52002DC0489

Relazione della Commissione al Consiglio sul mercurio proveniente dall'industria del cloro-soda /* COM/2002/0489 def. */


RELAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO sul mercurio proveniente dall'industria del cloro-soda

1. Introduzione

1.1. Osservazioni generali

1.1.1. La produzione di cloro-soda con celle a mercurio nell'Unione europea e nei paesi candidati all'adesione

1.1.2. Produzione e uso del mercurio

2. Aspetti giuridici

2.1. La direttiva sulla prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento (IPPC)

2.2. Normativa comunitaria rilevante in materia di acque

2.3. Normativa comunitaria rilevante in materia di rifiuti

2.3.1. Il mercurio proveniente dagli impianti cloro-soda dismessi

2.4. Normativa comunitaria rilevante in materia di igiene e sicurezza del lavoro

2.5. La convenzione di Rotterdam per l'applicazione della procedura del consenso informato preventivo (PIC)

2.6. La convenzione di Oslo/Parigi (convenzione OSPAR)

3. Conseguenze dell'eliminazione delle celle a mercurio

3.1. Riutilizzo

3.2. Stoccaggio temporaneo

3.3. Stoccaggio definitivo

4. La prospettiva globale

4.1. Strategie di gestione del mercurio nell'America settentrionale

4.2. Iniziative internazionali

5. Conclusioni

ALLEGATO I: Impianti e capacità di produzione di cloro-soda con celle a mercurio nell'Unione europea, nei paesi EFTA e nei paesi candidati (2001)

1. Introduzione

Nelle conclusioni del Consiglio "Ambiente" del 7 giugno 2001, la Commissione è stata invitata a "chiarire la situazione giuridica relativa alla conversione dell'industria dei cloro-alcali, a individuare le possibili conseguenze per tutte le parti interessate dell'uso di mercurio e riferire al Consiglio, di preferenza entro la fine del 2001, in merito alle necessità potenziali di un'azione coordinata nell'UE e nei paesi in fase di adesione."

1.1. Osservazioni generali

L'industria dei cloro-alcali (più comunemente "cloro-soda") produce cloro e alcali mediante elettrolisi di una soluzione salina. Le principali tecniche applicate per la produzione di cloro-soda sono l'elettrolisi con celle a mercurio, con celle a diaframma (amianto) e con celle a membrana. Queste tecniche sono state analizzate nel quadro dello scambio di informazioni in materia di migliori tecniche disponibili (Best available techniques - BAT) organizzato a norma della direttiva sulla prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento [1] dall'Ufficio europeo IPPC [2].. I risultati dello scambio di informazioni sono contenuti nel documento di riferimento sulle migliori tecniche disponibili per la produzione dei cloro-alcali. [3]. Oltre ad individuare la migliore tecnica di produzione disponibile, il BREF ha messo in evidenza il potenziale impatto ambientale del mercurio residuo proveniente da questo settore industriale in caso di totale sostituzione delle celle a mercurio.

[1] Cfr. il punto 2.1 della direttiva sulla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento (direttiva IPPC).

[2] L'ufficio europeo IPPC fa parte dell'Istituto di prospettiva tecnologica del CCR, con sede a Siviglia.

[3] Documento di riferimento sulle migliori tecniche disponibili nell'industria di produzione dei cloro-alcali (ottobre 2000), adottato dalla Commissione nel dicembre 2001 (disponibile sul sito Internet http:/eippcb.jrc.es).

I processi con celle a mercurio e con celle a diaframma sono stati introdotti alla fine dell'Ottocento, mentre la tecnica delle celle a membrana è stata sviluppata negli anni Settanta. La distribuzione geografica dei processi di produzione dei cloro-alcali varia notevolmente a livello mondiale, con una prevalenza dell'elettrolisi con celle a mercurio nell'Europa occidentale (54% della capacità di produzione di cloro nel 2001), dell'elettrolisi con celle a diaframma nell'Europa centro-orientale e negli Stati Uniti e l'assoluta prevalenza dell'elettrolisi con celle a membrana in Giappone.

Nel processo con celle a mercurio il catodo è costituito da mercurio liquido. Attualmente le celle a catodo di mercurio usate nell'Unione europea contengono circa 10 000-12 000 tonnellate di mercurio. Altre 3 000 tonnellate sono presenti negli impianti, negli edifici e nei rifiuti. In totale la quantità di mercurio da eliminare sarà di circa 12 000-15 000 tonnellate; altre 2 000 tonnellate di mercurio dovrebbero provenire da impianti di produzione di cloro-alcali con tecnologie a celle di mercurio situati nei paesi EFTA e nei paesi candidati all'adesione.

Nei prossimi anni l'industria del cloro-soda abbandonerà progressivamente la tecnica con celle a mercurio man mano che i vecchi impianti arriveranno al termine del loro ciclo di vita o saranno soggetti al rinnovo dell'autorizzazione in base ai requisiti previsti dalla direttiva IPPC. I tempi di questo processo dipenderanno dal modo in cui le autorità competenti degli Stati membri decideranno di interpretare e applicare la direttiva IPPC e dalla volontà o meno di rispettare la raccomandazione sulla progressiva eliminazione delle celle a mercurio.

1.1.1. La produzione di cloro-soda con celle a mercurio nell'Unione europea e nei paesi candidati all'adesione

Nell'Unione europea, gli unici due paesi a non produrre cloro-soda sono la Danimarca e il Lussemburgo, mentre l'Austria e l'Irlanda non utilizzano la tecnologia delle celle a mercurio. Il problema dell'eliminazione di queste celle riguarda quindi i restanti 11 Stati membri. Nell'Europa occidentale l'industria del cloro-soda dà lavoro a circa 40 000 persone; secondo le cifre fornite da Euro Chlor, il costo totale della conversione stimato nel 2001 era di 3 100 milioni di euro.

Tra i paesi candidati all'adesione, la Repubblica ceca, l'Ungheria, la Polonia, la Romania e la Repubblica slovacca dispongono di impianti di produzione di cloro-soda con celle a mercurio. Anche questi 5 paesi candidati si troveranno quindi alle prese con il problema dell'eliminazione delle celle.

L'allegato I contiene una mappa dettagliata degli impianti e della capacità di produzione di cloro-soda con celle a mercurio in Europa nel 2001.

Negli ultimi quindici anni almeno 34 impianti in tutta Europa (Paesi Bassi, Germania, Regno Unito, Finlandia, Francia, Svezia, Norvegia, Italia, Portogallo, Belgio, Spagna, Austria e Danimarca) hanno già cessato, in tutto o in parte, la produzione con celle elettrolitiche al mercurio. Il mercurio residuo proveniente da tutti gli impianti dismessi è stato riutilizzato in altri impianti ancora funzionanti con celle a mercurio, in modo da compensarne la dispersione in atmosfera, in acqua, nei prodotti e nei rifiuti durante la produzione, e/o è stato venduto sul libero mercato.

1.1.2. Produzione e uso del mercurio

A livello mondiale l'estrazione del mercurio è attualmente limitata a 10 paesi. Le maggiori quantità provengono dalla Spagna e dal Kirghizistan. Negli ultimi dieci anni sono state estratte in media 2 500 tonnellate di mercurio l'anno, ma i valori della produzione mondiale sono estremamente variabili. La quantità di mercurio estratta annualmente a livello mondiale si sta progressivamente riducendo: le stime indicano una produzione di 1 630 tonnellate nel 1999 [4] e di 1 640 tonnellate nel 2000.

[4] Fonte: U.S. Geological Survey, Minerals Yearbook 2000.

L'unica miniera europea (e la più grande nel mondo) utilizzata per l'estrazione del mercurio si trova nella località spagnola di Almadén, a sud-ovest di Madrid, ed appartiene alla società Minas de Almadén y Arrayanes SA - MAYASA. La miniera riceve dallo Stato spagnolo aiuti alla riduzione dell'attività, subordinati all'impegno di ridurre le attività estrattive. Nel 1995 la holding MAYASA, che gestisce anche la miniera di Almadén, ha ricevuto aiuti per 5 222 milioni di euro [5]. Nel 1999 la sezione estrattiva dell'impresa aveva alle sue dirette dipendenze circa 100 lavoratori.

[5] Rapporto finale EUPHEMET (agosto 2000), finanziato dalla DG Ricerca; contratto ENV4-CT97 0614.

Secondo le stime, nel 1995 le emissioni dirette di mercurio in atmosfera della miniera di Almadén ammontavano a circa 4 tonnellate [6], a fronte di una produzione di mercurio di 1 500 tonnellate [7].

[6] Dati di Ferrara et al. (1998), presentati da L. Hylander del Centro di biologia evolutiva dell'Università di Uppsala (Svezia) alla Sesta conferenza internazionale sul ruolo del mercurio come inquinante globale, svoltasi a Minamata (Giappone) nell'ottobre 2001.

[7] Secondo il BREF* sui metalli non ferrosi, le emissioni di mercurio provenienti dalla produzione primaria sono di circa 5-10 kg (inverno) e 10-20 kg (estate) per tonnellata di mercurio prodotta. Ciò significa che nel 1995 la miniera di Almadén ha emesso tra le 7,5 e le 30 tonnellate di mercurio.

A parte l'estrazione, il mercurio viene recuperato durante la produzione di altri metalli non ferrosi, in particolare rame, zinco e piombo, o dall'amalgama dentale e dalle pile all'ossido di argento, nonché dalla depurazione del gas naturale. A livello europeo non sono disponibili informazioni dettagliate sulla quantità di mercurio ottenuta mediante operazioni di recupero. In Finlandia esiste un impianto di produzione dello zinco che normalmente fornisce come sottoprodotto 50-70 tonnellate annue di mercurio (50 tonnellate [8]nel 1999), mentre i Paesi Bassi producono annualmente circa 10 tonnellate di mercurio [9] mediante trattamento del gas naturale.

[8] Informazione fornita all'Ufficio europeo IPPC di Siviglia da M. Himmi, Outokumpu (Finlandia).

[9] Rapporto finale EUPHEMET (agosto 2000) finanziato dalla DG Ricerca; contratto ENV4-CT97-0614.

Le numerose restrizioni all'uso dei prodotti contenenti mercurio hanno determinato una riduzione dell'uso del mercurio in Europa occidentale e in America settentrionale. Anche l'industria del cloro-soda, che attualmente è uno dei principali utilizzatori, cesserà gradualmente l'impiego di questa sostanza. Contemporaneamente, l'offerta di mercurio secondario e recuperato è aumentata grazie alla normativa ambientale; la maggior parte dei paesi industrializzati si ritrova così ad essere esportatrice netta, con il risultato di una costante diminuzione dei prezzi. Dal 1990 in poi, il prezzo di mercato è rimasto a livelli molto bassi: nel 1997-1999 si aggirava intorno ai 4 euro per chilogrammo di mercurio.

L'eccedenza di mercurio sul mercato mantiene bassi i prezzi e può incoraggiarne altri usi, facendo salire la domanda su scala mondiale, in particolare al di fuori dell'OCSE. Il mercurio viene quindi esportato nei paesi in via di sviluppo, dove viene riutilizzato per l'estrazione dell'oro, la produzione di cosmetici, vernici e pesticidi, oltre che per gli stessi scopi per cui è impiegato nei paesi OCSE, vale a dire per la fabbricazione di strumenti di misura e dispositivi elettrici. A questo proposito occorre considerare con la massima attenzione gli effetti derivanti dalla prosecuzione delle esportazioni di mercurio dalle imprese europee verso i paesi in via di sviluppo, nei quali l'impiego di questo metallo può essere fonte di inquinamento e di danni alla salute. Non bisogna dimenticare inoltre che gran parte del mercurio esportato potrebbe tornare in Europa sotto forma di inquinamento atmosferico transfrontaliero a grande distanza.

2. Aspetti giuridici

La conversione dell'industria del cloro-soda a tecnologie non basate sul mercurio e la manipolazione di questo metallo sono disciplinate da alcuni strumenti giuridici, tra cui la direttiva IPPC, la normativa comunitaria in materia di acque, rifiuti e igiene e sicurezza del lavoro, la convenzione di Rotterdam e la decisione OSPAR 90/3.

2.1. La direttiva sulla prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento (IPPC) [10]

[10] Direttiva 96/61/CE del Consiglio sulla prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento (direttiva IPPC).

L'industria del cloro-soda è soggetta alle disposizioni della direttiva IPPC; secondo l'articolo 9, paragrafi 3 e 4 della direttiva, le condizioni di autorizzazione degli impianti devono basarsi sulle migliori tecniche disponibili. Il processo con celle a mercurio non è considerato la migliore tecnica disponibile per il settore [11]. Secondo l'articolo 5, gli impianti esistenti, cioè gli impianti già in funzione prima del 30 ottobre 1999, devono conformarsi alle prescrizioni della direttiva entro il 30 ottobre 2007.

[11] Documento di riferimento sulle migliori tecniche disponibili nell'industria di produzione dei cloro-alcali (ottobre 2000), adottato dalla Commissione nel dicembre 2001 (disponibile sul sito Internet http://eippcb.jrc.es).

Tuttavia ai sensi dell'articolo 9, paragrafo 4, nel determinare le condizioni per il rilascio dell'autorizzazione sulla base delle migliori tecniche disponibili, l'autorità competente deve tener conto delle caratteristiche tecniche del singolo impianto, della sua ubicazione geografica e delle condizioni ambientali della zona. Pertanto sono le competenti autorità locali a decidere le condizioni specifiche per il rilascio dell'autorizzazione.

2.2. Normativa comunitaria rilevante in materia di acque

Sulla base della direttiva 76/464/CEE concernente l'inquinamento provocato da certe sostanze pericolose scaricate nell'ambiente idrico della Comunità, il Consiglio ha adottato la direttiva 82/176/CEE che stabilisce valori limite di emissione e obiettivi di qualità per gli scarichi di mercurio dell'industria dei cloro-alcali. Grazie all'attuazione di questa direttiva e della direttiva 84/156/CEE concernente i valori limite e gli obiettivi di qualità per gli scarichi di mercurio provenienti da settori diversi da quello dell'elettrolisi dei cloruri alcalini, si è registrata una notevole riduzione dell'inquinamento da mercurio nell'ambiente idrico.

In sede di attuazione della direttiva 2000/60/CE che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque, si è recentemente deciso di considerare il mercurio come "sostanza pericolosa prioritaria". È pertanto prevista l'elaborazione di misure dirette ad eliminare progressivamente nell'arco di 20 anni gli scarichi, le emissioni e le fuoriuscite di mercurio. Per raggiungere l'obiettivo dell'eliminazione degli scarichi, la direttiva quadro sulle acque prevede in particolare la revisione della direttiva 82/176/CEE entro la fine del 2003.

2.3. Normativa comunitaria rilevante in materia di rifiuti

Ai sensi della direttiva quadro sui rifiuti [12] come modificata, si intende per rifiuto "qualsiasi sostanza od oggetto [...] di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi" [13].

[12] Direttiva 75/442/CEE del Consiglio, del 15 luglio 1975, relativa ai rifiuti, modificata dalla direttiva 91/156/CEE del Consiglio, del 18 marzo 1991, e dalla decisione 96/350/CE della Commissione, del 24 maggio 1996.

[13] L'articolo 1, lettera a) della direttiva fa riferimento alle sostanze e agli oggetti che rientrano nelle categorie riportate nell'allegato I. Va sottolineato che l'elenco dell'allegato I non è esaustivo, in quanto la categoria Q16 si riferisce a "qualunque sostanza, materia o prodotto che non rientri nelle categorie sopra elencate". Pertanto, la definizione di "rifiuto" è aperta, nel senso che può comprendere qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi, o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi.

La distinzione tra rifiuto e prodotto è una distinzione di carattere giuridico, che mira a conciliare la libertà di commercio e la gestione responsabile dei rifiuti dal punto di vista ambientale. La Corte di giustizia, chiamata più volte ad interpretare la definizione di rifiuto, ha elaborato una serie di criteri di base che servono a stabilire se nella pratica una determinata sostanza deve essere considerata "rifiuto". In particolare, la Corte ha confermato in numerose occasioni che la definizione non deve essere interpretata in maniera restrittiva, in quanto l'articolo 174, paragrafo 2 del trattato CE stabilisce che la politica della Comunità in materia ambientale mira a un elevato livello di tutela ed è fondata, in particolare, sui principi della precauzione e dell'azione preventiva. [14] Inoltre la Corte ha espressamente dichiarato che per la definizione giuridica di rifiuto è irrilevante che la sostanza o l'oggetto abbia o meno valore commerciale o sia suscettibile di riutilizzazione economica. [15]

[14] Cfr. la sentenza della Corte di giustizia del 15 giugno 2000, cause riunite C-418/97 e C-419/97, ARCO Chemie Nederland Ltd, Racc. 2000, pag. I-4475, punti 29 e 40.

[15] Cfr. la sentenza della Corte del 28 marzo 1990, causa C-359/88, Zanetti, Racc. 1990, pag. I-1509.

La Corte ha anche sottolineato che il termine "disfarsi" va interpretato tenendo conto delle finalità della direttiva quadro sui rifiuti e che, a tale proposito, il terzo considerando della direttiva precisa che «ogni regolamento in materia di smaltimento dei rifiuti deve essenzialmente mirare alla protezione della salute umana e dell'ambiente contro gli effetti nocivi della raccolta, del trasporto, del trattamento, dell'ammasso e del deposito dei rifiuti» [16].

[16] Cfr. la sentenza 15 giugno 2000, ARCO Chemie Nederland Ltd, cit., punto 37 della motivazione.

In mancanza di disposizioni comunitarie, gli Stati membri sono liberi di scegliere le modalità di prova della sussistenza del fatto, dell'intenzione o dell'obbligo di "disfarsi", purché ciò non pregiudichi l'efficacia del diritto comunitario. Secondo la Corte, l'uso di modalità di prova che abbiano l'effetto di restringere l'ambito di applicazione della direttiva quadro escludendone sostanze, materie o prodotti che rispondono alla definizione del termine «rifiuto» ai sensi della medesima potrebbe pregiudicare l'efficacia dell'art. 174 del trattato CE e della stessa direttiva. [17].

[17] Cfr. la sentenza 15 giugno 2000, ARCO Chemie Nederland Ltd, cit., punto 42 della motivazione.

La Corte ha individuato una serie di altri criteri per determinare l'esistenza di un rifiuto, con particolare riferimento ai residui di produzione [18].. In particolare, la Corte europea ha chiarito che il fatto che l'uso di un residuo imponga l'adozione di precauzioni speciali a causa della pericolosità della sua composizione per l'ambiente può essere considerato un indizio della sua natura di rifiuto [19].

[18] Cfr in particolare la sentenza 15 giugno 2000, ARCO Chemie Nederland Ltd, cit., punti 44-97 e la sentenza del 18 aprile 2002, causa C-9/00, Palin Granit Oy (non ancora pubblicata).

[19] Cfr. la sentenza 15 giugno 2000, ARCO Chemie Nederland Ltd, cit., punti 86 e 87.

L'applicazione di questa definizione di rifiuto comporta una serie di conseguenze. Quando un materiale è considerato rifiuto, esso è soggetto non soltanto ai requisiti e ai controlli della normativa comunitaria di base in materia di rifiuti (direttiva quadro sui rifiuti, direttiva sui rifiuti pericolosi [20] e regolamento sulle spedizioni di rifiuti [21], che attua nell'Unione europea la convenzione di Basilea, comprese le disposizioni che vietano l'esportazione di rifiuti pericolosi verso paesi non appartenenti all'OCSE), ma anche ad una serie di specifici strumenti giuridici comunitari che disciplinano alcune operazioni di trattamento [22] e determinati flussi di rifiuti [23].

[20] Direttiva 91/689/CEE del Consiglio, del 12 dicembre 1991, relativa ai rifiuti pericolosi.

[21] Regolamento (CEE) n. 259/93 del Consiglio, del 1° febbraio 1993, relativo alla sorveglianza e al controllo delle spedizioni di rifiuti all' interno della Comunità europea, nonché in entrata e in uscita dal suo territorio.

[22] Cfr. in particolare la direttiva 1999/31/CE del Consiglio, del 26 aprile 1999 relativa alle discariche di rifiuti e la direttiva 2000/76/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 dicembre 2000, sull'incenerimento dei rifiuti.

[23] Cfr. in particolare la direttiva 75/439/CEE del Consiglio, del 16 giugno 1975, concernente l'eliminazione degli oli usati, come modificata, la direttiva 94/62/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre 1994, sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio e la direttiva 2000/53/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 settembre 2000, relativa ai veicoli fuori uso.

2.3.1. Il mercurio proveniente dagli impianti cloro-soda dismessi

Il mercurio è ricavato dalle celle dismesse o dal trattamento delle attrezzature e dei rifiuti contenenti questo metallo. La sostanza ottenuta è pura e di qualità simile a quella del prodotto venduto sul libero mercato.

Secondo la definizione di rifiuto della direttiva quadro 75/442/CEE e la giurisprudenza in materia, il mercurio puro ricavato da celle elettrolitiche dismesse e destinato alla vendita sul libero mercato non può essere considerato a priori come un rifiuto: la qualificazione dipende dall'eventualità o meno che il titolare dell'impianto dismesso si disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsene in base alla legislazione nazionale. Occorre quindi decidere caso per caso, secondo le singole circostanze.

Il requisito della progressiva eliminazione dell'elettrolisi con celle a mercurio nell'industria del cloro-soda, previsto dalla direttiva 96/61/CE (direttiva IPPC), non è sufficiente a far presumere in linea generale che in caso di dismissione di un impianto di produzione di cloro-soda il titolare dell'impianto si disfi o intenda disfarsi o abbia l'obbligo di disfarsi del mercurio puro non più utilizzato. Non si può quindi concludere o presumere che il mercurio puro estratto dalle celle elettrolitiche in disuso degli impianti di produzione di cloro-alcali dismessi, rientri nella definizione di rifiuto ai sensi della normativa comunitaria in materia.

Ne consegue pertanto che il mercurio non più utilizzato non è automaticamente soggetto alle norme comunitarie in materia di rifiuti o alle disposizioni della convenzione di Basilea, e che quindi non esistono particolari condizioni per il suo trattamento o disposizioni applicabili al commercio di questo metallo all'interno e all'esterno dell'Unione europea.

2.4. Normativa comunitaria rilevante in materia di igiene e sicurezza del lavoro

In caso di manipolazione del mercurio, occorre tener conto della direttiva 98/24/CE del Consiglio, del 7 aprile 1998, sulla protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori contro i rischi derivanti da agenti chimici durante il lavoro, che stabilisce requisiti minimi per la protezione dei lavoratori e autorizza la fissazione di un valore limite di esposizione professionale e di un valore limite biologico per il mercurio.

Il Comitato scientifico per i limiti di esposizione professionale dell'Unione europea (Scientific Committee on Occupational Exposure Limits - SCOEL) ha recentemente adottato una raccomandazione sui valori limite di esposizione professionale per il mercurio elementare e i composti inorganici di mercurio bivalente (SCOEL/SUM/84 def.). In base ai risultati delle consultazioni esterne sulla raccomandazione, la Commissione potrebbe proporre un valore limite di esposizione professionale valido a livello europeo.

2.5. La convenzione di Rotterdam per l'applicazione della procedura del consenso informato preventivo (PIC)

La convenzione di Rotterdam per l'applicazione della procedura del consenso informato preventivo (Prior Informed Consent - PIC) per alcuni prodotti chimici e pesticidi pericolosi nel commercio internazionale è stata stipulata nel 1998 e sottoscritta dalla Comunità l'11 settembre dello stesso anno. La convenzione entrerà in vigore il novantesimo giorno successivo alla data del deposito del cinquantesimo strumento di ratifica, accettazione, approvazione o adesione [24].

[24] Nel luglio 2002 la convenzione era stata ratificata da tredici parti contraenti.

Il principio fondamentale della convenzione è che l'esportazione di prodotti chimici vietati o soggetti a rigorose restrizioni elencati nell'allegato III è possibile solo con il preventivo consenso informato (PIC) della parte che li importa. La convenzione prevede una procedura per l'inserimento nell'elenco di altre sostanze che soddisfino determinati criteri.

Per dare attuazione alle disposizioni della convenzione nell'Unione europea, la Commissione ha presentato una proposta di regolamento del Consiglio sull'esportazione ed importazione dei prodotti chimici pericolosi [25]. Oltre ad attuare la convenzione, il regolamento è diretto a sostituire il regolamento (CEE) n. 2455/92 del Consiglio. L'allegato I della proposta di regolamento elenca i prodotti chimici per i quali è necessaria una notifica d'esportazione, quelli assoggettabili a notifica PIC e i prodotti soggetti alla procedura internazionale PIC.

[25] Proposta di regolamento del Consiglio sull'esportazione ed importazione dei prodotti chimici pericolosi - COM(2001) 803 def.

Il mercurio metallico non figura né nell'allegato I del regolamento attualmente in vigore, né nell'allegato alla proposta di regolamento e nemmeno nell'allegato III della convenzione; tuttavia, poiché sembra soddisfare i criteri di inclusione, è probabile il suo inserimento sia nell'allegato I del nuovo regolamento che nell'allegato III della Convenzione.

2.6. La convenzione di Oslo/Parigi (convenzione OSPAR)

La Comunità europea è una delle Parti contraenti della convenzione per la protezione dell'ambiente marino dell'Atlantico nord-orientale (convenzione OSPAR).

La decisione OSPAR 90/3 del 14 giugno 1990 raccomanda la progressiva dismissione degli impianti con celle a mercurio ancora esistenti, con l'obiettivo della totale eliminazione entro il 2010. La raccomandazione contenuta nella decisione 90/3 è stata riesaminata nel 1999-2001, ma non è stata apportata alcuna modifica.

Il Consiglio non ha approvato ufficialmente questa decisione e pertanto la Comunità non è tenuta a conformarvisi.

3. Conseguenze dell'eliminazione delle celle a mercurio

Il processo di eliminazione delle celle a mercurio utilizzate per la produzione di cloro-soda è già stato avviato e continuerà per almeno un decennio. I tempi di questo processo dipenderanno dal modo in cui le autorità competenti degli Stati membri decideranno di interpretare e attuare la direttiva IPPC e dalla volontà o meno di rispettare la raccomandazione sull'eliminazione graduale delle celle entro la scadenza del 2010 prevista dalla decisione OSPAR 90/3. Alcuni Stati membri appaiono determinati ad eliminare le celle a mercurio in anticipo rispetto alla scadenza, mentre altri non si sono ancora pronunciati sulle loro intenzioni.

La dismissione degli impianti di produzione di cloro-soda mediante elettrolisi al mercurio rappresenta un passo avanti nella tutela dell'ambiente e consentirà di ridurre notevolmente le emissioni di mercurio e il consumo energetico di questo settore industriale. Tuttavia nei prossimi anni il processo di dismissione comporterà una disponibilità di almeno 12000-15000 tonnellate di mercurio nell'Unione europea. Se non gestito in maniera adeguata, questa quantità di mercurio potrebbe costituire per l'ambiente una minaccia ben più grave di quella rappresentata attualmente dall'impiego confinato per la produzione di cloro-soda. Per continuare a trarre beneficio dalla riconversione degli impianti è quindi estremamente importante il destino del mercurio estratto dalle celle dismesse.

A questo proposito, si possono immaginare tre soluzioni:

1. Riutilizzo

2. Stoccaggio temporaneo

3. Stoccaggio definitivo

La seguente tabella illustra le diverse soluzioni alla luce di alcuni indicatori fondamentali.

>SPAZIO PER TABELLA>

3.1. Riutilizzo

Il mercurio estratto dagli impianti di cloro-soda dismessi è reimpiegato in vari modi: oltre ad essere riutilizzato dall'industria del cloro-soda, può essere immesso sul mercato o ripreso dalla miniera di Almadén.

Riutilizzo nell'industria del cloro-soda

Parte del mercurio è riutilizzata negli impianti con celle a mercurio non ancora dismessi. Si tratta di una prassi per ora molto diffusa, ma nei prossimi anni con il progressivo incremento delle dismissioni la quantità di mercurio disponibile supererà il fabbisogno degli impianti europei ancora attivi. Il riutilizzo da parte dell'industria del cloro-soda non consentirà un'effettiva eliminazione del mercurio, ma favorirà l'ulteriore dispersione nell'ambiente, attraverso i rifiuti e i sottoprodotti.

In un secondo momento, quando in Europa la tecnica dell'elettrolisi al mercurio sarà stata completamente sostituita, la domanda di mercurio dell'industria europea del cloro-soda verrà meno, e il mercurio potrà essere integralmente venduto a impianti con celle a mercurio extraeuropei, trasferendo il problema al di fuori dell'Europa e riducendo la domanda di mercurio primario di origine estrattiva.

Immissione sul mercato

Ogni impresa elimina il mercurio residuo nel rispetto di alcune restrizioni imposte dalle autorità locali. Finora, tuttavia, tutti gli impianti dismessi hanno venduto sul libero mercato il mercurio in eccedenza senza alcuna restrizione.

La domanda mondiale di mercurio non è facilmente quantificabile, ma non supera le 5000 tonnellate annue. [26] Secondo le stime, il consumo mondiale di mercurio ha raggiunto le 3800 tonnellate nel 1993 [27] e le 3400 tonnellate nel 1996 [28]. La quantità di mercurio ricavato dalle operazioni di recupero è in aumento, mentre gli usi consentiti di questa sostanza sono in diminuzione, il che significa che sarà disponibile una quantità di mercurio sempre maggiore a fronte di un mercato sempre più ristretto.

[26] Rapporto finale EUPHEMET (agosto 2000), finanziato dalla DG Ricerca, contratto ENV4-CT97-0614.

[27] Rapporto finale EUPHEMET (agosto 2000), finanziato dalla DG Ricerca, contratto ENV4-CT97-0614.

[28] Relazione ERM (dicembre 1998), commissionata dalla DG III, rif. 5260.

Il destino del mercurio proveniente dagli impianti dismessi è dunque incerto; il rischio è che una grande quantità sia utilizzata senza alcuna restrizione, ad esempio per l'estrazione dell'oro su piccola scala in Cina, nelle Filippine, in Indonesia, in Brasile, in Colombia ed in altri paesi.

Ripresa da parte della miniera di mercurio di Almadén

In questo caso il mercurio è venduto e trasportato alla miniera di Almadén, in Spagna. Ciò determina una riduzione dell'attività estrattiva e la necessità di sostituirla con un'adeguata capacità di stoccaggio.

Euro Chlor, che rappresenta l'industria europea del cloro-soda, ha stipulato con la società Minas de Almadén un accordo contrattuale, secondo cui la società, invece di estrarre il minerale, si impegna ad acquistare dagli impianti di cloro-soda dell'Europa occidentale il mercurio in eccesso e ad immetterlo sul mercato. Tutte le imprese comunitarie appartenenti ad Euro Chlor hanno accettato di vendere ad Almadén il mercurio in eccesso, e secondo Euro Chlor è possibile concludere un accordo anche con le imprese dell'Europa centro-orientale. Va però sottolineato che non tutte le imprese dei paesi candidati che dispongono di impianti di cloro-soda con celle a mercurio sono membri di Euro Chlor.

La miniera spagnola è la maggiore produttrice mondiale di mercurio e secondo i dati le vendite oscillano tra le 700 e le 1300 tonnellate annue [29]. Secondo Euro Chlor e Minas de Almadén, se l'industria del cloro-soda dell'Europa occidentale producesse ogni anno circa 400-500 tonnellate di mercurio, il mercato sarebbe in grado di assorbirle. Queste cifre si basano sull'ipotesi secondo cui la definitiva eliminazione delle celle a mercurio richiederà più di venti anni, come è emerso dalle discussioni per la revisione della decisione PARCOM 90/3, adottata nel quadro della convenzione OSPAR.

[29] Fonte: Risks to Health and the Environment Related to the Use of Mercury products (Rischi per la salute e per l'ambiente legati all'impiego di prodotti a base di mercurio), rapporto finale realizzato per la Commissione europea, DG Imprese, luglio 2002.

Tuttavia, in caso di eliminazione forzata prima del 2020, potrebbero sorgere alcuni problemi, poiché il mercato potrebbe non essere in grado di assorbire la quantità di mercurio trasferita annualmente alla miniera. In questo caso il mercurio dovrebbe essere stoccato. L'accordo tra Euro Chlor e Minas de Almadén prevede una quantità massima annua di 1000 tonnellate di mercurio; se la quantità disponibile ogni anno fosse superiore, occorrerebbe rivedere le condizioni dell'accordo.

Nel corso del 2000 la quantità di mercurio trasferita dagli impianti di cloro-soda dell'Europa occidentale alle Minas de Almadén è stata di 354 tonnellate. Nel 2001 è salita a 506 tonnellate mentre nel 2002 secondo le stime saranno trasferite circa 450 tonnellate. Nel 2000, la miniera di Almadén ha prodotto 236 tonnellate di mercurio [30] e ne ha vendute in totale 1095: ciò dimostra che la miniera estrae sempre meno e immette invece sul mercato il mercurio proveniente dalle scorte e dagli impianti di produzione di cloro-soda.

[30] Dati forniti dall'IGME (Instituto Geologico y Minero d'España) all'ufficio europeo IPPC di Siviglia (Spagna).

Secondo le stime la quantità totale di mercurio recuperato dagli impianti di produzione di cloro-soda dell'Europa occidentale (12000-15000 tonnellate) corrisponde a circa 7-9 anni di produzione mondiale, prendendo come termine di riferimento una produzione mondiale di 1650 tonnellate nel 2000.

L'accordo concluso con Minas de Almadén fa parte della strategia adottata dai produttori di cloro-soda dell'Europa occidentale per eliminare senza rischi il mercurio metallico proveniente dalle celle elettrolitiche dismesse.

Riutilizzo

Vantaggi // Svantaggi

Riduzione della domanda di mercurio primario proveniente dalle attività estrattive.

Minore impatto sull'ambiente circostante la miniera per effetto della riduzione delle attività estrattive.

Riduzione delle emissioni transfrontaliere di mercurio.

Atteggiamento favorevole dell'industria, dovuto all'assenza di costi supplementari per la dismissione degli impianti. // I problemi relativi al mercurio residuo saranno rinviati nel tempo o trasferiti verso paesi extraeuropei.

L'uso del mercurio continuerà a dar luogo ad emissioni atmosferiche locali o transfrontaliere a lunga distanza.

Il destino del mercurio proveniente dagli impianti dismessi rimane incerto. Il rischio è che una grande quantità di mercurio sia inviata in paesi che non prevedono restrizioni o che non sono in grado di farle rispettare, con gravi conseguenze per la salute umana e per l'ambiente in alcune regioni del pianeta.

3.2. Stoccaggio temporaneo

Il mercurio può essere stoccato in condizioni di sicurezza per un periodo di tempo indeterminato, in attesa di individuare una strategia che ne consenta il riutilizzo e/o lo smaltimento senza rischi. Lo stoccaggio può avvenire nel sito di produzione, presso la miniera di Almadén o in qualunque sito che offra una soluzione adeguata. In seguito il mercurio può essere riutilizzato o smaltito. È necessario costruire impianti di stoccaggio adeguati e privi di rischi per l'ambiente.

Trattandosi di una soluzione temporanea, lo stoccaggio provvisorio comporta costi aggiuntivi per un periodo di durata non prevedibile. Per tutta la durata dello stoccaggio la responsabilità rimane in capo al titolare dell'impianto di stoccaggio. Il mercurio stoccato può essere riutilizzato o eliminato non appena siano disponibili utilizzatori o impianti di smaltimento adeguati. Non si può escludere un aumento delle emissioni per effetto della manipolazione.

Stoccaggio temporaneo

Vantaggi // Svantaggi

Se lo stoccaggio avviene nel sito di produzione di cloro-soda, la responsabilità rimane in capo al titolare dell'impianto.

Sono possibili due soluzioni: riutilizzo o smaltimento definitivo del mercurio.

Il destino del mercurio rimane sotto il controllo delle autorità. // Trattandosi di una soluzione temporanea, essa comporta costi supplementari rispetto ad una soluzione definitiva.

Sorge la necessità di costruire apposite strutture di stoccaggio.

La manipolazione o il riutilizzo del mercurio possono dar luogo a nuove emissioni nell'ambiente.

Il destino finale del mercurio rimane incerto.

3.3. Stoccaggio definitivo

Lo stoccaggio definitivo del mercurio in eccesso costituisce la soluzione ottimale e rappresenta un metodo sostenibile dal punto di vista ambientale per ridurre le emissioni di mercurio. I vantaggi ambientali derivanti dall'eliminazione della tecnica delle celle a mercurio sono evidenti. In caso di stoccaggio definitivo oltre alla cessazione delle emissioni si ottiene un minor consumo di energia da parte dell'industria del cloro-soda. Tuttavia, non sono stati ancora messi a punto metodi adeguati e i costi sono relativamente elevati. Si potrebbe applicare il principio "chi inquina paga", ma ciò avrebbe effetti negativi sulla competitività dell'industria europea del cloro-soda rispetto ai concorrenti non europei.

Il mercurio potrebbe essere trasformato in un amalgama insolubile, ad esempio mediante solfuro, e collocato in apposite discariche o in discariche per rifiuti pericolosi. In questo caso sarebbe necessaria la costruzione di appositi impianti di trattamento nell'Unione europea e occorrerebbe mettere a punto soluzioni tecniche adeguate; allo stadio attuale non sono ancora noti né i costi di trattamento né le capacità disponibili negli Stati membri.

Le autorità svedesi hanno elaborato alcuni progetti per stoccare definitivamente nel substrato roccioso tutto il mercurio e i rifiuti contenenti mercurio. Secondo le stime i costi di questo metodo, esclusi i costi di pretrattamento, oscillano tra i 15 e i 22 euro per chilogrammo di mercurio. Per le 12000-15000 tonnellate di mercurio da smaltire in Europa occidentale ciò significa una spesa di 180-330 milioni di euro a fronte di un costo totale di 3100 milioni di euro [31] stimato per la conversione degli impianti. Questa stima approssimativa indica un costo supplementare del 6-10% per l'eliminazione definitiva del mercurio proveniente dagli impianti dismessi dell'Europa occidentale.

[31] Secondo Euro Chlor, il costo verosimile della conversione è pari a 530 euro per tonnellata di capacità di produzione di cloro; considerando una capacità totale di produzione di cloro mediante elettrolisi al mercurio nell'Europa occidentale pari a 5 850 000 tonnellate nel 2001, il costo totale della conversione è pari a 3 100 milioni di euro.

Stoccaggio definitivo

Vantaggi // Svantaggi

Approccio sostenibile per ridurre le emissioni di mercurio.

I vantaggi ambientali dell'eliminazione della tecnologia delle celle a mercurio sono evidenti: cessazione totale delle emissioni di mercurio e minore consumo di energia da parte dell'industria del cloro-soda.

L'Europa può fungere da esempio per altri paesi, accelerando la riduzione delle emissioni di mercurio a livello mondiale. // Per il momento non sono disponibili strutture per lo stoccaggio definitivo. Non sono stati ancora messi a punto metodi adeguati. Sono necessarie ulteriori ricerche.

Il costo dello stoccaggio definitivo non è ancora noto, ma rispetto alle soluzioni alternative risulta molto più elevato per gli operatori del settore e per i contribuenti.

È probabile una resistenza degli operatori del settore in quanto questa soluzione comporta costi aggiuntivi per la dismissione degli impianti.

4. La prospettiva globale

Il mercurio non costituisce un problema soltanto a livello locale: in tutto il mondo si registrano elevate concentrazioni di fondo di questa sostanza. Le centrali energetiche a carbone sono attualmente considerate la maggiore fonte mondiale di emissioni di mercurio nell'atmosfera, assieme alla combustione di altri combustibili fossili. Un'altra fonte non trascurabile di emissioni a livello mondiale è rappresentata dal mercurio utilizzato per l'estrazione dell'oro su piccola scala. Si tratta di una tecnica estrattiva che implica il riscaldamento del mercurio fino all'evaporazione, cosicché praticamente tutto il mercurio utilizzato viene emesso in atmosfera. L'industria del cloro-soda fa grande uso di mercurio, anche se le emissioni dirette degli impianti sono relativamente limitate. Queste ed altre fonti alimentano la quantità totale di mercurio presente nella biosfera.

La deposizione atmosferica del mercurio, cioè la ricaduta del mercurio presente in atmosfera sul suolo e sugli oceani, ha origine sia da fonti locali sia da fenomeni a livello planetario. Oltre alle fonti locali, come la combustione del carbone, le attività industriali e l'estrazione dell'oro su piccola scala, la concentrazione generale di fondo presente in tutta l'atmosfera contribuisce in misura significativa ad accrescere l'inquinamento da mercurio in qualsiasi punto della Terra. A loro volta le fonti locali contribuiscono alla crescita delle concentrazioni di fondo a livello mondiale. [32] Ciò è dovuto alla volatilità del mercurio, le cui emissioni si diffondono a grande distanza nell'atmosfera e negli oceani.

[32] Bergan et al (1999); Lindquist et al (1984), citati in K. von Rein e L.D. Hylander, Experiences from phasing out the use of mercury in Sweden, Reg Environ Change (2000) 1:126-134.

Dall'epoca preindustriale, per effetto delle emissioni di mercurio di origine antropica il tasso di deposizione a livello mondiale è aumentato in media di 0,5-3 volte [33]. Negli ultimi duecento anni nelle regioni con la più alta concentrazione di attività industriali (Europa, America settentrionale e Cina sudorientale) e nelle aree circostanti il tasso di deposizione è aumentato di 2-10 volte.

[33] Cfr. Ambient Air Pollution by Mercury (HG). Position paper (documento di sintesi sull'inquinamento da mercurio dell'aria ambiente), pubblicato nel 2001 dalla Commissione e disponibile sul sito web della DG Ambiente all'indirizzo http://europa.eu.int/comm/environment/air/ambient.htm (scorrere la pagina fino alla voce "The fourth Daughter Directive" e poi cliccare su "Position paper on Mercury").

L'inquinamento da mercurio, inizialmente ritenuto un problema acuto e a carattere locale, è ormai riconosciuto come un problema diffuso e cronico a livello planetario. Il mercurio presenta caratteristiche di persistenza e bioaccumulo e la sua tossicità, così come quella dei suoi composti, è ampiamente documentata: effetti sullo sviluppo cerebrale, effetti tossici sul sistema nervoso e danni al sistema cardiovascolare, al sistema immunitario, all'apparato riproduttivo e ai reni. Gli effetti più evidenti e meglio documentati sono le alterazioni dello sviluppo cerebrale e i disturbi psicomotori, che testimoniano la tossicità di questa sostanza per il sistema nervoso centrale.

Attraverso una serie di processi naturali, il mercurio si trasforma parzialmente in metilmercurio e si accumula nella catena alimentare, con evidenti rischi per la fauna e per l'uomo. A rischio sono soprattutto le popolazioni che consumano grandi quantità di pesce, di molluschi e di mammiferi marini [34]. Il metilmercurio viene infatti trasmesso al feto, penetra attraverso la barriera emato-encefalica e può ostacolare lo sviluppo mentale anche a basse concentrazioni ed in assenza di sintomi clinici nella madre. [35]

[34] UNEP Global Mercury Assessment (GMA), prima bozza di rapporto sulla valutazione globale del mercurio del 25 aprile 2002, disponibile sul sito web GMA dell'UNEP all'indirizzo http://www.chem.unep.ch/mercury/report/1stdraft-report.htm.

[35] Cfr. U.S. National Research Council, Toxicological Effects of Methylmercury (2000). Il rapporto, commissionato dall'Agenzia per la protezione dell'ambiente degli Stati uniti d'America, è disponibile sul sito web http://www.nap.edu.

4.1. Strategie di gestione del mercurio nell'America settentrionale

Nell'America settentrionale, gli effetti del mercurio sono da anni fonte di grande preoccupazione. Il Canada, gli Stati Uniti e il Messico hanno varato un piano d'azione contro l'inquinamento da mercurio.

Il governo degli Stati Uniti possiede una riserva di più di 5000 tonnellate di mercurio, stoccata fin dal 1994, periodo in cui si è iniziato a porre il problema dei possibili effetti ambientali dell'immissione di questo stock sul mercato mondiale. A titolo provvisorio, per ragioni di tutela dell'ambiente si è dunque deciso di stoccare le riserve federali di mercurio. Attualmente è in corso uno studio di impatto ambientale, al fine di consentire ai soggetti interessati di formulare osservazioni sulla possibile destinazione del mercurio.

Questo delicato tema è stato discusso in occasione della conferenza nordamericana dal titolo "Breaking the Mercury Cycle: Long Term Management of Surplus & Recycled Mercury & Mercury-Bearing Waste" (Interrompere il ciclo del mercurio: gestione a lungo termine del mercurio in eccesso e riciclato e dei rifiuti contenenti mercurio) cofinanziata dall'Agenzia per la protezione dell'ambiente degli Stati Uniti d'America, da Environment Canada e altri organismi, svoltasi a Boston (Massachusetts) dal 1° al 3 maggio 2002 [36].

[36] Gli atti della conferenza sono disponibili sul sito http://www.newmoa.org/Newmoa/htdocs/prevention/mercury/breakingcycle/toc.cfm.

4.2. Iniziative internazionali

Il mercurio rappresenta un problema a livello mondiale; in proposito sono già state intraprese alcune azioni internazionali. Gli impianti cloro-soda con celle a mercurio rientrano nel campo di applicazione della decisione OSPAR 90/3 e del protocollo sui metalli pesanti alla convenzione UNECE del 1979 sull'inquinamento atmosferico transfrontaliero a grande distanza (LRTAP), adottato nel 1998.

L'obiettivo del protocollo sui metalli pesanti è la riduzione "delle emissioni di metalli pesanti causate dalle attività antropogene, che sono soggette al trasporto transfrontaliero a grande distanza nell'atmosfera e che possono avere significativi effetti nocivi per la salute umana e l'ambiente". La produzione di cloro-soda mediante celle a mercurio è una delle attività elencate nel protocollo, che precisa anche il livello delle emissioni.

Il mercurio e i suoi composti sono inoltre oggetto di una valutazione globale da parte dell'UNEP, in cooperazione con altri membri dell'IOMC - Inter-Organisation Programme for the Sound Management of Chemicals - Programma inter-organizzazioni per una gestione responsabile delle sostanze chimiche). La valutazione si baserà sui contributi dei governi e delle organizzazioni intergovernative e non governative. Il rapporto sulla valutazione globale del mercurio [37] sarà presentato al Consiglio direttivo dell'UNEP in occasione della ventiduesima sessione di quest'ultimo (GC22), che si svolgerà nel 2003.

[37] Una prima bozza del rapporto sulla valutazione globale del mercurio, pubblicata il 25 aprile 2002 per eventuali osservazioni, è disponibile sul sito web http://www.chem.unep.ch/mercury/Report/1stdraft-report.htm.

5. Conclusioni

Il Consiglio ha invitato la Commissione a "chiarire la situazione giuridica relativa alla conversione dell'industria dei cloro-alcali, a individuare le possibili conseguenze (...) dell'uso di mercurio e riferire al Consiglio (...) in merito alle necessità potenziali di un'azione coordinata nell'UE e nei paesi in fase di adesione."

Facendo seguito alla richiesta del Consiglio, la Commissione ha descritto l'attuale situazione del mercurio proveniente dagli impianti cloro-soda dismessi, individuando alcuni aspetti fondamentali:

-la concentrazione di mercurio nell'ambiente è ancora molto elevata e deve essere ulteriormente ridotta;

-il mercurio è un inquinante atmosferico transfrontaliero a lunga distanza; l'ulteriore immissione in commercio comporterà altre emissioni, che andranno ad aggiungersi alle già elevate concentrazioni di fondo su scala locale e mondiale;

-nell'Europa occidentale la dismissione dei quarantasette impianti cloro-soda con celle a mercurio comporterà la necessità di eliminare circa 12000-15000 tonnellate di mercurio; altre 2000 tonnellate dovrebbero provenire dagli impianti cloro-soda con celle a mercurio situati nei paesi EFTA e nei paesi candidati all'adesione;

-gli impianti cloro-soda dismessi costituiranno un'importante fonte di mercurio; se non gestito in modo sicuro e sostenibile, questo mercurio potrebbe causare notevoli danni all'ambiente nell'Unione europea, nei futuri Stati membri e nei paesi terzi;

-nell'Unione europea e nell'America settentrionale la domanda di mercurio è scarsa, mentre a livello mondiale è ancora sostenuta; il costante approvvigionamento del mercato dovuto al mercurio in eccesso manterrà bassi i prezzi e continuerà a rendere competitivo l'uso di questa sostanza.

Dall'analisi della normativa applicabile agli impianti cloro-soda a mercurio emerge quanto segue:

-la direttiva IPPC è l'unico strumento giuridicamente vincolante che disciplina la progressiva eliminazione delle celle a mercurio. Il processo con celle a mercurio non è considerato la migliore tecnica disponibile per l'industria del cloro-soda; spetterà alle autorità locali competenti determinare caso per caso le condizioni per il rilascio dell'autorizzazione relativa a ciascun impianto, in funzione della migliore tecnica disponibile. Tutti gli impianti esistenti dovranno soddisfare le condizioni per il rilascio dell'autorizzazione basate sulla BAT e rispettare le prescrizioni della direttiva entro il 30 ottobre 2007.

-Non si può automaticamente presumere che il mercurio proveniente dalle celle degli impianti di cloro-soda dismessi rientri nella definizione di rifiuto. Per stabilire la natura o meno di rifiuto bisogna analizzare caso per caso se il proprietario dell'impianto si disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi del mercurio in base alla legislazione nazionale.

Pertanto il mercurio proveniente dagli impianti dismessi non è automaticamente sottoposto né alle norme comunitarie in materia di rifiuti né alle disposizioni della convenzione di Basilea. Ciò significa che le disposizioni della normativa comunitaria sui rifiuti e della convenzione di Basilea sul trattamento ed il commercio del mercurio all'interno e all'esterno dell'Unione europea non sono applicabili in maniera generalizzata.

Con riferimento alle grandi quantità di mercurio proveniente dagli impianti cloro-soda dismessi, l'obiettivo principale è quello di garantire un elevato livello di tutela dell'ambiente e della salute umana. Per essere davvero efficace, qualsiasi soluzione dovrà tener conto della situazione a livello mondiale, essere sostenibile nel lungo termine ed evitare il rischio di distorsioni del mercato interno.

L'obiettivo può essere raggiunto mediante una gestione responsabile del mercurio, subordinandone la commercializzazione alla dovuta considerazione dei potenziali effetti negativi sull'ambiente. Tenuto conto degli attuali vincoli normativi, esistono essenzialmente due modi per conseguire questo obiettivo:

-incoraggiare gli operatori degli impianti di cloro-soda a mercurio negli attuali paesi candidati all'adesione e nei futuri paesi candidati ad adottare lo stesso sistema seguito dai membri di Euro Chlor dell'Europa occidentale, ossia a vendere il mercurio alla miniera di Almadén. Questa soluzione consente di controllare i flussi di mercurio senza imporre ulteriori vincoli giuridici;

-a condizione di rispettare i criteri previsti, proporre l'inserimento del mercurio metallico nell'allegato III della convenzione di Rotterdam per l'applicazione della procedura del consenso informato preventivo (PIC) per alcuni prodotti chimici e pesticidi pericolosi nel commercio internazionale, ed in seguito l'inserimento nell'allegato I della proposta di regolamento del Consiglio sull'esportazione ed importazione dei prodotti chimici pericolosi [38]. Questa soluzione consentirebbe alle imprese che commercializzano mercurio metallico di disporre di maggiori informazioni sull'impatto potenziale di questa sostanza. Uno degli ostacoli all'introduzione di questa modifica è che le parti contraenti della convenzione appartenenti a una diversa regione geografica sarebbero anch'esse tenute a notificare il mercurio metallico.

[38] COM(2001) 803 def.

Dal punto di vista ambientale, la soluzione migliore sarebbe l'eliminazione definitiva del mercurio in eccesso anche se i metodi necessari non sono ancora stati completamente sviluppati ed i costi sono relativamente elevati. Si potrebbe applicare il principio "chi inquina paga", ma ciò avrebbe effetti negativi sulla competitività dell'industria europea del cloro-soda rispetto ai produttori extraeuropei.

In linea di principio, oltre ad affrontare il problema del mercurio proveniente dall'industria del cloro-soda, una strategia coerente e sostenibile dovrebbe intervenire sulla produzione primaria di mercurio in Europa.

ALLEGATO I: Impianti e capacità di produzione di cloro-soda con celle a mercurio nell'Unione europea, nei paesi EFTA e nei paesi candidati (2001)

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

Numero di impianti di produzione di cloro-soda con celle a mercurio nell'Unione europea, nei paesi EFTA e nei paesi candidati nel 2001

>SPAZIO PER TABELLA>