52003DC0838

Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'impiego di varietà interspecifiche di vite adatte alla produzione di vini di qualità prodotti in regioni determinate /* COM/2003/0838 def. */


RELAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO sull'impiego di varietà interspecifiche di vite adatte alla produzione di vini di qualità prodotti in regioni determinate

INDICE

1. Introduzione

2. Quadro giuridico

3. Lo studio finanziato dalla Commissione

4. Valutazione dell'impatto sulla qualità

5. Valutazione dell'impatto sull'ambiente

6. Valutazione dell'impatto sull'equilibrio del mercato

7. Conclusioni dello studio

8. Proposte

9. Definizioni

10. Elenco delle varietà selezionate per lo studio sull'impiego delle varietà interspecifiche, suddivise in varietà bianche e rosse

1. Introduzione

1.1. La normativa in vigore consente l'impiego di varietà interspecifiche di vite unicamente per la produzione di vini da tavola, mentre i vini di qualità prodotti in regioni determinate (v.q.p.r.d.) possono essere ottenuti esclusivamente con varietà di Vitis vinifera.

1.2. Il regolamento relativo all'organizzazione comune del mercato vitivinicolo prevede che la Commissione, sulla base di uno studio indipendente, presenti al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sulle possibilità di impiego di varietà interspecifiche per la produzione di v.q.p.r.d.

1.3. In effetti, durante le discussioni svoltesi nel quadro della precedente riforma del settore vitivinicolo, è emersa in materia una notevole divergenza di opinioni in seno al Consiglio.

1.4. Con la presente relazione la Commissione intende appunto adempiere all'obbligo di fornire al Consiglio e al Parlamento europeo una base per l'elaborazione di future proposte politiche.

2. Quadro giuridico

2.1. Il regolamento (CE) n. 1493/1999 del Consiglio, del 17 maggio 1999, relativo all'organizzazione comune del mercato vitivinicolo stabilisce quanto segue:

2.1.1. Articolo 17, paragrafo 3: "La Commissione finanzia uno studio indipendente sull'utilizzazione di varietà interspecifiche e, sulla scorta di questo, presenta al Parlamento europeo e al Consiglio, entro il 31 dicembre 2003, una relazione, eventualmente corredata di proposte."

2.1.2. Articolo 19, paragrafo 2: "Nella classificazione gli Stati membri indicano le varietà di viti atte alla produzione di ciascuno dei v.q.p.r.d. prodotti nel loro territorio. Tali varietà appartengono alla specie Vitis vinifera."

2.1.3. Articolo 55, paragrafo 1: "Oltre alle norme nazionali eventualmente adottate in forza dell'articolo 57, paragrafo 1, e tenute presenti le condizioni tradizionali di produzione, che non pregiudichino la politica di qualità e il corretto funzionamento del mercato interno, le disposizioni che disciplinano la produzione dei v.q.p.r.d. sono basate sugli elementi seguenti:

a) delimitazione della zona di produzione;

b) tipo di vitigno;

c) pratiche colturali;

d) metodi di vinificazione;

e) titolo alcolometrico volumico naturale minimo;

f) resa per ettaro;

g) analisi e valutazione delle caratteristiche organolettiche."

2.1.4. Allegato VI. B. 1: "Ogni Stato membro compila un elenco delle varietà di viti di cui all'articolo 19 atte alla produzione di ciascuno dei v.q.p.r.d. prodotti nel suo territorio. Tali varietà possono essere solo della specie Vitis vinifera".

3. Lo studio finanziato dalla Commissione

3.1. Al fine di valutare il possibile impatto sul mercato vitivinicolo in caso di autorizzazione all'impiego di varietà interspecifiche per la produzione di v.q.p.r.d., nell'agosto 2002 la Commissione europea ha avviato uno studio specifico, volto ad analizzare i risultati e le attività già intraprese in questo campo, con l'obiettivo di ottenere informazioni sulle varietà interspecifiche attraverso un esame delle pubblicazioni scientifiche esistenti.

Lo studio [1] è stato realizzato da un contraente esterno, formato da un gruppo di esperti di diversa formazione provenienti da tre paesi (Francia, Germania e Ungheria); l'attenzione è stata focalizzata sui seguenti aspetti:

[1] Studio sull'impiego di varietà di viti interspecifiche. Coordinatore: Phytowelt GmbH (Germania). Partner: Euroquality e INRA (Francia). Istituto di ricerca Geisenheim e Centro federale per la ricerca sulla riproduzione delle piante coltivate (Germania). RIVEMARD (Ungheria).

* impatto dell'impiego di varietà interspecifiche sulla qualità del vino rispetto alla qualità del vino ottenuto da varietà tradizionali;

* impatto dell'impiego di varietà interspecifiche sull'ambiente e sull'uso di prodotti fitosanitari;

* impatto economico dell'impiego di varietà interspecifiche sul mercato vitivinicolo comunitario.

3.2. Lo studio ha inteso fornire una risposta a tre domande principali:

* I vini ottenuti da varietà interspecifiche hanno la stessa qualità dei vini ottenuti da varietà tradizionali?

* L'impiego di varietà interspecifiche consente di ridurre l'uso di prodotti fitosanitari?

* Quale sarebbe l'impatto economico delle varietà interspecifiche sul mercato vitivinicolo in caso di abolizione del divieto di impiego di tali varietà nella produzione di v.q.p.r.d.?

3.3. Data l'esistenza di diverse migliaia di varietà interspecifiche, per poter disporre di una valutazione rappresentativa ne sono state preselezionate 8, scelte in funzione dell'importanza economica e della capacità di produrre vini di qualità.

4. Valutazione dell'impatto sulla qualità

Per quanto concerne l'impatto sulla qualità, i risultati dello studio possono così essere sintetizzati:

4.1. La composizione delle uve e del vino ottenuti da varietà interspecifiche mostra costanti differenze rispetto alle uve e al vino ottenuti da varietà di Vitis vinifera.

4.2. Il principale problema legato all'impiego di varietà interspecifiche è dato dalla presenza di composti aromatici sgradevoli, dovuti a varie molecole, a seconda dei diversi cultivar. Alcuni di questi composti possono essere riscontrati, in caso di problemi di fermentazione, anche nei vini ottenuti da cultivar di Vitis vinifera.

4.3. Il secondo problema riguarda il tenore di zucchero e di acidità delle uve provenienti da varietà interspecifiche. Le uve tendono ad essere povere di zucchero e relativamente ricche di acidi, cosicché la maggior parte delle varietà interspecifiche, soprattutto se coltivate in climi freddi, produce un vino relativamente povero di alcol e poco equilibrato dal punto di vista dell'acidità.

4.4. In Ungheria vengono coltivate diverse varietà interspecifiche, fra le quali le varietà Bianca, Medina e Zalagyöngye. I vantaggi e gli svantaggi delle varietà interspecifiche sono ancora oggetto di discussione fra gli esperti. Utilizzando metodi di vinificazione non ossidativi, è possibile ottenere buoni vini da tavola o vini di qualità. Per il momento, i vini ottenuti da varietà interspecifiche sono generalmente venduti come vini da taglio.

4.5. Nell'Unione europea l'impiego di varietà interspecifiche per la produzione di vini di qualità è vietato, in quanto la maggior parte di tali varietà produce vino di scarsa qualità, anche a causa delle elevate rese.

4.6. Secondo i dati forniti, nonostante la maggior parte delle varietà interspecifiche presenti effettivamente alcuni seri inconvenienti e produca vini di scarsa qualità, alcune varietà si sono rivelate adatte a produrre vini di buona qualità, a condizione che:

* siano ben coltivate e piantate in zone adeguate, con pratiche colturali molto rigorose e attente;

* il vino sia prodotto e invecchiato correttamente.

Ovviamente occorre operare una netta distinzione tra ibridi puri e semplici e discendenti più complessi, che danno i migliori risultati.

4.7. La maggior parte dei dati raccolti riguarda uve coltivate in zone fredde. In queste regioni è possibile utilizzare cultivar come Villard blanc o Bianca per produrre v.q.p.r.d. Le varietà dotate di buone caratteristiche qualitative, soprattutto per quanto riguarda il colore e i tannini, possono rappresentare un'alternativa per la produzione di vini rossi di buona qualità. Tali varietà possono essere utilizzate per vini monovitigno, ma possono risultare ancora più adatte alla produzione di vini da taglio.

4.8. Per ottenere vini di buona qualità, le varietà devono essere coltivate in condizioni adeguate. È noto che ciascun cultivar deve essere coltivato nelle zone per le quali risulta più adatto. Il processo di selezione e sperimentazione delle uve, e più specificamente la localizzazione, influenzano notevolmente l'adattamento della varietà all'ambiente.

4.9. Occorre inoltre aggiungere che le varietà interspecifiche attualmente coltivate o sperimentate non sono probabilmente le stesse che potrebbero acquistare importanza a livello europeo qualora ne venisse autorizzato l'impiego ai fini della produzione di v.q.p.r.d. Al contrario, in ciascun paese verrebbero coltivate varietà di importanza nazionale o regionale, più adatte alle esigenze dei consumatori e dei viticoltori locali, così come avviene per le varietà tradizionali di Vitis vinifera.

5. Valutazione dell'impatto sull'ambiente

Per ciò che concerne l'impatto sull'ambiente, le conclusioni dello studio possono così essere sintetizzate:

5.1. Tutte le varietà tradizionali europee di Vitis vinifera sono sensibili all'oidio (Oidium tuckeri, Uncinula necator) e alla peronospora (Plasmopara viticola), malattie fungine penetrate in Europa dal Nordamerica nel XIX secolo. Di conseguenza, tali varietà devono essere sottoposte a periodiche misure fitosanitarie. Per circa 100 anni i viticoltori dei vari paesi europei hanno cercato di combinare le caratteristiche di resistenza presenti nelle specie americane ed asiatiche del genere Vitis con le caratteristiche di qualità delle varietà tradizionali europee.

5.2. La crescente coltivazione di varietà interspecifiche e/o di varietà di Vitis vinifera tolleranti alle malattie fungine potrebbe consentire una notevole riduzione delle misure fitosanitarie. L'entità di tale riduzione dipende in larga misura dal grado di resistenza di ciascuna varietà alle malattie fungine e dalle condizioni climatiche della regione viticola interessata.

È anche probabile che i viticoltori convenzionali piantino varietà interspecifiche per ridurre i costi di produzione o per ottenere uve in zone difficilmente accessibili (ad es. su terreni in pendenza, ove l'applicazione delle misure fitosanitarie è particolarmente difficile e onerosa). La finalità principale dell'impiego di varietà interspecifiche e/o di varietà di Vitis vinifera tolleranti alle malattie continuerà ad essere la viticoltura biologica.

5.3. Secondo i dati forniti da Eurostat sull'uso attuale di pesticidi in viticoltura e in altri importanti tipi di coltura, tra il 1992 e il 1996 nei vigneti dell'UE-15 sono state utilizzate annualmente più di 100 000 tonnellate di ingredienti attivi, pari al 40% circa della quantità totale di pesticidi applicata nell'intero settore agricolo.

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

5.4. Pertanto, i cultivar tolleranti alle malattie fungine e adatti a produrre vini di buona qualità hanno un indubbio potenziale di mercato. Negli ultimi anni sono stati piantati in Germania più di 600 ettari di "Regent" [2], varietà recentemente selezionata di Vitis vinifera tollerante alle malattie fungine.

[2] La varietà "Regent" è registrata in Germania come varietà di Vitis vinifera ed è caratterizzata da una resistenza relativamente elevata alle malattie fungine. Sulla base dell'esperienza pratica acquisita con la Regent, è possibile ridurre dell'80% l'applicazione di composti fitosanitari rispetto alle varietà tradizionali. Tuttavia nell'ambito dell'Ufficio internazionale della vigna e del vino sono ancora in corso discussioni per stabilire se la Regent sia una varietà di Vitis vinifera o una varietà interspecifica.

5.5. Ciò non soltanto avrà un effetto positivo sul settore vitivinicolo tedesco in generale, specialmente per la produzione di uva biologica, ma determinerà una significativa riduzione del consumo di fungicidi.

5.6. In Ungheria sono già stati piantati più di 8 000 ha di varietà interspecifiche, che rappresentano poco meno del 10% della superficie totale coltivata a vite in tale paese.

5.7. I primi tentativi di introdurre la resistenza ai parassiti e alle malattie nella Vitis vinifera a partire da specie americane tolleranti hanno dato origine a numerose varietà interspecifiche. I risultati di questi primi incroci sono i cosiddetti "produttori diretti", nome dovuto al fatto che essi possono produrre vino bevibile senza dover essere innestati su portainnesti. La maggior parte dei produttori diretti è sufficientemente resistente da consentire di ridurre sostanzialmente l'applicazione di fungicidi, ma il vino ottenuto è di scarsa qualità.

5.8. L'impiego di incroci interspecifici più sofisticati o di varietà come la Regent consentirà in futuro di ridurre notevolmente l'applicazione di fungicidi. Uno dei principali usi di queste varietà potrebbe essere la produzione di vino da uve di produzione biologica.

6. Valutazione dell'impatto sull'equilibrio del mercato

Quanto all'impatto sul mercato vitivinicolo comunitario, i risultati dello studio possono così essere sintetizzati:

6.1. Se il regolamento (CE) n. 1493/1999 manterrà il principio del divieto di impianto di vigneti con varietà di uve da vino fino al 31 luglio 2010, l'eventuale introduzione di varietà interspecifiche per la produzione di vino di qualità non dovrebbe incidere sulla superficie totale coltivata a vite.

6.2. Tenendo conto del fatto che, in questo caso, le rese delle varietà interspecifiche dovranno essere regolamentate ed essere simili alle rese delle varietà di Vitis vinifera, il volume totale di vino prodotto non dovrebbe mutare sostanzialmente e l'attuale equilibrio verrebbe mantenuto.

6.3. Lo studio ha calcolato la superficie coltivabile con varietà interspecifiche nell'Unione europea sulla base di un indice che tiene conto di vari parametri, quali:

* adeguatezza alle condizioni climatiche;

* politica in materia di agricoltura biologica;

* adeguatezza alle esigenze del mercato.

6.4. Sulla base di questo indice, e tenendo conto del fatto che le rese medie delle varietà interspecifiche devono essere simili alle rese delle varietà di Vitis vinifera, lo studio ha calcolato la seguente produzione potenziale di v.q.p.r.d. a partire da varietà interspecifiche:

Tabella 1 - Resa media (in hl/ha) e produzione stimata (in hl)

>SPAZIO PER TABELLA>

6.5. Considerando una produzione totale annua di vino di qualità di 70 milioni di ettolitri, le varietà interspecifiche potrebbero rappresentare il 4,2% della produzione totale dopo 10 anni e l'8,4% dopo 20 anni. Con riferimento alla produzione totale di vino (160 milioni di ettolitri), le varietà interspecifiche potrebbero rappresentare l'1,8% della produzione totale dopo 10 anni e il 3,7% dopo 20 anni.

6.6. Se la limitazione dei diritti di impianto dovesse continuare dopo il 2010, l'introdu zione di varietà interspecifiche non dovrebbe incidere in alcun modo sull'offerta totale di vino e l'attuale equilibrio del mercato dovrebbe essere mantenuto.

6.7. Diversa sarebbe la situazione nel caso di un mercato deregolamentato (ossia un mercato non più soggetto a restrizioni per quanto concerne l'impianto dei vigneti). Ciò riguarda non soltanto le varietà interspecifiche ma anche le varietà di Vitis vinifera: in questo caso è molto difficile valutare l'equilibrio del mercato vitivinicolo, e d'altronde tale valutazione esula dal presente rapporto.

7. Conclusioni dello studio

7.1. La grande maggioranza delle varietà interspecifiche non è adatta alla produzione di v.q.p.r.d. Per il momento, è chiaro che soltanto poche varietà potrebbero ottenere un'autorizzazione in tal senso. Inoltre, anche in caso di autorizzazione, è probabile che in futuro la maggior parte delle attuali varietà interspecifiche non venga utilizzata per la produzione di v.q.p.r.d. Infine, le varietà interspecifiche potrebbero essere estremamente utili per produrre vini da agricoltura biologica.

8. Proposte

8.1. Sulla base di questa analisi, per il momento la Commissione propone la seguente linea di condotta:

* mantenere in un primo momento il divieto di impiego di varietà interspecifiche nella produzione di v.q.p.r.d.;

* ciò consentirà di proseguire le ricerche, in modo da poter ottenere nuove varietà interspecifiche di migliore qualità, adatte alla produzione di v.q.p.r.d.

9. Definizioni

Produttore diretto // viti caratterizzate da una sufficiente tolleranza alla Phylloxera da poter essere coltivate senza innesti.

ibridi interspecifici // cfr. varietà interspecifiche.

varietà interspecifiche // sinonimo di ibridi interspecifici. Varietà risalenti ad incroci di varietà di Vitis vinifera con altre varietà. Nel presente rapporto, per ragioni di uniformità, è utilizzata unicamente l'espressione "varietà interspecifiche".

malattie fungine // varie tipologie di funghi in grado di causare gravi danni alle viti in assenza di un trattamento preventivo. Esistono due tipi principali di malattie fungine: oidio e peronospora.

phylloxera // piccolo insetto della famiglia degli afidi che attacca le radici della vite.

v.q.p.r.d. // vini di qualità prodotti in una regione determinata.

tannini // gruppo complesso di composti, che comprende i fenoli, gli idrossiacidi ecc.

varietà // suddivisione di una specie, con caratteristiche anatomiche e morfologiche comuni risultanti dall'isolamento genetico naturale o artificiale (ad es. propagazione vegetativa).

10. Elenco delle varietà selezionate per lo studio sull'impiego delle varietà interspecifiche, suddivise in varietà bianche e rosse

* Villard blanc (bianca)

* Seyval blanc (bianca)

* Bianca (bianca)

* Zalagyöngye (=Perla di Zala) (bianca)

* Medina (rossa)

* Regent (rossa)

* Villard noir (rossa)

* Couderc noir (rossa).