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Document 52006DC0392

Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca centrale europea - Dichiarazione annuale sull'area dell'euro { SEC(2006) 936 }

/* COM/2006/0392 def. */

52006DC0392




[pic] | COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE |

Bruxelles, 12 luglio 2006

COM(2006) 392 definitivo

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO, AL PARLAMENTO EUROPEO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO, AL COMITATO DELLE REGIONIE ALLA BANCA CENTRALE EUROPEA

- Dichiarazione annuale sull'area dell'euro - { SEC(2006) 936 }

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO, AL PARLAMENTO EUROPEO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO, AL COMITATO DELLE REGIONI E ALLA BANCA CENTRALE EUROPEA

- Dichiarazione annuale sull'area dell'euro -

I. INTRODUZIONE

1. L'appartenenza all'area dell'euro rafforza il grado di interdipendenza economica tra gli Stati membri, in quanto rende possibile una politica monetaria unica, promuove scambi commerciali e legami finanziari più intensi e incoraggia un più stretto coordinamento delle politiche economiche. In ragione di questa interdipendenza, gli Stati membri dell'area dell'euro devono far fronte a sfide economiche che sono connesse alle sfide che si pongono a tutti gli Stati membri dell'Unione europea (UE) e in alcuni casi sono più immediate.

2. Nella dichiarazione annuale sull'area dell'euro e nella relazione annuale sull'area dell'euro che l'accompagna viene presentato il punto di vista della Commissione sulla natura di queste sfide, e vengono analizzate le risposte opportune delle politiche economiche a livello dell'area dell'euro e a livello degli Stati membri. L'obiettivo è quello di sensibilizzare e di stimolare un ampio dibattito sulle politiche economiche dell'area dell'euro e sui relativi sviluppi, questioni che hanno rilevanza per i suoi 310 milioni di abitanti. Si tratta di documenti importanti anche nel contesto dell'allargamento dell'area dell'euro, vista la prossima adesione della Slovenia all'area dell'euro il 1° gennaio 2007[1]. Informando i responsabili di politica economica e il pubblico in generale, essi completano l'analisi dell'economia dell'area dell'euro effettuata dalla Commissione in pubblicazioni quali la relazione trimestrale sull'area dell'euro, la relazione sulle finanze pubbliche nell'UEM e la rassegna dell'economia dell'UE.

II. MIGLIORI PROSPETTIVE ECONOMICHE

3. Dopo cinque anni di stagnazione, l'area dell'euro registra una ripresa dell'attività economica. Le imprese guardano al futuro con più ottimismo, grazie agli ingenti utili realizzati e al basso livello dei tassi di interesse. Anche i consumatori riacquistano gradualmente fiducia sulle prospettive future, e i consumi dovrebbero progressivamente tornare a crescere dopo diversi anni di prudenza. I migliori risultati dell'area dell'euro sul piano interno sono sostenuti dal perdurare della forte crescita della domanda esterna, che riflette il vivace andamento del commercio mondiale, ma anche l'aumento di competitività a livello internazionale.

4. La crescita sta tornando al suo livello potenziale, ma non vi sono motivi di compiacimento . Secondo le ultime previsioni della Commissione europea il PIL dell'area dell'euro dovrebbe crescere del 2,1% nel 2006, rispetto ad un tasso di crescita dell'1,3% nel 2005. L'inflazione, che l'anno scorso ha raggiunto il 2,2%, in parte a causa degli elevati costi dell'energia, dovrebbe rimanere a questo livello. Più di un milione di nuovi posti di lavoro verranno creati quest'anno nell'area dell'euro. Tuttavia, nonostante il recente consistente calo, nel maggio del 2006 il tasso di disoccupazione era ancora al 7,9%, e con una crescita dell'occupazione dello 0,9% annuo, il ritmo della creazione di posti di lavoro nell'area dell'euro rimane ancora troppo lento. Allo stesso modo, il basso tasso di crescita potenziale nell'area dell'euro, pari a circa il 2% annuo, evidenzia in particolare l'esigenza di riforme che consentano di accrescere la produttività. La correzione di questo squilibrio è una delle priorità delle politiche dell'area dell'euro nei prossimi anni.

5. Nel breve periodo le previsioni sono positive, nel medio periodo prevalgono invece elementi negativi. Nel breve periodo la creazione di posti di lavoro e gli effetti positivi delle riforme economiche già attuate o in corso di attuazione nell'area dell'euro potrebbero contribuire a stimolare la crescita economica in misura superiore al previsto. Nel medio periodo, nuovi eventuali aumenti del prezzo del petrolio potrebbero attenuare la crescita dell'area dell'euro. Il rischio di una correzione disordinata degli squilibri mondiali potrebbe compromettere la crescita mondiale e la ripresa economica nell'area dell'euro. Sul lato positivo, le maggiori entrate realizzate dai paesi esportatori di petrolio potrebbero tradursi in un aumento della domanda di prodotti e di servizi dell'area dell'euro.

III. ASSICURARE POLITICHE MACROECONOMICHE SANE

6. Grazie alla credibilità del quadro politico creato dall'UEM, le politiche macroeconomiche hanno avuto un ruolo importante nella ripresa economica dell'area dell'euro. Una politica monetaria accomodante, che ha consentito di ottenere tassi di interesse nominali e reali al loro minimo storico nel 2005, pur mantenendo la stabilità dei prezzi, ha contribuito a rilanciare l'attività economica e a ridare fiducia. La politica di bilancio ha anch'essa sostenuto la crescita dell'economia dell'area dell'euro. In effetti, grazie ai precedenti sforzi di risanamento del bilancio, negli ultimi anni la maggior parte degli Stati membri si è trovata in una posizione migliore per consentire agli stabilizzatori automatici di svolgere una funzione sostanzialmente favorevole.

7. Con il miglioramento della situazione economica, il quadro della politica macroeconomica deve anch'esso evolvere. Per quanto riguarda la politica monetaria, lo stimolo monetario degli ultimi anni sta venendo progressivamente meno. Dopo la fase di rallentamento dell'economia le autorità di bilancio hanno la responsabilità di ricaricare le batterie di bilancio dell'Europa, migliorando i saldi di bilancio e il debito pubblico. Inoltre, è essenziale garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche, tenuto conto delle pressioni supplementari sul bilancio che deriveranno dall'invecchiamento della popolazione nell'area dell'euro. Secondo le ultime previsioni della Commissione, il fabbisogno complessivo di finanziamento delle amministrazioni pubbliche nell'area dell'euro dovrebbe rimanere invariato nel 2006, nonostante il miglioramento della situazione economica, sebbene misure di carattere meno temporaneo implichino saldi strutturali migliori. Per dare piena attuazione al braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita, nel 2006 e nel 2007 alcuni Stati membri dell'area dell'euro dovranno procedere ad un aggiustamento di bilancio ben più ambizioso di quanto previsto nel loro programma di stabilità del 2005.

8. Sono infondati i timori che un aggiustamento della politica macroeconomica possa determinare una brusca interruzione della ripresa. Il vero rischio è rappresentato dal fatto che in mancanza di un tale aggiustamento vengano compromesse le condizioni per il proseguimento della crescita economica nell'area dell'euro, in quanto verrebbero rinviate decisioni di politica economice che sono necessarie per sostenere la ripresa nel medio periodo. In materia di politica macroeconomica, gli europei hanno imparato a proprie spese che l'immobilismo non paga. Nel corso degli anni '70 e '80 il disinteresse per la stabilità macroeconomica nei periodi di congiuntura economica favorevole ha lasciato un'eredità pesante, costituita da inflazione persistente, disavanzi elevati e debito crescente, che ha posto le basi della crescita debole e della disoccupazione elevata. In tempi più recenti non si è sfruttata la crescita favorevole alla fine degli anni '90 per completare il risanamento di bilancio avviato in preparazione all'UEM. Visto che per la prima volta dal 1999 l'attività economica nell'area dell'euro registra una ripresa duratura, la Commissione europea ritiene che un mix di politiche macroeconomiche prudenti mirante alla stabilità dei prezzi e alla riduzione degli squilibri di bilancio associato alle riforme strutturali intese a migliorare il funzionamento dei mercati dei prodotti, del lavoro e dei capitali costituirebbe una risposta politica adeguata.

IV. INTENSIFICARE LE RIFORME ECONOMICHE NELL'AREA DELL'EURO

9. Vincere la battaglia della stabilità macroeconomica nell'area dell'euro e la guerra per la crescita e per l'occupazione è una priorità economica e politica. Dodici milioni di uomini e di donne sono tuttora disoccupati nell'area dell'euro. La crescita e la produttività sono troppo deboli, soprattutto se si tiene conto delle sfide poste dall'invecchiamento della popolazione. Non tutti gli europei beneficiano dei vantaggi offerti dal progresso tecnologico e dalla globalizzazione. Alcuni attribuiscono alla moneta unica la colpa dei risultati deludenti di questi ultimi cinque anni in termini di crescita e di occupazione; tuttavia la vera ragione risiede nei progressi insufficienti conseguiti nella riforma dei mercati dei prodotti, del lavoro e dei capitali. Aumentare il ritmo delle riforme economiche, promuovere una maggiore concorrenza e assicurare la stabilità macroeconomica costituiscono il fulcro del partenariato di Lisbona per la crescita e l'occupazione.

10. Un ampio sostegno del pubblico è essenziale per il successo delle riforme economiche. Nonostante la crescente consapevolezza in Europa della necessità della stabilità macroeconomica, persistono ancora alcuni miti sulle riforme economiche. Uno di questi miti consiste nel credere che le riforme economiche significherebbero la rinuncia ad un tenore di vita che gli europei non possono più permettersi. Sebbene nel breve periodo possano comportare costi di adeguamento, le riforme economiche mirano in ultima analisi ad accrescere il tenore di vita in Europa. Secondo uno studio effettuato dalla Commissione europea, ampie riforme economiche dei mercati dei prodotti, del lavoro e dei capitali consentirebbero di aumentare dal 2% al 3% la crescita potenziale dell'UE. Questo aumento si tradurrebbe in più posti di lavoro, in un incremento del reddito disponibile e nella modernizzazione del sistema di sicurezza sociale europeo, un sistema unico nel suo genere. Un altro mito consiste nel credere che le riforme economiche rendano l'Europa meno europea, in quanto imporrebbero un modello economico e sociale ad essa estraneo. Al contrario, con le riforme economiche ci si riallaccia ai valori europei dell'imprenditorialità e della solidarietà sociale, sanciti nel trattato di Roma.

11. I leader dell'UE hanno riconosciuto che le riforme economiche sono un elemento integrante dell'appartenenza all'area dell'euro. Il Consiglio europeo di primavera tenutosi all'inizio dell'anno ha sottolineato che in un'unione monetaria il corretto funzionamento dei mercati dei prodotti, del lavoro e dei capitali ha una funzione importante nell'accrescere il potenziale di crescita e anche nell'attenuare l'impatto degli shock economici. Prezzi e salari che reagiscono rapidamente al mutare delle condizioni economiche contribuiscono anche a correggere un'inflazione ingiustificata e a ridurre le differenze in termini di crescita tra gli Stati membri dell'area dell'euro. Per quanto tutti gli Stati membri dell'UE trarranno benefici dal programma di riforma di Lisbona, gli Stati membri dell'area dell'euro sono ancor più incoraggiati a intensificare gli sforzi di riforma strutturale, in quanto i vantaggi derivanti dall'aumento della concorrenza verranno conseguiti più velocemente se i membri dell'unione monetaria apriranno i loro mercati in modo coordinato.

12. È fondamentale che gli Stati membri dell'area dell'euro proseguano risoluti sulla strada delle riforme economiche definita negli orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione per il periodo 2005-2008. Come rilevato dalla Commissione nella sua relazione annuale sui progressi nell'attuazione della strategia di Lisbona, adottata nel gennaio 2006, nel quadro dei rispettivi programmi nazionali di riforma gli Stati membri dell'area dell'euro hanno espresso il loro impegno a risanare le finanze pubbliche, a promuovere la produttività del lavoro e ad aumentare il tasso di occupazione e il tasso di partecipazione, nel rispetto degli imperativi dello sviluppo sostenibile. Tuttavia, alcuni Stati membri dell'area dell'euro dovranno compiere sforzi aggiuntivi per assicurare il corretto funzionamento dei mercati dei prodotti, dei servizi, del lavoro e dei capitali per un'Unione economica e monetaria dinamica e ben funzionante. In questo contesto, la priorità va data al potenziamento delle attività di R&S nell'area dell'euro, alla promozione di una maggiore concorrenza nei servizi e nelle industrie di rete, in particolare nel settore energetico, e al conseguimento di una maggiore adattabilità del mercato del lavoro.

13. Per garantire un modello sociale sostenibile sono fondamentali più crescita e più occupazione. In questo contesto, le riforme indicate spesso con il termine "flexicurity" (flessibilità e sicurezza), in cui i paesi nordici sono stati pionieri, possono costituire una fonte di ispirazione per gli Stati membri dell'area dell'euro. Queste riforme hanno consentito di imprimere dinamismo all'economia promuovendo un elevato grado di adattabilità nell'organizzazione del lavoro e nei rapporti di lavoro, tra l'altro tramite consistenti investimenti nelle politiche di promozione dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita e di riqualificazione e di reinserimento dei disoccupati. Sebbene non vi sia un modello unico e uniforme di "flexicurity", il principio dell'aumento della flessibilità sul mercato del lavoro, dove ve ne sia bisogno, salvaguardando al tempo stesso determinate garanzie per i lavoratori può essere applicato con vari mezzi[2]. L'esperienza dei paesi nordici potrebbe non essere facilmente trasferibile in altri Stati membri. Oltre al fatto che a livello nazionale vi potrebbero essere diverse preferenze, i responsabili politici devono anche prestare la dovuta attenzione, ad esempio, alle conseguenze sul bilancio di dette riforme, specialmente nei paesi che presentano ancora disavanzi consistenti o che devono far fronte alle conseguenze sul bilancio dell'invecchiamento della popolazione.

UNA MONETA, UN MERCATO

14. Negli anni '80 gli Stati membri riconobbero che la realizzazione "di un unico mercato" in Europa costituiva un potente argomento a favore dell'adozione "di un'unica moneta". Ora che la moneta unica è diventata realtà, gli Stati membri dell'area dell'euro devono sostenere con convinzione le politiche a sostegno del mercato interno. Negli ultimi dodici mesi, alcuni hanno messo in discussione questo obiettivo, invocando l'imperativo nazionale di proteggere settori industriali chiave dalla concorrenza transfrontaliera. Ciò impedisce alle imprese di esplorare tutte le possibilità offerte dal mercato interno, a detrimento dei consumatori, ai quali vengono negati i vantaggi di prezzi più bassi e di una scelta più ampia. Cinquant'anni fa i firmatari del trattato di Roma segnarono una cesura con queste politiche, impegnandosi solennemente a favore della libera circolazione delle persone, dei beni, dei servizi e dei capitali, e ponendo in tal modo le basi della prosperità economica e della stabilità politica dell'Europa nella seconda metà del XX secolo. Occorre rinnovare l'impegno a favore di questi principi, scegliendo politiche economiche che sostengano il mercato interno e promuovano benefici tangibili per l'area dell'euro e per l'UE nel suo complesso.

15. Le riforme economiche negli Stati membri sono necessarie per approfondire il mercato interno e per dare sostegno all'UEM. Il mercato interno ha un ruolo chiave nel conseguimento dell'obiettivo di aumentare la crescita e l'occupazione. Sostenuto dalla moneta unica, esso promuove un'allocazione più efficiente delle risorse e offre maggiori opportunità commerciali alle imprese e una più ampia scelta ai consumatori. Tuttavia, il mercato interno può esprimere tutto il suo potenziale soltanto se la normativa adottata a livello europeo viene effettivamente recepita e attuata da tutti gli Stati membri. A questo proposito, rimangono preoccupanti i deludenti risultati di gran parte degli Stati membri dell'area dell'euro nel recepimento e nell'attuazione della legislazione sul mercato interno. Sette paesi membri dell'area dell'euro non hanno raggiunto l'obiettivo di recepimento dell'1,5%, e i quattro maggiori paesi dell'area dell'euro figurano tra quelli con il peggior risultato nell'EU a 25 in termini di numero di procedure di infrazione. Per accrescere ulteriormente il potenziale di crescita e aumentare la capacità di reazione dell'area dell'euro agli shock economici, sarà essenziale procedere ulteriormente nell'integrazione economica tramite il recepimento integrale e la migliore attuazione delle direttive.

16. La riforma del settore dei servizi è fondamentale per l'area dell'euro. Non va sottovalutata l'importanza di una più grande integrazione nel settore dei servizi, che rappresentano circa il 70% del totale dei posti di lavoro e del valore aggiunto dell'economia dell'area dell'euro. In questo contesto, l'attuazione integrale della direttiva UE sui servizi, di cui è prevista l'adozione entro la fine dell'anno, è fondamentale per stimolare la concorrenza e il dinamismo economico in Europa e per sfruttare appieno i benefici potenziali offerti dalla moneta unica.

17. L'integrazione dei mercati finanziari, in particolare, offre reali vantaggi, in quanto contribuisce ad accrescere la produttività e la competitività, aumentando in ultima analisi il potenziale di crescita economica. Con la rimozione degli ostacoli alla creazione dell'Area unica dei pagamenti in euro, verrebbe dato un forte stimolo agli scambi, ai consumi e agli investimenti nell'ambito dell'area dell'euro, in quanto si consentirebbe ai cittadini e alle imprese di effettuare pagamenti transfrontalieri in modo semplice, sicuro ed efficiente al pari di quanto avviene oggi per i pagamenti nazionali e alle stesse condizioni tariffarie. L'integrazione dei mercati finanziari può anche contribuire al regolare funzionamento dell'UEM, in quanto favorisce l'aggiustamento macroeconomico e aumenta la resistenza dell'area dell'euro agli shock economici esterni. Secondo le analisi economiche, l'integrazione dei mercati finanziari dell'UE potrebbe col tempo tradursi in un aumento del PIL compreso tra lo 0,5% e l'1,1%.

18. L'UE e l'area dell'euro devono valorizzare i risultati ottenuti con l'euro e con il piano di azione dell'UE per i servizi finanziari. A questo scopo è necessario consolidare la vigente legislazione in materia di servizi finanziari e assicurare che le norme sul mercato interno vengano recepite in tempo e attuate efficacemente. Altri sforzi saranno necessari per aprire i frammentati servizi finanziari al dettaglio europei, ad esempio dando la possibilità ai consumatori di scegliere più facilmente le migliori soluzioni per i piani di risparmio, i mutui ipotecari, le assicurazioni e i piani pensionistici. Un'altra sfida importante per i prossimi cinque anni sarà quella di sviluppare un approccio paneuropeo in materia di regolamentazione e di sorveglianza dei mercati finanziari, che consenta di restare al passo con la crescente integrazione transfrontaliera del settore finanziario. Si tratta di uno sviluppo positivo – e necessario – per il rafforzamento del potenziale di crescita economica dell'UE, che richiede però anche la disponibilità delle autorità nazionali ad adattarsi al nuovo contesto finanziario. A questo riguardo, se si vogliono realizzare appieno i benefici di un mercato integrato dei servizi finanziari deve essere limitata la tendenza costante da parte degli Stati membri ad introdurre disposizioni inutili all'atto del recepimento delle direttive nell'ordinamento nazionale.

19. Per generare un aumento duraturo della produttività, l'area dell'euro deve generare e soprattutto assorbire e utilizzare la conoscenza. A questo scopo è essenziale conseguire un elevato grado di concorrenza e creare condizioni di base favorevoli perché le imprese possano innovare, ivi compreso un quadro integrato ed efficiente per la tutela dei diritti di proprietà intellettuale. Le imprese hanno bisogno di muoversi in un quadro regolamentare favorevole, di disporre di sufficiente personale altamente qualificato e di avere accesso a fonti di finanziamento a buon mercato. Occorre inoltre investire maggiori risorse nelle attività di R&S e nell'innovazione e, in particolare, occorre sfruttare le economie di scala a livello europeo, incoraggiando gli investimenti privati in attività di R&S e i progetti e le attività che presentino importanti ricadute transfrontaliere. Le spese per attività di R&S nell'area dell'euro sono pari al 2% del PIL, ossia notevolmente inferiori all'obiettivo UE del 3%. Nel presentare i rispettivi programmi nazionali di riforma, o successivamente, tutti gli Stati membri dell'area dell'euro hanno fissato obiettivi di aumento della spesa per le attività di R&S.

20. Le riforme miranti ad aumentare l'utilizzo del fattore lavoro e del capitale umano contribuiranno anche a migliorare la capacità di adattamento della forza lavoro nell'area dell'euro e a facilitarne la mobilità. Inoltre, le misure miranti a far incontrare offerta e domanda di manodopera, ad esempio tramite il miglioramento dei servizi pubblici per l'impiego, dovrebbero contribuire a migliorare la capacità di reazione agli shock. Per quanto alcuni Stati membri dell'area dell'euro abbiano avviato riforme in questo settore, in generale le misure hanno avuto ad oggetto la flessibilità dei contratti di lavoro per i nuovi assunti e per le persone che hanno particolari difficoltà sul mercato del lavoro, tramite contratti a tempo determinato, agenzie per il lavoro, programmi pubblici per l'occupazione, ma lasciando invariati alcuni aspetti della normativa sul lavoro a tempo indeterminato che possono costituire un ostacolo all'adeguamento del mercato del lavoro.

21. Per migliorare l'offerta di manodopera altamente qualificata nell'area dell'euro è necessario aggiornare i sistemi di istruzione e di formazione di molti Stati membri. Gli sforzi dovrebbero riguardare soprattutto il miglioramento della qualità del capitale umano e della base di competenze della manodopera. I livelli di istruzione dei giovani sono notevolmente inferiori nell'area dell'euro rispetto al resto dell'UE. Occorre inoltre attuare politiche miranti a sviluppare strategie coerenti e di ampio respiro in materia di apprendimento lungo tutto l'arco della vita, che contribuiscano a promuovere sin dall'inizio percorsi flessibili di studio, a ridurre notevolmente il numero di abbandoni scolastici, ad aumentare la percentuale di giovani che terminano il ciclo degli studi secondari, e a migliorare la qualità, la pertinenza e l'interesse della formazione professionale. Occorre migliorare la qualità dell'insegnamento universitario per aumentare il contributo delle università all'innovazione economica e sociale. L'eccellenza va ricercata tramite la messa in rete degli istituti di insegnamento superiore, dei centri di ricerca, dei centri tecnologici e delle imprese. Un uso efficiente da parte degli Stati membri dei finanziamenti offerti dalla UE, in particolare dal Fondo sociale europeo e dai programmi per l'istruzione e la formazione, potrebbe contribuire al conseguimento di questi obiettivi.

VI. UN'UNIONE ECONOMICA E MONETARIA DINAMICA E BEN FUNZIONANTE

22. Particolare attenzione va data alle perduranti differenze in termini di crescita e di inflazione tra i paesi dell'area dell'euro. Nel 2005, ad esempio, il divario tra i paesi dell'area dell'euro a più rapida crescita e quelli che registravano la crescita più debole era di 4½ punti percentuali, mentre il divario tra il tasso minimo di inflazione e quello massimo era di 3 punti percentuali. Come illustrato nel rapporto annuale sull'area dell'euro, le differenze in termini di crescita e di inflazione costituiscono una caratteristica normale delle unioni monetarie e possono riflettere una serie di fattori benigni, ivi compresi un diverso incremento demografico e gli effetti del processo di convergenza da parte degli Stati membri meno ricchi. Le differenze nel ciclo si sono sensibilmente ridotte negli ultimi anni, grazie ad un più stretto allineamento dei cicli e alla diminuzione degli errori di politica tramite un migliore coordinamento delle politiche macroeconomiche. Si tratta di un'evoluzione positiva per un'unione monetaria. Tuttavia, la decrescente importanza dei fattori ciclici significa che oramai una parte importante delle differenze in termini di crescita che ancora permangono è dovuta a fattori strutturali. In particolare, sembrerebbe che in alcuni Stati membri l'adeguamento agli shock economici e agli sviluppi economici a lungo termine stia avvenendo solo molto lentamente. Se le politiche non cambieranno, il divario tra gli Stati membri più rapidi e quelli più lenti dell'area dell'euro rischia di accrescersi col tempo, e i differenziali di inflazione potrebbero tradursi in una grave perdita di competitività, il che richiederà un aggiustamento tanto più significativo quanto maggiore sarà il ritardo nell'intervenire.

23. Per ridurre le differenze in termini di crescita e di inflazione occorre attuare un mix di politiche di bilancio e di riforme economiche sane. Gli interventi da attuare sono descritti negli orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione per il periodo 2005-2008. Proseguendo con politiche di bilancio prudenti, in particolare nei periodi di congiuntura economica favorevole, gli stabilizzatori automatici di bilancio potranno assorbire gli shock economici alla base delle differenze in termini di crescita e di inflazione. Inoltre, grazie alle riforme economiche i prezzi e i salari potranno reagire più rapidamente all'evoluzione della situazione economica, consentendo un'allocazione più efficiente delle risorse. La maggior parte degli Stati membri deve accelerare il ritmo delle riforme per promuovere la concorrenza e aumentare la produttività sui mercati dei beni e dei servizi. Le politiche che rafforzano il mercato interno nel settore dei servizi, in particolare i mercati finanziari, possono anche contribuire ad un più stretto allineamento dei cicli economici nazionali. Inoltre, alcuni Stati membri potrebbero dover adottare misure per assicurare che nel processo di fissazione delle remunerazioni si tenga sufficientemente conto della stabilità dei prezzi, delle tendenze della produttività nel medio periodo e delle differenze nelle qualifiche e nelle condizioni locali del mercato del lavoro.

VII. IL RUOLO E LE SFIDE DELL'AREA DELL'EURO SULLA SCENA MONDIALE

24. L'euro è una moneta mondiale fondamentale, che apporta benefici all'area dell'euro e sottolinea la necessità di prestare la dovuta attenzione agli sviluppi finanziari internazionali . Il varo dell'euro ha determinato un mutamento sismico sui mercati finanziari internazionali. Oggi l'area dell'euro rappresenta un sesto del PIL mondiale e un quinto del commercio mondiale, e in euro è denominata una parte consistente e in crescita del mercato internazionale del debito (31,5% contro il 44% del dollaro USA a metà del 2005). L'euro rappresenta anche una quota significativa delle passività bancarie internazionali e delle operazioni di cambio. Ad esempio, dal 1999 l'euro è la seconda moneta di denominazione dei prestiti concessi dalle banche dell'area dell'euro a debitori non bancari esterni all'area dell'euro, con una quota che nel primo trimestre del 2004 ha raggiunto il 39% (rispetto al 44% del dollaro). L'euro è anche ampiamente utilizzato per quotare, fatturare, liquidare operazioni commerciali esterne tra l'area dell'euro e i paesi terzi, e a volte anche tra paesi terzi. L'euro svolge un ruolo importante come moneta di riserva internazionale, dato che rappresenta circa il 25% delle riserve mondiali, contro il 66% del dollaro.

25. L'ampiezza e la durata senza precedenti degli squilibri mondiali costituiscono una sfida fondamentale per l'economia mondiale e per l'area dell'euro. Nel 2005 gli Stati Uniti hanno registrato il disavanzo delle partite correnti più elevato della storia del paese, equivalente al 6,4% del PIL degli Stati Uniti e all'1,5% del PIL mondiale. Il disavanzo è finanziato soprattutto dai flussi di capitali provenienti dal Giappone, dalla Cina e da altri paesi dell'Asia orientale, e recentemente anche dal Medio Oriente (grazie alle maggiori entrate del petrolio). Benché i mercati finanziari si mostrino relativamente ottimisti in merito alla situazione, l'ampiezza e la durata record degli squilibri mondiali indicano che non potranno perdurare indefinitamente.

26. Una correzione disordinata degli squilibri mondiali potrebbe avere gravi effetti negativi sulla crescita dell'economia mondiale e sulla stabilità finanziaria internazionale. Pur presentando una bilancia delle partite correnti sostanzialmente in equilibrio, l'area dell'euro non resterebbe immune dagli effetti di una tale crisi. Una correzione disordinata degli squilibri mondiali potrebbe incidere sul commercio dell'area dell'euro a causa delle variazioni dei tassi di cambio e della domanda mondiale, e inciderebbe sul valore delle attività detenute all'estero da residenti dell'area dell'euro. La fiducia nelle imprese verrebbe anch'essa gravemente intaccata, in particolare nel caso di una grave contrazione della produzione nelle regioni che registrano disavanzi.

27. Perché si abbia una correzione ordinata degli squilibri mondiali, la domanda mondiale deve spostarsi progressivamente dalle regioni che presentano disavanzi delle partite correnti verso regioni che registrano surplus delle partite correnti. Gli Stati Uniti possono dare il loro contributo aumentando il risparmio privato e pubblico. Un importante contributo a questo scopo potrebbe venire da politiche macroeconomiche orientate alla stabilità e in particolare alla sostenibilità delle finanze pubbliche. In Asia orientale, la sfida è rappresentata dalla riduzione del risparmio eccessivo. La transizione verso una crescita maggiormente sostenuta dalla domanda interna tramite il miglioramento dei sistemi di sicurezza sociale e grazie allo sviluppo del mercato finanziario contribuirebbe a ridurre gli squilibri esterni a livello mondiale. Ciò darebbe altresì sostegno allo sviluppo a lungo termine dell'Asia orientale. Con il progressivo aumento della domanda interna in quei paesi, il risparmio eccessivo (e l'avanzo delle partite correnti) è destinato a ridursi.

28. Le riforme economiche attuate in Europa consentiranno all'area dell'euro di adeguarsi a sviluppi mondiali potenzialmente negativi e a contribuire ad una correzione ordinata degli squilibri mondiali. Il corretto funzionamento dei mercati dei prodotti, del lavoro e dei capitali accrescerebbe l'interesse degli investitori per l'Europa, anche se è poco probabile che ciò porti a variazioni sostanziali della bilancia delle partite correnti, dato che aumenterebbero sia la domanda che l'offerta. Inoltre solo una minima parte della variazione della bilancia delle partite correnti dell'area dell'euro avrebbe effetti di miglioramento sulla bilancia delle partite correnti statunitense. Le riforme economiche restano tuttavia auspicabili dal punto di vista del miglioramento dei risultati dell'area dell'euro, dato che rafforzano il potenziale di crescita e la resistenza a eventuali shock economici. La questione è analizzata più in dettaglio nella relazione annuale sull'area dell'euro.

VIII. AUMENTARE L'EFFICACIA DEL COORDINAMENTO

29. Dare sostegno alla ripresa economica e promuovere la stabilità macroeconomica e le riforme strutturali perché l'UEM possa funzionare in maniera dinamica e regolare richiede impegno da parte degli Stati membri e una leadership forte a livello dell'area dell'euro. Il Consiglio europeo di primavera 2006 ha riconosciuto l'importanza speciale che rivestono le riforme strutturali rafforzate per gli Stati membri che hanno l'euro come moneta comune, e ha sottolineato la necessità di una politica di coordinamento efficace nell'ambito dell'area dell'euro. Accanto al ruolo chiave svolto dal Consiglio Ecofin, l'Eurogruppo, che raccogliere su base informale i ministri delle finanze dell'area dell'euro, la Commissione e la BCE, contribuisce a promuovere a livello dell'area dell'euro il consenso sulle sfide comuni di politica economica. Gli Stati membri dell'area dell'euro potrebbero trarre maggiori vantaggi dalle riunioni dell'Eurogruppo avviando un dibattito approfondito sulle politiche macroeconomiche e una sorveglianza più attenta delle riforme strutturali negli Stati membri dell'area dell'euro, in particolare quando sono importanti per il funzionamento dell'UEM. Potrebbero anche essere prese misure per aumentare l'efficacia del coordinamento delle politiche economiche nell'area dell'euro, ad esempio, adottando il semestre come periodo di riferimento per la vigilanza di bilancio nella UE, coordinando i tempi di adozione dei bilanci nazionali tra gli Stati membri dell'area dell'euro e assicurando una maggiore coerenza tra le politiche macroeconomiche e le riforme strutturali.

30. La crescente importanza dell'euro come moneta internazionale e le sfide poste, tra l'altro, dagli squilibri mondiali evidenziano l'esigenza che l'area dell'euro dia prova di leadership sulla scena mondiale. La Commissione riconosce che negli ultimi anni sono stati realizzati progressi a questo riguardo. Ad esempio, la designazione del presidente dell'Eurogruppo per un mandato di due anni nel 2004 ha dato una maggiore stabilità alla rappresentanza esterna dell'area dell'euro. Tuttavia, data la scarsità di posizioni comuni tra le autorità dell'area dell'euro e l'assenza di un impegno fermo da parte degli Stati membri su questioni di importanza strategica comune, è difficile che l'Europa possa dare prova di leadership economica a livello mondiale. La Commissione europea sostiene ed è pronta a dare il proprio contributo a favore di un migliore coordinamento della rappresentanza esterna dell'UE nel Fondo monetario internazionale e in altre istituzioni finanziarie internazionali.

IX. CONCLUSIONI

31. Condividere una moneta comune significa affrontare sfide e responsabilità comuni. La presente dichiarazione annuale sull'area dell'euro ha evidenziato le sfide maggiori per l'area dell'euro. Le migliori prospettive per l'economia dell'area dell'euro impongono un aggiustamento deciso delle politiche macroeconomiche, in particolare l'accelerazione del risanamento di bilancio. Nel settore macroeconomico, sono necessarie riforme strutturali rafforzate per accrescere la produttività e promuovere la crescita e l'occupazione. Esse sono anche importanti per il corretto funzionamento dell'UEM, dato che in alcuni Stati membri i prezzi e i salari si adeguano troppo lentamente agli shock economici. Allo stesso tempo, i membri dell'area dell'euro hanno un forte incentivo ad approfondire il mercato interno, visto che la maggiore integrazione economica contribuirà a sfruttare appieno i benefici della moneta unica e a rispondere rapidamente agli sviluppi economici. Sul lato esterno, la crescente importanza dell'euro come moneta mondiale e le sfide che l'economia mondiale deve affrontare sottolineano l'esigenza di un ruolo maggiore nelle questioni internazionali. Rispondere a queste sfide e assumersi queste responsabilità richiede impegno da parte degli Stati membri e misure miranti a migliorare l'efficacia del coordinamento delle politiche economiche.

[1] Gli attuali Stati membri dell'area dell'euro sono: Belgio, Germania, Grecia, Spagna, Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria, Portogallo e Finlandia.

[2] La Commissione ha avviato un processo di riflessione e di analisi sulle diverse nozioni di "flessicurezza" e prevede di presentare una comunicazione in materia nella prima metà del 2007.

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