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Document 52002DC0341

Comunicazione della Commissione - Il dialogo sociale europeo, forza di modernizzazione e cambiamento

/* COM/2002/0341 def. */

52002DC0341

Comunicazione della Commissione - Il dialogo sociale europeo, forza di modernizzazione e cambiamento /* COM/2002/0341 def. */


INDICE Sommario

Introduzione

1. Il dialogo sociale, chiave di una migliore governance

1.1. Migliorare la consultazione delle parti sociali

1.2. Aumentare la visibilità del dialogo sociale

1.3. Rafforzare il ruolo delle parti sociali

1.3.1. Il livello europeo

1.3.2. Il livello nazionale

1.3.3. Il livello locale

1.3.4. L'impresa

2. Il dialogo sociale, forza di modernizzazione economica e sociale

2.1. Strutturare la concertazione trilaterale

2.2. Rafforzare il coinvolgimento delle parti sociali nei diversi filoni della strategia di Lisbona

2.3. Ampliare e arricchire il dialogo sociale

2.3.1. Rafforzare il posto della trattativa e ampliarne la portata

2.3.2. Il dialogo sociale settoriale

2.3.3. Il dialogo sociale interprofessionale

2.4. Migliorare il controllo e l'attuazione

2.4.1. Orientamenti o quadri d'azione

2.4.2. Gli accordi facenti capo all'articolo 139

3. Dialogo sociale e allargamento, una scommessa decisiva per l'Unione

3.1. Rafforzare il dialogo sociale e i suoi soggetti

3.2. Sviluppare il ruolo del dialogo sociale nella strategia di preadesione

3.3. Adeguare le sedi del dialogo sociale

4. La dimensione internazionale del dialogo sociale

4.1. Le relazioni bilaterali e regionali

4.2. I rapporti multilaterali

Allegati

Sommario

Il dialogo sociale e la qualità delle relazioni industriali sono al centro del modello sociale europeo. In occasione dei Consigli europei di Laeken e Barcellona e dei vertici sociali che li hanno preceduti, i Capi di Stato e di governo, le parti sociali e la Commissione hanno sottolineato il ruolo del dialogo sociale a tutti i livelli nella promozione della modernizzazione e del cambiamento all'interno dell'Unione e nei paesi candidati.

Il trattato conferisce alla Commissione la responsabilità di promuovere e sostenere il dialogo sociale a livello comunitario. Con la presente comunicazione, la Commissione dà corpo alle proprie idee sul futuro del dialogo sociale come strumento per una migliore governance dell'Unione allargata e forza motrice delle riforme economiche e sociali. Essa propone misure concrete volte a rafforzare i diversi livelli e le diverse forme di dialogo sociale. Tale approccio è ispirato alla dichiarazione delle parti sociali per il Consiglio europeo di Laeken e alla riflessione del Gruppo di alto livello sulle relazioni industriali.

1. Il dialogo sociale è una forza motrice di riforme economiche e sociali riuscite. La strategia di Lisbona ne sottolinea il ruolo nell'affrontare le sfide fondamentali che si aprono davanti all'Europa, come il miglioramento di competenze e qualifiche, la modernizzazione dell'organizzazione del lavoro, la promozione delle pari opportunità e della diversità e l'elaborazione di politiche a favore dell'invecchiamento attivo. Le trattative fra le parti sociali sono la maniera più adatta di far progredire i temi collegati alla modernizzazione e alla gestione del cambiamento.

In questo contesto, la comunicazione

- invita le parti sociali europee a portare avanti il proprio dialogo autonomo e a stabilire programmi di lavoro congiunti, come indicato dalla dichiarazione di Laeken e riaffermato dai Capi di Stato e di governo in occasione del Consiglio europeo di Barcellona;

- invita le parti sociali a soddisfare la richiesta, avanzata dal Consiglio europeo di Barcellona, di presentare una relazione annuale sul proprio contributo;

- sostiene il rafforzamento della concertazione fra le parti sociali e le istituzioni europee sulle politiche economiche e sociali e propone di istituire un nuovo "Vertice sociale trilaterale" destinato a diventare il punto nevralgico del contributo delle parti sociali nel quadro della strategia di Lisbona;

- auspica un rafforzamento della partecipazione delle parti sociali ai processi di coordinamento aperto, compresa la loro consultazione prima della stesura delle proposte di orientamenti per l'occupazione, in modo che le parti sociali stesse possano apportare meglio il proprio contributo;

- invita a rafforzare l'assistenza tecnica alle parti sociali per metterle in condizione di riferire sull'attuazione degli orientamenti per l'occupazione.

2. Una migliore governance dell'Unione allargata richiede il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati al processo decisionale e a quello di attuazione. Le parti sociali hanno una posizione unica all'interno della società civile, e risultano nella posizione più adatta per affrontare i temi connessi col lavoro; possono inoltre negoziare accordi vincolanti. Per promuovere il ruolo del dialogo sociale nel quadro della governance europea, rafforzare il nesso fra livello nazionale e livello europeo e rendere più noti i risultati del dialogo sociale europeo, in particolare nell'ottica dell'allargamento, la comunicazione presenta una vasta gamma di proposte concrete:

- organizzazione di una "Conferenza europea del dialogo sociale";

- organizzazione di tavole rotonde nazionali;

- miglioramento delle procedure per la consultazione delle parti sociali sulle iniziative europee per aumentare la qualità della legislazione europea e garantirne l'adeguatezza alle esigenze di tutti i soggetti coinvolti.

3. Preparare l'allargamento. La comunicazione sottolinea il ruolo vitale e la debolezza del dialogo sociale nei paesi candidati. Negli ultimi dieci anni si sono ottenuti molti risultati, grazie al sostegno dei programmi e delle iniziative comunitari, ma resta moltissimo da fare per rafforzare le capacità delle parti sociali e coinvolgerle nel processo di adesione. La comunicazione individua una serie di misure, nuove o già in corso, per sostenere tale processo.

Introduzione

Si riconosce il dialogo sociale come una dimensione essenziale del modello europeo di società e di sviluppo, con una protezione sociale di qualità, l'investimento nell'istruzione e nelle qualifiche e riforme destinate a migliorare la dinamicità dell'economia [1]. Tale ruolo del dialogo sociale è fondato sulla sua natura originale e insostituibile: le parti sociali rappresentano direttamente gli interessi e le problematiche del mondo del lavoro, dalle condizioni di lavoro allo sviluppo della formazione continua passando per la definizione di norme salariali e, inoltre, hanno la capacità di impegnarsi autonomamente in un dialogo che può condurre ad accordi collettivi riguardanti l'insieme di queste tematiche.

[1] cfr. Conclusioni del Consiglio europeo di Barcellona, paragrafo 22.

Questa realtà, che ha radici nella storia del continente europeo, rappresenta un tratto distintivo dell'Unione rispetto alla maggior parte delle regioni del mondo, e significa che il dialogo sociale, nelle diverse forme che assume nei vari Stati membri, è al contempo un elemento di una governance democratica e della modernizzazione economica e sociale, di cui la strategia di Lisbona costituisce l'agenda per il decennio in corso.

La realizzazione degli obiettivi strategici definiti a Lisbona - raggiungere la piena occupazione e rafforzare la coesione sociale - dipende largamente dall'azione delle parti sociali a tutti i livelli. Esse sono infatti nella posizione più adatta per raccogliere la sfida essenziale della strategia: una gestione positiva del cambiamento, che consenta di conciliare la flessibilità indispensabile per le imprese e la sicurezza necessaria ai lavoratori, in particolare quando l'economia attraversa fasi di cospicua ristrutturazione. Un dialogo sociale attivo e ambizioso deve cioè svolgere un ruolo centrale nella risposta alle sfide suddette, come metodo di adeguamento flessibile, efficace e non conflittuale e come mezzo per sormontare gli ostacoli alla modernizzazione. È per questo motivo che il Consiglio europeo di Barcellona, nel marzo 2002, ha invitato le parti sociali a mettere la propria azione, a livello settoriale e territoriale, al servizio di questi obiettivi, in particolare tramite la definizione di un programma di lavoro pluriennale. Tale ruolo si fa forte di una serie già molto ricca di conquiste precedenti: la negoziazione europea ha portato ad accordi sul congedo parentale, il lavoro a tempo parziale, i contratti a durata determinata e il telelavoro. Esso deve ora essere arricchito, mediante un nuovo sviluppo della concertazione sull'occupazione, la politica economica e la protezione sociale, e grazie alla definizione di nuovi modi di contribuire all'attuazione della strategia di riforma economica e sociale, in particolare nel quadro del coordinamento europeo delle politiche sull'occupazione.

Nella sua qualità di forza motrice della modernizzazione dell'economia e del modello sociale europeo, il dialogo sociale afferma il proprio ruolo centrale e originale nella governance democratica dell'Europa. Occorre rafforzare il coinvolgimento attivo delle parti sociali al processo decisionale dell'Unione e delle sue istituzioni, come richiesto dal Libro bianco sulla governance europea [2], grazie a una consultazione rafforzata e poggiante sulle procedure introdotte nel trattato fin dal 1992. Ciò è particolarmente importante nella prospettiva ormai prossima dell'allargamento, dato che i paesi candidati continuano a mostrare una relativa debolezza della concertazione e del dialogo sociale autonomo, in particolare a livello settoriale, debolezza che finirà per incidere sulla governance della futura Unione allargata.

[2] COM(2001) 428 def.

Il coinvolgimento delle parti sociali rientra anche nella logica della comunicazione "Un progetto per l'Europa", in cui la Commissione individua, fra i compiti fondamentali dell'Unione, il consolidamento del suo modello di sviluppo economico e sociale, in modo da garantire benessere e solidarietà.

Di fronte a queste sfide decisive per l'Europa, la Commissione è cosciente delle particolari responsabilità conferitele dal trattato, il quale le assegna il compito di "promuovere la consultazione delle parti sociali a livello comunitario e prende[re] ogni misura utile per facilitarne il dialogo" [3]. La presente comunicazione si basa su una riflessione approfondita cui hanno partecipato esperti e parti delle relazioni industriali, nonché sul contributo delle parti sociali:

[3] articolo 138, paragrafo 1.

- la Commissione ha istituito nel 2001 un Gruppo di alto livello sulle relazioni industriali di fronte al cambiamento, incaricato di studiare il merito e gli strumenti di un rinnovamento delle relazioni industriali. Il Gruppo ha presentato la propria relazione nel febbraio 2002.

- In un contributo comune presentato al Vertice sociale di Laeken, le parti sociali europee hanno definito il quadro in cui iscrivere una nuova tappa del dialogo sociale. Tale quadro riguarda da una parte la razionalizzazione della concertazione in seno a una nuova sede di discussione unica - il Vertice sociale trilaterale per la crescita e l'occupazione - dall'altra l'approfondimento del dialogo sociale bilaterale mediante l'adozione di un programma di lavoro.

Il dialogo sociale europeo è a un bivio: dispone di un campo d'azione considerevole, ulteriormente ampliato dalla prospettiva ormai prossima dell'allargamento e della necessità di accompagnarlo. Esso è portatore di valori forti di partecipazione e di responsabilità, che poggiano su solide tradizioni nazionali e offrono una cornice adeguata per una modernizzazione amministrata comprendente i paesi candidati. Per assumersi appieno questo ruolo al livello europeo, esso deve però arricchire le proprie pratiche, diversificare i propri mezzi d'azione e occupare completamente lo spazio contrattuale. La presente comunicazione presenta le linee maestre di un rafforzamento del dialogo sociale in un'Europa allargata.

1. Il dialogo sociale, chiave di una migliore governance

Fra tutti i soggetti della società civile, le parti sociali hanno un ruolo e un'incidenza particolari [4], che scaturiscono dalla natura stessa delle questioni e degli interessi che esse esprimono, e che sono legati al mondo del lavoro: condizioni di lavoro, definizione delle norme salariali, formazione continua, in particolare per quanto riguarda le nuove tecnologie, organizzazione del lavoro e dell'orario di lavoro in modo da conciliare flessibilità e sicurezza sono alcuni esempi dei temi specifici che le parti sociali, rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro, sono legittimate a trattare. L'attuazione della strategia di Lisbona, che si basa su un'agenda integrata di politiche economiche e sociali, viene ad allargare e rinnovare il complesso dei temi che fanno capo alla loro competenza specifica. Le parti sociali inoltre hanno la capacità, riconosciuta dal trattato, di impegnarsi in un vero e proprio dialogo sociale autonomo, vale a dire di negoziare in modo indipendente accordi che diventeranno norme giuridiche, ed è questa capacità di negoziare accordi che dà al dialogo sociale un posto particolare. Infine, alle parti sociali può essere affidata, su loro richiesta, la trasposizione a livello nazionale delle direttive, che spesso contengono disposizioni che consentono alle parti sociali di adattarle a situazioni specifiche.

[4] Libro bianco sulla governance europea, p. 18.

Il 1985 è la data a partire dalla quale si è instaurato un dialogo autonomo tra organizzazioni europee, primo frutto di un vero e proprio spazio contrattuale europeo. L'entrata in vigore del trattato di Maastricht ha consentito di percorrere una nuova tappa, istituzionalizzando la partecipazione delle parti sociali all'elaborazione del diritto sociale comunitario. Il dialogo sociale europeo comprende oggi queste due funzioni essenziali: la consultazione e la trattativa.

La Commissione sostiene inoltre lo sviluppo di un dialogo con gli altri soggetti della società civile, in particolare le ONG. In seguito al Libro bianco sulla governance la Commissione ha adottato, il 5 giugno 2002, una comunicazione sui principi generali e gli standard minimi di consultazione rivolta alla società civile e precisante i settori e i soggetti del processo di consultazione, nonché il seguito datogli. È una risposta alla crescente domanda di partecipazione ai processi decisionali, e un modo di tener meglio conto di tutte le dimensioni dei problemi, coinvolgendo tutte le parti in causa.

Le parti sociali dovrebbero varare iniziative o cooperazioni specifiche con le organizzazioni che intervengono in tutti i settori pertinenti.

La Commissione desidera promuovere e migliorare il contributo del dialogo sociale a una migliore governance europea attraverso un insieme di proposte relative ad alcuni settori essenziali: una migliore consultazione, la rappresentatività delle parti sociali, una maggiore interazione e coinvolgimento dei vari livelli e la trasparenza del dialogo.

1.1. Migliorare la consultazione delle parti sociali

Il Libro bianco sulla governance europea sottolinea che una consultazione efficace e trasparente delle parti interessate alla definizione delle politiche è un fattore essenziale per il miglioramento della qualità delle regolamentazioni. Il trattato prevede già, all'articolo 138, una procedura di consultazione obbligatoria in due tappe: prima di presentare proposte nel settore della politica sociale, la Commissione deve consultare le parti sociali sul possibile orientamento di un'azione comunitaria; dopo tale prima fase, se ritiene che un'azione comunitaria sia auspicabile, la Commissione deve consultare le parti sociali sul contenuto della stessa.

Tale consultazione, che a partire dal 1993 ha coinvolto dodici soggetti (cfr. allegato 3), è profondamente originale, dal momento che è contraddistinta da una doppia natura:

- consente di tener conto del parere delle parti interessate e di misurare in tal modo l'effetto di un'eventuale regolamentazione. La Commissione può dunque formulare politiche adatte per forma e contenuto ai problemi trattati, e inserirvi l'obiettivo della modernizzazione sociale e del miglioramento della concorrenzialità delle imprese;

- può approdare a un dialogo sociale autonomo, sul piano interprofessionale o settoriale, e dunque eventualmente ad accordi che successivamente possono essere integrati nel diritto comunitario [5]. Essa permette così di applicare concretamente un principio di sussidiarietà sociale: spetta anzitutto alle parti sociali trovare soluzioni adeguate nei rispettivi settori di responsabilità, mentre le istituzioni comunitarie intervengono, su iniziativa della Commissione, solo in caso di fallimento delle trattative [6].

[5] Tre questioni sono state al centro di trattative interprofessionali e di accordi attuati da direttive: il congedo parentale nel 1995, il lavoro a tempo parziale nel 1997 e il lavoro a durata determinata nel 1999. Due accordi quadro sull'organizzazione dell'orario di lavoro nei settori del trasporto marittimo e dell'aviazione civile sono stati attuati secondo procedure analoghe. All'accordo concluso sul telelavoro nel maggio 2002 sarà data attuazione, per la prima volta, in base alle procedure e alle prassi proprie delle parti sociali e degli Stati membri.

[6] È ciò che la Commissione ha fatto adottando, il 20 marzo 2002, una proposta di direttiva sul lavoro interinale ispirandosi ad alcuni elementi di consenso espressi dalle parti sociali, malgrado la rottura delle trattative nel maggio 2001.

La Commissione intende consultare le parti sociali sulle principali iniziative con implicazioni sociali;

istituirà un gruppo interservizi incaricato di fare un inventario dei metodi e delle strutture di consultazione attualmente in funzione che consenta di coinvolgere meglio tutti i servizi interessati alle attività connesse col dialogo sociale;

elaborerà un codice di condotta interno in materia di consultazioni con le parti sociali.

Questa consultazione obbligatoria e sistematica si aggiunge naturalmente alle consultazioni organizzate in seno ai comitati consultivi o nel quadro delle procedure miranti a raccogliere i pareri delle parti in causa, ad esempio mediante l'adozione di un Libro verde. Per i settori nei quali funzionano dei comitati (salute e sicurezza sul luogo di lavoro, formazione professionale, pari opportunità, libera circolazione dei lavoratori e sicurezza sociale dei lavoratori migranti), la Commissione continuerà a distinguere la consultazione "dialogo sociale" delle parti sociali ai sensi dell'articolo 138 del trattato dalla consultazione dei comitati consultivi.

Questa consultazione, nella fase di elaborazione delle proposte comunitarie, è completata da una consultazione sistematica delle parti sociali europee sulle loro relazioni di trasposizione.

La legittimità e l'efficacia della consultazione delle parti sociali sono dovute alla loro rappresentatività. I requisiti in materia di rappresentatività variano a seconda della natura delle responsabilità conferite ai soggetti interessati (limitate in caso di semplice consultazione, ma più vincolanti quando le parti sociali possono formulare delle norme giuridiche). La Commissione, nel quadro dei suoi compiti di promozione del dialogo sociale europeo, ne ha fissato i principi [7] e ha lanciato nel 1998 uno studio sulla rappresentatività delle parti sociali [8] le cui conclusioni principali confermano un rafforzamento delle strutture europee delle parti sociali.

[7] COM (93) 600 def. e COM (98) 322 def.

[8] Lo studio riguarda attualmente le organizzazioni interprofessionali e i settori seguenti: tessile, commercio, costruzioni, banche, assicurazioni, poste, telecomunicazioni, trasporto su strada, trasporto aereo, trasporto per ferrovia, trasporto fluviale, trasporto marittimo, elettricità, agricoltura, servizi pubblici locali, Horeca, servizi alle persone.

Per quanto concerne l'allargamento, l'apertura e la cooperazione fra organizzazioni saranno particolarmente importanti. Già ora l'approccio seguito a livello comunitario ha consentito di realizzare progressi sostanziali nell'organizzazione e strutturazione delle parti del dialogo sociale europeo.

La Commissione

- lancerà un nuovo studio sulla rappresentatività, per includere settori nuovi che riflettano l'evoluzione dell'economia europea e per realizzare delle monografie sulle organizzazioni interprofessionali e settoriali delle parti sociali nei paesi candidati all'adesione;

- presenta un elenco modificato delle organizzazioni consultate a norma dell'articolo 138 del trattato (cfr. allegato 1). Essa procederà, se necessario, a una nuova modifica a seconda dell'esistenza di nuovi comitati di dialogo sociale e tenendo conto dei risultati dello studio sulla rappresentatività.

Le parti sociali

- sono invitate a rafforzare la loro cooperazione, in particolare all'interno dei singoli settori, per garantire la migliore rappresentanza possibile;

- dovrebbero proseguire il miglioramento dei loro meccanismi di decisione interna nel contesto dell'allargamento, in particolare per la definizione di mandati di negoziazione e la conclusione di accordi.

1.2. Aumentare la visibilità del dialogo sociale

Il contributo delle parti sociali europee - a livello interprofessionale e settoriale - non è sufficientemente conosciuto e divulgato. Ciò riguarda anzitutto i risultati e le conquiste del dialogo sociale, compresi gli accordi conclusi a partire dal 1993 divenuti in seguito delle direttive, ma anche il risultato delle consultazioni organizzate dalla Commissione e dal Consiglio. La Commissione ritiene importante, in particolare nella prospettiva del prossimo allargamento, che tutte le informazioni riguardanti le parti, le sedi e i risultati del dialogo sociale europeo siano facilmente accessibili in tutti gli Stati membri.

La Commissione

- creerà un sito Internet che darà accesso, in tutte le lingue ufficiali dell'Unione, a tutte le informazioni riguardanti le parti, le sedi e i risultati del dialogo sociale europeo;

- sosterrà l'organizzazione di tavole rotonde a livello nazionale per valorizzare il contributo europeo del dialogo sociale;

- riunirà regolarmente una "Conferenza europea del dialogo sociale" aperta a tutte le organizzazioni nazionali che partecipano al dialogo sociale europeo;

- proseguirà, in stretta cooperazione con la Fondazione di Dublino, la pubblicazione di relazioni regolari sulle "relazioni industriali in Europa", perché sia possibile analizzare il contesto in cui tali relazioni si sviluppano, presentare i risultati delle ricerche, sviluppare indicatori e utilizzare le fonti statistiche in questo settore.

1.3. Rafforzare il ruolo delle parti sociali

Il Libro bianco sulla governance europea sottolinea la necessità di un'interazione più forte tra le istituzioni europee, i governi nazionali, le autorità regionali e locali e le organizzazioni della società civile a cui le parti sociali appartengono. Inoltre, le parti sociali sono presenti in prima persona a tutti i livelli di attuazione delle politiche, dalle imprese fino al livello europeo, nonché nei settori e sul territorio, il che ne fa, ancora una volta, dei soggetti insostituibili e specifici. È dunque opportuno rafforzare l'interazione di tutti questi livelli.

1.3.1. Il livello europeo

Il dialogo sociale europeo si diversifica e si approfondisce, per effetto, in particolare, dell'attuazione della strategia di riforma economica e sociale decisa a Lisbona e ribadita a Barcellona nel marzo 2002. Esso richiede uno sforzo ingente e costante d'informazione e di analisi sui diversi sistemi e le diverse pratiche di cooperazione in Europa. Il prossimo allargamento rafforzerà ancora questa diversità fra i sistemi. Le parti sociali europee e nazionali hanno percepito questa necessità d'investire nella formazione, sviluppando azioni o programmi.

La Commissione ritiene altresì che, con lo sviluppo della concertazione attorno ai diversi filoni della strategia di Lisbona, sia necessario rafforzare la capacità delle parti e investire nella formazione congiunta dei responsabili che dovranno esprimersi sui grandi orientamenti della costruzione europea.

La Commissione invita la Fondazione di Dublino a organizzare sessioni congiunte di formazione aperte ai rappresentanti dell'amministrazione e delle parti sociali, per dar vigore alla cooperazione sui temi connessi con gli orientamenti formulati a Lisbona.

1.3.2. Il livello nazionale

Alle parti sociali è stato riconosciuto un ruolo nell'attuazione delle direttive dall'articolo 137 del trattato. La maggior parte dei testi comunitari sottolinea tale ruolo nell'attuazione per via di accordi a livello comunitario.

Inoltre, numerose direttive contengono disposizioni che consentono alle parti sociali di adeguare le regole in modo da tener conto della diversità delle situazioni nazionali (orario di lavoro, ad esempio). In diversi casi, le parti sociali hanno spinto in prima persona per trovare, tramite la trattativa, delle risposte agli obiettivi fissati dalle direttive comunitarie (comitati aziendali europei, statuto societario europeo).

Le direttive su salute e sicurezza sul posto di lavoro invitano gli Stati membri a riferire sulla loro attuazione pratica, indicando i punti di vista delle parti sociali.

La Commissione consulterà le parti sociali in occasione dell'elaborazione delle relazioni sulle direttive pertinenti.

1.3.3. Il livello locale

È a livello territoriale che si possono trovare risposte innovative in materia di sviluppo dell'occupazione, di lotta contro l'emarginazione e di miglioramento della qualità della vita e del lavoro. Le esperienze dei partenariati allargati a livello di città o di bacini occupazionali hanno dimostrato l'efficacia di queste misure, che possono riuscire soltanto con una partecipazione vera e forte delle parti sociali.

Si rivolgerà un'attenzione particolare alla partecipazione delle parti sociali regionali e locali al forum sullo sviluppo locale, che si terrà nel 2003.

La Commissione sosterrà

- la valorizzazione delle esperienze realizzate nel quadro dei vari programmi e iniziative della Comunità;

- le attività d'informazione mirata per le parti sociali (sito Internet dedicato allo sviluppo locale);

- le esperienze di dialogo a livello territoriale.

1.3.4. L'impresa

L'integrazione europea stimola lo sviluppo di imprese di scala transnazionale. Il rafforzamento di un dialogo europeo o transnazionale a livello delle imprese diventa una scommessa essenziale per l'Europa di domani, in particolare sulle questioni della mobilità, delle pensioni o dell'equivalenza delle qualifiche.

I comitati di gruppo europei, istituiti in più di 700 imprese transnazionali europee in seguito all'adozione della direttiva 94/45/CE sui comitati aziendali europei, ne costituiscono un punto d'appoggio. Numerosi accordi mostrano il contributo apportato da tale livello di dialogo alla gestione e anticipazione del cambiamento, da una parte allargando l'informazione e la consultazione dei dipendenti a temi quali le pari opportunità, la formazione, la mobilità e la politica dell'ambiente, dall'altra, in alcuni casi, consentendo di arrivare a impegni negoziati sulla conduzione delle ristrutturazioni e la gestione del mutamento industriale. In questo contesto è essenziale il legame fra il livello d'impresa e i gradi più centralizzati del dialogo.

Inoltre, la promozione delle pratiche d'impresa che ne esaltano la responsabilità sociale apre il campo al dialogo all'interno delle imprese stesse.

La Commissione adotterà in luglio una comunicazione sulla responsabilità sociale delle imprese, che potrà contribuire all'arricchimento del dialogo sociale.

2. Il dialogo sociale, forza di modernizzazione economica e sociale

Il dialogo sociale europeo è una forza che favorisce la promozione del cambiamento attraverso una sua gestione positiva che contribuisca al ritorno a condizioni di pieno impiego. Esso può fornire risposte adeguate, in quanto portatrici di nuove flessibilità e nuove sicurezze, alle grandi scommesse attuali, come lo sviluppo della formazione lungo tutto l'arco della vita, il rafforzamento della mobilità, l'invecchiamento attivo o ancora la promozione delle pari opportunità e della diversità. È per questo che il Consiglio europeo di Barcellona ha chiesto alle parti sociali di illustrare, a partire dal prossimo dicembre, il proprio contributo a tutti i livelli alla riuscita della strategia europea per l'occupazione.

Il dialogo sociale europeo acquisisce così una nuova dimensione coi progressi dell'integrazione economica e monetaria, che alimenta la domanda di dialogo, di scambio e di coordinamento nel settore delle relazioni industriali. Lo stesso vale quando l'azione comunitaria riguarda questioni aperte direttamente dall'internazionalizzazione.

Le parti sociali sono perciò chiamate ad adeguare le proprie pratiche - la concertazione, il dialogo sociale autonomo, la loro partecipazione ai vari processi di "metodo di coordinamento aperto" (occupazione, integrazione, protezione sociale) - e a migliorare l'attuazione e il controllo dei risultati, al fine di aumentare l'efficacia e la visibilità dei loro contributi alla strategia di Lisbona.

Vi è una grande diversità di modelli per quanto riguarda le relazioni industriali in Europa, e ciascuno è lo specchio delle prassi e delle tradizioni dei vari Stati membri, con una ricchezza di cui il livello europeo deve tener conto. I contributi delle parti sociali, nella loro diversità, che rispecchia la varietà dei sistemi nazionali in materia di relazioni industriali, potranno essere valutati e confrontati.

Le parti sociali

- dovrebbero valutare il contributo delle relazioni industriali all'attuazione della strategia di Lisbona;

- dovrebbero elaborare opportuni indicatori di contesto, mezzi e risultato, al fine di sviluppare un vero e proprio "benchmarking" della qualità delle relazioni industriali in Europa.

La Commissione istituirà un gruppo tecnico composto da rappresentanti delle parti sociali e degli Stati membri al fine di preparare l'attuazione di tale meccanismo di analisi e di scambio.

2.1. Strutturare la concertazione trilaterale

Frutto di una volontà politica intenzionata ad associare strettamente le parti sociali ai progressi dell'integrazione europea, la concertazione ha radici profonde nella prassi comunitaria.

Istituita inizialmente negli organi con funzioni consultive (comitati consultivi interprofessionali), la concertazione si è rafforzata ed estesa nel corso degli anni '70 (istituzione del comitato permanente dell'occupazione, conferenze trilaterali) sui temi legati all'occupazione e alla gestione del cambiamento.

Tale concertazione si è fortemente diversificata durante gli ultimi anni con la nascita del dialogo macroeconomico, il lancio della strategia europea per l'occupazione, i lavori sulla protezione sociale e il seguito dato alle conclusioni del Consiglio europeo di Lisbona.

Gli orientamenti per l'occupazione sono al centro di discussioni regolari tra il comitato dell'occupazione e le parti sociali, nonché in seno al comitato permanente dell'occupazione. Il contributo di ciascun soggetto operante in materia di politica economica e monetaria è discusso ai livelli tecnico e politico nel quadro di un "dialogo macroeconomico" istituito dopo il Consiglio europeo di Colonia. Lo scambio di opinioni fra i rappresentanti della Commissione, del Consiglio, della BCE e delle parti sociali rispetta le competenze di ciascuno dei partecipanti al dialogo macroeconomico. Tali dibattiti hanno oggi un ruolo essenziale e devono continuare a svilupparsi e approfondirsi nelle rispettive sedi. In linea con le conclusioni della Presidenza di Colonia che istituiscono il dialogo macroeconomico, quest'ultimo dovrebbe mantenere il proprio carattere confidenziale e informale e, quindi, la propria autonomia.

Inoltre, una serie di incontri semestrali con la troika dei Capi di Stato e di governo, avviati nel 1997 dalla Presidenza lussemburghese, dà alle parti sociali europee l'occasione d'intervenire sulle questioni connesse con l'agenda del Consiglio europeo. I Vertici sociali organizzati nel marzo 2001 a Stoccolma, nel dicembre 2001 a Laeken e nel marzo 2002 a Barcellona hanno provato l'utilità e necessità di un dialogo integrato al più alto livello. Nel loro contributo comune al Consiglio europeo di Laeken, le parti sociali interprofessionali hanno affermato che questo livello di concertazione dev'essere rivisto, per garantire una maggiore coerenza tra i vari processi cui sono associate.

La Commissione condivide l'analisi delle parti sociali, secondo la quale la riforma del comitato permanente dell'occupazione del 1999 non ha permesso di ricentrare la concertazione tra il Consiglio, la Commissione e le parti sociali sul complesso degli elementi che compongono la strategia di Lisbona.

Le riunioni semestrali del comitato permanente dell'occupazione non permettono più di affrontare le questioni economiche e sociali nella prospettiva dei Consigli europei di primavera.

La Commissione ritiene che l'istituzione di un nuovo Vertice sociale trilaterale per la crescita e l'occupazione, che riunisca la troika dei Capi di Stato e di governo, il Presidente della Commissione e una delegazione ristretta di parti sociali in sostituzione del comitato permanente dell'occupazione consentirà di discutere in modo informale del contributo delle parti sociali alla strategia di Lisbona. I Consigli europei di Laeken e di Barcellona hanno appoggiato tale approccio, che è già stato sperimentato durante diversi vertici.

Le questioni economiche e monetarie sono trattate nel quadro del dialogo macroeconomico che dovrebbe continuare secondo modalità proprie, motivo per cui quest'ultimo non è interessato dalla decisione. È inoltre opportuno rafforzare la concertazione in materia di occupazione e di protezione sociale attraverso incontri coi ministri responsabili per questi settori, nonché a livello tecnico mediante un dialogo strutturato col comitato dell'occupazione e per la protezione sociale.

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

Tutte queste discussioni contribuiranno ad arricchire i dibattiti del Vertice sociale trilaterale per la crescita e l'occupazione. Un dibattito integrato potrà così aver luogo prima del Consiglio europeo di primavera e consentirà di includere il contributo di tutti i settori interessati.

La Commissione propone l'istituzione del Vertice sociale trilaterale per la crescita e l'occupazione e si occuperà delle modalità di associazione delle parti sociali alla sua preparazione, nonché del seguito da dargli.

2.2. Rafforzare il coinvolgimento delle parti sociali nei diversi filoni della strategia di Lisbona

La strategia di Lisbona ha definito un nuovo strumento per la sua attuazione: il metodo aperto di coordinamento. Particolarmente adatto a settori in cui il principio di sussidiarietà si applica nella sua interezza, tale metodo offre un quadro d'azione che coinvolge tutti i livelli e i rispettivi soggetti, su base volontaria. Esso inoltre propone un approccio non in termini di mezzi, ma di obiettivi da raggiungere e si basa su un calendario ripetitivo che consente di misurare i progressi e di elaborare degli indicatori per il controllo. In tal modo, il metodo si applica a numerosi settori che riguardano le parti sociali: occupazione, integrazione sociale, pensioni, e presto anche la formazione professionale.

Il contributo delle parti sociali a questo processo è duplice:

- sugli orientamenti e il processo in sé, le parti sociali sono regolarmente consultate. La Commissione suggerisce che ciascun settore del metodo aperto di coordinamento sia oggetto di una strutturazione del dialogo con le parti sociali, sul modello di ciò che si sta facendo nel caso del dialogo macroeconomico, più in particolare per quanto riguarda la sua struttura doppia e un livello tecnico e politico.

Per quanto riguarda l'occupazione e la protezione sociale, le modalità del dialogo a livello tecnico e politico saranno ridefinite di concerto col comitato dell'occupazione e il comitato per la protezione sociale.

Le parti sociali dovrebbero essere pienamente associate alla preparazione di tali regole.

- Sul contenuto, le parti sociali sono a volte in grado di fornire in prima persona delle risposte agli orientamenti definiti nel quadro del metodo aperto di coordinamento. Ciò vale in particolar modo rispetto all'occupazione, per quanto riguarda la promozione della formazione professionale, la protezione sociale, la lotta all'emarginazione e la modernizzazione dei rapporti di lavoro. Le parti sociali hanno incontrato alcune difficoltà a occupare tutto lo spazio loro offerto per quanto riguarda il recepimento e la diffusione a livello nazionale degli orientamenti adottati dal Consiglio, la capacità di raccogliere informazioni riguardanti le iniziative avviate negli Stati membri e di intraprendere un lavoro di valutazione e di scambio. L'opuscolo "fattori di successo", realizzato dalle parti sociali interprofessionali nel novembre 2000, presenta esempi di pratiche che contribuiscono all'attuazione degli orientamenti per l'occupazione ed è in questo senso un'iniziativa originale da cui le parti sociali a tutti i livelli dovrebbero trovare ispirazione nelle proprie relazioni contrattuali.

Il Fondo sociale europeo (FSE) è lo strumento finanziario di sostegno all'attuazione della strategia per l'occupazione. Il regolamento dei fondi strutturali europei prevede la partecipazione delle parti sociali, rappresentate nei comitati di controllo (diritto di voto, possibilità di decidere sui criteri di selezione dei progetti, controllo dell'attuazione). Va però preso atto del fatto che la partecipazione delle parti sociali a questi comitati non è omogenea, per cui la Commissione suggerisce di valorizzare e far conoscere le buone prassi in materia. Nel quadro della valutazione intermedia delle azioni strutturali 2000-2006, si rivolgerà un'attenzione particolare al funzionamento dell'associazione delle parti sociali e, se del caso, la Commissione studierà il modo di rafforzarla.

La Commissione

- consulterà le parti sociali nel corso della fase d'elaborazione della propria proposta di orientamenti per l'occupazione;

- rafforzerà l'assistenza tecnica a loro disposizione per la raccolta, l'analisi e la discussione delle informazioni relative all'attuazione degli orientamenti.

Le parti sociali

- sono invitate ad apportare il proprio contributo nel quadro della strategia europea per l'occupazione;

- dovrebbero rispondere all'invito del Consiglio europeo di Barcellona e presentare una relazione annuale sui rispettivi contributi alla strategia di Lisbona, a tutti i livelli opportuni.

Gli Stati membri sono invitati a utilizzare una parte dei loro finanziamenti in materia di assistenza tecnica dell'FSE per sostenere le azioni delle parti sociali relativamente all'attuazione e al controllo degli orientamenti per l'occupazione.

2.3. Ampliare e arricchire il dialogo sociale

Di fronte alle sfide aperte dall'integrazione europea, dalla globalizzazione, dal nuovo posto dell'Europa nel mondo, dall'allargamento e anche dalla demografia, dall'occupazione e dall'accelerazione dell'innovazione e del mutamento tecnico, le relazioni industriali che nel passato hanno costituito un fattore d'equilibrio e di successo del modello europeo sono chiamate a modernizzarsi e ad adattarsi a ritmo sostenuto.

2.3.1. Rafforzare il posto della trattativa e ampliarne la portata

Per contribuire all'attuazione della strategia europea di modernizzazione economica e sociale, il dialogo sociale può basarsi su esperienze e strumenti che hanno dato una buona prova, tanto a livello settoriale che interprofessionale: il ruolo conferito nel 1993 al dialogo sociale dall'accordo sulla politica sociale ne è l'esempio più palese. Esso si inserisce fra il ruolo dell'autorità pubblica e il posto attribuito agli accordi negoziati. Il dialogo sociale oggigiorno deve ampliare la propria agenda, come auspicato più volte dalla Commissione (cfr. allegato 4).

Sulla scorta delle iniziative sviluppate con successo nella maggior parte degli Stati membri, in particolare attraverso i patti, il dialogo sociale può contribuire a creare a livello europeo un contesto favorevole al miglioramento della concorrenzialità, dell'innovazione e della coesione sociale, e contemporaneamente può contribuire a guidare il processo di adeguamento dei paesi candidati, offrendo una direzione e un orientamento strategico per le riforme.

Il dialogo sociale europeo può rappresentare uno strumento della modernizzazione annunciata al Consiglio europeo di Lisbona sull'insieme delle questioni centrali dell'agenda europea. Fra i temi spesso citati: la preparazione dell'entrata nella società della conoscenza, tramite il riconoscimento del ruolo centrale della formazione lungo tutto l'arco della vita e dell'acquisizione di competenze; l'inserimento della mobilità e dei percorsi professionali nella discussione sulle condizioni di lavoro; l'invecchiamento attivo; la promozione delle pari opportunità; l'attenzione all'occupazione e a un accesso più ampio al mercato del lavoro; la promozione di uno sviluppo sostenibile; l'inserimento della problematica della qualità come elemento complessivo del rendimento, tanto nella sua dimensione relativa all'organizzazione del lavoro quanto in materia di salute e sicurezza, o ancora di partecipazione dei lavoratori o di anticipazione concordata del cambiamento.

Su tutte queste questioni, le parti sociali possono avvalersi, a livello europeo, di tutta una serie di strumenti, dal parere allo scambio di buone prassi, dalla realizzazione di azioni coordinate alla negoziazione di accordi. Esse possono in tal modo proporre dei principi d'azione che consentano di associare tutti i livelli pertinenti e di tener conto della complessità e dell'interrelazione tra i settori.

La Commissione ritiene che, in generale, la trattativa sia il mezzo più appropriato per risolvere i problemi legati all'organizzazione del lavoro e alle relazioni di lavoro, sia a livello interprofessionale che settoriale. In proposito, essa considera estremamente significativo l'accordo recentemente concluso dalle parti sociali in materia di telelavoro.

Le parti sociali sono invitate a occupare meglio il proprio spazio contrattuale a livello europeo concludendo, sulla base dell'esperienza acquisita, degli accordi integrati nel diritto comunitario o attuati secondo le loro procedure e prassi nazionali, alla luce della prima esperienza sul telelavoro.

Esse inoltre sono invitate a elaborare dei programmi di lavoro, a livello interprofessionale e settoriale.

La Commissione sottolinea l'importanza di un uso pieno, da parte delle parti sociali europee, degli strumenti disponibili al momento di definire obiettivi, e in particolare dell'Osservatorio europeo per le relazioni industriali e dell'Osservatorio europeo del cambiamento di recente istituzione presso la Fondazione di Dublino.

2.3.2. Il dialogo sociale settoriale

In seguito alla decisione del maggio 1998 che istituisce dei comitati settoriali di dialogo sociale, si sono costituiti 27 comitati su richiesta congiunta delle parti sociali dei settori interessati (allegato 2). Si tratta di un successo importante, che mostra il forte potenziale di sviluppo del dialogo sociale settoriale europeo. La Commissione desidera continuare a sostenere il progresso del dialogo sociale settoriale europeo e a promuovere la creazione di nuovi comitati, al fine di coprire tutti i grandi settori d'attività. È questo infatti il livello di discussione appropriato su moltissime questioni connesse con l'occupazione, le condizioni di lavoro, la formazione professionale, le mutazioni industriali, la società basata sulla conoscenza, l'evoluzione demografica, l'allargamento, la globalizzazione, ecc.

La Commissione:

- proseguirà la propria politica di creazione di comitati ogni volta che vi saranno le condizioni: parti strutturate e rappresentative a livello europeo con la capacità di negoziare accordi e la volontà d'impegnarsi in un dialogo sociale strutturato. Inoltre, i settori interessati dovrebbero avere dimensioni sufficienti;

- incoraggerà i raggruppamenti e le cooperazioni necessarie fra i settori;

- orienterà l'attività dei comitati settoriali di dialogo sociale verso le sole dimensioni del dialogo e del negoziato, escludendo quelle legate all'informazione e alla consultazione, che possono essere trattate da organi plurisettoriali, ad eccezione delle consultazioni specifiche a livello di settore;

- sosterrà in via prioritaria i comitati i cui lavori approderanno a risultati concreti in grado di contribuire all'attuazione e al controllo della strategia di Lisbona;

- rafforzerà il ruolo del Forum di collegamento in quanto sede privilegiata d'informazione e consultazione generale di tutte le parti sociali, a livello interprofessionale e settoriale.

2.3.3. Il dialogo sociale interprofessionale

Il dialogo sociale bilaterale interprofessionale, o dialogo sociale di "Val Duchesse", ha svolto, a partire dal 1985, un ruolo pionieristico a livello europeo. È su questo piano che parti autonome hanno deciso per la prima volta di intavolare un dialogo diretto verso progressi contrattuali. Questa scelta, fatta nel 1985 dall'UNICE, dal CEEP e dalla CES, ha aperto la strada all'inserimento nel trattato del ruolo delle parti sociali, in modo che a queste organizzazioni è stata data la possibilità di esaminare e discutere insieme i temi fondamentali della costruzione comunitaria: l'attuazione di una strategia di cooperazione in materia di politica economica, la realizzazione del Mercato unico, l'attuazione della Carta comunitaria dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori e la preparazione dell'Unione economica e monetaria.

L'entrata in vigore del protocollo sociale nel 1993 ha fatto entrare il dialogo sociale interprofessionale in una nuova era. Il loro diritto a essere consultate sulle proposte in materia sociale e la loro facoltà di chiedere un trattamento contrattuale piuttosto che legislativo mettono le parti sociali al centro dello scacchiere sociale europeo. In tale contesto, il comitato di dialogo sociale, istituito nel 1992 come organo permanente in materia, deve trovare un nuovo slancio.

La Commissione, che considera fondamentale il proprio ruolo di promozione del dialogo sociale sancito dal trattato, porterà avanti un attivo dialogo con le parti sociali interprofessionali in materia di istituzionalizzazione del dialogo sociale e in particolare sui mezzi da trovare per preparare i negoziati e per seguire l'attuazione degli accordi.

Le parti sociali sono invitate a dare attuazione alla loro dichiarazione resa a Laeken creando un livello politico che ogni anno dia impulso ai lavori del comitato di dialogo sociale.

La Commissione sosterrà tale impulso mediante opportuni Vertici annuali del dialogo sociale.

2.4. Migliorare il controllo e l'attuazione

Le parti sociali europee hanno adottato a più riprese pareri comuni, dichiarazioni e raccomandazioni. Si contano più di 230 testi congiunti settoriali di questa natura, e circa 40 testi interprofessionali. Le parti sociali in questo modo hanno potuto avere un peso nei dibattiti, e a volte anticiparli, anche a livello di Consiglio europeo, e valorizzare gli spazi di consenso sulla politica economica, l'occupazione, le politiche strutturali, la formazione professionale e la modernizzazione del funzionamento del mercato del lavoro. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, i testi suddetti non hanno originato alcuna disposizione che ne assicurasse l'attuazione e il controllo, poiché rispondevano a preoccupazioni di breve termine. Essi restano dunque poco conosciuti e divulgati a livello nazionale, e la loro efficacia può spesso essere messa in dubbio.

D'altra parte, le parti sociali negli ultimi anni si sono sempre più impegnate nella discussione e nell'adozione di testi detti "di nuova generazione" (carte, codici, accordi), che contengono impegni di attuazione nel tempo [9]. In diversi settori hanno elaborato strumenti concreti di formazione o di appoggio, concernenti in particolare il rispetto della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro, oppure i pubblici appalti (zucchero e sicurezza privata).

[9] L'estensione del codice di condotta sul lavoro minorile a tutti i diritti fondamentali nel settore della calzatura (novembre 2000); il codice sui diritti e i principi fondamentali del lavoro nel commercio (agosto 1999); l'accordo sull'orario di lavoro nell'agricoltura (luglio 1997), gli accordi sul telelavoro nel settore delle telecomunicazioni (febbraio 2001), del commercio (aprile 2001) e a livello interprofessionale (maggio 2002).

Le parti sociali dovrebbero adoperarsi per chiarire i termini utilizzati per qualificare i propri contributi e riservare la definizione di "accordo" ai testi attuati secondo le procedure di cui all'articolo 139, paragrafo 2 del trattato.

2.4.1. Orientamenti o quadri d'azione

La questione delle modalità di attuazione dei testi adottati dalle parti sociali a livello europeo richiede un'attenzione particolare. In base alle raccomandazioni del Gruppo di alto livello sulle "relazioni industriali di fronte al cambiamento", l'utilizzo di meccanismi ispirati dal metodo aperto di coordinamento indica una via estremamente promettente.

Le parti sociali potrebbero così dare attuazione ad alcuni dei loro accordi - di natura non regolamentare - individuando obiettivi o orientamenti di livello europeo, sulla scorta di relazioni periodiche nazionali di attuazione e tramite una valutazione regolare e sistematica dei progressi realizzati.

Il recente "quadro d'azione per lo sviluppo delle competenze e delle qualifiche lungo tutto l'arco della vita", adottato dalle parti sociali interprofessionali in occasione del Vertice sociale di Barcellona, si ispira a questo approccio.

Le parti sociali sono invitate a:

- adattare alle loro relazioni il metodo aperto di coordinamento in tutti i settori appropriati;

- elaborare delle relazioni di controllo dell'attuazione a livello nazionale di tali quadri d'azione;

- istituire meccanismi di "esame di esperti" (peer review) adeguati al dialogo sociale.

2.4.2. Gli accordi facenti capo all'articolo 139

Per quanto riguarda l'attuazione e il controllo degli accordi negoziati dalle parti sociali, vi sono due possibili opzioni:

- La presentazione, da parte della Commissione, di una proposta di decisione del Consiglio relativa alle materie di cui all'articolo 137. Tale presentazione è effettuata su domanda congiunta delle parti aderenti e dopo esame da parte della Commissione dei seguenti aspetti: carattere di sufficiente rappresentatività delle parti contraenti, legalità di ciascuna norma dell'accordo alla luce del diritto comunitario e rispetto delle disposizioni sulle piccole e medie imprese. L'accordo delle parti sociali è poi presentato al Parlamento europeo per un parere e trasmesso al Consiglio affinché decida. In tal caso, che corrisponde a una procedura di estensione degli accordi negoziati e conclusi dalle parti sociali, il Consiglio è portato a pronunciarsi sul testo delle parti sociali senza cambiarne il contenuto. Il controllo dell'attuazione della decisione del Consiglio è garantito conformemente alla natura dello strumento utilizzato (direttiva, regolamento o decisione). Tuttavia, la Commissione ritiene che le parti sociali che hanno dato vita al testo normativo abbiano una responsabilità particolare nella sua attuazione.

Gli Stati membri dovrebbero associare le parti sociali alla trasposizione nazionale del testo comunitario oggetto di un accordo negoziato;

la Commissione consulterà sistematicamente le parti sociali firmatarie dell'accordo sulle relazioni di attuazione, come si è fatto per il congedo parentale e il tempo parziale.

- La trasposizione dell'accordo europeo secondo le procedure e prassi proprie delle parti sociali e degli Stati membri. È l'opzione scelta, ad esempio, dai negoziatori dell'accordo sul miglioramento delle condizioni dei dipendenti nel settore agricolo e sul telelavoro a livello interprofessionale. In tale caso, la Commissione invita le parti sociali a rafforzare significativamente le procedure di controllo attuali e a realizzare delle relazioni periodiche sull'attuazione degli accordi firmati. Le relazioni dovrebbero rilevare i progressi sul contenuto dell'attuazione degli accordi e sulla loro copertura. Tali relazioni strutturate sono particolarmente necessarie allorché l'accordo negoziato dalle parti sociali fa seguito a una consultazione della Commissione avviata a norma dell'articolo 138 del trattato. La Commissione può esaminare con le parti sociali i mezzi tecnici e logistici necessari a tale controllo, sia utilizzando strumenti finanziari esistenti, sia creando nuovi meccanismi. La Fondazione di Dublino potrebbe essere investita di un ruolo in questo senso, tramite un maggiore ricorso all'Osservatorio europeo per le relazioni industriali. Oltre a questo, e a medio termine, lo sviluppo del dialogo sociale europeo apre la questione dell'esistenza di convenzioni collettive europee come fonti di diritto. Le discussioni sulla prossima riforma del trattato dovrebbero tener conto di questa dimensione.

3. Dialogo sociale e allargamento, una scommessa decisiva per l'Unione

Fra i paesi candidati, i più hanno avviato da un decennio un radicale adeguamento delle proprie strutture economiche e sociali, che ha riguardato anche le relazioni industriali e i soggetti sociali. Nella maggior parte di questi paesi il dialogo sociale bilaterale è solo all'inizio, ed è quasi inesistente a livello settoriale. Eppure, il dialogo sociale fa parte integrante dell'acquis comunitario, poiché è previsto dal trattato.

3.1. Rafforzare il dialogo sociale e i suoi soggetti

Un'effettiva partecipazione ai meccanismi del dialogo sociale europeo è possibile soltanto se si basa su interlocutori strutturati e prassi nazionali solide, il che presuppone un rafforzamento delle strutture delle parti sociali nei paesi candidati all'adesione. Solo strutture nazionali sufficientemente forti consentiranno di partecipare con efficacia ai negoziati e alle altre dimensioni del dialogo sociale europeo, ma anche, a livello nazionale, di dare attuazione agli accordi.

Le parti sociali dell'Unione europea hanno stabilito da diversi anni dei contatti con le organizzazioni dei paesi candidati, mediante azioni individuali o congiunte, sia a livello interprofessionale che settoriale. Si è trattato essenzialmente di iniziative di informazione, di formazione e di scambio, che hanno consentito di conoscere le parti dei paesi candidati e di capire meglio le problematiche che si porranno a un'Unione allargata (Conferenze congiunte di Varsavia e Bratislava, tavole rotonde dei datori di lavoro, seminari del CEEP, commissioni d'integrazione della CES, seminari e tavole rotonde settoriali, Business Support Programme dell'UEAPME). L'Unione europea ha contribuito al rafforzamento delle parti sociali e allo sviluppo del dialogo sociale nei paesi candidati, fornendo un'assistenza tecnica nel quadro dei gemellaggi (programmi Phare, Consensus, Gemellaggi).

Con la dichiarazione congiunta di Laeken, le parti sociali hanno attirato l'attenzione sulla necessità di un maggiore sforzo di assistenza in questo settore e hanno rilevato un vero deficit di dialogo sociale nei paesi candidati.

La Commissione:

- continuerà a sostenere le iniziative delle parti sociali;

- utilizzerà appieno gli strumenti finanziari disponibili per rafforzare la capacità delle parti sociali dei paesi candidati di svolgere il loro ruolo.

3.2. Sviluppare il ruolo del dialogo sociale nella strategia di preadesione

Alle parti sociali dei paesi candidati compete un ruolo importante nel quadro della strategia di preadesione, in particolare nei programmi PHARE, e anche per quanto riguarda l'elaborazione dei Documenti congiunti di valutazione delle priorità per le politiche di occupazione, nel contesto della strategia per l'occupazione, e la preparazione della partecipazione dei paesi candidati ai processi connessi coi "Memorandum congiunti d'integrazione" (Joint inclusion memoranda). Infine, è essenziale che siano associate alla preparazione dei piani nazionali di sviluppo, che definiranno in particolare le linee d'intervento future dei fondi strutturali, compreso il Fondo sociale europeo.

Le parti sociali sono invitate a:

- associare i loro membri dei paesi candidati all'analisi dei progressi realizzati nell'attuazione della strategia di Lisbona;

- elaborare un contributo sulla prossima relazione di sintesi, nella primavera 2003, che conterrà anche materiale sui paesi candidati.

3.3. Adeguare le sedi del dialogo sociale

La Commissione risponderà alla richiesta di tenere una nuova riunione del comitato di dialogo sociale interprofessionale aperta ai rappresentanti dei paesi candidati. Le parti sociali settoriali sono da parte loro incoraggiate a portare avanti i contatti con le parti sociali dei paesi candidati, in modo da contribuire a un migliore scambio di esperienze. Più in generale, le parti sociali dovrebbero intensificare i propri sforzi di cooperazione e organizzare attività rivolte ai loro omologhi dei paesi candidati (scambi di buone prassi, rafforzamento delle capacità o capacity building, ecc.).

L'allargamento imporrà una modifica nella composizione dei comitati di dialogo sociale. La partecipazione attuale delle parti sociali si basa sul principio delle delegazioni coordinate da parte delle organizzazioni europee. L'aumento di dimensioni delle delegazioni renderà possibile l'apertura alle parti sociali dei nuovi Stati membri senza ridurre la capacità operativa del dialogo sociale.

4. La dimensione internazionale del dialogo sociale

Il modello europeo di sviluppo combina rendimento economico e progresso sociale, e la concertazione e la collaborazione occupano un posto centrale in tale approccio integrato. Si tratta di una dimensione da valorizzare nei contatti tra l'Unione europea e i paesi terzi. Negli ultimi anni si sono compiuti progressi significativi. Nei vari settori interessati la Commissione, col sostegno degli Stati membri, continuerà attivamente a coinvolgere le parti sociali europee nelle sue relazioni internazionali e a sostenere lo sviluppo della cooperazione delle parti sociali nei paesi terzi, in particolare quelli in via di sviluppo, in linea con la comunicazione su promozione delle norme fondamentali del lavoro e miglioramento della governance sociale nel quadro della globalizzazione (COM(2001) 416).

4.1. Le relazioni bilaterali e regionali

- Il partenariato euromediterraneo: le parti sociali possono contribuire efficacemente, facendo leva sulle proprie competenze ed esperienze specifiche, alla creazione di una zona di libero scambio entro il 2010. È dunque opportuno incoraggiare le iniziative concrete di cooperazione che coinvolgono le parti sociali europee e i loro membri e quelle di quei paesi del bacino del Mediterraneo nel quadro del piano d'azione adottato a Valenza (ES) nell'aprile del 2002.

- Il partenariato con l'America Latina: la Commissione ha avviato diversi programmi destinati a rafforzare la cooperazione tra i soggetti economici e sociali dell'America Latina e l'Unione europea. In particolare, il programma URBS-AL apre prospettive stimolanti alla partecipazione delle parti sociali europee a progetti di cooperazione e di scambio.

- I rapporti con gli Stati Uniti: in seguito alla Dichiarazione transatlantica del 1990, riaffermata dalla Nuova agenda transatlantica del 1995 e dal piano d'azione relativo, sono organizzati scambi regolari fra Stati Uniti e Unione europea. Tali scambi dovrebbero essere prolungati, ampliati e intensificati, con la partecipazione delle organizzazioni delle parti sociali di UE e USA.

- I rapporti col Giappone: un piano d'azione adottato nel 2001 sottolinea il valore aggiunto degli scambi realizzati da dieci anni che vedono la partecipazione delle parti sociali. Il piano ha ampliato lo spettro degli scambi d'esperienze, inserendovi in particolare le questioni dell'invecchiamento, dell'occupazione e delle pari opportunità.

- Le relazioni coi paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico: l'Accordo di Cotonou fa della partecipazione a tutti i livelli un obbligo legale mirante a incoraggiare il dialogo tra le parti pubbliche e i soggetti non statali (settore privato, parti economiche e sociali compresi i sindacati e la società civile). Questi ultimi vengono informati e consultati sulle strategie di cooperazione, sono associati all'attuazione dei progetti di cooperazione e dei programmi e ricevono un sostegno finanziario e tecnico per rafforzare la loro capacità d'azione.

4.2. I rapporti multilaterali

- Le trattative multilaterali: per quanto riguarda l'Organizzazione mondiale del commercio, le relazioni con le parti sociali fanno parte integrante delle sue relazioni generali con la società civile. L'accordo di Marrakech che istituisce l'OMC prevede disposizioni particolari sulla consultazione e la cooperazione con la società civile. Tali relazioni riguardano anzitutto la partecipazione alle Conferenze ministeriali o a riunioni specifiche. A livello europeo, le parti sociali partecipano al processo nel quadro del dialogo tra la Commissione e la società civile sugli aspetti commerciali. Esse hanno svolto un ruolo attivo partecipando a titolo di esperti alle Conferenze ministeriali dell'OMC. Il rafforzamento della partecipazione delle parti sociali è importante, e se ne parlerà nel contesto del miglioramento della trasparenza esterna dell'OMC.

- I rapporti con l'Ufficio internazionale del lavoro (UIL): lo scambio di lettere tra la Commissione e l'UIL del 14 maggio 2001 rinnova e aggiorna i temi della cooperazione tenendo conto degli sviluppi e delle priorità attuali delle due istituzioni, in particolare di dimensione sociale della globalizzazione, promozione dei diritti sociali fondamentali, promozione dell'occupazione, dialogo sociale, allargamento, protezione sociale e cooperazione allo sviluppo.

Conclusioni

Il dialogo sociale è entrato in un nuovo periodo, successivo alla creazione di strumenti -consultazione sulle iniziative comunitarie, possibilità di accordi autonomi - sanciti dal trattato. L'adozione della strategia di modernizzazione economica e sociale al momento del Consiglio europeo di Lisbona, nel marzo 2000, e l'emergere di nuove sfide legate ai mutamenti della società, dell'occupazione e del mondo del lavoro, rendono necessario un rafforzamento della concertazione sulla politica economica e sociale e del dialogo sociale autonomo. L'allargamento, da parte sua, ci rammenta l'importanza di forti strutture di dialogo sociale, parte integrante dell'acquis comunitario.

Al fine di contribuire concretamente a tali obiettivi, la Commissione presenta una proposta di decisione del Consiglio che istituisce un nuovo Vertice sociale trilaterale per la crescita e l'occupazione, inteso a favorire un pieno coinvolgimento delle parti sociali nel seguito da dare alla strategia di Lisbona.

Allegati

- Elenco delle organizzazioni delle parti sociali consultate a norma dell'articolo 138 del trattato

- Elenco dei comitati settoriali di dialogo sociale

- Consultazione delle parti sociali a norma dell'articolo 138 del trattato

- Principali inviti rivolti alle parti sociali

Allegato 1

Elenco delle organizzazioni europee delle parti sociali consultate a norma dell'articolo 138

1. Organizzazioni interprofessionali a vocazione generale

- Unione delle confederazioni europee dell'industria e dei datori di lavoro (UNICE)

- Centro europeo delle imprese a partecipazione pubblica e delle imprese di interesse economico generale (CEEP)

- Confederazione europea dei sindacati (CES)

2. Organizzazioni interprofessionali rappresentanti talune categorie di lavoratori e di imprese

- Unione europea artigianato e piccole e medie imprese (UEAPME)

- Confederazione europea dei dirigenti (CEC)

- Eurocadres

3. Organizzazioni specifiche

- EUROCHAMBRES

4. Organizzazioni settoriali dei lavoratori

- Airports Council International - Europa (ACI-Europe)

- Associazione europea delle assicurazioni cooperative e mutualistiche (ACME)

- Associazione europea degli operatori delle reti di telecomunicazione (ETNO)

- Associazione europea degli operatori postali pubblici (POSTEUROP)

- Associazione delle organizzazioni nazionali delle imprese della pesca dell'Unione europea (EUROPECHE)

- Associazione europea dei produttori di potassio (APEP)

- Organizzazione europea della navigazione interna (OEB)

- Associazione delle linee aeree europee (AEA)

- Ufficio internazionale dei produttori di assicurazioni e riassicurazioni (BIPAR)

- Comitato europeo delle assicurazioni (CEA)

- Comitato europeo dei combustibili solidi (CECSO)

- Comitato europeo dei produttori di zucchero (CEFS)

- Comitato generale della cooperazione agricola dell'Unione europea (COGECA)

- Comunità europea delle ferrovie (CCFE)

- Confederazione delle associazioni nazionali dei conciatori della Comunità europea (COTANCE)

- Confederazione delle organizzazioni professionali agricole dell'Unione europea (COPA)

- Confederazione europea dell'industria calzaturiera (CEC)

- Confederazione europea delle industrie del legno (CEI-legno)

- Confederazione europea delle organizzazioni padronali dell'acconciatura (CIC-Europe)

- Confederazione europea dei servizi di sicurezza (CoESS)

- Confederazione internazionale delle società di lavoro interinale (CIETT-Europe)

- Associazione degli armatori della Comunità europea (ECSA)

- European Regions Airline Association (ERA)

- Federazione bancaria dell'Unione europea (FBE)

- Federazione dell'industria europea delle costruzioni (FIEC)

- Federazione europea della pulizia industriale (FENI)

- Gruppo dei datori di lavoro delle organizzazioni professionali agricole della CE (GEOPA)

- Gruppo europeo delle banche cooperative (GEBC)

- Gruppo europeo delle casse di risparmio (GECE)

- Hotel, Ristoranti e Bar in Europa (HOTREC)

- Associazione internazionale dei vettori aerei (IACA)

- Lega europea delle associazioni dei datori di lavoro dello spettacolo vivente (PEARLE*)

- Organizzazione europea del settore tessile e dell'abbigliamento (EURATEX)

- Rappresentanza europea del commercio al dettaglio, all'ingrosso e internazionale presso l'UE (EUROCOMMERCE)

- Unione europea dell'arredamento (UEA)

- Unione internazionale della navigazione fluviale (UINF)

- Unione internazionale del trasporto su strada (IRU)

- Union of the Electricity Industry (EURELECTRIC)

5. Federazioni sindacali europee

- Alleanza europea dello spettacolo (EEA)

- European Cockpit Association (ECA)

- Federazione europea dei sindacati delle miniere, della chimica e dell'energia (EMCEF)

- Federazione europea dei sindacati dei settori dell'alimentazione, dell'agricoltura, del turismo e branche connesse (EFFAT)

- Federazione europea dei lavoratori dei trasporti (ETF)

- Federazione europea dei lavoratori edili e del legno (FETBB)

- Federazione sindacale europea dei servizi pubblici (FSESP)

- Federazione sindacale europea del tessile, dell'abbigliamento e del cuoio (FSE:THC)

- Union Network International - Regione Europa (UNI-Europa)

- Comitato sindacale europeo dell'educazione (CSEE) (*)

- Federazione europea dei giornalisti (FEJ) (*)

- Federazione europea dei metallurgici (FEM) (*)

L'elenco sarà adeguato nel tempo a seconda della creazione di nuovi comitati di dialogo sociale settoriale e/o in considerazione dello studio sulla rappresentatività.

(*) Federazioni affiliate alla CES, informate per conoscenza

Allegato 2

I comitati settoriali di dialogo sociale

>SPAZIO PER TABELLA>

Allegato 3

Consultazioni delle parti sociali a norma dell'articolo 138 del trattato

>SPAZIO PER TABELLA>

Allegato 4

Alcuni esempi di inviti rivolti alle parti sociali

Occupazione // Le parti sociali sono invitate a negoziare e attuare, a tutti i livelli appropriati, accordi (comprese modalità di lavoro flessibili) volti a modernizzare l'organizzazione del lavoro [...]. Le parti sociali a tutti i livelli appropriati sono invitate, se del caso, a concludere accordi sull'apprendimento lungo tutto l'arco della vita al fine di agevolare l'adattabilità e l'innovazione (Orientamenti per l'occupazione).

Le parti sociali sono invitate a svolgere un ruolo più importante nel definire, attuare e valutare gli orientamenti in materia di occupazione che da esse dipendono, concentrandosi in particolare sulla modernizzazione dell'organizzazione del lavoro, sulla formazione permanente, e sull'aumento del tasso di occupazione, in particolare per quanto riguarda le donne (Consiglio europeo di Feira).

Formazione // Le parti sociali sono invitate a concludere accordi relativi alla promozione dell'accesso alle competenze di base, in particolare per i lavoratori poco qualificati e i lavoratori anziani [...] (Comunicazione "Realizzare uno spazio europeo dell'apprendimento permanente").

[Occorre] attribuire una più elevata priorità all'attività di apprendimento lungo tutto l'arco della vita quale elemento di base del modello sociale europeo, promuovendo altresì accordi tra le parti sociali in materia di innovazione e apprendimento lungo tutto l'arco della vita (Consiglio europeo di Lisbona).

Mobilità // Le parti sociali, gli Stati membri e le istituzioni comunitarie dovrebbero intensificare gli sforzi per assicurare un miglioramento nell'esportabilità dei diritti. La Commissione consulterà le parti sociali [...] al fine di avviare un'azione legislativa o equivalente [...]. Gli Stati membri, in cooperazione con la Commissione e le parti sociali [...], dovrebbero formulare un impegno comune ad attuare e a sviluppare ulteriormente strumenti quali il Sistema europeo di trasferimento di unità di corso capitalizzabili, supplementi ai diplomi e certificati, europass e il portfolio e curriculum europeo entro il 2003 (Piano d'azione della Commissione in materia di competenze e mobilità).

Invecchiamento attivo // L'impegno attivo delle parti sociali è uno degli elementi cruciali del successo dell'approccio politico globale proposto. Esse dovranno - senza compromettere la propria autonomia - negoziare condizioni di lavoro [...] in modo tale da garantire ai lavoratori anziani di lavorare nell'interesse sia degli stessi dipendenti che dei datori di lavoro, nonché dell'economia e della società nel suo insieme (Relazione sull'invecchiamento attivo).

Previsione e gestione del cambiamento // Consultazione delle parti sociali sulla definizione a livello comunitario di una prassi per le ristrutturazioni guidata da una visione a lungo termine mirante a sviluppare il capitale umano (Prima fase di consultazione delle parti sociali a norma dell'articolo 138, paragrafo 2, del trattato).

[...] il Consiglio europeo invita le parti sociali a ricercare le modalità per una migliore gestione della ristrutturazione aziendale attraverso il dialogo e un'impostazione a carattere preventivo (Consiglio europeo di Barcellona).

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