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Anno europeo del dialogo interculturale (2008)

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Anno europeo del dialogo interculturale (2008)

A seguito degli ampliamenti successivi dell'Unione europea (UE) e dell'accresciuta mobilità dei cittadini, il contributo dei paesi dell’UE allo sviluppo delle culture è diventato essenziale. In questo spirito, l'UE si doterà di strumenti di sensibilizzazione e di promozione del settore culturale per favorire una gestione civica della nostra diversità culturale. Per questo motivo la Commissione europea ha proposto che il 2008 sia dichiarato anno europeo del dialogo interculturale.

ATTO

Decisione n. 1983/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006, relativa all'anno europeo del dialogo interculturale (2008).

SINTESI

Con la presente decisione il 2008 viene dichiarato anno europeo del dialogo interculturale. Il principale obiettivo dell’Anno è innalzare il profilo del dialogo interculturale. Quest’ultimo è infatti fondamentale per rafforzare il rispetto della diversità culturale, migliorare la coesistenza nelle società diverse di oggi e promuovere una cittadinanza europea attiva.

Questa iniziativa riflette anche numerose priorità definite in seno alla strategia di Lisbona, in quanto il dialogo interculturale può contribuire alla realizzazione di tali obiettivi di ordine economico. L'economia della conoscenza ha ad esempio bisogno di persone capaci di adeguarsi ai cambiamenti e di trarre profitto da tutte le possibili fonti di innovazione.

Obiettivi

L'anno europeo del dialogo interculturale mira ad accrescere la visibilità, l'efficacia e la coerenza dell'insieme dei programmi e delle azioni europei che contribuiscono al dialogo interculturale, come il programma l’Europa per i cittadini 2007-2013 e il programma “Cultura”. La presente iniziativa mira inoltre, per quanto possibile, ad integrare il dialogo interculturale in altre politiche, azioni e programmi europei.

Gli obiettivi generali dell’Anno sono:

  • promuovere il dialogo interculturale;
  • mettere in evidenza le opportunità che il dialogo interculturale offre ad una società diversa;
  • sensibilizzare sul valore della cittadinanza attiva;
  • enfatizzare il contributo della diversità al patrimonio dei paesi dell’Unione europea (UE).

Beneficiari

L'Anno è principalmente rivolto ai paesi dell'UE. Sarà assicurata, tuttavia, la complementarietà fra l'Anno e l'insieme degli aspetti esterni delle iniziative di promozione del dialogo culturale. In particolare, la Commissione cercherà di coinvolgere nelle attività dell’Anno i paesi candidati all’adesione all’UE.

Mezzi

La Commissione ricorda che questa iniziativa non limita assolutamente l’azione a livello nazionale; imprime invece un impulso europeo.

L'Anno si articolerà nei seguenti tipi di azioni:

  • azioni a livello europeo, segnatamente campagne di informazione e di promozione, indagini e studi, e consultazioni con le parti interessate pertinenti;
  • azioni emblematiche su scala europea, volte alla sensibilizzazione, in particolare dei giovani, agli obiettivi dell'anno europeo, sovvenzionabili dall’Europa fino all’80% del costo totale;
  • azioni su scala nazionale con una forte dimensione europea, che possono beneficiare di un aiuto europeo, a concorrenza del 50% al massimo del costo totale.

E' previsto un sostegno non finanziario che implica l'autorizzazione ad utilizzare il logo e altri materiali associati all'anno europeo del dialogo interculturale. Questo sostegno sarà rivolto a favore di iniziative derivanti da organismi pubblici e privati, nella misura in cui questi ultimi garantiscano alla Commissione che le iniziative in questione possano contribuire in modo sensibile alla realizzazione degli obiettivi dell'Anno.

L'anno europeo del dialogo interculturale si basa su uno stanziamento di bilancio stimato a 10 milioni di euro.

Riferimenti

Atto

Entrata in vigore

Termine ultimo per il recepimento negli Stati membri

Gazzetta ufficiale

Decisione n. 1983/2006/CE

31.12.2006

-

GU L 412 del 30.12.2006

ATTI COLLEGATI

Relazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni del 6 luglio 2010 – Valutazione dell’Anno europeo del dialogo interculturale 2008 [COM(2010) 361 def. – Non pubblicata sulla Gazzetta ufficiale]. La presente relazione fornisce una valutazione della pertinenza, coerenza esterna, efficienza, efficacia e sostenibilità dell’anno europeo del dialogo interculturale 2008. In generale, i valutatori ritengono che l’Anno abbia risposto alle esigenze dei soggetti interessati e alle sfide individuate in relazione alla diversità culturale. L’Anno è stato inoltre coerente con i programmi e le misure esistenti, soprattutto ai livelli internazionale ed europeo. Le risorse stanziate sono state gestite in modo efficiente, soprattutto grazie al duplice approccio adottato per la realizzazione dell’Anno. Le attività, comprese quelle finanziate da risorse complementari stanziate dai paesi dell’UE, hanno conseguito gli obiettivi dell’iniziativa.

Se da un lato l’Anno ha contribuito a una maggiore consapevolezza del dialogo interculturale, ha saputo mobilitare un ampio numero di parti interessate e produrre numerose attività pertinenti, il suo impatto sull’atteggiamento delle persone, sulla mobilitazione di diversi settori politici e sull’avvio di modifiche strutturali nelle amministrazioni è stato meno significativo.

Come seguito da dare all’iniziativa, i valutatori raccomandano alla Commissione e ai paesi dell’UE di:

  • continuare a sostenere il dialogo strutturato con la società civile;
  • utilizzare i risultati dell’Anno, anche in relazione ai futuri Anni europei;
  • continuare ad analizzare gli effetti del dialogo interculturale soprattutto nelle scuole;
  • portare avanti le iniziative avviate nel campo dell’istruzione;
  • promuovere il trasferimento degli insegnamenti tratti dall’Anno;
  • stabilire un quadro di monitoraggio e di comunicazione dei progressi compiuti a livello di dialogo interculturale;
  • consolidare la posizione del dialogo interculturale nei programmi dell’UE;
  • continuare a cooperare con le pertinenti organizzazioni internazionali;
  • migliorare la partecipazione dei settori sottorappresentati, ad esempio i gruppi svantaggiati.

Ultima modifica: 12.10.2010

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