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Document 52004DC0202

Relazione della Commissione - Il processo di stabilizzazione e associazione per l'Europa sudorientale - Terza relazione annuale {COM(2004) 203, 204, 205, 206}

/* COM/2004/0202 def. */

52004DC0202

Relazione della Commissione - Il processo di stabilizzazione e associazione per l'Europa sudorientale - Terza relazione annuale {COM(2004) 203, 204, 205, 206} /* COM/2004/0202 def. */


RELAZIONE DELLA COMMISSIONE - Il processo di stabilizzazione e associazione per l'Europa sudorientale - Terza relazione annuale {COM(2004) 203, 204, 205, 206}

Introduzione

La relazione annuale relativa al processo di stabilizzazione e associazione per l'Europa sudorientale (PSA) contiene una valutazione dei progressi compiuti lo scorso anno dall'Albania, la Bosnia-Erzegovina, l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia e la Serbia e Montenegro (compreso il Kosovo, quale definito dalla Risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell'ONU) nell'ambito di tale processo. Essa rappresenta pertanto il principale indicatore del loro livello di preparazione in vista di un ravvicinamento all'Unione europea.

La prima parte della relazione annuale riassume i progressi compiuti dai singoli paesi nel corso dell'anno e analizza lo sviluppo della cooperazione all'interno della regione. L'allegato contiene una valutazione delle misure commerciali adottate dall'Unione europea nei confronti dei Balcani occidentali.

La seconda parte della relazione annuale contiene una serie di documenti di lavoro dei servizi della Commissione relativi ai singoli paesi. Tali documenti analizzano la situazione politica ed economica, l'attuazione delle riforme e delle misure correlate, ivi comprese le raccomandazioni formulate nell'ambito delle precedenti relazioni. Non è stato predisposto alcun documento per la Croazia, poiché quest'anno la Commissione pubblicherà il proprio parere sulla richiesta di adesione all'UE presentata da tale paese. La relazione riguardante la Bosnia-Erzegovina fornisce un aggiornamento sui progressi compiuti in riferimento alle 16 priorità di intervento individuate nello studio di fattibilità della Commissione per l'avvio dei negoziati sull'accordo di stabilizzazione e di associazione (ASA), pubblicato nel novembre 2003.

La terza parte della relazione contiene una proposta della Commissione relativa ai primi partenariati europei. Questi ultimi individuano le priorità di breve e medio termine che i singoli paesi dovranno affrontare. Il partenariato europeo per la Croazia verrà presentato insieme al parere della Commissione sulla richiesta di adesione.

La relazione annuale ed i partenariati europei guidano i paesi nella loro transizione e li aiutano ad avvicinarsi all'Unione europea.

Le informazioni utilizzate nella compilazione di tali relazioni sono state fornite dalle autorità dei singoli paesi, dalle delegazioni della Commissione presenti nelle rispettive capitali, dalle organizzazioni internazionali e dai rappresentanti della regione. La relazione riflette gli sviluppi verificatisi fino al 20 febbraio 2004. Pertanto, esso non contiene una valutazione approfondita dei recenti eventi in Kosovo.

1. Il contesto generale

1.1. Un'Unione in via di allargamento

Il 1° maggio 2004 il numero dei paesi membri dell'Unione europea passerà dagli attuali 15 a 25. I negoziati sono in fase avanzata con la Bulgaria e la Romania, il cui obiettivo è entrare nell'UE nel 2007. Prima della fine del 2004 la Commissione presenterà una relazione sull'adempimento dei criteri politici di Copenaghen da parte della Turchia, unitamente ad una raccomandazione sull'eventuale avvio dei negoziati di adesione.

Per i paesi aderenti, il processo di adesione ha contribuito ad accelerare i cambiamenti, favorendo l'attuazione delle complesse e difficili riforme politiche, istituzionali ed economiche. La conclusione del processo costituisce un risultato importante reso possibile dal costante impegno, nel corso degli anni, a perseguire l'obiettivo dell'adesione.

L'Unione europea garantirà che il processo di allargamento non crei nuove barriere e che essa mantenga il suo carattere di integrazione ed apertura. La Commissione ha presentato un nuovo quadro, la cosiddetta politica europea di prossimità [1], riguardante le relazioni con i suoi nuovi vicini dell'Europa sudorientale per i quali attualmente non esiste una prospettiva di adesione all'UE. Tale politica non si applica ai paesi dei Balcani occidentali, dal momento per essi questa prospettiva esiste.

[1] Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo - Europa ampliata - Prossimità: Un nuovo contesto per le relazioni con i nostri vicini orientali e meridionali, COM(2003) 104 def.

1.2. La vocazione europea dei Balcani occidentali

In quanto potenziali candidati, i paesi dei Balcani occidentali possono aspirare ad una futura adesione all'Unione europea, un obiettivo approvato dal Consiglio europeo di Feira del giugno 2000 e riconfermato dal Consiglio europeo di Salonicco del giugno 2003. L'UE manterrà questa promessa con i paesi che osserveranno i criteri stabiliti.

I requisiti fondamentali di adesione applicati ai paesi dei Balcani occidentali saranno uguali a quelli utilizzati per gli altri paesi candidati, ossia i criteri politici, economici ed istituzionali fissati dal Consiglio europeo di Copenaghen del 1993 e sanciti dagli articoli 6 e 49 del trattato UE. I paesi devono inoltre applicare i criteri specifici del processo di stabilizzazione e associazione (PSA) definiti nelle conclusioni del Consiglio Affari generali dell'aprile 1997 e in conformità della comunicazione della Commissione del maggio 1999 sull'istituzione del PSA [2]. Tra i criteri figurano la piena cooperazione con il Tribunale penale internazionale per l'ex Iugoslavia (ICTY) [3], il rispetto dei diritti dell'uomo e delle minoranze, la creazione di concrete possibilità di ritorno nei luoghi d'origine per i profughi e gli sfollati interni e un impegno reale sul fronte della cooperazione regionale. I principi fondamentali stabiliti nel corso dell'attuale processo di allargamento valgono anche per i paesi dei Balcani occidentali: ciascun paese procede verso l'adesione sulla base dei propri meriti e alla propria velocità.

[2] COM(1999) 235.

[3] La cooperazione con l'ICTY rappresenta un obbligo giuridico secondo la Risoluzione 827, del 25 maggio 1999, del Consiglio di sicurezza dell'ONU. Anche l'accordo quadro generale per la pace ("l'accordo di pace di Dayton/Parigi") considera obbligatoria la cooperazione.

La realizzazione del PSA e il soddisfacimento dei criteri di adesione implicano l'attuazione di vaste riforme, in particolare lo sviluppo di un'adeguata capacità istituzionale. Mantenere gli impegni e disporre della capacità di base per negoziare, concludere e attuare l'accordo di stabilizzazione e associazione rappresenta un compito difficile e tuttavia indispensabile per il ravvicinamento all'Unione.

La Commissione continuerà ad aiutare i paesi nel loro tentativo di raggiungere tali obiettivi. Il Consiglio europeo di Salonicco e il vertice UE-Balcani occidentali del giungo 2003 confermano tale impegno. La cosiddetta "Agenda di Salonicco" propone di introdurre nel processo di stabilizzazione e associazione una serie di strumenti, il cui utilizzo nel processo di preadesione si è rivelato proficuo. Il più incisivo di questi nuovi strumenti è rappresentato dai partenariati europei. La Commissione presenta ora un primo progetto di partenariati europei da sottoporre all'esame del Consiglio.

1.3. I partenariati europei

Sulla base delle valutazioni contenute nelle relazioni annuali, i partenariati europei individuano le priorità di breve e medio termine che i paesi devono affrontare. L'attuazione di tali priorità richiederà un forte impegno, determinazione politica e lo stanziamento di risorse adeguate. Man mano che vengono compiuti dei progressi, i partenariati europei si concentreranno sempre di più sull'adozione dell'acquis. La proficua attuazione delle priorità del partenariato conferirà ai singoli paesi il quadro istituzionale e legislativo e la capacità amministrativa necessari per governare una società democratica e moderna basata su un'efficiente economia di mercato. Inoltre, essa favorirà l'avanzamento verso l'adesione all'UE.

I paesi dei Balcani occidentali sono fortemente incoraggiati ad adottare i piani di attuazione delle priorità individuate nell'ambito dei partenariati europei, unitamente ai relativi calendari. I partenariati e i successivi piani di attuazione assistono inoltre i paesi nelle loro decisioni in materia di bilancio. I progressi compiuti verranno controllati dalla Commissione e valutati in occasione delle relazioni annuali.

Le priorità del partenariato costituiranno anche la base per la programmazione dell'assistenza, fornita nell'ambito del programma CARDS. I preparativi in vista della futura integrazione nell'UE richiederanno ingenti risorse. A causa dei conflitti verificatisi nell'ultimo decennio, lo sviluppo di economie di mercato funzionanti in questa regione sarà più complesso e richiederà tempi più lunghi rispetto al processo di transizione nell'Europa centrale. Nei Balcani occidentali tale processo è lungi dall'essere completato. La situazione economica e sociale è ancora precaria in gran parte della regione. Il costo della riforma economica, giuridica ed amministrativa è elevato. Esso verrà sostenuto in parte dai paesi stessi, ma richiederà anche un'assistenza esterna. L'UE e la comunità internazionale dovranno quindi continuare a fornire un forte sostegno alla regione.

Il processo di stabilizzazione e associazione affronterà i problemi della regione man mano che le priorità si allontanano, a livello generale, da uno scenario postbellico (essenzialmente di gestione di crisi, ricostruzione e riabilitazione) per assumere una configurazione più vicina a quella incontrata dai paesi candidati nei loro preparativi di adesione all'UE (riforma istituzionale, giuridica, economica e legislativa). Di conseguenza, l'UE deve garantire che la sua presenza nella regione rifletta l'evoluzione delle proprie relazioni con i singoli paesi. Le delegazioni della Commissione svolgono un ruolo sempre più importante in termini di sostegno al processo di riforma e di gestione dei flussi di assistenza nell'ambito dei nuovi partenariati europei. L'efficace coordinamento tra i rappresentanti dell'UE all'interno della regione continua a rappresentare un aspetto altamente prioritario.

1.4. Priorità regionali

Esistono diversi problemi comuni che delineano il contesto degli interventi di riforma nella regione.

La cooperazione regionale rappresenta uno strumento pratico per promuovere la riconciliazione e rafforzare la riforma. Sono necessari ulteriori sforzi per ripristinare le relazioni di buon vicinato. La riconciliazione tra i popoli della regione implica anche che vengano processate le persone accusate di crimini di guerra. A livello generale, la cooperazione dei paesi interessati con il Tribunale penale internazionale per l'ex Iugoslavia (ICTY) rimane insufficiente. Nonostante taluni progressi, i lavori del tribunale sono tuttora soggetti ad una sistematica politica di ostruzionismo, come evidenziato dal procuratore capo dell'ICTY [4].

[4] Relazione del procuratore generale dell'ICTY presentata all'ONU il 9 ottobre e al Consiglio Affari generali e relazioni esterne il 13 ottobre 2003.

La criminalità organizzata e il persistere della corruzione nella regione ritardano la riforma politica, ostacolano lo sviluppo economico e mettono in discussione lo Stato di diritto. I progressi in questi settori e i miglioramenti in termini di gestione delle frontiere potrebbero indubbiamente favorire la mobilità delle persone e convincere l'Unione a rivedere la situazione. Nell'ambito del PSA sono state avviate delle discussioni preliminari su questi temi.

In diversi paesi il progresso è ancora ostacolato dai conflitti riguardanti la ripartizione dei poteri tra rappresentanti politici, partiti e organi di governo a livello nazionale e subnazionale e dalla complessità o ambiguità degli accordi costituzionali. È opportuno porre un maggiore accento sull'adeguato funzionamento della democrazia, sulla normalizzazione del clima politico, sulla libertà dei media, sul rispetto dei diritti dell'uomo e delle minoranze e sugli interventi tesi a sviluppare una cultura politica più vicina agli standard dell'UE.

Un risoluto impegno a portare avanti la riforma politica ed economica consentirà ai paesi dei Balcani occidentali di affrancarsi dal passato, riconciliare le differenze e ricostruire la fiducia. Solo così essi potranno dedicare le proprie energie a migliorare il tenore di vita dei propri cittadini e prepararsi all'adesione all'UE. Il raddoppiamento degli sforzi nell'ambito del PSA, unito all'introduzione dei partenariati europei, ad ulteriori interventi di potenziamento istituzionale e alla partecipazione a determinate strutture dell'UE, può, con il sostegno costante di quest'ultima, contribuire alla realizzazione dei nostri obiettivi comuni.

2. Il processo di stabilizzazione e associazione e i suoi strumenti

Il processo di stabilizzazione e associazione promuove lo sviluppo dei paesi e fornisce loro sostegno nei loro preparativi in vista della futura adesione all'UE combinando tre strumenti principali: gli accordi di stabilizzazione e associazione, le misure commerciali autonome e un elevato livello di assistenza finanziaria.

2.1. Relazioni con i singoli paesi

Da gennaio 2003 hanno avuto luogo nove round di negoziati sulla conclusione di un accordo di stabilizzazione e associazione (ASA) con l'Albania. Sebbene siano state affrontate tutte le principali questioni di sostanza, l'Albania deve ancora accelerare le riforme e ottenere risultati ben più concreti - soprattutto in termini di attuazione della legislazione - se vuole concludere e attuare un ASA in tempi ragionevoli.

Il 18 novembre 2003 la Commissione ha adottato uno studio di fattibilità sull'avvio dei negoziati relativi all'ASA con la Bosnia-Erzegovina [5]. La Commissione è giunta alla conclusione che, nonostante i notevoli progressi, permangono delle carenze strutturali e l'attuazione di un ASA risulterebbe ancora problematica. La Commissione ha individuato 16 priorità per il 2004 e deciderà se formulare una raccomandazione sull'avvio dei negoziati nel momento in cui la Bosnia-Erzegovina dimostrerà di aver compiuto progressi sufficienti nell'affrontare tali priorità.

[5] COM(2003) 692 def.

La Croazia ha firmato un ASA con l'UE il 29 ottobre 2001. L'accordo entrerà in vigore dopo la sua ratifica e conclusione da parte degli Stati membri e delle Comunità europee. La Croazia ha presentato la sua richiesta di adesione all'Unione europea il 20 febbraio 2003. Nell'aprile 2003 il Consiglio ha chiesto alla Commissione di formulare il proprio parere su tale candidatura. Inoltre, a luglio sono state trasmesse alle autorità croate una serie di interrogazioni alle quali il governo croato ha risposto in ottobre. Successivamente ha avuto luogo uno scambio di interrogazioni e informazioni tra la Commissione e il governo croato prima della finalizzazione del parere della Commissione. Poiché la Commissione presenterà il proprio parere sulla richiesta di adesione della Croazia nella primavera del 2004, il presente documento non contiene ulteriori valutazioni riguardo ai progressi compiuti da tale paese nell'ambito del PSA.

L'ASA con l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia è stato firmato il 9 aprile 2001. L'accordo è stato ratificato da tutti gli Stati membri ed entrerà in vigore tra breve. Il 22 marzo 2004 l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia ha presentato una richiesta di adesione ai sensi dell'articolo 49 del trattato sull'Unione europea. La richiesta sarà esaminata in base alle norme stabilite dal trattato.

Nell'autunno 2003 la Commissione ha cominciato a lavorare ad uno studio di fattibilità riguardante l'avvio di negoziati per un ASA con la Serbia e Montenegro dopo che il paese aveva adottato una nuova carta costituzionale e presentato un piano d'azione per la creazione di una politica commerciale unica e di un mercato unico. In seguito alle elezioni parlamentari in Serbia, il nuovo governo avrà bisogno di tempo per affrontare i restanti problemi, in particolare la condizionalità politica, le questioni costituzionali e il piano d'azione. Per tale motivo è stato rinviato lo studio di fattibilità. Il dialogo permanente rafforzato, che trae spunto dalla precedente task force consultiva, funge da sede di consulenza sulle riforme settoriali e si concentrerà in maniera crescente sul dialogo tecnico e politico con l'UE. Il Kosovo [6] beneficia di tutti gli elementi del processo di stabilizzazione e associazione, ad eccezione della possibilità di stabilire delle relazioni contrattuali con l'UE. Per garantire la compatibilità delle riforme in Kosovo con l'acquis, la Commissione ha istituito, con la partecipazione dell'UNMIK e delle istituzioni provvisorie di autogoverno (Provisional Institutions of Self-Government - PISG) in Kosovo, il cosiddetto Meccanismo di controllo del PSA (Stabilisation and Association Process Tracking Mechanism - STM), che svolge un ruolo chiave nel fornire consulenza politica e misurare i progressi compiuti. Gli scontri verificatisi nel marzo del 2004 rappresentano una grave battuta d'arresto per il Kosovo. Tali eventi confermano l'esigenza di ancorare saldamente il Kosovo al processo di stabilizzazione e associazione. Il partenariato europeo fornirà gli orientamenti necessari per gli interventi futuri, ma potrebbe necessitare di un adattamento in seguito alla valutazione approfondita delle cause e delle implicazioni di tali eventi. Le PISG dovrebbero condannare pubblicamente gli episodi di violenza, garantendo che non si ripetano, e stanziare le risorse necessarie, nell'ambito del bilancio consolidato per il Kosovo, per finanziare la ricostruzione in seguito a tali eventi. È inoltre opportuno processare i colpevoli.

[6] L'amministrazione del Kosovo è disciplinata dalla Risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell'ONU.

Il dialogo politico tra l'Unione europea e i paesi della regione si è intensificato. Nell'ambito del forum UE-Balcani occidentali, sono state organizzate le prime riunioni con i ministri responsabili della giustizia e degli affari interni e con i ministri degli esteri rispettivamente nel novembre e nel dicembre 2003. Il dialogo politico è stato esteso a tutti i paesi della regione.

In quanto stretti partner dell'Unione europea, i paesi dei Balcani occidentali vengono puntualmente invitati ad allinearsi alle iniziative, alle dichiarazioni e alle posizioni comuni dell'UE in materia di politica estera e sicurezza comune. La Commissione segue lo sviluppo di queste posizioni politiche comuni e pubblica le proprie conclusioni nelle relazioni annuali. In tale contesto, la Commissione si rammarica del fatto che l'Albania, la Bosnia-Erzegovina e l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia abbiano firmato accordi bilaterali di immunità con gli Stati Uniti, che violano i principi guida dell'UE concernenti gli accordi fra uno Stato parte dello statuto di Roma del Tribunale penale internazionale (TPI) e gli Stati Uniti sulle condizioni per la consegna di una persona al tribunale [7]. L'UE ribadisce il suo impegno a garantire l'efficace funzionamento del Tribunale penale internazionale (TPI) ed è determinata a salvaguardare la piena integrità dello statuto di Roma, come sottolineato nelle conclusioni e nei principi guida adottati dal Consiglio nel settembre 2002 e nella posizione comune del 16 giugno 2003.

[7] I principi guida sono stati adottati dal Consiglio il 30 settembre 2002.

2.2. Le misure commerciali dell'Unione europea

L'introduzione delle misure commerciali straordinarie dell'UE per i Balcani occidentali nel settembre 2000 ha fornito alla regione un accesso libero, ampio e uniforme al mercato dell'Unione per quasi tutte le categorie di prodotti.

Le esportazioni dei Balcani occidentali verso l'UE sono aumentate in maniera significativa dalla fine degli anni '90. Tale fenomeno è riconducibile a una combinazione di fattori, tra cui la ricostruzione postbellica, la transizione verso un'economia di mercato e l'introduzione di una serie di misure commerciali da parte dell'UE, il principale partner commerciale della regione. L'impatto delle misure commerciali sui singoli paesi varia a seconda della struttura delle loro esportazioni e dei precedenti accordi commerciali. Attualmente, l'Albania e la Serbia e Montenegro sembrerebbero aver tratto i maggiori benefici dalle misure commerciali. Queste ultime hanno abbassato le tariffe su circa la metà delle loro esportazioni, mentre l'altra metà già poteva accedere al mercato dell'UE in regime di esenzione doganale. La riduzione tariffaria è stata significativa per gran parte dei prodotti esportati. Nell'ambito della liberalizzazione parallela degli scambi attuata dall'UE nei confronti di altri paesi terzi, le misure commerciali hanno aiutato i paesi dei Balcani occidentali a mantenere la loro posizione preferenziale sul mercato dell'UE.

Per beneficiare appieno delle misure commerciali dell'UE, questi ultimi devono accrescere la propria competitività, diversificare la produzione, sensibilizzare gli operatori economici alle potenzialità delle misure, favorire il dialogo con i rappresentanti commerciali del mercato dell'UE e rafforzare le istituzioni preposte alla politica commerciale. Essi devono inoltre allineare ulteriormente i propri standard a quelli dell'UE, in particolare nel settore veterinario, sanitario e fitosanitario.

L'analisi delle prospettive di lungo termine della regione riguardo alle esportazioni verso l'UE rivela la presenza di un enorme potenziale inutilizzato. Le esportazioni dei paesi della regione verso l'UE potrebbero essere di gran lunga superiori rispetto al volume attuale. Per sfruttare tale potenziale, i paesi dei Balcani occidentali devono attirare un livello sufficiente di investimenti esteri diretti al fine di ampliare la base di esportazione, accrescere la capacità di produzione e la produttività e garantire la conformità con gli standard CE. Per realizzare questo obiettivo i governi devono attuare le riforme strutturali, modernizzare le amministrazioni (in particolare l'apparato giudiziario) e garantire lo Stato di diritto.

Una valutazione più approfondita dell'impatto delle misure commerciali dell'UE è riportata in allegato.

2.3. Assistenza comunitaria

L'Unione europea fornisce assistenza alla regione principalmente attraverso il programma CARDS [8]. Essa ha stanziato circa cinque miliardi di euro a favore di tale programma per il periodo 2000-2006. L'assistenza comunitaria, originariamente incentrata sulla riabilitazione delle infrastrutture e sulle misure di stabilizzazione democratica (ivi compresi gli aiuti ai profughi), ha gradualmente spostato l'accento sugli interventi di potenziamento istituzionale e quelli riguardanti la giustizia e gli affari interni. Il programma comprende anche il potenziamento delle capacità della pubblica amministrazione, del sistema giudiziario, dell'apparato di polizia e dei servizi di controllo delle frontiere, il sostegno ai media e la riforma degli stessi e l'assistenza in materia di elaborazione della legislazione. Le priorità riflettono l'accento posto dal PSA sull'esigenza di rafforzare la capacità di questi paesi di attuare le riforme. L'impatto dell'assistenza non si limita ai settori direttamente interessati. I programmi tesi a creare istituzioni e sistemi giudiziari competenti producono un impatto positivo sullo sviluppo economico e sulla riforma dell'economia.

[8] Assistenza comunitaria per la ricostruzione, lo sviluppo e la stabilizzazione, regolamento n. 2666/2000 del Consiglio, GU L 209/1.

Per gestire la ricostruzione e stabilizzare la regione, gli esborsi a valere sul bilancio CARDS sono stati proporzionalmente maggiori nei primi anni del suddetto periodo. Nell'ambito del bilancio 2004 sono stati stanziati altri 71 milioni di euro a favore dei Balcani occidentali, il che corrisponde a un aumento di circa il 13% [9]. La Commissione ha adottato un programma finanziario riveduto per il 2005 e il 2006, che prevede un incremento annuale pari a circa 70 milioni di euro per i Balcani occidentali. [10] Tale aumento permetterà al programma CARDS di continuare ad affrontare le esigenze fino alla fine dell'esercizio di bilancio in questione.

[9] Escludendo l'assistenza macrofinanziaria e il contributo dei Balcani occidentali alla Fondazione europea per la formazione professionale.

[10] È attualmente in corso l'elaborazione dei programmi indicativi pluriennali per il 2005 e il 2006.

Accanto al programma CARDS, dal 1992 la CE ha impegnato circa un miliardo di euro per l'assistenza macrofinanziaria [11]. Di questi, 873 milioni di euro sono stati erogati entro la fine del 2003. Attualmente sono in corso due operazioni: una in Bosnia-Erzegovina (60 milioni di euro) e l'altra in Serbia e Montenegro (200 milioni di euro). [12] La CE ha inoltre adottato una proposta per un'ulteriore assistenza macrofinanziaria a favore dell'Albania (25 milioni di euro) [13] e fornisce un notevole sostegno finanziario agli organismi internazionali e alle amministrazioni provvisorie che operano nella regione, come ad esempio l'OHR e l'UNMIK. A partire dal 2004, essa estenderà i suoi aiuti anche all'Ufficio del coordinatore speciale del patto di stabilità per l'Europa sudorientale.

[11] L'assistenza macrofinanziaria della CE consiste in un sostengo finanziario non mirato sotto forma di aiuti non rimborsabili e/o prestiti il cui obiettivo è contribuire a far fronte alle esigenze riguardanti la bilancia dei pagamenti e fornire sostegno alle riforme nell'ambito dei programmi di adeguamento del Fondo monetario internazionale (FMI).

[12] Una descrizione dettagliata dell'assistenza macrofinanziaria della CE a favore dei paesi terzi è contenuta nella relazione annuale della Commissione europea indirizzata al Consiglio europeo e al Parlamento europeo. La relazione del 2002 può essere consultata sul sito web Europa al seguente indirizzo: http://europa.eu.int/comm/economy_finance/publications/external_relations/macrofinancial_en.htm

[13] COM(2003) 834 def.

Per poter beneficiare dell'assistenza comunitaria, i paesi devono rispettare i principi della democrazia e dello Stato di diritto, i diritti dell'uomo e i diritti delle minoranze nonché le libertà fondamentali. L'erogazione dell'assistenza comunitaria è anche subordinata alle condizioni definite dal Consiglio nel 1997 [14]. La Commissione verifica il rispetto di tali condizioni e, ove opportuno, formula delle proposte riguardanti l'ammissibilità a beneficiare dell'assistenza a livello generale o per progetti specifici.

[14] Regolamento (CE) n. 2666/2000 del Consiglio, del 5 dicembre 2000, GU L 306/1.

Prima del 30 giugno 2004 la Commissione presenterà al Consiglio due relazioni contenenti una valutazione obiettiva ed indipendente riguardo l'attuazione dell'assistenza comunitaria. Le relazioni contribuiranno a tracciare il futuro dei programmi di assistenza comunitaria. La prima relazione contiene una valutazione dell'attuazione dell'assistenza nell'ambito del regolamento CARDS [15]. Tale valutazione si baserà su cinque criteri: pertinenza, impatto, efficienza, efficacia e sostenibilità del programma di assistenza. Essa dovrebbe inoltre eseguire un'analisi e, ove opportuno, formulare delle raccomandazioni dal punto di vista della complementarità con l'assistenza fornita dagli Stati membri, del coinvolgimento e della partecipazione a livello locale e della coerenza con le altre politiche dell'UE e con le priorità dei governi dei paesi partner. La Commissione presenterà altresì una valutazione dell'attuazione dell'assistenza nell'ambito del regolamento sull'Agenzia europea per la ricostruzione [16]. Tale relazione valuterà l'attuazione dell'assistenza CE da parte dell'agenzia e formulerà una proposta sul futuro status di quest'ultima.

[15] Ibid.

[16] Regolamento (CE) n. 2667/2000 del Consiglio, del 5 dicembre 2000, GU L 306/7.

La comunicazione della Commissione intitolata "Europa ampliata - Prossimità: Un nuovo contesto per le relazioni con i nostri vicini orientali e meridionali" [17] prevedeva che la Commissione avrebbe considerato la possibilità di creare un nuovo strumento per promuovere la cooperazione transfrontaliera lungo le frontiere esterne dell'UE. Un'altra comunicazione, pubblicata nel luglio 2003 con il titolo "Preparare il terreno per un nuovo strumento di prossimità" [18] (NSP), valutava le possibilità in questo settore e individuava quattro obiettivi: (1) promuovere lo sviluppo economico sostenibile; (2) affrontare insieme le sfide comuni in settori quali l'ambiente, la salute pubblica, le misure di prevenzione e di lotta contro la criminalità organizzata; (3) garantire l'efficienza e la sicurezza delle frontiere; (4) promuovere le iniziative locali "da persona a persona". In attesa dell'introduzione del NSP, i programmi di prossimità attualmente in corso di preparazione per il periodo 2004-2006 forniranno il quadro per un maggiore coordinamento tra gli attuali strumenti di finanziamento, in particolare Interreg, Tacis, CARDS e il programma di cooperazione transfrontaliera Phare (CTF). Tra il 2004 e il 2006 CARDS fornirà un contributo finanziario pari a 45 milioni di euro per tali programmi come parte della sua strategia regionale.

[17] COM(2003) 104 def.

[18] COM(2003) 393 def.

In futuro i Balcani occidentali continueranno ad essere caratterizzati da esigenze notevoli, e non tutte potranno essere soddisfatte con l'attuale livello di assistenza nell'ambito del programma CARDS. Questi paesi condividono numerosi problemi comuni, come ad esempio la presenza di infrastrutture carenti in settori quali l'assistenza sanitaria, l'istruzione e la sicurezza sociale. Lo sviluppo economico è ostacolato dal deficit energetico e dall'inadeguatezza delle infrastrutture dei trasporti. Le risorse sono limitate e la Commissione deve concentrarsi su un numero limitato di settori prioritari nei quali l'assistenza può produrre il maggior impatto possibile. Nel medio termine saranno necessarie ulteriori risorse per aiutare i paesi in questione ad affrontare le rimanenti sfide e prepararsi alla futura adesione all'UE. Questi problemi figurano nella recente comunicazione della Commissione sulle sfide politiche e le risorse di bilancio dell'Europa allargata nel periodo 2007-2013 [19].

[19] COM(2004) 101 def.

2.4. Nuove forme di sostegno

In linea con la comunicazione della Commissione intitolata "I Balcani occidentali e l'integrazione europea" [20] e con l'"Agenda di Salonicco per i Balcani occidentali" [21], la Commissione ha introdotto, accanto ai partenariati europei, una serie di nuovi strumenti che aiuteranno a rafforzare la capacità di tali paesi di attuare i rispettivi programmi di riforma.

[20] COM(2003) 285 def.

[21] L'"Agenda di Salonicco per i Balcani occidentali" è stata adottata dal Consiglio Affari generali e Relazioni esterne il 16 giugno 2003 e approvata dal Consiglio europeo di Salonicco il 19-20 giugno 2003.

Uno strumento originariamente sviluppato come parte della strategia dell'UE per aiutare i paesi candidati a rafforzare la propria capacità amministrativa è rappresentato dal gemellaggio. Tale strumento si basa sul distaccamento di funzionari degli Stati membri presso le autorità omologhe della regione; finora il gemellaggio è stato applicato in Albania, Bosnia-Erzegovina e Croazia e sono in corso i preparativi per la sua estensione all'ex Repubblica iugoslava di Macedonia e alla Serbia e Montenegro.

Un altro esempio della proficua applicazione delle lezioni tratte dal processo di allargamento ai Balcani occidentali consiste nell'estensione a questi ultimi, attuata nel dicembre 2003, dei servizi forniti da TAIEX [22].

[22] Ufficio per lo scambio di informazioni in materia di assistenza tecnica

La Commissione ha avviato uno studio di fattibilità sulla creazione di una scuola regionale per l'istruzione superiore e la pubblica amministrazione ed è in attesa delle relative conclusioni prima di formulare proposte concrete.

I paesi della regione saranno in grado di partecipare ai programmi e alle agenzie comunitari in base ai loro interessi specifici e alle loro particolari esigenze e capacità. Il 3 dicembre 2003 la Commissione europea ha pubblicato una comunicazione [23] in cui descrive le relative modalità, gli strumenti e i tempi di esecuzione. Ciò permetterà ai paesi dei Balcani occidentali di migliorare la loro comprensione delle politiche e dei metodi di lavoro dell'UE.

[23] COM(2003) 748 del 3.12.2003 "Preparare la partecipazione dei paesi dei Balcani occidentali ai programmi e alle agenzie comunitari".

La Commissione ha proposto che i paesi dei Balcani occidentali siano ammessi a partecipare alle gare d'appalto nell'ambito dei diversi programmi di preadesione (Phare, ISPA, SAPARD e i programmi per Cipro, Malta e la Turchia). Ciò consentirà alle società presenti nella regione di gareggiare per l'assegnazione degli appalti, familiarizzarsi con le relative procedure, ampliare le opportunità commerciali e creare contatti con gli operatori economici nei paesi interessati.

L'attuazione dell'Agenda di Salonicco è in fase avanzata. Gli impegni di Salonicco si basano tuttavia su uno sforzo congiunto e richiedono una serie di misure pratiche da parte degli stessi paesi dei Balcani occidentali e da parte dell'UE.

3. Progressi compiuti dai paesi nell'ambito del processo di stabilizzazione e associazione

3.1. Sviluppi politici

I paesi dei Balcani occidentali hanno continuato a progredire. La situazione della sicurezza si sta stabilizzando in tutta la regione. Tuttavia, gli scontri etnici verificatisi in Kosovo nel marzo 2004 hanno rappresentato una grave battuta d'arresto. Occorre eseguire una valutazione più approfondita e dettagliata delle cause e delle implicazioni di tali eventi.

Nei singoli paesi sono attualmente in corso le riforme all'interno dell'amministrazione pubblica e in diversi altri settori, tra cui la difesa. Aumenta anche la cooperazione regionale. I progressi non sono tuttavia omogenei. In molti paesi, la maggior parte delle raccomandazioni contenute nella relazione annuale del 2003 è rimasta lettera morta. Si registrano scarsi progressi nella lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione. Le riforme in campo amministrativo e giudiziario procedono a rilento e l'attuazione e applicazione della legge appaiono carenti.

L'Albania continua a svolgere un ruolo costruttivo nella regione e la sua economia è rimasta stabile. Tuttavia, la criminalità organizzata e la corruzione sono ancora diffuse e minacciano la stabilità e l'avanzamento della riforma. L'Albania deve intensificare i suoi sforzi in questo settore. Inoltre, essa deve rafforzare l'apparato giudiziario e la pubblica amministrazione e garantire delle elezioni libere ed eque a tutti i livelli. La capacità di attuazione risulta particolarmente preoccupante. Il paese dovrebbe infine riservare una maggiore attenzione alle richieste delle minoranze.

Lo studio di fattibilità relativo alla Bosnia-Erzegovina ha confermato che sono stati compiuti notevoli progressi sul fronte della stabilizzazione. Il paese presenta tuttavia ancora notevoli carenze strutturali. L'ordine costituzionale definito dagli accordi di pace di Dayton/Parigi risulta complesso, costoso e non facilita le riforme. Tuttavia, le riforme nel settore della difesa e in campo fiscale dimostrano che è possibile operare un cambiamento progressivo e politicamente accettabile. Una delle principali sfide cui deve far fronte oggi la Bosnia-Erzegovina consiste nell'eliminare le carenze strutturali e diventare uno Stato autonomo capace di mantenere relazioni più strette con l'Unione europea. Ciò potrebbe richiedere un rafforzamento dei poteri e delle capacità del governo centrale nonché un'adeguata ripartizione delle competenze tra lo Stato e le altre entità. L'Alto rappresentante ha dato un impulso significativo alle riforme. Il governo della Bosnia-Erzegovina deve ora assumere una responsabilità più diretta nell'ambito del processo di riforma.

La situazione della sicurezza nell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia si sta stabilizzando e il clima politico registra un miglioramento. Nonostante la tragica morte del presidente Trajkovski, il paese ha mantenuto l'unità nazionale e dimostrato una grande maturità politica Il presidente Trajkovski ha svolto un ruolo importante nell'elaborazione e attuazione dell'accordo quadro di Ohrid ed era fortemente impegnato a promuovere l'ingresso del proprio paese nell'Unione europea. La Commissione confida che il governo dell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia porterà avanti il suo lavoro. Nel periodo in questione l'attuazione dell'accordo quadro di Ohrid ha segnato dei progressi, ma alcune delle sue parti più sensibili sono ancora in attesa di adozione e/o attuazione. L'entrata in vigore dell'accordo di stabilizzazione e associazione, prevista per il 1° Aprile 2004, dovrebbe accelerare ulteriormente le urgenti riforme, garantendo la creazione di istituzioni stabili e funzionanti, lo Stato di diritto e lo sviluppo economico.

L'adozione della carta costituzionale e del piano d'azione per il mercato interno e il commercio in Serbia e Montenegro rappresentano dei risultati importanti, anche se la relativa attuazione e il piano d'azione risultano ancora incompleti. In Serbia lo stato di emergenza dichiarato dopo l'assassinio del primo ministro Zoran Djindjic ha prodotto, temporaneamente, un maggiore impegno nella lotta contro la criminalità organizzata e gli estremisti politici. Tuttavia, nello stesso periodo si è assistito ad un peggioramento sul fronte del rispetto dei diritti dell'uomo e dello Stato di diritto. Le elezioni parlamentari tenutesi in Serbia nel dicembre 2003 hanno portato alla formazione di un governo di coalizione guidato dal primo ministro Kostunica. In Kosovo il completamento del trasferimento dei poteri non esclusivi dall'UNMIK alle istituzioni provvisorie di autogoverno ha spianato la strada all'apertura di una nuova fase nelle relazioni tra le autorità internazionali e quelle locali. Tali relazioni si baseranno su un partenariato più stretto per la realizzazione comune degli obiettivi definiti nel documento intitolato "Standard per il Kosovo", presentato dal rappresentante speciale del Segretario generale nel dicembre 2003 e successivamente approvato dal Consiglio di sicurezza dell'ONU. I progressi compiuti nel rispetto di tali standard appaiono ancora più importanti dopo gli eventi del marzo 2004. Questi ultimi hanno dimostrato che i rappresentanti del Kosovo dovranno impegnarsi maggiormente a garantire un Kosovo stabile, sicuro, democratico e multietnico e a procedere sul cammino dell'integrazione europea. Le intimidazioni di matrice etnica e gli atti di violenza e di distruzione non sono compatibili con le norme ed i valori europei. L'UE punta a mantenere il Kosovo fermamente ancorato al processo di stabilizzazione e associazione e si adopererà per garantire che i progressi compiuti nel rispetto degli standard dell'ONU riflettano le politiche e i valori dell'UE e rimangano compatibili con gli stessi.

Una delle principali sfide cui deve ancora far fronte la regione consiste nel garantire la creazione di sistemi di governo democratici pienamente funzionanti. Nel corso dell'anno si sono tenute le elezioni in diversi paesi. A livello generale, si ritiene che siano state libere ed eque e che siano state gestite in conformità con le norme internazionali. Sebbene le elezioni amministrative in Albania si siano svolte sulla base del nuovo codice elettorale, si sono registrati alcuni problemi, in particolare per quanto riguarda la registrazione e gli elenchi degli elettori e i ritardi e le interferenze nella tabulazione dei risultati. La replica delle elezioni presidenziali serbe nel novembre 2003, in seguito a una serie di tentativi falliti nel 2002, ha avuto un esito negativo a causa del mancato raggiungimento della soglia necessaria.

In diversi paesi il funzionamento delle istituzioni di governo è ancora ostacolato, e a volte paralizzato, dai conflitti politici interni. La mancanza di sostegno agli accordi costituzionali, le dispute relative a questi ultimi e la tradizionale sfiducia tra gli avversari politici sono spesso alla base dei problemi, con conseguente rallentamento del processo legislativo e della ripresa economica. In tutta la regione è necessario ricostruire la fiducia tra i principali riformatori e tra i politici e i loro elettori. Sono stati compiuti dei progressi nella riforma dell'apparato militare in Bosnia-Erzegovina e in Serbia e Montenegro.

L'efficienza dei parlamenti è aumentata in diversi paesi. Vengono affrontate questioni importanti, i metodi di lavoro sono migliorati e vengono adottate più leggi. In alcuni casi la qualità dei risultati è ancora influenzata dalla mancanza di un'amministrazione adeguatamente qualificata e di risorse tecniche. In Serbia e Montenegro il funzionamento delle legislature repubblicane è stato caratterizzato da instabilità e dalla mancanza di consenso sulla necessità di adottare le leggi principali. L'attività legislativa del parlamento statale è stata estremamente modesta, il che ha prodotto alcuni ritardi nell'attuazione della carta costituzionale.

Una società civile capace di esprimere le esigenze, le preferenze e le preoccupazioni della popolazione rappresenta un elemento importante di tutte le società democratiche. In alcuni dei paesi dei Balcani occidentali la società civile è ancora allo stato primitivo, sebbene la situazione stia gradualmente migliorando. Le ONG e gli altri organi indipendenti devono ancora migliorare le loro capacità di sensibilizzazione e rafforzare la propria autonomia finanziaria, essendo ancora fortemente dipendenti dai finanziamenti esterni dei donatori.

È inoltre necessario accelerare la riforma dell'istruzione e fornire sostegno alle organizzazioni giovanili non governative, la cui partecipazione attiva alla società può garantire una democrazia aperta e pluralista. Continua a meritare una particolare attenzione il tema dell'insegnamento delle lingue minoritarie.

Si registrano scarsi progressi nella riforma della pubblica amministrazione. Globalmente, la capacità amministrativa, a livello centrale e locale, continua ad essere carente in tutta la regione. In molti paesi la capacità dell'amministrazione di coordinare le politiche ed eseguire la pianificazione strategica è ostacolata dalla mancanza di risorse umane e finanziarie e di una chiara divisione delle responsabilità. L'ingerenza politica è molto diffusa. I paesi devono creare un quadro giuridico e procedure tali da garantire la professionalità e l'indipendenza della pubblica amministrazione. Tale aspetto è fondamentale, in quanto spetta a quest'ultima preparare ed attuare il processo di riforma.

Un'altra sfida comune ai paesi dei Balcani occidentali consiste nella riforma e nel rafforzamento dei sistemi giudiziari. Le carenze di tali sistemi, segnalate nella relazione dello scorso anno, rimangono in gran parte immutate. Il carico dei processi pendenti è notevole. Nella regione in questione la formazione del personale giudiziario dipende in larga misura dai contributi dei donatori esterni. Gli istituti di formazione non sono ancora stati trasformati in organi permanenti con programmi di formazione completi. Sono necessari ulteriori progressi in termini di potenziamento delle capacità di azione penale contro i crimini di guerra.

L'efficienza del sistema giudiziario in Albania appare ancora debole, il che ostacola la lotta contro i reati gravi. Gli stipendi dei magistrati e dei pubblici ministeri sono bassi e le infrastrutture risultano carenti. La corruzione è ampiamente diffusa.

Nel febbraio 2002 è stata adottata in Bosnia-Erzegovina una strategia globale per la riforma del sistema giudiziario; le procedure di nomina verranno rivedute e sarà ridotto il numero dei tribunali e dei magistrati. La creazione di un tribunale statale e dell'ufficio della procura generale in Bosnia-Erzegovina rappresenta un importante passo in avanti. Tuttavia, la riforma del sistema giudiziario in Bosnia-Erzegovina continua a rappresentare una grande sfida a livello di Stato, di Entità e a livello locale. Occorre in particolare rafforzare la capacità dell'apparato giudiziario a livello statale e garantire un'adeguata rappresentazione di tutte le componenti etniche.

Non si registrano cambiamenti significativi nel funzionamento del sistema giudiziario nell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia. Le udienze dei processi civili vengono spesso rinviate, il sistema di notificazione della citazione in giudizio o del mandato di comparizione è inefficiente e si verificano notevoli ritardi nell'esecuzione delle sentenze.

In Serbia e Montenegro il sistema giudiziario deve ancora lottare contro la voluminosa mole di arretrati, le interferenze politiche e la carenza di risorse. Lo stato di emergenza in Serbia ha prodotto una serie di ingerenze politiche inopportune nel sistema giudiziario e si è tradotto nell'adozione di atti legislativi mediante procedure di emergenza, con effetti negativi perpetuatisi anche in seguito all'abolizione dello stato di emergenza nel 2003.

Sono proseguiti gli interventi di lotta alla corruzione. La maggior parte dei paesi ha adottato delle strategie anticorruzione ed istituito degli organi preposti all'attuazione delle stesse. Tuttavia, il loro lavoro è spesso ostacolato dalla mancanza di obiettivi chiari e realistici e dalla carenza di risorse. Le strategie non vengono attuate in maniera sufficientemente incisiva. I risultati delle misure anticorruzione sono stati finora limitati e la corruzione è ancora diffusa in tutta la regione. Per risolvere tali problemi è necessario intensificare gli sforzi. Uno sviluppo positivo è dato dall'adesione della Serbia e Montenegro alla struttura di cooperazione GRECO (Groups of States against Corruption - gruppi di Stati contro la corruzione) nell'ottobre 2003. Tutti i paesi dei Balcani occidentali partecipano ora a questa cooperazione intergovernativa contro la corruzione.

Il rispetto dei diritti dell'uomo e delle minoranze è garantito in tutti i paesi dalla costituzione o dalla legge. Sono necessari dei progressi in termini di applicazione pratica. È opportuno dare sostegno alle istituzioni che garantiscono il rispetto dei diritti dell'uomo, fornire adeguati finanziamenti e rispettare ed attuare le loro decisioni. In alcuni paesi bisogna intensificare il coordinamento in tale settore tra i diversi livelli di governo. Continuano gli atti di violenza ad opera delle forze di polizia e le condizioni nei penitenziari sono tuttora precarie in diversi paesi. Le accuse di violazione dei diritti dell'uomo devono essere adeguatamente verificate e risolte nell'ambito di opportune indagini. La parità fra uomini e donne non viene garantita in maniera sufficiente e la violenza in ambito domestico è ancora diffusa in diversi paesi.

Numerosi profughi e sfollati interni devono ancora tornare nel proprio luogo d'origine. Molti di essi hanno preferito reinsediarsi altrove piuttosto che rimpatriare. I loro diritti, ivi compresi i diritti di proprietà nel loro paese d'origine, devono essere rispettati. Il ritorno dei profughi in Bosnia-Erzegovina è stato impressionante e ha coinvolto più di un milione di persone dalla fine della guerra. Attualmente il flusso di persone sta tuttavia diminuendo [24]. Alla fine del 2003 oltre il 90% delle rivendicazioni riguardanti i beni immobiliari in Bosnia-Erzegovina e scaturite dal conflitto degli anni '90 era stato risolto. La principale sfida oggi consiste nel creare delle condizioni economiche e sociali sostenibili per i rimpatriati. In Kosovo la mancanza di sicurezza continua ad ostacolare i rimpatri. Le difficoltà economiche e altre ragioni sociali rappresentano ulteriori fattori che scoraggiano il rimpatrio degli sfollati. Alla fine del 2003 la Serbia e Montenegro contava 225.000 sfollati interni originari del Kosovo. Tale cifra è leggermente inferiore rispetto al 2002. Saranno necessari anche nuovi interventi di riflessione per elaborare una strategia adeguata che garantisca che le vittime dei recenti atti di violenza in Kosovo possano tornare in patria e che non subiscano altri spostamenti.

[24] Nel 2003 sono stati registrati in Bosnia-Erzegovina 44.868 rimpatri, rispetto ai 102,000 del 2002 (UNHCR Sarajevo, rimpatri di persone appartenenti alle minoranze registrati nel 2003 in Bosnia-Erzegovina). 100,000 profughi della Bosnia-Erzegovina rimangono in Serbia e Montenegro e circa 4.000 in Croazia. In Bosnia-Erzegovina vivono attualmente 327.000 sfollati interni (UNHCR, stima del numero di profughi e sfollati in Europa sudorientale ancora in cerca di stabilità, aggiornamento sulla base della situazione al 1° gennaio).

La libertà, l'indipendenza e la professionalità dei media sono indispensabili per il funzionamento della democrazia. I paesi dei Balcani occidentali hanno compiuto dei progressi in termini di adozione e, in misura minore, attuazione della legislazione sui media sulla base delle norme europee. Sono necessari ulteriori progressi per trasformare le emittenti statali in vere e proprie emittenti pubbliche e garantire il libero accesso all'informazione, la libertà e l'indipendenza dei media, la piena autonomia degli enti normativi e l'assegnazione e regolamentazione eque e trasparenti delle frequenze di trasmissione. Nella maggior parte dei paesi si registrano ancora episodi di interferenza politica nei media, a volte sotto forma di pressioni finanziarie e fiscali, e manca un'effettiva protezione contro la diffamazione indebita. Sono necessari maggiori sforzi per garantire l'indipendenza finanziaria dei media nel lungo termine, soprattutto per quanto riguarda la trasparenza delle risorse finanziarie e le norme concernenti il possesso e la concentrazione dei media. È opportuno creare delle condizioni di gioco eque per le emittenti pubbliche e private al fine di garantire la coesistenza di settori pubblici e privati sostenibili. Gli interventi dovrebbero puntare a consolidare le strutture professionali, aumentare lo standard professionale ed etico - promuovendo in tal modo l'autoregolamentazione - e garantire l'adeguata partecipazione degli organi professionali competenti e degli altri organismi alla gestione dei media.

Nel settore dell'emittenza, i paesi dovrebbero procedere nell'adozione delle norme UE concernenti, tra l'altro, la pubblicità e le sponsorizzazioni, la tutela dei minori, la promozione di materiale audiovisivo europeo e il diritto di replica. La Commissione e le altre organizzazioni europee competenti stanno intensificando la loro collaborazione con le autorità pubbliche e con gli ambienti professionali in tali paesi, al fine di sensibilizzarli alle migliori pratiche nel settore dei media e individuare le modalità per accelerare le riforme necessarie.

3.2. Sviluppo economico [25]

[25] L'affidabilità delle statistiche fornite dai paesi della regione rimane generalmente scarsa. I dati dovrebbero pertanto essere interpretati con cautela.

La crescita economica nella regione ha superato il 4% nel 2003 per il quarto anno consecutivo, dimostrando la capacità di recupero dei Balcani occidentali di fronte al ristagno dell'economia mondiale in generale e alla recessione nell'Unione europea in particolare. La maggior parte dei paesi ha registrato un tasso di crescita leggermente superiore rispetto all'anno precedente. A livello regionale, il prodotto interno lordo (PIL) pro capite raggiunge una media di 2400 euro, passando da circa 700 euro in Kosovo [26] a 5400 euro in Croazia. Escludendo la Croazia, il PIL pro capite dei restanti paesi registra una media pari a 1700 euro. I livelli di reddito nei Balcani occidentali sono generalmente inferiori a quelli dei paesi in via di adesione dell'Europa centrale e orientale (PECO), il cui PIL pro capite ammonta in media a 6000 euro.

[26] In Kosovo il reddito pro capite ha subito una significativa revisione al basso da parte del FMI rispetto ai dati dell'anno scorso.

L'inflazione è stata ridotta a una media regionale del 3,5%. Tale risultato è dovuto principalmente alle ancore esterne, all'attuazione di quadri macroeconomici prudenti e ai costanti miglioramenti registrati in Serbia e Montenegro. Nel corso del 2003 è migliorata la situazione delle finanze pubbliche. Complessivamente, nei Balcani occidentali il deficit di bilancio (esclusi gli aiuti non rimborsabili) è sceso al 4% del PIL, con variazioni che vanno dal 1,5% del PIL nell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia al 5,5% del PIL in Albania.

Sebbene i paesi abbiano compiuto alcuni progressi sul fronte delle riforme strutturali, complessivamente l'andamento di queste ultime rimane lento e non sono ancora state avviate riforme strutturali significative. Inoltre, in alcuni casi i risultati appaiono fragili e devono essere consolidati. La privatizzazione delle piccole e medie imprese è in fase avanzata in gran parte dei paesi e si registrano notevoli ulteriori progressi in Serbia e Montenegro. D'altra parte, la privatizzazione delle grandi imprese di proprietà statale o collettiva è proceduta a rilento e ha compiuto progressi apprezzabili soltanto in pochi paesi. A livello generale, in Serbia e Montenegro la riforma sembra aver perso il suo slancio in alcuni settori rispetto agli ultimi due anni e in Bosnia-Erzegovina le riforme sono promosse in gran parte dall'ufficio dell'Alto rappresentante.

La ristrutturazione dell'economia potrebbe comportare la perdita di posti di lavoro, ma se questo processo è attuato con sufficiente determinazione, le nuove attività economiche possono contribuire ad incrementare il tasso di occupazione netta e ridurre la disoccupazione. Il tasso ufficiale di disoccupazione è elevato in tutti i paesi, in particolare nell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia, in Kosovo e in Bosnia-Erzegovina. Il perdurare di tale situazione può creare tensioni sociali e politiche capaci di pregiudicare il proseguimento della riforma economica e politica, in quanto colpisce principalmente i giovani e le minoranze.

Secondo le stime, in diversi paesi circa il 20-25% dei cittadini vive al di sotto della soglia di povertà [27] e il tasso di mortalità infantile in Albania supera di 5 volte quello della media dell'UE. In Bosnia-Erzegovina, nell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia e in Serbia e Montenegro esso è 3 volte superiore rispetto all'UE [28]. Il tenore di vita è particolarmente basso nelle zone rurali, tra le minoranze, i lavoratori non specializzati e i disoccupati.

[27] La soglia di povertà varia a seconda del periodo e dell'area geografica e ciascun paese utilizza dei parametri corrispondenti al proprio livello di sviluppo, ai propri valori e alle proprie norme sociali. Il livello di reddito necessario per soddisfare le esigenze di base cambia inoltre a seconda del periodo e delle singole società.

[28] Divisione statistica delle Nazioni Unite (2003). In Albania il tasso di mortalità infantile è di circa 25 decessi per ogni 1.000 bambini nati vivi nel primo anno di vita. In Bosnia-Erzegovina, nell'ex Republica iugoslava di Macedonia e in Serbia e Montenegro tale cifra ammonta a 15. Per la Croazia il risultato è 8.

Le economie dei Balcani occidentali presentano un grande settore informale, come la maggior parte delle economie in transizione. Si calcola che in alcuni casi il settore informale potrebbe rappresentare fino al 50% del PIL, essendo cresciuto notevolmente, in termini di dimensioni e di portata, durante il periodo bellico. La forte presenza delle attività del settore informale ostacola la creazione di un settore pubblico efficiente in quanto riduce la base imponibile e impedisce l'attuazione di politiche sociali mirate a causa della mancanza di informazioni attendibili.

L'assistenza finanziaria internazionale sotto forma di aiuti non rimborsabili e prestiti rimane un'importante fonte di finanziamento del bilancio. Nel 2003 gli aiuti non rimborsabili dovrebbero rappresentare oltre il 2% del PIL nell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia e il 4% del PIL in Bosnia-Erzegovina. In Kosovo, tale cifra potrebbe superare il 40%. Sebbene costituiscano una fonte vitale di reddito per i paesi in questione, le rimesse degli emigranti, che nel 2002 ammontavano a più del 10% del PIL nella maggior parte dei paesi (il che rappresenta un volume di gran lunga superiore rispetto a quello degli investimenti esteri diretti), vengono spese principalmente per pagare le importazioni e sono spesso associate a significativi deficit commerciali.

La continua perdita di risorse umane legata ai flussi migratori ha cominciato a rallentare rispetto agli alti livelli registrati negli anni precedenti. Nel 2003 tre paesi dei Balcani occidentali figuravano nella classifica delle prime 40 nazionalità in cerca di asilo nei paesi industrializzati (rispetto a quattro nel 2002). Tale risultato è dovuto alla riduzione del numero di richieste di asilo da parte di cittadini appartenenti a questi paesi. [29] Sebbene sia difficile individuare i motivi di tale cambiamento, è lecito ipotizzare che esso rifletta il crescente senso di stabilità e le nuove opportunità economiche presenti nella regione.

[29] UNHCR: Asylum levels and trends in industrialized countries, January to October 2003.

La liberalizzazione degli scambi è parte integrante del processo di adesione all'UE e del processo di stabilizzazione e associazione. Gli scambi nei Balcani occidentali hanno conosciuto un'espansione nel 2002: la crescita delle importazioni (9%) ha superato quella delle esportazioni, che ha quasi subito un arresto nel corso dell'anno. L'UE rimane il principale partner commerciale della regione, con quasi il 60% degli scambi complessivi (dal 45% per la Bosnia-Erzegovina all'80% nel caso dell'Albania), di cui l'Italia e la Germania rappresentano oltre la metà. I Balcani occidentali sono ancora un partner commerciale minore per l'UE (meno dell'1% degli scambi complessivi nel 2002). A decorrere dal 1° maggio 2004 i 10 nuovi Stati membri dell'UE applicheranno la politica commerciale comune dell'UE, ivi comprese le misure commerciali nei confronti dei Balcani occidentali. Ciò creerà nuove possibilità di esportazione verso l'UE in regime di franchigia doganale

A livello globale, il deficit commerciale rimane elevato nell'intera regione, avendo superato il 25% del PIL nel 2003. Esso varia dal 17% del PIL nell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia a circa il 40% in Bosnia-Erzegovina e al 95% in Kosovo. Sebbene il deficit delle partite correnti debba probabilmente ridursi a una media regionale pari a circa l'8% del PIL nel 2003, il debito esterno dovrebbe raggiungere circa il 55% del PIL. Gli squilibri esterni meritano un controllo attento e costante.

Il livello degli investimenti esteri diretti (IED) è cresciuto in maniera significativa nel 2003 (+ 40% rispetto al 2002) ed ha raggiunto il 5,4% del PIL, pari a circa 130 euro pro capite. Tale risultato è dovuto principalmente al raddoppiamento dei flussi diretti in Serbia e Montenegro in seguito al processo di privatizzazione. Complessivamente, il flusso di IED verso i paesi dei Balcani occidentali registrato negli ultimi anni è di gran lunga inferiore (su base pro capite) rispetto agli investimenti di cui hanno beneficiato i paesi in via di adesione, sebbene sia abbastanza simile in termini di percentuale del PIL. La distribuzione geografica dei flussi di IED non è uniforme e la Croazia risulta aver ricevuto oltre la metà degli investimenti complessivi. Gli IED rappresentano un'importante fonte di valuta estera e svolgono un ruolo essenziale nel finanziamento del deficit delle partite correnti, soprattutto nei paesi in transizione, la cui capacità di risparmio interno è spesso limitata e in cui gli elevati deficit delle partite correnti finanziano i crescenti consumi e investimenti.

È necessario un impegno costante per creare un'economia di mercato funzionante e un clima commerciale che attiri gli IED. La presenza di un quadro normativo e giuridico stabile, prevedibile e favorevole è essenziale per garantire nel lungo termine e in maniera duratura dei tassi di crescita elevati. È opportuno compiere ulteriori sforzi su diversi fronti, tra cui il rispetto dello Stato di diritto, la creazione e attuazione di un quadro giuridico trasparente (compresa la riforma del sistema catastale e la risoluzione delle controversie in materia di proprietà), la riforma delle pubbliche amministrazioni e il proseguimento della lotta contro la corruzione. I paesi devono inoltre portare avanti la riforma del settore finanziario e migliorare i sistemi di intermediazione finanziaria, in particolare (nella maggior parte dei paesi) le misure tese a perfezionare i sistemi di finanziamento a lungo termine per le piccole e medie imprese. La liberalizzazione e lo sviluppo del settore delle telecomunicazioni sono importanti per la crescita dell'economia. I governi dovrebbero incoraggiare l'adozione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione e promuovere un'economia basata sulle conoscenze ispirata al quadro normativo UE in materia di comunicazioni per via elettronica.

La Commissione ha avviato un dialogo economico con l'Albania, la Croazia e l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia. I primi dialoghi con la Bosnia-Erzegovina e la Serbia e Montenegro dovrebbero aver luogo nel corso del 2004. Il dialogo economico consente lo scambio di informazioni e di vedute sui progressi compiuti dai singoli paesi nell'ambito delle riforme economiche e strutturali e aiuta questi ultimi a familiarizzarsi con gli sviluppi economici e il coordinamento delle politiche all'interno dell'UE.

Le piccole e medie imprese svolgono un ruolo importante per lo sviluppo economico e l'occupazione. Al vertice di Salonicco, i paesi dei Balcani occidentali hanno approvato la Carta europea delle piccole imprese, impegnandosi ad attuare i dieci principi sanciti dalla stessa. Il Kosovo partecipa al sistema attraverso i lavori della missione delle Nazioni Unite in Kosovo (UNMIK). Secondo la relazione della Commissione del gennaio 2004 relativa all'attuazione della Carta nei Balcani occidentali, i risultati variano a seconda dei paesi e del settore in questione. Ciascun paese ha fissato volontariamente una serie di obiettivi per i prossimi dodici mesi per migliorare il contesto imprenditoriale. La Carta fungerà da strumento di verifica annuale dei progressi compiuti in questo settore.

Nell'ottobre 2003 è stata organizzata a Venezia una tavola rotonda a livello ministeriale intitolata "I Balcani: dalla ricostruzione all'integrazione economica" al fine di promuovere lo sviluppo del settore privato e la creazione di reti e infrastrutture moderne nel settore dell'energia e dei trasporti.

Nel giugno 2003 il Consiglio europeo di Salonicco ha ribadito l'importanza degli scambi nell'ambito del processo di stabilizzazione e associazione ed ha accolto l'invito rivolto dal Consiglio alla Commissione a preparare l'estensione del sistema paneuropeo di cumulo diagonale dell'origine ai paesi della regione, in linea con le politiche comunitarie pertinenti e tenendo conto delle rispettive capacità amministrative. Allo stato attuale la Commissione concentra i suoi interventi sulla Croazia e sull'ex Repubblica iugoslava di Macedonia, ossia gli unici due paesi che finora hanno firmato o concluso un accordo di stabilizzazione e associazione con l'UE.

Dopo aver riscontrato che il sistema di gestione e controllo dell'origine preferenziale dello zucchero in Serbia e Montenegro non consentiva alle autorità di verificare in maniera approfondita il carattere originario delle esportazioni di zucchero, nel maggio 2003 la Commissione ha sospeso gli accordi preferenziali per lo zucchero importato dalla Serbia e Montenegro per un periodo iniziale di tre mesi per proteggere gli interessi finanziari della Comunità europea. Questa misura è stata prorogata per altri sei mesi nell'agosto 2003 e ancora una volta nel febbraio 2004. Recentemente la Serbia e Montenegro ha compiuto progressi incoraggianti nell'eliminare gran parte delle carenze strutturali individuate dalla Commissione. Tuttavia, in alcuni casi specifici è ancora necessario un deciso intervento antifrode. Alcune delle carenze strutturali rilevate persistono tuttora e potrebbero ripercuotersi su tutte le merci esportate verso l'UE. Pertanto, nel gennaio 2004 è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale un avviso agli importatori per tutti i prodotti originari della Serbia e Montenegro (un precedente monito della Commissione che richiamava l'attenzione degli operatori commerciali sull'inaffidabilità del sistema di certificazione dell'origine). La Commissione continua a seguire con attenzione i relativi sviluppi.

4. La dimensione regionale

La maggior parte delle sfide cui devono far fronte i paesi dei Balcani occidentali sono collettive e presentano una dimensione transfrontaliera. Il ritorno dei profughi, lo sviluppo economico e infrastrutturale e la lotta contro la criminalità organizzata sono alcuni dei settori in cui i paesi devono operare una stretta collaborazione per conseguire dei risultati. La cooperazione regionale va di pari passo con lo sviluppo dei singoli paesi e costituisce un elemento essenziale del processo di stabilizzazione e associazione nonché un presupposto fondamentale nell'ambito degli ASA. Si registrano notevoli progressi in questo campo, come dimostra il crescente numero di accordi bilaterali di cooperazione tra i paesi dei Balcani occidentali. La cooperazione regionale sta diventando un mezzo naturale per affrontare i problemi comuni e per compiere ulteriori progressi in settori importanti.

In occasione del vertice di Salonicco, i paesi della regione si sono impegnati ad intensificare la cooperazione regionale ed a promuovere una serie di obiettivi e iniziative specifici. La Commissione incoraggia inoltre tali paesi a rafforzare la loro cooperazione con gli Stati membri dell'UE e con i paesi candidati. I paesi dei Balcani occidentali potrebbero trarre vantaggio dall'esperienza acquisita dai paesi candidati e dai nuovi Stati membri nell'ambito del processo di transizione e preadesione.

4.1. Cooperazione politica e istituzionale

Il dialogo politico tra i paesi si sta intensificando. Diversi paesi hanno siglato accordi riguardanti il rimpatrio dei profughi, i valichi di frontiera, la concessione dei visti e la lotta contro il terrorismo, la criminalità organizzata e i traffici illeciti.

Le scuse presentate pubblicamente dal presidente della Serbia e Montenegro per i crimini commessi in Bosnia-Erzegovina e il perdono chiesto dai presidenti della Croazia e della Serbia e Montenegro per gli errori del passato rappresentano un segnale incoraggiante che dimostra il miglioramento delle relazioni tra i paesi e la disponibilità a promuovere la riconciliazione.

Le questioni riguardanti la delimitazione e la demarcazione delle frontiere tra i diversi paesi devono ancora essere risolte.

4.2. Scambi regionali

All'inizio del 2003 si sono conclusi i negoziati tra i paesi della regione (e con la Bulgaria e la Romania) relativi alla creazione di una rete di accordi di libero scambio (ALS) bilaterali. I negoziati si basavano sul memorandum d'intesa firmato dagli stessi nel 2001 nel quadro del patto di stabilità. Tuttavia, nel corso dell'anno la Serbia e Montenegro ha chiesto la revisione di quattro dei suoi ALS. Dopo una riunione dei ministri del Commercio, tenutasi a Roma nel novembre 2003, i 4 ALS sono stati conclusi alla fine del 2003. La Commissione si rammarica del fatto che la Bosnia-Erzegovina abbia rinviato unilateralmente l'attuazione di taluni aspetti dei propri ALS con la Croazia e con la Serbia e Montenegro. Ciò solleva alcuni dubbi sulla capacità del paese di rispettare ed attuare gli accordi internazionali.

Nel maggio 2003 la missione delle Nazioni Unite in Kosovo (UNMIK) si è impegnata unilateralmente a rispettare le condizioni del memorandum d'intesa in seguito alle conclusioni in base alle quali il suo mandato nell'ambito della Risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell'ONU comprenderebbe anche la firma di ALS per conto del Kosovo. Finora, l'UNMIK ha concluso un ALS con l'Albania ed è impegnata in ulteriori colloqui con gli altri partner interessati della regione. È importante che il Kosovo non sia escluso da questo processo regionale di liberalizzazione degli scambi.

Per beneficiare appieno della liberalizzazione degli scambi nella regione è necessario garantire la ratifica degli ALS e un'attuazione integrale, rapida ed efficiente degli stessi. Il processo di liberalizzazione degli scambi nella regione dovrebbe proseguire al fine di favorire ulteriormente gli scambi e attirare gli investimenti esteri diretti. I paesi della regione sono incoraggiati a valutare l'ipotesi di armonizzare i rispettivi ALS in vista della creazione, nel medio termine, di un'area regionale di libero scambio.

4.3. Cooperazione nel settore Giustizia e affari interni

Il dibattito sulla giustizia e gli affari interni (GAI) nei Balcani occidentali si è intensificato lo scorso anno. L'Agenda di Salonicco sottolinea la crescente importanza delle questioni GAI nell'ambito delle relazioni tra l'UE ed i Balcani occidentali. La prima riunione del forum UE-Balcani occidentali è stata organizzata il 28 novembre 2003 a livello di ministri GAI.

I paesi devono rafforzare la lotta contro la criminalità organizzata nella regione. In occasione della riunione ministeriale GAI del 28 novembre 2003, ciascun paese ha presentato la propria strategia di attuazione per specifiche azioni operative di lotta contro la criminalità organizzata. Le strategie nazionali comprendevano due misure prioritarie a livello regionale. Una riguarda la cooperazione tra le unità di intelligence finanziaria impegnate nella lotta contro il riciclaggio del denaro, l'altra lo sviluppo della cooperazione tra i magistrati inquirenti che operano nella regione. Esse individuano gli interventi prioritari e delineano una strategia per la loro attuazione, definendo i relativi tempi, i parametri e le risorse necessarie. L'attuazione spetta ai singoli paesi, mentre la Commissione verificherà i progressi nell'ambito del PSA.

L'Europol ha l'incarico di negoziare gli accordi di cooperazione con tutti i paesi dei Balcani occidentali. Sono stati organizzati dei contatti interlocutori e alcuni dei paesi hanno già fornito una serie di informazioni che contribuiranno all'avvio dei negoziati. Questi accordi forniranno un utile contributo alla lotta contro la criminalità organizzata.

Per quanto concerne il narcotraffico, il Consiglio sta attuando il piano d'azione in materia di lotta alla droga, adottato nel giugno 2003. Il piano riguarda l'UE, i Balcani occidentali, la Romania, la Bulgaria e la Turchia.

Il vertice di Salonicco ha accolto con favore i risultati della conferenza regionale di Ohrid sulla sicurezza e la gestione delle frontiere tenutasi il 22 maggio 2003. In tale occasione i paesi dei Balcani occidentali hanno presentato una lista di obiettivi da attuare nel breve termine per combattere in maniera efficace l'immigrazione clandestina e garantire la sicurezza e la gestione delle frontiere. Ciascun paese ha presentato una relazione scritta in cui illustrava le misure concrete che verranno adottate per attuare tali impegni. Il meccanismo di revisione istituito a Ohrid consentirà alla comunità internazionale di monitorare le misure di attuazione dei paesi e fornire loro sostegno.

La prima riunione dei funzionari di collegamento degli Stati membri distaccati nella regione, organizzata nel novembre 2003, rappresenta un punto di partenza per la futura cooperazione nella regione in materia di criminalità organizzata e immigrazione. Questa iniziativa deve essere sviluppata ulteriormente per rafforzare la cooperazione tra gli Stati membri e la regione affinché possano affrontare i problemi transfrontalieri riguardanti la giustizia e gli affari interni. I paesi della regione sono inoltre invitati a collaborare con i funzionari di collegamento distaccati.

Alla luce dei flussi irregolari di profughi ed emigranti dovuti alle discrepanze nelle politiche di ammissione, il forum UE-Balcani occidentali ha esortato i paesi della regione a operare una stretta collaborazione nel quadro dei relativi programmi in materia di asilo e immigrazione.

Il 18 dicembre 2003 è stato siglato un accordo di riammissione tra la Comunità europea e l'Albania.

La liberalizzazione del sistema di concessione dei visti è una questione di lungo termine che andrebbe collocata in un contesto più ampio: gli eventuali progressi compiuti in questo settore dipendono dalla capacità dei singoli paesi di attuare le riforme radicali in settori quali il rafforzamento dello Stato di diritto, la lotta contro la criminalità organizzata, la corruzione e l'immigrazione clandestina, il potenziamento dei sistemi di gestione delle frontiere e la sicurezza dei documenti e il miglioramento generale della capacità amministrativa e di attuazione. Molti di questi temi possono essere discussi nell'ambito del dialogo generale in ambito GAI nel quadro del PSA.

4.4. Cooperazione in altri settori

La prova più evidente dei progressi compiuti sul fronte della cooperazione regionale è data dalla serie di accordi e strategie settoriali che cominciano ad unire i paesi in un complesso di impegni concordati e reciprocamente vantaggiosi. Tali accordi e strategie definiscono la rete per favorire una crescita sostenibile nella regione e sono concepiti per garantire l'integrazione con le reti dell'UE.

Infrastrutture. Si registrano costanti progressi nello sviluppo delle strategie per le infrastrutture regionali, sotto la supervisione del Gruppo direttivo per le infrastrutture dell'Europa sudorientale (Infrastructure Steering Group for South-East Europe - ISG). Ad essi si aggiungono i progressi concreti compiuti nell'attuazione dell'elenco di progetti infrastrutturali regionali monitorati dall'ISG (53 progetti per un valore complessivo di quattro miliardi di euro, di cui tre sono stati completati e altri 40 avviati alla fine del 2003).

Trasporti. L'elaborazione di una strategia integrata per i trasporti regionali che sia compatibile con le reti transeuropee e tenga conto dei corridori paneuropei [30] rappresenta una priorità fondamentale. La relazione [31] pubblicata nel dicembre 2003 dal presidente del Gruppo direttivo per le infrastrutture segnala importanti progressi. La strategia integrata per i trasporti regionali è stata sviluppata dalla Commissione insieme alle IFI, al patto di stabilità e ai paesi dei Balcani occidentali. L'assistenza tecnica è stata fornita dallo Studio regionale sulle infrastrutture nei Balcani (Regional Balkan Infrastructure Study/REBIS-Transport), finanziato dalla CE e guidato dall'ISG. È stato concordato che un'efficiente pianificazione degli investimenti pubblici nel settore dei trasporti presuppone quattro componenti fondamentali: l'istituzione di una rete principale per i trasporti regionali come riferimento comune per la pianificazione degli investimenti di importanza regionale; la prioritarizzazione degli investimenti di importanza regionale finanziariamente fattibili e idonei a beneficiare di finanziamenti internazionali; un impegno a portare avanti le riforme politiche, in particolare per migliorare la gestione del settore ed affrontare i problemi transfrontalieri; la creazione di un quadro istituzionale per un efficiente coordinamento tra i paesi della regione.

[30] In particolare i corridoi V, VII, VIII e X.

[31] "Attuare le priorità regionali di trasporto nei Balcani occidentali".

Il 2003 ha visto pertanto il completamento di un periodo di riflessione e di concertazione tra i paesi della regione durato due anni. Il risultato è un accordo a collaborare per migliorare i trasporti regionali nell'ambito di un approccio regionale, organizzare consultazioni reciproche sulla politica dei trasporti e introdurre le riforme istituzionali necessarie per rendere sostenibili gli investimenti. Nella primavera del 2004, i paesi dei Balcani occidentali confermeranno il loro impegno firmando con la Commissione un "memorandum di intesa sullo sviluppo della rete principale per i trasporti regionali nell'Europa sudorientale".

Energia. Lo sviluppo economico e sociale presuppongono un approvvigionamento energetico costante e sufficiente. In alcune parti della regione questo aspetto rappresenta un enorme problema che può essere risolto soltanto attraverso la cooperazione regionale. Il processo riguardante il "mercato regionale dell'energia" (REM - Regional Energy Market), avviato nel novembre 2002 con la firma del "memorandum di intesa sul mercato regionale dell'elettricità nell'Europa sudorientale e la sua integrazione nel mercato interno dell'elettricità dell'Unione europea", rappresenta un'importante iniziativa in tale contesto. I paesi della regione hanno sviluppato la cooperazione su base giornaliera, con il pieno sostegno delle istituzioni finanziarie e dei donatori bilaterali. Il coordinamento, la valutazione dei progressi, la promozione di una strategia comune tra i donatori e la partecipazione del settore privato sono stati rafforzati nel corso delle due settimane dedicate al tema dell'energia nell'Europa sudorientale. Nel marzo 2003 la Turchia, in veste di presidente di turno del processo REM, ha pubblicato i risultati del primo esercizio di revisione paritetica (peer review).

Il processo è stato esteso al settore del gas e verrà sviluppata una base per la regolamentazione del mercato [32]. Nel dicembre 2003 la Commissione e i paesi dell'Europa sudorientale hanno discusso e concluso ad Atene un memorandum di intesa riveduto sul mercato regionale dell'energia. Esso definisce le norme e gli obiettivi per la creazione, entro il 2005, di un mercato regionale integrato dell'energia nell'Europa sudorientale, da integrare successivamente nel mercato interno dell'energia della Comunità europea. Inoltre, è stata confermata l'intenzione di negoziare un trattato sull'energia che riunisca le norme in materia di scambi e regolamentazione del mercato; l'obiettivo è quello di siglare un accordo nel corso del 2004. Il mercato regionale dell'energia nell'Europa sudorientale verrà realizzato attraverso il graduale ravvicinamento delle politiche nazionali e l'armonizzazione delle norme all'interno della regione. L'approccio regionale integrato applicato nel settore dell'energia crea le condizioni necessarie per attirare gli investimenti internazionali, pubblici e privati.

[32] Cfr. anche la comunicazione [COM(2003) 262] del 13 maggio 2003 sullo "Sviluppo della politica energetica per l'Unione europea ampliata con i paesi vicini e partner".

Ambiente. Data la dimensione regionale delle problematiche ambientali, occorre affrontare numerose sfide. Il Programma regionale di ricostruzione ambientale per l'Europa sudorientale (Regional Environmental Reconstruction Programme for South Eastern Europe - REReP) contribuisce a migliorare il quadro della politica ambientale nell'Europa sudorientale ed ha ricevuto un sostegno dalla 5a conferenza ministeriale "Ambiente per l'Europa" tenutasi a Kiev. Il programma comprende interventi di potenziamento istituzionale, misure di sensibilizzazione della società civile alle tematiche ambientali e la cooperazione transfrontaliera. La Commissione continuerà ad assistere i paesi nell'adempimento dei requisiti del PSA in campo ambientale [33]. Nel 2004 l'iniziativa intensificherà le misure di assistenza ai paesi per lo sviluppo di politiche ambientali conformi all'acquis. La riunione dei ministri dell'Ambiente organizzata a Skopje nell'ottobre 2003 dimostra la crescente partecipazione alle politiche a livello regionale. È stato portato avanti lo sviluppo di reti regionali di alti funzionari ed esperti e i paesi del PSA partecipano ora anche alle attività dell'Agenzia europea dell'ambiente. Il programma per gli investimenti prioritari in campo ambientale elenca una serie di progetti prioritari di investimento nelle infrastrutture e contiene una valutazione del quadro istituzionale e politico. L'Agenda di Salonicco e le conclusioni della riunione informale dei ministri dell'Ambiente dell'UE e dell'Europa sudorientale del maggio 2003 raccomandano l'elaborazione di piani integrati per la gestione delle risorse idriche destinati agli organi locali responsabili delle acque transfrontaliere. La task force DABLAS (Danubio-Mar Nero) ha completato il lavoro di individuazione dei progetti idrici prioritari e li ha presentati al comitato di preparazione dei progetti nell'aprile 2003.

[33] Comunicazione [COM(2003) 62] del 6 febbraio 2003 sulla "Cooperazione ambientale paneuropea dopo la conferenza di Kiev del 2003".

Scienza e tecnologia. Reintegrare i paesi dei Balcani occidentali nella comunità scientifica europea rappresenta una sfida strategica. Nel giugno 2003 è stato raggiunto un accordo a Salonicco su una riunione ministeriale UE-Balcani occidentali riguardante la cooperazione nel campo della scienza e della tecnologia. È stata approvata la visione comune relativa alla politica di cooperazione regionale nel settore della scienza e della tecnologia ed è stato adottato il corrispondente piano d'azione triennale che aiuterà i paesi dei Balcani occidentali ad integrarsi nello Spazio europeo della ricerca. I principali obiettivi sono i seguenti: miglioramento delle competenze e delle infrastrutture per la ricerca, potenziamento istituzionale e promozione delle attività congiunte di RTS capaci di produrre vantaggi reciproci e aventi un impatto regionale. A Firenze è stato elaborato nel novembre 2003 un programma di lavoro per l'attuazione del piano d'azione. Il Progetto della creazione di reti di ricerca e di istruzione nell'Europa sudorientale (South Eastern European Research and Education Networking - SEEREN) ha completato l'estensione della rete paneuropea di ricerca ad alta velocità GÉANT ai paesi dei Balcani occidentali.

Statistica. Si registrano costanti progressi per quanto riguarda l'adozione e l'attuazione degli standard e dei metodi dell'UE in campo statistico. È stata rafforzata la cooperazione regionale per l'attuzione di due importanti progetti di raccolta dati relativi alle statistiche sul commercio con l'estero e alla parità del potere d'acquisto. È stato creato un nuovo forum di incontro per consentire ai direttori generali degli uffici di statistica di discutere le questioni concernenti la gestione strategica. È iniziata la raccolta dati per il primo opuscolo sui Balcani occidentali, pubblicato appositamente in occasione del vertice UE-Balcani occidentali. Inoltre, sono stati definiti e raccolti diversi indicatori da utilizzare nell'allegato statistico della relazione annuale del PSA.

4.5. Garantire la complementarità delle iniziative regionali

Il patto di stabilità per l'Europa sudorientale svolge un ruolo importante in termini di promozione della cooperazione regionale e di sostegno alla regione nel suo cammino verso la futura integrazione europea. L'UE ha esortato il patto di stabilità a continuare ad integrare l'elemento di cooperazione regionale del processo di stabilizzazione e associazione. Il patto di stabilità ha riorganizzato le proprie attività e strutture rafforzando la promozione della cooperazione regionale. Sulla base dell'analisi delle attività del patto di stabilità nel 2003, il 'tavolo regionale' a Tirana ha deciso di continuare a concentrare le proprie azioni su sei settori prioritari - democrazia locale e cooperazione transfrontaliera, media, commercio e investimenti, energia e altre infrastrutture regionali, lotta contro la criminalità organizzata, gestione e stabilizzazione degli spostamenti di popolazione - ed ha approvato gli obiettivi proposti per il 2004. La Commissione attribuisce una notevole importanza al mantenimento delle suddette priorità.

Il Processo di cooperazione per l'Europa sudorientale (South-east European Co-operation Process - SEECP) ha ulteriormente rafforzato il proprio ruolo di voce della regione. Le presidenze di turno della Serbia e Montenegro e successivamente della Bosnia-Erzegovina hanno garantito un elevato livello di coordinamento politico tra i membri del SEECP sulle questioni principali. Per quanto riguarda in particolare la giustizia e gli affari interni, si segnala l'adozione della "dichiarazione di Sarajevo". Il SEECP ha fornito un prezioso contributo ai diversi eventi UE/Balcani occidentali, come ad esempio il vertice di Salonicco di giugno e le riunioni dei ministri del Commercio e dei ministri della Giustizia e degli affari interni di novembre. Il SEECP svolge una funzione essenziale nel garantire l'effettiva e diretta partecipazione degli attori regionali al processo di riforma e nel promuovere la cooperazione regionale. Il patto di stabilità è stato invitato a proseguire ed intensificare la sua cooperazione con il SEECP. Tale slancio dovrebbe essere mantenuto anche dopo il vertice di Sarajevo dell'aprile 2004, quando la Romania assumerà la presidenza di turno.

Il coordinatore speciale del patto di stabilità ha assunto un ruolo centrale nella promozione del coordinamento con le altre iniziative di cooperazione regionale, come ad esempio l'Iniziativa Adriatico-Ionica e l'Iniziativa centroeuropea. Accanto ai regolari scambi di informazioni verrà posto in futuro un maggiore accento sul coordinamento a livello operativo.

L'ininterrotta e stretta collaborazione tra il patto stabilità e il SEECP e la recente creazione di uffici regionali per diverse iniziative del patto di stabilità dimostrano il crescente desiderio dei paesi della regione di assumere il controllo del processo di riforma.

La Commissione valuta con favore la cooperazione costruttiva e sistematica mantenuta con i partner internazionali come ad esempio il Consiglio d'Europa, l'OSCE e la Banca mondiale. Nel caso della Bosnia-Erzegovina e del Kosovo, la stretta collaborazione con l'Alto rappresentante e l'UNMIK è indispensabile per promuovere il processo di riforma. Questo tipo di collaborazione a livello strategico e di coordinamento dell'assistenza aiuterà i paesi della regione a realizzare l'obiettivo, condiviso dall'intera comunità internazionale, di raggiungere la stabilità e l'autonomia necessarie per soddisfare i criteri di Copenaghen ed entrare nell'Unione europea.

5. Opinione pubblica e immagine dell'Unione europea

L'immagine di cui gode l'Unione è assolutamente positiva e in tutti paesi si continua a registrare un forte sostegno per un maggiore ravvicinamento all'Unione europea. L'opinione pubblica considera l'adesione all'UE come una prospettiva a medio o lungo termine. I principali vantaggi che essa si attende dal ravvicinamento e dalla futura adesione all'UE sono lo sviluppo economico, il miglioramento del tenore di vita e la libertà di circolazione delle persone. I media, in particolare la televisione, svolgono un ruolo fondamentale nel plasmare l'immagine dell'UE agli occhi dell'opinione pubblica e rivelano un crescente interesse per i temi legati a quest'ultima. La sua presenza in quanto attore politico viene percepita sempre di più all'interno della regione. I media sono interessati principalmente agli aspetti politici delle relazioni con l'UE, ivi comprese le missioni militari e di polizia dell'UE nella regione e le questioni riguardanti il processo di stabilizzazione e associazione, come ad esempio le relazioni commerciali, l'assistenza finanziaria e l'attuazione dell'Agenda di Salonicco. Gli aspetti regionali del PSA ricevono una scarsa copertura mediatica. Gli sviluppi interni dell'UE, come ad esempio la Convenzione e la CIG, la posizione nei confronti dell'Iraq e il processo di allargamento, vengono invece seguiti con grande attenzione, il che dimostra un interesse per gli sviluppi dell'UE non direttamente associati ai Balcani occidentali. La qualità dei servizi dedicati ai temi dell'UE è migliorata, ma la persistente mancanza di professionalità e la politicizzazione dei media causano ancora in numerosi casi interpretazioni errate e immagini distorte riguardo al ruolo dell'UE nella regione.

Vi è una maggiore conoscenza del processo di stabilizzazione e associazione, ma si registra ancora una scarsa consapevolezza da parte dell'opinione pubblica riguardo al processo di integrazione europea. I cittadini dei Balcani occidentali non hanno un'immagine chiara dei requisiti necessari per avvicinarsi all'UE e l'opinione pubblica spesso oscilla tra un atteggiamento di estremo ottimismo e una visione negativa del futuro in Europa. Una comunicazione più efficace sui vantaggi a lungo termine del PSA e dell'integrazione europea da parte dei governi della regione potrebbe contribuire in maniera determinante a mobilitare il sostegno necessario per le riforme politiche ed economiche. Bisogna compiere un maggiore sforzo per illustrare le opportunità e le sfide del PSA a tutte le categorie della società, affinché esse comprendano meglio i vantaggi concreti di tale processo e gli impegni ad esso associati. Inoltre, è opportuno intensificare le iniziative tese a fornire alle società dei paesi interessati informazioni precise sui valori, i principi, gli obiettivi, le attività e il funzionamento generale dell'Unione europea.

Spetta innanzitutto ai governi nazionali della regione, agli enti regionali e locali, ai media e alle organizzazioni della società civile spiegare il processo di integrazione europea ai cittadini dei Balcani occidentali. In alcuni paesi le autorità hanno avviato o stanno pianificando delle strategie pubbliche di comunicazione a tal riguardo. La Commissione appoggia queste iniziative e fornisce ingenti risorse alla regione per migliorare la conoscenza e la comprensione del PSA e dell'Unione europea da parte dell'opinione pubblica. Le attività di comunicazione vengono attuate a livello regionale e locale, in stretto coordinamento con le azioni promosse dal Consiglio per promuovere la visibilità del sostegno politico dell'UE e degli altri interventi di assistenza a favore dei Balcani occidentali.

6. Conclusioni

Alla luce di quanto sopra, la Commissione formula le seguenti conclusioni:

(1) In occasione del vertice UE-Balcani occidentali tenutosi a Salonicco nel giugno 2003, l'UE ha ribadito la sua determinazione a rafforzare le prospettive di integrazione europea di tali paesi. La Commissione sta rispettando gli impegni assunti durante il vertice e ha introdotto una serie di nuovi strumenti per fornire sostegno al processo di riforma e ravvicinare ulteriormente i paesi dei Balcani occidentali all'Unione europea. Affinché questi strumenti possono produrre i loro potenziali benefici, è necessario che i paesi della regione intensifichino le misure di attuazione.

(2) Con la presente relazione, la Commissione rende note le sue prime proposte per i partenariati europei. Individuando gli interventi prioritari nel breve e medio termine, i partenariati aiuteranno i paesi a portare avanti le riforme e a prepararsi alla futura adesione. Il rispetto delle priorità dei partenariati dovrebbe accelerare il processo di integrazione europea. Si esortano i paesi a sviluppare dei piani per l'attuazione delle priorità dei partenariati europei, a definire il relativo calendario e, se possibile, indicare il loro contributo in termini di risorse umane e finanziarie. Tali misure favoriranno il processo di integrazione europea.

(3) Le misure adottate dai paesi per garantire la stabilità, attuare le riforme e ravvicinare i loro cittadini all'Unione europea richiederanno ingenti risorse. La Commissione ritiene pertanto che l'Unione europea debba essere in grado di garantire un livello significativo di assistenza finanziaria nel lungo termine.

(4) La Commissione saluta con favore i progressi compiuti dai paesi dei Balcani occidentali nell'ambito del processo di stabilizzazione e associazione (PSA). Le riforme sono già in corso in diversi settori. La Commissione ha avviato dei negoziati per un accordo di stabilizzazione e associazione (ASA) con l'Albania. La Bosnia-Erzegovina è impegnata ad attuare gli interventi prioritari individuati nello studio di fattibilità predisposto dalla Commissione nel novembre 2003. L'ASA con l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia sta per entrare in vigore. La Serbia e Montenegro ha rafforzato le sue relazioni con l'UE mediante l'adozione di una carta costituzionale e di un piano d'azione per il mercato interno e gli scambi.

(5) La Commissione si rallegra in particolare del rafforzamento della cooperazione regionale, soprattutto nel settore delle infrastrutture, del commercio, dei trasporti e dell'energia.

(6) La relazione annuale rivela inoltre che i paesi in questione devono ancora affrontare numerose sfide prima di poter completare la loro transizione verso una democrazia e un'economia di mercato pienamente funzionanti e gestire delle relazioni più stette con l'UE. Essi devono garantire l'efficiente funzionamento delle istituzioni democratiche e difendere lo Stato di diritto, rafforzando nel contempo la propria capacità amministrativa nonché la capacità di attuazione delle riforme e di applicazione delle leggi.

(7) Sono necessari ulteriori sforzi per conseguire la riconciliazione all'interno della regione, garantendo in tal modo la stabilità e ripristinando il clima di fiducia e di cooperazione tra i popoli e i paesi dei Balcani occidentali.

(8) Diversi paesi non stanno ancora garantendo la piena collaborazione con l'ICTY, che costituisce un obbligo giuridico inderogabile e una condizione indispensabile per il ravvicinamento all'UE.

(9) Tutti i paesi devono combattere con maggiore determinazione la criminalità organizzata e la corruzione, che continuano ad ostacolare le riforme e lo sviluppo economico. Occorre dare attuazione alle strategie presentate in occasione della riunione ministeriale 'giustizia e affari interni' del novembre 2003. Le misure dell'UE volte a favorire la circolazione delle persone sono subordinate ai progressi compiuti nel settore della giustizia e degli affari interni. Il dibattito su questi temi ha luogo nelle opportune sedi di discussione del processo di stabilizzazione e associazione.

(10) Nel 2003 le economie hanno mantenuto un tasso di crescita superiore a quello dell'economia mondiale e hanno tenuto sotto controllo l'inflazione. Tuttavia, il tasso di disoccupazione rimane elevato, persiste un ampio settore informale e una percentuale significativa della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. I paesi devono migliorare il contesto imprenditoriale e la competitività delle loro industrie, attirare gli investimenti esteri diretti ed accelerare le riforme. Ciò richiederà in particolare la modernizzazione sia delle amministrazioni che delle istituzioni preposte agli scambi. È essenziale che i paesi in questione amplino la propria base di esportazione e aumentino la capacità produttiva affinché possano beneficiare appieno delle notevoli preferenze commerciali concesse dall'UE e realizzare il proprio potenziale di esportazione. Gli accordi bilaterali di libero scambio dovrebbero essere ratificati e attuati in maniera completa ed efficiente.

(11) I recenti eventi in Kosovo rappresentano una grave battuta d'arresto e confermano che la questione del Kosovo continua a rivestire un'importanza cruciale per la stabilità della regione. Sarà necessario eseguire una valutazione approfondita di tali eventi che funga da base per l'adozione di ulteriori misure atte a prevenire nuovi episodi di violenza e di instabilità. L'UE deve garantire che il Kosovo rimanga fermamente ancorato al PSA. Gli strumenti sviluppati nell'ambito del PSA verranno utilizzati per aiutare le istituzioni del Kosovo a compiere progressi significativi nell'attuazione degli standard per il Kosovo approvati dall'ONU. In tale contesto, il Meccanismo di controllo del PSA verrà consolidato al fine di migliorare il programma europeo di riforma per il Kosovo e l'efficacia dell'assistenza UE, rafforzando nel contempo l'esercizio degli standard guidato dall'ONU.

(12) L'Unione europea dovrà inoltre continuare a garantire la cooperazione e il coordinamento tra i diversi attori internazionali presenti nella regione in maniera tale da ottimizzare l'utilizzo delle risorse disponibili e produrre il maggiore impatto possibile in un numero crescente di settori. L'UE deve garantire che la sua presenza nella regione rifletta le sue relazioni con i singoli paesi, in costante evoluzione.

Elenco degli acronimi

ALS // Accordo di libero scambio

ASA // Accordo di stabilizzazione e associazione

CARDS // Assistenza comunitaria per la ricostruzione, lo sviluppo e la stabilizzazione

GAI // Giustizia e affari interni

ICTY // Tribunale penale internazionale per l'ex Iugoslavia

IFI // Istituzione finanziaria internazionale

ISG // Gruppo direttivo per le infrastrutture

ONG // Organizzazione non governativa

OSCE // Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa

PSA // Processo di stabilizzazione e associazione

REBIS // Studio regionale sulle infrastrutture nei Balcani

REReP // Programma regionale di ricostruzione ambientale per l'Europa sudorientale

RTS // Ricerca, tecnologia e sviluppo

SEECP // Processo di cooperazione per l'Europa sudorientale

STM // Meccanismo di controllo del processo di stabilizzazione e associazione (Kosovo)

TAIEX // Ufficio per lo scambio di informazioni in materia di assistenza tecnica

TPI // Tribunale penale internazionale

UE // Unione europea

UNMIK // Missione di amministrazione provvisoria delle Nazioni Unite nel Kosovo

ALLEGATO

Effetti delle misure commerciali dell'Unione europea

Introduzione

Nel settembre 2000 l'UE ha applicato delle misure commerciali eccezionali ai paesi e territori che partecipano al processo di stabilizzazione e associazione dell'UE (PSA) [34]. Tali misure forniscono ai paesi dei Balcani occidentali un accesso al mercato dell'Unione, in regime di esenzione doganale e senza limiti di contingenti, per quasi tutti i prodotti, ad eccezione di alcuni prodotti della pesca, delle carni bovine e del vino, per i quali esistono dei contingenti preferenziali o a dazio zero. Nel 2001 gran parte di queste disposizioni è stata tradotta in un accordo contrattuale con la Croazia e l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia mediante la firma di un accordo di stabilizzazione e associazione (ASA). In attesa della ratifica degli ASA, le relazioni commerciali dell'Unione con questi due paesi sono disciplinate da accordi provvisori.

[34] Regolamento (CE) n. 2007/2000 del Consiglio, del 18 settembre 2000, modificato dai regolamenti (CE) n. 2563/2000 e 2487/2001 del Consiglio.

Le misure commerciali hanno istituito un sistema uniforme di preferenze commerciali per i paesi dei Balcani occidentali e rappresentano il completamento del graduale processo di liberalizzazione degli scambi durato diversi anni. Tutti i paesi, ad eccezione della Serbia e Montenegro, hanno ottenuto precedentemente una qualche forma di trattamento preferenziale [35]. Il cambiamento maggiore rispetto al(-i) sistema(-i) precedente(-i) è dato dalla completa liberalizzazione delle importazioni di tutti prodotti industriali e dalla liberalizzazione pressoché totale dei prodotti agricoli e della pesca.

[35] L'Albania ha beneficiato del sistema di preferenze generalizzate (SPG) dell'UE, mentre la Bosnia-Erzegovina, la Croazia e l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia hanno avuto un accesso limitato a tale sistema (soltanto per i prodotti agricoli e della pesca) ed hanno potuto beneficiare delle preferenze commerciali nell'ambito della prima generazione di misure commerciali introdotta nel 1997 (regolamento (CE) n. 70/1997 del Consiglio, modificato dai regolamenti 2636/97 (per il 1998) e 2863/98 (per il 1999) e dal regolamento (CE) n. 6/2000 (gennaio-ottobre 2000) del Consiglio), e applicata brevemente anche all'allora Repubblica federale di Iugoslavia (oggi Serbia e Montenegro) prima dell'abrogazione delle preferenze. A partire dal 1998 le relazioni commerciali con l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia sono state disciplinate dall'accordo di cooperazione con l'Unione europea.

La relazione annuale dello scorso anno ha fornito un quadro dell'andamento delle importazioni nell'UE dai Balcani occidentali come prima base per la valutazione dell'efficacia delle misure commerciali. La relazione di quest'anno esamina il numero dei prodotti esportati dalla regione e analizza fino a che punto le misure commerciali abbiano fornito a tali prodotti un migliore accesso al mercato rispetto al passato. Essa valuta anche il margine preferenziale relativo di cui godono i Balcani occidentali sul mercato dell'UE rispetto ai paesi terzi in seguito all'introduzione delle misure commerciali. L'analisi del potenziale di esportazione dei paesi indica il grado di utilizzo delle misure commerciali da parte di questi ultimi ed evidenzia le possibilità di un'espansione delle esportazioni dalla regione (e quindi della crescita economica), il che rappresentava l'obiettivo principale dell'introduzione delle misure commerciali nel 2000.

L'analisi presenta tuttavia alcune limitazioni. A partire dagli anni '90 ai paesi è stato concesso, in maniera progressiva, un numero crescente di preferenze commerciali mediante un sistema complesso. Ciò rende difficile stabilire quando e dove le misure commerciali siano entrate in vigore. È probabile che l'impatto prodotto da tali misure sulle esportazioni provenienti dalla regione sia modesto rispetto ai cambiamenti causati dalla ricostruzione postbellica e dalla graduale transizione da un economia centralizzata a un'economia di mercato. Inoltre, in seguito all'introduzione delle misure commerciali nel 2000 le statistiche commerciali annuali complete sono disponibili soltanto per il 2001 e il 2002, il che rappresenta un periodo troppo breve per poter studiare gli effetti delle misure.

Effetti delle misure commerciali dell'UE [36]

[36] L'analisi riguarda due terzi delle esportazioni dei singoli paesi dei Balcani occidentali nell'UE nel 1999 (un anno prima dell'introduzione delle misure commerciali) e nel 2002 (l'ultimo anno completo per il quale sono disponibili le statistiche sugli scambi), considerati come un campione sufficientemente rappresentativo.

Tra il 1999 e il 2002 le esportazioni dei Balcani occidentali verso l'UE sono aumentate di circa il 40%. Il loro volume (5 miliardi di euro) appare tuttavia ancora modesto (cfr. Tabella 1). L'UE rimane di gran lunga il principale mercato di esportazione per i 5 paesi, in quanto assorbe circa il 60% delle loro esportazioni. I maggiori importatori sono l'Italia, la Germania, l'Austria, la Francia e la Grecia, che ricevono quasi il 90% delle esportazioni della regione destinate all'UE. La Croazia è il principale esportatore e rappresenta quasi la metà delle esportazioni provenienti dai 5 paesi. Sebbene la quota di mercato UE detenuta dalla regione rimanga ancora modesta (0,5%), essa è cresciuta tra il 1999 e il 2002.

Il limitato volume delle esportazioni provenienti dalla regione riflette le dimensioni relativamente esigue della base di esportazione. Il numero di prodotti esportati verso l'UE è contenuto e si è ulteriormente ridotto tra il 1999 e il 2002 (cfr. Tabella 2) [37]. Ciò significa che è aumentata l'esportazione di un numero inferiore di prodotti già esportati, il che potrebbe essere riconducibile a fattori come ad esempio il miglior accesso al mercato grazie alle misure commerciali, l'espansione della capacità di fornitura e la maggiore competitività della produzione. Le principali categorie di prodotti esportati sono l'abbigliamento e le calzature, i prodotti del legno e i mobili e determinati articoli meccanici ed elettrici. A livello di prodotto, la maggior parte degli articoli viene esportata soltanto da uno o due paesi.

[37] Il numero dei prodotti viene analizzato a livello di 8 cifre nell'ambito della NC.

Tabella 1: volume e quota di mercato delle esportazioni dei Balcani occidentali nell'UE nel 1999 e nel 2002

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Fonte: Eurostat.

Essendo trascorso poco tempo dall'introduzione delle misure commerciali dell'UE, è possibile che esse producano un aumento delle esportazioni dei prodotti già forniti dalla regione e sottoposti a una nuova tariffa. Dalla tabella 2 emerge che nel 2002 le tariffe riguardanti un numero relativamente limitato di prodotti esportati erano inferiori rispetto al 1999. Tale fenomeno ha interessato circa il 17% delle esportazioni della regione [38]. Circa la metà delle esportazioni provenienti dall'Albania e dalla Serbia e Montenegro sono state soggette a tariffe ridotte in seguito all'introduzione delle misure commerciali. La riduzione tariffaria è stata significativa (>5%) rispettivamente per il 22% e il 30% delle esportazioni (dato non riportato nella tabella) [39].

[38] È opportuno ricordare che tali dati rappresentano una sottovalutazione, in quanto l'analisi si basa su un campione delle esportazioni dei paesi.

[39] Partendo dal presupposto che, laddove si applicano tariffe diverse, nel 1999 veniva applicata quella più elevata.

Tabella 2: numero di prodotti esportati dai Balcani occidentali nell'UE nel 1999 e nel 2002 e relative tariffe

>SPAZIO PER TABELLA>

Nota: la somma delle righe potrebbe non corrispondere al numero di prodotti (a livello di 8 cifre nella NC) esportati nel 2002, in quanto i prodotti con i codici NC modificati sono stati esclusi.

Una riduzione tariffaria potrebbe generare un maggiore incremento delle esportazioni se simultaneamente migliora il margine preferenziale applicato agli altri principali fornitori dello stesso prodotto. La tabella 3 riassume il numero dei prodotti, con la relativa percentuale delle esportazioni, per i quali la tariffa applicata nel 2002 e nel 1999 nel quadro delle misure commerciali era inferiore rispetto alla tariffa pagata dalla principale fonte di importazione dell'UE. Complessivamente, nel 2002 i fornitori dei Balcani occidentali hanno beneficiato di un margine preferenziale su un numero estremamente limitato di prodotti, pari a meno del 10% delle loro esportazioni, e il numero di prodotti che beneficiavano di margini preferenziali rispetto ad altri fornitori è diminuito dal 1999. Sembrerebbe che, invece di offrire un vantaggio competitivo per i prodotti esportati provenienti da tutti i paesi dei Balcani occidentali, le misure commerciali abbiano contribuito a mitigare la liberalizzazione commerciale parallela attuata dall'UE nei confronti di altri grandi fornitori.

Tabella 3: margine preferenziale per i Balcani occidentali nel 2002 e nel 1999 rispetto al principale fornitore dell'UE

>SPAZIO PER TABELLA>

Nota: percentuale delle esportazioni tra parentesi.

Alla luce di quanto sopra, il tasso di incremento delle esportazioni complessive dall'Albania e dalla Serbia e Montenegro (i due paesi maggiormente interessati) ammontava rispettivamente al 44% e al 129% tra il 1999 e il 2002 (cfr. Tabella 1). Il corrispondente tasso di incremento delle esportazioni per i prodotti cui sono state applicate tariffe inferiori nel 2002 rispetto al 1999 è del 58% per l'Albania e del 213% per la Serbia e Montenegro (dato non riportato nella tabella) [40]. Troppi pochi prodotti degli altri tre paesi hanno ottenuto un migliore accesso al mercato per permettere un confronto rappresentativo [41].

[40] Se si esclude la voce "17019910 - zuccheri bianchi, contenenti, in peso, allo stato secco, meno del 99,5% di saccarosio (esclusi gli zuccheri aromatizzati o addizionati di coloranti)" nel caso della Serbia e Montenegro il tasso di incremento ammonta a circa il 160%.

[41] L'estensione del campione a circa tre quarti delle esportazioni dei paesi nell'UE non ha modificato il risultato. L'Albania e la Serbia e Montenegro rimangono i due paesi in cui gli effetti sono stati maggiori.

Potenziale di esportazione nel lungo termine

Un tema centrale per i Balcani occidentali è rappresentato dalla ricostruzione postbellica (ad eccezione dell'Albania) e dalla transizione verso un'economia di mercato. Tali processi hanno registrato progressi differenti nei diversi paesi. Solo in Albania il prodotto interno lordo (PIL) ha raggiunto un livello superiore rispetto a quello osservato all'inizio del processo di transizione e dei conflitti. Nella regione il rapporto esportazioni-PIL è di circa il 15%, il che dimostra che le esportazioni dei Balcani occidentali hanno difficoltà a competere sui mercati internazionali. A titolo di paragone, la corrispondente cifra per la Romania, il cui PIL è simile a quello degli altri paesi dei Balcani occidentali, è 30%.

Una conseguenza parziale di ciò è che gli effetti delle misure commerciali hanno riguardato finora principalmente i prodotti convenzionali che hanno subito una riduzione tariffaria in seguito all'introduzione di tali misure nel 2000 e che sono sopravvissuti ai problemi e agli sconvolgimenti degli ultimi anni. Poiché le misure commerciali riguardano un numero più ampio di prodotti, è lecito ritenere che con il progressivo ritorno alla 'normalità' nella regione e con gli investimenti nella capacità produttiva verranno create nuove esportazioni per le quali le misure commerciali forniranno vantaggi significativi.

Il probabile potenziale di esportazione di lungo termine dei Balcani occidentali per quanto riguarda le esportazioni verso l'UE può essere calcolato utilizzando il cosiddetto 'modello gravitazionale', in base al quale gli scambi tra due paesi sono determinati dalle dimensioni delle rispettive economie, dal reddito pro capite e dalla distanza geografica che li separa. Utilizzando le precedenti stime che valutavano i potenziali flussi commerciali tra l'UE e i paesi dei Balcani occidentali [42] e applicandole a questi ultimi, il modello rivela che i paesi dei Balcani occidentali dovrebbero essere in grado di raddoppiare o triplicare le loro esportazioni verso l'UE. Tale valutazione non tiene conto dell'economia grigia, presumibilmente vasta, dalla quale può scaturire un potenziale di esportazione ancora più grande. Questo notevole potenziale di esportazione inutilizzato deve essere paragonato con quello dei paesi candidati, i cui scambi con l'UE avevo raggiunto più o meno il loro livello potenziale alla fine degli anni '90 [43].

[42] European Journal of Political Economy Vol. 16 (2000), pagg. 807-827: Trade integration and the UE economic membership criteria.

[43] Ibid.

Il questionario distribuito agli operatori economici, ai funzionari di governo e agli studiosi nella regione rivela una scarsa consapevolezza delle misure commerciali. La maggior parte degli interpellati che conoscevano le misure commerciali o che sono stati informati della loro esistenza ritiene che i vantaggi di tali misure si manifesteranno nel medio-lungo termine. Essi hanno inoltre chiesto che vengano fornite ulteriori informazioni riguardo allo sviluppo dei mercati nell'UE, soprattutto da parte degli enti governativi (le cui informazioni su tale argomento sono scarse o inesistenti) nonché dei singoli governi dell'UE e della Commissione europea. I problemi sul fronte dell'offerta (tecnologia dei prodotti scadente e obsoleta, carenza dei controlli sulla qualità, mancanza di finanziamenti alle esportazioni e inadeguatezza dei sistemi di confezionamento e di commercializzazione) vengono considerati come il principale ostacolo allo sviluppo delle esportazioni. Un progresso in questi settori contribuirebbe in maniera significativa a promuovere un incremento delle esportazioni dei Balcani occidentali.

Conclusioni

Le misure commerciali sono servite a creare le condizioni necessarie per un'espansione delle esportazioni. Di per sé esse non contribuiscono a sviluppare una base delle esportazioni ampia e competitiva, ritenuta necessaria per beneficiare appieno delle notevoli preferenze concesse. Il potenziale di esportazione dei paesi può essere realizzato soltanto attraverso il proseguimento delle riforme in diversi settori strategici, creando le basi per un aumento degli investimenti in generale e degli investimenti esteri diretti (IED) in particolare. Gli IED implicano il trasferimento di tecnologie e di know-how. Ciò produce un impatto positivo sulla produttività, determinando nel lungo termine un aumento della produttività e della capacità di esportazione e creando nuove opportunità di lavoro. I paesi politicamente stabili che portano avanti le riforme, applicano lo Stato di diritto, presentano un sistema giudiziario equo, combattono in maniera efficace la corruzione e riducono l'economia grigia riusciranno nel lungo termine ad attirare l'interesse degli investitori e ottenere un elevato livello di IED. Per favorire ulteriormente le esportazioni nel breve termine, i paesi della regione devono sensibilizzare gli operatori economici alle potenzialità delle misure commerciali, aiutarli a creare dei contatti commerciali con l'UE, sviluppare attività di promozione delle esportazioni e continuare ad impegnarsi per rispettare gli standard e le norme dell'UE.

ALLEGATO

Sintesi delle relazioni sui singoli paesi

ALBANIA

Negli ultimi dodici mesi il processo di riforma in Albania è proceduto a rilento. Nonostante siano stati compiuti dei progressi in alcuni settori specifici, l'attuazione di gran parte delle raccomandazioni contenute nella relazione del 2003 relativa al processo di stabilizzazione e associazione (PSA) è stata carente.

Il clima politico non ha permesso un'efficace attuazione delle riforme. La fragile stabilità politica raggiunta nel 2002 è stata sostituita da un clima di tensione tra i principali partiti politici e all'interno dello stesso partito socialista (PS). La lotta per la guida del PS ha influito negativamente sulla stabilità del governo. La crescente attenzione rivolta dal governo a questi problemi interni e l'atteggiamento sempre più ostruzionistico dell'opposizione hanno ritardato il programma di riforma. Di conseguenza, molte delle carenze individuate nella relazione del 2001 del gruppo direttivo ad alto livello, nelle relazioni PSA del 2002 e del 2003 e nel successivo dialogo politico con le autorità albanesi non sono ancora state eliminate. Le elezioni amministrative del 12 ottobre si sono svolte sulla base del nuovo codice elettorale. Tuttavia, sono state rilevate gravi carenze nel corso delle elezioni e non sono state rispettate le previste norme internazionali. La capacità della pubblica amministrazione di attuare gli impegni assunti dall'Albania in relazione all'accordo di stabilizzazione e associazione (ASA) continua a destare preoccupazione.

In campo economico, la crescita reale del PIL nel 2003 è stata stimata al 6,0%, rispetto al 4,7% del 2002. Alla fine del 2003 il tasso d'inflazione segnava il 3,3%, il che è in linea con l'obiettivo fissato dal governo. La privatizzazione della principale banca del paese, la Cassa di risparmio, rappresenta un risultato ragguardevole. Sono state inoltre adottate alcune misure preliminari per affrontare il tema della proprietà fondiaria. Tuttavia, la sostenibilità di medio termine della crescita economica e la capacità del paese di ridurre il livello di povertà vengono messi a repentaglio dal clima di incertezza politica e dallo scarso impegno sul fronte della riforma. L'economia albanese è ancora dominata dal settore informale. Il contesto imprenditoriale è inadeguato e non incoraggia gli investimenti. La corruzione, la criminalità organizzata, la carente attuazione delle leggi e l'inefficienza amministrativa continuano ad ostacolare le imprese e la sicurezza sul fronte giuridico. Nonostante gli accordi di libero scambio (ALS) siglati con gli altri paesi della regione, l'Albania non è riuscita ad adempiere interamente gli obblighi legati all'adesione all'OMC.

Il governo ha continuato a dichiarare che i progressi dell'Albania nell'ambito del PSA rappresentano una priorità assoluta. Tuttavia, non sempre le sue azioni hanno confermato tale intenzione. Nonostante i progressi compiuti nel corso dei negozianti sull'ASA in relazione al testo del futuro accordo, molte delle riforme necessarie per garantire l'adeguata attuazione dello stesso non sono state eseguite. Destano particolare preoccupazione i problemi direttamente legati allo Stato di diritto, come ad esempio la lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione e il funzionamento del sistema giudiziario. All'Albania va riconosciuto il merito di aver promosso numerose iniziative positive, come ad esempio il ruolo complessivamente costruttivo svolto all'interno della regione, la lotta contro il contrabbando e la tratta di esseri umani attraverso l'Adriatico e lo Ionio e la sigla di un accordo di riammissione con la Comunità. Tuttavia, i risultati conseguiti nei settori più importanti, ossia la lotta contro la criminalità organizzata, la prevenzione della corruzione e la riforma del sistema giudiziario e della pubblica amministrazione, sono inferiori alle aspettative. Per procedere sul cammino dell'integrazione europea, l'Albania deve dimostrare di possedere la volontà politica, la determinazione e la capacità di affrontare senza indugio i problemi principali individuati nella presente relazione.

BOSNIA-ERZEGOVINA

I 16 punti prioritari individuati nello studio di fattibilità riguardano l'attuale situazione politica in Bosnia-Erzegovina, le sue prospettive economiche e i progressi compiuti nel soddisfacimento dei requisiti tecnici del processo di stabilizzazione e associazione (PSA).

Per quanto concerne i punti riguardanti la situazione politica, i progressi appaiono modesti. Le strutture del governo centrale rimangono sottosviluppate e i lavori del governo e la riforma sono ancora ostacolati dalle tensioni tra Stato ed enti locali. La riforma della pubblica amministrazione è appena iniziata. Per quanto riguarda il rispetto dei diritti dell'uomo e la condizionalità associata al Tribunale penale internazionale per l'ex Iugoslavia (ICTY), sono stati compiuti pochi passi avanti dalla fine del 2003. Lo studio di fattibilità lascia intendere che all'interno della compagine politica della Bosnia-Erzegovina potrebbe scaturire una nuova dinamica [di riforma]. Sono necessari ulteriori interventi di riforma per far sì che si avveri questo scenario e per garantire che non venga invertito il processo di costruzione dello Stato.

Lo studio di fattibilità indicava inoltre che la crescita economica, unita all'abbattimento delle spese superflue, avrebbe fornito le risorse necessarie per la riforma istituzionale di cui ha bisogno la Bosnia-Erzegovina. Il paese deve far fronte a importanti problemi economici. Man mano che diminuiscono gli aiuti internazionali spetta agli investimenti privati stimolare la crescita. Tuttavia, il governo deve dare il suo contributo, creando un quadro capace di favorire gli investimenti e le imprese e gestendo in maniera efficace le risorse a sua disposizione. Per questo motivo, lo studio di fattibilità suggeriva di provvedere nel corso del 2004 all'adozione e attuazione di una legge di bilancio a livello statale, alla registrazione di tutti i redditi che competono alle autorità pubbliche e all'attuazione della legge in materia di statistiche. Sulle questioni di bilancio sono stati compiuti alcuni progressi, ma mancano ancora delle statistiche attendibili, ritenute indispensabili per un'azione politica efficace. Le misure a breve termine individuate nello studio di fattibilità devono essere integrate da un'ulteriore e decisa riforma strutturale. Solo così la Bosnia-Erzegovina potrà evitare altri problemi economici.

Per quanto riguarda il soddisfacimento dei requisiti tecnici del PSA, il giudizio dello studio di fattibilità rimane valido: ... un quadro caratterizzato da progressi intermittenti, inframmezzato da settori in cui l'indispensabile riforma non è stata completata e in alcuni casi neanche avviata. Pertanto, i recenti successi come ad esempio l'approvazione, da parte del Consiglio dei ministri, del piano d'azione per le questioni legate allo studio di fattibilità, le prime condanne in Bosnia-Erzegovina per la tratta di esseri umani e le misure preliminari relative all'istituzione di un'autorità per le imposte indirette vengono sminuiti dai fallimenti registrati in altri settori. Nessuno dei punti riguardanti questo capitolo è stato interamente completato. Inoltre, continua a preoccupare il fatto che, laddove sono stati compiuti dei progressi, spesso ciò è accaduto soltanto in seguito a pressioni da parte della comunità internazionale.

Da parte sua, l'UE utilizzerà tutti gli strumenti a sua disposizione per fornire sostegno al processo di riforma in Bosnia-Erzegovina: sostegno tecnico e finanziario per conformarsi alle norme dell'acquis, orientamento da parte del rappresentante speciale dell'UE e azioni nell'ambito della politica europea in materia di sicurezza e di difesa (PESD) per garantire la stabilità necessaria per il proseguimento della riforma. Non appena avrà accertato che sono stati compiuti progressi significativi nel soddisfacimento dei 16 requisiti fissati nello studio di fattibilità, la Commissione europea adotterà una raccomandazione per una decisione del Consiglio relativa all'avvio dei negoziati sull'ASA. Se invece i progressi risulteranno insufficienti, la Commissione non potrà agire in tal senso. Il successo dipende esclusivamente dalla Bosnia-Erzegovina. Assicurando la proficua attuazione dei 16 punti prioritari nel corso del 2004, la Bosnia-Erzegovina rafforzerebbe lo slancio già creato in parte dallo studio di fattibilità e invierebbe un segnale di fiducia, a livello nazionale e all'estero, sulla sua capacità di attuare un programma di riforma ancora più vasto e ambizioso.

EX REPUBBLICA IUGOSLAVA DI MACEDONIA

Nonostante la difficile situazione economica e di bilancio, l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia ha compiuto degli sforzi nel 2003 per portare avanti il processo di stabilizzazione e associazione. In molti settori il processo di riforma è ancora nella fase embrionale e necessita di un ulteriore impegno affinché possa produrre dei cambiamenti concreti e generare gli attesi benefici.

La situazione politica è rimasta complessivamente stabile, grazie al processo avviato nel 2001 a Ohrid, il quale rimane essenziale per garantire che l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia si trasformi in uno Stato unitario e multietnico. Il sostegno della comunità internazionale, in particolare attraverso l'operazione militare "Concordia" guidata dall'UE e la nuova missione di polizia "Proxima", ha contribuito alla graduale stabilizzazione del paese. Il consolidamento della stabilità presuppone un costante impegno da parte del governo a completare l'attuazione dell'accordo quadro e a rafforzare lo Stato di diritto e richiede la partecipazione e un senso di responsabilità da parte di tutti i segmenti della popolazione. I preparativi devono essere accelerati ed intensificati ai fini dell'attuazione del processo di decentramento.

Molte sfide devono ancora essere affrontate, tra cui il decentramento, il buon governo, la sicurezza e lo Stato di diritto. L'attuazione delle riforme comporta anche il potenziamento della capacità amministrativa, mediante la trasformazione della pubblica amministrazione in un servizio pubblico moderno e trasparente. Procedendo lungo questo cammino, il paese dovrebbe essere in grado di passare gradualmente dalla fase di stabilizzazione a quella di associazione.

Negli ultimi mesi l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia è riuscita a mantenere un quadro macroeconomico stabile e ad aderire all'Organizzazione mondiale del commercio. Tuttavia, la situazione economica e in particolare le gravi carenze riguardanti il funzionamento dell'economia, il contesto imprenditoriale, la competitività e l'applicazione dei diritti di proprietà, rappresentano un crescente ostacolo al successo della transizione del paese. Il flusso di investimenti esteri diretti è stato particolarmente esiguo e potrà aumentare in maniera significativa soltanto se continuerà a migliorare la stabilità istituzionale e politica e se verranno portate avanti le riforme. Anche la realizzazione di progressi concreti in termini di attuazione dello Stato di diritto sarà decisiva.

Il processo di stabilizzazione e associazione ha beneficiato del sostegno di tutti i partiti politici e sono stati compiuti degli sforzi per trasformare questo processo in un quadro di riferimento per l'azione di governo. Il piano d'azione nazionale il cui obiettivo è dare seguito alle raccomandazioni contenute nella relazione dello scorso anno ribadisce la volontà di andare avanti. Sono necessari ulteriori sforzi e ulteriori risorse per sostenere la riforma. L'entrata in vigore dell'accordo di stabilizzazione e associazione permetterà di ampliare la cooperazione tra l'UE e il paese. Inoltre, la presentazione di un partenariato europeo da parte dell'UE dovrebbe fornire la base necessaria per gestire in maniera mirata gli interventi finalizzati a portare avanti il programma di riforma.

SERBIA E MONTENEGRO

I progressi compiuti dalla Serbia e Montenegro dall'ultima relazione annuale appaiono misti. L'adozione della carta costituzionale rappresenta di per sé un risultato di tutto rispetto, ma la sua attuazione risulta ancora incompleta. Le continue dispute riguardo l'interpretazione e l'attuazione dei nuovi accordi costituzionali riflettono la generale mancanza di consenso sul futuro di questa Unione di Stati, la quale a sua volta indebolisce le istituzioni e le politiche comuni, ritenute indispensabili per l'avanzamento delle riforme politiche ed economiche e per lo sviluppo delle relazioni della Serbia e Montenegro con l'UE. I problemi costituzionali e i cronici disaccordi tra i partitici politici in entrambe le repubbliche hanno contribuito a rallentare il ritmo della riforma in molti settori importanti.

Le istituzioni della Repubblica hanno dimostrato la loro resistenza e stabilità in seguito all'assassinio del primo ministro serbo Djindjic. Nonostante abbia permesso al governo serbo di combattere la minaccia concreta rappresentata dalla criminalità organizzata, la successiva introduzione dello stato di emergenza ha avuto alcune ripercussioni sul rispetto dei diritti dell'uomo e sullo Stato di diritto.

Le riforme hanno registrato livelli di progresso differenti: il progresso è stato costante nella riforma dell'esercito e si è registrato un ulteriore avanzamento nel settore dei diritti delle minoranze e in quello della cooperazione regionale, mentre i risultati della riforma dell'apparato di polizia e del sistema giudiziario sono stati inferiori alle aspettative. Sono stati compiuti degli sforzi per affrontare i problemi ereditati dal passato, che tuttavia rimangono ancora in sospeso. La Serbia e Montenegro deve ancora adempiere ai suoi obblighi internazionali riguardanti la cooperazione con il Tribunale penale internazionale per l'ex Iugoslavia (ICTY).

Sebbene sia stata mantenuta la stabilità economica, il ritmo delle riforme strutturali ha subito un notevole rallentamento, soprattutto a causa delle dispute politiche che ostacolano il funzionamento delle istituzioni.

Sono stati compiuti alcuni passi in avanti sul fronte dell'agenda europea per la riforma e del processo di stabilizzazione e associazione (PSA). Per accelerare il processo di riforma e approfondire ulteriormente la consulenza fornita dall'UE a tal riguardo, nel luglio 2003 è stato istituito un dialogo permanente rafforzato, dietro suggerimento della Commissione, per portare avanti i lavori delle precedenti riunioni della task force consultiva. Le raccomandazioni di entrambi fungono da orientamenti e parametri per la riforma.

In seguito all'adozione, nell'agosto 2003, della carta costituzionale e del piano d'azione per il mercato interno e il commercio, la Commissione ha deciso nel settembre 2003 di iniziare a lavorare alla relazione sulla fattibilità riguardante l'accordo di stabilizzazione e associazione. Tale relazione valuta l'ipotesi di avviare dei negozianti su un accordo di stabilizzazione e associazione sulla base dei seguenti criteri: livello di adempimento delle condizioni politiche ed economiche legate al PSA, funzionamento generale dell'Unione di Stati, creazione di un'unica politica commerciale e di un mercato unico, avanzamento delle riforme settoriali e sviluppo delle istituzioni statali preposte all'attuazione dell'ASA.

Lo studio di fattibilità è stato rinviato per dare alle autorità più tempo per affrontare i restanti problemi principali, tra cui in particolare la condizionalità politica, le questioni costituzionali e il piano d'azione.

Kosovo [44]

[44] Quale definito dalla Risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell'ONU.

La decisione dell'ONU relativa all'attuazione degli standard per il Kosovo e il difficile avvio del dialogo tra Pristina e Belgrado sui temi di interesse comune rappresentano i principali sviluppi del periodo in questione.

Proprio quando il dialogo diretto tra Pristina e Belgrado era finalmente stato avviato e stava per essere completato il piano per l'attuazione degli standard in Kosovo, sono subentrati nel marzo 2004 i violenti scontri etnici che hanno segnato una grave battuta d'arresto per la creazione di un Kosovo sicuro, democratico e multietnico.

Nel periodo in esame l'efficienza delle istituzioni provvisorie di autogoverno (PISG) e della pubblica amministrazione ha cominciato a migliorare, ma devono ancora essere affrontate con determinazione le restanti carenze. Il trasferimento delle competenze non esclusive dalla Missione di amministrazione provvisoria delle Nazioni Unite nel Kosovo (UNMIK) alle PISG è stato completato entro la fine del 2003. Le PISG devono ora sfruttare appieno le nuove competenze per assumere una maggiore responsabilità nella promozione e attuazione delle riforme sotto la responsabilità suprema dell'UNMIK, che detiene i poteri esclusivi. La reazione inadeguata e tardiva delle PISG agli eventi di marzo 2004 desta particolare preoccupazione. È necessario rafforzare lo Stato di diritto, in particolare per quanto riguarda l'effettiva attuazione e applicazione della legislazione.

Sebbene siano stati compiuti degli sforzi, in particolare nella seconda metà del 2003, le operazioni di rimpatrio degli sfollati in Kosovo sono state ostacolate, in termini di sostenibilità e di portata, dalle condizioni socioeconomiche sfavorevoli e dalla mancanza di sicurezza. I violenti scontri del marzo 2004 hanno causato il trasferimento forzato di membri delle minoranze ed hanno aggravato il clima di insicurezza, producendo un impatto estremamente negativo sulle operazioni di rimpatrio.

Nonostante alcuni miglioramenti, la situazione economica rimane preoccupante: l'economia del Kosovo è ancora fortemente dipendente dagli aiuti esterni e dalle rimesse degli emigranti ed è lungi dall'essere autosufficiente. Il tasso di disoccupazione è elevato e potrebbe aumentare, creando terreno fertile per nuovi tumulti sociali e politici. La privatizzazione delle imprese di proprietà collettiva e la ristrutturazione dei servizi pubblici procedono a rilento. È inoltre necessaria una maggiore efficienza e trasparenza nella gestione delle finanze pubbliche.

Nel periodo in questione sono stati compiuti alcuni progressi nel migliorare le prospettive di integrazione europea del Kosovo attraverso il Meccanismo di controllo dell'attuazione del processo di stabilizzazione e associazione (STM). La Commissione ha fornito consulenza politica alle autorità del Kosovo in diversi settori al fine di promuovere delle riforme compatibili con l'UE. Nel contempo, l'STM contribuisce a rafforzare i lavori riguardanti gli standard per il Kosovo.

Per prospettive di integrazione europea si intende la capacità della popolazione del Kosovo di beneficiare della pace e della prosperità che il processo di integrazione europea ha portato, in maniera libera e democratica, in gran parte del continente. Per raggiungere tale obiettivo, il Kosovo deve essere saldamente ancorato al processo di stabilizzazione e associazione. Tuttavia, gli eventi del marzo 2004 dimostrano che la popolazione del Kosovo e le PISG devono impegnarsi seriamente in tale processo.

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