso il regime POSEI, in linea con quanto sostenuto dalla stessa Commissione nella relazione del 15 dicembre 2016 al Parlamento europeo e al Consiglio (COM(2016) 797);

53.

chiede di rafforzare il sostegno alla viticoltura, all'olivicoltura e all'allevamento in zone a forte pendenza, ovvero di montagna, come pure in zone sfavorite, caratterizzate da bassa resa, nonché nelle regioni ultraperiferiche, e il sostegno ai modi di gestione agricola che contribuiscono al miglioramento della biodiversità dei prati e dei pascoli montani;

54.

chiede all'UE di far valere tutto il proprio peso di primo importatore ed esportatore alimentare mondiale per modificare le regole del commercio internazionale agricolo (OMC, 1994) al fine di instaurare relazioni commerciali più eque e più solidali; constata che la volatilità dei prezzi costituisce una sfida per l'agricoltura europea ed esorta la Commissione a considerare eventuali misure volte a mitigare i rischi derivanti da una maggiore esposizione al mercato mondiale;

55.

ritiene che un approccio al reddito agricolo maggiormente basato sul mercato piuttosto che sulle sovvenzioni sia in grado di rafforzare il riconoscimento economico del mestiere di agricoltore e, pertanto, la sua attrattiva; a tal fine raccomanda all'UE di regolamentare i propri mercati agricoli per prevenire carenze o eccedenze nonché di stabilizzare i prezzi agricoli a livelli soddisfacenti;

56.

propone di introdurre un risparmio precauzionale annuale, prorogato ogni anno se non viene utilizzato nella sua totalità (4);

57.

chiede all'UE di garantire condizioni di parità negli accordi commerciali e nei partenariati bilaterali con i paesi terzi; a tal fine, associa il dovere di cessare le esportazioni di prodotti agricoli e alimentari a prezzi inferiori ai costi medi di produzione europei con il diritto di tutelare la produzione europea da importazioni a prezzi troppo bassi che compromettono le sue capacità di produzione o non rispondono alle norme di produzione europee;

58.

sostiene l'importanza delle filiere corte regionali e locali, sia per la loro maggiore sostenibilità ambientale in termini di minor inquinamento prodotto dai mezzi di trasporto, sia per la loro promozione di un'agricoltura che esalta la qualità tipica, la tradizione e il patrimonio economico e culturale.

59.

chiede all'UE di rivedere i capitoli agricoli degli accordi bilaterali di «libero» scambio o di «partenariato» economico, conclusi con paesi terzi, dotati di risorse adeguate e che diano la priorità alle agricolture familiari ad alta intensità di occupazione, orientate soprattutto ai mercati locali e regionali nonché ai circuiti brevi; invita l'UE a tenere adeguatamente conto degli interessi del proprio settore agricolo negli accordi commerciali al fine di ridurre al minimo i rischi per la produzione europea, identificando un elenco strategico di prodotti sensibili che potrebbero essere esposti a pressioni eccessiva; chiede che tali prodotti, che rischiano di risultare sensibili alla liberalizzazione, ricevano un adeguato trattamento speciale e differenziato negli accordi commerciali;

60.

suggerisce una revisione del diritto europeo della concorrenza che consenta a tutti gli operatori di una filiera, compresi i consumatori e le autorità pubbliche, di decidere di un'equa ripartizione del valore aggiunto e dei margini lungo tutta la catena del valore e permetta agli agricoltori di avanzare verso una posizione più equa nella filiera alimentare e di rafforzare la propria posizione sul mercato;

61.

sollecita una revisione del diritto europeo sull'aggiudicazione degli appalti pubblici nel settore della ristorazione collettiva, che includa una clausola di località per l'approvvigionamento di prodotti alimentari, e invita gli enti locali e regionali a intensificare lo scambio di buone pratiche allo scopo di favorire un'alimentazione locale e un mercato locale per una produzione agricola biologica e una trasformazione artigianale in grado di creare posti di lavoro rurali;

62.

chiede che l'attività di ricerca finanziata dai bilanci dell'UE e della BEI in materia agricola e rurale sia incentrata in particolare su:

a)

l'efficacia sostenibile dei processi produttivi e delle aziende agricole;

b)

i metodi di produzione di qualità e rispettosi dell'ambiente, l'agroecologia;

c)

il ripristino della fertilità dei terreni agricoli degradati e della biodiversità;

d)

l'innovazione sociale dei territori rurali: dai servizi pubblici locali ai modi di produzione agricola, trasformazione artigianale e distribuzione locale dei prodotti agricoli;

e)

l'innovazione tecnica volta a rafforzare l'autonomia e la resilienza delle aziende agricole;

f)

la gestione sostenibile delle foreste:

g)

le pratiche agricole tese a contrastare il riscaldamento climatico;

h)

il benessere animale e le soluzioni sostenibili per le malattie vegetali e animali;

i)

le applicazioni tecnologiche per i controlli in loco al fine di semplificare e rendere più efficienti le metodologie;

63.

raccomanda di passare dai pagamenti diretti per ettaro a pagamenti diretti per ettaro con un massimale definito e modulati per attività agricola — intesa come un agricoltore attivo — , al fine di:

a)

mantenere e sviluppare l'agricoltura nelle zone svantaggiate sul piano agroclimatico, in particolare le zone di montagna, dove i costi di produzione sono più elevati, o geograficamente svantaggiate, come le regioni ultraperiferiche;

b)

sostenere le piccole aziende a conduzione familiare con un volume di produzione spesso troppo basso per generare un reddito agricolo sufficiente, ma importanti per rivitalizzare i territori rurali, sottolineando che il maggior sostegno dei primi ettari è di massima importanza per le piccole aziende, in particolare nell'ambito dell'agricoltura di montagna;

c)

favorire l'insediamento di giovani agricoltori;

d)

sostenere in tutte le regioni il passaggio graduale a metodi di produzione più resilienti, più autonomi e più efficienti in termini di uso delle risorse, senza pesticidi chimici, capaci di proteggere la salute e di ridurre il riscaldamento climatico, di favorire la biodiversità e di migliorare la qualità delle risorse idriche, nonché rispettosi del benessere degli animali;

e)

rafforzare lo sviluppo dell'agricoltura biologica;

f)

rafforzare l'agricoltura nelle zone ad alto valore ambientale;

g)

promuovere l'impiego di razze e varietà autoctone a sostegno dei prodotti alimentari specializzati ed artigianali ad alto valore aggiunto;

h)

sostenere lo sviluppo di filiere locali di qualità ad alto valore aggiunto;

64.

raccomanda, nel quadro dell'inverdimento, un rafforzamento graduale delle pratiche benefiche per il clima e l'ambiente tramite:

a)

la rotazione delle colture, comprese le leguminose, al fine di rendere l'allevamento europeo meno dipendente dalle importazioni di proteine vegetali e di ridurre l'utilizzo di fertilizzanti azotati, ad alto consumo energetico e grandi produttori di gas a effetto serra;

b)

il mantenimento del divieto di aratura dei prati permanenti, per rafforzare il sequestro del carbonio nel suolo e la biodiversità;

c)

la salvaguardia di aree di interesse ecologico, senza coltivazioni né utilizzo di prodotti fitosanitari, per contribuire ad arrestare la perdita di biodiversità, consentendovi tuttavia un pascolo estensivo limitato, che contribuisce all'arricchimento del suolo e reca quindi beneficio agli allevatori;

d)

la messa a disposizione di strumenti specifici che consentano di prevenire i rischi connessi ai cambiamenti climatici;

e)

l'introduzione di aiuti compensativi, facilmente accessibili e che servano da incentivo per gli impegni aggiuntivi assunti nelle zone Natura 2000 dove vigono impegni aggiuntivi in materia di biodiversità, nelle zone con un elevato valore ambientale e in quelle interessate dalla presenza di grandi predatori protetti;

f)

altre misure di inverdimento a livello regionale;

65.

raccomanda, al fine di rispettare i diritti dei lavoratori agricoli, di ridurre i pagamenti diretti futuri destinati ad un'azienda agricola che non abbia rispettato le norme sociali in vigore nel suo Stato membro;

66.

chiede un rafforzamento del secondo pilastro della PAC e un aumento delle dotazioni destinate allo sviluppo rurale; raccomanda altresì una maggiore sussidiarietà affinché gli Stati membri possano trasferire dei fondi dal primo al secondo pilastro;

67.

fa osservare che l'approccio dello sviluppo locale di tipo partecipativo (CLLD) e l'approccio LEADER hanno contribuito in misura notevole al raggiungimento degli obiettivi della PAC a livello locale e regionale, e chiede pertanto che, nel quadro dei programmi nazionali e regionali di attuazione della PAC, venga destinato loro fino al 20 % delle risorse previste per l'attuazione del secondo pilastro;

68.

ribadisce che agli Stati membri e alle regioni andrebbero conferiti maggiori poteri di regolamentare i terreni agricoli e stabilire delle restrizioni a tal fine, in particolare per affrontare il fenomeno dell'accaparramento delle terre e della concentrazione in Europa, che sta limitando le possibilità dei giovani agricoltori di creare un'azienda agricola (5);

69.

chiede con insistenza di riservare allo sviluppo delle zone rurali una percentuale di risorse adeguate — potenziando il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) — per assicurare uno sviluppo armonioso e integrato di queste zone, ad esempio grazie alla realizzazione di infrastrutture locali, al sostegno alle PMI, al rinnovamento dei centri rurali e a una più ampia diversificazione economica.

70.

Raccomanda all'UE di prestare particolare attenzione alle regioni ultraperiferiche, nelle quali il settore agricolo è di fondamentale importanza per la creazione di posti di lavoro e di ricchezza, nonché per la promozione dello sviluppo dell'industria agroalimentare, della ricerca e dell'innovazione, della salvaguardia e della promozione di spazi ben organizzati e di qualità, e infine della lotta contro i cambiamenti climatici.

71.

propone di utilizzare i fondi del secondo pilastro in via prioritaria per:

a)

il ravvicinamento degli agricoltori e dei consumatori attraverso i circuiti brevi;

b)

il sostegno agli agricoltori i cui metodi di produzione vanno anche al di là delle norme ambientali, per un'agricoltura ad alto valore ecologico;

c)

il sostegno allo sviluppo di pratiche di coltivazione rispettose dell'ambiente, che preservino gli ecosistemi ad alto valore ambientale e incoraggino l'imboschimento dei terreni affinché fungano da pozzi di assorbimento del carbonio;

d)

il sostegno alla promozione dell'innovazione e della ricerca a favore di metodi di produzione e di trasformazione più sostenibili;

e)

l'adattamento degli agricoltori ai mercati (ad es. servizi di informazione e consulenza, servizi di assistenza alla gestione delle aziende agricole, formazioni, ecc.);

f)

il sostegno alla modernizzazione sostenibile delle filiere di trasformazione di prodotti agricoli organizzate in co-sviluppo con le filiere di produzione e rispettose dell'ambiente, della salute dei consumatori e di un'equa ripartizione del valore aggiunto;

g)

le iniziative intese a incoraggiare gli agricoltori a costituire cooperative od organizzazioni di produttori;

h)

le consulenze in materia di gestione dei rischi per combattere le minacce sul piano climatico e sanitario;

i)

gli investimenti sostenibili intesi ad adeguare l'offerta delle aziende agricole familiari alla domanda dei consumatori;

j)

il sostegno allo sviluppo di filiere recanti un marchio ufficiale di qualità;

k)

la trasformazione artigianale dei prodotti agricoli locali;

l)

la ristorazione collettiva che si rifornisce di prodotti biologici e locali;

72.

propone di passare da una logica a «sportello» ad una «a contratto» tra talune tipologie di imprese, filiere e territori; partendo da pochi obiettivi (qualità, produttività, sostenibilità), propone di sostenere progetti di innovazione costruiti in questo senso e capaci di avere un impatto positivo sull'occupazione.

Sinergie dei fondi dell'UE per lo sviluppo rurale

73.

propone di rafforzare il sostegno finanziario dell'UE allo sviluppo rurale, che si è ridotto significativamente rispetto al periodo di programmazione precedente, mantenendo, tuttavia, una quota sufficiente di fondi disponibili per il primo pilastro;

74.

propone un consistente e forte sostegno agli investimenti sostenibili per il mantenimento delle aziende agricole a conduzione familiare in particolare nell'ambito della produzione, distribuzione e diversificazione;

75.

raccomanda di adottare un programma rurale per garantire che tutte le politiche dell'UE contribuiscano maggiormente all'innovazione e alla cooperazione nello sviluppo delle zone rurali, conformemente agli obiettivi di coesione territoriale (6);

76.

propone di semplificare l'integrazione delle risorse dei vari fondi che finanziano lo sviluppo rurale non agricolo per sostenere:

a)

le iniziative locali volte a sviluppare l'occupazione rurale;

b)

la formazione professionale per i mestieri praticati nei territori rurali;

c)

l'innovazione tecnica e sociale al servizio di un'economia «post-carbonio», digitale, circolare e di facile utilizzo;

d)

la valorizzazione economica, ecologica e ricreativa delle zone forestali;

e)

la promozione del partenariato e delle alleanze tra il settore agricolo e i gestori delle aree protette;

f)

l'eliminazione del divario rurale in materia di connessione digitale;

g)

il mantenimento e lo sviluppo di servizi pubblici locali;

h)

il mantenimento e lo sviluppo di paesaggi e villaggi attraenti;

i)

il turismo rurale;

j)

lo sviluppo di fonti locali di energia rinnovabile su piccola scala;

k)

investimenti pubblici locali e su piccola scala, destinati a migliorare la qualità della vita nelle comunità rurali e a facilitare la sopravvivenza delle imprese, quanto meno nelle regioni in cui si riscontra un ritardo significativo rispetto alla media degli Stati membri;

77.

raccomanda inoltre di mettere a frutto il più ampio potenziale offerto dalle zone agricole e forestali, in particolare quelle periurbane, a fini economici, ecologici, climatici, energetici e ricreativi, quali la produzione locale di alimenti e di energia e il turismo rurale. Ciò rende necessario che la PAC sia orientata non soltanto verso gli agricoltori. Le iniziative Leader sono e devono rimanere un'opportunità di collaborazione e di innovazione per i soggetti rurali e periurbani;

78.

chiede una valutazione rigorosa dei fondi strutturali, al fine di sostenere lo sviluppo delle zone rurali e di promuovere strategie globali volte a rafforzarle migliorando la connettività nei settori dei trasporti e della banda larga digitale, in un contesto di equilibrio con la tutela dell'ambiente naturale, tramite l'attuazione del «rural proofing» (verifica rurale), come raccomandato nella dichiarazione di Cork 2.0 (7).

79.

sottolinea la necessità che uno sviluppo territoriale equilibrato preveda un livello adeguato di sostegno delle zone rurali e periurbane interne, e di quelle svantaggiate (per esempio le aree montane, di frontiera o altre aree caratterizzate da svantaggi naturali o demografici), al fine di realizzarvi investimenti necessari per la crescita, l'occupazione, l'inclusione sociale e la sostenibilità ambientale.

80.

invoca un miglioramento dei rapporti tra zone rurali e urbane, che coinvolga appieno le città più piccole e i comuni rurali, in quanto le politiche dell'UE non devono incoraggiare un rapporto di competizione tra le dimensioni urbana, rurale e costiera.

81.

accoglie con favore l'iniziativa della Commissione europea a favore di «piccoli comuni intelligenti», come pure il contributo del Parlamento europeo al successo di tale processo, e propone di estendere tale nozione a quella di «territori rurali intelligenti»; chiede inoltre che venga riconosciuto al Comitato delle regioni un ruolo quanto più possibile ampio nelle discussioni sull'elaborazione del quadro di azione locale e regionale connesso a tale iniziativa;

82.

sottolinea la necessità di portare avanti l'armonizzazione delle regole relative al funzionamento dei fondi strutturali attraverso il quadro strategico comune, al fine di facilitare la programmazione e la gestione dello sviluppo rurale e di promuovere approcci integrati e basati sul territorio (8);

83.

propone di rafforzare l'«approccio del fondo principale» al fine di uniformare la gestione dei progetti finanziati da più di un fondo.

84.

propone di avviare un dibattito sul ravvicinamento dei vari fondi attinenti allo sviluppo regionale non agricolo.

Bruxelles, 12 luglio 2017

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Markku MARKKULA


(1)  Parere del Comitato delle regioni Sostenere i giovani agricoltori europei (GU C 207 del 30.6.2017, pag. 57).

(2)  Investimenti per l'occupazione e la crescita — Promuovere lo sviluppo e la buona governance nelle città e regioni dell'UE — Sesta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale, Commissione europea, 23 luglio 2014.

(3)  Parere del Comitato europeo delle regioni — Regolare la volatilità dei prezzi agricoli (GU C 185 del 9.6.2017, pag. 36).

(4)  Parere del CdR (GU C 185 del 9.6.2017, pag. 36).

(5)  Parere del Comitato europeo delle regioni — Sostenere i giovani agricoltori europei (GU C 207 del 30.6.2017, pag. 57).

(6)  Parere del Comitato europeo delle regioni sul tema Innovazione e modernizzazione dell'economia rurale (GU C 120 del 5.4.2016, pag. 10).

(7)  Dichiarazione di Cork 2.0 «Una vita migliore nelle aree rurali», Commissione europea, settembre 2016.

(8)  GU C 120 del 5.4.2016, pag. 10.


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