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Document 52004DC0220

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sugli obiettivi della Commissione nel quadro delle relazioni tra l'Unione europea e l'America latina in vista del terzo vertice dei capi di Stato e di governo dell'Unione europea, dell'America latina e dei Caraibi che si terrà a Guadalajara (Messico) il 28 maggio 2004.

/* COM/2004/0220 def. */

52004DC0220

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sugli obiettivi della Commissione nel quadro delle relazioni tra l'Unione europea e l'America latina in vista del terzo vertice dei capi di Stato e di governo dell'Unione europea, dell'America latina e dei Caraibi che si terrà a Guadalajara (Messico) il 28 maggio 2004. /* COM/2004/0220 def. */


COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO sugli obiettivi della Commissione nel quadro delle relazioni tra l'Unione europea e l'America latina in vista del terzo vertice dei capi di Stato e di governo dell'Unione europea, dell'America latina e dei Caraibi che si terrà a Guadalajara (Messico) il 28 maggio 2004.

1. LE RELAZIONI TRA L'UNIONE EUROPEA E L'AMERICA LATINA

La presente comunicazione definisce gli obiettivi della Commissione nel quadro delle relazioni tra l'Unione europea e l'America latina in vista del terzo vertice dei capi di Stato e di governo dell'Unione europea e dell'America latina, che si terrà a Guadalajara (Messico) il 28 maggio 2004. Inoltre, la presente comunicazione comprende alcuni riferimenti specifici ai paesi dei Caraibi, la cui partecipazione al vertice è di estrema importanza per il rafforzamento del partenariato biregionale.

Il vertice di Guadalajara sarà il primo vertice dei capi di Stato e di governo nel quale i paesi dell'Unione europea allargata e dell'America latina avranno la possibilità di valutare lo stato attuale delle relazioni tra le due regioni.

Queste relazioni, che mirano a contribuire alla pace, alla stabilità politica e allo sviluppo economico dell'America latina, sono di estrema importanza per l'Unione europea .

La stabilità sociale e politica dell'America latina è fondamentale per la pace e la sicurezza nel mondo. L'Unione europea contribuisce a instaurare e a consolidare la stabilità strutturale in America latina attraverso il dialogo politico, la cooperazione e le relazioni economiche.

L'Unione europea è interessata a sviluppare un partenariato politico con l'America latina che promuova la governance globale e rafforzi il multilateralismo. Essa è interessata anche a intensificare il dialogo con questa regione sulle questioni fondamentali discusse in occasione dei principali eventi e delle principali riunioni delle Nazioni Unite. Il profondo impegno dell'America latina a favore del multilateralismo è stato riaffermato all'ultimo vertice presidenziale del Gruppo di Rio tenutosi a Cusco (Perù), nel quale si è sottolineata la necessità di riattivare le iniziative legate alla riforma e all'aggiornamento del sistema delle Nazioni Unite, specialmente per quanto riguarda le questioni della sicurezza collettiva.

L'Unione europea è il secondo partner commerciale dell'America latina. Essa ha rafforzato progressivamente i suoi legami economici e commerciali con l'America latina, con il risultato che i dati commerciali sono più che raddoppiati tra il 1990 e il 2002. Le importazioni dell'Unione europea dall'America latina sono aumentate da 26,7 miliardi di EUR a 53,7 miliardi di EUR e le esportazioni verso tale regione sono passate da 17,1 miliardi di EUR a 57,5 miliardi di EUR [1]. Questa tendenza positiva è destinata a rafforzarsi in seguito all'ampliamento dell'Unione europea, che dal primo maggio 2004 diventerà un mercato integrato di 455 milioni di abitanti. L'Unione europea sarà così il più grande mercato del mondo e offrirà ai paesi dell'America latina enormi possibilità di vendere i loro prodotti ad una più ampia varietà di consumatori.

[1] In questi dati sono compresi la Comunità andina, la regione dei Caraibi, l'America centrale, il Cile, Cuba, la Repubblica domenicana, Haiti, il Mercosur e il Messico.

L'Unione europea è anche la più importante fonte di investimenti esteri diretti (IED) per l'America latina. I flussi di IED europei hanno raggiunto un picco nel 2000 e sono poi diminuiti. Tuttavia, lo stock totale di investimenti europei in America latina è aumentato da 176,5 miliardi di EUR nel 2000 a 206,1 miliardi di EUR nel 2002 [2].

[2] In questi dati sono compresi la Comunità andina, la regione dei Caraibi, l'America centrale, il Cile, Cuba, la Repubblica domenicana, Haiti, il Mercosur e il Messico.

Infine, l'Unione europea è il principale donatore di assistenza allo sviluppo per l'America latina. Oltre ai contributi provenienti dagli Stati membri, dal 1996 i fondi erogati dalla Comunità europea a favore dell'America latina sono ammontati a più di 500 milioni di EUR [3] l'anno. Inoltre, tra il 2000 e il 2003 la Banca europea per gli investimenti ha investito 1,104 miliardi di EUR sotto forma di prestiti per progetti di interesse reciproco ai paesi dell'Unione europea e dell'America latina.

[3] In questi dati sono compresi la Comunità andina, la regione dei Caraibi, l'America centrale, il Cile, Cuba, il Mercosur e il Messico.

2. I VERTICI DI RIO DE JANEIRO E DI MADRID

Rio de Janeiro

Il primo vertice tra i capi di Stato e di governo dell'America latina, dei Caraibi e dell'Unione europea si è tenuto a Rio de Janeiro il 28 e 29 giugno 1999.

Il vertice è stato convocato per la volontà politica di migliorare le relazioni biregionali e con l'obiettivo di rafforzare l'intesa politica, economica e culturale tra le due regioni, al fine di sviluppare un partenariato strategico.

Le tre dimensioni strategiche di questo partenariato sono: un dialogo politico fecondo, rispettoso del diritto internazionale e basato sulla grande importanza attribuita da entrambe le regioni al multilateralismo; relazioni economiche e finanziarie solide, basate su una liberalizzazione completa ed equilibrata degli scambi e dei flussi di capitale; una cooperazione più dinamica e creativa nei campi dell'istruzione, scientifico, tecnologico, culturale, umano e sociale.

Il partenariato con l'America latina è costruito su valori condivisi e intende contribuire alla promozione di obiettivi comuni quali il rafforzamento della democrazia rappresentativa e partecipativa e delle libertà individuali, lo stato di diritto, la buona governance, il pluralismo, la pace e la sicurezza internazionali, la stabilità politica e lo sviluppo della fiducia tra le nazioni.

Madrid

il 17 maggio 2002, tre anni dopo il vertice di Rio de Janeiro, si è tenuto a Madrid il secondo vertice dei capi di Stato e di governo dell'Unione europea, dell'America latina e dei Caraibi. Questo vertice ha consolidato il processo iniziato a Rio de Janeiro confermando l'impegno di entrambe le regioni nei confronti dello sviluppo del partenariato strategico biregionale.

La decisione di sviluppare un dialogo politico più efficace allo scopo di ravvicinare le posizioni delle due regioni sulle questioni internazionali mette in luce la dimensione strategica del partenariato. Il vertice di Madrid ha istituito nuove modalità di dialogo e consultazione quali riunioni regolari dei capi missione a New York, Ginevra e Vienna.

Le conclusioni adottate durante il vertice riflettono la convergenza raggiunta tra le due regioni su temi quali la sicurezza, il disarmo, il terrorismo, la lotta contro la droga e la criminalità organizzata e l'eradicazione delle armi leggere.

Il vertice ha segnato la conclusione dell'accordo di associazione con il Cile, un risultato particolarmente importante dell'incontro di Madrid.

I capi di Stato e di governo hanno inoltre preso atto dei progressi compiuti nei negoziati con il Mercosur e hanno deciso di convocare una riunione ministeriale per dare nuovo impulso a tali negoziati.

Uno dei temi più importanti affrontati durante il vertice è stato il futuro delle relazioni tra l'Unione europea e i paesi della Comunità andina e dell'America centrale. La dichiarazione conclusiva del vertice di Madrid ha emesso un mandato politico per negoziare accordi di dialogo politico e cooperazione con queste due regioni. Il vertice ha anche aperto la prospettiva di negoziare accordi di associazione, che prevedano tra l'altro la creazione di zone di libero scambio. A questo proposito sono state stabilite due condizioni preliminari: il completamento del ciclo di negoziati multilaterali di Doha sullo sviluppo e il raggiungimento di un grado soddisfacente di integrazione regionale. Gli accordi politici e di cooperazione sono stati concepiti per rafforzare il sostegno dell'Unione europea al raggiungimento di più alti gradi di integrazione regionale, il che dovrebbe aiutare le due regioni a soddisfare la condizione preliminare dell'integrazione regionale.

Il vertice ha confermato anche il forte interesse di entrambe le parti a potenziare la cooperazione biregionale. A questo proposito i capi di Stato e di governo hanno sottolineato l'importanza dei programmi @LIS e ALBAN intesi a rafforzare i legami tra l'Unione europea e l'America latina, rispettivamente nei campi della società dell'informazione e dell'istruzione superiore.

Il seguito del vertice di Madrid

A Guadalajara entrambe le regioni riferiranno sui progressi compiuti e sulle azioni intraprese a seguito del vertice di Madrid nell'ambito delle relazioni UE-America latina. Sono stati realizzati progressi consistenti per quanto riguarda il rispetto degli impegni assunti a Madrid.

Nel novembre 2002 l'Unione europea e il Cile hanno firmato un accordo di associazione.

L'Unione europea ha concluso anche i negoziati relativi ad accordi di dialogo politico e cooperazione con l'America centrale e la Comunità andina, che sono stati firmati dalle parti a Roma nel dicembre 2003.

Per quanto riguarda i negoziati UE-Mercosur, si sono tenute due riunioni ministeriali come pure vari cicli di negoziati. Nelle riunioni ministeriali è stato concordato un programma di lavoro che dovrebbe consentire di concludere i negoziati entro la fine dell'anno, sempreché le circostanze del vertice lo permettano.

Per quanto riguarda la cooperazione, va notato che da quando, al vertice di Madrid, è stato varato il programma ALBAN, sono state concesse in totale 251 borse a laureati latino-americani. Nel quadro del programma di promozione delle tecnologie dell'informazione sono iniziati, nell'ottobre 2003, 19 progetti di dimostrazione cui hanno partecipato 103 organizzazioni dell'Unione europea e 109 dell'America latina.

Nuove iniziative sono state avviate a livello regionale e intraregionale.

A livello intraregionale la cooperazione UE si è focalizzata sulla fornitura di sostegno all'integrazione regionale. Tra le iniziative figurano: un progetto per l'armonizzazione delle norme tecniche, regolamentazioni tecniche e procedure di valutazione della conformità, inteso ad agevolare la libera circolazione delle merci tra i paesi aderenti al Mercosur e tra il Mercosur e l'Unione europea; un programma di assistenza tecnica connessa agli scambi, inteso a sostenere il processo di formazione di un mercato comune andino; un programma a sostegno dell'integrazione dell'America centrale, inteso specificamente ad espandere la capacità del Sistema di integrazione dell'America centrale (SICA) e della società civile, al fine di rafforzare e approfondire il processo di integrazione e di cooperazione.

A livello regionale e la Commissione ha deciso di contribuire al Programma a favore della democrazia in America latina (PRODDAL), realizzato sotto la guida del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite. La Commissione ha approvato inoltre un programma inteso alla creazione dell'Osservatorio delle relazioni tra l'Unione europea e l'America latina: una rete di istituti europei e latino-americani intesa ad instaurare una migliore comprensione dei problemi regionali e settoriali che si pongono nel quadro delle relazioni tra le due regioni. La Commissione ha creato un sito web per la presentazione e la diffusione di progetti biregionali UE-America latina e Caraibi.

Inoltre, è stato organizzato a Quito, conformemente alla decisione adottata dai capi di Stato e di governo al vertice di Madrid, un seminario biregionale per procedere ad un'analisi integrata delle varie questioni relative all'immigrazione da una regione all'altra.

La società civile ha svolto, da parte sua, un ruolo importante in quanto ha contribuito a rafforzare il partenariato biregionale rinsaldando i collegamenti tra le organizzazioni della società civile di entrambe le regioni e presentando al vertice le proprie vedute in merito agli aspetti più importanti del partenariato.

3. PRIORITÀ DELLA COMMISSIONE PER IL VERTICE DI GUADALAJARA

Il vertice di Guadalajara si terrà in un clima economico più favorevole di quello in cui si è svolto il vertice di Madrid del 2002, anno in cui l'America latina ha registrato una crescita economica negativa (-0,4%). Secondo la Commissione economica per l'America latina e i Caraibi delle Nazioni Unite (ECLAC), nel 2003 la crescita dell'America latina ha raggiunto l'1,5%, le esportazioni sono aumentate dell'8%, l'inflazione è scesa all'8, 5% dal 12,2% del 2002 e, per la prima volta negli ultimi cinquanta anni, la bilancia dei conti correnti dell'insieme dell'America latina ha registrato un avanzo (0,4% del PIL).

Nel 2004 l'economia regionale dovrebbe crescere del 3,5%, lasciando dietro di sé un periodo di sei anni "perduti" ed entrando gradualmente in un ciclo di espansione. Per la prima volta dal 1997 le proiezioni non indicano per nessuna delle economie latino-americane una crescita negativa.

Tuttavia, non ci si può compiacere molto di questi dati. Nel 2003 la crescita è stata modesta in confronto a quella di altre regioni quali l'Asia orientale, che nello stesso periodo ha registrato una crescita del 6,1%. Inoltre, il quadro della ripresa è ineguale: la robusta crescita di Argentina e Costarica, ad esempio, contrasta con la crescita più lenta di Brasile e Messico.

Il riemergere di tensioni sociali in vari paesi dell'America latina e l'aumento del numero di persone che vivono in povertà getta qualche ombra sulle prospettive di consolidare la tendenza alla ripresa economica nei prossimi anni.

Vi sono inoltre altri motivi di preoccupazione quali la crescente instabilità politica nella regione andina. Dopo la crisi dell'ottobre 2003 e le dimissioni del presidente Sanchez de Lozada, la Bolivia si trova in una situazione critica; la società venezuelana continua a dividersi aspramente tra i ferventi sostenitori delle presidente Chavez e coloro che vogliono allontanarlo dal potere; in Ecuador il presidente Gutierrez ha perso il sostegno del potente movimento indigeno del paese; la Colombia continua ad essere lacerata dai conflitti, presa in una guerra contro le forze della guerriglia, gruppi paramilitari che si finanziano con estorsioni, rapimenti e proventi della droga, talvolta non dissociabili dalle bande di trafficanti.

Le economie dell'America centrale hanno in media registrato risultati migliori di quelle del resto dell'America latina. Tuttavia, le politiche democratiche sono minacciate dalla violenza criminale e dalla corruzione.

Il vertice di Madrid ha sottolineato che la più alta priorità comune ad entrambe le regioni è di rafforzare il sistema multilaterale in base agli scopi e ai principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale. In particolare, esso ha ribadito l'importanza dell'OMC quale sede principale di promozione della liberalizzazione degli scambi e di fissazione delle regole e discipline fondamentali per la necessaria regolamentazione del sistema commerciale internazionale.

La soppressione delle barriere commerciali, basata su regole multilaterali più forti e più trasparenti, consente a tutte le parti di beneficiare dei vantaggi comparativi delle rispettive economie e favorisce la loro integrazione competitiva negli scambi mondiali togliendo spazio al protezionismo. L'Agenda di sviluppo di Doha, varata nel 2001, dovrebbe apportare benefici a tutti i membri dell'OMC incrementando gli scambi internazionali e favorendo la crescita economica. Questo nuovo ciclo di negoziati dovrebbe contribuire ad integrare i paesi in via di sviluppo nell'economia mondiale, anche per mezzo di disposizioni per un trattamento speciale o differenziato, tenendo pienamente conto delle priorità e delle preoccupazioni dei nostri cittadini e promuovendo lo sviluppo sostenibile. Di conseguenza, entrambe le regioni hanno sostenuto il rilancio dei negoziati relativi all'Agenda di Doha, deciso nel dicembre 2003 dopo la battuta d'arresto segnata dalla riunione ministeriale di Cancun (settembre 2003). Alla luce della sua comunicazione "Riapertura dei negoziati sull'Agenda di sviluppo di Doha - La prospettiva UE" e delle recenti dichiarazioni rilasciate dai governi dell'America latina, la Commissione spera che il vertice di Guadalajara dia un forte e rinnovato sostegno politico ai negoziati in corso, che dovrebbero registrare notevoli progressi entro l'estate.

Coesione sociale

Secondo l'ECLAC, il numero di persone che vivono in povertà in America latina ha raggiunto 227 milioni nel 2003, il che corrisponde al 44,4% della popolazione [4]. Tale percentuale è superiore a quella dell'Europa orientale, del Medio Oriente e dell'Africa settentrionale, benché l'America latina abbia un PIL pro capite più elevato di tali regioni.

[4] "2003 Preliminary overview of the economies of Latin America and the Caribbean".

L'instabilità politica e le tensioni sociali sono strettamente legate tra loro e sono in parte il risultato dell'alto grado di ineguaglianza, povertà ed esclusione che domina in America latina. L'ineguaglianza, la povertà e l'esclusione indeboliscono la democrazia e minacciano la pace e la stabilità. L'esclusione economica genera esclusione politica e viceversa. Compromettendo la giustizia sociale, l'ineguaglianza provoca tensioni sociali e malcontento.

Anche le tensioni sociali e i risultati economici sono in stretta correlazione, poiché ogni tipo di incertezza incide negativamente sul comportamento dei mercati finanziari e degli investitori.

Affrontare questi problemi con l'obiettivo di rafforzare la coesione sociale è una priorità assoluta per l'America latina. Questa regione non può più rinviare l'adozione di misure coraggiose nel campo delle politiche sociali e fiscali, per rispondere ai segnali di indigenza provenienti da una parte significativa della popolazione.

La Commissione si aspetta che a Guadalajara vengano adottate decisioni concrete nel campo della coesione sociale. Questo aspetto è esaminato più da vicino nella sezione 4 della presente comunicazione.

Integrazione regionale

Per sfruttare appieno le prospettive favorevoli individuate dall'ECLAC, è necessario anche raggiungere un maggior grado di integrazione economica tra i paesi della regione.

Quanto sia insufficiente il grado di integrazione economica dell'America latina può essere misurato osservando l'importanza del commercio intraregionale rispetto alla totalità del commercio: la percentuale dell'America latina è del 15,4%, mentre quella dell'America settentrionale è del 40,3%, quella dell'Asia del 48,9% e quella dell'Europa occidentale del 67,3%.

Questa mancanza di un'effettiva integrazione regionale costituisce un serio ostacolo allo sviluppo della regione. In particolare una maggiore integrazione è necessaria perché l'America latina possa attrarre maggiori investimenti esteri diretti (nel 2003 gli IED sono ammontati a 29 miliardi di USD, con un calo del 25% rispetto al 2002, mentre nel periodo 1990-2002 essi ammontavano in media a 38 miliardi di USD) ed essere più capace di resistere e rispondere agli shock esterni.

La mancanza di un'effettiva integrazione regionale rappresenta anche un ostacolo all'approfondimento delle relazioni UE-America latina. L'UE ha sostenuto e continua a sostenere i processi di integrazione regionale nei paesi del Mercosur, dell'America centrale e della Comunità andina. Per quanto riguarda l'America centrale e la Comunità andina, la dichiarazione di Madrid comporta, come una delle condizioni all'avvio di negoziati relativi ad eventuali accordi di associazione, il conseguimento di ulteriori progressi nel campo dell'integrazione regionale. Tali progressi sono necessari anche per concludere in modo soddisfacente gli attuali negoziati con il Mercosur.

Il vertice di Guadalajara dovrebbe lanciare un chiaro messaggio riguardo ai progressi necessari nel campo dell'integrazione regionale e dovrebbe dare nuovo impulso ai processi di integrazione intraregionale in America latina. Questi temi sono esaminati più nei dettagli nella sezione 5.

4. COESIONE SOCIALE

Negli anni '90 i paesi dell'America latina hanno avviato un processo di ristrutturazione economica e riforme politiche e hanno compiuto passi sostanziali verso un'ulteriore democratizzazione. Tuttavia, i vantaggi della democrazia e dello sviluppo non sono stati ancora percepiti da larghi strati della popolazione. Le ineguaglianza, la povertà e l'esclusione sono diffuse in tutti i paesi dell'America latina; esse costituiscono un ostacolo allo sviluppo economico e generano instabilità e scontento nell'intera regione.

È urgente affrontare in profondità questi problemi e indirizzare la regione verso una maggiore stabilità politica e sociale.

Ineguaglianze ed esclusione in America latina

Secondo i dati della Banca di sviluppo interamericana [5], l'America latina registra costantemente i più alti livelli di ineguaglianza di qualsiasi altra regione del mondo. Lo squilibrio nella distribuzione del reddito risulta evidente dal confronto con altre regioni. Il coefficiente Gini, che misura l'ineguaglianza in termini di distribuzione del reddito, è più alto in America latina (0,51) che nell'Asia meridionale (0,37) e nell'Europa orientale (0,29). Alla fine degli anni '90 il 20% più ricco della popolazione riceveva il 60% circa del reddito, mentre il 20% più povero riceveva solo il 3%.

[5] La Banca di sviluppo interamericana ha preparato un documento di base per il seminario organizzato in comune con la CE sulla coesione sociale in America latina e nei Caraibi, dal titolo: "Inequality, exclusion and Poverty in Latin America and the Caribbean: Implications for Development".

Connessa al problema dell'ineguaglianza è l'esclusione sociale. Le popolazioni socialmente escluse della regione, sia per motivi di genere, età, razza, appartenenza etnica, disabilità e HIV/AIDS che di status di migrante o per altri fattori di esclusione, versano in povertà, soffrono di molteplici svantaggi cumulati, sono stigmatizzate e discriminate. I gruppi socialmente esclusi non hanno voce né influenza sui processi politici che definiscono le riforme strutturali.

Costo delle ineguaglianze e dell'esclusione per la regione

L'ineguaglianza e l'esclusione rappresentano un costo elevato per la regione. Esse non solo rallentano il ritmo della riduzione della povertà e ostacolano lo sviluppo sostenibile, bensì alimentano anche l'instabilità politica e sociale.

Sempre secondo la Banca di sviluppo interamericana, la forte disuguaglianza di reddito può aumentare i livelli di povertà, poiché i poveri ricevono una quota inferiore del reddito totale. Se la distribuzione del reddito nei paesi dell'America latina corrispondesse alla ripartizione attesa in una regione con lo stesso livello di sviluppo, il numero dei poveri sarebbe ridotto della metà. Una riduzione delle disuguaglianze può migliorare il contributo della crescita economica alla riduzione della povertà.

Le ineguaglianze sociali e l'esclusione impediscono a larghi settori della società di contribuire alla crescita attraverso il consumo, i risparmi e gli investimenti. Ciò limita l'espansione dei mercati interni. L'ineguaglianza e l'esclusione riducono la crescita in quanto diminuiscono le opportunità dei poveri e delle regioni povere di migliorare la propria produttività e i propri guadagni e riducono la concorrenza, la competitività internazionale e l'efficienza nella ripartizione delle risorse.

Migliorare la bassa produttività dei lavoratori poveri ed esclusi, che in molti paesi rappresentano più della metà della forza lavoro, dovrebbe essere la chiave per incrementare le prospettive di crescita in America latina. Ad esempio, stime approssimative dell'incidenza sulla crescita di un'eventuale espansione delle opportunità scolastiche e lavorative dei gruppi esclusi indicano che il PIL della Bolivia potrebbe aumentare di 36 punti percentuali, quello della Brasile di 13 punti percentuali e quello del Guatemala di 14 punti percentuali.

L'ineguaglianza e l'esclusione sociale sono stati messi in relazione, nei paesi dell'America latina come pure in altre regioni, con sconvolgimenti sociali e minacce alla pubblica sicurezza, specialmente in paesi che presentano una elevata diversità etnica o razziale. Trascurare di prestare un'attenzione diretta ai problemi dell'ineguaglianza e dell'esclusione sociale può tradursi in instabilità sociale e politica e bassi livelli di crescita. Ineguaglianza ed esclusione sono strettamente associate, in un circolo vizioso, l'una all'altra ed entrambe all'incremento della povertà, al calo della crescita e alle crisi sociali e politiche.

L'iniziativa della Commissione

Nell'ultima riunione ministeriale svoltasi tra l'UE e il gruppo di Rio (Vouliagmeni, marzo 2003) la Commissione ha proposto di porre la coesione sociale al centro delle relazioni biregionali tra l'UE e l'America latina, suggerendo che la coesione sociale fosse annoverata tra gli argomenti principali da affrontare al vertice di Guadalajara. La Commissione ha annunciato l'organizzazione di un seminario sulla coesione sociale tenuto congiuntamente dall'Unione europea e dalla Banca di sviluppo interamericana. Essa ha annunciato anche l'adozione di un programma regionale per promuovere gli scambi di conoscenze e pratiche migliori tra le due regioni.

In occasione del vertice di Guadalajara e nel quadro di una stretta cooperazione con la Banca di sviluppo interamericana, la Commissione propone che i capi di Stato e di governo prendano decisioni concrete ai fini esposti di seguito.

A. Incoraggiare i paesi dell'America latina ad adottare politiche sane ed efficienti per incrementare la coesione sociale tramite la riduzione della povertà, delle ineguaglianze e dell'esclusione.

Questa azione interessa tre settori principali.

Governance democratica

Secondo i risultati dell'ultima indagine del Latinobarometro, solo un latinoamericano su cinque ha fiducia nel proprio sistema giudiziario, solo il 17% dei latinoamericani ha fiducia nel proprio parlamento o congresso e solo l'11% ha fiducia nei partiti politici. È diffusa l'impressione che la democrazia non sia riuscita ad ampliare l'accesso ai beni pubblici quali l'uguaglianza di fronte alla legge. Non è possibile sviluppare società inclusive se larghi strati della popolazione si sentono esclusi dal sistema politico. Tra le misure che i governi dei paesi dell'America latina dovrebbero adottare figurano il miglioramento del funzionamento dei sistemi elettorali, la garanzia di indipendenza del potere giudiziario, il miglioramento del funzionamento e della natura rappresentativa dei partiti politici.

Politiche sociali

Secondo la Banca di sviluppo interamericana, nell'ultimo decennio si è assistito a miglioramenti sostanziali dei programmi sociali. Tuttavia, le riforme del settore sociale non hanno risolto i problemi di attuazione né sono riuscite ad ampliare significativamente l'accesso dei poveri ad una sanità di qualità (compreso l'accesso ad un'acqua potabile sicura e alla salute nutrizionale), all'istruzione e ai servizi abitativi, lasciando in tal modo molti esclusi di fatto da tali benefici.

È necessario pertanto attuare d'urgenza politiche sane ed efficaci intese a migliorare l'accesso a servizi sanitari, scolastici e abitativi di qualità, a migliorare i sistemi di protezione sociale e a realizzare strategie occupazionali che riducano la segregazione e la discriminazione presenti in tutti i mercati del lavoro.

Occorre che le politiche e i programmi sociali vadano oltre la garanzia di un accesso universale ai servizi, per includere gli obiettivi di equità e qualità nei campi dell'istruzione, della sanità e delle abitazioni, specialmente per i poveri e gli esclusi. L'ineguaglianza non si manifesta solo tra quelli che hanno accesso e quelli che non hanno accesso ai servizi, bensì anche tra coloro che hanno accesso a buoni servizi e quelli che possono beneficiare solo di servizi di scarsa qualità.

La gestione delle politiche sociali deve essere migliorata, così come l'efficacia e l'efficienza della spesa pubblica.

Finanze pubbliche e politica fiscale

Un alto grado di disuguaglianza è strettamente connesso a politiche fiscali ingiuste e inefficaci. La politica impositiva ha un'importanza particolare nei paesi dell'America latina, a causa della sua capacità di contribuire allo sviluppo di efficaci sistemi di norme democratiche che includano effettivamente i poveri e gli svantaggiati. La debolezza dello Stato è considerata come una delle deficienze più gravi della regione; la spesa pubblica dei governi di questi paesi è ridotta, in parte per le limitate capacità delle istituzioni di far rispettare la legislazione fiscale e per una inefficiente riscossione delle imposte. Rispetto alle economie industriali, le entrate pubbliche dei paesi dell'America latina sono fortemente affidate alle imposte sul valore aggiunto piuttosto che a quelle sul reddito e sulla proprietà. Questo approccio impedisce al sistema fiscale di svolgere, come dovrebbe, un ruolo redistributivo.

I governi dei paesi latinoamericani dovrebbero prendere in considerazione riforme fiscali intese ad ampliare la loro base fiscale e, soprattutto, a promuovere l'equità e a permettere loro adeguati livelli di spesa sociale.

B. Incoraggiare la comunità internazionale, comprese le istituzioni finanziarie internazionali, a sostenere le misure sopra indicate.

La cooperazione internazionale deve sostenere tali interventi, sempre nel rispetto del principio del trasferimento di responsabilità, in base al quale i paesi interessati - i loro governi, ambienti imprenditoriali e società civile - devono guidare gli sforzi per il raggiungimento di una maggiore coesione sociale. I paesi dell'America latina dovrebbero includere nei loro programmi nazionali tutte le misure pertinenti alla riduzione della povertà, dell'ineguaglianza e dell'esclusione sociale. Il sostegno e la cooperazione internazionali dovrebbero essere basati su tali programmi. I programmi di riforma sostenuti dalla comunità internazionale e in particolare dalle istituzioni finanziarie internazionali dovrebbero essere attentamente vagliati per verificarne l'incidenza sulla coesione e sulla stabilità sociali. Occorre inoltre coordinare maggiormente gli interventi di tutti i donatori, compresi gli Stati membri dell'UE.

Le istituzioni finanziarie internazionali e i donatori dovrebbero sostenere politiche fiscali e monetarie anticicliche, per attenuare l'impatto negativo delle recessioni e per sostenere gli investimenti sociali in una prospettiva a lungo termine di riduzione delle ineguaglianze.

Se si vuole che le economie in espansione migliorino la coesione sociale attraverso la lotta contro la povertà, l'esclusione e l'ineguaglianza, ponendo in tal modo le fondamenta di una crescita sostenibile e stabile, è necessario che le istituzioni finanziarie internazionali prestino attenzione a tali aspetti nei negoziati condotti con ciascun paese riguardo agli obiettivi di stabilità macroeconomica.

C. Intensificare la cooperazione tra l'Unione europea e l'America latina nel campo della coesione sociale.

Il principio della coesione sociale fa parte dei valori fondamentali dell'Unione europea. Per questo motivo i Consigli europei di Lisbona e Feira hanno dichiarato la promozione della coesione sociale un elemento essenziale della strategia dell'Unione in vista dell'obiettivo di divenire l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e più dinamica del mondo entro il 2010.

L'allargamento dell'Unione europea a dieci nuovi Stati membri dal 1° maggio 2004 richiederà rinnovati sforzi per promuovere la coesione sociale all'interno dell'Unione. L'Unione europea ha sviluppato politiche sociali e metodi di lavoro che si sono dimostrati efficaci. L'esperienza acquisita dalla Commissione europea e dagli Stati membri in questo campo potrebbe essere molto utile all'America latina.

La cooperazione tra l'Unione europea e l'America latina dovrebbe essere incentrata sulla condivisione di tale esperienza e sul trasferimento di know-how europeo. Si dovrebbe tener conto delle esperienze compiute nello sviluppo, nell'attuazione e nella valutazione delle politiche sociali e fiscali favorevoli alla coesione sociale.

Prima del vertice sarà sottoposto all'approvazione della Commissione un programma con una dotazione di 30 milioni di EUR, inteso ad agevolare il trasferimento di esperienza e know-how tra le amministrazioni pubbliche di entrambe le regioni nei settori della salute, dell'istruzione, dell'imposizione fiscale e della giustizia. Il programma promuoverà lo sviluppo di reti tra le amministrazioni pubbliche responsabili di questi settori.

Nel decidere come sviluppare una prospettiva europea in materia di povertà e di esclusione sociale, il Consiglio europeo di Lisbona ha scelto di attingere all'esperienza compiuta con la strategia europea per l'occupazione, in atto fin dal 1997. Esso ha adottato il cosiddetto metodo di cooperazione aperto, che consente di intrattenere un dialogo, di scambiare esperienze, di fissare obiettivi comuni e di valutare le politiche nei settori pertinenti per la lotta contro l'esclusione. La Commissione incoraggia i paesi dell'America latina ad avviare un processo regionale che crei una nuova dinamica nel dialogo e negli scambi tra i paesi della regione, consentendo loro di imparare dai rispettivi successi e fallimenti. Se i paesi dell'America latina decidessero di introdurre un tale meccanismo, la Commissione sarebbe disposta a fornire e a finanziare il sostegno tecnico. In questo contesto va rilevata anche l'importanza del dialogo sociale.

Il gruppo di lavoro

Questi obiettivi sono stati discussi nell'ambito del gruppo di lavoro sulla coesione sociale istituito dalla Commissione e dalla Banca di sviluppo interamericana dopo il seminario sulla coesione sociale svoltosi nel giugno 2003 a Bruxelles. Facevano parte del gruppo anche altre istituzioni quali il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite, l'ECLAC e vari esperti dell'America latina, dei Caraibi ed europei.

Il gruppo, che si è riunito due volte (Messico, ottobre 2003 e Bruxelles, febbraio 2004), ha adottato una serie di raccomandazioni che hanno ispirato le misure proposte dalla Commissione ed esposte sopra. Tali proposte sono state inviate ai funzionari di alto livello incaricati di preparare il vertice. Se saranno approvate, queste raccomandazioni verranno sottoposte ai capi di Stato e di governo al vertice di Guadalajara.

La Commissione esorta i capi di Stato e di governo ad adottare tali proposte durante il vertice. Esse costituiranno un piano d'azione per la coesione sociale basato su chiari orientamenti e apporteranno un sostegno politico nuovo alla definizione di politiche intese ad una maggiore coesione sociale.

5. INTEGRAZIONE REGIONALE

Importanza dell'integrazione regionale in America latina

L'altro tema chiave sul quale la Commissione vorrebbe che fosse incentrato il vertice di Guadalajara è l'approfondimento dell'integrazione regionale di tutta l'America latina. Dal punto di vista della Commissione l'approfondimento del processo di integrazione regionale in tutta l'America latina non è un fine in se stesso. Sul piano economico esso aiuterà la regione a utilizzare il suo potenziale e faciliterà l'inserimento dei singoli paesi sui mercati internazionali. Sul piano politico tale approfondimento consentirà all'America latina di divenire un attore più influente sulla scena mondiale.

L'UE non può essere indifferente alle conquiste realizzate nel campo dell'integrazione regionale: è un vantaggio avere un partner forte dall'altra parte dell'Atlantico, un partner con il quale poter continuare ad allargare l'alleanza strategica.

L'esperienza della costruzione europea ci ha insegnato che i vantaggi economici dell'integrazione regionale sono sostanziali: mercati più grandi sono più interessanti per gli investitori esteri; l'integrazione economica migliora la competitività; essa rafforza la capacità della regione di resistere agli urti economici esterni.

L'integrazione regionale è importante anche per la stabilità e la prevenzione dei conflitti. Una più stretta cooperazione può fungere da catalizzatore della democrazia e di un maggiore rispetto dei diritti umani. L'integrazione regionale offre ai paesi l'opportunità di divenire partner più attivi e influenti negli sviluppi politici, economici e sociali mondiali, piuttosto che restare spettatori dipendenti.

L'assenza di un sistema di integrazione regionale che comprenda realmente l'intera regione latino-americana ha determinato lo sviluppo di iniziative intraregionali. A parte il Mercosur, ciò si riscontra anche nelle sottoregioni che sono state caratterizzate da instabilità politica, conflitti interni ed esterni e punte estreme di povertà ed esclusione sociale, come nel caso dell'America centrale e della Comunità andina.

L'Unione europea ha sempre sostenuto queste iniziative di integrazione regionale ed è convinta che esse possano apportare un contributo importante alla stabilità politica, allo sviluppo economico e sociale e alla coesione sociale all'interno di ciascuna sottoregione. Essa ritiene che ulteriori progressi verso una maggiore integrazione siano un segno di maturità politica ed economica e della capacità dei paesi interessati di intraprendere riforme e continuerà a collaborare e a fornire sostegno a tali processi.

Il sostegno dell'Unione europea al processo di integrazione intraregionale ha assunto la forma di aiuti allo sviluppo delle risorse umane, al potenziamento istituzionale, alla formazione di unioni doganali e alla concezione di politiche comuni. Oltre al ruolo chiave svolto dalla Commissione, gli scambi hanno coinvolto anche altre istituzioni europei quali il Parlamento europeo, la Corte di giustizia e il Comitato economico e sociale europeo. La convergenza macroeconomica è un aspetto problematico dell'integrazione economica delle sottoregioni latino americane. La Comunità è pronta a continuare a sostenere gli sforzi di convergenza macroeconomica dell'America latina attraverso la fornitura di assistenza tecnica.

L'intento non è e non sarà quello di raccomandare un modello europeo, bensì piuttosto, ove opportuno, di condividere l'esperienza europea con le parti interessate in America latina.

Per quanto riguarda l'America centrale e la Comunità andina, l'importanza di compiere progressi sostanziali nei rispettivi processi di integrazione è stata confermata dai capi di Stato e di governo al vertice di Madrid. Nel definire la tabella di marcia dello sviluppo delle relazioni con queste due regioni, la dichiarazione di Madrid ha subordinato qualsiasi progresso verso un accordo di associazione (compreso un accordo di libero scambio) al completamento dell'Agenda di sviluppo di Doha e al raggiungimento di un grado soddisfacente di integrazione nelle due regioni.

Nel far ciò il vertice di Madrid ha messo in chiaro che l'approfondimento delle relazioni tra l'Unione europea e l'America centrale e la Comunità andina dovrebbero procedere su una base biregionale. La Commissione resta del parere che, date le differenze di peso e di sviluppo economico, solo accordo biregionali (in contrapposizione ad accordi bilaterali) siano sostenibili a lungo termine e in grado di offrire vantaggi ad entrambe le regioni. In questo contesto il dialogo politico e gli accordi di cooperazione conclusi recentemente con l'America centrale e la Comunità andina rappresentano un importante passo avanti e sottolineano l'impegno delle regioni partner latino-americane e dell'Unione europea a lavorare insieme per sostenere gli attuali processi di integrazione.

I governi che partecipano ai processi di integrazione dell'America centrale e della Comunità andina hanno espresso l'impegno a progredire verso modelli di integrazione più avanzati. Tuttavia, le misure di integrazione effettivamente attuate non hanno sempre corrisposto all'impegno assunto a livello politico. Si dà talvolta la preferenza a relazioni bilaterali con paesi terzi, ad esempio sotto forma di accordi di libero scambio, a detrimento del processo di integrazione. Il recente dibattito politico all'interno della Comunità andina rivela che l'utilità di una tale integrazione avanzata è percepita in vario modo. In America centrale il dibattito riguarda il modello di integrazione da perseguire.

America centrale

Negli ultimi dieci anni l'America centrale ha compiuto progressi significativi nel campo della risoluzione dei conflitti, della democrazia e dello sviluppo economico. Inoltre, dal 2002 il rilancio del processo di integrazione regionale è divenuto una priorità per i governi dell'America centrale. L'Unione europea gode di una credibilità accresciuta nella sottoregione grazie al sostegno politico da essa assicurato al processo di pacificazione e al ritorno alla democrazia nell'ambito del dialogo di San José (iniziato nel 1984) e grazie anche al significativo volume di cooperazione allo sviluppo fornito negli ultimi due decenni. Occorre fare tesoro di tale posizione svolgendo una funzione agevolatrice nel campo dell'integrazione regionale dell'America centrale.

Benché il processo di integrazione dell'America centrale risalga al 1950, i primi quattro decenni sono stati caratterizzati da importanti cedimenti e battute d'arresto. Tuttavia, da quando nel 1993 è stato istituito un nuovo quadro di integrazione, il Sistema di integrazione dell'America centrale (SICA), il processo di integrazione regionale ha evoluto in modo più costante grazie alla stabilità acquisita con la risoluzione dei conflitti interni esistenti in numerosi paesi. I capi di Stato dei paesi dell'America centrale hanno riconosciuto la necessità di prendere ulteriori misure a favore dell'integrazione economica; essi si sono impegnati nel marzo 2002 ad adottare un piano d'azione per completare l'unione doganale dell'America centrale entro dicembre 2003. Non è stato possibile raggiungere questo obiettivo, in parte a causa della proliferazione di negoziati commerciali con numerosi paesi terzi, in particolare della recente conclusione di un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti (CAFTA). Progressi sono stati però compiuti sotto altri aspetti, in particolare per quanto riguarda l'armonizzazione del 92% delle linee tariffarie, la firma di un trattato su gli investimenti e i servizi e l'attuazione di un meccanismo di composizione delle controversie. Al vertice presidenziale del 19 dicembre 2003 svoltosi in Belize è stato assunto un rinnovato impegno a completare la costruzione dell'unione doganale entro la fine del 2004. Dovranno essere compiuti progressi anche nella soppressione delle barriere non tariffarie, nell'istituzione di una amministrazione doganale comune, nell'attuazione di politiche di normalizzazione comuni ecc. Inoltre, l'esperienza insegna che nell'ambito dell'integrazione regionale possono essere compiuti progressi effettivi solo se viene rivolta un'attenzione speciale alla reale applicazione ed esecuzione delle misure adottate. Il fallimento di una effettiva integrazione regionale è dimostrato anche dai dati macroeconomici e indicatori quali i livelli di commercio intraregionale dovranno essere migliorati.

La sottoregione costituita dall'America centrale sembra aver voltato le spalle all'epoca dei conflitti interni e dell'instabilità politica. È molto forte l'impegno nei confronti dell'integrazione regionale, che viene considerata una necessità, sia per migliorare la competitività che per prevenire i conflitti. Tuttavia, in due paesi esistono dubbi relativi al modello di integrazione economica da seguire (Costa Rica) e all'opportunità stessa di perseguire l'integrazione economica (Panama, che non ha ancora confermato il proprio interesse ad aderire all'unione doganale a causa della sua economia fortemente orientata ai servizi). A livello istituzionale, non tutti i paesi sono membri del Parlacen e della Corte di giustizia dell'America centrale.

Comunità andina

Per quanto riguarda la Comunità andina, l'Unione europea ha sostenuto fin dall'inizio il processo di integrazione regionale. In effetti, l'integrazione regionale, avviata in questa zona con la creazione del Patto andino nel 1969, è stata la prima dell'America latina. La regione andina è stata anche la prima regione dell'America latina con la quale l'Unione europea ha concluso un accordo di cooperazione (1983).

Nei 35 anni della sua esistenza il processo di integrazione ha attraversato vari alti e bassi. Un notevole passo avanti è stato compiuto con il protocollo Trujillo del 1996, che ha trasformato il Patto andino nella Comunità andina, ha creato una serie di istituzioni regionali e ha ampliato il programma, principalmente economico e commerciale, del passato per includervi la cooperazione sulle questioni politiche e sociali. È importante notare che, oltre all'obiettivo di sviluppare una politica esterna comune e di instaurare una zona andina di pace, il protocollo Trujillo fissa anche l'obiettivo di creare un mercato comune entro il 2005.

I programmi politici sono stati spesso dominati da importanti problemi interni, così che i paesi andini non sono sempre stati in grado di concentrare la propria attenzione sui vantaggi a lungo termine offerti dall'integrazione regionale e, di conseguenza, il processo di integrazione ha continuato ad avanzare con lentezza. Ciononostante, negli ultimi anni vi sono state nuove importanti iniziative in campo politico, ad esempio nei settori della prevenzione dei conflitti, della cooperazione frontaliera, della lotta contro il traffico di droga e di armi. Notevoli sforzi sono stati compiuti anche per rendere la Comunità andina una realtà per i cittadini; è stato così introdotto un passaporto andino, sono stati istituiti gruppi di lavoro su questioni relative ai consumatori o alla popolazione indigena e sono state introdotte elezioni dirette al Parlamento andino (misura non ancora attuata in tutti i paesi membri della Comunità).

È nel settore dell'integrazione economica, spesso ostacolata da differenze strutturali tra i vari paesi e dalla mancanza di volontà politica, che la Comunità andina ha incontrato difficoltà particolari. Il commercio interno è stato liberalizzato già alla metà degli anni 90 tra quattro dei cinque paesi della Comunità (escluso il Perù); il vertice di Quirama del giugno 2003 ha confermato che il completamento del mercato interno resta l'obiettivo di tutti e cinque i paesi andini. Notevoli progressi sono stati compiuti nel 2003 con l'adozione di una decisione intesa ad armonizzare fino al 62%% la tariffa esterna comune per i cinque paesi (fino al 95% se si esclude il Perù). Tuttavia, l'entrata in vigore di quest'ultima decisione è stata recentemente rinviata. I cinque paesi hanno adottato una classificazione doganale comune che dovrebbe entrare in vigore all'inizio del 2005, anche se non esiste ancora una amministrazione doganale comune. Il commercio intraregionale è aumentato lievemente, ma si mantiene ad un livello basso, tra il 10% e il 12%, evidenziando così che permangono notevoli ostacoli agli scambi. Inoltre, varie iniziative adottate da singoli paesi membri della Comunità andina in direzione della conclusione di accordi bilaterali di libero scambio al di fuori del quadro andino rischiano di compromettere il processo di integrazione.

Verso accordi di associazione con i paesi dell'America centrale e della Comunità andina

La dichiarazione di Madrid ha aperto la strada all'avvio di negoziati per accordi di associazione con la Comunità andina e con i paesi dell'America centrale, sempreché siano soddisfatte due condizioni preliminari, ossia il completamento del programma di sviluppo di Doha e il raggiungimento di un grado sufficiente di integrazione regionale.

In considerazione dei progressi sopra esposti e a conferma del segnale positivo dato con la dichiarazione di Madrid, la Commissione ritiene che il vertice di Guadalajara dovrebbe contribuire ad agevolare l'apertura di negoziati per la conclusione di accordi di associazione, compresi accordi di libero scambio. In tale contesto, occorre che entrambe le parti compiano tutti gli sforzi per assicurare che il ciclo di negoziati di Doha consegua i migliori risultati possibili nel 2004 per poi avviarsi a una rapida conclusione, dal momento che eventuali accordi di libero scambio saranno stipulati in futuro sulla base dei progressi realizzati nell'ambito dell'Agenda di sviluppo di Doha. Il raggiungimento di un livello adeguato di integrazione regionale rappresenterebbe perciò la leva che consentirebbe di dare il via ai negoziati.

Al fine di far avanzare il processo e di impiegare nel modo più efficiente risorse e tempo scarsamente disponibili, la Commissione propone di iniziare già in questa fase a preparare il terreno all'apertura dei negoziati con una revisione congiunta dei progressi compiuti nell'integrazione regionale. Così facendo, essa spera che la prospettiva di negoziare accordi di associazione, comprendenti la creazione di zone di libero scambio, tra regioni si trasformi in un utile incentivo per ognuna di queste regioni a continuare il proprio processo di integrazione regionale.

La Commissione ritiene importante definire un insieme chiaro di criteri in base ai quali misurare i progressi compiuti da entrambe le regioni e che, se rispettati, potrebbero far ritenere soddisfacente l'integrazione.

La Commissione giudica che un grado soddisfacente di integrazione regionale tale da mettere in moto negoziati per accordi di libero scambio si avrebbe in presenza dei seguenti elementi.

1. Un quadro istituzionale pienamente operativo. Ciò significa che dovrebbero essere verificate, tra l'altro, l'esistenza di meccanismi efficaci volti a sostenere il progetto di integrazione regionale e ad assicurare l'attuazione e l'applicazione delle decisioni, compreso un meccanismo di composizione delle controversie, la partecipazione di tutti i paesi a tutte le istituzioni e la concezione e l'attuazione di meccanismi finanziari sostenibili sui quali basare la struttura istituzionale.

2. La creazione di un'unione doganale compatibile con l'articolo XXIV del GATT e notificata all'OMC (comprendente una tariffa esterna comune, un'amministrazione doganale comune e una politica comune per il commercio estero). Sarebbe inoltre necessario verificare l'efficacia dell'unione doganale, un indicatore del quale potrebbe essere costituito dal progresso degli scambi intraregionali.

3. La riduzione degli ostacoli non tariffari al commercio intraregionale. Una quota crescente degli ostacoli al commercio è di natura non tariffaria. Un'attenzione particolare dovrebbe pertanto essere rivolta all'esistenza di norme efficaci intese alla rimozione di tali ostacoli (mediante armonizzazione o riconoscimento reciproco), in particolare nel campo delle regolamentazioni e delle norme tecniche e per quanto riguarda le questioni sanitarie e fitosanitarie. Sarebbe necessario anche incoraggiare i paesi interessati ad adottare regimi normativi regionali in materia di servizi e investimenti, facilitando così i futuri negoziati di accordi di libero scambio con l'Unione europea. Occorrerà valutare anche se esiste una legislazione a tutela dei diritti di proprietà intellettuale e norme relative agli appalti pubblici e se sono stati compiuti progressi nell'introduzione di una politica regionale della concorrenza.

Per accelerare il processo e in vista di preparare il terreno per l'apertura dei negoziati, la Commissione propone di utilizzare la struttura istituzionale esistente e di avviare un processo di verifica dei progressi compiuti nell'integrazione regionale in base alle indicazioni che precedono. Funzionari di entrambe le parti si incontrerebbero regolarmente per esaminare lo stato dell'integrazione e valutare se i progressi compiuti consentano l'avvio dei negoziati. Questo esercizio sarebbe effettuato parallelamente ma in modo indipendente con la Comunità andina e con i paesi dell'America centrale.

Conformemente alle conclusioni di Madrid, i futuri accordi di libero scambio dovrebbero fondarsi sui risultati dell'Agenda di sviluppo di Doha. L'Unione europea, da un lato, e l'America centrale e la Comunità andina, dall'altro, hanno un interesse comune a non risparmiare energie per far progredire i negoziati relativi a detta agenda. La portata di qualsiasi accordo di libero scambio deve fornire valore aggiunto al regime multilaterale.

Infine, per quanto riguarda il futuro immediato delle relazioni commerciali tra l'UE e l'America centrale e la Comunità andina, la Commissione desidera ricordare che le relazioni commerciali con entrambe le regioni si basano attualmente sul regime SPG-Droga, che offre un accesso estremamente vantaggioso al mercato comunitario. Il sistema è divenuto ancora più interessante in seguito alla modifica adottata di recente, che limita l'applicazione del meccanismo di graduazione ai principali beneficiari del sistema. Poiché si è deciso di prorogare l'attuale regime SPG ancora per un anno, il regime preferenziale per i paesi della Comunità andina e dell'America centrale è prevedibile fino alla fine del 2005. La Commissione sta attualmente riformando il regime SPG ed esplorando i modi per continuare a concedere un accesso al mercato preferenziale alle importazioni provenienti dall'America centrale e dalla Comunità andina dopo il 2005.

Mercosur

L'Unione europea ha favorito e sostenuto un rafforzamento del processo di integrazione regionale all'interno del Mercosur e ha pertanto sostenuto l'iniziativa Mercosur fin da quando è stata concepita nel 1991. L'UE continua ad adoperarsi per rafforzare le relazioni con il Mercosur e per approfondire il processo interno a tale associazione perché possa giungere ad instaurare un effettivo mercato interno. Una parte del lavoro attualmente in corso tra l'UE e il Mercosur, ma anche una parte dei negoziati per un accordo di associazione UE-Mercosur, è volta a rafforzare il programma interno del Mercosur per il completamento del proprio mercato interno entro il 1° gennaio 2006.

I negoziati UE-Mercosur dovrebbero portare ad una associazione tra due regioni integrate. Di fatto, la costituzione di un'associazione interregionale è stata presa in considerazione per la prima volta poco dopo la creazione del Mercosur e la definizione di obiettivi concreti per approfondire l'integrazione verso un mercato comune del Mercosur.

La dimensione "da regione a regione" dell'accordo pone pertanto nuove sfide a entrambi i partner, poiché richiede che siano definite regole tra due attori che stanno ancora sviluppando al loro interno le proprie norme intraregionali. Di nuovo, l'integrazione interna a Mercosur è fortemente connessa ai negoziati in corso e sono necessari progressi nell'integrazione sia per concludere con successo i negoziati che per far funzionare l'accordo. I progressi riguardano principalmente gli aspetti istituzionali e quelli commerciali dell'accordo di associazione attualmente in fase di negoziazione.

Aspetti politici/istituzionali

Il primo obiettivo, quello di un dialogo politico avanzato tra l'UE e il Mercosur dovrebbe essere raggiunto con la creazione di nuovi meccanismi istituzionali, già prevista nel progetto di accordo, al capitolo relativo al dialogo politico. La CE accoglie con favore l'iniziativa di designare quale presidente del Coreper del Mercosur una figura politica nota come il presidente Duhalde. Questa nomina contribuisce all'obiettivo generale di un ulteriore rafforzamento delle istituzioni del Mercosur. Nello stesso spirito, costituiscono misure importanti l'ulteriore sviluppo del segretariato del Mercosur, l'insediamento di un tribunale permanente per la risoluzione delle controversie e gli sforzi per razionalizzare il processo decisionale del Mercosur. La Commissione spera che questo rafforzamento istituzionale migliori l'attuazione delle decisioni e assicuri che gli impegni politici si traducano in una effettiva integrazione regionale.

Aspetti commerciali

L'UE ritiene che il completamento dell'unione doganale interna al Mercosur sia un presupposto essenziale per rendere possibile l'accordo. Inoltre, l'integrazione dei paesi del Mercosur dovrebbe essere portata avanti e orientata alla definizione di un concetto di mercato unico favorevole alla libera circolazione delle merci, dei servizi e dei capitali. Perché i negoziati giungano a buon fine sarà pertanto essenziale che esistano regole intraregionali nei settori oggetto dei negoziati interregionali. A questo proposito, l'UE porterà avanti i negoziati con il Mercosur in ciascuno di questi settori, per far sì che l'accordo sia veramente completo e di alto livello e vada oltre gli impegni assunti dalle rispettive parti in sede OMC.

A tal fine il programma di lavoro deciso il 12 novembre 2003 durante l'ultima riunione di negoziati commerciali UE-Mercosur a livello ministeriale prevede vari grandi cicli di negoziati e due incontri ministeriali. In base a questo programma, il futuro grande capitolo commerciale comprenderà un accordo di libero scambio di beni e servizi. Esso coprirà inoltre, tra l'altro, l'accesso al mercato, norme relative agli appalti pubblici, gli investimenti, i diritti di proprietà intellettuale, le politiche di concorrenza, le SPS (misure sanitarie e fitosanitarie), gli TBT (ostacoli tecnici al commercio), gli accordi sul commercio di vino e alcolici, le agevolazioni per le imprese, gli strumenti di difesa commerciale, un meccanismo di composizione delle controversie ecc. La spinta politica proveniente dalla riunione ministeriale dovrebbe, in presenza di condizioni favorevoli, consentire ai gruppi di realizzare i progressi necessari in ciascun settore, in modo che i negoziati si concludano possibilmente entro l'ottobre di quest'anno.

La Commissione spera che i capi di Stato e di governo incoraggino la realizzazione di ulteriori progressi sul programma di lavoro relativo ai negoziati UE-Mercosur per la conclusione di un accordo di associazione, come convenuto il 12 novembre 2003 durante l'ultima riunione dei negoziatori commerciali a livello ministeriale UE-Mercosur. Ciò dovrebbe consentire, se le condizioni sono propizie, di concludere i negoziati entro l'ottobre di quest'anno.

Caraibi

Come in America latina, l'Unione europea ha sostenuto sistematicamente l'integrazione regionale nei Caraibi. La comunità e mercato comune degli Caraibi (CARICOM), istituiti nel 1973, hanno deciso nel 1989 di evolvere verso un mercato e una economia unici della CARICOM (CSME). Quando sarà completato, il CSME assicurerà la libera circolazione delle merci, dei servizi, dei capitali e dei lavoratori nonché il diritto di stabilimento all'interno della CARICOM e l'applicazione di leggi e regolamenti armonizzati in materia di commercio. Il termine previsto per l'instaurazione del CSME è il 31 dicembre 2005. Allo stesso tempo la CARICOM si sta adoperando per approfondire l'integrazione con la Repubblica Dominicana; l'attuazione di una zona di libero scambio tra le due parti è iniziata nel 2001.

L'UE contribuisce allo sviluppo dell'integrazione regionale dei Caraibi e la rafforza focalizzando il sostegno finanziario regionale da essa concesso nell'ambito del programma indicativo regionale del 9° FES (2003-2007) sui processi di integrazione intraregionale e interregionale, che comprendono la conclusione di un accordo di partenariato economico con questa regione. I negoziati per un tale accordo si apriranno nell'aprile 2004. Gli accordi di partenariato economico sono un nuovo tipo di accordo commerciale compatibile con l'OMC e inteso a rimuovere progressivamente gli ostacoli al commercio all'interno di una regione e a migliorare la cooperazione in tutti i settori attinenti al commercio. L'accordo di partenariato economico è decisivo per consolidare e dare impulso all'integrazione dei Caraibi, in quanto getta le basi per relazioni economiche più avanzate tra l'UE, da un lato, e una regione caribica più forte e più competitiva dall'altro.

6. CONCLUSIONI

La Commissione attribuisce grande importanza al successo del vertice di Guadalajara, che sarà il primo cui parteciperà l'Unione europea allargata. La Commissione ha preso iniziative, negoziato accordi, adottato programmi e organizzato e cofinanziato seminari e riunioni per assicurare tale successo.

Tuttavia, il successo del vertice dipenderà largamente dalla capacità dei capi di Stato e di governo di adottare decisioni concrete e incisive che diano nuovo impulso alle relazioni tra le due regioni e ne predispongano il futuro andamento.

Nella presente comunicazione la Commissione sostiene che tali decisioni dovrebbero essere incentrate principalmente sulla coesione sociale e sull'integrazione regionale, due questioni fondamentali per lo sviluppo e la stabilità delle due regioni e per il rafforzamento delle relazioni reciproche.

La Commissione propone ai capi di Stato e di governo di adottare decisioni concrete intese a:

Coesione sociale:

- incoraggiare i paesi dell'America latina ad adottare politiche sane ed efficaci - in materia di governance democratica, aspetti sociali, finanze pubbliche e politiche fiscali - per accrescere la coesione sociale riducendo la povertà, le ineguaglianze e l'esclusione;

- incoraggiare la comunità internazionale, comprese le istituzioni finanziarie internazionali, a sostenere tali misure di coesione sociale;

- intensificare la cooperazione tra l'Unione europea e l'America latina nel campo della coesione sociale;

- adottare le proposte presentate dal gruppo di lavoro sulla coesione sociale, istituito dalla Commissione insieme alla Banca di sviluppo interamericana in seguito al seminario sulla coesione sociale tenutosi a Bruxelles nel giugno 2003, in modo che rappresentino un programma per la coesione sociale, fondato su chiari orientamenti.

Integrazione regionale

- confermare il segnale positivo dato, in linea di principio, con la dichiarazione di Madrid all'America centrale e alla Comunità andina e aprire la strada all'avvio di negoziati per la conclusione di accordi di associazione, compresi accordi di libero scambio che saranno stipulati sulla base dei risultati conseguiti nell'ambito dell'Agenda di sviluppo di Doha. Il raggiungimento di un livello adeguato di integrazione regionale rappresenterebbe perciò la leva che consentirebbe di dare il via ai negoziati;

- incoraggiare la realizzazione di progressi sul programma di lavoro concernente i negoziati UE-Mercosur per un accordo di associazione, programma concordato il 12 novembre 2003 durante l'ultima riunione dei negoziatori commerciali a livello ministeriale UE-Mercosur. Ciò dovrebbe consentire, se le condizioni saranno propizie, di concludere i negoziati entro l'ottobre di quest'anno.

La Commissione spera che le sue proposte su queste due questioni saranno accolte positivamente dei capi di Stato e di governo e che si ripercuoteranno nelle conclusioni del vertice.

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